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MASADA n° 1811 2-12-2006 ALLA VIGILIA DEL REFERENDUM

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MASADA n° 1811 2-12-2006 ALLA VIGILIA DEL REFERENDUM
Blog di Viviana Vivarelli masadaweb.org

Prodi voterà SI’- Pure Santoro – I tempi delle leggi: 301 su 391 sono passate con una sola votazione – Nella scorsa legislatura i decreti legge del Governo sono stati 303 contro 95 leggi parlamentari – E Renzi ha chiesto 57 volte la fiducia su decreti legge – Una riforma dettata dalla JP Morgan – Morire di vaucher – Nessuno ha ancora visto l’annunciato disastro della Brexit – Distribuzione squilibrata dei Senatori nella riforma – Il colpo di stato permanente di Napolitano- Ucciso il lavoro, ora la sovranità non appartiene più al popolo – Hollande si dimette per non assistere al fallimento della sx – Soldi buttati: a fronte di 59 milioni, forse, di risparmi: 60 miliardi di interessi, 1 miliardo di regaletti, 21 milioni al giorno in armi, 190 miliardi di sommerso e 163 miliardi di derivati

La democrazia è il diritto del popolo di scegliersi i propri rappresentanti, non è la schiavitù di un popolo che ha un uomo al comando che decide lui solo al posto di tutti.”
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La storia migliore è di quelli che hanno detto NO alla storia peggiore.
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Parafrasando Hermann Hesse:
“Renzi si differenzia dagli altri politici soprattutto per quella viscida gelatina di menzogne che lo avvolge e lo protegge”.
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Miriam Ercolessi

Ci sono giorni pieni di vento.
Spettinati e scossi come alberi ci muoviamo .
Passi che non lasciano orme in un passato scritto .Virgole e punti che saltano.
E in quel vestito blu di damasco sul lago di ghiaccio , la dea danza all’inverno .
Alchimia di certezza che diventa speranza.
Arriverà di nuovo primavera e l’ acqua dolce.
Perché nulla è perduto. Tutto sarà.


Dopo 7 mesi di silenzio Prodi dichiara che voterà SI’ al referendum. Con questo SI’ Prodi si sta proponendo per il Governo tecnico o come prossimo capo del Pd.

Maria Cuffari
Qualcuno mi spiega quale logica ha seguito Prodi per scegliere di votare a favore di una riforma che ritiene NE’ PROFONDA NE’ CHIARA ? Non posso dire quello che penso perché sarei bannata però vi garantisco che non vedo l’ora che tutto sia finito perché NON NE POSSO PIU’.
Io: Magari Prodi ci spiega anche perché ha falsificato i conti per farci entrare a forza nella zona euro, a condizioni che non ci potevamo permettere e che ci avrebbe distrutti.
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Questo referendum del menga ha pure spaccato il Paese e ha fatto litigare persone che si credevano amiche, dividendo persino le famiglie.
Intanto che si perdeva tempo prezioso a discutere solo di questo troiaio, Renzi ci ha tenuti fermi per 7 mesi mentre eravamo in una situazione gravissima, ultimi in Europa per PIl, primi per debito e corruzione,
nascondendo che non era capace di affrontare uno solo dei problemi degli Italiani: dai migranti, ai disoccupati, all’evasione fiscale, al degrado del territorio, alla sudditanza dei nostri conti dai derivati e dalle banche d’affari straniere, dalla corruzione della politica al fallimento dell’euro.
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vitto08
Eccolo qui, il Prodi! Il servo neoliberista non poteva che schierarsi dalla parte della élite che ha deciso di ridurre al lumicino i poteri dello Stato. D’altronde c’era d’aspettarselo, è stato quello che ha raccontato la montagna di panzane sulla Ue dipingendo Maastricht come l’unione dei popoli, un passo avanti verso il superamento dei confini nazionali ecc. ecc., nascondendo meschinamente che quegli accordi non rappresentavano una cessione di sovranità verso l’Europa, come da lui più volte espresso, ma verso i poteri forti finanziari. E noi tutti giù a credergli (compreso il sottoscritto) pensando ancora ad un minimo di onestà intellettuale in chi ci governa. E invece no, Maastricht con questa crisi irrisolvibile è esploso in tutta la sua magnificenza rivelandosi in quello che è, e non è l’agnellino decantato ma il lupo cattivo che ti azzanna alla gola se non fai ciò che dice, e adesso l’Europa rimane incollata solo grazie alla paura, alle minacce che sparge come i giornali ci rammentano quotidianamente.
Quando Prodi è caduto, poteva scegliere se addossare la responsabilità a Dini o a Bertinotti, ovviamente ha scelto quest’ultimo. Ed è stato proprio un bravo attore perché nessuno si è accorto (io compreso) cosa si celava realmente dietro. Adesso i fili si stanno annodando mostrandoci la realtà, ma rischia di essere troppo tardi. Comunque non mi abbindoli più e per cominciare voto NO, poi staremo a vedere.
Prodi non vota SI’ per favorire quello stesso Renzi che lo bruciò con 101 traditori per la Presidenza della Repubblica, si candida solo per prendere il suo posto, E’ un altro modo per rottamarlo, ma così la sua rottamazione sarà più sottile.
E’ più subdolo di quello che si pensa.
Ha dato per scontato per Renzi è bruciato, e che il Pd si troverà con un posto vacante e dunque…

I TEMPI DELLE LEGGI
A parte la legge Fornero che è passata in 19 giorni ma non era una legge parlamentare bensì la votazione di un decreto (cioè di un provvedimento preso dal Governo) la domanda è: si è mostrificato l’iter parlamentare ma quante leggi hanno avuto un effetto navetta superiore al minimo di 2 approvazioni?
Per la XVI legislatura (aprile 2008-marzo 2013 4° Governo Berlusconi e Governo Monti): le leggi approvate sono state 391.
301 SONO STATE APPROVATE SENZA PASSAGGI MULTIPLI TRA CAMERA E SENATO, dunque con 2 sole letture, una per la Camera e una per il Senato.

90 sono state approvate con navette.
Dei disegni di legge approvati ‘senza’ navette, 131 erano autorizzazione alla ratifica di trattati internazionali e 82 di conversione di decreti legge.
Dei 90 disegni di legge approvati con navette, 24 erano conversione di decreti legge.
Hanno richiesto più di 4 letture 3 disegni di legge,
hanno richiesto 4 letture 12,
sono servite 3 letture per 75 .
Non mi sembra che la situazione fosse tanto grave come l’hanno disegnata.
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L’Istat smentisce Renzi, con lui abbiamo pagato 12 miliardi di tasse in più.

LA RIFORMA E’ STATA DETTATA DALLA JP MORGAN
La nuova Costituzione è comandata dalle banche ma Renzi dice che la casta siamo noi !!

“Italiani, volete tagliare i costi della politica e dare una bella sforbiciata al Senato? Ve l’hanno raccontata così la bella storia del referendum sulle riforme? Renzi vi ha detto che bisogna votare SI’ perché il nostro Paese finalmente deve cambiare verso, ma voi lo sapete chi le ha scritte queste meravigliose riforme così indispensabili? No, non le ha scritte il Partito democratico. Le ha scritte qualcuno che a livello mondiale conta un pochettino di più: le grandi banche. Per la precisione JP Morgan cioè quella grande banca che è stata indicata dalla Casa Bianca come una delle maggiori responsabili della crisi del 2008. Il 28 maggio 2013 JP Morgan ha pubblicato un documento intitolato “Aggiustamenti nell’area euro” in cui spiega per filo e per segno come vanno riformati i Paesi del Sud Europa. All’Italia in particolare JP Morgan scrive che la Costituzione italiana va cambiata perché è troppo socialista. “ha delle caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea”. I banchieri affermano che la Costituzione va cambiata perché garantisce la protezione costituzionale dei diritti dei lavoratori e contempla il diritto alla protesta contro i cambiamenti dello status quo politico. JP Morgan lo dice chiaramente: la protezione dei diritti dei lavoratori è un ostacolo e anche il diritto a protestare. Secondo voi, è un caso se le riforme che vuole Renzi sono proprio le stesse che chiede JP Morgan? Matteo sta facendo i compiti che gli ha assegnato la più grande banca d’affari. Ha avuto un ottimo maestro: Blair. L’ex primo ministro inglese, infatti, da un po’ di anni guadagna dei bei milioni come consulente speciale di JP Morgan, il suo compito è andare in giro per il mondo. Nel 2012 Renzi e Blair si sono ritrovati a cena insieme e l’incontro è stato organizzato da JP Morgan. Nel 2014 i due amiconi si sono incontrati di nuovo a Londra. Subito dopo Blair ha rilasciato a Repubblica una intervista in cui ha detto che Renzi aveva in testa uno splendido programma di riforme per cambiare il Paese e rilanciare l’economia. Sono proprio le stesse riforme che chiede JP Morgan! Sapete chi ha scelto Renzi come consulente per le bad bank? JP Morgan. Nel frattempo JP Morgan consigliava ai propri clienti di evitare le banche italiane. La JP Morgan ha preso una multa da 352 milioni di euro dalle autorità americane per le manipolazioni, per i derivati il Governo americano ha chiesto addirittura 13 miliardi di dollari, una delle multe più grandi della storia senza contare che la banca ha avuto guai giudiziari in Inghilterra e perfino in Cina. Ecco da chi prendiamo lezioni! Da una banca che ha manipolato i mercati e ha truffato i risparmiatori di mezzo mondo. JP Morgan scrive le riforme. Renzi le esegue. Mi raccomando, andate a votare al referendum e state sereni! Fidatevi di Renzi!

L’uomo messo su dall’alta finanza, dalle banche, dai capitalisti, dal marciume politico corrotto dice che la Casta sono gli operai, i pensionati al minimo, i disoccupati, gli esodati, i truffati dalle banche, i giovani senza futuro.
Va bene mentire ma ci sono menzogne così spudorate che a uno gli dovrebbe andare a fuoco la lingua quando le dice.
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MORIRE DI VAUCHER

Repubblica ha la faccia di scrivere che la disoccupazione è diminuita! Certo che se si considera occupato chi prende un vaucher alla settimana….
Un vaucher vale 7,50 euro. Meno di 500 euro all’anno. E’ il reddito netto dei “nuovi precari” pagati a voucher. La cifra choc arriva ancora una volta dall’Inps e conferma in modo definitivo come i buoni da 10 euro che in teoria dovrebbero servire per remunerare solo prestazioni occasionali siano diventati in realtà un “girone infernale” che serve soprattutto a garantire alle imprese lavoro a basso costo e non fa affatto emergere il nero. Dal 2008 al 2016 il numero di italiani pagati in questo modo è cresciuto costantemente fino agli 1,4 milioni dello scorso anno, quando i voucher venduti sono stati 115 milioni. Ma il numero medio di voucher riscossi dal singolo lavoratore, che sui 10 euro totali se ne mette in tasca 7,5, “è rimasto sostanzialmente invariato: circa 60 l’anno dal 2012 in avanti”.
Un dato che fa pensare che in molti casi dietro un voucher ci siano molte ore di “nero”. In ogni caso, il risultato per i lavoratori è un guadagno medio da fame. A cui hanno dovuto piegarsi sempre più persone: su 1.380.030 italiani che hanno svolto attività con i buoni nel 2015, il numero di “nuovi” lavoratori è stato pari a 809.341, il 59%. Tutti loro, va ricordato, vengono censiti tra gli occupati, visto che le convenzioni internazionali stabiliscono che basti un vaucher la settimana per risultare occupato.
Negli anni si sono ampliati, fino alla riforma della legge n. 92 del 2012 che permette di fatto l’utilizzo di lavoro accessorio per ogni tipo di attività
Al 30 giugno 2016 ne sono stati venduti 347,2 milioni.

UN’AGENDA NEOLIBERISTA
Livia
Mi fa poca differenza un Renzi o un Monti. L’agenda di Renzi è l’agenda Monti, cioè quella della BCE del 2011. Fornero, Jobs Act e poi Boeri act, passato il referendum, senza dimenticarci del bail in o della riforma smantellamento della PA – e del calmiere dei salari, del lavoro e del welfare che ancora riesce a essere, malgrado tutto.
Rottamato allora Monti perché non avrebbe vinto mai le elezioni mentre occorreva proseguire la macelleria sociale, economica e istituzionale dell’Italia da lui tronfiamente avviata (“ho distrutto la domanda interna”), viene rottamato Renzi ora per lo stesso motivo.
Tenersi la riforma equivale consegnarsi già incaprettati ai mandanti di Bruxelles, a quella banca d’affari USA che batteva cassa tre anni fa per esattamente questi cambiamenti.
Serbare com’è la Costituzione del ’48, permetterebbe di ricostruire sulle macerie un giorno.
In Inghilterra la paura non ha prevalso e l’apocalisse nemmeno (il primo che bela “manonsonoancorausciti” è avvertito: se buttamo pe’tera e battemo i piedi fino a dopodomani, poi, col singhiozzo, lo mandiamo a leggere qui, per esempio: http://vocidallestero.it/2016/11/25/bloomberg-sul-regno-unito-aumentano-i-consumi-dove-finito-il-disastro-brexit/ );
Sapremo essere altrettanto coraggiosi, o siamo nati conigli sempre puntuali all’obbedienza?

Bloomberg sul Regno Unito: aumentano i consumi, dov’è finito il disastro-Brexit?

In un articolo che sorprenderà solo i lettori meno accorti, Bloomberg ammette che i tremendi effetti paventati riguardo alla Brexit non si stanno materializzando. Perfino gli investimenti e i consumi, che avrebbero potuto soffrire il periodo incerto di transizione, reggono bene. Gli effetti benefici di una sterlina che torna ad allinearsi ai fondamentali stanno già facendosi sentire: dalle maggiori visite degli stranieri, alla ritrovata convenienza dei prodotti UK sui mercati internazionali.

Di Lucy Meakin, 25 novembre 2016

I consumatori e le imprese hanno aumentato i propri consumi nel terzo trimestre: l’economia del Regno Unito ha mostrato di rimanere solida a seguito del voto sulla Brexit.
La spesa delle famiglie è aumentata dello 0,7% rispetto al secondo trimestre, mentre gli investimenti delle imprese sono aumentati dello 0,9%, secondo il comunicato dell’Ufficio Nazionale di Statistica (ONS) di venerdì scorso. Globalmente, la crescita si è mantenuta allo 0,5% sostenuta in particolare dal commercio. Un altro comunicato della Federazione dell’Industria Britannica ha mostrato che le vendite al dettaglio hanno fatto registrare il maggior aumento da più di un anno a questa parte in novembre.
Il rapporto ONS riguarda la crescita del PIL nel primo trimestre svoltosi interamente dopo la decisione dei cittadini britannici di ribaltare la politica UK e sfidare i mercati finanziari lasciando l’Unione Europea. Anche se non ci sono segnali significativi di impatti al momento, si prevede che la crescita debba rallentare il prossimo anno.
Nel suo rapporto semestrale, l’Ufficio per la responsabilità di bilancio ha tagliato mercoledì le sue previsioni per il 2017 a 1,4% dal precedente 2,2%, dicendo che l’incertezza farà sì che le imprese rimandino gli investimenti, mentre la sterlina debole metterà pressione sui consumatori spingendo al rialzo il costo delle importazioni.
“Gli investimenti delle imprese hanno tenuto bene subito dopo il referendum sulla UE, ma è probabile che molte delle decisioni di investimento fossero state prese prima del giorno del referendum”, secondo lo statistico Darren Morgan dell’ONS. “Questo fattore, insieme a una forte spesa nei consumi trainata da un aumento del reddito delle famiglie, e una buona performance nel settore dominante dei servizi, ha mantenuto forte il tasso di crescita, in linea con la media storica”.
Il rialzo degli investimenti ha sorpreso gli economisti, che si aspettavano unanimemente una contrazione a causa del voto sulla Brexit.
“A seguito della Brexit c’era motivo di aspettarsi incertezza, che avrebbe ostacolato gli investimenti”, ha detto Alan Clarke a Scotiabank a Londra. “Tuttavia, le cose non sono mai bianche o nere. La costruzione di aeroplani, navi, edifici e così via risale a 12-18 mesi fa e attività del genere non vengono sospese in poco tempo”.
L’aumento della spesa dei consumatori è scesa dallo 0,9% registrato tra aprile e giugno, ma in linea con la media dei recenti trimestri.
L’effetto-sterlina
Il CBI ha detto che il suo indice mensile sulle vendite al dettaglio è salito a 26 a novembre – il valore più alto registrato dal 2015 – e i grandi magazzini prevedono un’ulteriore crescita il prossimo mese. Potrebbero beneficiare dei turisti stranieri che approfittano della sterlina debole, secondo gli economisti.
Il tasso di cambio potrebbe anche iniziare a sostenere il commercio rendendo le esportazioni britanniche più convenienti e le importazioni più costose. Le esportazioni nette hanno contribuito per lo 0,7% al PIL nei 3 mesi terminati a settembre, il maggior contributo registrato dall’inizio del 2014 e il primo quest’anno. Le esportazioni sono salite dello 0,7% mentre le importazioni sono scese dell’1,5%.
L’indice della dominante industria dei servizi è salito dello 0,2% a settembre, causando una crescita dello 0,8% della produzione sul trimestre. Questo ha più che compensato la flessione della produzione industriale e del settore delle costruzioni. La crescita complessiva del PIL è minore di quella del secondo trimestre, che valeva lo 0,7%.

NO PASARAN
Paolo De Gregorio

La nostra Costituzione è il risultato del lavoro della Assemblea Costituente che fu eletta dai cittadini italiani, di ambo i sessi (89% degli elettori), il 2 giugno 1946, insieme al Referendum istituzionale per la scelta tra monarchia e Repubblica, con il compito di redigere la nostra carta costituzionale.
I Deputati costituenti (556) furono eletti col sistema proporzionale tra tutte le liste e i gruppi politici e l’Assemblea costituente eletta il 2 giugno 1946 durò in carica sino al 31 gennaio 1948. I tre partiti più votati, che assommarono al 75% circa dei voti furono Democrazia Cristiana, Partito Socialista e Partito Comunista.
La Costituzione entrò in vigore il 1° gennaio 1948.
Il 12 maggio 1948 fu eletto Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, in sostituzione del Presidente provvisorio Enrico De Nicola.
La prima osservazione da fare è che furono i cittadini (con una partecipazione dell’89%) a votare le persone fisiche (i Deputati) che avrebbero poi redatto la carta costituzionale, i cui articoli furono sempre votati con ampia maggioranza anche se il clima tra i partiti era di forte divisione ideologica.
Oggi si vorrebbe cancellare metà di questo miracolo di equilibrio a colpi di maggioranza, da parte di un Governo votato da un Parlamento dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale, che ha bocciato come incostituzionale la legge elettorale denominata “porcellum”, con cui è stato eletto questo Parlamento, in ragione dell’eccessivo premio di maggioranza e della impossibilità di esprimere le preferenze.
Quanto alle figure morali dei principali responsabili di questa schiforma costituzionale, Renzi (mai eletto in Parlamento),Verdini, Boschi, con guai personali o familiari con la giustizia penale, risulta blasfemo paragonarli a coloro che ci liberarono dal nazifascismo e che sedettero nell’Assemblea Costituente.
“Il SI’ è la parola preferita dai servi” (Piero Gobetti, socialista, liberale, bastonato dagli sgherri fascisti e morto a 25 anni in esilio in Francia, questa frase ci deve guidare fra pochi giorni a mandare fuori dalla politica chi vuole bastonare e violentare la nostra Costituzione, senza avere titolo di legalità istituzionale , né alcuna legittimazione elettorale.
E’ più che sufficiente per votare NO.

NUMERI SQUILIBRATI NELLA RIFORMA
DIEGO PRETINI

Un valdostano vale 10 veneti e 11 siciliani, un molisano 4 lombardi, un lucano grande come due toscani e mezzo. E’ l’effetto della distribuzione dei Senatori prevista dalla riforma Boschi che premia a dismisura le Regioni più piccole e punisce le Regioni medie. E’ un sistema iniquo e immotivato. Eppure un’alternativa c’era: le proporzioni previste dalla Costituzione di oggi.
Non un Senato delle Autonomie, ma un Senato di certe autonomie. Gli squilibri sono la traduzione della sbilenca distribuzione dei seggi del Senato per ciascuna Regione prevista dalla legge Boschi. Non solo la riforma è scritta male, ma i nuovi costituenti hanno avuto qualche problema anche con la matematica.
Da una parte, 11 Regioni hanno Senatori più o meno in proporzione alla popolazione, in numero calante da 14 seggi a 3. Dall’altra le altre 10 prendono tutte due Senatori ciascuna, senza distinzione: dal Friuli Venezia Giulia al Molise, dalle Marche alla Val d’Aosta. Così Mario Staderini, ex segretario radicale, si è messo a un tavolo con un matematico (Giuseppe Di Bella) e un informatico (Francesco Ottaviano) e ha prodotto un sito internet (si chiama nuovoSenato.it) che, come se fosse un cambiavalute, calcola quanto un cittadino di una Regione vale a petto di uno di un’altra Regione. “La Costituzione – spiega Staderini – dice che il voto di ciascun cittadino dev’essere uguale e quindi deve pesare alla stessa maniera. Invece così finisce che questo principio non è rispettato”.
Tutto dipende, come detto, da come la riforma costituzionale distribuisce i Senatori: alla Lombardia 14, alla Campania 9, al Lazio 8, a Piemonte, Veneto e Sicilia 7, a Emilia Romagna e Puglia 6, alla Toscana 5, a Calabria e Sardegna 3. Tutte le altre avranno due Senatori ciascuna, senza proporzione e differenze: Valle d’Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Basilicata e le province di Trento e Bolzano. Un sistema che distorce tutto perché non rispetta le proporzioni delle Regioni e delle loro popolazioni. Per usare un’altra immagine, se il Senato fosse una cartina geografica, la Liguria sarebbe grande come l’isola d’Elba, mentre il Molise avrebbe la riprova non solo che esiste – a dispetto delle malelingue dei social network – ma che è grande minimo come il Portogallo.
La “regina di Palazzo Madama” sarà sicuramente la Val d’Aosta: nell’assemblea ogni valdostano avrà il peso di 10 veneti, 11 laziali, 11 siciliani e mezzo e 12 liguri. La Regione più piccola d’Italia è sovradimensionata nel confronto con tutte le altre. Al secondo posto arriva il Trentino Alto Adige – che si prende 4 Senatori perché diviso tra le province di Trento e Bolzano -, al terzo il Molise che nel rapporto Senatori-cittadini batte tutti tranne la Val d’Aosta. Sono ben piazzate anche Basilicata e Umbria che avrebbero in regalo uno spazio superiore a quello che indicherebbero i loro censimenti. Al contrario un cittadino della Liguria, come detto, si sentirà piccino così: quando voterà i suoi Senatori, nella possibile Camera delle Autonomie non sarà mai uguale a nessuno dei suoi connazionali.
Per giunta questo meccanismo rende irragionevole anche un altro principio espresso dalla riforma, quello per cui le delegazioni regionali in Senato dovranno rispecchiare la composizione dei consigli regionali. Con due soli Senatori, infatti, quelle 10 Regioni non potranno fare altro che mandare un Senatore per la maggioranza e uno per la principale delle opposizioni.
Piccolo inciso: come sanno tutti, il possibile nuovo Senato verrà eletto dai consigli regionali “in conformità alle scelte espresse dagli elettori“. L’elezione dei Senatori è, sì, di secondo livello, ma è prevista – anzi, di più: promessa dal Pd – un’indicazione da parte degli elettori. Quindi quando si parla del peso di un cittadino è come dire che si parla del suo voto. E per far capire quanto sia distorta la composizione del Senato che potrebbe nascere domenica prossima, Staderini prende a modello i due sistemi elettorali più lontani tra loro, il maggioritario (Gran Bretagna) e il proporzionale (Spagna, Austria, con le dovute differenze): “In Italia in entrambi i casi i collegi in cui è diviso il corpo elettorale sono di circa 100mila aventi diritto. Così il voto di un collegio pesa in modo identico a un altro, al Nord come al Sud, in Val d’Aosta come in Sicilia”.
Un modello alternativo? Il sistema attuale.
Dice: ma una legge elettorale per il Senato, se passerà il sistema rinnovato dalla riforma, bisogna ancora farla. Il problema è che la distribuzione dei Senatori Regione per Regione è fissata in Costituzione e nessuna legge potrà correggere questa anomalia. Ci sarebbe stato un sistema alternativo? “Sicuramente – dice Staderini – Noi non abbiamo fatto elaborazioni alternative, ma per trovarne una basta prendere quella della Costituzione attuale che alla Val d’Aosta dà un Senatore”. Un Senatore alla Val d’Aosta su 315. Due Senatori al Molise su 315. Tutte le altre, minimo 7 Senatori. Anche nella Costituzione di oggi c’è una distorsione, ma è minima, nell’ordine di pochi decimali. La Val D’Aosta anche prima era leggermente sovrarappresentata, ma nell’ordine da 1 a 1,6 cittadini delle altre Regioni. “I Padri costituenti avevano voluto garantire le Regioni più piccole per dare loro rappresentanza. Qui invece il principio viene ribaltato: le Regioni più piccole sono sovrastimate. Ed è un ribaltamento immotivato, oltre che iniquo“.
Staderini, avvocato, radicale, difende il voto “libero ed eguale” (articolo 48) dall’inizio della campagna referendaria. A ottobre ha presentato – come l’ex Presidente della Consulta Valerio Onida – un ricorso al Tar del Lazio a favore del cosiddetto “spacchettamento” del quesito, perché così – aveva sostenuto Staderini insieme al giurista Fulco Lanchester – si dice Sì o No “a una riforma che modifica in un sol colpo il 35% degli articoli della Costituzione”. Ma la proposta, così come quello di Onida, non è stato accolta dai giudici. Per garantire la partecipazione ha anche portato l’Italia davanti al Comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra per il “boicottaggio pluridecennale” di referendum e di leggi di iniziativa popolare. Strumenti su cui pure interviene la riforma costituzionale, mantenendo il quorum del 50 più uno per le proposte che raccolgono 500mila firme e un quorum più basso (la metà più dei votanti alle ultime Politiche) se si raggiungono 800mila firme. “In questo modo il referendum si trasforma in uno strumento a disposizione dei grandi partiti“.

Alessandro
-Se non vuoi un Senato che non può più essere sciolto dal Presidente della Repubblica (Art. 88).
– Se non vuoi 100 Senatori che da soli nominano 2 giudici costituzionali rispetto ai 5 che spettano all’intero Parlamento di 730 parlamentari.
– Se non vuoi il gran pasticcio delle cinque Regioni a Statuto speciale, dove i loro regolamenti stabiliscono l’incompatibilità del doppio incarico, e cioè che l’ufficio di Consigliere non è conciliabile con quello di parlamentare. Ci vorrebbero 5 passaggi alla Camera e poi l’approvazione di ciascuna Regione a statuto speciale che potrebbe votare no.
– Se non vuoi l’art. 70 che non solo è troppo lungo, oggi è composto di 9 parole e lo stesso articolo sarà composto di 440 parole, ma è pure incomprensibile.
– Se non vuoi che i cittadini abbiano meno voce perché l’articolo 71 al comma 3 triplica il numero delle firme necessarie per i referendum di iniziativa popolare: si passerà da 50 mila a 150 mila.
– Se non vuoi una Costituzione sponsorizzata dalle banche JPMorgan & Matteo Renzi Cambiare la Costituzione a favore delle banche.
Allora è utile votare “NO”.
– ..
Michele Serra
«Ultima settimana dì questo strazio. L’unica buona notizia è che domenica finisce tutto. Vincerà il No, con buon margine: così Renzi impara a. giocare a “uno contro tutti”. Ma il No di sinistra – che rispetto profondamente, il No di Rodotà e Zagrebelsky, il No dell’ANPI, il No di tanti miei amici – sarà poco più di niente: affogherà den¬tro il No di destra, quello di Brunetta, Berlusconi e Salvini, e soprattutto dentro il No grillino. Il No alla riforma Boschi, un secondo dopo l’esito del referendum, diventerà ciò che è dav¬vero: un No a Matteo Renzi, al suo partito e al suo Governo, an¬dati in presuntuosa solitudine a schiantarsi.
L’esito, paradossale, è che nel nome della “difesa della Costituzione” avranno vinto, insieme ai pochi e tenaci custodi della sacralità della Carta che saranno immediatamente rispediti a occuparsi dei loro libri, figure politiche alle quali, della Carta, non è mai importato un fico secco: la vecchia destra, convinta da sempre che la Costituzione antifascista sia roba da comunisti; la nuova destra populista, che nelle regole vede solo un noioso impiccio, una inutile mediazione tra Capo e Popolo; e i Cinquestelle, che sono, in massima misura, la vera forza post-Repubblicana e post-democratica, il Mondo Nuovo, la palingenesi, il partito unico. Ai vecchi papiri sostituiranno, non appena ne avranno l’occasione, le loro nuove misure del mondo. E se avete qualcosa da ridire, è perché siete della Casta».

COLPO DI STATO PERMANENTE
PAOLO BECCHI

Napolitano e Draghi sostituiscono Berlusconi con Monti. Napolitano, dopo aver orchestrato le date dell’elezione del Parlamento e del Presidente della Repubblica per essere rieletto, gestisce la nomina del nuovo Presidente del Consiglio, sostituendo Bersani prima con Enrico Letta e poi con Renzi, nonostante la Corte costituzionale e la Corte di Cassazione abbiano evidenziato che il sistema elettorale soprannominato Porcellum era incostituzionale e quindi si doveva andare a nuove elezioni.
La revisione della Costituzione ha un obiettivo politico ben preciso: è il tentativo di portare a compimento in modo legale quel colpo di Stato architettato nell’estate del 2011 da Napolitano con il sostegno della Bce. Non bisogna dimenticare che la mente della riforma in corso non è certo Renzi, che è un mero esecutore, ma Napolitano, che sino alla sua peraltro meramente formale uscita di scena è stato il vero Capo del Governo, rispetto al quale prima Monti, poi Letta e infine Renzi sono stati solo dei docili strumenti.
La stagione dei “Governi del Presidente”, cominciata nell’autunno del 2011, con le dimissioni forzate di Berlusconi, ha segnato una svolta fondamentale nel nostro ordinamento. Nel nostro Paese si è, di fatto, instaurato un sistema di potere che ha colpito materialmente la nostra Costituzione rispettandone solo formalmente le regole. Potere che quindi potrà sempre dire di aver agito legalmente. Potremmo parlare di “colpo di Stato”. Ma questa espressione non indica forse una tecnica politica necessariamente illegale? E che fa un uso illegale della violenza? Non confondiamo rivoluzione con colpo di Stato. Il colpo di Stato è una reazione del potere che si sente minacciato e non è affatto detto che debba avvenire con l’uso della violenza. È questo che è successo in Italia, prima facendo cadere il Governo B e poi, dopo le elezioni politiche del febbraio 2013, tentando di bloccare quel rinnovamento che si cominciava a respirare con l’entrata nel Parlamento del M5S. Il potere si è chiuso a riccio rieleggendo sull’aprile del 2013 Napolitano come Presidente della Repubblica. Beninteso, tutto è avvenuto nel rispetto formale delle regole, e dunque senza violenza, e nondimeno, proprio per bloccare l’ascesa di un giovane Movimento politico, si è forzata la legalità costituzionale sino a rovesciare di fatto i princìpi di legittimità alla base dell’ordinamento Repubblicano, trasformatosi in una Terza Repubblica di cui non riusciamo ancora a capire l’effettiva natura e funzionamento. Da qui nasce la necessità di una revisione della Costituzione che porti a compimento il colpo di Stato.
I Governi che si sono succeduti, a partire da Monti, poi Letta e poi Renzi, sono stati tutti “Governi del Presidente”. Il voto di fiducia delle Camere ha funzionato solo come mera ratifica a posteriori di una decisione presa direttamente e sostanzialmente da Napolitano. La fine del Governo Letta non ha neppure conosciuto una forma, benché minima, di parlamentarizzazione della crisi. Napolitano, da organo di “garanzia” e “arbitro neutrale” del conflitto politico è diventato il sovrano, colui che secondo Cari Schmitt decide sullo stato d’eccezione.
Napolitano ha poi lasciato nel momento in cui il vero nemico è stato neutralizzato nella sua forza eversiva, trasformato in opposizione responsabile e potenziale forza di Governo, ma privo di quello slancio ideale che lo aveva inizialmente contraddistinto e che tanto aveva fatto sognare milioni di italiani. Eppure, lo “stato d’eccezione” persiste, anche dopo l’apparente uscita di scena di Napolitano. Il modo in cui si è giunti alla revisione della Costituzione e alla nuova legge elettorale ne sono la prova.
Il dibattito parlamentare è stato sistematicamente soffocato con sufficienza e disprezzo, in aperta violazione dei regolamenti, per approvare una “contro-riforma” della Costituzione e una legge elettorale, altrettanto costituzionalmente illegittima di quella precedente. Renzi, tra l’altro, è riuscito a imporre una maggioranza numerica (peraltro, variabile e “ondeggiante”) composta da Deputati e Senatori che hanno tradito il mandato ricevuto dagli elettori (325 “migrazioni” tra Camera e Senato, un vero e proprio record!) e ha proclamato la vittoria con uno slogan che, per una Costituzione, è un non-senso: «Abbiamo i numeri». A proposito di numeri: in meno di un anno ci sono stati 32 voti di fiducia: anche questo non era mai successo prima nella storia Repubblicana.
La nuova Costituzione che ne uscirà
La nuova Costituzione che ne uscirà – considerato che è assai difficile ritenere che si tratti solo di una “legge costituzionale” – sarà espressione di un indirizzo di Governo anziché l’esito di un consenso maturato fra le forze politiche. Paradossalmente per la storia del costituzionalismo e per l’etimologia stessa del termine “Costituzione” (cum stare), la sua approvazione referendaria è addirittura presentata agli elettori come decisione determinante ai fini della permanenza o meno in carica di un Governo.
La riforma costituzionale e la legge elettorale, il cosiddetto Italicum, sono strettamente legate, e hanno un unico obiettivo: realizzare ciò che Napolitano si è prefissato già dal 2011, vale a dire la distruzione dell’ordine costituzionale democratico e l’instaurazione di un regime postdemocratico, in cui tutto il potere sarà affidato a un Primo ministro dotato, all’interno, di poteri pressoché assoluti e, all’esterno, completamente sottoposto ai diktat dell’Unione europea e della finanza globale.
Queste “riforme” non hanno alcuna utilità pratica, “economica”, per il popolo italiano, anzi pretendono di neutralizzare ciò che nell’epoca moderna caratterizza uno Stato e il suo popolo: la sovranità. Unione europea e finanza globale hanno bisogno di eliminare quelle costituzioni, come la nostra in particolare, caratterizzate da una forte apertura sociale, espressione del costituzionalismo democratico-sociale sviluppatosi a partire dalla metà del Novecento e sostituirle con altre, prone a un neoliberalismo che, per la verità, ha già dimostrato tutta la sua impotenza.
La combinazione tra legge elettorale e revisione della Costituzione è micidiale. Grazie ad una legge elettorale ad hoc come l’ltalicum, con pochi voti si potrà ottenere una maggioranza fittizia, facilmente manovrabile da un capo dell’esecutivo che, con lo stravolgimento della Costituzione, sarà dotato di poteri pressoché illimitati. Dopo aver boicottato il referendum sulle trivelle e dopo elezioni amministrative che lo hanno alquanto indebolito, il Presidente del Consiglio cercherà di vincere la battaglia decisiva, cercando di persuadere gli italiani che questa è la “riforma attesa da tempo” e che si tratta di un’occasione storica imperdibile per il popolo chiamato a confermarla con il referendum.
Renzi giocherà una carta formidabile, quella della paura, che bloccando il processo in atto il Paese si avviterebbe in una spirale da cui sarebbe impossibile uscire. Come se da questa riforma dipendesse la soluzione di tutti i nostri problemi, accollando alla Costituzione colpe che sono invece in larga parte da attribuire a un ceto politico corrotto e incapace.
Renzi ha trasformato il referendum in un plebiscito sul suo Governo, tanto da paventare persino l’ipotesi delle dimissioni nel caso in cui dovesse essere sconfìtto. I governi passano, le Costituzioni restano e noi dovremmo invece confermare la revisione della Costituzione per confermare il suo Governo? Non dobbiamo lasciarci intimorire da questo ricatto. Il Presidente del Consiglio, anche se ora sembra sfumare la sua posizione, ha troppo legato il suo destino politico a questa revisione della Costituzione per non essere costretto comunque a fare il passo indietro annunciato, qualora dovesse perdere la partita del referendum. Sarà proprio la stessa minoranza interna al suo partito a chiederne lo scalpo. Tuttavia le cose a questo punto saranno più complicate di quanto si possa a prima vista pensare.
La strada per le elezioni anticipate, quella strada che si sarebbe dovuto imboccare subito dopo la sentenza n. 1 del 2014 della Consulta, che aveva dichiarato incostituzionale la legge elettorale, sarebbe tutt’altro che spianata. Con quale sistema elettorale infatti si andrebbe a votare? Dal momento che l’Italicum riguarda comunque solo la Camera, per il Senato a cosa si farebbe riferimento?
Inevitabile sarebbe il ricorso al Consultellum, vale a dire a ciò che risulta dalla sentenza con la quale la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale il Porcellum, con il rischio alla fine di votare e ricadere nella stessa situazione attuale, o forse ancora peggio con un Senato del tutto ingovernabile dal momento che votato con il sistema proporzionale. Una legge dalle conseguenze ipermaggioritarie per la Camera e una proporzionale pura per il Senato una schizofrenia istituzionale. Sarà anche su questo difficile groviglio che Renzi punterà per far passare la revisione della Costituzione, sostenendo che ormai indietro non si può più tornare Ma è falso. Proprio la sconfitta referendaria farà saltare anche la legge elettorale che ad essa è legata. Votando No al referendum si vota dunque indirettamente anche contro la legge elettorale e contro l’attuale Governo che ha voluto entrambe Il Presidente della Repubblica dovrà prendere atto della fine del Governo Renzi e considerata l’inopportunità di sciogliere le Camere, non ci sarà altra via che quella di un Governo di salvezza nazionale che dovrà occuparsi della grave situazione economica del Paese, mentre il Parlamento dovrà impegnarsi a costruire un legge elettorale con il concorso di tutte le forze politiche e nel rispetto della Costituzione. Questo scenario non presenta nulla di catastrofico, come la propaganda filogovernativa vuol farci intendere, anzi è auspicabile. Con una nuova legge elettorale finalmente il popolo potrà ritornare alle urne ed esprimersi liberamente.
Se al contrario dovessero prevalere i Sì, Renzi non avrà che da gestire la vittoria sino alla scadenza naturale della legislatura oppure approfittarne per incassare il risultato con elezioni anticipate nel 2017. C’è chi pensa, sulla base dei risultati delle ultime amministrative, che il ballottaggio potrebbe favorire il successo del M5S. Tutto è possibile, ma non cambierebbe nulla per le sorti della democrazia nel nostro Paese. Difficile però pensare che Renzi dopo aver vinto il referendum perda le elezioni. Basta in fondo un 25% circa di voti per conquistare con il ballottaggio la maggioranza assoluta alla Camera, maggioranza che sommandosi a un gruppo di Senatori nominati dagli enti territoriali gli consentirebbe di fare quello che vuole: rivedere ancora più radicalmente la Costituzione, nominare il Presidente della Repubblica, conquistare il controllo della Corte costituzionale. Insomma, di fatto con una minoranza impadronirsi di tutte le istituzioni, persino di quelle di garanzia. Un uomo solo al comando e senza alcun contrappeso istituzionale. Per questo bisogna cercare di bloccare la revisione costituzionale votando e convincendo a votare No al referendum.
Bisognerebbe costituire in vista del referendum una sorta di nuovo Comitato di liberazione nazionale (CLN), aperto a tutte le forze politiche disponibili a una nuova resistenza contro Renzi e contro quella parte del suo partito che ancora lo segue in questa deriva autoritaria. E da quel nuovo CLN dovrà nascere un Governo di transizione in vista di nuove elezioni.
Ma, oltre i partiti, è il popolo stesso che con comitati spontanei si sta già organizzando per questa battaglia che sarà decisiva per la sopravvivenza della democrazia nel nostro Paese. Qui veramente la divisione tra “destra” e “sinistra” non ha alcun senso, in gioco sono le regole del gioco democratico, non l’appartenenza a un partito. Si vuol trasformare la nostra democrazia parlamentare in un regime oligarchico, incentrato sul potere pressoché assoluto dell’esecutivo. Dobbiamo evitare l’approdo a una postdemocrazia oligarchica a cui mira la finanza speculativa.

BESTIARIO COSTITUZIONALE
Travaglio

Ogni Regione avrà un senatore tranne il Trentino-Alto Adige che ne avrà 2. La Lombardia, che è 10 volte più grande e popolosa, ne avrà solo uno. Ma che si fumano, questi ricostituenti, mentre scrivono le leggi?
2. Ogni Regione avrà almeno un Consigliere regionale-Senatore (oltre al Sindaco-Senatore). Ma gli statuti delle cinque Regioni speciali vietano ai Consiglieri regionali di fare anche i Senatori. E chi manderanno, a rappresentarle? I figli, le mogli?
3. Quando si domanda perché mai i nuovi Senatori non saranno più eletti, ma 95 nominati dai Consigli regionali e 5 dal Quirinale, Renzi&C. rispondono che sindaci e Consiglieri sono comunque eletti dal popolo (non per fare i Senatori, ma fa niente). E citano i sindaci delle grandi città eletti con un sacco di voti. I più votati, all’ultimo giro, furono De Magistris a Napoli, la Raggi a Roma, la Appendino a Torino, Sala a Milano. Bene: siccome i loro partiti/movimenti sono in minoranza nei rispettivi Consigli regionali (Campania, Lazio e Piemonte governati dal Pd e la Lombardia dalla Lega), questi nomineranno Senatori altri sindaci, molto meno votati di loro e di città molto più piccole.
4. I consigli regionali eleggono i Senatori “nel numero corrispondente all’ultimo censimento”. Cioè: se, tra un’elezione e l’altra, una Regione fa più figli e aumenta la popolazione, potrà eleggere un Senatore in più, senza toglierne alle altre. E così il Senato, fissato in 100 membri, potrà dilatarsi a un numero imprecisato. Un Senato gonfiabile.
5. La durata del mandato dei Senatori “coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti”. Cioè dei consigli regionali: quando questi scadono, scadono anche i Consiglieri-Senatori. Ma i sindaci vengono eletti in tempi diversi dalle Regioni: quindi possono scadere da Senatori prima che da sindaci, ma anche restare Senatori quando non sono più sindaci (in attesa che venga rinnovato il Consiglio regionale). Pensate a un Sindaco nominato Senatore un mese prima di scadere: resterebbe Senatore per 3-4 anni senza essere Sindaco.
6. La legge Severino (vedi De Magistris e De Luca), prevede la sospensione per i sindaci e i Consiglieri regionali condannati in primo grado, o arrestati. Ma non per i parlamentari, che restano in carica fino a condanna definitiva (caso Berlusconi). Quindi avremo sindaci e Consiglieri arrestati o condannati in primo o secondo grado che smettono di amministrare città e Regioni, ma restano Senatori, anche dal carcere: cioè continuano a votare le leggi per tutta l’Italia.
7. La “riforma” prevede una corsia preferenziale per le leggi del Governo: il Parlamento dovrà votarle “a data certa”, entro 70 giorni. Purché siano provvedimenti “essenziali per l’attuazione del programma di Governo”. E se le Camere bocciano quella legge “essenziale”? Il Governo si dimette? No, la riforma dice che non è obbligato a farlo. E se invece la Camera ed eventualmente il Senato approvano la legge, ma in 72-73 giorni, che ne è della norma? Decàde? La Consulta deve dichiararla incostituzionale? Si ricomincia da capo? Mistero.
8. Dicono che i Consiglieri Senatori saranno eletti dai Consigli regionali in “proporzione” alle rispettive popolazioni e in “conformità” con le indicazioni degli elettori. Ma 10 Regioni su 20 (anzi, 21: il Trentino Alto Adige conta doppio) avranno solo due Senatori ciascuna: uno Sindaco, uno Consigliere. Quindi nessuna “proporzione” e nessuna “conformità”: Val d’Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Trentino, Alto Adige, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise e Basilicata manderanno in Senato un solo Consigliere di maggioranza.
9. Sindaci e Consiglieri nominati Senatori avranno l’immunità parlamentare: non potranno più essere arrestati, perquisiti, intercettati, pedinati senza il permesso del Senato di cui fanno parte. Ora, poniamo che quattro Consiglieri regionali si dividano una mazzetta. Poi due diventano Senatori (immuni), mentre gli altri due restano Consiglieri (non immuni). Quando un pm scopre lo scandalo, chiede e ottiene dal gip di arrestarli tutti e quattro. Ma per i due Senatori il Senato nega l’autorizzazione, così finiscono dentro solo gli altri due. Che pagano per tutti, a meno che, una volta usciti, non vadano a cercare i due complici Senatori per fargliela pagare con altri mezzi.
10. Altro caso. Un Sindaco deve incassare una mazzetta da un imprenditore che ha favorito in un appalto. Prima di ritirarla, tenta di diventare Senatore e dunque immune, così non possono né arrestarlo né perquisirlo né pedinarlo né intercettarlo. Se ce la fa, ha ottime possibilità di non essere mai scoperto. Se non ce la fa, si rivolge a un collega più fortunato, che ce l’ha fatta, e gli propone di andare a ritirarla lui, la busta, e poi di dividerla con lui. Così l’immunità del collega divenuto complice si estenderà, per contagio, anche a lui. E la faranno franca entrambi. Vi piace il presepe? Votate Sì.

LA SOVRANITA’ NON APPARTIENE PIU’ AL POPOLO
Roberto Scarpinato

L’abrogazione dell’art. 58 della Costituzione che sancisce il diritto dei cittadini di eleggere i Senatori, svuota di contenuto l’art. 1 della Costituzione, norma cardine del sistema democratico che stabilisce che la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
L’Italicum è uno strumento di concentrazione del potere in quanto attribuisce ai capi partito il potere di nominare ben 100 Deputati della Camera, imponendoli dall’alto senza il voto popolare, mediante il sistema dei capilista bloccati inseriti di autorità nelle liste elettorali presentate nei 100 collegi nei quali cui si suddivide il Paese, e che vengono eletti automaticamente con i voti riportati dalla lista, senza che nessun elettore li abbia indicati.
Gli elettori potranno esprimere un voto di preferenza per un altro candidato ma i voti di preferenza saranno presi in considerazione solo se la lista da loro votata avrà ottenuto più di 100 Deputati in campo nazionale, perché i primi 100 sono “nominati” dai gruppi dirigenti dei partiti. Se una lista ottiene un totale nazionale pari a 100 Deputati, nessuno dei candidati scelti dagli elettori dal 101 in poi potrà essere eletto alla Camera, perché tutti i posti disponibili sono stati esauriti.
Poiché il premio di maggioranza dell’Italicum dà al partito vincitore 340 Deputati su 630, tutti i partiti della minoranza potranno portare alla Camera nel loro insieme 290 Deputati, e, quindi, ciascuno solo una quota di Deputati intorno a 100 o ad un sottomultiplo di 100.
Il che significa che entreranno alla Camera per le minoranze solo i capilista bloccati, nominati dai capi partiti. Nessuno o quasi dei candidati scelti dagli elettori oltre i 100 con i voti di preferenza, farà ingresso in Parlamento.
Ne consegue che ben due terzi dei cittadini italiani votanti saranno di fatto privati del diritto di scegliere i propri rappresentanti alla Camera.
Il congegno dei 100 capilista bloccati, unito ad altri, consegue l’ulteriore risultato antidemocratico di distorcere la rappresentanza anche nel partito di maggioranza, e di realizzare una SOSTANZIALE ABOLIZIONE DELLA SEPARAZIONE DEI POTERI TRA LEGISLATIVO ED ESECUTIVO, che era appunto il mandato di Monti e la richiesta di JP Morgan.
C’è una profonda eversione dello spirito costituzionale in questa riforma, che attacca l’art. 58 della rappresentanza e la sovranità popolare.
“Si pongono le premesse per una transizione occulta da un Repubblica parlamentare imperniata sulla sovranità popolare, sulla centralità del Parlamento e sulla separazione dei poteri, ad un regime oligarchico nel quale il potere reale si concentra nelle mani di una oligarchia che occupa il cuore nevralgico dello Stato.”

silbi
Per dovere di cronaca, ricordiamo che sulla elettività diretta dei Senatori si giocò lo scontro nella Prima Commissione del Senato alla prima lettura della riforma, quando ci fu da adottare il testo base.
C’erano due proposte di legge tra cui la Prima Commissione poteva scegliere il “testo base” su cui lavorare: uno di iniziativa parlamentare (Chiti et. al), che prevedeva l’elezione diretta dei Senatori; l’altro presentato dal Governo (Renzi-Boschi) con l’elezione indiretta.
Al momento del voto in Commissione, Renzi dichiarò che l’elezione indiretta era un “paletto” imprescindibile, tanto che il Senatore Mineo, allora del Pd e favorevole all’elezione diretta, fu rimosso dalla Prima Commissione perché “non rappresentativo della posizione del partito”.
Di conseguenza il testo base fu quello della Boschi invece che quello di Chiti.
Poi, una volta che il Governo l’ha spuntata, il paletto si è sconficcato da sé…
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Viviana
Ricordo che tra le materie di competenza del nuovo Senato NON ci sono le leggi relative alle Regioni e che il nome ‘Senato delle autonomie’ è solo una truffa perché, come al solito, Renzi smentisce se stesso, per cui il nuovo Senato NON rappresenta i territori e non ha proprio nessuna somiglianza con quelli francese e tedesco

COSTI
Per chi parla di risparmi ricordo che ai 57 milioni contabilizzati dalla Ragioneria dello Stato (e non certo 500 come ha detto il mendace Renzi) sono da sottrarre non solo le spese di viaggio e soggiorno a Roma ma anche quelle dei tanti funzionari in più che saranno nominati per valutare le 20.000 direttive che arrivano ogni anno dall’Ue, mentre ricordo che il CNEL non sarà veramente abolito perché è un organo previsto dall’Europa che tutti i Paesi europei hanno secondo patti internazionali, per cui sarà solo smistato altrove e nessuno sarà licenziato, la sua abolizione è una truffa (come nessuno verrà licenziato dalle Province che restano ma si chiameranno città metropolitane, altra truffa) e ricordo anche che il CNEL non costa un miliardo come ha detto il solito bugiardone Renzi ma 21 milioni l’anno e che dopo lo smistamento il risparmio si ridurrà a 2 milioni.
Che si sbandieri nella scheda elettorale che si ridurranno le spese dello Stato è alquanto ridicolo, ricordo che solo di regaletti a lobby e sottolobby Renzi ha sparso nell’ultima finanziaria un miliardo preso molto male dall’Ue, ultimi i 60 milioni dati agli agenti di commercio di Enasarco e i 60 milioni regalati alla società del golf, mentre sono stati tagliati 50 milioni alla sanità di Taranto che servivano ad affrontare i picchi di tumore di chi vive accanto alle acciaierie.
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UN BACINO DI DELINQUENTI
I nostri cari Consigli Regionali ci hanno dato 106 presunti delinquenti e digrigno i denti a pensare che i partiti in questo bacino con alta propensione a delinquere pescheranno allegramente per nominare i prossimi Senatori (mi immagino un De Luca Senatore) scippando la volontà popolare e adornando i ‘salvati’ del dono ulteriore dell’impunità. Altro che ‘rispetto della volontà popolare’! Albertini è già pronto a richiedere una impunità retroattiva! E citare il Senato di Francia e Germania è grottesco visto che non ci somigliano nemmeno di lontano! E lasciamo stare gli Stati uniti, che hanno un sistema pessimo di rispetto del voto a tal punto che vince chi perde (Al Gore perse con 500.000 voti in più, Hillary ha perso con 204.000 voti in più), solo chi è ricchissimo può candidarsi, i brogli sono scontati, basta una infrazione stradale per perdere la possibilità di votare, in 12 Stati i detenuti non votano e infine il voto non è nemmeno un diritto automatico ma bisogna richiederlo espressamente così che gli iscritti al voto sono l’80% dei possibili elettori, per di più si deve dichiarare per chi si vota (altro che voto segreto!). Nel 2000, la Florida cancellò dalle liste 57.700 elettori, per la maggior parte neri e ispanici iscritti come elettori democratici.

SOLDI BUTTATI
Oltre ai 60 miliardi l’anno di interessi per il debito dello Stato vorrei ricordare il gioco d’azzardo che il Tesoro fa coi derivati su cui l’Italia è impegnata con contratti per 163 miliardi, ovviamente coperti da altissimo segreto! Ne vogliamo parlare? Ci rendiamo conto che anche questi ci rendono schiavi delle banche di affari? A cui si devono aggiungere le altre perdite per 25 miliardi fatte sempre coi derivati dagli enti locali.
Ma è lecito che noi paghiamo le tasse e il ricavato sia usato per giochi d’azzardo come i derivati che per di più nessuno deve conoscere?
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Si viene a sproloquiare sul risparmio di 57 milioni ottenuto con meno Senatori quando il sommerso in Italia vale 190 miliardi. Non c’era qualcosa di meglio da fare sul fronte del fisco se proprio si voleva risparmiare, invece che tagliare la sovranità popolare e bloccare il Paese per 7 mesi con la scusa di una riforma costituzionale che non risolverà uno solo dei problemi gravi di questo Paese e ci trasformerà in una Repubblica sudamericana in cui il popolo non vale una cippa? Non era da un fisco migliore, trasparente e più equo che avrebbero potuto uscire i miliardi da investire per il futuro del Paese invece di questi pochi milioni con leggi che uccidono la democrazia, imposte da uno che millanta fischi per fiaschi?
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Alessio Martinelli inverness
Il problema dell’ingovernabilità non é causata dal Senato ma é la conseguenza del fatto che il Governo vuole fare le leggi anteponendo la sua azione a quella del Parlamento.
Ad esempio nella scorsa legislatura le proposte di legge del Governo sono state 303, contro le 95 di origine parlamentare. Il Governo ha proposto una legge mediamente ogni sei giorni: come può governare se pensa solo a fare le leggi ?
Inoltre il Governo non é eletto dal popolo ma solo nominato dal Presidente della Repubblica e quindi la sua azione legislativa, anteposta a quella del Parlamento, lede la sovranità del Popolo di cui il Parlamento é rappresentante diretto.
Il male non sono il Senato e il bicameralismo perfetto, ma é la possibilità del Governo di proporre disegni e decreti Legge. Questa possibilità andrebbe eliminata.
C’é un evidente conflitto di interessi: attualmente, e ancora di più con la eventuale vittoria del SI, il Governo impone delle leggi con le quali poter governare a suo piacimento: una ..
posizione completamente antidemocratica che nasconde una visione fascista della politica

I CASI DELLA VITA
Paolo De Gregorio

-dopo 7 anni si chiude il contratto degli statali (85 euro in più al mese, che non coprono svalutazione, aumenti bollette e ticket sanitari), vietato pensare che a 3 giorni dal Referendum la decisione di chiudere sia stata presa a Rignano sull’Arno
-Santoro, nel senso di trombone buono per tutte le stagioni, ha avuto un contratto con Rai2, titolato “Italia” in prima serata, inoltre sta trattando la possibilità di vendere il suo film “Robinù” alla stessa Rai2. E’ puramente casuale la sua dichiarazione pubblica per il SI’ al Referendum in questi giorni
-Romano Prodi, in un toccante sforzo di uscire dallo stato di dormiveglia, spinto dalla sua coscienza (la BCE), sente il dovere di far sapere il suo pensiero, a 3 giorni dal Referendum, chiedendo di votare SI’. Requiescat in pace
-Roberto Benigni, ripresosi dalla devastante crisi esistenziale originata dal rinnegare la Costituzione più bella del mondo, si schiera con il SI’ incurante degli effetti della riforma, ma si consola con il fatto che continuerà a straguadagnare. Speriamo almeno che con la sua voce, sgradevole e monocorde, non continui a rovinare la Divina Commedia
-Matteo Renzi, il rottamatore, per la famosa legge del contrappasso, può essere a sua volta rottamato, basta un NO. Egli non è stato eletto dal popolo, quello che per la Costituzione dovrebbe essere sovrano e dunque non ha alcuna legittimità a cambiare la Carta Costituzionale, richiesta legittima che però deve essere inserita in un programma elettorale, votato a maggioranza dai cittadini elettori, in regolari e ordinarie elezioni politiche di cui sembra vogliano privarci.
L’importanza di questo Referendum è paragonabile a quello Monarchia-Repubblica, e anche questa volta penso che il voto del Sud sarà in parte comprato, come può essere falsato il voto degli italiani all’estero. Comunque la partita è ancora monarchia contro Repubblica: o Renzi diventa Re o vince la Repubblica dei 5 stelle.
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Hollande si dimette per evitare la distruzione della sinistra.

Norrsken
E chi sentirà la sua mancanza. Hollande rappresenta la falsa sinistra alla Renzi, tant’è che gli ha copiato pure il jobs act. Poi si lamentano se avanzano le cosiddette “destre populiste”, per forza. Se in nome della “sinistra moderna” questi attaccano diritti sociali, svendono la sovranità e fanno gli interessi dell’alta finanza… che pretendono? Poi vedi i radical chic che accusano gli elettori di essere ignoranti e vecchi, tutto ok se eleggiamo chi piace a loro altrimenti meglio mettere in discussione il suffragio universale. Mai un mea culpa, mai che si chiedano perché la gente è stufa dei partiti tradizionali. No, il problema è il popolino e chi si informa sul web. Fidiamoci dunque dei media mainstream, loro non raccontano bufale. Certo.

GP68
Dimissioni, queste sconosciute. Devono essere un’usanza celtica, perché in Italia non esistono tracce che ne confermino l’esistenza.
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I dati dell’Istat su occupazione e ripresa
Ma che dati sono??? Se uno che ha un vaucher la settimana è considerato ‘occupato’ e il Pil si misura su droga e prostituzione, Istat e simili dovrebbero essere denunciati per circonvenzione di incapaci

CROZZA A DIMARTEDI’ 29 NOVEMBRE 2016-11-30

http://www.la7.it/dimartedi/video/al-referendum-berlusconi-vota-come-travaglio-e%E2%80%99-come-vedere-marchionne-che-limona-con-landini-29-11-2016-199251

RIDIAMARO :- )

Lapo Elkann finge un sequestro per chiedere 10.000 euro per coca e trans.

Maurizio Neri
Io al presunto sequestratore di Lapo avrei risposto: “Ci potete mandare le palle invece del solito orecchio?”

George Clone
Dopo quello che ha combinato Lapo negli Usa direi che abbiamo pareggiato il conto della fuga di cervelli.
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Lapo Elkann ha già detto che vota SI’
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Rostokkio
Lapo Elkann simula un sequestro di persona. Agli investigatori è bastato seguire le strisce.
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Riflessione seria:
“Sugli amici, sulle cose, sul mondo, su se stessi, non si finisce mai di imparare. Non sempre quello che si impara è gradito e piacevole, ma entra comunque a far parte della tua conoscenza, dunque di ciò che sei.
Ho sempre pensato che valesse sforzarsi e piegarsi e inchinarsi per tenere in vita una amicizia, un rapporto, una relazione. Oggi con amarezza devo dire che ho cambiato idea: ci sono dei limiti anche nell’inseguire gli altri. Se qualcuno non ti vuole non ti merita e devi lasciarlo andare e passare oltre. Lo dico con amarezza e lo dico solo con la testa perché il mio cuore non ne è affatto convinto”.

http://masadaweb.org



4 DICEMBRE 2016. IL GIORNO FATALE

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Oggi si vota.
A questo punto sarà quel che sarà. Io ho fatto tutto quello che potevo fare, anche l’impossibile, ma mi cadono le braccia. Questo non è un rerefendum qualsiasi. Non si decide una legge. Si cambia mezza Costituzione. Si cambia sistema di governo. E’ un voto di importanza storica come quando gli Italiani votarono Monarchia o Repubblica. Dopo, nulla sarà più lo stesso. Possono sparire due diritti elettorali, ne resterà solo uno che non servirà a niente perchè due terzi della Camera più tutto il Senato non saranno scelti da noi. Spariranno molti poteri delle Regioni di tutela del territorio e della salute e tutto sarà deciso a Roma. Potremmo avere l’uomo solo al comando e non avremo più una democrazia, sia pure imperfetta, ma un’altra cosa.
Renzi e Caliendo sono già seduti al tavolo delle trattative per privatizzare l’Italia e svenderla (luce, acqua, gas, porti, aeroporti..) a qualche multinazionale, come hanno fatto in Grecia.
Il voto potrebbe essere deciso dagli italiani all’estero che prima ancora dello spoglio si sentono dire che hanno vinto i loro SI’ per un 75% (prima ancora dello spoglio!! Per cui i brogli sono assicurati, come è avvenuto per le politiche, dove il Pd ha preso tutto il potere per 177.000 voti di Italiani all’estero). E il voto oggi può essere deciso da chi non andrà a votare e se ne lava le mani e che avrà comunque una gravissima responsabilità: quella di aver lasciato che altri decidessero del futuro del nostro Paese, perché ‘nostro’ vuol dire di tutti, sia che speriamo sia che disperiamo, e lavarsene le mani non è certamente la scelta ideale

Addio e buon voto. Io per parte mia sono già depressa perché, comunque vada, questa è stata la più orrenda campagna elettorale della storia e sono rimasta schifata da tutti e da tutto quello che è successo, segno, comunque, di un degrado profondo del Paese

Saluti amareggiati
viviana


MASADA n° 1812 5-12-2016 LA VALANGA DEI NO

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MASADA n° 1812 5-12-2016 LA VALANGA DEI NO
Blog di Viviana Vivarelli

Di Maio: “E’ la vittoria di Davide contro Golia”.

Cazzullo: “Non c’è stato solo un voto sulla Costituzione ma un rigetto della persona di Renzi”
.
Ma ora il Pd lo tiene ancora come segretario del Partito?
.
E poi la gente, (perché è la gente che fa la storia)
quando si tratta di scegliere e di andare,
te la ritrovi tutta con gli occhi aperti,
che sanno benissimo cosa fare.
Quelli che hanno letto milioni di libri
e quelli che non sanno nemmeno parlare,
ed è per questo che la storia dà i brividi,
perché nessuno la può fermare.
La storia siamo noi, siamo noi padri e figli,
siamo noi, bella ciao, che partiamo.
La storia non ha nascondigli,
la storia non passa la mano.
La storia siamo noi,
siamo noi questo piatto di grano
“.

F.De Gregori

«Non credevo che mi odiassero così tanto» (Renzi)
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Alessandro Gilioli
La nostra Costituzione. Un impianto che in fondo ha funzionato bene per settant’anni, negli ultimi venti ha circoscritto il Trump nostrano, nei prossimi venti o trenta avrà il compito di fare altrettanto con chiunque cerchi di piegarla a se stesso, al suo carisma personale, alla sua parte politica. La Costituzione fu voluta così – con garanzie e contrappesi – da persone sagge appena uscite dal fascismo. Il cui obiettivo principale dunque era non solo garantire la democrazia a venire, ma anche evitare nuovi caudilli, nuovi accentratori con velleità autocratiche. Indebolirla adesso – mentre le democrazie sono in crisi e il mondo pullula di Trump, Putin, Le Pen ed Erdogan – sarebbe stata una grande sciocchezza. Abbiamo evitato di farla.
… La Costituzione ha vinto, come titolava l’Unità nel 2006, dopo un tentativo altrettanto maldestro e sciocco di indebolirla. E ha vinto solo la Costituzione, non Grillo, Salvini, D’Alema, Landini etc. Nessuno dei quali può pensare di rappresentare i quasi venti milioni di elettori che hanno voluto mantenere intatto l’impianto costituzionale con tutte le sue solide garanzie. è notevole come non abbia funzionato (nemmeno in Italia) la strategia dell paura. Intendo dire: i mercati nervosi, lo spread, l’euro, la Troika, le cavallette. Niente, non hanno funzionato. Qualcosa vorrà dire. A me viene in mente la disoccupata dello Yorkshire interrogata sulla Brexit: «Ho votato Leave perché mi hanno detto che se vince il Remain il mio conto in banca è al sicuro, ma io non ho alcun conto in banca». Oppure viene in mente una signora che alla frase «i mercati sono nervosi per il referendum», su Facebook ha risposto: «ma i mercati non sanno quanto sono nervosa io». Sto dicendo che la paura non fa più paura. Il che è un bene certo – non si vota sotto ricatto – eppure rivela un quadro sociale ancora più drammatico di quello che pensavamo. Un quadro in cui tanta gente non pensa più di avere davvero qualcosa da perdere, da rischiare. Molta più gente di quanto io stesso non pensassi. Credevo che agitare l’Apocalisse avrebbe fatto più effetto. Segno che troppi pezzi di società sfuggono anche a chi si sforza quotidianamente di non perderli di vista. Poi c’è stata anche in Renzi e nei suoi una componente caratteriale, comportamentale, e cognitivo di tipo bullistico e fortemente divisiva, che gli si è ritorta contro. C’è stata un’arroganza – dai #ciaone ai lanciafiamme, giù giù fino all’accozzaglia – che quando si è potere non ci si può permettere. E sottolineo “quando si è potere”, perché non mi si dica che dall’altra parte sono piovute frasi peggiori. Ma quando si è potere si hanno dei doveri in più e – se si dividono le persone con parole eccessive – si corrono dei rischi in più. Se sei premier sei anche il mio premier, non mi devi sbeffeggiare. Se sei premier sei anche il mio premier, non mi devi sventolare in faccia schede farlocche. Se sei premier sei anche il mio premier, non mi più dare della persona spregevole. Se sei premier sei anche il mio premier, non fai una campagna elettorale di pernacchie anti establishment. Se sei premier sei anche il mio premier e non ti circondi di De Luca e #ciaone. Ha ragione Renzi, in questo senso: c’è stato dell’odio. Sociale, economico, politico, tribale, comportamentale. Forse non bisognava attizzarlo, soffiarci sopra. Chiunque l’abbia acceso per primo: “l’establishment” con le sue scelte sociali sciagurate o i “populisti” con le loro parole reattive sguaiate. Spegnerlo non è “buonismo”: è la prima esigenza di oggi.

Con un distacco di 6 milioni di voti, il referendum ci dice che hanno votato NO anche molti piddini.
Con un distacco di 6 milioni di voti è improponibile da parte di Mattarella un Governo tecnico Renzi 2, che piacerebbe tanto a Napolitano e anche un Governo tecnico guidato da Padoan che è stato l’anima nera della rovina italiana come lo fu della rovina argentina. Padoan doveva partire per Bruxelles per portare all’eurogruppo il suo SI’ trionfante che avrebbe accontentato i poteri forti pronti a spartirsi un’Italia pivatizzata. Invece rinuncia al viaggio e la sua posizione traballa. Faranno di tutto per evitare nuove elezioni. Intanto resta sospesa quella legge di stabilità che contiene un miliardo di bonus e mancette. Che senso ha spartirle lo stesso ora che il piano autoritario di Renzi è fallito? E dovrà ancora restare a lungo quella cricca di renzioti che ha occupato la Rai e la stampa e che continuerà a filtrare l’informazione nel peggiore dei modi possibili?

Di Maio: “Il futuro del Paese lo decideranno gli elettori italiani.
Quello che occorre ora è l’umiltà. Renzi ha provato che l’arroganza non paga. Gli Italiani hanno la possibilità di cambiare in meglio questo Paese? Io credo di sì
.”
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De Magistris: “E’ stato respinto un tentativo molto pericoloso di concentrare tutto il potere in un uomo solo al comando.”
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SireInside
Grazie a tutti gli Italiani che si sono mobilitati per difendere la Costituzione e di aver continuato a garantire il diritto al voto di tutti!

Berlusconi l’ha presa in tasca. Ha tifato per il No solo per puro opportunismo, per indebolire Renzi e offrire poi il Patto del Nazareno 2 che avrebbe riportato FI al potere. Ora i giochi sono tutti da rifare. Bellissima la coalizione Renzi-Alfano-Verdini- Berlusconi! E magari, dopo un po’, anche Salvini. Italicum rifatto con le coalizioni contro natura e niente ballottaggio, tutto per far fuori il M5S. E ora ‘gli è tutto da rifare’! Mi dispiace, ‘poerini’!
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La democrazia ha vinto. Stravince il No col 60% contro il 40. Quasi 20 punti di vantaggio. La vittoria è schiacciante. Renzi si dimette. Ma che ci sia un 40 % di elettori che si votano da soli il taglio della sovranità e la riduzione dei diritti è raccapricciante! E dice da sola il grado di plagio o di collusione di parte del Paese.
Restano ora tutti i danni tremendi prodotti di Renzi: il fiscal compact, la sudditanza alla Merkel, la cancellazione dell’articolo 18, la pessima scuola, i due milioni di vaucher, i giovani senza futuro, il territorio a pezzi, le trivelle, la prescrizione facile, la difesa dei politici e dei colletti bianchi, lo sfacelo delle banche, le 15.000 imprese fallite solo quest’anno, gli esodati, il patto del Nazareno, il Pd trasformato in una succursale della finanza, la corruzione impunita, i regali all’Ilva, la connessione stretta con la P2, i tagli alla sanità, i tradimenti indecenti della stampa, la Rai lottizzata da un solo partito, il welfare tradito, il milione di italiani fuggiti all’estero, la Costituzione violata su comando della JP Morgan, il gigantesco debito pubblico, l’incorrotta evasione fiscale, la Tav in Valsusa e il Ponte di Messina, tre guerre in corso, il rincoglionimento di mezzo Paese…
Quanto ci vorrà perché questi danni terribili possano essere corretti?
Ricordiamoci ora che anche i Greci votarono No all’austerity, ma i potenti fecero in modo che la democrazia fosse calpestata e che la svendita del Paese a vantaggio della Germania e di altri Paesi proseguisse lo stesso.

La paura può farti prigioniero. La speranza può renderti libero“.
(dal film Le ali della libertà)

Viviana
Ieri ero disperata. Oggi resto preoccupata e ansiosa. La corsa terribile del Paese verso un Governo centrale e autoritario è stata momentaneamente fermata. Ma restano pericoli gravissimi. Il Paese diviso. Gli amici perduti. Le fratture nella stessa famiglia. La cattiveria alimentata in ogni modo possibile. Una campagna di menzogne e truffe e malvagità che molti hanno preso come oro colato. Un’Italia fatta a pezzi, in tutti i sensi, economico, sociale e morale. Non posso godere di tutto questo. Non posso godere nel vedere in quale stato di cecità morale e di suicidio politico è stato ridotto il Paese. Vinciamo ma intorno c’è un campo di battaglia disseminato di cadaveri. 40% di elettori sono ancora convinti che perdere la sovranità sia un bene da difendere e odiano chi la democrazia l’ha difesa. Restano i danni giganteschi fatti dai Governi precedenti (tutti, senza salvarne nessuno!). La degradazione della politica. La rovina del Paese. L’austerity che continua a infierire. L’Ue e le banche americane che vogliono la nostra rovina e non si arrenderanno facilmente. Un Presidente della Repubblica molto inquietante che non è stato eletto certo per difendere la democrazia. I nostri diritti fatti a pezzi e un welfare su cui tutti i poteri forti vogliono mettere le mani.
Faccio fatica ad avere speranza.
Eppure devo, per il bene di tutti.
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Straordinaria affluenza alle urne. Il No deciso e netto. Renzi dice: non credevo mi odiassero tanto. La lontananza di questo fasullo Parlamento dal Paese non poteva essere più marcata. Solo in Emilia-Romagna, Toscana e Trentino vincono i SI’.
.. e adesso lo vedremo la ‘vera casta’ come rosica.

Marcello Foa
Un risultato così netto era inimmaginabile e questa volta i sondaggi hanno sbagliato per eccesso di prudenza. Il NO non soltanto vince, trionfa con margini di distacco che, secondo gli exit poll, sono abissali.
Ed è estremamente significativo che la partecipazione alle urne sia stata molto alta. Questo è stato autenticamente, un voto popolare, che non lascia spazio ad interpretazioni e ad ambiguità.
Gli italiani hanno bocciato una riforma costituzionale che, se fosse stata approvata, avrebbe incrinato alcuni dei principi fondanti della democrazia e della Repubblica. E contestualmente hanno bocciato irrevocabilmente un premier, Matteo Renzi, che poco meno di tre anni fa si era presentato come uno straordinario innovatore ed era considerato da molti come l’unica vera speranza per l’Italia, che però con il trascorrere del tempo ha mostrato il suo vero volto, quello di un premier sbruffone, voltagabbana, convinto di poter ingannare e illudere tutti con la sua straordinaria ma illusoria parlantina. Un “bomba”, come lo chiamavano i suoi compagni di classe.
Per un po’ gli italiani gli hanno dato ascolto, persino fiducia ma quando le promesse, gli annunci roboanti sull’Italia che riparte, sulla disoccupazione che scende, sui “rosiconi” che perdono, non trovano riscontri nella vita di ogni giorno, quella fiducia si è trasformata dapprima in perplessità, poi in diffidenza e nei casi estremi in vero e proprio odio.
La prospettiva di dare a un premier di questa risma poteri che non hanno paragoni nelle democrazie occidentali è risultata intollerabile alla stragrande maggioranza degli elettori. E il fatto che Renzi si sia impegnato in prima persona con la foga di un gladiatore e facendo ampio ricorso a una propaganda che è risultata sovrastante e martellante rende ancor più cocente e significativa la sua sconfitta.
È un no alla riforma, è un no alla persona. Matteo Renzi, politicamente, è finito.
Gli italiani, invece, si associano al messaggio già formulato con forza dai britannici scegliendo la Brexit e dagli americani eleggendo Donald Trump. E non solo perché ancora una volta le intimidazioni e lo spin attraverso i media tradizionali è risultato inefficiente. Le vecchie regole della propaganda e della manipolazione per influenzare e intimidire i popoli, non sono più efficienti come un tempo.
Gli italiani hanno detto no all’establishment e alle élite transnazionali ed europee che hanno governato la globalizzazione, l’Europa e di fatto anche l’Italia, limitandone la sovranità e la possibilità di cambiare.
Gli italiani, come gli americani e come i britannici, vogliono un vero cambiamento, vogliono tornare padroni del proprio destino. Questa sì è una rivoluzione.

Renzi è bruciato. Speriamo solo che sparisca dalla politica e con lui personaggi infami come Boschi, Alfano, Verdini, Delrio,Esposito, Carrai,Scalfari,Lotti, D’Anna, De Luca, Poletti…e tutta quella marmaglia che voleva svendere il nostro Paese alle multinazionali e alla finanza o che scriveva sui giornali per plagiare le teste degli italiani e spingerli alla loro rovina!
Se queste fossero state elezioni politiche, il Pd con tutto il suo carrozzone di venduti e traditori avrebbe perduto e dovrebbe fare i bagagli.
Ma il gioco è ancora nelle mani di un Parlamento anomalo, creato in base a una legge elettorale incostituzionale e maledetta, un Parlamentgo che non rappresenta più nessun elettorato ma dove, grazie a uno smisurato e illegale premio di maggioranza, continuerà a far danno la stessa casta di prima, la stessa che ha eletto Mattarella non certo per difendere la democrazia e la Costituzione ma per avere un servo fedele ai suoi comandi.
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E ora i veri gufi sono tutti lì a gufare: “Attenti che ora arriverà la botta dai mercati! Gli investitori se ne andranno! Lo spread salirà! Ci sarà il caos! Arriveranno le cavallette!”
Ma come? Belgio e Spagna sono stati lunghi periodi (14 mesi e un anno) senza Governo, il Pil è salito, il debito è sceso e tutto è migliorato! Non lo hanno ancora capito che a mandare a picco gli Stati sono certi politici?

BEPPE GRILLO
Evviva! Ha vinto la democrazia. La risposta degli italiani come affluenza alle urne e come indicazione è stata netta. La propaganda di regime e tutte le sue menzogne sono i primi sconfitti di questo referendum. I tempi sono cambiati. La sovranità appartiene al popolo, da oggi si inizia ad applicare veramente la nostra Costituzione.
I primi vincitori sono i cittadini che hanno alzato la testa e sono andati a votare in massa fregandosene delle TV e dei giornali per bocciare la riforma costituzionale e chi l’ha proposta senza nessun mandato popolare.
Questo voto ha due conseguenze rilevanti.
1) Addio Renzi
2) Gli italiani devono essere chiamati al voto al più presto. La cosa più veloce, realistica e concreta per andare subito al voto è andarci con una legge che c’è già: l’Italicum. Abbiamo sempre criticato questa legge, ma questi partiti farebbero di peggio e ci metterebbero anni legittimando l’insediamento di un governo tecnico alla Monti. Per quanto riguarda il Senato, proponiamo di applicare dei correttivi per la governabilità alla legge che c’è già: il Consultellum. Ci vogliono cinque giornate di lavoro. La nostra proposta a tutti è di iniziare a lavorarci domani e avere la nuova legge elettorale in settimana. Non si può bloccare il Parlamento discutendo una nuova legge elettorale. Si deve votare il prima possibile. I partiti faranno di tutto per tirarla per le lunghe e arrivare a settembre 2017 per prendere la pensione d’oro. Non glielo permetteremo e l’unica soluzione è quella che proponiamo. Chiediamo agli italiani di stare al nostro fianco in questa battaglia.
Il MoVimento 5 Stelle ha fatto la sua parte. Siamo andati in tutta Italia a fare informazione per mesi, nessuno di noi si è risparmiato. Ringraziamo tutti i portavoce e tutti gli attivisti che hanno reso possibile il treno tour senza spendere milioni di euro. Grazie a tutte le persone che ci hanno ospitato e che ci hanno rifocillato lungo il percorso.
Dalla prossima settimana inizieremo a votare online il programma di governo e in seguito la squadra di governo.
Auguriamo buon lavoro al Presidente Mattarella in questo momento cruciale. Come prima forza politica del Paese siamo disponibili a fare tutti i passi necessari per arrivare alle elezioni politiche.
Una lezione per tutti: non si può mentire per sempre al popolo senza subire conseguenze.

7 italiani su 10 hanno voluto votare e 6 su 10 hanno detto No alla riforma costituzionale.
Renzi si dimette subito, dignitosamente. L’unico atto dignitoso di questi 1014 giorni di distruzione della democrazia.
Ora Mattarella dovrebbe portarci alle elezioni entro un anno, e sentirà il Parlamento che è, lo ripetiamo un Parlamento illegittimo, che doveva fare solo una nuova legge elettorale e fare da ponte a nuove elezioni, senza compiere atti gravi come la riforma di mezza Costituzione, e dove, ed è la cosa peggiore la maggioranza nasce dall’enorme premio elettorale dato al Pd, che era, lo ripetiamo arrivato secondo in Italia alle elezioni politiche. Ricordiamo ancora la Grecia dove il popolo democratico aveva vinto ma Tsipras non se ne è andato e il popolo democratico è stato ignorato e distrutto.
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Giovanni Russo
Il NO in Campania è stato un sonoro pernacchio a de Luca e compagnia varia ed avariata. W la Campania: ha fatto rimanere la frittura di pesce sullo stomaco al de Luca
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Ivan
Renzi ha dimostrato di essere un idiota oppure una marionetta.
Se non faceva niente restava al governo (come Andreotti).
Ma purtroppo come “marionetta” doveva cercare di cambiare la Costituzione.
Glielo ha chiesto il Gruppo Bilderberg (detto anche conferenza Bilderberg, club Bilderberg o clan Aisna Masne).
Non poteva rifiutare.
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Viviana
Interrotte le trattative con cui Renzi e Caliendo stavano per svendere i beni pubblici italiani e il suo welfare alle multinazionali, come ha fatto Tsipras in Grecia.

Gian Carlo Fusco
E’ un grande giorno per la nostra amata Italia
Il popolo si è finalmente risvegliato dal torpore che lo sovrastava e ha sancito tre cose:
– che la nostra Costituzione non potrà mai essere violentata da degli incapaci, pregiudicati e forse pure piduisti
– che Renzi se ne deve andare a casa, ha fatto fin troppi danni con la sua incapacità ed arroganza
– che è la fine del matrimonio contro natura tra centrodestra e centrosinistra, voluto dal peggior presidente della Repubblica Napolitano.
Spero ora che le forze sane del Paese, M5S in testa, prendano in mano la situazione e ci portino al più presto al voto, perché questa è la democrazia, altre strade, tipo proseguire la legislatura, secondo me sarebbero forzature semplicemente antidemocratiche.

Eliom
E adesso non abbassiamo la guardia.
Quei poteri che hanno insediato e mosso Renzi ed i suoi accoliti, torneranno all’attacco.
Cercheranno ancora di minare la nostra libertà a la nostra democrazia, poiché vogliono privatizzare tutto ciò che è privatizzabile (scuola, sanità, spiagge demaniali, mari), ridurre ulteriormente il costo del lavoro, eliminare diritti.
Ma ora sappiamo di poter contare su milioni di italiani che non si vendono per un tozzo di pane, innamorati della Costituzione, che ora, grazie a Renzi, conoscono molto meglio di prima.
Grazie Renzi, perché hai fatto crescere la consapevolezza nel Paese!
Quando si dice l’eterogenesi dei fini…
Questa sarà la nostra Resistenza, combattuta con le uniche armi della consapevolezza e dell’intelligenza
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Frange Lunatiche
Fatemi dire che si chiude (spero definitivamente) una delle pagine peggiori e più volgari della politica italiana.
Per due anni e mezzo ci siamo dovuti subire la boria e la prepotenza di questi presunti rottamatori, che hanno infestato e avvelenato il confronto democratico, con il loro pressapochismo, con il loro vuoto siderale di idee, con tutta la superficialità e l’incapacità che li ha contraddistinti.
Non rimpiangeremo Maria Elena Boschi, non rimpiangeremo un premierino non eletto da nessuno, non rimpiangeremo la variopinta combriccola dei bocconiani e dei leopoldini, il piccolo manipolo di camiciole bianche esperti del nulla.
Tutti questi personaggetti che sono l’espressione peggiore del paese, ci hanno fatto perdere almeno tre anni, fra leggi pasticciate e “riforme” scritte con i piedi, quando il paese affondava e la situazione socio-economica degli italiani degenerava sempre di più.
A non rivederci.
Quella di ieri sera è stata la sconfitta di Renzi, ma è stata anche e soprattutto la grande sconfitta del PD.
Un partito, che nelle sue varianti montiane, bersaniane, lettiane e renziane, governa ininterrottamente il paese da 5 anni.
Un partito che ci ha portato a sempre nuovi e incredibili record di debito pubblico, alla disoccupazione permanente del 40% dei giovani, al PIL dello zero virgola.
Un partito che nel corso degli anni ha saputo solo assorbire teorie socio-economiche liberiste e tardo-reganiane, e che ha finito con il diventare la patria dei bocconiani e dei twittaroli del nulla.
Un partito, che nel pieno solco della “cultura” dei Democrats occidentali, è per natura delegittimante, squalificante nei confronti di qualsiasi altra idea o espressione politica.
Per cui non si butti la croce addosso al solo Renzi, perché lui è solo l’ultima e perfetta sintesi di una involuzione iniziata anni e anni fa.
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Viviana
.. quando uno è de coccio…
Ha vinto in modo schiacciante il No alle riforme e Schauble insiste: “Bisogna che nasca al più presto un governo in Italia e ‘si prosegua’ con le riforme…!”
Shauble è il capo dei poteri forti europei.
E per fortuna che se vinceva il No, viceva la Casta! (ultima fesseria di Renzi)
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Frange Lunatiche
Fatemi dire che si chiude (spero definitivamente) una delle pagine peggiori e più volgari della politica italiana.
Per due anni e mezzo ci siamo dovuti subire la boria e la prepotenza di questi presunti rottamatori, che hanno infestato e avvelenato il confronto democratico, con il loro pressapochismo, con il loro vuoto siderale di idee, con tutta la superficialità e l’incapacità che li ha contraddistinti.
Non rimpiangeremo Maria Elena Boschi, non rimpiangeremo un premierino non eletto da nessuno, non rimpiangeremo la variopinta combriccola dei bocconiani e dei leopoldini, il piccolo manipolo di camiciole bianche esperti del nulla.
Tutti questi personaggetti che sono l’espressione peggiore del paese, ci hanno fatto perdere almeno tre anni, fra leggi pasticciate e “riforme” scritte con i piedi, quando il paese affondava e la situazione socio-economica degli italiani degenerava sempre di più.
A non rivederci.
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….e ora riuscirà la Consulta a darci il suo giudizio di costituzionalità sull’Italicum che è peggio del Porcellum?

La Storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa” (K. Marx)

Il paradosso è che i maggiori alfieri del Sì possono essere danneggiati dalla vittoria del Sì, e i maggiori alfieri del No possono essere danneggiati dalla vittoria del No.” (Gilioli)
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” La Costituzione è ciò che ci siamo dati nel momento in cui eravamo sobri, a valere per i momenti in cui siamo ubriachi.” (Jon Elster)
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Viviana
In Grecia hanno forse tenuto conto del No del referendum popolare contro la Troika? No certo, e subito dopo è cominciata la svendita dei beni pubblici (acqua, luce, gas, porti, aeroporti…) alle multinazionali.
In Italia avverrà lo stesso. Svenderanno il nostro stato sociale (sanità, scuole, ferrovie..) e i nostri beni nazionali alle multinazionali. Che vinca il SI’ o il No, Renzi è già ai tavoli per firmare la svendita dell’Italia alle multinazionali. Altro che diventare leader in Europa!!
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Renzi e Caliendo stavano già contrattando la svendita dell’Italia alle multinazionali
Cambiata la Costituzione, accentrato tutto il potere nelle mani del Governo e neutralizzata l’opposizione, svendere l’Italia per due soldi sarebbe stato un gioco da ragazzi, come è stato fatto con la Grecia che perso porti, aeroporti, gas, acqua, luce…
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Andrea
“Ma per svendere meglio gli serviva la modifica del titolo 5°della costituzione per “poter espropriare comuni e regioni delle loro proprietà” come ben ha detto un viceministro in visita all’estero intervistato da un giornalista ovviamente non italiano.”

Viviana
Questo referendum su questa maledetta riforma ha spaccato il Paese, ha spaccato i partiti, ha diviso le famiglie, ha messo gli amici uno contro l’altro.
Io ho perso quella che credevo un’amica (e per fortuna che è una che lotta a favore degli emarginati!). Come le ho mandato le ragioni del No (ho fatto il sunto degli argomenti di Paragone da La gabbia), prima mi ha detto di non averci capito niente e che avrebbe votato ‘comunque SI’’, poi, quando ho aggiunto che, allora, se pensava di non capire niente di politica e di economia, mi scusavo e non l’avrei disturbata più con questi argomenti, mi ha dato di arrogante e supponente (?) ordinandomi di non scriverle più. Ora mi guarda come una nemica. Ma ch’aggio a fa’? Per qualcuno, ormai, anche parlare di democrazia è diventata un’offesa. Il referendum ha risvegliato il peggio che c’è in noi.

Con tutti i problemi gravissimi che abbiamo e che Renzi non ci pensava nemmeno a risolvere perché non aveva uno straccio di idea su cosa fare o non lo voleva fare, il Paese è rimasto fermo per 7 mesi su questo referendum inutile e distruttivo, che distruggeva due diritti elettorali e minava gravemente la sovranità popolare, trasformando il Parlamento in un bivacco di manipoli. Spero solo che per Renzi e per il Pd tutto e i suoi sporchi alleati questo referendum sia un autogoal formidabile che li stermini tutti perché non meritano altro!

Scrive un renziota: Qui si tratta di inventarsi le notizie,le cosiddette bufale e di diffonderle con mezzi massicci in tutte le sedi utili. ei blog,sui social,con una azione coordinata e razionale. na rete a strascico sempre stesa, sempre operativa per prendere gli incazzati,le menti deboli,gli sprovveduti”
E’ ovvio che sta parlando di Renzi🙂
La sua ultima bufala è aver mostrato un facsimile di scheda elettorale per votare direttamente i senatori quando,se passasse il SI’,la legge costituzionale li dice nominati dai consigli regionali! Insomma Renzi non ha ancora confermato la riforma e già presenta una legge elettorale incostituzionale secondo la sua stessa riforma?
Non parliamo poi del Renzi che prima dice che il suo è il ‘Partito della Nazione’,poi quando gli fanno notare che era il nome del partito di Mussolini,dice che è Grillo che vuol fare il ‘Partito della Nazione’!
Ma la bufala più grottesca è quella con cui dice che chi vota No “difende la CASTA!”
Fa davvero piegare in due dal ridere
Ma come? Lui regala miliardi alle banche truffaldine,depenalizza i reati dei compari parlamentari,prende i più delinquenti come soci di Governo,dice che l’italiano modello è Marchionne,fa il Patto del Nazareno n° 1 e contratta per fare il Nazareno n° 2,mira a privatizzare ogni bene dello Stato e a distruggere il welfare per svendere tutto alle multinazionali,distrugge due diritti elettorali e conserva i listini bloccati e il gigantesco premio di maggioranza per mantenere i soliti noti al potere,si fa dettare la riforma costituzionale dalla JP Morgan,distrugge i diritti del lavoro, trasforma i lavoratori italiani da salariati a vaucherizzati, regala un miliardo alle lobbye, ubbidisce come un cagnolino alla Merkel, distrugge la scuola pubblica mentre regala alle scuole private,spende 21 milioni al giorno in armi,toglie 50 milioni ai bambini malati di tumore di Taranto per regalarne 60 ai giocatori di golf,difende le prescrizioni facili… e poi la Casta saremmo noi???????!!!
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La legge elettorale proposta dai 5stelle è : Proporzionale e senza alcun premio di maggioranza. Rappresentativa dei cittadini, quindi con preferenze e circoscrizioni medio piccole.
“Il meccanismo del premio subordinando l’elezione del Parlamento a quella del Governo produce un risultato antidemocratico e autoritario; la governabilità ottenuta col premio è una governabilità totalmente artificiale e quindi, paradossalmente, “instabile” e precaria perché si fonda sull’illusione che investendo del potere una sola persona tutti i problemi siano sol per questo risolti. Mentre la governabilità costruita dal basso produce decisioni stabili, la governabilità imposta dall’alto produce decisioni immediate ma precarie, poiché le leggi sono il frutto di decisioni solitarie di Governi appoggiati da un Parlamento privo di forza di rappresentanza reale”.
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In questa battaglia per la democrazia è fuor di dubbio che Il fatto Quotidiano ha combattuto in prima linea e spesso è stato solo a fare denunce e rivelazioni. In Tv Travaglio ha difeso le posizioni quasi sempre da solo contro 2 o 3 avversari (coordinatore compreso). Il FQ ha lottato contro tutti i media, tutte le tv, tutti i politici, le banche, la finanza, i poteri neri dell’Ue, le banche d’affari americane… Ha vinto perché era in sintonia con la maggioranza di questo Paese e perché la sua battaglia era giusta. Due cose non capisco:
-perché IFQ accoglie nella sua redazione uno come Santoro che pur essendo stato preso a pesci in faccia dal Pd continua a sostenerlo? Che odia il M5S. E che ha votato SI? al referendum?
-e perché con una missione così importante per la democrazia, IFQ vieta di leggere sul web i suoi articoli a chi non paga un costoso abbonamento? Non è stato lo stesso motivo che portò al fallimento il Manifesto?

C’è chi mira solo al proprio potere personale.
C’è chi lotta per una maggiore democrazia.
Inutile continuare a dire che con l’Italicum, i partiti singoli e il ballottaggio, il M5S ci guadagnerebbe.
Lo dovrebbero aver capito tutti che se qualcuno vuol guadagnare, nel M5S nemmeno ci entra.
La legge elettorale proposta dai 5stelle è : Proporzionale e senza alcun premio di maggioranza. Rappresentativa dei cittadini, quindi con preferenze e circoscrizioni medio piccole.
“Il meccanismo del premio subordinando l’elezione del Parlamento a quella del Governo produce un risultato antidemocratico e autoritario; la governabilità ottenuta col premio è una governabilità totalmente artificiale e quindi, paradossalmente, “instabile” e precaria perché si fonda sull’illusione che investendo del potere una sola persona tutti i problemi siano sol per questo risolti. Mentre la governabilità costruita dal basso produce decisioni stabili, la governabilità imposta dall’alto produce decisioni immediate ma precarie, poiché le leggi sono il frutto di decisioni solitarie di Governi appoggiati da un Parlamento privo di forza di rappresentanza reale”.
Al momento la Costituzione l’abbiamo salvata da ulteriori peggioramenti.
Ora si tratta di rimetterci quei diritti e quelle tutele che pessimi governi bypartisan hanno distrutto, di realizzare tutto quello che in 70 anni non è stato realizzato e di allargare la democrazia, non di restringerla.
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PAOLO FARINELLA
Referendum: torna a casa, Renzi, senza rimpianti! Fin dai primi exit poll, confermati dall’avanzare delle schede scrutinate, è stato chiaro, oltre ogni ragionevole dubbio, che Renzi esce dal referendum con le ossa rotte e la sig.na Maria Elena-Etruria piange sconsolata e solitaria. Quando si tocca il popolo nella Costituzione bisogna che i predatori, i lanzichenecchi ci pensino non una o dieci volte, ma mille e milioni di volte. Ho visto ai seggi persone anziane col bastone, camminare con difficoltà, in una giornata fredda e ghiacciata che potevano starsene al caldo in casa, invece sono usciti per andare alla guerra. Vedevo dagli sguardi e dalle parole che andavano in guerra, armati del solo scudo della Costituzione. La loro arma era la scheda elettorale, la stessa che Renzi stava per scippargli.
Il popolo sovrano si è opposto con una maggioranza schiacciante. Il No era la coscienza del popolo, mentre il Sì era solo una trappola e tutti l’hanno capito, nonostante le bugie, i trucchi, le malversazioni, i soldi pubblici, anche quelli del No, spesi per la campagna del Sì, le truffe del voto all’estero sul quale contava la Boschi che, vergognandosi di stare in Italia, a causa del babbo etrusco, si è fatta un giro per il mondo a spese nostre. Nonostante i circa 8 milioni spesi per le lettere agli italiani, scopiazzando Berlusconi, Renzi e la sua combriccola ora si leccano le ustionati sul 60% del corpo.
L’arroganza, la prosopopea, la saccenteria, la superiorità ostentata, senza possederla, la voglia di strafare e il narcisismo patologico hanno spianato come un tappeto il signorino che voleva somigliare a un ducetto. Nella vita come in politica, può riuscire una volta, al massimo due, ma alla terza arriva il conto e arriva salato. L’umiliazione del sindacato, la distruzione del partito ex democratico, l’irrisione della magistratura, l’insolenza contro gli operai, la corte a finanzieri e a Marchionne e non avere tolto l’Imu ai ricchi e ricchissimi, la tragedia della scuola, i terremotati dimenticati, la legge sul licenziamento facilitato, obbrobriosamente chiamato «Jobs Act», i trucchi per sperperare denaro pubblico promettendo, in vista del referendum, anche l’immortalità e la guarigione dal cancro e infine, hanno svelato un presidente del Consiglio e un governo senza popolo e lontano da esso, agli antipodi. Il popolo è paziente, è buono, spesso è bue, ma quando il toro si sveglia perché non ne può più di vedere i figli a spasso, i nipoti senza futuro e quelli che possono scappano all’estero, la mazzata è colossale, muta, ma centrata. Berlusconi si beccò in faccia da un bonaccione il Duomo di Milano in miniatura, Renxit questa notte si becca San Pietro di Roma, il Duomo di Firenze, quello di Genova, di Bologna, di Modena, di Palermo, la Mole di Torino, l’Expo di Milano, tutti in un solo colpo centrato da mirino di precisione.
Chi si è impegnato in questa impari lotta lo sapeva e personalmente non ho mai avuto dubbi sull’esito perché non si trattava di una leggina qualsiasi, ma di una manovra destabilizzante, lo stravolgimento dell’ordine democratico con mezzucci tipici da ominicchi e donnicciole senza spirito e senz’anima, assetati solo di stare sulla scena leopoldina a d essere applauditi. Avremo modo di riflettere, la democrazia è sana e si difende da chi la vuole indebolire, la Carta, pur ammaccata, è resistente, di sana e robusta costituzione e non permette che mani impure e ignoranti possano intaccare uno scritto limpido che aspetta solo di essere letto e attuato.
Renzi ha personalizzato così tanto la campagna che non gli resta altro da fare: andarsene. Lo ha fatto a modo suo nella conferenza stampa, volendosi distingue e di fatto accusando gli italiani di non averlo capito. Il lungo elenco delle cose fatte che sono le stesse per cui la gente l’ha bocciato, lui le ripete le consegna come medaglie al valore. Ancora una volta la lezione non gli è bastata, perché questo voto è contro di lui, giudicato dal popolo sovrano estraneo alla democrazia italiana. Conoscendolo, adesso se ne va non in esilio come sarebbe giusto ma per preparare la riscossa.

MARIAPIA CAPORUSCIO ( o SALVATORE FONTANA ?)
Sono triste in questa sera piovosa e cupa dove non si vedono luci all’orizzonte e tutto prende il colore di una pozzanghera abbandonata schizzata da macchine che corrono veloci verso mete sbagliate.
Vorrei con tutto il mio cuore essere vicina a Beppe, in questa sera solitaria, vorrei trovare le parole per dirgli il mio affetto, il mio grazie, senza disturbare la sua riflessione, il suo desiderio di quiete, sapendo che la sua come la mia non è una natura di quiete e che… domani ci porterà vita nuova e nuove possibilità di rovesciare il mondo.
Vorrei dirgli grazie come a un innamorato con cui hai partecipato a un sogno che è solo ad una svolta, che non è affatto finito e che domani riprenderà con forze rinnovate.
Vorrei dirgli che mai nessuno in Italia mi ha dato la precisa sensazione di contare qualcosa, di poter partecipare a un ideale, poter lottare per dei valori buoni,amare il mio Paese, rispettare me stesso..
Vorrei dirgli che mai nessuno, in questi morti partiti, mi ha mai dato come lui il senso bellissimo di una democrazia,della luce incredibile che può sorgere da tutti noi, dalla nostra onestà, dalla nostra volontà di fare bene, per tutti e non solo per uno.
Oggi non contano più le volte che mi sono arrabbiata con lui, come si fa con un innamorato dello stesso ideale di cui non sempre capisci le intenzioni, mi sono dimenticata la scaramucce che fanno parte dell’amore comune, oggi io vedo solo la cosa grandissima che ha creato, il coraggio, la costanza, la determinazione, la potenza e la follia di questo sogno che è anche il nostro sogno.
Io dico che devo il meglio di me a tante persone eccezionali che ho avuto la fortuna di incontrare e che non avrei mai potuto essere quella che sono e resistere anche nella mia vita di tutti i giorni come resisto senza queste persone e senza di lui.
Oggi che tutti gli danno addosso più che mai e che gli attacchi arrivano fin dentro la sua casa, oggi che la sua lunga corsa sembra sospesa, io dico: Grazie, Beppe! – Sarò sempre al tuo fianco !!!
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Viviana
Io vivo a Bologna e posso confermare che qua la maggior parte della popolazione è anziana e completamente rincoglionita, perché bisogna proprio essere completamente rincoglioniti per votare per autoridursi la sovranità popolare e i diritti elettorali e aiutare l’uomo solo al potere.

Renzi lascia una situazione devastante:
•un paese comunque spaccato malamente;
•un partito che ha deluso tutti;
•una credibilità nel governo devastata;
•istituzioni infiltrate da delinquenti;
•una legge elettorale da rifare;
•una legge di bilancio da approvare;
•una crescita economica inesistente;
•la fine della fiducia dei cittadini nello stato;
•2200 miliardi di debito pubblico;
•un territorio devastato dal degrado e dall’incuria;
•una generazione senza futuro.
•1 milione e 400.000 politici pasturati dallo Stato che non sanno fare niente
•190 miliardi di evasione fiscale;
•migliaia di processi a corrotti bloccati dalla prescrizione:
•migliaia di imprese distrutte.
•l’impegno militare in tre guerre;
•un sistema mediatico privo di indipendenza e libertà.

Una situazione tremenda in cui tutto è da rifare.
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Pensa che migliore figura avrebbe fatto Prodi se non fosse andato a dire che votava SI’!! Ha voluto procurarsi un posto a tavola, lo ha tradito un eccesso di avidità.

VOLEVA TUTTO, HA PERSO TUTTO
PADELLARO

Il No venuto dal popolo italiano, forte e chiaro, che ha sbaragliato il tentativo di Matteo Renzi di rottamare la Costituzione della Repubblica ricorda un’altra vittoria del No, quella contro il referendum democristiano del 1974 sull’abrogazione del divorzio che il vecchio Pietro Nenni commentò con parole divenute famose: hanno voluto contarsi, hanno perso. La stessa illusione che ha perduto domenica 4 dicembre 2016 l’ambizioso politico fiorentino, che tra le sue qualità non ha quella della prudenza visto che come un giocatore d’azzardo al tavolo da poker da tre anni a questa parte non ha fatto altro che raddoppiare la posta: dalle primarie del Pd all’occupazione del Nazareno alla conquista di palazzo Chigi. Poteva accontentarsi di guidare il Paese (anche se con l’imbarazzante soccorso degli Alfano e dei Verdini) fino alla scadenza della legislatura del 2018. Ma una perniciosa bulimia del potere, alimentata dal 40 per cento delle Europee del 2014 gli ha suggerito l’idea di accaparrarsi l’intero piatto.
Attraverso il famoso combinato disposto costituito dal dominio sulla Camera (grazie al superpremio di maggioranza previsto dall’Italicum) e dalla trasformazione del Senato in un dopolavoro di nominati (grazie alla riforma Boschi). Gli è andata male, anzi malissimo. Prima la progressiva crescita nei sondaggi dei Cinquestelle gli ha consigliato di smontare l’Italicum per non ritrovarsi Beppe Grillo seduto al suo posto a palazzo Chigi. Poi, questa notte Renzi è stato sommerso da un plebiscito: non quello che sperava ma di segno diametralmente opposto. Gli italiani sono corsi a votare in massa come nessuno aveva previsto avendo compreso l’enormità della posta in gioco. Così Renzi, che cercava da questo voto la legittimazione mai ricevuta in elezioni politiche, ha ricevuto la più pesante delegittimazione. Ha voluto la conta e ha perso tutto. Ha travolto nella sconfitta, oltre al suo presente e forse al suo futuro politico, anche il governo e con il governo la stabilità tante volte invocata come bene supremo della nazione. Le sue dimissioni – inevitabili – aprono ufficialmente anche la resa dei conti nel Partito Democratico dove coloro, e non sono pochi, che in questi anni si sono sentiti ingiustamente emarginati e maltrattati non vedono l’ora della rivincita.
Renzi paga anche responsabilità non sue ma che ha colpevolmente subito. Non dimentichiamo che la riforma della Costituzione e il suo stravolgimento fu pretesa da Napolitano in quel blitz che in pochi giorni portò alla inopinata giubilazione di Enrico Letta e al conferimento dell’incarico al sindaco di Firenze. Renzi si è imbarcato nell’avventura che lo ha portato al naufragio referendario su mandato imperativo dell’ex Capo dello Stato. Da cui, non dimentichiamo, si fece anche pesantemente correggere la lista dei ministri, a cominciare da quel Nicola Gratteri, magistrato tra i più autorevoli nella lolla alla mafia, entrato al Quirinale come ministro della Giustizia e poi sostituito in gran fretta da Andrea Orlando. Fu da quel momento che la sua immagine di giovane iconoclasta dei soliti riti della vecchia politica cominciò a snaturarsi. Su molti altri errori dovrà riflettere Renzi …. Primo: la Costituzione è patrimonio del popolo italiano non certo di un certo politico inceppato da opportunisti e voltagabbana. Secondo: riformare la Casta si può se necessario, ma l’aver trasformato 47 articoli determinanti per il funzionamento delle istituzioni in un pasticcio incomprensibile è stato da irresponsabili. Un allarme lanciato dai più illustri costituzionalisti, non solo non ascoltati ma definiti dal nuovo che avanzava come professoroni, gufi e rosiconi. Terzo: l’incredibile esposizione mediatica del premier la cui faccia spuntava a ogni ora da ogni schermo televisivo non solo non ha pagato ma ha finito per provocare una reazione di rigetto che certamente ha contribuito ad accrescere la dimensione della sconfitta. Quarto: con l’arroganza, la presunzione, il disprezzo per chi non la pensa come te, con espedienti vergognosi a partire dall’uso delle malattie come propaganda elettorale non si fa molta strada. E alla fine si va a sbattere.
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HA RIVINTO LA REPUBBLICA
Marco Travaglio

Nel nuovo referendum Monarchia- Repubblica, 70 anni dopo quello del 1946, ha rivinto la Repubblica. E con un distacco abissale, plebiscitario. Dopo una campagna elettorale che ci ha visti in prima linea in difesa della Costituzione (speriamo per l’ultima volta), è difficile silenziare le voci di dentro: le emozioni, le tensioni, le paure, i ricordi lontani e recenti.
Il primo è il giorno della nostra nascita, sette anni fa, quando con un pugno di colleghi fondammo il Fatto per dire ciò che gli altri non possono o non vogliono dire. E Antonio Padellaro illustrò nell’editoriale la nostra linea politica: la Costituzione. Che nel 2009 era minacciata da un uomo solo al comando, Silvio Berlusconi. Mai avremmo immaginato che nel 2016 quella scena horror si sarebbe ripetuta a opera di un altro aspirante caudillo, stavolta di sinistra (si fa per dire): Matteo Renzi, con dietro Giorgio Napolitano e i soliti poteri forti e marci, italiani e non.
E non potevamo neppure immaginare che stavolta ci saremmo ritrovati soli a difendere la Costituzione, per il tradimento di buona parte del mondo intellettuale, culturale e artistico. Il secondo ricordo è di fine marzo 2014, quando ci accorgemmo con un giorno di ritardo che il sito di Libertà e Giustizia aveva pubblicato un drammatico appello firmato da Zagrebelsky, Rodotà, Carlassare, Settis e altri contro la “svolta autoritaria” delle due “riforme” appena partorite da Renzi & B. in pieno Patto del Nazareno: l’Italicum e la Costituzione Boschi-Verdini. Riuscimmo comunque a pubblicarlo in esclusiva, perché nessun altro quotidiano (a parte il manifesto) gli aveva dedicato neppure un trafiletto. Ci guardammo intorno e non vedemmo nessuno: “I matti siamo noi o tutti gli altri?”.
Se si fosse votato allora, sarebbe finita col Sì al 99% e il No all’1. Poi Grillo e Casaleggio sottoscrissero l’appello, condiviso anche da Sel. La sinistra del Pd balbettava, per poi ridursi al silenzio o saltare sul carro del vincitore di lì a due mesi, quando Renzi trionfò alle Europee. Se da allora il fronte del No è cresciuto e si è moltiplicato da zero fino al 59% lo si deve, più che al voltafaccia di bottega di B. e alla scombiccherata campagna leghista, all’impegno di comitati, partigiani, magistrati, Fiom e Cgil, ma anche dei 5Stelle, presenti in ogni piazza e strada con un impegno che – comunque la si pensi – resterà il loro fiore all’occhiello.
Il Fatto è sempre stato, ogni giorno, il punto di riferimento del No. Mai per motivi partitici o personali, sempre e soltanto sul merito della controriforma, in nome dei nostri principi e ideali. Anche quando Renzi trasformò il referendum in Referenzum, cioè in una folle ordalia pro o contro la sua insignificante persona. L’abbiamo fatto nella certezza di uscire sconfitti da una battaglia persa in partenza, per poter guardare in faccia in serena coscienza noi stessi, i nostri figli e i nostri lettori. Ci siamo inventati di tutto (inserti speciali, convegni, libri, una tournèe teatrale) per bucare il muro della censura e contrastare a mani nude, senza un soldo,la spaventosa potenza di fuoco del premier, che ha violato tutte le regole, anche quelle della decenza; speso chissà quanti milioni per la campagna elettorale; usato voli ed elicotteri di Stato, buttato o promesso miliardi pubblici per comprare voti con la legge di stabilità e i rinnovi contrattuali last minute; occupato ogni angolo della Rai, tenuto in scacco Mediaset; mobilitato prefetture, ambasciate, ministri, sindaci, governatori, Poste, Confindustria, Confquesto e Confquello; seminato terrori e ricatti con allarmi infondati, complice la consueta legione straniera; usato persino il dolore dei malati di cancro; raccontato balle spaziali fin sulla scheda elettorale. Il tutto nella certezza (poi confermata) che nessun arbitro l’avrebbe fermato, sanzionato, sbugiardato. Intanto, tutt’intorno, le più occhiute vestali della legalità, della democrazia e della libera informazione attivissime nell’era Berlusconi si squagliavano come neve al sole dinanzi ai volgari abusi del satrapuccio di Rignano. Figuriamoci quanti voti in meno avrebbe avuto il Sì se le regole fossero state rispettate.
Ma oggi Renzi va anche ringraziato per alcuni meriti conquistati sul campo, ovviamente a sua insaputa, spaccando in due l’Italia – famiglie, amici, partiti, associazioni – proprio sulla Carta che ci aveva uniti per 68 anni.
1) Ci ha regalato mesi avvincenti e indimenticabili, trascorsi in giro per l’Italia a informare la gente, a discutere di principi e valori, a riscoprire e riamare una Costituzione (quella vera) che davamo ormai per scontata e invece va sempre innaffiata e alimentata col nutrimento della passione civile. Le ultime settimane le abbiamo trascorse a cercare ospiti per la Woostock del No, collezionando una serie impressionante di dinieghi, distinguo, silenzi, imbarazzi, tremiti e fughe da Guinness, anche da personaggi insospettabili: il che rende ancor più preziosa la presenza degli artisti che gratuitamente erano con noi venerdì sera al teatro Italia.
2) Ha costretto tanti democratici a targhe alterne a gettare la maschera, aiutandoci a separare il grano dal loglio: chi combatteva Craxi e B. per difendere i principi costituzionali e la democrazia liberale, e chi lo faceva per difendere il partito o la panza. Tant’è che si è prontamente sdraiato su una controriforma scritta coi piedi da una Boschi e da un Verdini.
3) Ha trascinato alle urne 32 milioni di italiani per sancire, speriamo definitivamente, che la nostra bellissima Carta non è un problema, ma una risorsa dell’Italia. Che non va stravolta, semmai aggiornata. E solo con riforme condivise, migliorative, scritte in italiano, limitate ai pochi articoli, ma soprattutto democratiche. Perchè gli italiani non vogliono (più) un padrone.
4) Ha seppellito, speriamo definitivamente, quell’”informazione” di regime che ieri sera esibiva le sue migliori facce sepolcrali nei talk show e, tanto per cambiare, non aveva capito nulla del Paese che dovrebbe interpretare e raccontare, invece non sa più neppure dove stia sulla carta geografica.
Quell’”informazione” di penne alla bava che deridevano i giornalisti americani, incapaci di prevedere la vittoria di Trump (peraltro meno votato della Clinton), e in casa propria non notavano neppure la rabbia montante di milioni di persone.
La Costituzione, grazie a una provvidenza laica che si serve anche di alleati insospettabili e persino impresentabili, si è salvata un’altra volta. E ha salvato tutti noi. Anche chi voleva rottamarla.
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Pensa Prodi che bella figura faceva se stava zitto!
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La frase di oggi è:

“Credo che la serenità sia accettare che ci sono persone che non ti vorranno mai, che ci sono cose che non potrai mai fare, che ci sono parole che non ti saranno mai perdonate, che ci sono amici che fuggiranno via per sempre, che la solitudine è ineluttabile come la malattia e la morte, ma che l’impossibile esiste e tu ne fai parte.”
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MASADA 1813 7-12-2016 OROSCOPO DEL 2017

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MASADA 1813 7-12-2016 OROSCOPO DEL 2017
Blog di Viviana Vivarelli

Che si creda o no all’astrologia, il 2017 si presenta con due bellissime metafore:
Saturno in Sagittario
Giove in Bilancia.
Simbolicamente, Saturno rappresenta la vecchiaia, le difficoltà gravi, i problemi pesanti, ma il Sagittario è un centauro che lancia le sue frecce verso le stelle (presagio ottimo per il Movimento)
Giove è la fortuna, il successo, la Bilancia è il regno della bellezza e dell’armonia. Per cui gli astrologhi dicono che il 2017 sarà l’anno dei buon sentimenti, della bellezza del cuore, del successo dei buoni.

Tra tutti gli astrologhi, Paolo Fox è quello che preferisco, forse perché i riscontri sono sempre puntuali e portano quasi a credere che l’astrologia sia una scienza. Ma darò un’occhiata anche agli altri per cercare conferme, che spesso non ci sono perché, come si vede, spesso le previsioni astrologiche sembrano fatte a caso con qualche trucchetto, vaghezza, citazione o proverbio, come avviene per quelle, pessime, di La7, che lasciano il tempo che trovano. Ho provato a studiare l’astrologia che è una tecnica molto complessa e, anche se sembra esattissima e basata su stagioni e stelle, evoca tempi in cui il mondo era un tutt’uno di eventi fisici e concettuali, un ordine ideale in cui il fuori rispecchia il dentro e la realtà è olistica e completa.

Fox ci dice, dunque, che il 2017, nonostante contenga quel 17 apparentemente funesto, sarà probabilmente migliore degli anni precedenti. O, almeno, questa è la nostra speranza.
L’anno appena trascorso non è stato affatto bello, è stato gravido di sciagure e disgraziato per la politica, l’economia, la sicurezza, la costruzione di futuro. Guerre terribili si stanno consumando senza che si veda soluzione di sorta. Le risorse del mondo vengono dilapidate incoscientemente. Inquinamento e corruzione si allargano mentre i governi marciano ormai sopra ogni democrazia col ritorno ad un anacronismo micidiale e nefasto. Contro una cricca di magnati sempre più ricca e cinica, l’umanità diventa sempre più povera e disperata. Le conquiste sociali dell’ultimo secolo sono state cancellate una ad una. I potenti non ci pensano nemmeno a distribuire le loro ricchezze, comprano i Governi e cercano di indebolire ancor più i popoli in un progetto di impossessamento e depredazione che calpesta tutele e diritti. Siamo all’ultimo di 8 anni disastrosi per l’Occidente dove ha prevalso un neoliberismo spietato che ha affossato tutti i Paesi, accrescendo l’anarchia di banche, multinazionali e finanza. La democrazia arretra. La natura stessa si ribella con terremoti e alluvioni. La politica va sempre più a destra, sia tra chi comanda che tra chi si oppone. Banche e multinazionali spadroneggiano senza limite. La gioventù, che dovrebbe essere la stagione più bella della vita, è diventata il tempo della disillusione, dell’amarezza e della precarietà. Il mondo del lavoro è ferito a morte. Il welfare sta per essere devastato. Le Costituzioni che erano la fierezza dell’Occidente sono aggredite e stuprate, nella violazione dei diritti fondamentali dei cittadini. Persino il mondo della cultura è ripiegato in se stesso, senza più impulsi creativi e aneliti di liberazione. Ai popoli liberi sono subentrate le corti. Ai governi democratici le oligarchie. I partiti godono di uno strapotere fine a se stesso che non corrisponde più a favore popolare o a delega elettorale. C’è crisi di rappresentanza e dunque di democrazia. Il gap tra chi ha il potere e chi non ce l’ha sta diventando insopportabile. All’economia produttiva si sostituiscono i giochi della finanza. Algoritmi ciechi prevaricano bisogni reali e necessità sociali. Il presente restaura il peggio del passato e se ne frega del futuro, dominato da poche centinaia di magnati pronti a bruciare il mondo. Gli spiriti liberi sono soffocati dai servi o dai rinunciatari. E un impulso negativo, ripiegato su se stesso, fallimentare, cinico o amareggiato, domina l’Occidente, nella violazione di tutti i valori, di tutte le tutele sociali, di tutte le sicurezze democratiche, di tutte le speranze popolari.

Fox, come tutti gli astrologhi, ogni fine d’anno, ha il dovere di risvegliare la speranza, ci dice che dopo tanta morte il 2017 risveglierà “la creatività e la voglia di fare” e sarà l’anno dei sentimenti. Ci sarà “una fase di grande entusiasmo e rinnovamento, gestita da pianeti che transitano in segni zodiacali simbolo di creatività e intraprendenza”. Così “saranno favoriti tutti coloro che hanno un nuovo percorso lavorativo o un incarico importante da affrontare, oppure vogliono semplicemente mettere alla prova se stessi per il proprio bene e per quello degli altri”. Pace a coloro che vogliono una crescita spirituale! E gloria a chiunque non cerchi il potere per sé ma il Bene per tutti!

Avremo soprattutto Saturno in Sagittario, Giove in Bilancia
Nei primi 6 mesi del 2017 ci sarà la possibilità di migliorare le nostre relazioni e di armonizzare i nostri sentimenti, e questo sarà più facile per i segni di fuoco: Ariete, Leone, Sagittario.

Saturno indica le difficoltà, l’esperienza amara che porta maturazione, ma il Sagittario indica che la sofferenza per le relazioni che sono andate male potrà essere purificata e potrà innalzarsi a nuovi ideali, nuove battaglie sociali, nuovi progetti di fede. Questo Saturno in Sagittario che muove dalle difficoltà e dalle pesantezze e si slancia verso le stelle permetterà a tanti di trovare altre strade da percorrere, così da superare gli errori del passato. Per tutti, Giove in Bilancia rafforzerà il sentimento di giustizia, il desiderio di armonia, il bene sociale.
Da ottobre Giove, foriero di nuova fortuna, si muove in Scorpione e favorirà i grandi amori e la sessualità. Questo Giove aiuterà i nati in Bilancia che da tempo sono stati penalizzati e hanno dovuto retrocedere, ora i bilancini riprenderanno nuovo vigore e avranno nel 2017 una posizione centrale importante.
Ai Gemelli diciamo di interessarsi di più al partner e agli amici.
Anche l’Acquario dovrebbe approfondire ciò che non va, senza essere troppo superficiale.

Il 2017 invita a cambiare progetti chi da troppo tempo fa sempre la stessa cosa, infatti sarà un anno gestito da pianeti creativi e porterà fortuna a chi si muove con progetti innovativi. E’ proprio per questo che tutti gli audaci e i progettuali avranno la possibilità di iniziare una vita e un nuovo percorso! Sarà l’anno di una nuova partenza in cui bisogna accettare le trasformazioni che riguardano il carattere e il proprio destino non passivamente ma con l’azione diretta e concreta!

Ricominciare è il tramite tra la disperazione e la speranza. E dipende in massima parte da noi. E’ un atto di fede nella vita e la vita, sempre, ci ricompensa. C’è sempre qualcosa che ci aspetta dopo quella scelta. Restano sempre dietro di noi delle macerie, delle perdite. Ma avanti a noi c’è sempre qualcosa di ignoto e di bello che ci aspetta. Aver fede in quello è la promessa che noi facciamo alla vita e a noi stessi“.

Se il 2016 è stato l’anno delle opposizioni, delle lotte e della fatica, il 2017 potrà essere l’anno dei sentimenti, delle nuove amicizie, dei nuovi amori, dei legami migliori con gli altri in genere. Soprattutto i tre segni di fuoco potranno incontrare un nuovo amore o migliori amicizie, visto che quelle vecchie non hanno dato tutte prove di stabilità e attenzione.

Ci sono grandi promesse di amore o begli affetti per i tre segni di fuoco: Ariete, Leone e Sagittario. Sta per iniziare per loro un anno finalmente più facile con la possibilità di un grande successo personale e sfide affrontate con coraggio e vinte anche se non mancheranno le difficoltà, per cui l’arma migliore sarà il coraggio e la persistenza.

Non è stato un anno bello, il 2017, per l’Ariete, brutto per la salute e penalizzato nel campo delle relazioni, finora si è battuto per conservare tutto il conservabile ma deve imparare a lasciar perdere senza più soffrire chi non lo merita, gli amori e le amicizie impossibili o troppo contrastate! Anche il lavoro non è andato bene ma il 2017 promette miglioramenti nel lavoro e negli affetti. Ci possono essere della belle occasioni da non lasciarsi scappare soprattutto fino a marzo. Ma bisogna imparare a cambiare con astuzia. Il 2017 sarà un anno intenso, l’Ariete non si annoierà certamente, ma non sarà un anno facile e bisogna riflettere bene e agire con razionalità, rifiutare le mosse o le risposte impulsive, cosa che non sempre l’Ariete sa fare. Certo i pianeti gli pongono contro molti ostacoli ma chi la dura la vince e la sua perseveranza gli porterà alcuni successi. Le occasioni possono presentarsi all’inizio dell’anno. E potrebbe arrivare il momento di fare una scelta importante. Urano vi aiuta fino al 5 marzo sulle vie dell’originalità e del cambiamento. Ma Giove e Plutone non sono sempre collaborativi. Saturno vi farà maturare per tutto l’anno, portando una nuova riflessione e una nuova tolleranza. C’è un periodo che finisce e occorre andare verso un nuovo inizio. Molte opportunità soprattutto per i nati dal 10 al 14 aprile. Quello che ieri sembrava irrealizzabile di colpo si realizzerà e raggiungerete la meta delle vostre ambizioni. Il 2017 porterà armonia nella vostra vita sotto tutti gli aspetti e ne avete molto bisogno. Ci sarà serenità, tranquillità e sarete anche più spirituali all’inizio dell’anno, prima di dedicarvi agli obiettivi che sono in attesa di essere completati. Vivrete situazioni più chiare che vi toglieranno dalle illusioni e da condizioni di vita fittizie. Ciò significa che sarete più pragmatici ed esplorerete percorsi meno ambigui verso il successo. Il settore lavorativo sarà definito da una visione più chiara verso le vostre attività. Quest’anno, usando la creatività, otterrete l’apprezzamento degli altri grazie ad onestà e impegno. Se avete intenzione di fare cambiamenti nel lavoro, il 2017 vi porterà ampie opportunità per esprimere le vostre doti migliori. E’ il momento ideale per specializzarvi in ciò che vi piace di più. Ci saranno comunque alcuni ostacoli per cui armatevi di fermezza e costanza.

Un segno che resta problematico è quello dei Pesci che da un bel po’ non va bene né per il lavoro né per l’amore né per la salute. Certo ultimamente non ha avuto molta fortuna e si è sentito solo e non capito, ma deve gestire meglio la propria vita e aspettare tempi migliori. Il 2017 lo vedrà affrontare il lavoro con maggiore grinta e alla fine, pur con sofferenza, sarà premiato. Ci potranno essere dei bei successi lavorativi che soddisfano la sua ambizione che è sempre tanta. Ma deve ricordarsi di non trascurare la famiglia e di non esagerare col lavoro. Semplificatevi la vita, eliminate quello che non serve o che non va. Il 2016 è stato un anno molto faticoso ma nel 2017 può esserci una maggiore tranquillità se solo lo volete. Dovete imparare ad essere più sereni e questo influenzerà tutte le relazioni, sia in famiglia che sul lavoro. Siete maturati, riuscite a vedere le cose più chiaramente e profondamente. Tornerete a una evoluzione d’anima ma anche lavorerete con intensità per raggiungere le mete di lavoro. Avete bisogno di calma e se riuscirete a realizzarla dentro di voi, tutto andrà meglio. Cercate di non correre troppo e riflettete prima di fare passi importanti.
Dal punto di vista professionale e della carriera, il 2017 promette risultati concreti. Ci sarà qualche rischio nell’avvio di nuove imprese ma sicuramente sarete contenti di farlo. Ci sono molte parti del vostro lavoro che richiedono un’attenzione corretta, per cui cercate di essere sistematici. Avrete nuovi incarichi. Tuttavia, sarà necessario evitare le pressioni e godere dello svolgimento dei compiti. Se ci sono cose vecchie da completare, riprendetele e correggetele in modo preciso. Cercate di sognare ma con moderazione per non restare delusi. Il 2017 sarà bello negli affetti e i vostri sogni saranno più concreti. Camminate come si fa in alta montagna: con passo costante e continuo. Ascoltate il vostro partner con attenzione e cercate di trovare sempre il tempo per la famiglia. La salute va bene, ma cercate di fare una vita regolare: camminare sempre, mangiare poco, curare la digestione, tenere la mente serena.

La Vergine, che ha avuto vari problemi di salute e tante preoccupazioni, ora finalmente sta meglio e va verso una bellissima primavera. La aspettano grandi cambiamenti in meglio, nella casa, negli impegni, nel lavoro e prenderà decisioni importanti negli affetti e in famiglia. Aumenta la sua grinta e la sua autostima. Nel 2017 il suo oroscopo è uno dei migliori. La cosa strana è che di solito la Vergine è molto riservata sui propri problemi e chiusa, ma ora finalmente ora si aprirà un poco di più con sincerità con gli altri.
Non solo sarà bella la primavera, ma anche l’autunno che porterà giornate indimenticabili e grandi successi. Molto, molto bene. Ed era l’ora!
Saranno molto importanti i rapporti coi famigliari in cui occorrerà molta pazienza. Calma e gesso e tutto andrà bene. Nel 2017 si troverà ad affrontare delle situazioni improvvise che dovranno essere gestite con prontezza e moderate con lucidità. Nella vostra vita farete cambiamenti importanti che avranno risultati tangibili e concreti nel tempo. Ma cercate sempre di esprimere con chiarezza i vostri sentimenti ai famigliari. Cercate di essere sempre sereni e di rendere più sereni gli altri. Ci sarà come sempre molto da fare ma l’anno porterà delle belle ricompense, dei giusti riconoscimenti. Vi si richiederanno autorità e responsabilità con un aumento di autostima. Se state cercando un lavoro, sarà meglio aspettare aprile.
Quando vi trovate in una certa situazione critica nella vostra vita, questo è il momento migliore per ripensare le vostre relazioni sentimentali. Se trovate il vostro attuale rapporto poco gratificante, è il momento di passare oltre. Sarà vantaggioso per entrambi. Sicuramente troverete un rapporto migliore. Purtroppo incontrerete anche dubbi e incomprensioni, per cui sarà meglio affrontare i cambiamenti e cercare di essere calmi nel prendere decisioni. La salute migliora ed è stazionaria, state attenti allo stress ed evitate le fatiche eccessive.

Il Toro avrà un anno tranquillo con una bella crescita interiore ma l’estate sarà bollente e impegnatissima. I mesi estivi saranno i più favorevoli per fare tutto e il Toro potrebbe prendere grandi decisioni che cambiano la sua vita. Il 2017 è un anno di grande riflessione e studio ma non mancheranno i problemi pratici da affrontare.
Gli incidenti dello scorso anno vi hanno insegnato alcune lezioni che vi incoraggiano a ridisegnare le strategie personali per realizzare meglio i vostri obiettivi. L’oroscopo del 2017 prevede buone opportunità di cambiamenti progressivi nella vostra vita, sia professionale che personale. Non lasciatevele sfuggire di mano le occasioni questa volta. Farete alcune modifiche costruttive grazie all’istinto e all’esperienza acquisita negli ultimi anni. Dovrete comunque agire verso direzioni meno ristrette rispetto al passato.
Nel 2017 tenderete a gestire il vostro lavoro professionale con maggior decisione. Avrete molti compiti da portare avanti e sarà dunque necessario impostare delle priorità, piuttosto che rimanere bloccati con tutte le attività svolte contemporaneamente. Scegliete quelle più produttive e profittevoli. Se siete alla ricerca di un lavoro, questo è l’anno giusto per ottenere un profilo professionale adeguato alle vostre esigenze, con una particolare propensione verso il settore delle vendite in cui vi dimostrerete affidabili ed essenziali per l’azienda. I rapporti buoni con gli altri possono essere un valido aiuto anche sul lavoro.
L’atmosfera intorno è serena per cui potrete rilassarvi e vivere bene. Avete già fatto il bilancio del passato e avete imparato molto. Questo è l’anno in cui siete starete molto vicini al partner in un clima molto affettuoso. Vivrete in perfetto equilibrio col mondo esterno con buoni contatti. Cercate di mangiate meno e meglio, di depurarvi dalle tossine, di evitare sforzi eccessivi e faticosi. Mangiate verdure fresche e vitamine per mantenervi in buona salute.

Per il Capricorno un anno da “formica” prima dell’autunno. Dovrete rimboccarsi le maniche in vista di un buon successo autunnale, poi tutto andrà bene, ci sarà molta fortuna e si apriranno strade nuove. Ma, a differenza della Vergine, potreste essere più distaccati dagli altri, cercherete la vostra pace interiore in solitudine perché i famigliari sono sempre fonte di preoccupazione. Ma da ottobre tutto migliorerà, capirete che si possono costruire nuove certezze, migliorerete la vostra visione del mondo, porterete ancora più avanti l’evoluzione spirituale, imparerete ad ascoltare meglio gli altri. I problemi ci possono essere in famiglia ma non per vostra colpa.
Quest’anno riuscirete a sperimentare uno stato di tranquillità emotiva senza precedenti. L’oroscopo 2017 prevede che sia l’ambiente esterno che il vostro mondo interiore concorreranno a portare molti aspetti positivi nella vostra vita. I dilemmi e la confusione degli ultimi anni si ritireranno in buon ordine. Proverete un vivo interesse per il lavoro con buoni sviluppi delle vostre attività. Sarete inoltre curiosi di imparare cose nuove e vi troverete in sintonia coi cambiamenti. Vedrete con maggiore chiarezza quali sono i vostri obiettivi. Ci saranno molti progetti e compiti da portare avanti quest’anno. Nuove responsabilità si aggiungeranno al vostro normale carico di lavoro e ci vorranno tutti i vostri sforzi per svolgere il tutto con creatività. La precisione e l’accuratezza non mancheranno per cui raggiungerete gli obiettivi entro il periodo stabilito.
L’amore sarà al primo posto. Ascoltate gli altri ma fate anche in modo che maturino e facciano da soli. Se sono rimaste alcune questioni irrisolte dagli anni passati, questo è il momento migliore per risolverle. Concentratevi su pensieri ottimistici e godetevi gli affetti e le simpatie. Se siete single, avrete moltissime possibilità di incontrare una persona speciale.

I Gemelli possono aver avuto in questi ultimi tempi vari problemi di salute o preoccupazioni di lavoro o d’amore, ma l’anno nuovo promette maggiore forza, grande forma fisica, fascino, intraprendenza, coraggio e belle idee innovative. Non ci saranno problemi troppo grossi e tutto sarà risolto con calma e serenità. Ci saranno grandi cambiamenti e molte novità piacevoli che aumenteranno la vostra autostima e responsabilità.
Sbarazzatevi della vita monotona e aggiungete un po’ di creatività alla vostra vita, perché il 2107 porterà nuove speranze, nuovi progetti e un’attività completamente rinnovata. Energia e atteggiamento positivo non mancheranno. Raggiungerete nuovi livelli di consapevolezza che vi permetteranno d’iniziare una nuova vita all’insegna di pace, sicurezza e armonia. Aumenteranno i soldi, Tutti i vostri sforzi daranno frutti positivi e la vostra capacità di adattamento porterà le maggiori soddisfazioni. Sarà più facile raggiungere dei compromessi positivi e legherete senza problemi col vostro ambiente circostante, con buon successo di pubblico.
Il 2017 porterà maggiori profitti rispetto a quello passato. Avete obiettivi validi e chiari davanti a voi che raggiungerete con calma e sicurezza. Nel complesso, la vostra vita professionale sarà buona e vi concederà numerose opportunità di profitto. Rimangono però alcune questioni insolute che dovrete iniziare a sistemare per completare l’operazione e andare avanti coi vostri progetti.
Dal punto di vista affettivo, questo è un momento cruciale della vostra vita in quanto le questioni irrisolte dell’anno passato si andranno intensificando e dovranno essere gestite adeguatamente. Il 2017 vi permetterà comunque di avere rapporti d’amore buoni e durevoli. Se siete single, può essere l’anno giusto in cui incontrerete la vostra anima gemella. Dal punto di vista fisico, state attenti allo stress. Cercate di non lavorare troppo o di non pensare troppo al lavoro, di staccare ogni tanto, di divertirvi anche un po’ e di vivere piacevoli momenti di vero relax.

Il Cancro nell’anno passato ha avuto varie insoddisfazioni sul lavoro e dubbi sugli affetti e da tempo ha un forte desiderio di cambiare in modo radicale la sua attività. Ci sono stati troppo stress e poche soddisfazioni, le sue ambizioni sono rimaste frustrate, ma dovrà aspettare fino ad aprile perché anche i primi 4 mesi dell’anno non promettono grandi miglioramenti. Poi però può partire per una grande rimonta che potrebbe durare 5 anni e ci saranno grandi successi con una magnifica ripresa. L’estate sarà sicuramente varia e bellissima con esperienze interessanti. Certo deve capire che la perfezione nel lavoro non esiste, ma il 2017 sarà sicuramente più produttivo e soddisfacente dell’anno passato. In famiglia va tutto bene, ci sono caldi affetti, serenità e allegria anche se continua lo stress per la difficoltà a seguire bene tutto. La casa resta comunque il suo porto di mare tranquillo. Il Cancro si basa molto sulla razionalità, ma quest’anno invece dovrà usare di più l’intuito, una specie di sesto senso che lo porterà a fiutare il suo meglio.
Nel 2017 si verificheranno cambiamenti in tutti gli ambiti della vita. Parenti e persone care vi saranno di supporto e gli amici si presenteranno con nuovi stimolanti progetti. Un rinnovato coraggio e una singolare audacia vi aiuteranno a gestire correttamente tutte le sfide che si presenteranno. Avrete una discreta fiducia e l’energia giusta per realizzare tutti i vostri obiettivi. Le circostanze vi daranno inoltre l’opportunità di mettere in mostra le vostre capacità e le qualità latenti della vostra ricca personalità.
Ci sarà una maggiore tranquillità nella vostra vita amorosa rispetto all’anno precedente. I pianeti facilitano la vita sentimentale e una situazione affettiva stabile così che riuscirete a vivere tutte le vostre fantasie con il partner che va stimolato. Questo è il momento ideale per concretizzare i vostri sogni e renderli reali. Siate sinceri e cancellate tutti i dubbi tra voi e il partner. Se siete single, cercate di essere più selettivi e scegliete con cura l’anima gemella, evitando illusori amori a prima vista. Durante tutto l’anno, mostrerete la vostra natura gentile e creativa che vi aiuterà a realizzare buoni contatti umani con reciproche soddisfazioni.
L’oroscopo 2017 indica che sarete dotati di parecchia energia e potenza vitale per affrontare i vostri impegni. Lasciate perdere alcune cattive abitudini, mangiate in modo più corretto e completo, cercate di staccarvi ogni tanto dallo stress inutile, semplificatevi la vita e affrontate meglio alcuni problemi di digestione. Nel complesso, avrete una vita sana durante tutto l’anno e non mancheranno da aprile in poi dei grandi successi nel lavoro.

Il Leone ha un anno formidabile da grande vincente anche se non mancheranno i problemi che dureranno tutto l’anno per cui certo non si annoierà, eventi imprevisti lo metteranno alla prova, ci sono stelle strane e avverse. Deve cambiare molte cose o molte altre cambieranno da sole, non sarà sempre un anno facile, ma, come per tutti i segni di Fuoco, il 2017 è pieno di promesse di miglioramenti negli affetti e nel lavoro. Potrebbe essere un anno vincente ma dovrà lottare molto per renderlo tale. Non si annoierà di certo e ne uscirà più forte e maturo. L’amore non mancherà, soprattutto nella seconda parte dell’anno e potrebbe anche portare a una storia molto importante.
L’oroscopo 2017 promette che quest’anno otterrete risultati tangibili grazie agli sforzi fatti negli ultimi due anni. Avrete l’energia giusta per adempiere a tutti i vostri compiti ed affronterete tutte le condizioni di vita con maggiore realismo rispetto al solito. La posizione del Sole nel vostro segno zodiacale è molto buona e ciò rafforzerà zelo ed entusiasmo in voi. Vi ritroverete inoltre a fare piani per la casa e per le persone care.
Avete sperimentato molto l’anno scorso circa il bilanciamento tra vita professionale e personale, e dunque quest’anno riuscirete a gestirlo con precisione. Guiderete il vostro gruppo di lavoro alla perfezione, con tutte le vostre energie finalizzate agli obiettivi preposti che, con molto sforzo, in ultima analisi verranno raggiunti. Secondo l’oroscopo 2017, il segno zodiacale del Leone avrà come unica preoccupazione il riconoscimento e la reputazione, mentre la ricompensa dal punto di vista finanziario arriverà solo più tardi, negli ultimi mesi dell’anno.
Dal punto di vista dei sentimenti, potreste considerare la vostra attuale vita amorosa banale o noiosa, e quindi desiderare qualcosa di nuovo. Ciò significa che sorprenderete il vostro partner con modi inconsueti di esprimere e fare l’amore. Trascorrerete molto tempo con il partner e vi godrete i momenti romantici con un stile tutto nuovo. Inoltre, il vostro partner vi ricambierà nella maniera più adeguata. Gli ultimi mesi dell’anno saranno vantaggiosi anche per i single grazie ad un numero cospicuo di nuovi contatti.

La Bilancia che ultimamente è stata un po’ penalizzata e ha dovuto starsene in disparte sul lavoro, avrà alti e bassi, e dovrà sfruttare i momenti di fortuna, tutto dipende da lei, ma il 2017 sarà un anno complesso dove nelle attività si dovrà studiare una strategia di fondo. Tutto dipende da te aprire qualcosa di nuovo ma non sarà facile. Nei primi mesi dell’anno ci sono problemi negli affetti o in famiglia per l’influsso negativo di Venere che quest’anno non aiuta ma la seconda parte dell’anno tutto andrà decisamente meglio e la fine del 2017 è proprio splendida. State coi vostri amici, fate una vita sana e state a contatto con la natura.
Secondo l’oroscopo 2017, sarete più sicuri e al riparo dallo stress quest’anno. Dedicherete gran parte del vostro tempo alla vita personale in famiglia e alle persone care. Farete anche nuovi legami e mostrerete un vibrante atteggiamento verso la vita. La pressione lavorativa sarà ridotta al minimo e ciò vi darà la libertà di esprimere i vostri desideri liberamente. Niente vi potrà fermare nell’adempiere alla perfezione i vostri compiti.
Per quanto riguarda la vostra vita professionale, l’oroscopo 2017 prevede che vi sentirete più a vostro agio dell’anno passato nell’abituale posto di lavoro. Porterete a compimento alcuni dei vostri progetti meno recenti mentre nuove assegnazioni amplieranno gli orizzonti. Sarete un sicuro punto di riferimento per collaboratori e colleghi.
Ci sarà tanta serenità nella vostra vita amorosa. Renderete felice il partner con la cura e l’amore di cui siete capaci. Saprete inoltre dedicare il vostro tempo alla comprensione di ogni sfumatura della vita di coppia. In breve, l’oroscopo 2017 definisce il segno della Bilancia come una combinazione perfetta di amore, equilibrio e felicità in tutti gli aspetti della vita.

Lo Scorpione è un altro che non si annoierà perché il 2017 sarà molto intenso e appassionato, con tante novità, iniziative, proposte, molto attivo, straordinario. State molto attenti alle occasioni e non lasciatevele sfuggire. Le situazioni migliori arriveranno con la bella stagione anche perché amate il caldo. Ci saranno nuovo conoscenze interessanti. Riflettete sempre prima delle scelte e cercate di non stancarvi troppo, specialmente alla fine dell’anno. La vostra dote è una intuizione quasi magica. La vostra sensibilità è acutissima e così la vostra capacità di sentire gli altri empaticamente. Il 2017 porterà un’altra tappa nella vostra evoluzione spirituale.
I nati nel segno dello Scorpione intraprenderanno azioni rapide ed immediate che cambieranno il corso della loro vita Vi impegnerete in nuovi progetti e i brutti ricordi del passato a poco a poco scompariranno. E’ tempo di dare risalto ai vostri desideri, indirizzando la vostra energia in una direzione più ampia e gratificante. Intuizione e coraggio vi faranno risparmiare tempo e daranno risultati immediati ai vostri sforzi.
Restano comunque alcune situazioni difficili ed impegnative che dovrete affrontare con decisione. Non mostrate agli altri la vostra preoccupazione. Se siete alla ricerca di un nuovo lavoro, quest’anno vi porterà molteplici possibilità di scelta.
Farete nuove amicizie e tesserete nuove relazioni. Date una scossa al menage famigliare con qualcosa di nuovo e di gratificante. Nel complesso, il nuovo anno vi porterà un pacchetto completo di sorprese, alcune positive e altre un po’ strane da capire.

L’Acquario che è un idealista sognatore quest’anno deve diventare più realistico e concreto lasciando perdere i sogni impossibili. Armonia e tranquillità in famiglia. Qualche successo professionale. Tutto sommato un anno tranquillo, privo di grandi eventi. Molto bello. Dove ci saranno esperienze profonde e divertenti, cose concrete e sogni. Molto vario. Nel 2017 i nati nel segno dell’Acquario dovranno essere meno esitanti e reagire alle circostanze con fermezza. Il livello di energia sarà alto, per cui cercate di accogliere di buon grado le nuove idee e tutte le opportunità che vi si presenteranno. Cercate di dimenticare gli incidenti del passato ed evitate di ristagnare nell’inconcludenza. Se vi manterrete attivi e sarete flessibili ai cambiamenti, il 2017 sarà pieno di sorprese e vi donerà una perfetta sintonia con l’ambiente circostante. La vita sociale promette nuovi contatti armoniosi o affettivi. Nel lavoro ci saranno miglioramenti. E’ il momento migliore per sfoderare le vostre qualità migliori e usare la creatività per avere successi coi colleghi e i superiori. Otterrete così più di quanto ci si attende da voi. Chiederete consiglio ai più anziani sarà vantaggioso nel lungo periodo. Ci saranno alcune lotte ma tutto si normalizzerà con la calma. La vita amorosa è più volatile, con nuove relazioni e nuovi contatti sociali. Le coppie impegnate dovranno affrontare piccoli problemi di compatibilità, emergenze che si risolveranno in breve tempo. Cercate di essere sempre sereni e di avere sempre un atteggiamento positivo. Cercate di alleggerire il peso del lavoro e di trascorrere momenti d’amore in famiglia. Dal punto di vista della salute, potreste incontrare alcuni problemi legati ai denti e ai legamenti.

Il Sagittario avrà un anno molto impegnativo specie verso la fine del 2017. Eventi interessanti nel lavoro. Cercate di godere tutto quello che avete e di rendervi conto di ciò che crea il vostro benessere. Non andate troppo di corsa. Non trascurate amici e famigliari per troppo lavoro. Fate dello sport sempre. Avrete grande creatività e inventiva.
Supererete le difficoltà nate lo scorso anno grazie alla forza di volontà e alla fiducia in voi stessi. I Sagittari sono considerati come persone che mirano alto e che lavorano sodo per centrare i loro obiettivi. Quest’anno avrete una buona capacità di resistere alle circostanze e andrete avanti per la vostra strada con serenità. Avrete una vita sociale privilegiata in cui tutti potranno apprezzare la vostra dedizione e simpatia e saprete regalare la parte migliore del vostro tempo alle persone care che avranno bisogno di sostegno e amore.
Dal punto di vista lavorativo, sarete dei validi punti di riferimento per molti quest’anno. Riuscirete ad ottenere più del previsto e non mancheranno gioiose celebrazioni di vittorie. Ci saranno ampie opportunità a vostra disposizione per incentivi e promozioni. In aggiunta, troverete anche il tempo di immergervi in nuovi progetti e di iscrivervi a corsi in cui imparerete ad utilizzare al meglio le vostre abilità.
Sarete vincenti anche in amore. Capirete meglio il sentimento per il vostro partner e la relazione sarà armoniosa e romantica tutto l’anno. Avrete solo bisogno di far capire meglio al partner i vostri sentimenti reali, liberando le emozioni. Le condizioni di salute rimarranno stabili e forti durante tutto l’anno. In totale il 2017 sarà un anno buono.
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http://masadaweb.org


MASADA n° 1814 16-12-2016 I MILLE GIORNI DI RENZI

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MASADA n° 1814 16-12-2016 I MILLE GIORNI DI RENZI
Blog di Viviana Vivarelli

Ha vinto ‘l’accozzaglia’ ma ha perso l’elettore – La beffa è che si passa dal Governo RcR (Renzi con Renzi) al Governo RsR (Renzi senza Renzi)- Il Governo fotocopia- 19 milioni e 419 mila voti ‘silenziati’-E hanno la faccia di parlare di Governo di responsabilità!!- Chi è Gentiloni – Un Governo nemico che calpesta la volontà popolare- Il M5S sempre in testa di 2 punti. Ora faranno l’armata Brancaleone- Una legge elettorale non per il Paese ma ‘contro’ il Movimento – I Ministri ‘bellissimi’!- Salvare le pensioni d’oro – L’analfabetismo funzionale – Sistemi elettorali

Secondo Governo Renzi-senza-Renzi

da fb- Paola L.
La Boschi ha fallito? Arriva la promozione.
Alfano non parla l’inglese? Ministro degli esteri.
Fedeli non è laureata? Ministro dell’Istruzione.
All’estero pensano sia una barzelletta e non riesco a convincerli che sia realtà
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Eposmail
Hanno PERSO e SONO ARROGANTI.
Immaginiamoci se avessero VINTO…cosa farebbero ?
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E hanno la faccia di parlare di ‘Governo di responsabilità’!!

RESPONSABILITA’. Abbiamo molti doveri verso di noi e verso gli altri. Mantenere la nostra dignità. Rispettare chi è diverso. Lottare per un mondo migliore. Non sciupare la nostra vita ma dedicarla a un ideale superiore. Non sprecare il tempo ma farne un uso intelligente e creativo. Combattere il male. Essere schietti e sinceri. Usare le parole con spirito di verità e senso della bellezza. Non fare mercato né di noi stessi né degli altri né dei beni essenziali per la vita umana. Difendere i diritti universali e le tutele di chi non ha il potere. Non farsi servo di nessuno, di nessuna chiesa, di nessun partito, di nessuna corporazione. Proteggere i deboli e aiutare gli indifesi. Lasciare la Terra migliore di come l’abbiamo trovata. Credere in quelle regole che se applicate universalmente migliorerebbero il mondo. Valutare in ogni istante la situazione secondo la relatività del momento senza cadere nella prigionia di dogmi assoluti o nell’ubbidienza passiva di poteri assoluti. Usare al meglio la nostra intelligenza, la nostra spiritualità e il nostro cuore secondo una scala di evoluzione continua. Non credersi migliori degli altri ma sapere che con l’aiuto di tutti possiamo migliorare le cose per noi e per gli altri.
L’insieme di tutti questi principi si chiama responsabilità. Vale per l’uomo politico come vale per chiunque.

GOVERNO GENTILONI
Viviana Vivarelli

Renzi sceglie il mite e passivo Gentiloni e lo impone a Mattarella. Si dimette ma dirige da dietro le quinte un Governo fotocopia del proprio, da cui è stata espunta solo la Giannini, non tanto per la figuraccia della ‘buona scuola’ che ha normalizzato solo la posizione di 48.000 insegnanti precari (ordinata peraltro dall’Ue) e che ha creato il caos delle assegnazioni da delirio, quanto perché la Giannini aveva annunziato la sua riforma bypassando Renzi che se ne voleva vantare per primo anche se, visto il malanimo che ha scatenato nella scuola, aveva poco da vantarsi. Per il resto tutto rimane uguale salvo la Boschi che, per avere incassato il solenne No del 60% degli elettori, viene beffardamente promossa e da Ministro diventa Sottosegretario del Presidente. Arrivano due nuovi Ministri, Minniti al posto di Alfano spostato agli Esteri (non sa nemmeno l’inglese e non ha certo dato buona prova di sé) e la Fedele messa a capeggiare le Università quando si spaccia per laureata senza esserlo (si comincia bene!). Disertano il voto in segno di protesta i Parlamentari 5stelle, leghisti e verdiniani (Verdini è rimasto a bocca asciutta e ora pretenderà i sottosegretari). Gentiloni purtroppo ha esordito dicendosi assolutamente e totalmente favorevole alla riforma appena bocciata, il che non è stata una bella mossa perché altamente irritante per quel 60% che ha votato NO, e dicendo che porterà a termine il programma di Renzi, mossa anche peggiore, visto che il referendum ha bocciato decisamente anche quello. Che questo sia un “Governo di responsabilità” che punta a “larghe convergenze” diventa a questo punto ridicolo. E bene hanno fatto Lega e M5S a uscire dall’aula. Dopo aver elogiato Renzi e aver detto che ha rimesso in moto il Paese (in moto verso dove? Il baratro?), Gentiloni ha elencato le sue priorità: “terremoto, legge elettorale e banche”. Visto per il terremoto i soldi non ci sono e la legge elettorale la rimanderanno più che possono, quello che resta sarà messo nel tentativo di salvataggio delle 4 banche più MPS, fallite per propria colpa e mai punite. Il solo Monte dei Paschi di Siena ha 10 miliardi di sofferenze, soldi incautamente prestati agli amici degli amici del Pd e mai più rientrati. Tra i debitori ci sono almeno un centinaio di grosse società, ma portarle allo scoperto e rivalersi su di loro, no? Si deve per forza far pagare il malfatto ai risparmiatori, mai ai responsabili? Dopodiché si fa anche una legge per premiare chi porta i soldi neri all’estero? E dopo aver fallito il tentato di finanziarizzazione da parte di J.P.Morgan del MPS e aver licenziato Fabrizio Viola mettendo al suo posto l’imperio il Morelli, questi rimane lo stesso a capo di MPS?
Gentiloni ha poi detto che farà 3 riforme (pure lui!): riforma della Pubblica Amministrazione, fallita dalla Madia che pertanto ‘rimane’ al suo posto (perché qui chi fallisce è premiato e chi viene respinto persiste), riforma del processo penale (AHIAHI! Toglieranno le intercettazioni?) e libro bianco della Difesa (altre armi e altre guerre? Non bastava che la Costituzione confermata ci chiedesse la neutralità?). Insomma Renzi non c’è ma le sue sciagurate riforme corrono lo stesso, mentre i suoi sodali non si schiodano dai posti fissi, quelli che il 60% degli elettori ha sonoramente bocciato. Viva la Repubblica! Viva la democrazia! Viva la sovranità popolare! Più di così non potevano essere calpestate! E malgrado tutto questo, c’è ancora chi insiste con accanimento amorale a elogiare Renzi????

UN GOVERNO NEMICO
Luigi Di Maio

Un Governo nemico della meritocrazia, nemico dei cittadini onesti.
Colui che è stato Ministro degli esteri mentre si esportavano bombe in Arabia Saudita, promosso Presidente del Consiglio dei Ministri: Paolo Gentiloni.
Colei che ha fatto la riforma della pubblica amministrazione bocciata dalla Corte Costituzionale, confermata Ministra della Funzione Pubblica: Marianna Madia.
Colei che ha fatto la riforma della Costituzione bocciata dal 60% degli italiani con il referendum, promossa a sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri: Maria Elena Boschi
Colui che da Ministro dell’Interno (non) ha gestito l’immigrazione e la sicurezza in Italia, protagonista dello scandalo Shalabayeva, promosso a Ministro degli Esteri: Angelino Alfano (si proprio lui ci rappresenterà all’estero…)
Colui che ha portato Verdini in maggioranza di Governo e gli ha permesso anche di fare le liste a sostegno del PD per le amministrative, promosso a Ministro dello Sport: Luca Lotti.
Si stanno scavando la fossa con le loro stesse mani. Loro non si arrenderanno mai, noi neppure!

ESTRAZIONE DEL LOTTI
Massimo Gramellini

C’è mai qualcuno che paga il conto delle sconfitte in Italia? Nel governo RsR (Renzi senza Renzi), nato dalle ceneri di un referendum perduto, Renzi continua a governare per interposto Gentiloni. Se non è lui ad avere perso, sarà la ministra delle Riforme? Macché, la Boschi resta a Palazzo Chigi con poteri raddoppiati, dopo avere annunciato che in caso di vittoria del «No» avrebbe lasciato la politica: evidentemente è la politica che non vuole saperne di lasciare lei. L’eminentissimo grigissimo Letta-Lotti resiste intrepido alle purghe natalizie, riparando allo Sport in quota Giglio Magico: ma non era più adatto Antognoni?
La buona notizia è che finalmente Alfano sgombera gli Interni. Quella cattiva è che invade gli Esteri, grazie alla sua preparazione in storia e geografia del Kazakistan maturata nella vicenda Shalabayeva. Anche Galletti resta all’Ambiente (è l’Ambiente che vorrebbe andarsene). E Poletti non molla l’osso del Lavoro, malgrado una sua legge dal nome inglese che gli inglesi hanno dovuto tradurre – in inglese Jobs Act non significa nulla – sia costata al governo RcR (Renzi con Renzi) l’ammutinamento elettorale dei giovani.
Tutti sconfitti e tutti confermati, tanto che non si è trovato neppure uno strapuntino per l’offesissimo Verdini. Tutti tranne la signora preside Giannini alla Pubblica Distruzione. Il disastro del referendum è da considerarsi solo colpa sua. Lo storico voto sulle riforme istituzionali viene così definitivamente archiviato alla voce: congiura di bidelli.
Da lastampa.it

GENTILONI REGNA, SIGNOREGGIA E SOVERCHIA
Andrea Scanzi

Egli era, e resta, il sogno di noi tutti. Quindi la torcida inesausta, partita una settimana fa per festeggiare la salvezza della Costituzione dall’assalto dei bimbominkia della Morani & dei nonniminkia dei Carbone, può proseguire. Tra un corteo e l’altro, è d’uopo qualche considerazione.
1. Chi è Gentiloni? Sintesi sublime di Thomas Mackinson: “Rullo di tamburi per lui, un renziano più di fatto che di fede. Perché Gentiloni, 62 anni compiuti, è molte cose e nessuna: è blu, rosso, verde e bianco. Nobile di natali (conti Gentiloni Silverj) che militava però coi movimentisti lavoratori di Capanna e nel Partito di Unità Proletaria per il Comunismo; cattolico d’etichetta e formazione, poi co-fondatore della Margherita, ma abbastanza laico nello scegliere il fronte su Legge 40 e Pacs. In mezzo, un pedigree ambientalista ormai appannato e due incarichi da Ministro piuttosto grigi. Davanti un grande ieri, come capo di un governo che nasce per morire insieme alla XVIIesima legislatura”.
2. Per la cronaca Gentiloni è anche uno che, quando va in tivù, ammazza lo share per via di quel suo carisma prossimo a un salice più depresso che piangente. I talkshow non vedono l’ora che il suo governo, peraltro non ancora nato, cada.
3. Non solo i talkshow. Anche le opposizioni, M5S e Lega in testa, vogliono le elezioni subito. Per il primo Gentiloni è l’avatar di Renzi, per la seconda ne è la copia sfigata. “Elezioni subito” non vuol dire niente, perché una legge elettorale va fatta subito. Oppure tocca aspettare la Consulta il 24 gennaio, e poi le motivazioni, e poi le correzioni che uniformino Camera e Senato. Quindi niente elezioni fino a maggio. O magari ottobre, altrimenti addio vitalizio.
4. Orfini, che non sembra ma è ancora vivo, ha detto oggi a Lucia Annunziata: “Questo governo non arriva a fine legislatura. Recepisce il risultato del referendum e ci porta alle elezioni”. Perfetto. Quindi, se lo ha detto lui, non sarà così e ci mentiranno ancora. Vamos.
5. Sempre Orfini ha detto che la minoranza del Pd avrebbe dovuto attenersi alla disciplina di partito. Su 47 articoli della Costituzione. E il bello è che era serio.
6. Ovviamente Gentiloni – brava persona, non si sa quanto bravo politico – è una propaggine di Renzi. O almeno Renzi crede così. Nel frattempo dentro il Pd continuerà la guerra intestina: i renziani oltranzisti (cioè il peggio della politica italiana) cercheranno di manovrare Gentiloni; gli oppositori cercheranno di logorare Renzi; i franceschiniani tenteranno di salvare il salvabile; e gli italiani staranno a guardare. Per il quarto governo consecutivo.
7. Più il governo dura e più Renzi e Pd fanno un favore a Lega e M5S. Questi ultimi continuano a chiedere le elezioni subito, ma in realtà più il govern(icchi)o dura e più loro crescono.
8. Renzi e Boschi avevano promesso non solo di dimettersi (per finta), ma di abbandonare la politica per sempre. Troppo bello per essere vero. Si dice anche che verrà confermata la Boschi: sarebbe sublime: una prova ulteriore di arroganza, e deficienza, politica. Più fanno così e più il paese li odia. Ma sono troppo supponenti , e troppo poco svegli, per capirlo.
9. Aumentano i voltagabbana tra politici (De Luca), giornalisti(Merlo), testimonial (Bottura) eccetera. Di colpo hanno scoperto che Renzi è arrogante e pure politicamente citrullo. Ovviamente, se Renzi tornerà in auge (e così sarà, perché vincerà elezioni, Olimpiadi, Champions League e Pallone d’oro), loro torneranno renziani. Agili, in scioltezza atarassica.
10. Il primo obiettivo di questo governo non è tanto la legge elettorale, ma una legge elettorale che saboti il M5S. Doveva esserlo anche l’Italicum, ma essendo stupidi hanno creato un troiaio che non è solo incostituzionale ma pure involontariamente pro-grillino. I 5 Stelle sono attorno al 30%, quindi il male minore per tutto il resto del Parlamento è partorire una fetecchia fortemente proporzionale. In questo modo il M5S sarà alle Camere come il PCI nei Settanta: tanto numeroso quanto sempre all’opposizione. Che poi, magari, è anche il sogno di molti 5 Stelle (governare è complicato).
Piccolo particolare: così facendo qualsiasi governo nato da un proporzionale più o meno spinto dovrà confrontarsi con una opposizione molto forte. E quindi dovrà vivacchiare. Renzi voleva il combinato disposto Schiforma-Italicum per tiranneggiare. Si ritrova invece odiato e con una legge elettorale che – qualsiasi essa sia – lo renderà bene che vada (per lui) vincente ma non vincentissimo. Senza maggioranze bulgare, drogate da abominevoli premi di maggioranza. Costretto quindi a mercanteggiare, a sopravvivere. Un eterno basso cabotaggio. Come un democristianicchio minore catapultato nella Prima Repubblica. Che è poi quel che è.
(P.S. E’ ancora torcida inesausta. Si vola)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/12/11/gentiloni-regna-signoreggia-e-soverchia/3251898/

Il M5S sempre in testa di 2 punti. Ora faranno l’armata Brancaleone

La débacle sul referendum e la caduta del governo Renzi non sgretolano i consensi del Pd ma bastano a portare il M5S avanti di due punti nei sondaggi. Così quello pubblicato oggi sul Corriereda Nando Pagnoncelli alla data dell’8 dicembre, quattro giorni dopo l’Armageddon. Il Movimento sarebbe in testa con il 31,5% dei consensi contro il 29,8 a favore del Pd. Troppo facile dire che se si votasse oggi vincerebbero i grillini, perché dipende dalla legge elettorale rimessa alle cure del governo Gentiloni che avrà come azionisti un fronte trasversale che va da Ncd, Forza Italia in appoggio esterno, centristi e verdiniani di Ala già mezzi dentro. Tutti in allarme per l’avanzata del movimento di Grillo.

Michela Montevecchi, M5s Senato
C’è stato un referendum costituzionale e quasi 20 milioni di italiani hanno bocciato la riforma voluta da Renzi e dalla Boschi.
Hanno bocciato anche l’intero Governo e l’intera maggioranza che quella riforma l’aveva ideata e imposta al Paese, e che a quella riforma aveva legato la propria sorte politica.
Ma se guardo in questi banchi io oggi vedo ancora le solite facce, siete sempre voi.
Vi siete scambiati di posto, come in un valzer di poltrone, ma siete ancora tutti qui, come se il referendum del 4 dicembre non ci fosse mai stato o peggio, come se a vincere fosse stato il Sì.
Diciamolo chiaro e tondo: quello appena nato è un Governo Renzi Bis a tutti gli effetti, un Governo senza nessuna legittimazione popolare e che si basa su valori come il demerito, l’incompetenza e l’arroganza.
Voi lo chiamate ‘Governo di responsabilità’, ma qui l’unica responsabilità che vediamo è quella che avete nei confronti della vostra poltrona.
Non c’è Renzi, dirà qualcuno. E invece Renzi c’è eccome! E’ il regista dietro le quinte di questo Governo.
Un Governo che in mille giorni ci ha lasciato con 105 miliardi di euro di debito pubblico in più e 55 miliardi di euro di tasse in più.
Il 28,7% degli italiani è a rischio povertà o esclusione sociale. Abbiamo 8,3 milioni di poveri effettivi. E 3 milioni e mezzo di bambini a rischio povertà.
Nel 2014 sono andate a gambe all’aria 104 mila imprese e 96 mila nel 2015. In pratica, un tessuto produttivo distrutto.
Se aggiungiamo i circa 3 milioni di inattivi, il tasso di disoccupazione reale arriva intorno al 20%).
Nella scuola regna il caos, grazie a una riforma colabrodo che ha scontentato tutti e che stanno pagando i nostri studenti.
L’Italia cresce meno della metà della media dei Paesi dell’UE.
Quello del Governo Renzi è un bilancio fallimentare e gli italiani lo stanno pagando sulla loro pelle.
Eppure ci sono ancora i suoi uomini, quel Giglio Magico che sino ad oggi ha gestito il vero potere a Palazzo Chigi e che continuerà a farlo controllando nomine, poltrone e prebende.
Maria Elena Boschi e Luca Lotti sono stati messi lì a fare i cani da guardia perché il nuovo Presidente del consiglio non si allarghi troppo e non guasti la corsa di Renzi per le prossime politiche.
Protagonista dello scandalo di Banca Etruria, la Boschi è stata la ‘madre’ della riforma costituzionale che gli italiani hanno rispedito al mittente. Per farla approvare, ha tenuto impegnato per due anni il Parlamento, distogliendolo dalle vere emergenze rimaste senza risposta.
In un Paese normale avrebbe già chiesto scusa e sarebbe già tornata a Laterina.
Lei stessa il 22 maggio scorso, in tv, in quello che sembrava un sussulto di dignità, aveva assicurato che in caso di sconfitta al referendum avrebbe lasciato la politica insieme a Renzi.
E invece non solo non l’ha lasciata, ma addirittura è stata promossa a Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Perché si sa, in questo Paese il merito funziona al contrario.
Poi c’è Luca Lotti, braccio destro di Renzi e artefice dell’ingresso in maggioranza di Denis Verdini. A lui va la delega allo Sport e nelle sue mani restano le deleghe che contano, quella all’editoria e al Cipe.
Ogni altro singolo Ministro di questo Governo è uno schiaffo in faccia ai 20 milioni di italiani che hanno detto No a questo Governo.
Resta Angelino Alfano. Da Ministro degli Interni ha gestito in maniera imbarazzante il caso Shalabayèva ed è stato incapace di gestire l’emergenza immigrazione. Per questo lo hanno promosso a Ministro degli Esteri.
Resta Pier Carlo Padoan, l’uomo che ha salvato le banche senza pensare ai risparmiatori lasciati in mezzo a una strada, l’autore di manovre lacrime e sangue e dell’ultima legge di bilancio zeppa di mancette elettorali senza coperture, che condanna il Paese ad un futuro di altri sacrifici.
Resta Giuliano Poletti, l’autore del Jobs Act, che ha cancellato l’art.18 e i diritti dei lavoratori, ha fatto aumentare il precariato e ha appeso la vita di tanti giovani a un voucher.
Resta Beatrice Lorenzin: con lei in due anni il fondo sanitario nazionale è stato tagliato per oltre 4 miliardi di euro. Mentre 11 milioni di italiani rinunciavano a curarsi, lei spendeva soldi pubblici per il Fertility Day con una campagna di comunicazione retrograda e razzista.
Resta Graziano Del Rio, il cui nome è legato alla finta abolizione delle Province e che da Ministro delle Infrastrutture ha avallato il folle rilancio del Ponte sullo stretto di Messina.
Resta Marianna Madia, la cui riforma della pubblica Amministrazione è stata bocciata dalla Consulta.
Resta Andrea Orlando, il Guardasigilli che in tre anni non è stato in grado di fare una legge contro la corruzione.
Resta Gianluca Galletti, Ministro dell’Ambiente nuclearista e amico degli inceneritori, convitato di pietra dello Sblocca Italia, tenuto sulla sua poltrona proprio da lei, Presidente Gentiloni, che ha un passato, e sottolineiamo passato, ecologista in Legambiente.
Resta Dario Franceschini, a cui dobbiamo dire grazie per aver smantellato il sistema delle soprintendenze e la tutela del nostro patrimonio paesaggistico e artistico. E che con l’ultima legge di bilancio scippa alle soprintendenze speciali gli incassi del Colosseo e di Pompei, che da oggi andranno al suo Ministero.
Dulcis in fundo abbiamo Anna Finocchiaro, madrina ombra della riforma costituzionale, che oggi si appunta al petto la medaglia al merito di un ministero senza portafoglio.
In meno di 48 ore avete calpestato la sovranità popolare degli italiani, fregandovene del volere chiaramente espresso nel voto del 4 dicembre. Gli elettori vi hanno mandato a casa, ma voi continuate imperterriti con la vostra arroganza e la vostra brama di potere.
Nessuno che abbia pagato per i suoi errori, nessuno che si sia assunto la responsabilità delle proprie azioni.
Lei Presidente ha detto che rivendica il lavoro fatto dal Governo Renzi: ma quel programma, di cui lei è così orgoglioso e che intende portare avanti, da quale voto è stato legittimato? Quale mandato popolare avete per attuarlo? In quale occasione gli italiani hanno potuto scegliere di essere governati con queste scelte, con le vostre soluzioni? Mai! Nessun voto vi ha mai legittimati ad attuare questo scellerato programma.
Sembrate miopi, ma la verità è che non volete vedere. Sembrate sordi, ma la verità è che non volete sentire.
Voi avete portato il Paese nel caos e sempre voi ora vi riproponete per metterci una pezza. Ma come possono gli italiani fidarsi di voi?
Lo spettacolo che offrite è indegno. Siete l’immagine di una casta che si autotutela, che si aggrappa sulle poltrone, che si chiude in se stessa sorda al volere dei cittadini. Quella voce, ormai diventata un grido di dolore, non siete più in grado di ascoltarla. Per questo l’avete silenziata con un Governo fotocopia del precedente, impedendo al Paese di tornare al voto.
Presidente Gentiloni, Lei ha detto: “Il Parlamento non è un social network”. Non deve venirlo a dire a noi. Il M5S ha un senso altissimo delle istituzioni: noi abbiamo combattuto perché questo Senato restasse elettivo e combattiamo ogni singolo giorno, da quando siamo qui dentro, perché il Parlamento diventi pulito, senza trombati e senza disonesti.
Le istituzioni, Presidente, non sono vostre. Sono al servizio dei cittadini e 20 milioni di cittadini hanno espresso chiaramente la loro volontà: tornare il prima possibile a decidere chi e con quale programma deve governare l’Italia. Per questo motivo il M5S non darà la sua fiducia a questo Governo.

ANDREA SCANZI
…Non condivido le critiche a Lotti. Anzitutto il Ministro dello Sport fa tanto ventennio fascista, quindi è in tema. E poi Lotti, come allenatore del Montelupo, non era male.
4. Quella uscita peggio dal voto referendario è la Boschi. Per questo, coerentemente, l’hanno promossa sottosegretario. Pensate se avesse vinto il Sì: come minimo l’avrebbero fatto Papessa, o magari anche solo Regina delle Galassie di Stocazzo. Agile, in scioltezza.
5. Alfano agli Esteri. E qui si vola. Un uomo che non ne indovina una, con più capelli che elettori e più fascino che talento. Se ne sta sempre lì, in posizioni di dominio. La cosa buona è che, se ce l’ha fatta lui, possono farcela tutti. La cosa brutta è che è Alfano.
6. Leggo critiche alla Fedeli. Non mi unisco: un po’ mi ricorda mia nonna e un po’ la Vanoni, quindi non posso parlarne male. Scusate.
7. L’unica non confermata è la Giannini. Secondo me il referendum l’ha perso lei da sola.
8. La Madia si è fatta bocciare il cuore della riforma sulla Pubblica Amministrazione dalla Consulta con ignominia. Per questo l’hanno confermata: quando si dice la meritocrazia.
9. Di Marco Minniti, nel Governo precedente, dicevano che l’ex responsabile ai servizi fosse “un Ministro in segreto” e che contasse “su alcune questioni più dei titolari di Interno, Esteri e Difesa”. Era uno dei favoriti di Renzi, che infatti lo ha piazzato all’Interno. Della serie: “Io sto a Pontassieve e fingo di essermi allontanato, ma comando più di prima”. Quando si dice la coerenza. Si citi poi qui a margine la frase di D’Alema: “Se la risposta alla vittoria dei No è Minniti all’Interno, perdiamo altri 4-5 punti”. Vamos.
10. M5S e Lega continuano a sbraitare. Fanno bene, perché tre quarti di questo Governo fa schifo il giusto e alcune conferme/ promozioni sono uno sputo in faccia a chi ha votato “No”. Al tempo stesso, o sono miopi o recitano: più questo Governo dura, più il malcontento sale e i loro voti crescono. Queste continue prove di forza renzine fanno male anzitutto a Renzi, perché gli elettori non lo sopportano più, percependolo sempre più come Casta. Nel frattempo il Pd gioca a logorarlo. Quindi: più questo Governo dura, e secondo me un po’ dura, più noi ci sentiremo inutili ma al tempo stesso Renzi si inabisserà. Da ciò se ne evince che, verosimilmente, anche il Governo Gentiloni è probabilmente un’idea di Jim Messina.

19 milioni e 419 mila voti ‘silenziati’
Luisella Costamagna

Cari 19 milioni 419 mila elettori, domenica 4 dicembre avete urlato un clamoroso No alla riforma costituzionale del Governo Renzi (e pure a lui). Vi hanno sentito? Ahinoi, No.
Certo, Renzi se n’è andato da Palazzo Chigi, ma lungi da “lasciare la politica” come aveva promesso (guai a prestar fede alle parole di quest’uomo!) è uscito dalla porta per rientrare dalla finestra.
Aggrappato alla poltrona di segretario del Pd, ci lascia nel cul de sac di una legge elettorale incastrata con la riforma del Senato bocciata e che sarà a sua volta bocciata dalla Consulta, nel disastro Mps che irresponsabilmente si è rimandato al dopo referendum (sennò i 5 miliardi che servono per il salvataggio toccava stornarli dalle mance elettorali della Legge di Bilancio) e con un Paese che drammaticamente non cresce, con una disoccupazione all’11,6% e gli imprenditori che licenziano chi è in malattia (che dialogo da sinistra ci può essere, caro Pisapia, con chi ha fatto carne da voucher dei lavoratori?). Renzi fa il beau geste di assumersi la responsabilità della sconfitta e ci lascia tra le macerie. Fa un apparente passo indietro, molla la patata bollente al suo avatar Gentiloni e prepara il rientro in grande stile, forte tra l’altro del controllo della Rai.
La scelta di Gentiloni da parte di Renzi risulta perfetta. Brava persona, non c’è che dire, di quelle però che “falla pure cattiva”… Un “galleggiante” straordinario (copyright Travaglio) che, col suo loden e un’esplosiva vitalità montian-mattarelliana, non può certo oscurare il bullo scamiciato della Leopolda. Uno che nel 2013 è riuscito ad arrivare terzo su tre candidati alle primarie da sindaco di Roma dopo Marino e Sassoli (Sassoli?!) non poteva certo arrivare a Palazzo Chigi a furor di popolo, ed è infatti il quarto premier del quarto Governo in cinque anni che ci viene imposto dall’alto: un Governo con Alfano, che nessuno ha votato nel 2013, e che resta sostanzialmente uguale a quello di Renzi, senza premio (per ora) a Verdini, ma ancora con Lotti e Boschi, solo cambiati di casella.
Il mandato è chiaro: fare il lavoro sporco (legge elettorale, Mps, emergenze sociali, verdetto Ue su manovra, terremoto coi “container entro Natale”…), come a suo tempo lo fece Letta (guai economici e voto sulla decadenza di Berlusconi), per dare tempo a Renzi di riprendersi e tornare come nuovo, vieppiù desiderato dopo che gli italiani avranno sperimentato il “metodo Gentiloni”. Insomma, tenere la poltrona in caldo, tirare settembre allorché il 60% dei Parlamentari avrà maturato l’agognato vitalizio e non fare scherzi (Letta poi, a quella poltrona, ci si è affezionato troppo…).
Cari milioni di italiani che avete (abbiamo) votato No, tocca guardare in faccia la realtà: avete (abbiamo) salvato la Costituzione da una riforma devastante e questo comunque non ha prezzo, ma al vostro urlo è stato ancora una volta messo il silenziatore. Chi l’ha prodotta è ancora lì: hanno solo sostituito il bullo fiorentino con un punching-bullo (non me ne voglia, caro Gentiloni, ma la realtà deve guardarla in faccia pure lei).
Eppure, sono sicura, la crepa è ormai aperta, è un mondo che si dibatte disperatamente, e quando ci sarà occasione (quando?) non potranno più fare orecchie da mercante.

SISTEMI ELETTORALI
Viviana Vivarelli

I renzioti continuano a dire che un Governo Renzi bis non si poteva fare, ma si è fatto, visto che ci sono gli stessi Ministri di prima e Renzi comanda tutto dietro le quinte.
Poi dicono che non si può andare al voto perché manca una legge elettorale. Ma ne abbiamo addirittura 2, Italicum e Mattarellum! ed è davvero ipocrita quando per tanto tempo è stato il pretesto per tenere un Governo attaccato alle poltrone facendo cose che non rientravano affatto nell’ordinaria amministrazione di un Governo incostituzionale, mantenuto in carica col solo scopo di traghettare l’Italia verso un vero Governo eletto con una legge seria (e non certo per riforme enormi come ha fatto dispoticamente Renzi).
Lo capiscono cosa vuol dire ‘ordinaria amministrazione’? Vi pare che Renzi nei suoi mille giorni abbia fatto ‘ordinaria amministrazione’? O che abbia usato il tempo a lui assegnato per fare una legge elettorale seria? Ci si rende minimamente conto dei suoi abusi e dei suoi sforamenti di potere?
In verità il Governo è stato talmente delinquenziale da imporre alla fiducia un Italicum con gli stessi motivi di incostituzionalità del Porcellum (liste bloccate e premio di maggioranza enorme) e questa è proprio strafottenza, ma, finché a fine gennaio la Consulta non dirà con una sentenza che anche l’Italicum è incostituzionale, resta in vigore pure quello e Renzi aveva il dovere di farci subito le elezioni. E comunque, se si vuole votare con un sistema legale, c’è il Mattarellum, che c’è stato fino al 2005. Prevedeva per l’elezione del Senato e della Camera (dunque sistema uguale) un sistema misto:
-maggioritario a turno unico per la ripartizione del 75% dei seggi Parlamentari
-recupero proporzionale dei più votati non eletti per il Senato attraverso un meccanismo di calcolo denominato “scorporo” per il rimanente 25% dei seggi assegnati al Senato
-proporzionale con liste bloccate per il rimanente 25% dei seggi assegnati alla Camera
-sbarramento del 4% alla Camera.
Perché non abbiamo votato con quello?
Il Governo RsR Renzi è stato uno schiaffo a 20 milioni di elettori. L’ipocrisia massima è fingere di credere che gli Italiani non amassero Renzi ma adorassero i suoi adepti come Poletti, Padoan, la Boschi e compagnia brutta. Il neo Governo puzza talmente di Renzi da fare schifo e Gentiloni è il perfetto ‘uomo di paglia’, cioè un fantoccio messo lì al posto di Renzi che al momento non può figurare e gli ubbidisce come un cane fedele.
Tutta questa situazione è orrenda, antidemocratica e offensiva, è proprio un calcio in faccia a 20 milioni di elettori e spero proprio che gliela facciano pagare. Con questa scelta prosegue la sequela di atti arroganti e totalitari di uno che il popolo proprio lo schifa e se può ne fa a meno, che vuole solo tarpare la sovranità popolare e la democrazia non sa nemmeno dove stia di casa. Poi se il genere dittatura vi piace, contenti voi, ma non venite a chiamare i 5stelle ‘grullini’. Qui i grullini sono quelli che hanno bisogno di un padrone e che, per osannare quello, buttano alle ortiche il proprio futuro e quello del proprio Paese.
Grullino è chi agisce in modo suicida contro se stesso, contro la propria Nazione, negli interessi solo di una cricca di potenti che cercano di distorcere le leggi per procurarsi un potere dittatoriale e per svendere la nostra Italia alla finanza e alla multinazionali.
Del resto, ci sono dei diritti come il diritto al voto o le tutele di una democrazia contro lo strapotere di una dittatura per cui per tempi lunghissimi tanti uomini hanno lottato e tanti uomini sono morti. E pensare che oggi ci siano dei cittadini che quei diritti li hanno ereditati e che votano addirittura per toglierseli è talmente suicida e ripugnante che provo una forte avversione per tutti coloro che seguono Renzi e la sua sfacciata presa di potere.

Il bello di Renzi è che quello che doveva sparire con lui cambia solo nome.
I vitalizi non sparivano ma diventavano le pensioni d’oro. Il Cnel non spariva ma veniva diluito nella Corte dei Conti. Le Province non venivano abolite ma cambiavano il nome in Città Metropolitane.
E anche Equitalia cambia solo nome ma si fonde con l’Agenzia delle Entrate.
“L’art. 1, comma 2, del Decreto Legge n. 193/2016 dispone che dalla data di cui all’articolo 1, comma 1, (1° luglio 2017) l’esercizio delle funzioni relative alla riscossione nazionale verrà svolto dall’ente pubblico economico denominato «Agenzia delle entrate-Riscossione» sottoposto all’indirizzo e alla vigilanza del Ministro dell’economia e delle finanze. Sarà compito dell’Agenzia delle entrate provvede a monitorare costantemente l’attività dell’Agenzia delle entrate-Riscossione, secondo principi di trasparenza e pubblicità. Il nuovo ente pubblico subentrerà, a titolo universale, nei rapporti giuridici attivi e passivi, anche processuali, delle società del Gruppo Equitalia e assume la qualifica di agente della riscossione con i poteri e secondo le disposizioni di cui al titolo I, capo II, e al titolo II, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602.”

BASTA NON VOTARE- E SALVARE LE PENSIONI D’ORO
Viviana Vivarelli

Se questo è il livello di democrazia esistente ai piani alti e se la risposta ad una bocciatura durissima come questa è il consolidamento di quelli che il Paese lo hanno distrutto e che il Paese ha rifiutato, è chiaro che questi ‘radicati’ si inventeranno di tutto per non permetterci di votare. Il voto li terrorizza e siamo già al 4° Governo che non esce da un Parlamento votato democraticamente. Ora ci ricattano dicendoci che nello stesso anno non ci può essere il referendum sul Jobs Act e il voto politico.
Oltre tutto, 596 Parlamentari di prima nomina aspettano di arrivare a settembre per salvare le loro pensioni d’oro (erroneamente chiamate vitalizi) che maturano solo dopo 4 anni e 6 mesi di legislatura. Qualcuno potrebbe avere anche l’onestà di dire che 5stelle e Lega hanno chiesto la soppressione di queste pensioni d’oro per gli ex deputati e l’abolizione di quelle in corso di erogazione. La bocciatura è arrivata perché in contrasto col principio di irretroattività. Cioè chi matura un diritto non può vederselo togliere. Peccato che questo valga per chi comanda ma non per chi lavora o per chi risparmia. Ma molti giornali hanno avuto la sfacciataggine di dire che tra i 596 ci sono anche 125 grillini e dunque le vogliono anche loro. FALSO! Visto che proprio loro hanno chiesto di toglierle e sarebbe anche facile visto che le pensioni d’oro non provengono da una legge ma da una delibera interna delle Camere, per cui sarebbe facilissimo e rapido eliminare gli ingiusti privilegi che nessun Paese al mondo ha. E chi chiediamo perché per i Parlamentari la pensione scatta con solo 4 anni e mezzo di contributi e non con 40 anni come per tutti gli altri cittadini? Perché possono scalarsi gli anni e andare in pensione a 60 anni? La norma è pure incostituzionale ma occorrerebbe una sentenza della Consulta (ma non lavora un po’ troppo piano questa Consulta?). La riforma della Boschi manteneva questi privilegi. Ma è stata bocciata. E allora? Dobbiamo conservare la Boschi con tutto quello che ne consegue??
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E intanto con i loro magnifici provvedimenti sul lavoro
Titoli: Cgia, non si arresta la crisi dell’artigianato: chiuse 21.780 imprese nel 2015.
2016: GIÀ CHIUSE 25.000 AZIENDE NEL PRIMO TRIMESTRE
Rete Imprese,chiuse 390 aziende a giorno
E’ la famosa ‘ripresina’ di Renzi!

Denny
Renzi è tutt’altro che inabissato. Sta solo covando la sua rielezione a segretario e, come tale, punta ad essere il prossimo PdC. Gli riuscirà, perché l’assemblea del partito è sua, come del resto il feticcio che sventola davanti ai suoi elettori. E’ una breve parentesi per far dimenticare questo spiacevole ma superabile episodio del referendum.
Questo, ovviamente, nei suoi pensieri.
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ANALFABETISMO FUNZIONALE
VV
E’ davvero stupefacente la modalità per cui alcuni capiscono fischi per fiaschi o rispondono in modo sregolato e causale o attaccano senza argomentazioni valide e solo per il gusto di attaccare. Si chiama analfabetismo funzionale, l’incapacità di usare in modo corretto il pensiero logico, di capire quello che si legge, di riassumere l’articolo di un quotidiano, di interloquire restando nel tema, di esprimere in modo chiaro il proprio pensiero, di capire giustamente delle quantità o delle qualità, di relazionarsi con principi e valori. Questa è la scala secondo cui viene misurato l’analfabetismo funzionale nel nostro Paese. Come si vede, non siamo messi molto bene, ma anche senza questa scala, è immediato constatare dai post come alcuni siano proprio fuori di testa.

Italia 47,0%
Messico 43,2%
Irlanda 22,6%
Regno Unito 21,8%
Stati Uniti 20,0%
(Belgio) 18,4%
Nuova Zelanda 18,4%

Poi c’è il servilismo di partito, la cortigianeria, il leccaculismo, il fanatismo ideologico. Ma quella è un’altra piaga!

I MILLE GIORNI I RENZI
CON QUEL CHE SEGUE

Viviana Vivarelli

Nei mille giorni di Renzi sono stati spesi 21 milioni al giorno in armi (+23% contro i 57 milioni l’anno di risparmi presunti cambiando il Senato), ci siamo tenuti persino gli F35 ripudiati da Trump come da tutti gli altri perché non funzionanti. Il debito pubblico è aumentato di 105 miliardi, ogni giorno di Renzi ci è costato 105 milioni di debito in più. Le tasse sono aumentate di 55 miliardi malgrado Renzi si affannasse ogni giorno a dirci che le riduceva. I poveri sono saliti a 17 milioni. 120 milioni di vaucher e crescono ancora azzerando qualsiasi diritti del lavoro. 3 milioni di inattivi. 45.000 imprese sono fallite e 104.000 hanno chiuso. Tutti i maggiori marchi italiani sono passati all’estero (Pirelli, Gucci, Italcementi, Pininfarina, Ansaldo, Alitalia, Edison, Indesit, Fendi, Pucci, Bulgari, Ginori, Safilo, Valentino, Poltrona Frau, Krizia, Algida, Sasso, Bertolli, Carapelli, Fastweb, Telecom, Omnitel ecc.) . Un tessuto produttivo distrutto. L’Italia che era la quinta potenza industriale del mondo, ora è penultima in Europa. Leggi del lavoro distrutte. Sanità al collasso con 17 miliardi di tagli. I licenziamenti sono aumentati (+7,4% nel secondo semestre 2016 rispetto ad un anno prima) e il ritmo delle assunzioni a tutele crescenti è crollato (-32.9% nei primi 8 mesi del 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015). Renzi vanta 665.000 occupati in più, peccato che ora si consideri occupato chi ha avuto un vaucher in una settimana, cioè ha lavorato un’ora! Come si siano messi nel Pil anche i proventi di droga, prostituzione e di tre mafie associate. Abbiamo 18 milioni di sottoccupati, la cifra più alta in Europa. Nelle previsioni europee l’Italia sarebbe tra i Paesi con la più alta disoccupazione anche l’anno prossimo visto che peggio di noi farebbero solo pochi Paesi come la Spagna, la Croazia, la Grecia e Cipro. La Germania, invece, porterà il suo tasso di disoccupazione al 4,3%.
E peccato che riguardo ai lavori a tempo indeterminato, dopo la prima fiammata dovuta alle decontribuzioni, i numeri siano tornati quelli del 2014, anzi sono pure meno. La disoccupazione giovanile, pur calcolata con un vaucher la settimana, è al 36,7%, la più alta d’Europa.
In quanto alle conclamate 150.000 assunzioni nella scuola, abbiamo un bluff clamoroso (al momento siamo a 48.000, con molta rabbia per la dislocazioni fatte a casaccio e non sono nemmeno assunzioni nuove ma stabilizzazioni di persone che nella scuola lavorano da molti anni e la cui assunzione è sancita da una sentenza della corte europea).
Aggiungiamoci lo Sblocca Italia che permette al Governo di trivellare, inquinare e distruggere il territorio con sempre più facilità; i decreti salva banche che hanno messo sul lastrico migliaia di risparmiatori per salvare istituti decotti, compreso quello del papà della Boschi e la finta lotta all’evasione e alla corruzione, che ha lasciato il posto a nuovi condoni e sanatorie (come la voluntary disclosure per sanare fondi neri portati all’estero) e all’aumento delle soglie di non punibilità per i reati fiscali.
E ora Gentiloni starebbe lì con la stessa squadraccia di prima per portare a termine questi scempi e trasformare in legge i decreti renziani???
E c’è chi si rallegra pure e non trova di meglio che attaccare i 5stelle??
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Castarolo
Scuola: prevaricazioni di fatto e di diritto, centinaia di migliaia di ricorsi, docenti messi a passeggiare nelle scuole come riempitivi, sostegno affidato a gente incompetente mai qualificata, gente che insegna discipline per cui mai si era preparata. Docenti preparati e con esperienza sostituiti da gente che mai ha insegnato e che si è laureata (od addirittura mai laureata come l’attuale Ministro dell’Istruzione) e che partecipo a concorso nei decenni passati dedicandosi per anni a tutt’altre attività.
Ovvero come sperperare soldi pubblici per assumere persone non adeguate al posto che deve occupare o indisponibile a scombinare la propria famiglia trasferendosi a migliaia di km da casa per pagare esosi affitti, quindi sperpero di soldi pubblici per scombinare le attività e continuità didattica di tutte le scuole per anni.
Col risultato di avere assunto gente in ricorso perenne e in malattia o astensione e permesso per evitare il trasferimento.
Dicono: “Fatti, non parole”. Sarebbe più adatto; “fattacci e non parole.”
Improvvisazione, incapacità, inadeguatezza, sperpero, risultati inadeguati per lo sperpero generato.

CARO 60%, TI SCRIVO
Paolo De Gregorio

Da dove nasce il discredito e lo scetticismo verso la nostra classe politica?
Anzitutto dalla menzogna quotidiana, persino, come ha fatto Renzi nel suo commiato, sulle cifre ufficiali del debito pubblico, cresciuto nei suoi mirabolanti 1.000 giorni di 105 miliardi di euro), dato ufficiale della Banca d’Italia.
In un Paese serio, un premier che afferma che il suo Governo ha migliorato i conti pubblici mentre ha peggiorato il debito di 105 miliardi, dovrebbe essere processato per falso in atto pubblico e bandito dalla politica, noi invece vediamo un Governo Gentiloni che prende l’elenco dei Ministri dalle parti di Rignano.
Quanto alla dichiarazione per cui si sarebbe ritirato dalla politica se avesse perduto il Referendum, dimostra una volta di più come mentire sia connaturato al personaggio, la cui parola vale meno di zero, al punto di suscitare l’interesse di B, che lo vedrebbe bene alla pubblicità nelle sue televisioni.
L’antipolitica, etichetta affibbiata fraudolentemente al M5S, l’hanno fabbricata i dirigenti politici smascherati da “mani pulite”, che provarono l’intreccio tra affari e politica, dove tutti, dx e sx, rubavano sulla sanità, sugli appalti pubblici, la corruzione si sviluppava in tutti i settori e si fingeva solo di combattere le mafie che dilagavano nel Nord del Paese.
Eppure, con centinaia di amministratori pubblici inquisiti dalla magistratura e causa di sputtanamento della politica, tutti i partiti, nessuno escluso accusano di “antipolitica” il M5S, che ha osato rinunciare al finanziamento pubblico, che propone sia abolito l’indecente pensione d’oro ottenuta con una sola legislatura, che propone il dimezzamento degli stipendi Parlamentari, che sostiene la regola che dopo 2 legislature si è ineleggibili, che rifiuta di sedersi a un tavolo con partiti pieni di ladri e voltagabbana, con cui non intende fare alcuna alleanza di Governo.
Se i cittadini che hanno mandato a casa Renzi vogliono cambiare l’Italia devono votare M5S. Un’altra via non c’è.

VV
Siamo un Paese ostaggio del Pd e dei suoi fallimenti. Dove un Governo Renzi bis ha la tracotanza di calpestare il voto di 20 milioni di elettori e di ripresentare le facce di quelli stessi che lo hanno mandato in fallimento.
Ma sicuramente più rimanderanno queste elezioni, più gli elettori gliela faranno pagare.
17 milioni di italiani sono nella povertà più nera grazie a Renzi e al Pd, i diritti del lavoro distrutti, 105 miliardi in più di debito pubblico, 15.000 imprese fallite solo quest’anno, migliaia di risparmiatori truffati, abbiamo evitato appena in tempo il più grande stupro costituzionale mai visto con un tentativo palese di dittatura, siamo il Paese con la più alta disoccupazione giovanile e quello che ha una disuguaglianza più forte tra poveri e ricchi, il territorio è sempre più dissestato, nessuno dei gravissimi problemi italiani è stato risolto in mille giorni, ma Renzi regala ai compagni di merende un miliardo di bonus e mancette, Renzi e Calenda stavano per fare la privatizzazione del Paese per svenderlo alle Multinazionali come hanno fatto in Grecia.. e i renzioti sono ancora lì a latrare che dovevamo votare SI’ a queste sconcezze?????? Ma non hanno un minimo di decenza?

Giorgio N.
Il “grillismo”, che qualcuno colloca arbitrariamente nella destra populista, nasce come istanza per dare voce ai cittadini, soprattutto quell’ampia fetta di cittadini che sono esclusi dal circolo ristretto dei privilegiati. Quei cittadini che formano la popolazione di uno Stato. Ci riuscirà? Non ci riuscirà? Ai posteri l’ardua sentenza. Io dico che farà molta fatica.
Ciò detto, chi è che aveva la BCE, le agenzie di rating, Confindustria, le banche, Marchionne, la Merkel, Schaeuble etc etc tra i suoi fans?
Chi è stato il paladino delle lobbie e dei poteri forti?
Chi ha fatto politiche di destra con politiche volte ad aumentare le disugualianze?
Chi ha portato oltre il 70% degli elettori under 35 a votare NO?
Chi, definendosi rottamatore del vecchio, ha avuto i maggiori sostenitori del SI tra i pensionati?
Chi è conservatore, reazionario, fautore del rafforzamento della casta, servo federe dei poteri finanziari?
Chi ha metastatizzato il PD, estromettendo, umiliando, sbeffeggiando gli avversari politici interni?
Chi ha costantemente snobbato le opposizioni?
Chi ha tra i sostenitori del suo Governo un terzo di Forza Italia?
Chi ha costretto il Parlamento a votare una schiforma costituzionale centralista ed autoritaria?
Chi, in ultima analisi è di DESTRA nell’anima, travestito da ex PCI?
La risposta è solamente una: Renzi e la sua coorte di lacchè delle europee 2014.
I renzioti potranno anche definirsi progressisti di csx ma hanno votato e continui a dare il loro voto ad un politico di destra. Fatevene una ragione e, alle prossime politiche almeno votate per Berlusconi!

Viviana
Ieri mi ha telefonato la mia cugina di Bologna con tristi notizie. Eravamo 7 cugine sparse per il mondo. Io sono la più vecchia (75 anni) le altre vengono a scala, tutte molto più giovani di me. Per tante ci sono state vite terribili. Che pena per tutte! Io sono quella ‘fortunata’! Le ho viste due o tre volte quando ero bambina, poi mai più. Questa mia cugina di Bologna ogni tanti mesi mi telefona e mi dà le notizie delle morti o delle disgrazie, come un bollettino di guerra. A confronto di loro io ho avuto una vita felice, due lauree, un buon matrimonio, un relativo benessere. Non conta che io sia stata in gran parte della mia vita in depressione o malata. Mi resta l’immagine di me che arrivo a 8 o 9 anni (anni ’50) in quel paesuccio poverissimo abbarbicato sulla montagna sopra il Reno, Paese da capre, io che vengo dalla città come se venissi da Marte coi riccioli e il fiocco in testa, le metto tutte in fila, sono malvestite e sgaruffate, anche sporche, io lavo loro la faccia e le pettino, come fossero delle bambole e loro ridono.
Mi ricordo quando morì la nonna che non avevo quasi conosciuta. Ricordo la saletta cupa con le assi grezze nel piancito e tutte queste bambine piccole e io le feci giocare facendo uno zoo, per cui ognuna faceva un verso diverso di animale e facemmo un tale bordello che ci sgridarono perché era un funerale. Ma per me che ero sempre sola vedere tutte quelle bambine e poter giocare con loro era una esperienza portentosa. Mi sembrava che vivessero in un posto bellissimo, dove si poteva stare sempre fuori e c’erano i prati (in verità pochissimi e ristretti), gli orti (piccolissimi anche questi), i boschi di castagni (quelli ripidi e in gran quantità), le capre. Per me che vivevo in stato di clausura e sempre sola, mi sembrava che fosse un posto “pieno di giardini”. Loro guardavano con curiosità i miei vestiti diversi (di cotonina ma mia mamma era sarta e mi cuciva delle cose carine), guardavano il mio libro grande a figure (ne avevo un solo!), mia mamma che destava curiosità perché era pettinata bene e portava la cipria e il rossetto, cosa che scandalizzava un po’ come fosse una donna di malaffare. Io ero la bambina ‘ricca’. In realtà per gran parte della mia vita sono stata tutt’altro che ricca e in quel periodo noi eravamo decisamente poveri, ma tutto è relativo e si può sembrare ricchi anche se si ha un solo libro e una gonna di cotone a quadretti celesti con le tasche a cuore. E’ incredibile quanta miseria ci fosse nelle nostre montagne nel primo dopoguerra! Gli alleati che liberarono via via l’Italia risalendola dalla Sicilia, filmarono uomini poverissimi che vivevano nelle grotte come animali spauriti. Mio padre, che faceva il cameriere nell’Hotel Excelsior di Firenze, vedeva gli americani guardare sghignazzando questi filmati e si vergognava.
Eravamo liberati, dunque sudditi, e non abbiamo mai smesso di esserlo, anche ora prendiamo ordini dalle banche americane come la JP Morgan e abbiamo governi sempre pronti a firmare contratti capestro con le multinazionali americane in cui ci vendono come pecore al macello, vendono i nostri beni, i nostri diritti. Renzi e Calenda stavano per fare uno stupro alla Costituzione in obbedienza alla maggiore banca d’affari americana, stavano per vendergli il MPS e stavano per firmare un contratto commerciale transatlantico con cui avrebbero svenduto per due soldi tutti i nostri beni pubblici: acqua, luce, gas, porti, aeroporti, welfare.. come hanno fatto in Grecia in cui tutto quello che aveva qualche valore è passato in mani tedesche. La svendita vergognosa di un Paese con tutti i suoi beni e diritti, un Paese infilato a forza da Prodi nell’euro con conti falsati, taroccati proprio dalla JP Morgan (come in Grecia), un Paese poi strozzato dal debito volutamente accresciuto e condannato dall0austerity finché non svendesse tutto quello che aveva come un Paese vinto in guerra, come in Grecia.
In verità non mi aspettavo l’esito del referendum, credo che la fiducia in questo popolo mi sia scesa ormai sotto le scarpe e verso i renzioti provo ormai lo stesso disgusto che avevano i partigiani verso i fascisti che ci vendevano ai tedeschi, oggi come allora. Non sono riuscita nemmeno ad essere contenta dell’esito referendario tanto temevo che sarebbe stato tradito, come in effetti lo è. Nel voto è emerso un vero odio contro Renzi “che ha stroppiato”, ma la maggioranza non ha nemmeno capito la posta in gioco. La mia cugina di Bologna ha detto che ha votato SI’, “perché sennò tornava su D’Alema che non molla mai la poltrona!” Inutile spiegarle che D’Alema non è deputato dal 2008, non ha nessuna poltrona e che attualmente può solo dichiarare delle opinioni. Io non mi rallegro perché ho paura dell’ignoranza degli italiani, delle perversioni dei politici e del peso dell’eredità funesta nei passati governi. Ho visto i Greci votare a un referendum contro Tsipras e contro l’euro eppure Tsipras è rimasto lì, la volontà del popolo è stata calpestata e la Grecia è stata incaprettata e stuprata come la Francia e la Germania volevano. L’Europa è una cattiva famiglia dove i parenti più grossi divorano quelli più piccoli. Parenti serpenti. Fratelli coltelli. E noi siamo pronti a vendere la nostra primogenitura per un piatto di lenticchie. E’ stato evidente che l’enorme peso mediatico messo in campo da Renzi, con tutti i suoi giornali, le sue tv, i suoi bonus, le sue promesse, le sue falsificazioni, la sua presenza mediatica ossessiva, i brogli elettorali, il voto degli italiani all’estero che è stato manipolato ad arbitrio, l’inerzia ‘ac perinde cadaver del Pd’, i vecchi rincoglioniti dell’Emilia e i nuovi rincoglioniti della Toscana, non sono bastati a dargli il pieno potere e a creare un nuovo Mussolini, ma non riesco ad essere contenta. Non si schioderà facilmente. E soprattutto non si schioderanno facilmente i suoi promoter: i poteri europei, quelli statunitensi, la finanza, la Merkel, la JP Morgan, le grandi banche, che aspettano solo di banchettare su di noi perché siamo sempre rimasti “il Paese vinto in guerra” che è giusto spolpare. E quel 40% che ancora ha votato sì non lo capisce o è tanto criminale da volere proprio questo suicidio. Credo dunque che ci aspettino tempi duri: non perché possano andare al Governo i 5stelle ma perché l’Italia è messa troppo male. Ora basta che Renzi faccia qualche piccola correzione all’Italicum, di nuovo coalizioni e niente ballottaggio. Berlusconi si unirà a lui, perché in fondo Pd e Fi sono sempre andati d’accordo (e lo vediamo ora che Vivendi tenta la scalata opaca a Mediaset e il Governo interviene in aiuto, per difenderne ‘l’italianità’, quella che non è stata difesa per nessuna delle imprese svendute all’estero, nemmeno per Alitalia o Telecom), poi in aiuto al Renzi bis si venderanno altri perché al potere non dice no nessuno, ci sono 169 Parlamentari del Pd tutt’ora in Parlamento, sarà un giochetto tornare alle elezioni e vedere Renzi che le vince alleandosi a cani e porci (e non mi fido certo di Salvini e della Meloni). Dunque non sono contenta perché i danni che sono stati fatti sono troppo grandi e i guasti che gli italiani hanno ricevuto sono così laceranti che sono da capire se non sanno quello che fanno e hanno ormai solo paura del futuro.
Ma oggi è arrivato il No al referendum ed è stata una cosa buona, e dobbiamo ancora sperare negli uomini di buona volontà e in qualche colpo di fortuna che può sempre capitare anche a un Paese disgraziato come il nostro,

Il venditore di cavalli zoppi (Renzi) può tornare a vendere quadrupedi, preferibilmente pony
Claudio Martinotti Doria

Il venditore di cavalli zoppi che per fin troppo tempo ha simulato di fare il primo Ministro in Italia ricorrendo solo ad un’arrogante dialettica da sofista, neppure molto accreditato, vendendo fumo e temporeggiando, ha ricevuto una sonora batosta dal popolo italiano, che ci ha messo parecchio tempo ad identificarlo per quello che era, un bluff. In quest’epoca di crisi sistemica epocale, non ci si può permettere di mettere dei bluffatori al Governo, gente che simula di valere qualcosa mentre sono solo apparenza, che inganna fingendo di rinnovare mentre cambia solo le persone al potere con altri che hanno il solo merito di essere anagraficamente più giovani, ma supponenti e privi di cultura ed esperienza necessarie per poter guidare una nazione. Con l’aggravante di non essere neppure eletti dal popolo ma collocati dall’alto. Alla prova dei fatti i bluff si rivelano sempre, spesso dopo aver fatto danni irrimediabili. Non posso che essere compiaciuto dal fatto che il popolo italiano non sia caduto nella trappola mistificatoria ordita dal venditore di cavalli zoppi che ha governato fino ad oggi, che agiva per conto dei poteri forti transnazionali per svendere il Paese e demolire quel residuo di democrazia non ancora intaccata, in modo da perpetuare il potere neofeudale tra i gli amici degli amici, senza il rischio di dover essere giudicati da fastidiose elezioni. Il risultato è stato, per una volta, favorevole alla democrazia, quella residuale che ancora si riesce ad esercitare in questo Paese contro questa casta parassitaria di gente che vive di politica, alle spalle di chi lavora veramente, perché la politica non è un mestiere serio, finché prevarrà il sistema partitocratico e maggioritario con queste ignominiose leggi elettorali.
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Frange Lunatiche
Invito tutti a leggere le analisi dell’istituto Cattaneo su questo Referendum. Si rileva chiaramente lo sfaldamento di PD e PDL, i cui elettorati si sono mischiati per il SI’ e per il NO. Altro che “base” da qui ripartire, quel 40% che immaginano i piddini non esiste.
Granitico invece l’elettorato del M5S, l’unico soggetto politico che a questo momento ha una visione e una tenuta reale in tutto il Paese.

IL RE MIDA
Il re Mida era un grande spendaccione, tutte le sere dava feste e balli, fin che si trovò senza un centesimo. Andò dal mago Apollo, gli raccontò i suoi guai e Apollo gli fece questo incantesimo: – Tutto quello che le tue mani toccano deve diventare oro.
Il re Mida fece un salto per la contentezza e tornò di corsa alla sua automobile, ma non fece in tempo a toccare la maniglia della portiera che subito la macchina diventò tutta d’oro: ruote d’oro, vetri d’oro, motore d’oro. Era diventata d’oro anche la benzina, così la macchina non camminava più e bisognò far venire un carro coi buoi per trasportarla.
Appena a casa il re Mida andava in giro per le stanze a toccare più cose che poteva, tavoli, armadi, sedie, e tutto diventava d’oro. A un certo punto ebbe sete, si fece portare un bicchiere d’acqua, ma il bicchiere diventò d’oro, l’acqua pure, e se volle bere dovette lasciarsi imboccare dal suo servo col cucchiaio.
Venne l’ora di andare a tavola. Toccava la forchetta e diventava d’oro e tutti gli invitati battevano le mani e dicevano: – Maestà, toccatemi i bottoni della giacca, toccatemi questo ombrello.
Il re Mida li faceva contenti, ma quando prese il pane per mangiare anche quello diventò d’oro e se volle cavarsi l’appetito dovette farsi imboccare dalla regina. Gli invitati si nascondevano sotto il tavolo a ridere e il re Mida si arrabbiò, ne acchiappò uno e gli fece diventare d’oro il naso, così non poteva più soffiarselo.
Venne l’ora di andare a dormire, ma il re Mida, senza volerlo, toccò il cuscino, toccò le lenzuola e il materasso, diventarono d’oro massiccio ed erano troppo duri per dormirci. Gli toccò di passare la notte seduto su una poltrona, con le braccia alzate per non toccare niente, e la mattina dopo era stanco morto.
Corse subito dal mago Apollo per farsi disfare l’incantesimo, e Apollo lo accontentò.
– Va bene, – gli disse, – ma sta’ bene attento, perché per far passare l’incantesimo ci vogliono sette ore e sette minuti giusti, e in questo tempo tutto quello che toccherai diventerà cacca di mucca.
Il re Mida se ne andò tutto consolato, e stava bene attento all’orologio, per non toccare niente prima che fossero passati sette ore e sette minuti.
Purtroppo il suo orologio correva un po’ più del necessario, e andava avanti di un minuto ogni ora. Quando ebbe contato sette ore e sette minuti il re Mida aprì la macchina e ci montò, e subito si trovò seduto in mezzo a un gran mucchio di cacca di mucca, perché mancavano ancora sette minuti alla fine dell’incantesimo.

Ricordate la favolina di Rodari su re Mida? Napolitano è come lui. Tutti i candidati che ha scelto, Monti, Letta, Renzi, dicevano che avrebbero trasformato in oro tutto quello che toccavano. E invece lo hanno trasformato… in cacca di mucca.
Similmente a lui il famoso guru di Renzi, Jim Messina. E’ costato un proposito per far fallire progressivamente Cameron, la Clinton e Renzi.
Ma vogliamo farli continuare?

Berluscameno
Ora anche Tv e giornali si accorgono che il “PAESE SCOPPIA” !
ESEMPIO. Un mio amico mi ha raccontato: “Ho dovuto chiudere (senza lasciare debiti pregressi) la mia piccola attività di lavoratore autonomo in quanto per me non più redditizia (più spese che incassi!)”. Adesso mi si presenterebbe l’opportunità di attivare una nuova attività di piccolo imprenditore. Per aprire il mio nuovo ufficio dovrei ottenere un finanziamento di 50 mila euro. Ma è pura illusione credere che in Italia possa esistere una sola banca disposta a farmi questo finanziamento solo con lo scopo di farmi rientrare in attività lavorativa! “
Perché ? “I ricchi banchieri si fanno prestare i denari dalla BCE, o dal loro Dio tramite computer, ma se li tengono poi ben stretti. Poi però chiedono allo Stato di essere protetti ed in caso di bancarotta lo Stato deve “finanziare il loro lavoro sempre eccellente. Ma chi deve decidere in merito ai prestiti ? Al mio amico sembrerebbe cosa equa che dovrebbe esistere un ufficio apposito diretto dalla guardia di finanza per proteggere i diritti dei lavoratori autonomi, artigiani e piccoli imprenditori angariati e turlupinati dalle pretese assurde dei grassi e ricchi banchieri!
Per tornare al RECENTE ESITO DEL REFERENDUM Costituzionale, con un’affluenza massiccia e una percentuale schiacciante di No, l’elettorato ha svelato l’esistenza nel nostro Paese di un POPOLO della RIVOLTA. Quello che i media mainstream hanno accuratamente evitato di rappresentare. Un popolo che “ha bocciato la riforma della Costituzione, il Presidente del Consiglio e l’establishment di Governo. E che ha votato contro Renzi, scrive Maurizio Molinari sulla “Stampa”: “Sono state le famiglie del ceto medio disagiato, impoverito dalla crisi economica, senza speranze di prosperità e benessere per figli e nipoti, ma anche i giovani senza lavoro, gli operai che si sentono minacciati dai migranti e gli stipendiati a cui le entrate non bastano più”.
È quindi, un POPOLO DELLA RIVOLTA. E non sarà facile calmarlo. Questa parte di popolo incazzato è l’espressione dello stesso disagio che in Gran Bretagna ha prodotto la Brexit e negli Usa ha incoronato Trump. Quindi caduta l’illusione-Renzi, ora bisogna
dare in fretta risposte chiare alle crisi che è all’origine della protesta del ceto medio, massacrato dal rigore e dalla austerità imposta da Bruxelles e inasprita a partire dal mal Governo di Monti, che i giornali solo pochi anni fa accolsero come il salvatore del Paese.
Contrordine, a quanto pare. Anziché i tagli senza anestesia della riforma Fornero “serve un nuovo welfare per le famiglie in difficoltà”, scrive oggi il direttore della Stampa, di fronte alla catastrofe dell’evidenza.”
Bisogna far ripartire l’Italia. Ma come? Non basta un nuovo Governo. Bisogna rispettare il popolo della rivolta e rispondere alle sue istanze.
Ha vinto la gente, il mare di gente che non si fida più, gente molto ben disposta verso l’inverosimile e diffidente verso il verosimile, per intima ed esasperante convinzione che là fuori c’è qualcuno che lavora alla sua infelicità, perché manca il lavoro, perché si indeboliscono le garanzie, per invidia sociale, perché l’investimento in banca è andato storto, perché ci sono i poteri forti, perché c’è l’Europa, perché c’è una classe dirigente che in quanto tale campa sulla pelle delle periferie, fisiche o esistenziali.
Comune denominatore è il rifiuto feroce dell’establishment farabutto, una condizione che non riguarda soltanto l’Italia. Eppure i giornalisti si meravigliano. Non uno che parli del grande crimine dell’inevitabile disastro dell’euro (Barnard). Silenzio anche su voci profetiche come quelle dell’economista Nino Galloni, secondo cui, semplicemente, il sistema-euro equivale in modo matematico al declino italiano. Non un articolo sui grandi giornali, neppure sul libro “Massoni” di Gioele Magaldi, dove alcune eminenze grigie della super-massoneria internazionale definiscono gli italiani “bambinoni deficienti”, capaci di accogliere col tappeto rosso “i tre commissari che gli abbiamo inviato, nell’ordine: Monti, Letta, Renzi”. Fuori dal coro dei “chi l’avrebbe mai detto?”, si segnala “Il Giornale”, che indica in Giorgio Napolitano l’altro grande sconfitto: “L’ex capo dello Stato, scrive Gian Maria De Francesco, “s’era abituato a trattare Palazzo Chigi come una propria dépendance, insediandovi l’uomo che ha messo in ginocchio il Paese a suon di tasse, “CONDANNANDOLO AD UNA RECESSIONE bestiale”, dalla quale ancor oggi fatica a tirarsi fuori nonostante la spesa in deficit di Renzi – sotto forma di mance e mancette varie”. Per denigrare i 5 Stelle, alla vigilia del voto Napolitano s’era spinto oltre le colonne d’Ercole: “Non esiste politica senza professionalità come” NON ESISTE MONDO SENZA ELITE” –proprio come gli aveva detto il compagno Stalin :”il GLOBALISTA PROGRESSISTA e collettivista “fottuto.
“Alla faccia della DEMOCRAZIA E DELLA COSTITUZIONE”, chiosa De Francesco.
Ci si era messo anche l’anziano Eugenio Scalfari: “prima della democrazia c’è l’oligarchia, perché il popolo non sa governarsi da solo”. Parole nelle quali risuona l’eco della “sinarchia”, la forma di Governo evocata a fine ‘800 dall’influente esoterista francese Alexandre Saint-Yves d’Alveydre, come ricorda Gianfranco Carpeoro nel suo saggio “Dalla massoneria al terrorismo”. “ Il potere simil-religioso dell’oligarchia illuminata”: ieri, contro la marea montante del socialismo e dell’anarchismo; oggi nella rivolta (solo elettorale) che corre via smartphone.
Il “popolo” è esasperato? Se ne sono accorti persino loro, i giornalisti, ben attenti, comunque, ancora, a non dare la parola a chi questa crisi l’aveva annunciata, con anni di anticipo, spiegandone le ragioni nei minimi dettagli.
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Viviana
Quello che trovo massimamente indecente è che vi sia una Consulta che doveva dirci il 4 ottobre se l’Italicum era incostituzionale (cosa visibile a occhio nudo) e che ha rimandato la pubblicazione della sentenza per favorire il referendum di Renzi (o per vedere come andavano le cose?) e che ora ci viene a dire che dobbiamo aspettare fino a febbraio?? Che comincerà l’esame il 31 gennaio?? Ma cosa fanno questi? Dormono? Ritardano apposta per favorire il Governo? Vogliono tenere bloccato questo Paese?

Ai renzioti che insistono con accanimento ossessivo

Mi pare lampante che i numeri portati dai renzioti per esaltare Renzi o sono fasulli come tutti i numeri sbandierati da Poletti o sono troppo scarsi e ininfluenti, tant’è che siamo il peggior Paese d’Europa, subito prima della Grecia e, se quei dati segnalassero davvero un buon lavoro fatto da Renzi, il 60% degli elettori non avrebbe votato contro Renzi e non ci sarebbero 17 milioni di poveri e tanti disoccupati e tanto malcontento nel Paese e tanta miseria crescente.
E mi pare altrettanto lampante che il Jobs Act non è affatto una legge migliorativa del lavoro altrimenti non avrebbe avuto una risposta tanto negativa e furiosa e non ci sarebbe la richiesta di un referendum per abolirlo, referendum che tutti gli analisti danno come largamente vincente e che il Renzi n° 2 farà di tutto per evitare come una nuova solenne bocciatura del Governo Renzi. Il fatto gravissimo e innegabile è che i due Governi del Pd, Monti e Letta, hanno affossato l’Italia e i mille sciagurati giorni di Renzi sono stati il colpo mortale per cui sentirlo anche elogiare per inesistenti successi è alquanto miserevole e meschino a fa cadere le braccia. Altro che microchip impiantati in testa! Qua siamo proprio nel deliro più servile e indecoroso! Ma se vi volete fare delle pippe e inventarvi un Paese che non c’è e un successo renziano che esiste solo nella vostra immaginazione di cortigiani, fate pure. La figuraccia è tutta vostra.
Se Renzi fosse stato quella cima magnificente che tentate di spacciare, non ci sarebbe tanta gente che sta male, non ci sarebbe una tale mancanza di lavoro, il debito non sarebbe così tanto aumentato, non ci sarebbero tanti disoccupati, inoccupati e sottopagati, non saremmo ultimi in Europa, addirittura non invitati ai convegni europei che ci schifano come una scartina, non assisteremmo alla svendita progressiva delle imprese italiane, non saremmo diventati il discount d’Europa dove tutti vengono a comprare le nostre imprese per due soldi, non avremmo tante imprese che chiudono o falliscono, né un tale sfacelo bancario e non ci sarebbe tanta sofferenza.
Ieri davano in Tv la prossima chiusura di Almaviva, 2115 persone che perderanno il lavoro, più di 800 solo a Napoli, dove la disoccupazione è doppia che altrove. Ma voi gioite ed esultate!!??
Avete testa e cuore imbottiti di bugie e sembrate divertirvi sulle sofferenze della gente mentre millantate un successo che non c’è. E questo non solo non vi crea simpatie né ne crea per Renzi, ma sortisce l’effetto contrario di una grandissima repulsione verso di voi e verso Renzi. Pensateci prima di spacciare per oro colato quello che è solo paglia! Più il divario tra le vostre storielle e la realtà è grande e più la gente vi si rivolterà contro e più il Pd e tutta la sua cricca di millantatori cadrà in basso. Renzi ha detto: “Non sapevo di essere tanto odiato!” Pensateci!

RIDIAMARO :- )

Pirata 21
Alfano Ministro degli esteri. Rappresenta perfettamente il nostro peso politico all’estero.

La Boschi farà il sottosegretario con delega a non toccare niente.

Gentiloni ha formato un Governo in pochissimo tempo. Il tempo di fare copia e incolla.

All’Istruzione la donna che ha scritto la riforma de “La buona scuola.” Non si poteva trascurarne il grande successo.

Gentiloni non ha nominato il Ministro delle riforme. Ormai ci abbiamo rinunciato.

Finalmente Alfano potrà esprimere tutta la sua inutilità anche all’estero.

Alfano agli Esteri. E noi che eravamo preoccupati per Trump.

E’ molto confortante sapere che tutti quei delicati equilibri mondiali adesso sono in mano anche ad Alfano.

Boda
Alfano agli Esteri. La giusta punizione per gli italiani all’estero dopo il referendum.

Luca’s jokes
Il fedelissimo di Renzi Luca Lotti è Ministro dello Sport. Visto che il suo amico si è dato all’ippica.
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Il nuovo Governo ha 2 ministeri in più. Avete visto che votando no i costi della politica aumentano?
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Il mago di Floz
Riconfermato Poletti. E poi dicono che il lavoro fisso non esiste più.
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Marcthulhu
Madia: obiettivo è “chiudere” la riforma della Pa. Vuoi mettere lasciare la Consulta senza un’altra legge incostituzionale da bocciare?
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Murcielago
Riconfermata anche la Madia.
che come le scrive incostituzionali lei le leggi, non lo fa nessuno.
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Presentato il Governo, già iniziano i primi dubbi: ‘saranno anche stavolta all’altezza delle loro incapacità?’
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Il Console
Confermate Boschi e Madia. Pesa invece l’esclusione di Peppa Pig e della Pimpa.
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PsicoPanico
Paolo Gentiloni promosso a premier dopo il caso Regeni, Marco Minniti promosso a Ministro dopo aver preso i voti della ‘ndrangheta, Mariaelena Boschi promossa sottosegretaria alla presidenza dopo il flop della riforma costituzionale e il caso Banca Etruria, Beatrice Lorenzin confermata alla sanità dopo il FertilityDay, Roberta Pinotti confermata alla difesa dopo lo scandalo armi ai sauditi. Ma nel PD sono masochisti o hanno studiato CEPU con Del Piero?
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TiSpediscoAdOlbia

Tutto torna: una persona non candidata ha scelto una squadra di Governo che nessuno avrebbe mai votato e che ha giurato su una costituzione che fino a ieri avrebbe voluto cambiare.
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Farlòck Holms
I nuovi Ministri hanno giurato sulla Costituzione.
Credibili come un ateo che giura sulla Bibbia.
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a Mazed
Le accuse di Governo fotocopia sono offensive: nel 2013 la Boschi portava un tailleur blu elettrico.
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notturno concertante
Il Governo Gentiloni.
Avanzi, popolo!
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Marco Rojatti
il nuovo Governo ha il retrogusto della peperonata del giorno prima
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La battuta che fa più ridere in questo Paese rimane “Premiare il merito”.
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I’m back
E adesso viene fuori che la Fedeli ha mentito sulla laurea. Non ce l’ha. Ha un diploma di assistente sociale, niente di più.
Fa il Ministro per l’Istruzione e Università. In effetti, un Ministro adeguato al livello della Buona scuola.
Però a questo punto, voglio Giannino Ministro. Cosi tra laure false, si fanno compagnia. Il Trota almeno la laurea albanese se l’era pagata, questa inventa proprio.
Sono meravigliosi.
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Amblo
“L’Italia ha un’economia forte che non è aperta a scorribande e un sistema bancario sostanzialmente solido”. ??
Comprategli un giornale, uno qualsiasi che si renda conto del Paese in cui vive!!
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Alessandro
“C’è bisogno di una discontinuità“, dice Gentiloni, dopo che ben 13 Ministri sono stati ereditati dalla squadra di Renzi, tre hanno cambiato semplicemente incarico e solo due sono le novità….discontinuità… mentre continua a nasconderci, proprio come faceva Renzi per fini elettoralistici, la reale situazione economica del nostro Paese.
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Pirata 21
Adesso con l’energia di Mattarella e il carisma di Gentiloni saremo davvero inarrestabili.‬
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Gentiloni è così uguale a Renzi che se vai sulla sua pagina di Wikipedia c’è scritto “Vedi Matteo Renzi”.
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Prime parole di Gentiloni dopo l’incarico di formare un Governo. “Qualcuno mi aiuti per favore!!”
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Ecco mio nipote ha visto Gentiloni e ora ne vuole uno per Natale.
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Antonio Razzi: “Se Mattarella chiama sono pronto”. Voi ci scherzate ma al momento è il più credibile.‬
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Arthur Rombò
Ormai ci eravamo abituati a un Presidente del Consiglio che twittava; sarà dura tornare a uno che parla tramite radio.
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Ansermo
Gentiloni è la persona scelta per guidare il Paese. Vabè dai, il parcheggio lo faceva bene.
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Fulvio Maranzano
L’hanno chiamato Governo Gentiloni perché Governo Renzi bis pareva una presa per il culo.
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Io
Magari ora la Fedeli delegalizza le lauree, così la piantiamo dire che la Lorenzin e la Fedeli non sono laureate e che Renzi danneggia l’erario nominando funzionari con la licenza elementare.
…………………..
La riflessione di oggi è:

Se ripercorre la mia vita, sono state tante le volte che ho dovuto ricominciare, magari ero più giovane e più sana. E non ero sola.
Ricominciare è il tramite tra la disperazione e la speranza. E dipende in massima parte da noi. E’ un atto di fede nella vita e la vita, sempre, ci ricompensa. C’è sempre qualcosa che ci aspetta dopo quella scelta. Restano sempre dietro di noi delle macerie, delle perdite. Ma avanti a noi c’è sempre qualcosa di ignoto e di bello che ci aspetta. Aver fede in quello è la promessa che noi facciamo alla vita e a noi stessi
“.
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http://masadaweb.org


BUON NATALE 2016 da Masada

MASADA n° 1815 19 dicembre 2016 CON ERRI DE LUCA E I MIGLIORI

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MASADA n° 1815 19 dicembre 2016 CON ERRI DE LUCA E I MIGLIORI
Blog di Viviana Vivarelli

Contro Raggi e Muraro accanimento mediatico – Stalking – Cose fatte in 6 mesi dalla Raggi – Claudio Messora – Il Governo è stato battuto ma il servilismo mediatico continua – Baricco e lo stoyrytelling – Ma quale fase zen!!? – Le pensioni d’oro – Caso Marra e caso Sala- Brani di Erri De Luca dal suo blog – Dylan e Izet Sarajlic- La preghiera delle madri

Dylan: “Il vostro dominio sta invecchiando in fretta
il primo di oggi sarà ultimo domani
perché i tempi stanno cambiando”.

I tempi stanno cambiando.
Venite intorno a me voi tutti ovunque vaghiate e ammettete che le acque intorno a voi son salite
E accettate che presto fino all’osso sarete inzuppati
Se per voi il tempo ha qualche valore, allora è tempo di cominciare a nuotare
o come pietre affonderete


perché i tempi stanno cambiando
venite scrittori e critici che con le vostre penne profetizzate
e tenete gli occhi bene aperti
non vi sarà data un’altra scelta e non parlate troppo presto perché la ruota sta ancora girando
e nessuno può dire chi sarà designato
il perdente di adesso sarà domani il vincente
perché i tempi stanno cambiando
venite Senatori e Deputati
ascoltate vi prego il richiamo
non vi fermate sulla soglia
non bloccate l’ingresso
saranno coloro che han cercato di rallentare che ci rimetteranno
c’è una battaglia che fuori infuria
e presto scuoterà le vostre finestre e farà tremare i vostri muri
perché i tempi stanno cambiando
VENITE MADRI E PADRI DA TUTTO IL PAESE!
E NON CRITICATE QUELLO CHE NON POTETE CAPIRE!
I VOSTRI FIGLI E LE VOSTRE FIGLIE NON LI POTETE PIU’ COMANDARE!
La vostra vecchia strada sta rapidamente invecchiando
Andatevene vi prego dalla nuova se non potete anche voi dare una mano
Perché i tempi stanno cambiando
La linea è tracciata la maledizione scagliata
L’uomo lento di adesso sarà il più veloce domani
Così il presente di adesso sarà il passato di domani
L’ordine sta rapidamente scomparendo
E il primo di adesso sarà l’ultimo di domani
Perché i tempi stanno cambiando”

.
Viviana
Guai a chi si presenta come giovane
e distrugge il futuro dei giovani!
Dietro di lui arranca
la vecchiezza più immonda
il passato postribolare
la negazione della vita.
.
Erri De Luca
Una volta un insegnante m’invitò a rispondere alla sua domanda: “Cosa dici ai giovani che sono il nostro futuro?”.
Risposi: “Niente, perché i giovani non sono il nostro futuro. I giovani sono il loro futuro. Il mio l’ho avuto e me ne avanza poco”.
Il potere degli adulti non è stato mai così solido e schiacciante. I giovani da noi sono minoranza di un Paese anziano. Molti della mia età pretendono addirittura di invadere il campo e dichiararsi diversamente giovani.
Per chi sente di non contare nulla, ho qualche istigazione alla rinfusa: indipendenza dai pareri adulti, dalla pubblicità, dalle frasi fatte. Istigo a disfare e rifare ogni e qualunque frase, con parole altre. A esibire il privilegio della bellezza contro quella della ricchezza, lo sbaraglio degli amori primi, la possibile forza di rovesciare in un’ora primati e gerarchie, di suonare la loro musica nuova per abbattere le mura di Gerico. Non esistono età e terre promesse, ma tempi e tempeste da attraversare.
.
Non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa.
Se hai un sogno tu lo devi proteggere.
Quando le persone non sanno fare qualcosa
lo dicono a te che non la sai fare.
Se vuoi qualcosa, vai e inseguila.
Punto.

(DAL FILM La ricerca della felicità)

Viviana per i 5stelle

Noi abbiamo un sogno
Il sogno è un ideale
e deve scontrarsi con l’umano
Difendiamo il nostro sogno
è la nostra cosa più bella
perché non è solo nostro
è di tutti quelli che ci sono

Noi abbiamo un sogno
Tenteranno di sporcarlo
di ridurlo
di beffarlo
di negarlo
di ucciderlo
ma è il nostro sogno
Nulla potranno se non lo permettiamo

Noi abbiamo un sogno
non io, non tu, ma tutti
il sogno è più di ognuno di noi
è più di tutti noi e voi messi insieme
più di ieri, di oggi, di domani
più del tempo, della vita
Vive nel cielo dei sogni
si allunga nel desiderio del mondo

Lo realizzeremo solo in parte
con fatica
inciampando
cadendo
rialzandoci
ridendo e piangendo
perché siamo umani

Diranno che non siamo nulla
che non abbiamo nulla
che non possiamo nulla
La loro invidia farà di tutto
per sconfiggere il nostro sogno
Il loro desiderio di potere
tenterà di negare la nostra gloria
Il loro vuoto interiore
tenterà di uguagliarci ai loro deserti

Ma noi abbiamo un sogno
Questa è la nostra forza
Il nostro diritto di esistere
La nostra vita
E nessuno potrà farci nulla
se noi non vogliamo.

Viviana
Sono passati tre anni di veleni, con una politica che ha diviso l’Italia e ha messo gli uni contro gli altri, mentre la corruzione impazzava e chi doveva reprimerla passava il tempo a concertare la rovina della nostra democrazia e la svendita del nostro Paese, tanta gente moralmente immiserita, tanta gente arrabbiata, tanta rabbiosa, invelenita, addestrata all’arte della menzogna, della calunnia, dell’insulto gratuito, un Paese dove tanti sono pagati o sono fanatizzati per aggredire altri italiani, gente che dell’insulto ha fatto la ragione della sua vita, poveri fuori e poveri dentro… Oggi c’era in tv un frate e anche lui aizzava, seminava odio.
Un altro anno sta per cominciare, e noi siamo stanchi, stanchi di questo andazzo deprimente e avvilente, abbiamo bisogno di luce e di speranza, di persone che uniscono gli sforzi per il bene di tutti, di rinascite, di perdoni e di ricostruzioni.
Dobbiamo ricostruire nel meglio noi stessi e tutto quello che abbiamo intorno.
O faremo questo, o cadremo tutti in macerie!
.
« Vorrei che il Natale fosse per noi un’occasione per riflettere sulla capacità di liberarci dalla prigionia delle necessità e la possibilità di aprirci uno spiraglio per inaugurare, nel piccolo e nel grande, una nuova maniera di esistere»
Padre Antonelli
.
Ognuno di noi è soggetto a cadere in valutazioni errate per ingenuità politica o per la troppa fiducia nei confronti di chi ti sta ingannando con il sorriso. Impariamo dagli errori senza mollare mai. Andiamo avanti combattendo chi vuole la distruzione del MoVimento perché troppo scomodo.
Maurizio Bertini
.
STALKING
VV

Mi sembra che molti provino un gran gusto a esercitarsi in un quotidiano stalking efferato contro il M5S.
Se avessi visto qualcosa di simile da parte loro anche contro il Pd, ciò avrebbe senso. Nel Pd, e non parliamo degli altri partiti, erano i politici ad essere al centro di inchieste scottanti che finivano regolarmente in opportune prescrizioni o amnistie quando i reati non erano semplicemente chiusi in un cassetto, ma nessuno sospendeva nessuno e nessuno si dimetteva mai, nel silenzio complice di tutti, e, se poteva, il partito impediva l’uso di intercettazioni o sabotava l’inchiesta, coi media collaboranti.
Per il M5S si scatena l’inferno.
Ora per la Muraro e Marra si parla di ‘presunti’ reati del 2004 e del 2013. Cosa hanno fatto finora i poteri giudiziari? Dormivano? Come si è comportato il M5S? Bene, mi pare, visto che, appena è emerso l’avviso di garanzia, ha allontanato gli inquisiti. Poteva farlo prima? Forse per la Muraro, ma non nel caso di Marra. Era regolarmente assunto e non poteva essere licenziato sulla base di semplici sospetti o antipatie. Potrebbe un sindaco azzerare tutti i dipendenti del suo Comune che hanno lavorato sotto amministrazioni precedenti? Non può o sarebbe il caos. Sapeva la Raggi di presunti reati dei suoi due collaboratori? Lei dice di no. Su Marra si è fidata e la sua fiducia è stata malriposta, è indubbiamente un errore. Tale da metterla alla gogna? Non mi pare. Cosa poteva e doveva fare, dunque? Lo chiedo a voi, perché qui siamo nel surreale, se non in un campo della calunnia aggravata che entra nel criminale, anzi sono convinta che, dato il livello di marcio esistente a Roma, verranno fuori parecchi altri casi simili, sempre che i due siano realmente colpevoli. Dunque, secondo voi, la Raggi deve essere punita per reati che alcuni suoi collaboratori hanno commesso sotto le amministrazioni precedenti e su cui finora non erano emerse prove certe? Siamo nell’assurdo. Secondo voi, se Roma è marcia, l’ultima arrivata dovrebbe pagare quello che i suoi predecessori non hanno pagato??? Deve essere il capro espiatorio di decenni di marciume romano? Vogliamo processare lei anche per ‘mafia capitale’ e per Buzzi e Carminati???
Per la Muraro finora si parlava di casi minimi, trasgressioni amministrative e non penali sanabili con una multa, ma il bailamme è stato lo stesso. Ora è tutto da vedere. Se paragoniamo questi casi con un Renzi che finora si è fatto supportare da tipi come Verdini o gli alfaniani o cerca l’alleanza con un tipino come Berlusconi, a cui il Pd ha regolarmente salvato le aziende e la libertà, è chiaro che c’è in mezzo un baratro. Ma la corsa al massacro continua e non vi fa onore. Mi dispiace che non usiate la stessa misura per un Renzi che la sua condanna di primo grado se l’è sanata con legge della Madia o per i banchieri che le banche le hanno fatte fallire con la frode, fregando decine di migliaia di azionisti e che ora vedranno sanati i loro reati con soldi ben protetti all’estero e un Renzi che il danno lo farà pagare ai risparmiatori contro il parere dell’Ue. Se aveste lo stesso metro implacabile di condanna per i vostri politici, al Governo o al Parlamento ci sarebbe il deserto, ma allora dove starebbe il vostro accanimento godurioso?

Cosa ha fatto in 6 mesi la Raggi?

-ha dato 9 milioni in aiuti sociali
-ha messo a norma gli impianti di smaltimento dell’Ama
-ha avviato il porta a porta della differenziata
-messo 18 milioni nella manutenzione del metro A
-sbloccato un appalto per altri 150 autobus
-assunto 1500 maestre d’asilo lasciate in sospese dalle precedenti amministrazioni
-preso i finanziamenti europei per le vie ciclabili
-cominciato a regolare gli appartamenti che prima il Comune di Roma quasi regalava
-messo sulle strade 700 vigili urbani che prima bivaccavano negli uffici
-tolto agli assessori le auto blu e le ztl con permesso di sosta (100.000 euro)
sbloccato gli stipendi a quasi 24.000 dipendenti pubblici
-ha detto NO alle Olimpiadi che avrebbero aumentato a dismisura il debito di Roma che è arrivato a toccare i 32 miliardi
(http://www.iltempo.it/roma-capitale/2016/08/24/news/la-corte-dei-conti-indaga-sul-debito-di-roma-1018022/)
Solo nei primi due mesi ha fatto 30 delibere
-Città più pulita: al via opere di bonifica per le microdiscariche e interventi di derattizzazione fermi da mesi, garantita la parziale riattivazione del servizio del ritiro degli ingombranti fermo da aprile, organizzati lo sfalcio dell’erba e la pulizia del verde presso i plessi scolastici; effettuato il piano straordinario di spazzamento del fogliame e avviata l’attivazione delle nuove isole ecologiche Ama
-Partenza di una task force di Ama contro topi e specie infestanti
-Taglio alle spese inutili come alcune Commissioni speciali che servivano solo a distribuire poltrone. Un risparmio concreto per i prossimi 5 anni
-Riordinato i conti, che la politica scellerata e gli scandali di Mafia Capitale hanno riempito di debiti. Ha approvato il primo assestamento di bilancio a fine luglio
-Realizzerà finalmente il Museo nazionale della Shoah grazie allo stanziamento di 21 milioni di euro. Sbloccata già la gara d’appalto
-è partita con l’iniziativa internazionale Open Government Partnership per promuovere la trasparenza attraverso la partecipazione attiva dei cittadini, delle associazioni di categoria e delle imprese, con 2 progetti: “Roma collabora: la Capitale si apre ai cittadini” e “Agenda Aperta: come rendere trasparente il rapporto tra l’Amministrazione e i portatori di interesse
-Grandi eventi sportivi: Roma ospiterà le tre partite della fase a gironi e un quarto di finale degli Europei di Calcio Uefa 2020 grazie allo sblocco delle procedure comunali e alla stretta collaborazione con la Figc
-Scuola e rispetto dell’ambiente: lanciato il progetto ‘Le 4 erre dell’ambiente – Ridurre, Recuperare, Riusare, Riciclare’. Una iniziativa di educazione ambientale rivolta agli studenti
-Traffico più snello, più sicurezza: nuovi vigili urbani in strada grazie allo sblocco del concorso per assumere 300 istruttori della Polizia Locale
-Nuova vita per i mercati rionali: predisposto un intervento di 130mila euro per la manutenzione, dal rifacimento degli intonaci alla pulizia dei pluviali, delle vecchie aree
-Il suolo pubblico è dei cittadini. Intervento su Fiera di Roma. Ha ridotto nettamente la superficie utile lorda da 67.000 mq a 44.000 mq
-Meno auto per le strade: realizzato il prolungamento della linea 3 del tram fino alla Stazione Trastevere. L’obiettivo di lungo periodo è arrivare alla fermata della metro B Marconi per creare un circuito virtuoso con mezzi pubblici per muoversi senza dover prendere l’automobile
-Valorizzazione del patrimonio: basta sprechi e favori ai soliti noti. Istituito il tavolo tecnico per disciplinare l’uso del patrimonio indisponibile del Comune
-I bilanci comunali degli ultimi 10 anni saranno pubblicati sul sito del Comune nelle prossime settimane e finalmente leggibili anche ai non addetti ai lavori grazie ad una serie di infografiche
-Garantita la continuità dei centri interculturali e avviato il percorso di ripensamento delle attività realizzate sul territorio cittadino. Firmato il Protocollo d’Intesa per la Gestione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla mafia.
-Avviata una serie di progetti a sostegno dei detenuti delle carceri per il loro progressivo reinserimento nella società e per la loro partecipazione alle attività di recupero della città (cura del verde urbano ecc.)
-Avviato l’iter per recuperare una serie di edifici pubblici all’interno delle ville storiche della città. Saranno messi a disposizione di chi vuole fare sport all’aria aperta
-Emessa una prima ordinanza anti-alcol estesa anche ai Municipi precedentemente esclusi
-Centurioni e risciò non potranno più permanere nelle aree monumentali
-Stop al commercio senza regole: intensificate le attività di coordinamento con la Polizia Locale di Roma Capitale contro l’abusivismo commerciale e contro il fenomeno dei bed&breakfast irregolari
-Avviato l’iter per la realizzazione degli spazi di assistenza per la diffusione, promozione e sensibilizzazione alla cultura digitale e per il supporto all’uso delle tecnologie, nelle sedi di Municipi o altre sedi istituzionali, scuole, biblioteche, centri anziani, uffici postali, centri per l’istruzione degli adulti, società partecipate e spazi offerti dai privati
-Bloccato l’aumento per il 2016 della bolletta dell’acqua deciso dall’Autorità dell’Energia ed evitato un incremento del 5% della tariffa

E’ poco? Farà dell’altro se non dovrà occupare il suo tempo nella difesa contro l’accanimento pregiudiziale.

Ferruccio
A tutti coloro che pensano che la Raggi si debba dimettere, sempre che non siano del M5S, vorrei far presente che:
il M5S ha preso un Comune in dissesto con 12 miliardi di euro di debiti (io: c’è chi dice 32), 800 milioni di deficit/anno, ben 48.000 dipendenti in totale (certo qualcuno assunto con logiche clientelari e spartitorie), un buco di bilancio di 400 milioni delle partecipate usate come mangiatoie e con servizi inefficienti;
non accettiamo lezioni dai responsabili politici di questo disastro (tutte le passate amministrazioni degli ultimi 20 anni);
il compito è da far tremare i polsi e ci vorranno ANNI prima che marciume, corruzione, malaffare vengano ridotti a livelli fisiologici, i servizi siano all’altezza di una capitale europea e il bilancio in equilibrio; chi sperava in un colpo di bacchetta magica in pochi mesi ha sbagliato tutto;
la Raggi ha il dovere di andare avanti perché votata per quello e se ha riposto fiducia su un dirigente (NON un assessore) dipendente del comune, peraltro totalmente incensurato, che si scopre ex post aver combinato qualche malefatta in passato, non può esserne politicamente responsabile, mentre sarebbe da irresponsabili tradire la volontà degli elettori di cambiamento VERO;
I partiti non aspettano altro che ritornare in possesso delle chiavi della mangiatoia.

CLAUDIO MESSORA

Ci ho pensato molto. Tutti questi anni passati a combattere il sistema con un solo obiettivo: Palazzo Chigi. Un intero Paese ci ha creduto. I numeri li vedete anche voi. Ora avete una questione di forma. L’arresto di un dirigente, un tecnico esterno al Movimento (per quanto vicinissimo al sindaco) e la tentazione di mollare tutto. Sì, “mollare tutto”: perché deve essere chiaro che, se avere perso Parma può essere stato un peccato di gioventù, perdere Roma sarebbe una tragedia. I cittadini questa volta non capirebbero. Come ci si può fidare di una forza politica che abbandona al suo destino la Capitale, con tutti i suoi problemi, ad appena pochi mesi da una campagna elettorale trionfante?
Certo, c’è la questione morale, c’è quell’ombra del giustizialismo dei primi tempi che vi rincorre e vi urla “coerenza”. Avete passato anni a dire che alla prima incrinatura del rapporto di fiducia con i cittadini bisogna dimettersi. Però, innanzitutto, dovreste fare un po’ di autoanalisi ed ammettere che tutta questa coerenza, ultimamente, non c’è stata. Regolamenti e direttori fatti e poi disfatti a seconda dell’umore, il ditino sul bottone dell’espulsione un po’ troppo “facile”. Niente di grave e niente che l’ultimo dei partiti tradizionali non farebbe, in misura ben peggiore, con estrema disinvoltura. Ma forse, di fronte ai problemi di una città come Roma, questa volta magari la forma può passare in secondo piano. Di fronte a un Paese che vuole una forza di governo matura, alternativa a questi finti governi politici – in realtà tutti espressione di Bruxelles -, sarebbe il caso di cominciare a scrollarsi di dosso l’abito da verginella e iniziare a dire che dare risposte è molto diverso dal fare domande. O pensavate forse di arrivare a Palazzo Chigi senza pestare nessuna merda? Dicevate che era una guerra: le guerre non si vincono continuando a decimare l’esercito, ma sistemando i malumori e distribuendo equamente oneri e onori. Questo è il momento in cui ottiene di più un discorso alla “Massimo Decimo Meridio”, che una corte marziale francamente un po’ tafazziana.
Non conosco personalmente Virginia Raggi e non la difendo. L’ho incontrata una volta, al funerale di Gianroberto, e mi ha regalato uno sguardo gelido. Però faceva l’assistente in uno studio legale. L’avete presa e l’avete gettata come una palla di cannone sul balcone più alto della più alta torre di Roma. Di chi doveva fidarsi? C’eri tu, Beppe, con lei, a scegliere la sua squadra? C’era Gianroberto, a darle il manuale delle istruzioni? La risposta è no: era da sola, come ero da solo io quando sono stato scaraventato a Bruxelles per cercare di capire come funzionava il più grande apparato burocratico del mondo dopo il “Ministero della Verità” di “1984”. E neppure poteva arrivare al Campidoglio, dopo mafia capitale, e dire: “cari romani, adesso scusatemi ma non faccio niente per 6 mesi perché devo capire come funziona la baracca”. L’avreste massacrata voi per primi. Si è appoggiata a Marra e gli è andata male, ok. Forse doveva scegliere Tizio o Caio, suggeriti da Sempronio o dai nemici di Sempronio? Non prendiamoci in giro: come tutte le società fatte da più di una persona, anche il Movimento al suo interno ha le sue incomprensioni, le sue liti, i suoi sgambetti e le sue vendette. Hanno venduto Gesù per trenta denari, figuratevi se dentro a una forza dove sono confluiti milioni di italiani non volano gli stracci.
Le sue scelte l’ha fatte da sola ma, fino ad ora, se ha sbagliato è sembrata in buona fede. Forse ha bisogno d’aiuto, e forse deve capire lei stessa che deve accettarlo, ma una cosa è certa: se il Movimento non difende Roma e cede ai suoi più bassi istinti (mascherati da nobili ideali), lasciando cadere la Raggi, non fa il bene del Paese, né di Roma e, neppure, di se stesso.
Tutti i movimenti hanno bisogno di una guida salda, univoca e chiara. Tant’è vero che tu, Beppe, sei il Capo Politico del Movimento 5 Stelle e devi prendere il mano il timone sempre, non solo quando la tempesta sferza le vele, schiaffeggia lo scafo e terrorizza i marinai. Gianroberto era certamente un uomo che sapeva essere cinico nel perseguire i suoi obiettivi, ma riusciva anche a sembrare un buon padre e a mettere tutti d’accordo anche quando sembrava impossibile. Lo ha fatto fino alla fine: è stata la natura a vincerlo, non lo scoraggiamento. Adesso è venuto il momento per i Cinque Stelle di mettere da parte i personalismi, i rancori, le ambizioni e seppellire l’ascia di guerra.
Molti di voi si ricorderanno da dove sono partiti. Si ricorderanno quando ancora credevano che per cambiare il mondo sarebbe bastata la rete. Non bastava e adesso lo sapete bene. Ma siete a tanto così dal mettervi finalmente alla prova, siete a tanto così dal ripagare la fiducia degli italiani. A tanto così! Non può essere un reato, eventualmente commesso quando voi non amministravate neppure, a fare dissolvere sette anni di sacrifici come un miraggio all’orizzonte. Chi vuole arrivare al traguardo deve avere sogni, passione, slancio, ma anche senso pratico, resistenza e lucidità.
Adesso è il momento di tenervi Roma.
Tenetevela, per favore.

SERVILISMO MEDIATICO
Viviana Vivarelli

In questi tre anni i media si sono asserviti in modo assolutamente vergognoso al Governo. La Rai poi si è genuflessa interamente ai desiderata di Renzi, il quale ha occupato al 99% gli spazi di informazione con una propaganda martellante di tipo orwelliano. Sia Renzi che i suoi ministri e in particolare Poletti per tre anni hanno diffuso dati falsi su una presunta crescita che nessuno vedeva e i media li hanno riportati senza battere ciglio. Ma un Paese non cresce perché lo dice la propaganda di Stato. E’ facilissimo smontare questi dati e mostrarne il carattere puramente falsificatore e irreale. I dati contrastavano in particolare con quanto riportato dalla Corte dei Conti, dalla Ragioneria di Stato, dal CGIA di Mestre, perfino da Sole24 ore di Confindustria, dalla BC, dagli osservatori economici europei e dal Fm. Basta?
A causa di questa falsificazione della realtà, i nostri media hanno perso ben 8 punti nella classifica della libertà di stampa, scendendo al 77° posto, ultimi in Europa, dopo Paesi come Tonga, Burkina Faso e Botswana. Ma ancora qualcuno crede che ripetere i dati falsi di Renzi riportati da Repubblica possa essere tollerato? La satira è andata a nozze con le balle del Bomba, balle che sono state ripetute con grandissima faccia tosta addirittura dopo l’esito del referendum, un referendum dove è stato chiaro che la maggior parte degli elettori a quelle balle non crede più.
Cito: “Debito pubblico: 43 miliardi in meno”, quando il dato ‘reale’ è di 105 miliardi di debito in più, certificati da Bankitalia, o i presunti 150.000 posti in più della ‘buona scuola’, contro appena 48.000 persone che nella scuola lavorano da più di 6 anni e che sono stati normalizzati ‘su richiesta dell’Ue’ nel delirio delle assegnazioni a sorpresa in una scuola che ancor oggi alla fine dicembre vede le aule senza insegnanti a causa del caos che ne è conseguito tanto che persino Renzi è stato costretto a licenziare la Giannini. Mi sono persino stufata di ripetere che chiamare ‘occupato’ chi ha un solo vaucher la settimana è una presa per i fondelli e un grosso atto di sfacciataggine, come mi sono stufata di dire che è una altrettanta presa per i fondelli dire che il Pil è aumentato quando ci si mette dentro malvivenza, prostituzione e droga, e che la realtà del Paese non è quella del fantomatico maggior benessere conclamato da taluni, ma mostra una disoccupazione crescente, un precariato selvaggio dove sono stati distrutti tutti i diritti del lavoro, un welfare che si sta vanificando sulle spalle dei più deboli, una sanità allo sbando, una disuguaglianza crescente tra i troppo ricchi e 17 milioni di troppo poveri. Ma, come se i veri fatti non fossero abbastanza visibili e come se la maggioranza degli elettori non avesse mai dato palesemente la propria disapprovazione a un intero Governo, continuano ad esserci degli ossessi amanti della menzogna che insistono con accanimento a ripetere le bugie e le manipolazioni di Renzi e dei suoi sciagurati Ministri. A che serve tutto questo accanimento nel mentire? Solo ad irritare maggiormente chi soffre? Non c’è un gigantesco difetto di intelligenza e di etica che ormai è diventato insopportabile? La stoytelling (narrazione mediatica) ha preso il posto di qualunque realtà?
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Ascoltatevi questo interessante Baricco che ci parla dello stoytelling

http://scuola.Repubblica.it/blog/video/alessandro-baricco-storytelling/

Conoscere il segreto delle storie per comprendere la società. Rintracciare il filo delle diverse incarnazioni della stessa storia, per arrivare al cuore dei tempi che stiamo vivendo. Alessandro Baricco arriva alle Rep@Conference e mette le storie al centro del mondo.

MA QUALE FASE ZEN??
Alessandro

Alla fase zen di Renzi non crede nessuno. Dopo 3 anni del suo governo Renzi, la ripresa non c’è stata. Siamo diventati il Paese dello “zerovirgola”. Intanto a colpi di annunci e promesse Renzi ha occupato tutto quello che era occupabile.
– 13 novembre 2014: “Due famiglie su tre riescono ad arrivare alla fine del mese solo con tagli draconiani sugli acquisti, che coinvolgono anche la spesa per la tavola”
– 2 aprile 2015. Fermo il potere di acquisto delle famiglie
– 14 luglio 2016, Istat: “Povertà assoluta per 4 milioni e 598 mila persone: è record dal 2005.
– giugno 2016, Istat: “L’indice della produzione industriale (Ipi) è diminuito dello 0,4%.
– 29 agosto 2016, Eurostat: “In Italia più di un disoccupato su tre ha rinunciato a cercare un posto”. E’ il dato peggiore nella Ue.
– 17 ottobre 2016, Rapporto Caritas su povertà: A chiedere aiuto ai Centri di Ascolto della Caritas, per la prima volta, al Sud la percentuale degli italiani 66,6% ha superato quella degli immigrati 33,1%.
– Il debito pubblico è arrivato a 2.258 miliardi di euro.
– Renzi nel suo governo ha tutelato le banche, le multinazionali, le assicurazioni, la casta, le lobby… a danno dei cittadini.
Scrive The Economist che Renzi “ha sprecato quasi due anni ad armeggiare con la Costituzione… il reddito pro capite fermo da oltre 15 anni, un mercato del lavoro sclerotico, banche “farcite” di crediti non riscuotibili, uno Stato appesantito dal secondo debito pubblico dell’Eurozona.
Ma Renzi non aveva detto che se avesse perso sarebbe andato a casa?

LA MARCIA PER LA PACE DELLE DONNE PALESTINESI
Doriana Goracci

Perché non abbiamo saputo che migliaia di donne, palestinesi ed israeliane, si sono unite in una straordinaria Marcia per la Pace cantando? Si chiamano Women Wage Peace e la loro canzone si è levata alta.
La canzone, “Preghiera delle Madri”, è il risultato di un’alleanza fatta con la cantautrice Yael Deckelbaum, e un gruppo di donne coraggiose, di ogni fede, che hanno portato il movimento ad emergere nell’estate del 2014, durante l’ ennesima escalation di violenza tra Israele e i palestinesi. Il 4 ottobre 2016, le donne ebree e arabe hanno dato corpo e anima con la “Marcia della Speranza”.
Il progetto ha coinvolto migliaia di donne che hanno marciato dal nord di Israele a Gerusalemme. Il 19 ottobre, in una marcia di 4.000 donne, di cui almeno la metà era palestinese, si sono dirette a Qasr el Yahud (sul Mar Morto del Nord), e hanno pregato insieme per la pace.
Parole chiare dirette e semplici, passo dopo passo del Movimento delle donne: “La pace non è un’utopia, è il fondamento necessario per la vita di due popoli in questo luogo, in sicurezza e libertà”.
La sera stessa 15.000 donne hanno protestato davanti alla casa del primo Ministro a Gerusalemme. Le marce hanno avuto il più ampio sostegno dal premio Nobel per la Pace, Leymah Gbowee. Lei è una magnifica donna del 1972, pacifista liberiana, estremamente decisa… Leymah Gbowee è arrivata a minacciare di spogliarsi nuda in pubblico, quasi una maledizione per la locale cultura, nel tentativo di portare la pace durante la seconda guerra civile liberiana e che condusse alla fine nel 2003.

Sono ormai passati molti anni da quando conobbi e feci parte delle Donne in nero, rete internazionale di donne contro la guerra: movimento nato da ebree-israeliane che, vestite di nero e in silenzio, nel 1988, hanno cominciato a manifestare una volta alla settimana contro l’occupazione dei Territori Palestinesi e contro la politica e l’oppressione del Governo israeliano verso il Popolo Palestinese. Avevano un progetto di pace con le vicine sorelle palestinesi e poi si estese a tante altre e in tutto il mondo… ma poi la loro presenza si è via via indebolita, e ha avuto poche occasioni di confronto.
Ora, e finalmente, questa notizia si è propagata in Rete con un video, è lotta non violenta: “Non ci fermeremo finché non sarà raggiunto un accordo politico che porterà a noi, ai nostri figli e ai nostri nipoti un futuro sicuro”.
La Preghiera delle Madri, Prayer of the Mothers, tocca a noi ora diffonderla e cantarla, sottovoce, insieme, forte. Sempre.

Possiamo ancora vedere la luce di stelle che non esistono più da secoli. Così ancora ti riempie e folgora il ricordo di qualcuno che hai amato per poi vederlo andar via.”
Khalil Gibran
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PENSIONI D’ORO
Viviana Vivarelli

Vedo che continuano ad esserci delle inesattezze sulle pensioni d’oro per cui ci ritorno.
I vitalizi sono stati eliminati ma sono stati sostituiti dalle pensioni d’oro, per cui, come per molte cose di Renzi, cambia solo il nome.
Godrebbero di pensione privilegiata quasi 2 Parlamentari su 3, 629 su 943, che sono alla loro prima esperienza parlamentare, e cioè tutti i 5stelle e 2 piddini su 3.
Con la differenza che 5stelle e Lega hanno chiesto di eliminarle, cosa che i media non dicono. Gli altri ovviamente si sono opposti.
I Parlamentari avranno diritto alla pensione d’oro, se il loro mandato durerà almeno 4 anni, 6 mesi e un giorno. Dovrebbero riscuoterlo a 65 anni ma ci sono dei modi per averla a 60 anni. Per cui molti Parlamentari hanno l’obiettivo di far durare la legislatura almeno fino al 15 settembre 2017. A meno di non riuscire a farsi rieleggere per la prossima legislatura. Per questo molti vorrebbero rimandare il voto nella primavera 2018, a scadenza naturale. Questo tipo particolare di pensione privilegiata è un istituto che nell’ordinamento italiano è riservato ai Deputati, ai Senatori e ai consiglieri regionali. Proprio perché è privilegiata ci si chiede se è costituzionale ma Renzi nella sua riforma voleva blindare i vitalizi rendendoli costituzionali.
Se il parlamentare è stato anche eletto al Parlamento Europeo o in un consiglio regionale, può cumulare anche 3 vitalizi. Ad essi si aggiunge, ovviamente, il rapporto previdenziale per un lavoro precedente, pubblico o privato. Si è tentato di ridurre questa pensione (Monti), chiamata contributo di solidarietà, ma senza successo. Non solo questa pensione si ottiene con regole molto vantaggiose rispetto al normale sistema pensionistico ma questa pensione da 14 a oltre 30 volte rispetto al trattamento annuo minimo dell’Inps. L’assegno varia rispetto alla lunghezza del mandato dai 1.500 ai 7 mila euro netti al mese. Dunque si possono avere più pensioni, una come ex parlamentare, un’altra come ex consigliere regionale, un’altra come ex eurodeputato, un’altra infine come lavoratore normale.
Purtroppo anche se qualcosa è stato cambiato, chi ha goduto di privilegi maggiori in passato se li tiene. Come minimo uno ottiene il doppio di quanto ha versato. E questo godimento passa di generazione in generazione, a mogli, mariti, figli e fratelli che per decenni vivono con l’assegno dello scomparso. Una rendita che nasce da una contribuzione minima, da una sola legislatura o addirittura da un solo giorno in Parlamento. Un caso emblematico è quello del deputato Luca Boneschi dei Radicali che per aver trascorso ventiquattr’ore alla Camera nel febbraio del 1982 ha avuto la pensione a vita.
L’Inps ha calcolato che un vitalizio parlamentare se fosse calcolato con il metodo contributivo, oggi in vigore per tutti gli altri lavoratori, si ridurrebbe del 40%. L’assegno minimo passerebbe da 26.379 euro a 2.487 euro, mentre quello medio scenderebbe da 56.830 euro a 33.568 euro. I tagli interesserebbero il 96% dei casi.
Oggi ci sono circa 2.600 vitalizi in pagamento, per cariche elettive alla Camera o al Senato, per un costo stimato in circa 190 milioni di euro. E si tratta di «una sottostima» . Se si pensa che Renzi aveva millantato che si doveva modificare il Senato per risparmiare una grossa cifra che poi la Corte dei Conti ha quantificato in 57 milioni l’anno, meno le trasferte, ci si rende conto della truffa generale.
Se le pensioni d’oro fossero riportare al regime delle pensioni dei senza-potere il risparmio sarebbe di 76 milioni di euro all’anno (760 milioni in 10 anni). Applicando il sistema contributivo per il ricalcolo dell’insieme delle cariche elettive, si avrebbe un risparmio di circa un miliardo e 457 milioni sui primi 10 anni (oltre 100 milioni all’anno). Il meccanismo dovrebbe essere applicato non solo ai Parlamentari ma anche ai consiglieri regionali. (lo dice Boeri)
Luciano Violante percepisce un vitalizio di 9.363 euro al mese
Giuliano Amato 31.411 euro
Nichi Vendola pensionato d’oro all’età di 57 anni 5.618 euro
Walter Veltroni 5.373
Massimo D’Alema quasi lo stesso
Gianfranco Fini 5.614 euro
Irene Pivetti dal 2013, ovvero da quando aveva solo 50 anni, percepisce 6.203 euro al mese
Alfonso Pecoraro Scanio 8.836 euro al mese da quando aveva 49 anni
Vittorio Sgarbi 8.455 euro
Giancarlo Abete riceve da quando aveva 42 anni riceve 6.590 euro mensili
Rosa Russo Iervolino 5400 euro netti, più il cumulo acquisito come sindaco di Napoli. Pensionata a 41 anni e con un assegno di 8.455 euro
come Claudia Lombardo , definita Miss Vitalizio d’oro. Eletta per la prima volta nel Consiglio Regionale della Sardegna quando aveva 21 anni e divenuta Presidente nel 2009 con una carriera fulminea
Domenico Gramazio (quello della mortadella) 10.877 euro
Gianni De Michelis 5.800 euro netti al mese.
Beh, non mi sembra che ci sia molto da minimizzare. E’ un’altra palese iniquità della Casta. E arrivare a dire, come ha fatto Renzi, che quelli che difendevano la Casta erano i 5stelle è il massimo della faccia tosta! I 5stelle volevano toglierla! Renzi voleva metterla in Costituzione. Ma qui ognuno capisce quello che gli fa comodo.
🙂
E’ ovvio che se uno lascia il partito o il Movimento per cui è stato eletto per andare in un altro o trasmigra nel gruppo misto, dovrebbe decadere immediatamente dalla sua carica di parlamentare o consigliere regionale e perdere i diritti acquisiti in quella legislatura e sono sicura che la cosa trincherebbe il mercato degli attuali voltagabbana che nella prima parte di questa legislatura sono stati già 261 ma che, se questa arriverà al suo termine, col ritmo attuale toccheranno quota 500. Non sembra anche a voi che questi numeri, in un Parlamento di 900 persone, siano totalmente vergognosi? E poi si vuole ancora combattere il recall che molti Stati hanno, anche States americani, cioè la revoca da parte degli elettori di eletti indecenti, rinnegati o traditori! Se si vuole una maggiore etica politica, occorre che agli onori corrispondano gli oneri e soprattutto pene maggiorate in caso di trasgressione o disonestà. Ma occorre anche che vi siano elettori con vivo senso di moralità e non capaci solo di minimizzare o di accettare qualunque cosa venga fatta da chi esercita il potere. L’etica non è una virtù che riguarda questo e non quello. O riguarda tutti o non sarà un bene per nessuno. L’etica nasce in basso e si ripropone in alto, in un circolo continuo. Cattivi politici corrispondono a cattivi cittadini e viceversa..

CASO MARRA E CASO SALA
Viviana Vivarelli

Sono profondamente dispiaciuta. I dipendenti del Comune di Roma sono 23.000. E’ altamente probabile che quelli ai piani alti siano persone coinvolte nella corruzione che a Roma esiste da 30 anni e non solo a Roma e non per colpa dei 5stelle. La Raggi non poteva certo cambiarli tutti. E non basta dire che uno aveva lavorato sotto Alemanno o Marino per incriminarlo perché ciò vale per tutti e non per questo sono tutti e 23.000 dei delinquenti.
Morra si presentava bene, non aveva mai ricevuto avvisi di garanzia. Il reato, se c’è risale ad altri tempi e lei non poteva conoscerlo. Certo la rabbia è enorme. Ma il caso Sala è diverso. Sala è accusato di reati che ha compiuto lui. La Raggi è accusata per reati che lei non conosceva e che sono di altri. Si deve dimettere? Non so proprio. Uno deve rispondere dei propri atti, non di quelli di collaboratori anche stretti su cui era all’oscuro. Anche se si dimettesse, di questo passo, chiunque diventi sindaco di Roma, se deve essere responsabile di tutti gli altri, durerà poco. Possiamo permettercelo? Quanti Marra ci sono a Roma? E appena la magistratura li scopre, devono far esplodere assieme a loro l’intera giunta? Avremmo la paralisi permanente. Certo la Raggi è ostinata a voler difendere i suoi dagli attacchi, ma certo è che, ad ogni avviso di garanzia, caccia il sospetto. E’ difficile governare restando onesti? Certo, ma ancora più difficile è la pretesa che uno sia responsabile per fatti che ignora o per reati di chi ha accanto. Si entra in una impossibilità materiale di Governo.
Mi cadono comunque le braccia.
Di Sala si sapeva tutto da prima e sono andati avanti lo stesso. Di Marra non sapeva nulla nessuno. Le differenza sono eclatanti.
Ma il livello di malaffare di questo Paese è arrivato a livelli tali che prendersela solo con la Raggi mi sembra inutile. Che almeno ognuno sia responsabile di sé, di quello che è e di quello che sa. Nessuno, nemmeno Cristo, può essere responsabile di chi ha vicino.
Scrive Travaglio: “Sala è indagato per falso per una gara truccata del 2012 per l’appalto più grande dell’expo. Marra, stretto collaboratore della Raggi, è in carcere per corruzione per due assegni di Scarpellini. La Raggi non è accusata di nulla, si è fidata di un dirigente mai indagato (caso più unico che raro in campidoglio). mai sospettato di essere un ladro”.
Per me non si deve dimettere.

VIA MARRA
Viviana Vivarelli

Sul tema del giorno, le manette a Marra per corruzione, sono profondamente dispiaciuta. I dipendenti del Comune di Roma sono 23.000. E’ altamente probabile che quelli ai piani alti siano persone coinvolte nella corruzione che a Roma esiste da 30 anni e non solo a Roma e non per colpa dei 5stelle. La Raggi non poteva certo cambiarli tutti e nemmeno poteva licenziare chi un posto ce l’ha e finora sembrava pulito. E non basta dire che uno aveva lavorato sotto Alemanno o Marino per incriminarlo perché ciò vale per tutti e non per questo sono tutti e 23.000 dei delinquenti. Certo Marra era stato molto favorito, Di Maio aveva garantito per lui, Di Battista era perplesso ma senza prove. Marra si presentava bene, non aveva mai ricevuto avvisi di garanzia. Il reato, se c’è risale al 2013 e lei non poteva conoscerlo prima che la magistratura lo evidenziasse. Ma come mai questa cosa esplode come una bomba solo 3 anni dopo? E come mai i fatti imputati alla Muraro sono addirittura del 2004? Certo la rabbia è enorme. Ma il caso Sala, sindaco di Milano, è diverso. Sala è accusato di reati che ha compiuto lui. La Raggi è accusata per reati che lei non conosceva e che sono di altri. Si deve dimettere? Non so proprio. Uno deve rispondere dei propri atti, non di quelli di collaboratori anche stretti su cui era all’oscuro. Anche se la Raggi si dimettesse per una colpa non sua, di questo passo, chiunque diventi sindaco di Roma, se deve essere responsabile di tutti gli altri, durerà poco. Possiamo permettercelo? Quanti Marra ci sono a Roma? E appena la magistratura li scopre, devono far esplodere assieme a loro l’intera giunta? Avremmo la paralisi permanente. Certo la Raggi è ostinata a voler difendere i suoi dagli attacchi, ma certo è che, ad ogni avviso di garanzia, caccia il presunto reo, mentre altrove si aspetta il terzo grado di giudizio e non lo si fa arrivare mai perché opportune prescrizioni troncano il processo prima.
E’ difficile governare restando onesti? Certo, ma ancora più ardua è la pretesa che uno sia responsabile per fatti che ignora o per reati di chi ha accanto. Si entra in una impossibilità materiale di Governo.
Mi cadono comunque le braccia.
Di Sala si sapeva tutto da prima e sono andati avanti lo stesso. Di Marra non sapeva nulla nessuno. Le differenza sono eclatanti.
Ma il livello di malaffare di Roma e di questo Paese è arrivato a livelli tali che prendersela solo con la Raggi mi sembra inutile. Che almeno ognuno sia responsabile di sé, di quello che è e di quello che sa e fa. Nessuno, nemmeno Cristo, può essere responsabile di chi ha vicino. Cristo doveva essere responsabile dei reati di Giuda? Siamo all’assurdo.
Scrive Travaglio: “Sala è indagato per falso per una gara truccata del 2012 per l’appalto più grande dell’expo. Marra, stretto collaboratore della Raggi, è in carcere per corruzione per due assegni di Scarpellini del 2013. La Raggi non è accusata di nulla, si è fidata di un dirigente mai indagato (caso più unico che raro in Campidoglio), mai sospettato di essere un ladro”.
Per me la Raggi non si deve dimettere.

Erri De Luca
Morto Heimlich, inventore della manovra contro il soffocamento, che fa espellere il boccone di traverso. Non è applicabile in politica.
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Matteo Cannata
Caro …….pezzo di Orfini visto che attacchi così tanto la Raggi ,come mai la Boschi fa parte del governo???,? Mi dovresti spiegare perché la Raggi doveva sapere di Marra, mentre la Boschi era all’oscuro degli affari sporchi di suo padre…………..
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BUGIE

ERRI DE LUCA
In cerca di attenuanti

Aristotele riporta la frase di un filosofo collega, Agatone: “Dio non ha potere su questa sola cosa: fare che le cose fatte non siano”. Gli avvenimenti accaduti non possono essere annullati. Il passato è irreparabile.
Molto più tardi, nel suo Zaratustra, Nietzsche tenterà un salvataggio della divinità: il “così è stato” è opera del suo “così ho voluto”. Il suo rimedio procura un’aggravante: davvero la divinità ha voluto il passato esattamente così?
Il desiderio d’intervenire sul passato è un volenteroso tentativo di correggerlo. Gli storici pretendono di darne versioni di comodo, utili al potere del momento. Ancora di più, i contemporanei di un avvenimento cercano di ridurlo di proporzioni e conseguenze.
Gli Americani hanno eletto il Presidente meno adeguato della loro storia e stanno producendo argomenti per negarlo: forse i grandi elettori non ratificheranno la sua nomina quando si riuniranno prossimamente a Washington; si riconteggiano i voti di alcuni stati; ci sono state infiltrazioni di hacker russi che hanno alterato i risultati; si avvierà la procedura dell’empeachment. Sono esorcismi che vogliono intervenire sull’accaduto, fare in modo che sia revocato.
Quello che non riesce a una comunità, riesce invece al singolo. I miei ricordi restituiscono qualche possibilità al passato, lo ammansiscono con piccole sfumature, varianti, correzioni. I ricordi personali alterano a proprio favore amori perduti, incidenti, errori, omissioni, torti commessi. I ricordi concedono le attenuanti necessarie a mandarsi assolti, o almeno a scusarsi. Non correggono il passato, ma lo smussano.
I ricordi smentiscono Agatone, una presenza benigna in ognuno di noi rivede continuamente la versione degli avvenimenti spiacevoli. Il passato nudo e crudo è insopportabile.

Considerazioni sfebbrate
Erri De Luca

La normale occasione di urne aperte a una consultazione popolare è diventata petulante e scimmiotta il finimondo, una data spartiacque tra versanti opposti. Ma il governo resterà dov’è ora, tronfio o ammaccato e il risultato del referendum resterà disatteso e aggirato, com’è tradizione da noi, se sgradito all’esecutivo.
La rappresentazione vuole che ci siano da una parte i promotori di riforme, dall’altra i frenatori del convoglio. Di mezzo c’è la Carta Costituzionale che aspetta di sapere se sarà trasformata. Il verbo più preciso è appunto trasformare e non riformare.
Quel testo è la nostra dichiarazione dei diritti dell’uomo italiano e anche l’ordinamento che ne dispone l’applicazione. Si intende trasformarla in altro, secondo il fabbisogno delle democrazie moderne che puntano a ridurre il démos a suddito, aumentando la crazìa, il potere, su di esso.
Da noi è in carica per la terza volta in una legislatura un terzo governo non uscito dalle urne, ma dal cappello a cilindro di un ex Presidente giocoliere, manovratore di maggioranze accorpate da impreviste convenienze.
Per mettere mano a modifiche della Costituzione si dovrebbe aspettare il prossimo rinnovo del Parlamento e un prossimo governo che affermi nel suo programma elettorale di volerla cambiare. Allora avrebbe titolo, mentre questo in carica: no.
Il riformismo un tempo aveva una tradizione e un progetto ideale. Opponeva alle rivoluzioni del 1900 una via diversa per raggiungere traguardi di uguaglianza. I riformisti sapevano fare le riforme.
Oggi la utile e ben intenzionata riforma della pubblica amministrazione è stata appena cancellata dalla Corte Costituzionale. Evidentemente era male impostata. Se ne ricava che oggi i riformisti non sanno scrivere le riforme. Se ne ricava che questo governo in carica non ha titolo per usare la parola riforma per le trasformazioni della Carta Costituzionale.

Kailash
Erri De Luca

Il premio Nobel assegnato a Bob Dylan ingrandisce un dettaglio della sua trasmissione. I suoi versi magnifici sono meno importanti della sua musica e della sua voce che li incendia. Per lui il Nobel alla letteratura è troppo poco. Non esiste riconoscimento più grande di quello che si è già procurato da solo. Lo intendo come il Kailash, la montagna sacra ai tibetani, proibita alle scalate. Si esegue il giro delle sue pendici, lo si osserva da tutti i versanti ma senza via di accesso. Stavolta l’Accademia svedese mi ha fatto pensare alle montagne.
Solo gli dèi potevano abitare i deserti di neve e di ghiaccio scaraventati in su dalle alte maree del sottosuolo, prima che l’alpinismo ci mettesse i ramponi sopra. Le montagne continuano a salire non per farsi salire, ma per tenere compagnia al vento.
Il Nepal è la sede di molte tra le maggiori immensità verticali della terra. Il titolo di Altezze Reali, usurpato dai re, spetta unicamente a loro.
La valle del Khumbu è la pista maestra per raggiungere le pendici dell’Everest. L’ho percorsa insieme agli sherpa, carichi all’inverosimile dei bagagli nostri, scansando i loro yak solenni, che hanno la giusta precedenza sui sentieri scoscesi.
Alcuni scalatori hanno sentito l’impulso della gratitudine verso il popolo dei portatori che si sobbarca il peso e il rischio dei loro spostamenti. Hanno ringraziato costruendo scuole. Conosco quella voluta e realizzata con l’aiuto di Montura da Fausto De Stefani, ne so di un’altra, in cima alla salita che arriva a Namche, villaggio che a semicerchio accoglie il pellegrino. Perché pellegrinaggio è andare sulle creste della terra.
Namche è stazione di sosta per chi s’inoltra nella valle del Khumbu. La sua pista è stata battuta dai più valorosi scalatori. Su una parete si toccano gli stessi appigli tenuti stretti da generazioni. Sul cammino di Namche si mettono i passi sulle orme dei predecessori. Sul cammino di Namche si sta in una carovana del tempo, dove il passato non si trova alle spalle, ma davanti, passato e ripassato innanzi a noi. Si va dietro a molti che per quella stessa pista non hanno fatto ritorno.
Senza raggiungere la temperatura del credente, in qualche posto e in qualche ora però avverto la presenza di assenti. Buffo dire così: la presenza di assenti. Li chiamo come a scuola, quando da una cattedra si chiamavano i nostri nomi e c’era qualcuno che rispondeva “assente” per l’alunno mancante. Ci sono dei luoghi e dei momenti, in montagna, dove mi trovo a rispondere di assenti.
Divago, faccio così quando m’infilo nel vicolo cieco di una cima, in fondo alla quale sbatto contro lo sbarramento del cielo e ho da tornare indietro. Piantare una scuola su terre difficili è piantare un albero. Avrà le sue generazione di frutti, crescerà allargando la sua chioma in alto e la sua ombra in terra. Questo fanno gli alberi, le scuole, le montagne: spargono i frutti e l’ombra.

Ricordo Dario Fo
Erri De Luca

In una sua canzone, “Shelter from the storm” Bob Dylan scrive che la bellezza cammina sul filo di un rasoio. Lo stesso si può dire dell’ironia che sta sul tagliente equilibrio del funambolo.
Dario Fo e Franca Rame, sono stati i maestri circensi dell’irriverenza verso le autorità. Ne sono stati ripagati con ostilità e distanza. La fama mondiale, rincarata dal Nobel per la letteratura, è stata trattata dal potere politico come un disturbo della quiete pubblica. Dal ’97 , anno di assegnazione del massimo riconoscimento letterario, a oggi, per diciannove anni questo Paese non ha saputo che farsene di lui. Lui non si è dato per celebrato e messo a riposo sopra il piedistallo. Ha continuato a intervenire con le sue opere e con la sua persona nelle tensioni civili italiane. In diverse occasioni gli italiani lo hanno incrociato in piazza, condividendo fisicamente cause necessarie.
A me ha dato pronto sostegno quando venivo processato per le mie parole contrarie al tossico traforo in Val di Susa.
Non era l’intellettuale impegnato che parlava ex cattedra. È stato il cittadino Dario Fo che ha preso impegni scomodi e dolenti, scendendo dal palco per stare insieme.
È stato il più allegro premio Nobel della letteratura. Gli si deve al posto di una lacrima la gratitudine del sorriso.

Classe operaia
Erri De Luca

La classe operaia: questa definizione economica di Karl Marx ha avuto conseguenze politiche. Un lavoratore salariato apprendeva due cose: di essere sottopagato per produrre plusvalore e di appartenere a una schiera di uguali. La classe operaia è stata prima di tutto una potente definizione politica. Ha procurato coscienza della propria forza di massa, rompendo l’isolamento dei singoli.
Ho fatto lavori manuali tra il ’76 e il ’97, ho conosciuto la grande fabbrica e la piccola azienda. Ovunque ho potuto riconoscere il grado di consapevolezza e dignità conquistato e trasmesso dalle lotte delle generazioni precedenti. Lo chiamavo e lo chiamo ancora: misura del progresso.
Il 1900 è stato il secolo degli operai. La loro forza lavoro ha mosso il macchinario assordante delle produzioni dal fondo di miniere al piano ultimo dei grattacieli. Il loro numero e la loro coscienza li rendeva una classe, nome che proviene da una compatta formazione di battaglia.
Nell’autunno dell’80 ho bivaccato davanti a uno dei molti cancelli della fabbrica Fiat Mirafiori a Torino. La mia vita è basata e ripassata spesso tra i suoi fiumi. Per 37 giorni e notti la classe operaia torinese ha sigillato il più grande stabilimento industriale d’Europa per non far passare oltre ventimila espulsioni. Dopo 37 giorni di blocco totale togliemmo l’assedio. Le espulsioni passarono. Conto da quel momento preciso la diminuzione fisica e politica del termine classe operaia.
Alleggerita di addetti, meccanizzata da nuove lavorazioni automatiche, la grande produzione ha potuto fare a meno della massa critica operaia. Avevo una tuta blu intrisa di lubrificanti, oggi vedo camici bianchi. Ho assistito all’estinzione del termine classe operaia.
Questo comporta minore tutela sul lavoro e aumento micidiale di pericolosità, gentilmente definita infortunistica. Non c’entra l’infortunio, neanche la sfortuna. C’entra l’aumento dei ritmi di lavorazione, la tensione di nervi tesi in faccia, l’allarme continuo e incorporato nei gesti, e a fine turno un assurdo sollievo di illesi. È posto di lavoro: o di trincea?
Ai miei tempi sfondare un picchietto di operai in sciopero era caldamente sconsigliato anche agli agenti in divisa. Oggi un autista investe e uccide col suo camion un operaio che blocca un ingresso insieme ai suoi compagni. Lo investe e lo uccide istigato dall’ordine di un qualche kapò di lager.
La modernità regredisce volentieri e la vita umana messa di traverso le ingombra la sua marcia indietro.

Coltivo una rosa bianca in luglio come in gennaio
per l’amico sincero che mi da la sua mano franca.
Per chi mi vuol male e mi stanca il cuore con cui vivo
ne’ cardi ne’ ortiche coltivo,
coltivo una rosa bianca.

Questi versi sono del poeta Cubano José Martí

“La rosa bianca” parla di qualcosa simile al porgere l’altra guancia, al cercare di perdonare, al riportare la pace, anche se io penso che l’uomo è l’animale più intelligente della terra ma anche il più stolto perché gli animali non fanno quello che fanno gli uomini. Gli animali sanno perdonare e dimenticare. Gli uomini no. E la loro amicizia è volatile come una foglia secca e come una foglia secca si sbriciola con niente, mentre l’avversione, il risentimento, il malanimo, l’antipatia, se non l’odio assoluto o l’improvviso menefreghismo sono sempre pronti a esplodere sul nulla assoluto, come sentimenti negativi in letargo destinati prima o poi a rivelarsi.
Si deve per questo decidere di guardarsi da tutti e di non affidare il proprio cuore a nessuno? Io non lo so e rifiuto questo esito disastroso perché sarebbe come rifiutare se stessi. Ma i fatti e le circostanze sembrano darmi torto. Molte cose gli uomini possono perdonare, ma quando, per caso o per volere. fanno del male a un altro, specie se è un amico, quell’altro non potranno mai perdonarlo perché la sua testimonianza uccide la buona immagine che si sono costruiti di sé. Per questo, chi dà il via alla distruzione di un’altra persona, non potrà che continuare in quella distruzione, trovando mille pretesti per giustificarla fino all’annientamento totale, perché senza quei pretesti dovrebbe accettare di giudicare negativamente se stesso.

Un crocevia sgangherato
Erri De Luca

“Ecce Europa”, questa è la mia didascalia sotto questa immagine. Ecce Homo è la frase di Ponzio Pilato a proposito di Cristo dopo la flagellazione, secondo il Vangelo di Giovanni. Qui non c’è un uomo, ma il continente della civiltà occidentale ridotto a brandelli. Questa fotografia è il suo autoritratto di oggi.
Una favola orientale racconta di sei ciechi che tastano un elefante. Uno tocca l’orecchio e dice che l’elefante è un grande ventaglio. Il secondo tocca una gamba e dice che invece è un albero. Il terzo tocca la coda e dice che è una corda. Il quarto tocca la punta della zanna e dice che è una lancia. Il quinto tocca il fianco e per lui è una muraglia. Il sesto tocca la proboscide e conclude che si tratta di un serpente. Come i sei ciechi, nessuno è in grado di definire oggi l’elefante Europa. Chi dice che è un sistema bancario, chi una burocrazia, macché si tratta di una semplice moneta, no, è una fortezza assediata, nient’affatto, è un’assicurazione contro gli infortuni, chi invece la vede come una Babele di lingue. Perciò ci vuole il piano a figura intera di un passante sgomento per rivelare con un solo scatto l’ultima notizia che ci definisce. L’Europa oggi è un crocevia sgangherato. Da sostenitore della sua Unione, aspetto migliori notizie dal prossimo fotogramma simbolo. L’Unione Europea è stata e resta il migliore presidio contro i nazionalismi ostili e contro la legge del più forte. Si può perdere qualche Paese membro, ma si deve andare verso un più saldo trattato dei restanti.
Il nostro suolo ha le energie e le intelligenze per indirizzare il cammino di quel forestiero disorientato e di noi stessi.
.
La cosa più importante quando cominciammo a scrivere
non era tanto creare versi
quanto nei versi riabilitare l’amore.
Su tutto quanto ci circondava aleggiava l’ombra della guerra passata.
Era necessario a noi stessi e alla gente intorno a noi scoprire la bellezza delle mattinate d’inverno,
il valore di un sorriso al finestrino del treno dei gitanti.
Era necessario riabilitare tutte le parole dell’uomo
perché da coltello fino a erba
tutte erano macchiate di sangue.
Scrivere una poesia era la stessa cosa che piantare una betulla in un parco a venire
o
istallare un campanello a una porta.

Izet Sarajlic.

BORGES

Una delle divinità disse: “Da molti giorni, o da molti secoli, ci riunimmo qui per creare il Giappone e il mondo. Le acque, i pesci, i sette colori dell’arcobaleno, le generazioni delle piante e degli animali ci sono ben riuscite. Affinché tante cose non li opprimessero, demmo agli uomini la successione, il giorno plurale e la notte unica. Concedemmo loro inoltre il dono di provare alcune variazioni. L’ape va replicando alveari: l’uomo ha immaginato strumenti: l’aratro, la chiave, il caleidoscopio. Ha immaginato anche la spada e l’arte della guerra. Ha appena immaginato un’arma invisibile che può essere la fine della storia. Prima che questo fatto insensato accada, cancelliamo gli uomini”.
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Un vizio
Erri De Luca

Nei due anni di incriminazione per istigazione ho partecipato a un centinaio di incontri pubblici parlando di “La parola contraria”. In ognuna di queste occasioni era presente almeno un carabiniere o un agente della DIGOS, l’ufficio della Questura che si occupa di indagini politiche. Dovevano evidentemente riferire se continuavo a commettere il reato.
Dopo le prime volte, vista l’assiduità della presenza, iniziavo i miei interventi all’incirca così.
“Dichiaro che la linea di falsa alta velocità in Val di Susa va sabotata. Faccio questa dichiarazione in apertura a beneficio dei funzionari presenti. Possono risparmiarsi il seguito dell’incontro.
L’incriminato ribadisce il suo reato”.
Non mi disturbava la loro presenza, ma lo spreco del loro tempo perso dietro a uno scrittore che presentava un libro. Era una disposizione che ha riguardato tutto il territorio nazionale.
La sentenza che ha smentito l’accusa, mi ha congedato dall’obbligo di ripetere a oltranza quella mia convinzione.
Qualche giorno fa sono stato invitato a Terni a parlare in un’assemblea organizzata da cittadini contrari a un altro inceneritore di rifiuti. Terni è un caso clinico. Nel reparto di Oncologia entrano ottanta nuovi pazienti al giorno, venticinquemila all’anno.
Anche in questa assemblea erano presenti agenti della DIGOS. Dopo il proscioglimento ancora prosegue l’ascolto di Questura. Le mie parole, ufficialmente dichiarate incapaci di istigare, restano sospette. A questo punto decido di considerarlo un onore.
Aggiungo che la loro presenza ai miei incontri pubblici non è un servizio, è un vizio.

LA MIA PREGHIERA LAICA
Erri De Luca

Mare nostro che non sei nei cieli
e abbracci i confini dell’isola e del mondo,
sia benedetto il tuo sale,
sia benedetto il tuo fondale.
Accogli le gremite imbarcazioni
senza una strada sopra le tue onde,
i pescatori usciti nella notte,
le loro reti tra le tue creature,
che tornano al mattino con la pesca
dei naufraghi salvati.
Mare nostro che non sei nei cieli,
all’alba sei colore del frumento,
al tramonto dell’uva di vendemmia,
ti abbiamo seminato di annegati
più di qualunque età delle tempeste.
Mare nostro che non sei nei cieli
tu sei più giusto della terraferma,
pure quando sollevi onde a muraglia
poi le abbassi a tappeto.
Custodisci le vite, le visite cadute
come foglie sul viale,
fai da autunno per loro,
da carezza, da abbraccio e bacio in fronte
di madre e padre prima di partire.

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http://masadaweb.org

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Auguri 2016

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UN ANNO DI GRANDE REALIZZAZIONE E POSIVITA’ A TUTTI

MASADA

VIVIANA



MASADA 1816 Natale 25-12-2016 TEMPI DI DIFFICILE SPERANZA

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MASADA 1816 Natale 25-12-2016 TEMPI DI DIFFICILE SPERANZA
Blog di Viviana Vivarelli

La disperazione ci uccide. La speranza ci salverà – Poveri e migranti – Don Aldo e le critiche al M5S – Avvisi di garanzia e buon senso – Accanimento mediatico insostenibile- Su Marra e altri furbastri – Giachetti e le facce da culo – La coerenza dei renzioti e altre bestie affini – L’onorevole voltagabbana: 337 in questa legislatura. La multa non basta, ci vogliono licenziamento e recall – Un nuovo gioco: Giornalopoli – Bocciato il bilancio del Comune di Roma. Ma pure tutti gli altri, e allora? – Parenti di onorevoli beneficiati – Programma del M5S – I capaci e gli incapaci – Loro sono ormai capaci di tutto – La Consulta boccia il fiscal compact

Ho visto quella stella.
Quella che non brilla.
Una stella che punge.
Un domino eterno di cadute.
Nessuna cura.
C’è solo da riconoscere lo stesso male.
Quello che fa scorrere dagli occhi sporchi, poesia.
Distante anni luce dalla speranza .
Ma tu lo chiami bisogno, io lo chiamo amore.

Miriam Ercolessi
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La speranza in un mondo migliore è ciò che renderà il mondo un posto migliore.
Ma la speranza resta vuota se non si accompagna all’azione costruttrice e innovatrice.
L’uomo di speranza è solo un illuso se non ha una forte volontà e se non accompagna al suo sogno anche i fatti. L’uomo di speranza ha un compito che lo trascende perché deve riscattare in sé tutti i disperati del mondo.
Viviana Vivarelli


Protesta contro la violenza USA contro gli afro-americani

Quando il possibile distrugge il mondo, solo l’impossibile potrà salvarlo.
Viviana
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Teologa e pastora tedesca Dorothee Solle:

Non credo al diritto del più forte, al linguaggio delle armi, alla potenza dei potenti.
Voglio credere al diritto dell’uomo, alla mano aperta, alla potenza dei non-violenti.

Non credo alla razza o alla ricchezza, ai privilegi, all’ordine stabilito.
Voglio credere che tutte le persone, donne e uomini, sono persone,
e che l’ordine della forza e dell’ingiustizia è un disordine
.

Non credo di potermi disinteressare a ciò che accade lontano da qui.
Voglio credere che il mondo intero è la mia casa e il campo nel quale semino,
e che tutti mietono ciò che tutti hanno seminato.

Non credo di poter combattere altrove l’oppressione se tollero l’ingiustizia qui.
Voglio credere che il diritto è uno, tanto qui che altrove,
che non sono libero finché una donna o un uomo è schiavo
.

Non credo che la guerra e la fame siano inevitabili e la pace irraggiungibile.
Voglio credere all’azione semplice, all’amore a mani nude, alla pace sulla terra.

Non credo che il sogno degli uomini resterà sogno e che la morte sarà la fine.
Oso credere invece, sempre e nonostante tutto, all’umanità nuova.

Osiamo credere al sogno di Dio stesso: un cielo nuovo, una terra nuova, dove abiterà la giustizia.
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vincenzodigiorgio
Fanno un cimitero e lo chiamano democrazia !

POVERI E MIGRANTI
Viviana Vivarelli

Il reddito di cittadinanza si pone sicuramente su un piano di aiuto ai più deboli ordinato dalla stessa Ue.
Ma l’aiuto ai più deboli e l’espulsione dei migranti sono in contraddizione tra loro.
Per questo non concordo con quella posizione di Grillo sulle espulsioni che ha guadagnato al M5S l’accusa di razzismo lepeniano e di fascismo alla Farage(vedi Massimo Giannini).
Io, che in una associazione di volontariato di aiuto agli emarginati ci lavoro, li conosco, ascolto le loro terribili storie e non riesco nemmeno a capire la distinzione tra poveri in base alla nazionalità.
Tuttavia vedo bene che le politiche delle porte aperte o delle soluzioni alla Bossi-Fini praticate finora dall’Italia non hanno funzionato, come vedo quanto è insensata l’Ue che rigetta ogni responsabilità sui Paesi mediterranei, lavandosene le mani e tollerando quei muri e quelle barriere in cui morirà l’idea stessa d’Europa.
Quello dei poveri, migranti o meno, è il problema dei problemi, molto più profondo e difficile di tutti i modi con cui finora lo si è affrontato e coinvolge la macropolitica mondiale come europea, superando gli stretti confini degli interessi nazionali per essere un capo di accusa sul modo con cui gli Stati più potenti affrontano la politica e l’economia mondiale, dalle guerre di conquista ai mercati economici, dai paradisi fiscali alle grandi scelte sulle alleanze, dalle multinazionali alle Borse e ai sistemi bancari.
Sicuramente i cosiddetti democratici USA hanno svolto un’azione bellica e neoliberista nemica di ogni democrazia e distruttrice di ogni pace o convivenza civile. Sicuramente ora Trump sconvolge equilibri consolidati, muovendo nuovi rapporti con Russia e Cina. Ma altrettanto sicuramente, però, dietro le sue spalle si muovono le stesse forze bancarie e neoliberiste (come la JP Morgan) che hanno già massacrato il mondo.
Di questo massacro i migranti sono le vittime più visibili. Non possiamo lavarcene le mani.
Copiare la posizione dei leghisti che difendono solo il loro territorio non migliorerà le cose. Perpetuare una lotta tra migranti e nativi, quando entrambi stanno tra i più poveri, è solo un’azione scellerata per salvare gli sterminatori del mondo.
Senza una visione che attacchi i grandi burattinai, la nostra lotta resterebbe di basso livello come quella delle formiche che si straziano tra loro calpestate dall’elefante.


Erdogan contro i Curdi

MARIO LUZI
Da «Buio sangue»

Volano i grandi provveditori della pace
con la loro coda di esperti,
gravi, conoscitori a fondo della controversia,
equi nel soppesare
i diritti delle parti. Volano
dunque i signori dell’onesta convivenza
assai larghi di sorrisi
ad ogni scalo del raid – fasciati,
sia pure, di riserbo
non però dubbiosi sul buon esito
del lavoro di rammendo, calmi,
non poco rassicuranti
per tutti, per i morti che la storia ha voluto, peccato, e per i superstiti.


I Clinton

Cadaveri che camminano
marcello giappichelli

Le antiche leggende tibetane raccontano di monaci ormai defunti che vengono riportati in vita, almeno per qualche tempo, dall’abbraccio dei loro confratelli.
A Montecitorio è lo stesso.

Condannato Pistorius

Da una mail di don Aldo Antonelli. IL DONO
“La rosa è senza perché”, scriveva Angelus Silesius nel secolo XVII. Enzo Bianchi la riporta in un suo articolo sulla “Gratuità” per dire che nel nostro mondo di dilagante dominio della redditività e dell’ottimizzazione del profitto, la rosa “custodisce la memoria attiva dell’essere senz’altra ragione che l’esserci…Il dono, come la vita, è qualcosa che ci precede, che esula dai diritti/doveri, che non può mai essere pienamente ricambiato, che nasce da energie liberate e origina a sua volta capacità inattese”.
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.. e intanto che ci scanniamo tra noi, italiani contro italiani, sono pronti a spartirsi il nostro Paese come carne da macello.


Massacro a Promenade des Aglais

Fabrizio Arcarese
Il pesante debito pubblico di Roma è iniziato sotto Rutelli ( portavoce o portaborse Giachetti ) è continuato sotto Veltroni e si è ingigantito sotto Alemanno e Marino e i giornalisti d’inchiesta (o pseudo-inchiesta ) alla Fittipaldi, non se ne erano mai accorti!

Viviana
Pure la magistratura per anni non si è accorta del malaffare romano
Ora che c’è il M5S si è svegliata anche quella?
I fatti addebitato alla Muraro sono del 2004;
Quelli di Marra partono dal 2009..
Cosa hanno fatto in tutto questo tempo? dormivano?
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I giudizi negativi sul M5S mi sembrano estremisti ed esagerati frutto di un vero accanimento mediatico. Addirittura c’è chi parla di ‘marcio nei 5stelle ‘uguale’ a quello degli altri partiti. Dove lo vedete questo marcio lo sa Iddio! Ma voglio citare altre due offese che vengono ripetute a manetta da gente tipo Scalfari: qualunquismo e fanatismo.
Don Aldo Antonelli, persona nobilissima e che stimo molto, ha offeso il mio sentire, scrivendo su Repubblica di essere d’accordo con un amico che tacciava il M5S di mancanza di ideologia e di voto preconcetto.
Scrive Don Aldo:”…quando si nasce e si cresce all’interno del solo malcontento e del contro, ci si pone su un piano e con un atteggiamento sbagliato. La società, in tutti i suoi ambiti (economia, politica, lavoro etc.) è come un organismo per il quale prima di ogni prognosi deve esserci una anamnesi. Analizzare e avanzare soluzioni all’interno di un progetto (questa, se non sbaglio, è quella che chiamiamo “ideologia” in senso Weberiano).Ed è quello che manca al M5S! Vedo in giro troppo qualunquismo e troppo fanatismo.Il primo fa dei cittadini una massa di malcontenti e brontoloni e il secondo li rende servi!
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Caro Don Aldo
mi permetto di dissentire con la vostra posizione preconcetta. Vengo dal mondo no global e ho visto nel M5S la mia confluenza naturale, là dove i no global erano privi di una sponda politica.
Se per voi avere degli ideali significa non avere una ideologia, posso darvi ragione. Per me gli ideali superano ogni ideologia e danno ai cittadini il diritto e il dovere di lottare per il bene di tutti e la salvezza di questo Paese.
Il pensiero no global come quello dei 5stelle supera l’ideologia di dx come quella di sx e si pone come una sponda avanzata nell’attitudine politica e sociale, in un Occidente dove la rappresentanza parlamentare si è alquanto logorata. Il pensiero no global supera il pensiero della dx perché si pone in antitesi col mondo del capitale e della finanza, dove domina una élite intenzionata a prendere il potere in modo esclusivo togliendo diritti e possibilità alle masse popolari e riducendo gli uomini a oggetti o merci. Supera il pensiero di sx perché, pur difendendo gli umili, la sx storicamente ha fallito il suo compito, sia in quanto, dove ha prevalso, ha finito col cadere in dittature simili a quelle fasciste in cui una nomenclatura domina su tutti deprivandoli dei loro diritti naturali e politici sia quando si è contaminata col neoliberismo perdendo ogni afflato popolare e ogni funzione di rappresentanza effettiva degli oppressi. Il pensiero del M5S difende i senza potere, i precari, i disoccupati, ma allo stesso tempo modera i privilegi dei governanti, elimina la piaga della politica per professione, riporta le scelte fondamentali agli elettori, rimette a loro stessi la revoca del mandato elettorale, aumenta progressivamente i margini della democrazia diretta volgendo verso il modello estremo della democrazia diretta elvetica o norvegese.
Mi pare dunque che abbiamo il meglio dei due sistemi, dx e sx, mentre le ideologie di centro hanno nel tempo perso ogni connotazione e identità finendo col sostenere questo o quello secondo interessi e privilegi settoriali.
Dire che questa tensione etica non è una ideologia e tacciarla di qualunquismo mi pare davvero riduttivo, prova che non avete mai riflettuto abbastanza su quello che questo movimento è e può essere. Un idealista non è un qualunquista né un fanatico. E’ solo uno che opera per una utopia e l’utopia sta sempre al di sopra del singolo individuo e merita rispetto
Viviana


Violenze di Erdogan

AVVISI DI GARANZIA E BUON SENSO
GS
Perché tutto questo pandemonio? Per uno qualunque del Pdl, all’arrivo di un avviso di garanzia o di richiesta di arresto per un suo sottoposto, la reazione sarebbe stata un’alzata di spalle e avanti come prima. Visto il nulla in cui finiscono le inchieste della procura di Roma 9 volte su 10 (da mafia a associazione a delinquere, da Marino ladro a prosciolto totalmente) inizierei meno a curarmi di avvisi di garanzia mandati come se piovesse e più a cosa effettivamente fa sta benedetta\maledetta giunta. É ridicolo che dopo sei mesi vengano chieste da tutti le dimissioni, esattamente nel modo beota in cui sono state chieste a Marino dalla Panda in doppia fila in poi. Non é possibile che appena uno viene eletto parte il bombardamento sulle dimissioni ad ogni passo falso, i ritmi dei media portano a questo, ma i ritmi della vita e del cambiamento necessitano anni se non decenni, vorrei tanto sapere se sotto Rutelli o Veltroni a ogni scandalo si chiedevano elezioni come succede ora.

Fittipaldi, giustamente orgoglioso e gongolante per la sua inchiesta-scoop su Marra, viene intervistato a dx e a manca.
Se a qualcuno apparisse ‘curioso’ che lo scoop risalga solo a tre mesi fa per fatti accaduti un bel po’ di anni addietro (si risale fino al 2009) ecco che è lo stesso Fittipaldi, ai microfoni di radio Radicale, a spiegarci una tal ‘curiosità’: a noi giornalisti d’inchiesta, spiega, certi personaggi appaiono interessanti solo quando li vediamo accanto ai potenti, e così è accaduto per Marra, giustappunto tre mesi fa. Insomma: il Marra intento a delinquere accanto ad Alemanno non interessava; il Marra intento a delinquere accanto alla Polverini nemmeno; il Marra sempre intento a delinquere, anche se con mansioni diverse, accanto a Marino, meno che mai; il Marra intento a delinquere per anni e anni e anni…niente, non se lo filava proprio nessuno…ma improvvisamente, l’estate scorsa, qualcuno ha segnalato il Marra ‘finalmente’ accanto a uno del M5S, e ‘allora’ non poteva non scattare l’inchiesta. Bene. Bravo Fittipaldi!
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Eduardo
Le stesse domande che si fanno alla Raggi avremmo potuto porle a lui parola per parola dopo la defenestrazione di Marino (capacità di scegliere…meccanismi…fazioni, ecc.).
E in quel caso si trattava di un “glorioso partito con decenni di esperienza politica e fornito di personale ad alto livello culturale ed organizzativo”. O no?
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Viviana
Ma vi date una calmata tutti quanti e tornate al senso delle proporzioni!!!
Oggi lavoravo con la tv accesa girando per casa e ogni tanto ascoltavo qualcosa. PER TUTTA LA MATTINA non ha fatto che andare in onda la gogna alla Raggi, ININTERROTTAMENTE,!
E altrove era lo stesso.
Mafia capitale non ha raccattato un centesimo di tutto questo livore.
Mafia, camorra e ‘ndragheta, insieme, non hanno raccolto un odio tanto spropositato.
Tangentopoli 1,2, 1000… sono diventati una bazzecola di fronte agli errori in buona fede della Raggi. Questo è DELIRIO!!!
Non vi accorgete che le vostre esagerazioni ormai hanno raggiunto un limite di paranoia demenziale??? E non siete credibili nemmeno a voi stessi. Il Pd è finito. Tutti i partiti sono finiti. Resta solo il M5S. E non sarà scaricandogli sopra tutta la m…a che riuscite a fare che riuscirete e farlo sembrare peggio di voi!

MARIO LUZI

Muore ignominiosamente la Repubblica.
Ignominiosamente la spiano
i suoi molti bastardi nei suoi ultimi tormenti.
Arrotano ignominiosamente il becco i corvi nella stanza accanto.
Ignominiosamente si azzuffano i suoi orfani,
si sbranano ignominiosamente tra di loro i suoi sciacalli.
Tutto accade ignominiosamente, tutto
meno la morte medesima – cerco di farmi intendere
dinanzi a non so che tribunale
di che sognata equità. E l’udienza è tolta.

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INVITO A SCOMPARIRE
Marco Travaglio

L’altro giorno l’ho scritto sul filo del paradosso. Ma più passano i giorni più il discorso mi pare serio. I 5Stelle non ce la possono fare a governare Roma, né tantomeno l’Italia. Un po’ per i loro errori e carenze, evidenti e noti a tutti. Ma soprattutto perché non si può governare una nazione corrotta e una capitale infetta soli contro tutti. Quindi lo ammettano onestamente, si scusino per non essere all’altezza delle aspettative, si ritirino in un eremo a studiare e prepararsi per una prossima occasione e nel frattempo lascino il campo agli altri: gli uomini di mondo e di partito, quelli bravi, competenti e capaci. Esaminiamo a mente fredda tre scene.
1) Virginia Raggi al Quirinale saluta mesta decine di sedie vuote attorno a sé mentre i politici veri, quelli che hanno spolpato l’Italia e depredato Roma, si avvinghiano e si abbracciano per augurarsi un nuovo anno pieno di soddisfazioni (per loro) e grassazioni (per noi). Gentiloni salva Mediaset dai francesi cattivi, B. lo aiuta a salvare Mps disossato dalla banca del buco, una mano lava l’altra, e chissenefrega se B. è un pregiudicato circondato da condannati (Cuffaro, Dell’Utri, Previti, e ora anche Formigoni e Scopelliti).
2) L’Oref (i revisori dei conti) boccia il bilancio della Raggi dopo aver avallato tutti quelli (perlopiù falsi) delle giunte precedenti che hanno disossato la Capitale, con le opposizioni e i giornali che evocano lo spettro del commissariamento (e pazienza se il parere dell’Oref non è vincolante e se per approvare i bilanci comunali c’è tempo fino al 27 febbraio, tant’è che in 20 anni nessuna giunta ha mai rispettato la scadenza del 31 dicembre).
3) Giornaloni e tg amplificano i casi giudiziari dei 5Stelle e nascondono quelli, infinitamente più gravi, dei partiti. Intendiamoci: non è una novità, nè un complotto. È un fatto culturale, una forma mentis (anzi dementis) che impregna tutto l’establishment e non si lascia scalfire neppure dall’evidenza. Quasi tutti i politici, i giornalisti, i manager pubblici e privati si sentono inquilini esclusivi di un mondo a parte, chiuso in se stesso, impermeabile a ogni intrusione esterna. Basta osservarli nei Porftolio di Pizzi e nei Cafonal di Dagospia: si fiutano, si strusciano, si palpano, si baciano, si riconoscono anche a occhi bendati, al tatto e all’olfatto. E non ammettono estranei. Con i barbari a 5Stelle speravano di cavarsela come 25 anni fa coi leghisti: comprandoseli. Per ora non ci sono riusciti.
Quando la Raggi dice no al magnamagna olimpico, sono sinceramente increduli, sgomenti. Come si permette questa marziana teleguidata da un “ex comico” di non dire Signorsì, come tutti, come sempre? Da allora, la sindaca Raggi e chiunque le si avvicini diventa un appestato, un lebbroso, un paria da sputtanare e isolare. Lei ci mette del suo, collaborando con errori marchiani alla propria mostrificazione. Ma il resto, il grosso lo fa il Sistema, inventandosi di tutto. Notizie false. Liaison amorose. Persino nuove categorie giuridiche, come quelle che campeggiavano l’altroieri sulle prime pagine: “Ora Raggi può finire indagata”, “Vicino l’avviso di garanzia” (Repubblica), “Probabile invito a comparire per abuso d’ufficio” (Messaggero), “Avviso di garanzia in arrivo” (Giornale), “Raggi presto indagata” (Unità). Nemmeno ai tempi di Tangentopoli si era arrivati a tanto: gli avvisi, così come le iscrizioni, o ci sono o non ci sono. Si possono prevedere, ma aprire le prime pagine dei giornali su un oracolo, fra l’altro piuttosto trascurabile (si parla della promozione del dirigente comunale del Turismo, non di tangenti), fa ridere e pena. Tantopiù che alle tangenti milionarie contestate ai vertici Eni, sulle prime pagine (tranne la nostra) non c’è una riga. E il caso del sindaco Sala, che non “potrebbe essere indagato”, ma lo è tre volte, viene liquidato con molti elogi alla sua comica autosospensione durata tre giorni. Con le interviste di Cantone sulla sua proverbiale onestà, seguite dalla denuncia contro la Raggi. E con il suo annuncio alla Nazione: “Incontro proficuo coi magistrati: sono innocente, resto sindaco”.
Ieri poi c’era quella cosetta rivelata dal Fatto: il generale Del Sette che non “potrebbe essere”, ma è indagato per aver spifferato segreti e cimici di un’inchiesta che sta a cuore a papà Renzi: in prima pagina, zero tituli. In fondo è solo il comandante generale dei Carabinieri, mica il capo del Personale del Campidoglio. Oggi, se vorrete trovare traccia del ministro renziano Lotti indagato per la stessa soffiata, dovrete munirvi di microscopio elettronico. E vedrete che la notizia saranno le sue dichiarazioni perentorie: “L’accusa non esiste, i pm mi sentano”. Già, perché gli indagati del Sistema non attendono pazientemente che i pm li convochino (come le perfide Muraro & Raggi): sono loro a convocare i pm per interrogarli. Poi emettono pure la sentenza. Ciò che vale per l’oligarchia, non vige per gli intrusi. All’oligarchia tutto è permesso, ai marziani tutto è vietato. Il Foglio, cui non difetta la spudoratezza, lo scrive da giorni: i 5Stelle vanno arrestati e posti fuorilegge perché – assicura Sabino Cassese, l’ex giudice costituzionale prediletto da Re Giorgio – “qui si parla di eversione”. Evviva la faccia, finalmente uno che ha il coraggio di dire ciò che tutto il Sistema pensa: chi sta fuori dal giro non deve governare e, se sventuratamente vince, non potendosi abolire le elezioni, si aboliranno i vincitori. Alzi la mano chi pensa che, in un Paese così, anche se per miracolo smettessero di fare autogol, i 5Stelle potrebbero mai governare.
Buon Natale a tutti.


Sport a Shanghai

Castarolo
Oddio una persona ha sbagliato!!!! Si chiama Raggi ed è stata messa sotto controllo dai vertici dei 5stelle. Una signora debole si è trovata ai vertici politici di una amministrazione costruita in decenni dal Pd e dall’altra dx. Domanda. avrebbe dovuto demansionare i nominati delle amministrazioni precedenti, licenziare tutti i dirigenti ed i capoufficio? Riassumere ex novo tutti i dipendenti delle amministrazioni capitoline? Si poteva fare? In tal caso dai magistrati all’opposizione tutta, ai ricorsi, al blocco del funzionamento del comune, alla scusa per commissariare il comune da parte del Governo, tutti se la sarebbero divorata la sindaca, i cittadini romani compresi. Invece no, lei ha deciso di sopravvivere nel contesto e forse semmai ha sperato di fare meglio dei predecessori, nonostante la pesante eredità. La realtà è che a comandare e mandare aventi le pubbliche amministrazioni sono i boiardi insediati nel corso di decenni dai Piddini e destri vari. La realtà e che se vuoi sperare di cambiare qualcosa devi essere una furbetta ed integrarti nell’amministrazione, cercando di raddrizzarla lentamente. La realtà e che le buone prassi e la buona amministrazione non possono far tabula rasa del male sedimentato in precedenza da chi ti ha preceduto. E che, pur dovendo convivere per forza con la merda dei predecessori (i poteri consolidatisi a Roma grazie ai gemelli diversamente uguali Pd Pdl) fino al punto di doversi parzialmente adeguare, nei metodi, e accompagnarsi alle merdacce e forzatamente dover collaborare con loro nella pubblica gestione, già lo scoperchiarsi adesso del pentolone che hanno cucinato nei decenni Pd e Pdl è indice di diversità, è anche questo che ci si può aspettare quando si agisce meglio dei predecessori. La merda viene alla luce, i giornalisti si accorgono di ciò che prima non vedevano, la gente pretende ciò che mai aveva preteso, trasparenza, onestà e buona condotta. Non sarebbe anche solo questo uno dei più grossi successi della storia italica da attribuire ai m5s? Che cioè come in un Paese normale finalmente si inizi a pretendere pulizia trasparenza e buona condotta da chi ci governa? Che cioè come in un Paese normale finalmente i giornalisti si sentano liberi di attaccare la classe dirigente (anche se pagati dalla vecchia classe politica, per far ciò, e per restaurare i vecchi poteri ed i vecchi andazzi)?
I cloni di regime essendo loro i boiardi delle destre che mantenevano i sepolcri imbiancati e i pennivendoli sotto controllo conoscono di cosa parlo. Orbene forse ora sì, finalmente ciò che di putrido nascondevate nei sepolcri imbiancati, potrebbe uscire fuori (anche grazie ai vostri giornalisti). Che effetto paradossale: per colpire gli m5s, involontariamente svelano e scoprono i loro sodali, e fanno venire alla luce la pallida tela delle loro trame. Sarebbe bello se ciò finalmente avvenisse in Italia, ma loro non lo possono permettere anche a costo di un golpe, sanguinario se fosse necessario, stavolta. Figuratevi cosa potrebbe venir fuori con un Governo nazionale non più connivente e che aprisse il vaso di pandora delle trame italiche e dei poteri che controllano veramente l’Italia!
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Viviana
Sono d’accordo con Castarolo
Ci sono cose giuste e ci sono cose che mostrano solo un accanimento ossessivo e delirante a carattere persecutorio che non ha niente di ragionevole e in cui i calunniatori perdono ogni senso di esistere e dimostrano solo la loro esecrabile mala fede. Ma la guerra si fa così, senza esclusione di colpi e la calunnia è stata sempre l’arma preferita dai malvagi.
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CULI
Nel pubblico congresso del Pd Giachetti dal palco ha aggredito a male parole Speranza dicendogli che ha la faccia come il culo. Lo accusa di incoerenza ma siamo nel caso in cui il maiale dà di bestia all’asino.
Riepiloghiamo: Giachetti digiuna 64 giorni contro il Porcellum perché ha le liste bloccate e un enorme premio di maggioranza, il che è contro ogni democrazia. Poi arriva l’Italicum che ha le stesse liste bloccate e lo stesso enorme premio di maggioranza ma Giachetti ne viene preso da improvviso e non comprensibile innamoramento, come uno che schifa la fidanzata perché è racchia, poi si infoia della gemella (schizofrenia congenita). Se Giachetti digiunava sul Porcellum, con l’Italicum si strafoga. Ebbeh, la natura umana è ben strana! Ma Speranza non è da meno: nel 2013 odia il Mattarellum oggi, di fronte all’Italicum che è parecchio peggio, lo difende. L’incoerenza però qui è relativa e spiegabile con la scelta del male minore. Ma questo manda in bestia (è il caso di dirlo) Giachetti, che, ignaro delle proprie e delle altrui contraddizioni (di cui il suo capetto è pieno) condanna ‘per incoerenza’ Giachetti. Il pubblico sghignazza della pagliacciata. Se i futuri reggitori d’Italia sono questi…! Il fatto è che non ci sono solo i voltagabbana ma anche i cambia-idea: oggi millanto, domani spergiuro. L’elenco è lungo: Berlusconi, Bossi, Fini, Veltroni.. praticamente un vizio politico perpetuo. Ma se uno come Giachetti fosse diventato sindaco di Roma al posto della Raggi, credete che le cose sarebbero andate meglio? Sicuramente avrebbero detto SI’ alle Olimpiadi, fregandosene dei 12 o 32 (non è chiaro) miliardi di debito del Comune di Roma. Sicuramente il caso Marra non sarebbe nemmeno venuto fuori con tutti quelli che sicuramente seguiranno (Roma è marcia ed è impossibile che i casi Marra non siano seriali). Sicuramente non ci sarebbe stato nessun caso Muraro, che sarebbe stato seppellito prima nel silenzio della stampa o minimizzato. Sarebbe stato meglio? Per il Pd forse. Per Roma ne dubito.
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Scanzi
Giachetti, sei per caso lo stesso che fino a ieri diceva che quella schifezza dell’Italicum andava votata perché coincidente con l’agognato sol dell’Avvenire? Sei per caso quello che ha fatto per mesi l’epigono di Pannella per poi esultare di fronte a un obbrobrio che la Consulta non vede l’ora di bombardare? Ti rendi conto, come più o meno ebbe a dirti quel D’Alema che detesti, ma fai di tutto per rivalutare, che appoggiare l’Italicum dopo mesi di digiuno (a favor di teleCamera, of course) è come esultare se ti portano il Tavernello dopo aver chiesto Barolo? Parafrasando Nanni Moretti su Gianfranco Fini: valeva la pena combattere una vita intera per poi diventare il maggiordomo minore del primo citrullo berluschino che passa? Senza offesa, Roberto, ma ultimamente quanto a faccia come il culo non sei poi secondo a molti.
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Il servilismo al potere è come le mutande
Inutile chiamarle mutande se non ve le cambiate mai.

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D’Alema: “Guarda, Giachetti, che il Mattarellum noi lo abbiamo scritto, se l’obiettivo del tuo digiuno era l’Italicum era meglio se mangiavi la porchetta”.
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Franco Ranocchi
Dal Governo un forte messaggio di solidarietà alla Gente: “Non arrivate a fine mese? Dovete essere comunque orgogliosi e fieri! Grazie ai 20 miliardi che abbiamo preso dalle Vostre tasche e regalato per conto Vostro alle banche, queste non avranno problemi a pagare i mega-stipendi e le mega-quattordicesime ai loro mega-dirigenti


Omicidio di Joe Cox

LA COERENZA DEI RENZIOTTI E ALTRE BESTIE AFFINI

Lewis Caroll diceva: “Sii quello che sembri!”
Ora non fatemi dire quel che sembrano Giachetti o Renzi o il resto del Pd..🙂
Io se fossi Giachetti farei un digiuno contro Speranza. :- )
Giachetti, sei senza speranza.
Il trasformismo dei radicali è noto. Nel tempo, hanno sostenuto il Bilderberg (con la Bonino invitata d’onore), la sx, gli antifascisti, i fascisti, i liberali, il PSI, gli eurocomunisti, i filo-americani, il PCI, Berlusconi, i democratici ma anche i renziani… c’è altro?
La loro radio ha ricevuto milioni praticamente da tutti, come Radio Maria. Francia o Spagna purché se magna.
Giachetti sembrava fare eccezione (veramente anche Pannella digiunava), ma radicale nasce e trasformista rimane. La coerenza qui non sta di casa.
Le sole persone perfettamente coerenti, qui, sono solo i morti. Per impossibilità materiale.
E almeno quelli hanno smesso di rompere.

Coerenza’ dal latino cum– = insieme + haerere = aderire, essere attaccato. Il termine è usato per indicare una qualità etica del comportamento, come sinonimo di costanza, logicità, armonia, concordanza, corrispondenza…
L’uomo è essenzialmente irrazionale. Popper diceva che all’uomo irrazionale interessa solamente aver ragione. Forse sarà coerente il dittatore, nel suo attaccamento al potere. Per il resto è massimamente incoerente anche lui, anzi fonda il suo potere proprio nella mancanza di una morale che presuppone coerenza in quanto armonia e non esiste sistema più disarmonico e meno morale di una dittatura. I comuni mortali hanno la tendenza di chiamare coerente chi agisce secondo ciò che ci fa loro comodo. Gli italiani di più. E’ forse coerente un Pd renziano che rinnega e butta a mare tutti i principi e valori della sx? O un radicale che dice di appartenere alla sx quando ha sempre difeso il neoliberismo che ne è l’antitesi?
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StepBack
Le do una notizia: scarpe e derrate alimentari di Achille Lauro, buonanima, appartengono ad un glorioso passato. Oggi un voto si compra con una ricarica telefonica da 10 euro. I politici italiani, avendo a che fare con questi elettori, fanno benissimo a sguazzare nella loro incoerenza.


Veglia per Prince

castarolo
Verdini il traghettatore a senso unico verso dx non è solo l’unico che aveva stessa identità politica con Renzi, non era solo in comunanza di territorio e di lobby bancarie, massoniche e finanziarie ed amicali con il potere renzista, non aveva solo interessi bancari e di malaffare finanziario con i boskisti ed i renzisti e i famigli di renzie e con Berlusconi.
Verdini era semplicemente condizione sine qua non del renzie al Governo, del renzie segretario del Pd e del siluramento di Bersani, Prodi e Letta, D’Alema e sx italiana tutta.
Verdini ha ormai compiuto il cambiamento di sesso del Pd per conto dei poteri destri italici. Ha compiuto la sua missione.
Ora deve passare in secondo piano per potersi procedere con il piano eversivo, come resosi necessario dall’insuccesso del referendum.
L’obbiettivo dei renzisti è quello di far passare la politica di dx per una politica di sx e l’obbiettivo non è quello di ridurre il precariato o di migliorare la condizione di vita dei cittadini, ma di favorire imprenditoria decotta ma amicale, banchieri famigli malfattori e finanziatori tutti, politici corrotti e corruttori, evasioni e scudi, biscazzieri, concessionari ed assicuratori, petrolieri ed armaioli, cementificatori e bancarottieri, inquinatori e malversatori.
Del resto quello che fanno è scritto sulla Gazzetta Ufficiale.
Questi i provvedimenti veri B e non le chiacchiere A per i boccaloni renzioti:
Tasse su presunzione di possesso di beni di consumo (tv);
Libertà di anatocismo bancario;
Libertà di licenziare senza giusta causa (anche solo per sfizio o vendetta dimostrabili) anche a tempo indeterminato;
Trasformazione dl posto fisso in precariato a tempo indeterminato;
Liberalizzazione estrema dell’uso dei voucher;
Salva bancarottieri e banche degli amici e parentado con tasse sui correntisti;
Riduzione rimborsi danni premi assicurativi;
Bail in;
Libertà di sfratto anche per inquilini vecchi invalidi non morosi e paganti in più indennità di occupazione;
Assistenza sanitaria gratuita agli animali e non ai bimbi invalidi;
Aumento, durata infinita, concessioni pubbliche, riduzione costo e risarcimenti;
e ci dimentichiamo l’abolizione dell’art.18?
la vanificazione dello statuto dei lavoratori e delle leggi sulla sicurezza sul lavoro;
le mance pre votazioni alla Achille Lauro;
le leggi pro bancarottieri Boskisti e parentado anche renzista;
il lasciafarismo degli aumenti tariffari, assicurativi, energetici, acqua, spazzatura, autostrade, tari tasi tarsu ed a piacere loro;
le tav;
f35;
ponte sullo stretto;
expo;
olimpiadi;
mondiali;
nuove portaerei per gli f35;
sommergibili;
acquisto per miliardi di €, di semplici blindati ad un costo per pezzo superiore al costo di dei migliori e più costosi super carrarmati israeliani o americani;
idem per elicotteri di attacco mangusta 2 ad un costo per pezzo superiore al costo dei migliori e più costosi super elicotteri israeliani o americani;
nuovo aereo ed equipaggio privati del p.d.c. in aggiunta a quelli di proprietà dello stato con equipaggio dell’aeronautica militare;
libertà per i paradisi fiscali (abolizione black list);
ecc
Non voglio rendere troppo prolissa la lista
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Come mandare a casa l’onorevole voltagabbana

Le multe pensate da 5 Stelle non funzionano. Perché invece non ricorrere, come in altri Paesi, alla revoca del mandato decisa dagli elettori?
ESPRESSO
Gli automobilisti, si sa, le multe non le pagano; presto sapremo se hanno voglia di pagarle i politici mobili. Giacché l’ultima idea per frenare la Grande Transumanza da un partito all’altro è venuta al M5S: una multa da 150 mila euro per chi li abbandoni in corso di legislatura. Verrà applicata a Roma, per i candidati alle prossime comunali, a quanto pare costringendoli a firmare una fideiussione. Si può fare? Si può estendere anche a deputati e Senatori, com’è intenzione dei grillini? O lo impedisce, viceversa, la libertà del mandato parlamentare, garantita dalla Costituzione?
Diciamo innanzitutto che l’idea nasce da una cifra di disperazione che coinvolge tutti, non soltanto chi vota per i 5 Stelle. È una soluzione disperata rispetto a una situazione disperante, perché questa legislatura ha travolto ogni record: 167 cambi di casacca al Senato e 170 alla Camera (dati Openpolis), un valzer fin qui ballato da 117 Senatori e 132 deputati, dal momento che c’è chi ha cambiato gruppo parlamentare quattro o cinque volte. Il segnale d’una crisi profonda dei partiti, della loro coesione, della disciplina interna che un tempo sapeva farsi rispettare; però anche il segnale di una crisi etica, di un’immoralità diffusa. Se un elettore su due non va più a votare, è colpa dello spettacolo che ci somministra la politica. E infatti la maggioranza degli italiani (il 41% contro il 39%, secondo l’Ipsos) è d’accordo sulla multa.
In questo caso, tuttavia, c’è il pericolo che la toppa sia peggio del buco. In primo luogo perché la sanzione economica afferma ciò che vorrebbe negare, nel senso che rende il partito simile a una società di capitali, anziché a una comunità d’ideali. In secondo luogo, sicuro che la fideiussione sia esigibile davanti a un tribunale? Il caso è nuovo, e il diritto fa sempre resistenza di fronte all’innovazione. Risultato: i deputati dipenderanno dai partiti, ma i partiti finiranno per dipendere dai giudici. Tutto l’opposto rispetto alle intenzioni. In terzo luogo, e soprattutto, la multa rischia d’essere un bastone contro il dissenso interno, un bavaglio sul muso di chi contesta le scelte del gruppo dirigente. Ma se c’è un programma elettorale sottoscritto da ciascun candidato, se in corso di legislatura i capipartito decidono altrimenti rispetto a quel programma (in Italia succede di frequente), allora i fuoriusciti saranno gli unici fedeli all’impegno assunto con i propri elettori. Del resto altro è l’abbandono individuale, altro è un esodo collettivo, di gruppi, di correnti, come in questa legislatura è accaduto già tre volte dentro Forza Italia. Nel primo caso è lecito indignarsi, nel secondo forse bisogna interrogarsi.
In realtà la via maestra sarebbe tutt’altra: il recall . Antichissimo istituto che deriva dall’ostracismo forgiato nel 510 a.C. dalla democrazia ateniese, come antidoto al potere dei tiranni; e che tutt’oggi viene applicato in mezzo mondo, dalla Svizzera agli Usa, dal Canada al Giappone. In sintesi: ti sei fatto eleggere però non metti piede in Parlamento? Le tue bugie farebbero l’invidia di Pinocchio? Sei il campione dei voltagabbana? Allora una certa percentuale del corpo elettorale può indire un referendum sulla tua permanenza nella carica elettiva.
Ma il recall è cosa ben diversa dalla multa: intanto perché si traduce in una revoca anticipata, non in un assegno postdatato; e poi perché la sanzione viene stabilita dal popolo, non dal partito. Con il recall , insomma, sono gli stessi elettori a riconoscersi oppure a disconoscere le scelte del loro deputato.
Il guaio è che per introdurre l’istituto serve una modifica costituzionale, campa cavallo. Serve cioè emendare l’articolo 67, senza sbarazzarsi della libertà di mandato, senza girarla in vincolo imperativo sulle orme di Robespierre e di Lenin; più semplicemente, consentendo una verifica popolare durante lo svolgimento del mandato. Quindi una riga in più, non una riga in meno. E un’altra riga per scrivere la legge sulla democrazia interna dei partiti, che aspettiamo ormai da settant’anni. In conclusione, ai politici italiani serve un po’ d’inchiostro: qualche riga per metterli in riga.


Cambiano i rapporti con Cuba

Sui giovani italiani che cercano lavoro all’estero Poletti ha detto: “Meglio non averli tra i piedi se vanno all’estero”.
Poletti: “100.000 giovani fuga? Conosco gente che e’ bene avere fuori dai piedi!” Anch’io… tutto il Pd!
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Lettera di Marta
Caro Ministro Poletti,

le sue scuse mi imbarazzano tanto quanto le sue parole mi disgustano.
A mia memoria da quando iniziò a dare i numeri sul mercato del lavoro, dimenticandosi tutti quei licenziamenti che i lavoratori italiani, giovani e non, portavano a casa la sera. Continuò a parlare male quando dichiarò di essere “il ministro del lavoro per le imprese”.
Noi, quei centomila che negli ultimi anni siamo andati via, ma in realtà molti di più, non siamo i migliori, siamo solo un po’ più fortunati di molti altri che non sono potuti partire e che tra i piedi si ritrovano soltanto dei pezzi di carta da scambiare con un gratta e vinci. Parlo dei voucher, Ministro.
E anche tra di noi che ce ne siamo andati, qualcuno meno fortunato esiste. Si chiamava Giulio Regeni, e lui era uno dei migliori. L’hanno ammazzato in Egitto perché studiava la repressione contro i sindacalisti e il movimento operaio. L’ha ammazzato quel regime con cui il Governo di cui lei fa parte stringe accordi commerciali, lo stesso Governo che sulla morte di Giulio Regeni non ha mai battuto i pugni sul tavolo, perché Giulio in fin dei conti cos’era di fronte ai contratti miliardari?
Intanto, proprio ieri l’Inps ha reso noto che nei 10 mesi del 2016 sono stati venduti 121 milioni e mezzo di voucher. Da quando lei è ministro, ne sono stati venduti 265.255.222. Non erano pistole, è sfruttamento.
Sa, qualcuno ci ha rimesso quattro dita a lavorare a voucher davanti a una pressa e non ha diritto a niente, perché faceva il saldatore a voucher.
Quelli che sono rimasti sono quelli che per colpa delle politiche del suo Governo sono passati da 1000 euro al mese a 5000 euro l’anno.
Quelli che sono rimasti sono gli stessi che lavorano nei centri commerciali con orari lunghissimi e salari da fame.
Quelli che fanno i facchini per la logistica e vedono i proprio fratelli morire ammazzati sotto un tir perché chiedevano diritti contro lo sfruttamento. Quelli che un lavoro non l’hanno mai trovato. Gli stessi che non possono permettersi di andare via da casa, perché il suo Governo, invece di fare pagare più tasse ai ricchi, ha pensato bene di togliere le tasse sulla casa anche ai più. È lo stesso Governo che spende lo zero percento del Pil per il diritto all’abitare. È lo stesso Governo che si rifiuta di ammettere la necessità di un reddito che garantisca a tutti dignità che a fronte di 17 milioni di italiani a rischio povertà e 4 milioni in povertà assoluta, sarebbe un segno di civiltà.
Non è colpa dei nostri genitori se stiamo messi così, è colpa vostra che credete che siano le imprese a dover decidere tutto e a cui dobbiamo inchinarci e sacrificarci. I colpevoli siete voi che pensate si possano spostare 20 miliardi dai salari ai profitti d’impresa senza chiedere nulla in cambio- tanto ci sono i voucher- e poi un anno dopo approvate anche la riduzione delle tasse sui profitti. I colpevoli siete voi che non credete nell’istruzione e nella cultura, che avete tagliato i fondi a scuola e università, che avete approvato la buona scuola e ora imponete agli studenti di andare a lavorare da McDonald e Zara.
Chieda a quei centomila che sono emigrati com’è la loro vita e se sono felici. Le risponderanno che questa vita fa schifo. Però ecco: a differenza di quel che ha decretato il suo Governo, questi giovani all’estero sono pagati.
Lei e il suo Governo state decretando che la nostra generazione, quella precedente e le future siano i camerieri d’Europa, i babysitter dei turisti stranieri, quelli che dovranno un giorno farsi la guerra con gli immigrati che oggi fate lavorare gratis.
Cosa offrite se non la possibilità di essere sfruttati, di esser derisi, di essere presi in giro con 80 euro che magari l’anno prossimo dovranno restituire perché troppo poveri?
Cos’è per lei un’opportunità se non l’ignobile tentativo di rendere ognuno di noi sempre più ricattabile, senza diritti, senza voce, senza rappresentanza? Voi non fate altro che sostenere diseguaglianze su tutti i fronti.
Lei non ha insultato soltanto noi, ha insultato anche i nostri genitori che per decenni hanno lavorato e pagato le tasse. Molti di questi genitori poi con la crisi sono stati licenziati. Chieda scusa a loro.
Noi la sua arroganza, ma anche evidente ignoranza, gliel’abbiamo restituita quando abbiamo votato No alla riforma della Costituzione, per la democrazia, contro l’accentramento dei poteri nell’esecutivo, contro un sistema istituzionale a favore della supremazia del mercato e degli interessi dei pochi a discapito di noi molti.
No anche contro il Jobs Act, contro la buona scuola, il piano casa, il Ponte sullo stretto,la compressione di qualsiasi spazio di partecipazione.
Costi quel che scosti noi questa partita ce la giochiamo fino all’ultimo respiro.
Se nel frattempo vuole sapere quali sono le nostre proposte per il mondo del lavoro, ci chiami pure. Se vi interessasse, chissà mai, ascoltare.

GIORNALOPOLI
Travaglio

In vista delle vacanze natalizie, ecco un bel gioco di società. Si chiama Giornalòpoli ed è una specie di Monòpoli, ma con una fondamentale differenza: il vincitore è noto prima ancora di cominciare a giocare. Vincono sempre i partiti e perde sempre il M5S. Funziona così: si spara ogni giorno su tutti i 5Stelle e chiunque si trovi nei paraggi, così prima o poi qualcuno lo si azzecca (“Visto? L’avevamo detto”); i partiti invece hanno sempre ragione, a prescindere. Se sono di dx, ogni scandalo è dato per scontato e non fa notizia: immunità da assuefazione. Se si tratta del Pd, ogni scandalo resta in prima pagina un paio di giorni, poi viene superato da un altro, che però è sempre un’eccezione: suvvia, il più grande partito della sx europea ha migliaia di amministratori, qualche mela marcia può sempre sfuggire. Meglio sorvolare, sennò poi arrivano i populisti.
Righello e bilancia. Nel kit di Giornalopoli, c’è un righello per misurare i centimetri quadrati (pochi) dedicati agli scandali dei partiti e quelli (molti) riservati agli scandali dei 5Stelle. E c’è una bilancia, per pesare e misurare le diverse gradazioni di sdegno. Se alcuni idioti pentastellati di Palermo ricopiano 2 mila firme autentiche per sanare l’errore di una firma anch’essa autentica, ma con la residenza sbagliata, la cosa è infinitamente più grave del comizio del governatore Pd Vincenzo De Luca che arringa 300 sindaci Pd per istigarli a comprare col voto di scambio decine di migliaia di Sì al referendum in cambio del “fiume di soldi” garantito da Renzi, e viene per questo indagato. Tra i due scandali non c’è paragone, è vero, ma i 5Stelle predicano “onestà”, mentre gli altri – meritoriamente – no. Vietato domandarsi perché mai il Pd non predica l’onestà. Quindi i 5Stelle facciano come gli altri: la smettano di nominare l’onestà e nessuno gli rinfaccerà nulla. Non si parla di corda in casa dell’impiccato.
Aggiornamenti. Come il Trivial Pursuit, Giornalopoli è soggetto a continui aggiornamenti, per tener dietro all’attualità. I prossimi saranno dedicati ai casi dei sindaci di Roma e Milano, Virginia Raggi (M5S) e Giuseppe Sala (Pd). La Raggi non è indagata, ma s’è fidata – sottovalutando i segnali che le venivano da inchieste giornalistiche e voci di corridoio – di un dirigente comunale che, come tutti i suoi colleghi, lavorava in Comune anche sotto le giunte precedenti. Si chiama Raffaele Marra ed è stato arrestato perché, tre anni prima di lavorare con la Raggi, si fece regalare un appartamento da un costruttore, pur senza mai firmare un solo atto che lo riguardasse o lo favorisse (ora poi dirigeva il Personale).
Sala invece è indagato in tre diverse indagini: una per falsa dichiarazione (“dimenticò” di avere una villa in Engadina), una per truffa (lo scandalo delle monete di Expo), una per falso materiale e falso ideologico nel principale appalto dell’Expo, di cui era ad e commissario (la gara per la Piastra, truccata – secondo i pm – nel 2012 per far vincere la Mantovani). Ora, per la non indagata Raggi, fioccano le richieste di dimissioni, mentre l’indagato Sala (che s’inventa un’“autosospensione” legalmente nulla, in polemica con i pm) viene implorato di rimanere al suo posto da Gentiloni, da Renzi e da ben 140 sindaci. Così ieri ha allegramente autosospeso l’autosospensione.
Il miglior titolo. Una delle prove da superare in Giornalopoli è il gioco del titolo. Qualche consiglio per non sbagliare. L’assessora della giunta Raggi, Paola Muraro, scopre di essere indagata perché lei stessa, su richiesta della sindaca, interpella la Procura: quando fu nominata assessore non aveva indagini, subito dopo invece le dicono che ne ha una, per presunte violazioni ambientali commesse prima di diventare assessora. Il titolo giusto, da ripetere per mesi, è “Caso Muraro, caos Raggi”. Intanto Muraro e Raggi dicono che, appena arriverà l’avviso di garanzia col dettaglio delle accuse, sarà seguito dalle dimissioni dell’assessora. Il che puntualmente avviene l’altro giorno (caso più unico che raro). Il titolo esatto è quasi la fotocopia del precedente: “Dimissioni Muraro, caos Raggi”. E su De Luca plurimputato e indagato, confermatissimo anzi abbracciato da Renzi e difeso da Lotti? “Caos De Luca”? No, zero tituli. E su Sala plurindagato che resta al suo posto? “Caos Sala”? No, zero tituli.
Quiz n. 1. Ma, si dice, la Raggi deve andarsene perché non sa scegliersi i collaboratori: infatti la Muraro è finita indagata e Marra addirittura in carcere. A questo proposito, Giornalopoli ha una sezione “quiz”. Indovina indovinello: chi è quel sindaco che si è scelto come braccio destro per quattro anni Giancarlo Quagliotti, ex dirigente del Pci prima arrestato e assolto in un paio di scandali negli anni 80 e poi condannato insieme a Primo Greganti per una tangente della Fiat? Piero Fassino del Pd, a Torino. Ma con la Raggi non c’è paragone: quando ha scelto Muraro e Marra, i due erano non solo incensurati, ma anche senza indagini a carico. Quagliotti invece, quando fu promosso da Fassino, era già un pregiudicato per tangenti. Ecco il segreto: aderire al partito giusto e soprattutto circondarsi di collaboratori già condannati, pregandoli di presentarsi già mangiati. Così si evitano sorprese e nessuno dice niente. Se Marra avesse già avuto una condanna per corruzione prima di lavorare per la Raggi, anziché farsi arrestare dopo, nulla quaestio. Invece non si portò avanti col lavoro. Ergo, via la Raggi.
Quiz n. 2. Chi è quel grande manager poco fisionomista che non s’è accorto che gli appalti di Expo erano truccati da tre noti protagonisti di Tangentopoli, cioè Gianstefano Frigerio, Primo Greganti e Luigi Grillo? Quel grande manager poco perspicace di Expo che s’è visto arrestare tutti i suoi più fidati collaboratori (Angelo Paris, general manager constructions e responsabile acquisti: arrestato; Antonio Acerbo, subcommissario Expo delegato alle infrastrutture e responsabile del Padiglione Italia e delle vie d’acqua, finito ai domiciliari come Andrea Castellotti, facility manager di Palazzo Italia; invece Pietro Galli, direttore generale vendite, marketing e gestione, aveva già una condanna definitiva per bancarotta quando fu nominato)? Beppe Sala, naturalmente. Lui, a differenza della Raggi, per le nomine ha un fiuto da rabdomante.
Quiz n. 3. Ieri Marra e Scarpellini si son difesi dicendo che i soldi versati dal primo al secondo per comprare la casa erano solo un prestito finora non restituito. Ma, anche se fosse (ed è improbabile che lo sia), si sa che Marra è un pubblico ufficiale: e mai i pubblici ufficiali devono accettare soldi o regali da privati. Indovina indovinello: chi è quel sindaco che per tre anni, dal 2011 al 2014, trasferì la sua residenza dalla sua casa di Pontassieve a un appartamento al quinto piano di via degli Alfani 8, a Firenze, a due passi da Palazzo Vecchio, dove però l’affitto non lo pagava lui, ma l’amico finanziere Marco Carrai, che intanto veniva nominato dal medesimo sindaco prima a capo della municipalizzata Firenze Parcheggi e poi di Aeroporti Firenze? Matteo Renzi. Qualche arresto, qualche processo per corruzione? No, tutto archiviato. Questa parte del gioco si chiama “L’importanza di chiamarsi Matteo”.
Banconote vere. L’ultima fase di Giornalopoli, molto simile al Monopoli, si gioca con le banconote. Ma non fac-simile: soldi veri. Tipo quelli versati da Expo, sotto forma di pagine pubblicitarie, alle testate che in questi giorni ci danno lezioni di libertà e indipendenza: 5 milioni alla Rai, 990 mila euro a Rcs, 900 mila a Repubblica, 850 mila a Mondadori e così via. Sono gli stessi gruppi editoriali che hanno gabellato per un epocale trionfo il superflop di Expo 2015 e il protagonista del disastro, Beppe Sala, per un grande manager alfiere della legalità e della trasparenza. Quella fessacchiotta della Raggi poteva fare altrettanto con Roma 2024, invece ha detto no. Peggio per lei. La libera stampa ha perso i soldi e lei ha perso il gioco.
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Bocciato il bilancio del Comune di Roma
IDEOCRACY RENZUSCONIANA
CIO’ CHE NON APPARE NELLE LORO TV NON ESISTE

(ma con il web non è più così)

Firenze, “gravi irregolarità nel bilancio”. Ma non è la Raggi, quindi tutti zitti
Corte dei conti – Nell’esercizio 2014, in comune tra l’attuale premier e Nardella, riscontrate “violazioni nella gestione”. Come ogni fine anno, arriva puntuale la Corte dei conti a “correggere” il bilancio del Comune di Firenze. Questa volta è toccato all’esercizio 2014, diviso tra Matteo Renzi (sindaco fino al febbraio, prima di toccare il soglio governativo) e ceduto da marzo in poi al prescelto Dario Nardella. I magistrati contabili hanno evidenziato “criticità e irregolarità gravi” nel rendiconto finanziario. Il successore si è dimostrato più attento e preciso del maestro, almeno secondo la Corte. Il bilancio precedente era finito con rilievi decisamente negativi per Renzi sindaco: “Inosservanza dei principi contabili di attendibilità, veridicità e integrità del bilancio, anche violazioni in merito alla gestione dei flussi di cassa e alla loro verificabilità”, scrisse tra l’altro la Corte nel settembre 2015. E il successore-delfino Nardella doveva trovare 50 milioni di euro. A distanza di un anno, i magistrati contabili tornano a bacchettare il primo cittadino di Firenze. Che 50 milioni li ha trovati, nel frattempo, ma ha sbagliato a tirar le somme. Al 1° gennaio 2015 l’ente ha chiuso con un disavanzo di amministrazione e ha deliberato un extra-deficit (perdita superiore a quella prevista) per quasi 153 milioni di euro.
MA HA FATTO MALE i calcoli. In realtà, dice la Corte dei Conti, il vero passivo ammonta a oltre 173 milioni mentre l’extra-deficit a 165 milioni di euro. Quei 12 milioni in più sono, secondo quanto accertato dai magistrati, crediti inesigibili legati alle tasse sui rifiuti (e alla loro rendicontazione) spacciati sostanzialmente per esigibili.
(Tratto da un articolo di Davide Vecchi – Il Fatto Quotidiano – Settembre 2016)


Proteste contro la polizia americana

Giovanni
E QUESTI SONO CONSUNTIVI, non PREVISIONE
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Viviana
I giornali strombazzano che il bilancio di Roma è stato rifiutato dall’organo di controllo.
Veramente la maggior parte dei Comuni italiani si è vista rifiutare il bilancio preventivo e nessuno ne ha fatto una tragedia. Dove sta la notizia? E ci ricordiamo in passato il fiume di milioni che furono dati per sostenere il bilancio di Roma o ci siamo dimenticati tutto? Vogliamo parlare di quanti contributi sono stati dati nel tempo a Palermo, Roma o Catania? Quasi il 15% del bilancio di Roma dipendeva da trasferimenti dallo Stato. E ora? Marino nel bilancio ‘consuntivo’ ebbe dallo Stato il 43,39% in più del bilancio precedente. Tutto dimenticato? Alemanno non poteva governare la capitale se non gli si levavano di torno i 22,5 miliardi di debiti, composti tra l’altro da più di 3 miliardi di euro di derivati e da un’obbligazione da 1,4 miliardi di euro, stratificati da lustri di gestione di csx. Tutto dimenticato?
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PARENTI DI ONOREVOLI BENEFICIATI

Fa scandalo l’assunzione del fratello di Marra.
Ma del figlio di Poletti a cui lo Stato regala 500 milioni vogliamo parlare?
Vediamo qualche figlio di eccellenza:
Giuseppe Cossiga commissione: Difesa della Camera.
Giuseppe De Mita: vicePresidente della giunta regionale della Campania
Maura Cossutta: deputata
La moglie di Fassino idem
Mauro Pili: Presidente della Regione Sardegna
Ludovica Castellati: sottosegretario del Governo Berlusconi
Sergio Mattarella, è il figlio di un famoso parlamentare siciliano, di cui ha ripercorso brillantemente la carriera. Il suo primogenito, invece, Bernardo Mattarella, è il capo dell’ufficio legislativo del ministro Madia. Ma anche Giorgio Napolitano ha assistito alla meravigliosa carriera dei figli, beato lui: Giovanni Napolitano, quando papà non era primo inquilino del Colle, ma prestigioso esponente dei Democratici di sx e ministro degli Interni, era già entrato all’Antitrust mentre Giulio Napolitano è stato consulente di Coni, Federcalcio, palazzo Chigi, con una cattedra a Roma III in Diritto amministrativo. Del resto anche Giancarlo Leone, uno dei più potenti manager italiani, da anni ai vertici della Rai, è il figlio di Giovanni Leone, altro inquilino del Colle.
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LINCIAGGI
Rivedi la puntata di 8 ½ in cui come al solito Travaglio ha contro tre avversari (Orfini, Sechi, e naturalmente la Gruber)

http://www.la7.it/otto-e-mezzo/rivedila7/otto-e-mezzo-21-12-2016-200961

Travaglio: “Magari qualcuno potrebbe ricordare che spesso il bilancio preventivo viene bocciato a i sindaci fanno poi un bilancio consuntivo entro la fine di febbraio. Travaglio dice che la Raggi ormai viene pestata ‘a prescindere’ e che c’è una sovrabbondanza di critiche. Ricordo che l’avviso di garanzia di per sé non implica reato, ci sono avvisi di garanzia che nascono da denunce, altre da problemi interpretativi. Ricorda che Cantone avvisò la Rai che 21 nomine fatte da Campo dell’Orto erano illegittime ma sono rimasti tutti al loro posto con stipendi sull’ordine di 150.000, 200.000 euro. Non c’è nessun legame tra Cantone che denuncia un conflitto di interessi e il livello penale. Se uno viene preso con le mani nel sacco in un reato se ne deve andare. Nel caso della Raggi, si è fidata di una persona che si è scoperto dopo non meritava la sua fiducia”
Sechi accusa la Raggi di familismo. Orfini ha avuto la faccia di dire che il caso Raggi è ‘analogo’ a mafia capitale!! E dice che il Pd commissionò immediatamente il partito e rispose immediatamente alle domande dei giornalisti, mentre i responsabili del M5S sono scomparsi per 72 ore. Ha la faccia di dire che “il caso Marra ha legami con mafia capitale” (?) in quanto la Raggi ha legami con personaggi di dx legati a mafia capitale, in cui secondo Orfini la parte principale era di dx (il Pd non c’era o dormiva?). Scegliere come dirigenti proprio quei personaggi di dx avrebbe fatto un danno alla città.
Secondo Travaglio, “Marra era un dirigente pubblico che aveva lavorato con tante amministrazioni, di dx come di sx, come tutti i dirigenti comunali. Non è che un sindaco arriva in un Comune e passa il napalm e si nomina gente nuova (non potrebbe nemmeno farlo). Si trova i dirigenti comunali che c’erano prima. Si dice. ‘Roma e l’Italia siano lasciati a ‘capaci’!’ Quali? Quelli che hanno amministrato e governato così bene fino adesso?” Orfini obietta che anche Buzzi era incensurato! No, caro, Buzzi era un ergastolano! Era un omicida! Aveva assassinato il suo socio con 40 coltellate! Ma Orfini lo esalta per la sua opera di riabilitazione dei detenuti, accusa Travaglio di ‘condanna preventiva’ e ripete che con Marra si applica una diversa misura.
Travaglio: ”A furia di rimettere a capo dell’università una signora che si spaccia per laureata senza esserlo, di riconfermare a capo della PA una a cui la Consulta ha bocciato non una legge, non un bilancio ma la riforma della Costituzione sulla PA, se si fanno pasticci come quelli che si stanno facendo sulle banche, dopo la bocciatura del Consiglio di Stato sulle riforma delle banche popolari, fatta da altri ‘capaci’ che si chiamano Renzi e Padoan, forse il problema sta anche sul fronte dei ‘capaci’. Orfini vanta i 650.000 posti di lavoro in più (con la regola per cui con un vaucher la settimana sei schedato come ‘occupato’?!), la disoccupazione giovanile ai minimi storici (ma è sempre la più alta d’Europa!) i benefit per i giovani, il boom dei mutui (coi vaucher??) ecc,

Il Punto di Paolo Pagliaro
Stipendi mai così bassi dal 1982 nel senso che abbiamo quest’anno l’incremento minore (ISTAT), 0,1% in novembre. Sulle prime 15 economie comunitarie l’Italia è all’ultimo posto per salario di ingresso ed è agli ultimi posti in tutte le graduatorie salariali. Con 37.493 euro lordi il salario medio dell’operaio tedesco è più elevato del 43 % di quello italiano (26.178). Il divario diventa del 67% nelle grandi aziende. Differenze meno vistose ma altrettanto significative nel commercio e nei servizi dove le retribuzioni sono più alte in Germania del 20%. Il divario si riduce per i manager e figure apicali che in alcuni settori come quelli delle banche in Italia sono pagati meglio del resto d’Europa. Per i lavoratori dipendenti una boccata d’ossigeno dovrebbe arrivare dai nuovi contratti di lavoro; quelli in attesa di rinnovo sono 49 di cui 15 nell’area del pubblico impiego e riguardano quasi 9 milioni di persone.
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PROGRAMMA M5S
Per chi ripete che il M5S non ha un programma, ripetiamo il significato delle 5stelle, 5 temi a tutti noi molto cari e che rivoluzionerebbero il nostro Paese
acqua pubblica
mobilità sostenibile
sviluppo
connettività
ambiente

Intanto la scelta della parola ‘Movimento’ che indica che siamo oltre i partiti,abbiamo idee, non ideologie,utopie cioè ideali,non scopi di potere o possesso
-L’acqua deve restare pubblica,non può essere privatizzata e diventare una merce, deve essere gestita come una preziosa e fondamentale risorsa per la vita
-Il Movimento è ecologico e tutela l’ambiente in ogni sua forma,anche per le generazioni future
-La mobilità è una delle maggiori fonti di inquinamento. Cambiare il modo di muoversi, abbattendo i consumi di fonti fossili (petrolio) e incoraggiando i mezzi sostenibili (bici, bus a gas metano, auto ibride), mezzi in condivisione (car sharing) o mezzi elettrici a impatto zero a noleggio con pagamento costo orario per reale utilizzo.
-La connettività vuol dire banda larga, wi fi libero, affinché ognuno possa informarsi e partecipare alla vita pubblica con la democrazia diretta, il recall, le scelte fatte dal basso..Si propone la connessione gratuita a INTERNET,seguendo le direttive della Comunità Europea, come un Diritto Fondamentale del cittadino
Investendo su Internet si avrebbe un aumento della conoscenza e la nascita di nuove imprese con alto valore innovativo
-Sviluppo reale, umano e non millantato, come miglioramento dell’economia sostenibile,che rispetta l’uomo e non lo renda merce o suddito. Protezione della microeconomia con sostegno alle piccole e medie imprese e tutela dei diritti del lavoro. Reddito minimo di cittadinanza. Agricoltura a km zero. Energie pulite e risparmio energetico. Raccolta differenziata. Decrescita. Turismo.
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Ciro di Napoli
Se i 5S sono incapaci, chi sarebbero i capaci ? I partiti, che hanno scavato nelle casse del Comune di Roma un buco di 16 (o 32?) miliardi, consegnando il Campidoglio a Mafia Capitale. Casomai avessero bisogno di una mano per un bilancio oculato e rigoroso, si rivolgeranno ai capacissimi Renzi e Padoan, che in quasi tre anni di Governo hanno aumentato il debito pubblico di 118 miliardi e varato una legge di Stabilità rigettata dall’Ufficio parlamentare di bilancio, da Bankitalia, dalla Corte dei Conti e dalla Commissione Ue. Il capace Renzi e la capace Boschi, autori di una riforma costituzionale scritta coi piedi in una lingua descritta dai migliori costituzionalisti come incomprensibile , bocciata dal 60% degli italiani al referendum, nonché di una legge elettorale, l’Italicum, che essi stessi hanno dovuto frettolosamente rinnegare prima che gliela bocci la consulta . Dio mio …. mi tengo mille volte la Raggi con la sua inesperienza che di sicuro non ruba un euro , al pensiero del ritorno del film horror già visto.
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La Consulta boccia l’art.81 e il vincolo di bilancio

I principi costituzionali cozzano contro i vincoli europei: la Corte Costituzionale ristabilisce le priorità.
Al referendum su ben 48 articoli della Costituzione il 60% degli elettori ha detto NO. Ma non basta. Ci sono dei diritti e poteri costituzionali negati dalle direttive europee. Il brutto è che partiti come il Pd le hanno inserite brutalmente e passivamente in Costituzione, come è accaduto col fiscal compact o vincolo di bilancio che impedisce ogni investimento e addirittura spese come quelle dopo un terremoto. La Consulta ci dice che è incostituzionale. Oggi una parte minoritaria del Pd, per avversare un Renzi che li emargina tutti, si sveglia dal torpore durato 3 governi e si accorge che certe leggi che ha pure approvato con Monti, Letta o Renzi sono incostituzionali. Nel 2013 il PD introdusse come un idiota il vincolo di bilancio in Costituzione, quell’infame articolo 81 che ci sottometteva ai vincoli europei. Ma esso nega il compito fondamentale della Repubblica di rimuovere gli ostacoli economici e sociali che limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini. Oggi il Governo Renzi-bis regala 20 miliardi ad alcune banche truffaldine per non farle fallire privilegiando i truffatori sulle spalle dei risparmiatori (diritto alla difesa del risparmio), ieri la Consulta ha bocciato la riforma costituzionale della Madia sulla Pubblica Amministrazione perché calpestava i diritti delle Regioni. In entrambi si casi si creano disuguaglianze di fronte alla legge con cittadini privilegiati ed altri martoriati. Per gli stessi motivi la Consulta bocciò la parte della riforma Fornero riguardante il taglio delle pensioni che avrebbe messo a rischio la sopravvivenza di tanti pensionati (diritto alla vita). Per il fiscal compact è lo stesso. Vieta gli investimenti e uccide l’economia, va contro un diritto inalienabile al proprio futuro. Ma l’Ue parla solo in termini di comandi e spesso sembra dimenticare i diritti dei cittadini. 1°: sopravvivere, 2°: progredire. L’Italia è il Paese delle disuguaglianze,ma, se avesse vinto il SI’, queste sarebbero aumentate a dismisura. I nostri manager e i nostri politici sono i più pagati d’Europa. I nostri salariati e i nostri pensionati al minimo sono i meno pagati.
Di queste crescenti ed abnormi disuguaglianze Poletti è l’efferato emblema. Uno come li offende la democrazia e che sia il Ministro del Lavoro è una bestemmia.


Profughi siriani

Sarcastico l’articolo di Travaglio
CAPACI DI TUTTO

Facciamo così. I 5Stelle prendono atto della loro manifesta incapacità di governare Roma, sfiduciano Virginia Raggi e rimandano i romani alle urne. Siccome però c’è il rischio che i cittadini romani – inspiegabilmente scettici sulla capacità di governare di quelli capaci, cioè dei partiti di ogni colore che hanno così bene amministrato la Capitale negli ultimi vent’anni – rivotino M5S, annunciano anche la rinuncia a ripresentarsi alle Comunali, per avere la matematica certezza che il prossimo sindaco non sia un grillino, ma uno capace.
Facciamo così. I 5Stelle prendono atto della loro manifesta incapacità di governare Roma, sfiduciano Virginia Raggi e rimandano i romani alle urne. Siccome però c’è il rischio che i cittadini romani – inspiegabilmente scettici sulla capacità di governare di quelli capaci, cioè dei partiti di ogni colore che hanno così bene amministrato la Capitale negli ultimi vent’anni – rivotino M5S, annunciano anche la rinuncia a ripresentarsi alle Comunali, per avere la matematica certezza che il prossimo sindaco non sia un grillino, ma uno capace. Siccome, poi, chi non riesce ad amministrare Roma difficilmente riesce ad amministrare l’Italia, i 5Stelle rinunciano fin da subito anche alle elezioni politiche: i sondaggi infatti li danno in calo per il disastro capitolino, ma ancora favoriti alle urne. Così salteranno almeno un turno e si prenderanno una o più legislature sabbatiche per studiare, imparare come si fa e tentare di formare una classe dirigente all’altezza delle ambizioni. Quando saranno pronti, torneranno a candidarsi alle Politiche e Amministrative, e si vedrà se qualcuno ancora si ricorderà e avrà bisogno di loro: circostanza tutt’altro che scontata, visto che nel frattempo l’Italia e Roma, liberatesi finalmente dall’incubo dei populisti incapaci, saranno saldamente tornate nelle mani dei democratici capaci. Cioè ridiventate il regno di Saturno e la città di Bengodi, com’erano rispettivamente fino a quattro anni e a sei mesi fa, prima della calata degli Unni.
Basta con gli incapaci della giunta Raggi che si fanno bocciare la legge di bilancio dai revisori dei conti. Al loro posto avremo i capaci dei partiti, che hanno scavato nelle casse del Comune un buco di 15 o 16 miliardi (se va bene), consegnando il Campidoglio a Mafia Capitale. Casomai avessero bisogno di una mano per un bilancio oculato e rigoroso, si rivolgeranno ai capacissimi Renzi e Padoan, che in quasi tre anni di Governo hanno aumentato il debito pubblico di 118 miliardi (dai 2.106 del febbraio 2014 ai 2.224 di oggi) e varato una legge di Stabilità stroncata dall’Ufficio parlamentare di bilancio, da Bankitalia, dalla Corte dei Conti e dalla Commissione Ue.
Basta con l’incapace Raggi che si fa bocciare dall’Anac la nomina del fratello di Marra alla direzione Turismo. Avremo il capace Renzi che ha nominato la vigilessa Antonella Manzione a capo dell’Ufficio legislativo di Palazzo Chigi e poi alla Corte dei Conti (contro la legge); e Antonio Campo Dall’Orto Ad della Rai, autore di 21 nomine già bocciate come illegittime dall’Anac.
Basta con gl’incapaci a 5Stelle che non sanno scegliersi collaboratori e amministratori, viste le varie inchieste che li coinvolgono. Al loro posto avremo i capaci dei partiti, che vantano 120 inquisiti in Parlamento, 109 nelle Regioni e migliaia nei Comuni. Il capace Sala, per esempio, nella scelta dei collaboratori è un cane da tartufo: all’Expo non gliene hanno arrestato uno, ma tutti. Tranne lui medesimo, che è indagato solo tre volte. Ora però ha autosospeso l’autosospensione, per via di una scoperta sensazionale: “Sono innocente” (la sentenza l’ha scritta lui). Basta con gl’incapaci a 5Stelle che non sanno scrivere le leggi. Cioè ridiventate il regno di Saturno e la città di Bengodi, com’erano rispettivamente fino a quattro anni e a sei mesi fa, prima della calata degli Unni.
Basta con gli incapaci della giunta Raggi che si fanno bocciare la legge di bilancio dai revisori dei conti. Al loro posto avremo i capaci dei partiti, che hanno scavato nelle casse del Comune un buco di 15 o 16 miliardi (se va bene), consegnando il Campidoglio a Mafia Capitale. Casomai avessero bisogno di una mano per un bilancio oculato e rigoroso, si rivolgeranno ai capacissimi Renzi e Padoan, che in quasi tre anni di Governo hanno aumentato il debito pubblico di 118 miliardi (dai 2.106 del febbraio 2014 ai 2.224 di oggi) e varato una legge di Stabilità stroncata dall’Ufficio parlamentare di bilancio, da Bankitalia, dalla Corte dei Conti e dalla Commissione Ue.
Basta con l’incapace Raggi che si fa bocciare dall’Anac la nomina del fratello di Marra alla direzione Turismo. Avremo il capace Renzi che ha nominato la vigilessa Antonella Manzione a capo dell’Ufficio legislativo di Palazzo Chigi e poi alla Corte dei Conti (contro la legge); e Antonio Campo Dall’Orto Ad della Rai, autore di 21 nomine già bocciate come illegittime dall’Anac.
Basta con gl’incapaci a 5Stelle che non sanno scegliersi collaboratori e amministratori, viste le varie inchieste che li coinvolgono. Al loro posto avremo i capaci dei partiti, che vantano 120 inquisiti in Parlamento, 109 nelle Regioni e migliaia nei Comuni. Il capace Sala, per esempio, nella scelta dei collaboratori è un cane da tartufo: all’Expo non gliene hanno arrestato uno, ma tutti. Tranne lui medesimo, che è indagato solo tre volte. Ora però ha autosospeso l’autosospensione, per via di una scoperta sensazionale: “Sono innocente” (la sentenza l’ha scritta lui). Basta con gl’incapaci a 5Stelle che non sanno scrivere le leggi. Al loro posto avremo il capace Renzi e la capace Boschi, autori di una “riforma” costituzionale scritta coi piedi in una lingua ancora misteriosa, bocciata dal 60% degli italiani al referendum, nonché di una legge elettorale, l’Italicum, che essi stessi hanno già cestinato (mai usata) prima che gliela accartocciasse la Consulta Avremo il capace Angelino Alfano, che parla l’inglese come Totò il tedesco (“Noio volevan savuar l’indiriss”), dunque ora è ministro degli Esteri, anche per l’esperienza in sequestri di donne e bambine kazake maturata all’Interno. Così, con i capaci e senza più gli incapaci, Roma e l’Italia tutta torneranno più belle e più superbe di pria.
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Video

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/12/23/italia-padre-zanotelli-periferie-degradate-arresterei-i-politici-e-gli-architetti/3278716/

Rotondi, noto democristiano: ”Ogni affermazione vale per il giorno in cui è pronunciata”
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http://masadaweb.org


MASADA n° 1817 26-12-2016 GRANDI PROGETTI

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MASADA n° 1817 26-12-2016 GRANDI PROGETTI
Blog di Viviana Vivarelli

L’ignominia dei vaucher – Reddito minimo garantito e sue condizioni – Condannato Formigoni a sei anni – Le facili prescrizioni – L’economia è poco scientifica come l’astrologia – Analisi del Si’ al referendum – I colpevoli sono stati battuti ma hanno pagato troppo poco – Il parroco di Gorino – I racconti fantapolitici di Alessandra Daniele

Un’amica mi manda un progetto per il 2017: “Distacco e leggerezza”. Visto come prendo le cose, la vedo dura. Per fortuna credo fortemente nei miracoli.
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zacavasz.nigovian
Io sto coi matti gli ubriachi i bambini

Caro Gesù bambino guardaci
sopra la terra nessuna faccia sorridente…incomunicabilità perfetta
volti pietrificati dalla routine
il sogno ridotto a un gratta e vinci
l’anima risucchiata dallo schermo di un cellulare
gli unici che si portano ancora il fantasma di un sorriso sul volto
sono i matti gli ubriachi i bambini


la gioventù sghignazza non sorride
un mondo dove il sorriso è assente è un inferno
un mondo dove a sorridere sono solo i manifesti pubblicitari è un mondo di carta
vuoto svuotato morente

ma io sogno ancora
sogno un mondo fatto non solo di vasi comunicanti ma anche di visi comunicanti
credo ancora nelle sorgenti di umanità presenti nel nostro cuore
basta poco così poco per tornare ad essere vita
vita pulsante vita che si cerca e si trova in un sorriso

ci rifilano un mondo fatto di abbonamenti di offerte di assicurazioni sulla non-vita
spacciano la droga della vacuità
ci fanno sognare un sei al superenalotto
e l’uomo-pesce abbocca
e alla fine crede che la felicità si trovi grattando con una monetina un cartoncino
questa umanità grattante questa umanità digitante questa umanità non vedente
questa umanità con l’i-phone in mano e un volto mummificato come passaporto per il nulla

io sto coi matti gli ubriachi i bambini
e se sei tu caro Gesù bambino che fai andare avanti il mondo
se sei tu il creatore di questo mondo senza sorrisi
mbè allora te lo lascio tutto questo mondo senza vita

Viviana
Misero è colui che non ha niente.
Povero è chi può vivere con moderazione.
Gleba è chi si è visto sottrarre i suoi diritti.
La globalizzazione ha prodotto la glebalizzazione.
Poi c’è la miseria morale, che è lo stato di quelli che non hanno più valori. E tra tutte le deprivazioni è la peggiore perché provoca la sofferenza di tutti gli altri.

Di Battista
Formigoni condannato a 6 anni per corruzione è, grazie ai voti del Pd, l’attuale Presidente della Commissione Agricoltura del Senato.
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Sui blog c’era già gente a cui non ha mai fregato una cippa dell’ambiente che si strappava già i capelli in testa al grido: “Come farà Roma a stare COSI’ TANTO TEMPO senza un Ministro dell’Ambiente?”
Mi pare che Roma non ci sia stata nemmeno un minuto senza il Ministro dell’Ambiente, ma vaglielo a spiegare ai calunniatori seriali!
Piuttosto il Governo fotocopia è insediato già da dieci giorni e mancano ancora tutti i sottosegretari. Avevano finito l’inchiostro per le fotocopie?

VAUCHER E REDDITO DI CITTADINANZA
ALESSANDRO GILIOLI

Compreso il responsabile economico del Pd Filippo Taddei, che nell’aprile scorso difendeva senza se e senza ma i buoni lavoro («stanno svolgendo il proprio compito primario, cioè far emergere lavoro nero, quindi la legge non va cambiata, basta introdurre la tracciabilità per evitare gli abusi») mentre ora, sull’Unità, preferisce farne la storia per ricordare che essi furono introdotti 9 anni fa, quindi estesi dal cdx, poi allargati dal Governo Monti, quindi ulteriormente ampliati da Letta, mentre con Renzi ci si è limitati ad alzare un po’ il tetto per il loro utilizzo (da 5.000 a 7.000 euro l’anno), garantendone tuttavia la tracciabilità telematica per evitare gli abusi illegali.
In altri termini, Taddei scarica le responsabilità sui governi precedenti, il che è un’implicita (ma neanche troppo) presa di distanza.
Il responsabile economico del Pd ha le sue ragioni, in termini di cronistoria: è vero che i voucher sono nati in tempi lontani ed è vero che la loro più robusta estensione è avvenuta con i governi Monti e Letta. Tuttavia, va aggiunto, in entrambi i casi con la piena approvazione del Pd. Quanto al Governo Renzi, questo ha dato la botta finale: alzare il tetto dei voucher del 40%, date le precedenti liberalizzazioni, ha infatti portato al boom degli ultimi due anni, in cui si è passati da meno di 70 a più di 120 milioni di voucher, con un aumento del 32 % solo nel 2016.
Soprattutto, il combinato tra le estensioni precedenti e l’aumento del tetto ha finito per modificarne la natura: nato per regolarizzare le piccole collaborazioni occasionali, il voucher si è trasformato in un “sostituto di assunzione”. Vale a dire: in caso di bisogno di collaboratori-manodopera, invece di assumere personale molte aziende hanno fatto ricorso ai voucher, creando così una nuova classe di lavoratori iper precari, senza alcun diritto alla malattia, alle ferie, alla maternità (e neanche parliamo di Tfr e tredicesima).
È quindi molto inesatto dire (come fanno alcuni) che “i voucher non c’entrano con il Jobs Act”, dato che l’innalzamento del tetto del 40 % è avvenuto proprio con quella legge. La quale, detto per inciso, secondo Renzi è una di quelle «di cui dobbiamo essere orgogliosi» (tre giorni fa, all’assemblea nazionale Pd).
A Filippo Taddei e al Pd faccio quindi presente che la questione delle responsabilità (è più colpa di Monti, Letta o Renzi?) è certamente interessante nel gioco della contrapposizione politica, ma non è utile ad affrontare in modo limpido il problema sociale, adesso.
Semplicemente, a Taddei e al Pd chiedo: si è favorevoli o contrari a una forma di lavoro iper precaria che non prevede diritto alle ferie, alla malattia, alla maternità, etc etc? E si è favorevoli a questo in assenza di un reddito minimo garantito che contempli anche le cose di cui sopra (maternità, ferie, malattia etc)?
Se si è favorevoli a queste forme di lavoro senza continuità di reddito e senza diritti di base, lo si dica apertamente – e nel caso è solo ipocrisia sostenere che è tutta colpa dei predecessori.
Se invece si è contrari, si cambi verso e si mettano i lavoratori a voucher in condizione di godere di strumenti sociali che consentano loro un minimo di continuità di reddito, di diritto alla malattia, alla maternità, alle ferie etc.

Sempre più persone aprono sul reddito minimo… (Gilioli)
A proposito.
Ieri B, alla solita presentazione del libro di Bruno vespa, ha aperto – un po’ a sorpresa – al reddito minimo, nella versione “di cittadinanza” proposta dal M5S.
Può essere una boutade, certo, ma è vero tuttavia che ormai il reddito minimo viene ipotizzato non più solo da economisti di scuola keynesiana, ma anche da diversi di estrazione liberale, che lo vedono come unico strumento per salvare il meccanismo di consumo-produzione, insomma il motore del capitalismo. Senza reddito, infatti, crollano i consumi e il sistema va in testacoda.
Se quella di Forza Italia fosse una svolta vera, questo significherebbe che in Parlamento ci sono i numeri per approvare qualche forma che dia continuità di reddito e di diritti nell’era del lavoro molecolare e del precariato acrobatico: essendo il M5S e Sx Italiana (ma anche qualcuno nel Pd) firmatari di proposte in questo senso.
D’altro canto, tutte le geremiadi sul costo del reddito minimo hanno perso un po’ di autorevolezza, ultimamente: dato che una cifra maggiore è stata trovata in cinque minuti, da entrambe le Camere, per salvare una banca, giusto ieri.
E ormai si è capito – quasi tutti hanno capito – che il costo del reddito minimo è comunque inferiore al costo (economico, ma anche in termini di pace sociale) della scelta opposta, cioè dell’assenza di un reddito minimo.
Già, è proprio come si diceva all’inizio: a volte, spingi spingi, una battaglia civile di minoranza diventa mainstream.

La Robin Hood de noantri

CONDANNA A SEI ANNI A FORMIGONI

Tra i centristi e la cosiddetta sx fanno a chi è più delinquente
Formigoni fa bene a ridere. Per chi sta nell’Olimpo non c’è galera ma solo benefici e abusi impuniti. Supposto che il processo proceda e non sia insabbiato prima, interverrà qualche provvidenziale prescrizione (Renzi ne ha addirittura accorciato i tempi), dopo di che tutti i media urleranno che Formigoni era innocente come fu per Andreotti, perché ormai l’andazzo è questo: se qualcuno ti denuncia anche a torto, parte l’avviso di garanzia e tutti i media, se sei del M5S,urlano che sei colpevole e ti devi dimettere anche se il reato è di altri; se sei del Pd si tacita e si silenzia. Se parte un processo per reati gravi a uno della cricca, vieni prescritto e tutti i media gridano che eri innocente, anzi reclamano i danni di immagine. Ormai media e politici formano un coacervo indecente e vergognoso! Tutti compagni di merende. Per questo Grillo chiede di eliminare i contributi pubblici ai giornali ma dovrebbe chiedere anche leggi diverse per la RAI e un diverso sistema penale che non favorisca il ricco e il potente e non sia fatto su misura per il politico delinquente.

PRESCRIZIONI
La prescrizione esiste solo in Italia. In Francia s’interrompe appena iniziano le indagini; lo stesso in Germania e Spagna. In Inghilterra la prescrizione neanche c’è. Da noi parte da quando il fatto è compiuto. Ma Renzi ha avuto la faccia di dire che è il M5S che difende i privilegi della casta! Quell’uomo mente come respira.
Se vinceva il sì, sparivano anche le intercettazioni, così i delinquenti di rango non venivano più disturbati e, senza prove e 3° grado di giudizio, il ricco è sempre innocente, mentre l’avviso di garanzia è diventato un’arma elettorale mediatica per far fuori l’avversario politico e screditarlo agli occhi dell’opinione pubblica.
B usava la querela. Renzi l’avviso di garanzia. Il mantra dei renzioti è “i 5stelle non sono diversi dagli altri, delinquono anche loro”. Possiamo solo sperare che il popolo non cada in questo trabocchetto, ma il caso Marra ha fatto perdere 2 punti..
La massima parte dei reati viene commessa per avidità, non per bisogno. Il bisogno, semmai, è una attenuante.
Per chi è in stato di bisogno possono esserci reazioni indecenti come a Gorino (ora abbiamo addirittura l’odiosità del suo parroco. Vedi cosa ha affisso sulla porta della Chiesa contro 12 donne e 8 bambini, rei di essere fuggiti proprio dal Califfato!) Nessuna pietà per gli emarginati ! Mentre per l’avidità e la corruzione reagiscono troppo pochi Eppure a gente come certi abitanti di Gorino o il suo parroco faranno più male una migrante incinta e un bambino o uno come Formigoni?

Elisabetta Prighel ‏
A ottoemezzo tutte le sere c’è il processo alla Raggi? Pensavo che la caccia alle streghe fosse durante l’inquisizione
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Berdini: da quando c’è Raggi sindaco gli appalti sono legali, in regola e certificati da Cantone. E ditemi se è poco!!
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Viviana
Virginia Raggi è il principale argomento di distrazione di massa per nascondere le malefatte sotto il tappeto. Ma quando è grande questo tappeto?
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Pirata21
La Finanza negli ultimi anni è andata così tante volte in Campidoglio che ormai con gli inservienti si fanno i regali di Natale
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Acid rain
Già pronto il sequel di ‘Animali fantastici e dove trovarli’. Parlerà di amministratori onesti e non sarà girato in Italia.
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Luca’s Jokes: Milano è senza sindaco, Roma ha la giunta nella bufera e Alfano è Ministro degli Esteri. Cosa diceva Renzi a proposito delle cavallette?
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a.mazed
Credo che tutti dobbiamo delle scuse a Caligola per quella storia del cavallo.
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Franco Ranocchi
In Germania c’è una grande paura del terrorismo, come in tutta l’Europa, tranne che in Italia, dove la paura maggiore, secondo la tv, è la Raggi!!!
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Giuseppe Costantino
La Consulta sta bocciando una dopo l’altra tutte le riforme del Governo Renzi! (e poi i ‘capaci’ sarebbero loro!), riforma che sottolineano la scarsa propensione di Renzi al benessere del cittadino!
Ma vi rendete conto che si sono persi 2 anni e mezzo, speso soldi pubblici e logorato il fegato dei cittadini per un immenso e INEQUIVOCABILE (N I E N T E!)
…e non vogliono farci votare!!!

Siamo realisti: facciamo l’impossibile.

Viviana
Quando leggo la cronaca delle malefatte politiche italiane mi cadono le braccia. Poi penso a quanti onesti conosco, quante persone eroiche e coraggiose, sconosciute ai media, che sono l’ossatura e il bene di questo Paese e penso che è solo grazie a loro che questo Paese si salva. L’Italia è il Paese che ha più associazioni di volontariato al mondo e che ha più persone che si sacrificano per la loro famiglia, per i loro cari, per le necessità di altri, e non è giusto che nessuno ne sappia niente in tv mentre i corrotti sono sempre davanti ai nostri occhi come fossero esempi onorevoli o mete da raggiungere. Il Bene e il Male coesistono, ma il Male urla dai troni mentre il Bene è nascosto nell’ombra. Eppure la grande lezione della storia è che il Male, con tutta la sua potenza, non vince mai del tutto e il Bene, malgrado sia silenziato o devastato o martirizzato, continua a resistere.


Terremoto (La foto che ha girato il mondo)

LE CONDIZIONI DEL REDDITO MINIMO GARANTITO

Il reddito minimo garantito costituisce, secondo molti, un disincentivo al lavoro. Insomma, se posso guadagnare quasi 800 euro (esentasse) senza fare niente, perché sbattermi per guadagnarne mille (che spesso è volentieri è lo stipendio di ingresso nel mondo del lavoro)? Per evitare una situazione di questo tipo, la proposta di legge del M5S prevede degli obblighi del beneficiario, il quale deve fornire disponibilità al lavoro presso i centri per l’impiego competenti per territorio e accreditarsi sul sistema informatico nazionale per l’impiego; sottoporsi al colloquio di orientamento; accettare di essere avviato a un progetto individuale di inserimento o reinserimento nel mondo del lavoro; fare un piano di azione mirato all’inserimento lavorativo; cercare lavoro in modo continuativo e documentabile; andare almeno due volte al mese presso il centro per l’impiego; accettare corsi di formazione o riqualificazione professionale obbligatori. Se non questo, perde ogni diritto.
Lo stesso se rifiuta più di tre proposte di impiego o lo perda per 3 volte senza giusta causa o per 2 volte in un anno.

Come immagino il 2017

Scienza economica e previsione astrologica
Alfio Neri

Francesco Sylos Labini, Rischio e previsione. Cosa può dirci la scienza sulla crisi, Laterza, 2016.
Per prevedere il futuro, un tempo c’era l’astrologia, oggi c’è l’economia.
Potrebbe sembrare un miglioramento.
Poi se gli economisti non sono in grado di fare previsioni sicure, non sono poi tanto meglio degli astrologi.
Intendiamoci, non sono un fanatico, non ho nulla contro l’Astrologia.
Anche nei sistemi di divinazione, come la matematica applicata alle fluttuazioni borsistiche, c’è molto di buono.
Tuttavia se vogliamo uscire dalla divinazione per entrare nella Scienza, dovremmo comunque avere perlomeno delle previsioni attendibili e verificabili.
La Scienza Economica cerca di presentarsi come la scienza della società moderna per eccellenza.
Si tratta di un sapere molto matematizzato e molto incomprensibile, accessibile solo a pochi laureati, elaborato in prestigiose università.
Per queste ragioni i potenti cercano gli economisti quando devono prendere delle decisioni importanti.
Tutto questo potrebbe avere un senso se la Scienza Economica fosse in grado di produrre delle previsioni abbastanza sicure. Bene, nel libro di Sylos Labini ci sono molti buoni motivi per credere che l’economia neoclassica, quella dei premi Nobel degli ultimi trent’anni, sia più una pseudo-scienza, come l’Astrologia, che una scienza, come l’Astronomia.
Sylos Labini è in fisico teorico che difende la ricerca di base finanziata dallo stato.
Il suo cuore batte per la fisica dei materiali e noi siamo contenti perché, almeno lui, vive un amore felicemente corrisposto.
Una parte del libro, un centinaio di pagine, è costituito da esempi concreti di ricerche apparentemente inutili che hanno avuto un’enorme utilità sociale. Si tratta di storie condivisibili che qualche perverso potrebbe anche trovare interessanti.
Risaltano le ricerche di logica matematica di Frege, usate nello sviluppo dei computer, oppure ricerche marginali, come quelle sulla grafite, che hanno portato a scoperte di nuovi materiali con proprietà straordinarie come il grafene.
Da fisico, Sylos Labini affronta anche la questione delle capacità previsionali proprie della Scienza Economica. Lo fa perché i finanziamenti sono erogati secondo criteri economici.
Nella sua critica il criterio è popperiano. Coerentemente con il modello standard, afferma che possono essere chiamati scientifiche solo le teorie che, potendo essere controllate da una verifica sperimentale, sono da questo confermate. In sostanza una teoria è scientifica se è in grado di fare previsioni che poi sono confermate dalla ricerca empirica.
La profondità concettuale e la ramificazione deduttiva non sono di per sé elementi che qualificano come scientifica una teoria. La cosa interessante della Scienza Economica è che le sue previsioni sugli stati futuri sono regolarmente smentite dal controllo empirico.
L’autore si sofferma sulle capacità previsionali delle scienze più incerte come la meteorologia e la geologia. La prima affronta fenomeni caotici che offrono seri problemi di calcolo alle equazioni deterministe; la seconda ha delle regolarità molto aleatorie (i terremoti) su cui si può dire ben poco per l’impossibilità fisica di andare sottoterra oltre poche centinaia di metri. Questi blocchi tematici fanno delle affermazioni sugli stati futuri che possono essere controllate in modo sperimentale. Per esempio un terremoto in un’area non soggetta a terremoti dovrebbe essere considerata come una smentita della teoria in questione. La teoria economica mainstream, adesso egemone, nasce a fine ottocento come una trasposizione in economia delle equazioni della termodinamica.
In queste equazioni era implicito che il punto finale fosse il raggiungimento di uno stato di equilibrio. Queste serie di equazioni furono riprese da Walras e furono utilizzate per descrivere i mercati perfettamente concorrenziali e il comportamento di un attore economico razionale. La cosa da rilevare è che l’idea dell’esistenza di questi mercati perfetti è già presente nelle equazioni prima della loro trasposizione in ambito economico.
L’idea che i mercati si bilancino spontaneamente, l’idea che i mercati tendano a uno stato di equilibrio ottimale, precede i risultati e proviene direttamente dalle equazioni della termodinamica. Tuttavia Walras non fu mai in grado di dimostrare che le sue equazioni simultanee avessero soluzione.
In seguito Arrow e Debreu non riuscirono mai a dimostrare che l’equilibrio concorrenziale esistesse, fosse unico e fosse stabile.
Alla fine queste contorsioni mentali ebbero effetti devastanti. Non potendo rinunciare allo stipendio, la bassa manovalanza degli economisti neoclassici difese sempre il posto di lavoro. In presenza di ricorrenti crisi economiche, di fronte a cose non descritte dalle equazioni, la colpa non poteva essere che della realtà.
Il meglio lo dice il premio Nobel Lucas secondo il quale l’efficienza informativa dei mercati riflettendosi immediatamente sui prezzi, determina un mercato in cui qualsiasi tipo di crisi è sempre imputabile alla condotta non razionale dei soggetti economici. Come dire che l’attuale crisi è imputabile solo alla gente che non capisce che le cose vanno bene così.
Questo blocco di teorie ha a volte esiti divertenti.
Per esempio prendiamo la domanda fatta nel 2008 dalla Regina d’Inghilterra (67-69) in una visita alla London School of Economics. Parlando della crisi economica appena scoppiata, chiese agli economisti presenti: “Perché nessuno se n’è accorto in tempo”? Per i guru dell’economia, in presenza di mercati perfetti, le crisi erano impossibili. Non solo da un punto di vista matematico i dati indicavano che gli eventi estremi, pericolosi e molto improbabili, erano molto più frequenti di quello che era stato previsto dai modelli econometrici. In tutti questi casi emerge la fastidiosa questione dell’incapacità previsionale della teoria economica mainstream.
Sylos Labini, che è un fisico teorico, puntualizza queste cose perché i finanziamenti alla ricerca di base sono erogati seguendo considerazioni economiche. Ai suoi occhi, non è tollerabile che una pseudo-scienza, un insieme di teorie che fa acqua da tutte le parti, prenda delle decisioni per scienze con una fondazione epistemologica molto più solida.
La presenza di elaborate forme matematiche, in sé, non dice proprio nulla. La forma può essere la più esoterica ma, se le previsioni sono sistematicamente errate, non esiste alcuna teoria scientifica. Non bisogna lasciarsi ingannare dai giornali mainstream: la Scienza Economica non è in grado di assicurare l’impiego ottimale delle risorse e non è in grado fare previsioni scientificamente valide. Le sue equazioni sembrano valide perché prescrivono sistematicamente la difesa degli interessi dei padroni. Di fronte ad autentiche turbolenze economiche, la loro unica utilità è quella oscurare la mente.

Hanno pagato caro, ma non hanno pagato tutto
Sandro Moiso

Si erano giocati tutto, convinti di vincere.
Hanno stravolto i vertici delle TV di Stato per impedire qualsiasi infiltrazione di dubbi sulla bontà della loro proposta politica ed economica. Hanno contribuito a cambiare anche i direttori di testate giornalistiche della dx per accaparrarsene i favori. Hanno mentito, falsificato i dati economici e della Storia. Hanno portato in palma di mano camorristi e mafiosi e i progetti delle grandi opere inutili che più stavano loro a cuore.
Hanno insultato, denunciato, perseguitato, minacciato, coperto di infamia chiunque manifestasse il desiderio o anche solo l’idea di opporsi al loro progetto concentrazionario. Hanno promesso contratti pubblici che non contengono null’altro se non ulteriori fregature per i lavoratori. Hanno promesso denaro che non avrebbero mai avuto il coraggio di sequestrare davvero e in quantità adeguata per bonificare territori devastati da un’industrializzazione priva di regole.
Hanno preso per il culo milioni di giovani, lavoratori, disoccupati, inoccupati, pensionati sull’orlo del baratro con promesse inutili, ridicole e d offensive. Hanno riportato in auge i fasti mussoliniani e cercato di ridare fiato alle leggi promulgate tra il 1923 e il 1926.1 Hanno chiamato immaturi gli elettori che non la pensavano come loro. Hanno dichiarato che in alcuni casi è preferibile l’autoritarismo ad una democrazia che non giunga a realizzare i progetti della finanza internazionale e dei suoi lacchè.
Hanno mobilitato sessantottini putrefatti, lottacontinuisti venduti da decenni al miglior offerente, filosofi da strapazzo che discettando di moltitudini e populismi non hanno mai detto una parola chiara su ciò che occorreva davvero fare in questo referendum, spingendo così molti fiduciosi antagonisti a rincorrere stracci di ideologia e di bandiere come gli ignavi di Dante, senza nemmeno rendersi conto di ciò.
“Hanno”, ho ripetuto, non “ha”.
Perché il bullo di Firenze non è stato altro che un pupazzo nelle mani di J.P. Morgan e dei grandi conglomerati finanziari. Prima di tutto questo, ancor prima che un rappresentante dell’europeismo. Sbandierato a tutto spiano per peggiorare le condizioni di esistenza e di lavoro di milioni di persone ancor prima che per rispettare alcune semplici norme di civiltà che pure in altri Paesi ancora sussistono.
Un burattino sempre più disarticolato, petulante, odioso e animato dalle mani di altri che, almeno questo, alla fine hanno dovuto metterci la faccia: i grandi organi di informazione, finanziari e non; i banchieri di ogni nazionalità e risma; i giornalisti televisivi e i guru dell’informazione; i padri del Trattato di Maastricht; i grandi detentori di capitali già in fuga da anni e i manager capaci soltanto di trasferire la produzione e i marchi italiani all’estero.
Non vale la pena di citarli uno per uno, non per l’aberrante abitudine di usare il pronome “loro” dietro cui spesso si nascondono complottisti e seminatori di confusione che semplicemente servono da fasullo contraltare a coloro che abbiamo fin qui elencato, ma perché un antico e autorevole concittadino dell’ormai ex-primo Ministro ci avrebbe suggerito: “non ragionar di loro, ma guarda e passa”.
Sono stati sepolti insieme al loro miserevole e piagnucoloso rappresentante.
E non lo sono stati dall’indicazione di partiti e movimenti sempre più contraddittori e opportunisti.
Non sono stati sepolti da una generica “ondata di dx”.
Sono stati respinti, cacciati, seppelliti da coloro che pensavano di aver ormai in pugno. Da quelli che pensavano di aver ormai completamente soggiogato, intimorito e piegato. Quelli che un’informazione ormai indegna di questo nome non sa che definire “populisti”. Ma questi “populisti” hanno votato, dal Sud al Nord.2
Sono tornati ad usare uno strumento di democrazia elettorale per sconfiggere l’antico e il morente. Come nel 1974, ai tempi del referendum sul divorzio e con risultati elettorali identici: 59% contro 41%. Soltanto che, paradossalmente, allora si era al culmine di una stagione di lotte che non aveva e non ha più avuto paragoni dal secondo dopoguerra ad oggi. Una stagione in cui le formazioni politiche di sx e di estrema sx si illudevano di avere un ruolo dirigente, mentre non erano altro che una funzione delle lotte in corso. Così come oggi gli sconfitti di cui non abbiamo fatto il nome, se non in un caso, non sono altro che una funzione del Capitale.
Non è stato colpito il cuore del sistema o, come diceva un tempo qualche formazione poi sconfitta dalla storia, dello Stato. Capitale e Stato non hanno un cuore o un centro, con buona pace di chi si ostina a seguire le vicende del Club Bilderberg o della Trilateral. Stato, club, grandi fondazioni internazionali sono anch’esse niente altro che funzioni del processo di valorizzazione del Capitale.
Un processo che, dopo aver fatto vittime e causato distruzioni in tre quarti del mondo per continuare ad ampliarsi e rimanere in vita, oggi è ritornato, con le conseguenze della globalizzazione e tutta la sua ferocia, là dove tutto era iniziato, nel cuore dell’imperialismo: Europa e Stati Uniti.
Ma lì ha resuscitato la sua nemica di sempre, la lotta di classe che, come l’Eroe mitico dai mille volti, gli si oppone in tutti i modi possibili: leciti e illeciti, dichiarati o confusi, pacifici e violenti, cinici e/o comunitari. Lì sta il nuovo. E lì è sempre stato.
E’ quello che Marx definì come “comunismo”: “il movimento reale che abolisce o stato di cose presenti”. Quello stesso Marx che, insieme al suo pari Engels, commise il suo errore più grossolano proprio nel Manifesto del Partito Comunista.
Laddove sull’onda dell’entusiasmo per le lotte di liberazione nazionale del 1848 europeo finì con l’attribuire meriti progressivi eccessivi ad una borghesia che non li aveva. Non li aveva perché ovunque li avesse avuti li aveva svolti sotto la spinta implacabile di masse anonime e diseredate che premevano e rappresentavano con la loro azione la rivoluzione sociale. Masse e compiti che avrebbe poi tradito subito dopo, appena si fossero placati i fervori rivoluzionari. A partire proprio dall’aprile del 1848 o del 1948, se vogliamo ricordare il tradimento e la sconfitta dell’unico movimento che abbia realmente dato origine all’attuale Costituzione italiana: quello armato e popolare resistenziale.
Ma quell’errore interpretativo di Marx ed Engels ancora si riflette nei vacui giudizi odierni sull’immaturità di coloro che si oppongono ai progetti “più avanzati” del Capitale. Nell’accusa di “conservatorismo” affibbiata tanto ai giovani che negli Stati Uniti hanno votato per Sanders come agli operai che hanno votato per Trump. La Modernità e il Progresso sembrano essere stati definiti una volta per tutte dalle necessità del Capitale e del suo Stato Nazionale e in tale chiave continuano a leggerla tanto i renziani ed i loro padrini, quanto le infinite sette di sx (da Lotta Comunista ai bordighisti, passando per tutte le sfumature del variegato microcosmo pseudo-marxista).
Ma questo voto non appartiene a nessuno. Non si illudano la dx, la Lega, il M5S, la sx del Pd ed istituzionale di aver avuto davvero qualche merito nell’esito di questo voto. Certo, là dove ha vinto il Sì, Toscana ed Emilia, Massoneria e affarismo legato alle Coop hanno avuto qualche peso, ma non più sufficiente per governare un intero Paese. Ed è anche straordinario lo scarso peso che Camorra e Mafia hanno avuto nel voto del Sud.
Si sono ormai troppo radicate nel Nord finanziario ed industriale per poter pesare ancora troppo sulle regioni meridionali. In compenso il tessuto sociale del Nord è risultato essere più restio ad accettare le infiltrazioni mafiose nelle più normali attività quotidiane. Occorre dirlo: c’è un mondo di persone per bene, nel senso migliore della definizione, soprattutto giovani, che non ci sta più ad accettarne i dettami. Né al Nord né al Sud e ciò costituisce una novità di non poco conto nella attuale economia politica. Soprattutto nella Napoli di Luigi de Magistris dove probabilmente sta succedendo qualcosa di inaspettato e positivo.
I giovani non hanno votato per lo Young Pop, così come era stato definito dalla rivista Rolling Stone. E se dopo la Brexit la propaganda mediatica aveva insistito, qui in Italia, su un voto espresso da vecchi delusi contro giovani speranzosi, il voto referendario ha invece dimostrato che la maggior parte dei Sì è arrivata da un elettorato di età superiore ai sessant’anni. Pensionati impauriti, militanti incartapecoriti e risparmiatori benestanti poco propensi a significativi cambiamenti sociali. Volevano la maggioranza silenziosa? L’hanno avuta. Ottenendo così il paradossale risultato che il giovane ed aggressivo rottamatore ha potuto, alla fine, far conto soltanto sull’elettorato più anziano.
Allo stesso tempo, però, l’analisi del voto ci dice che anche in Toscana il Sì ha trionfato a Firenze e ad Arezzo, ha vinto a Pistoia, Prato e Siena ma non nelle province di Pisa (dove ha sostanzialmente pareggiato) e di Lucca, Livorno, Massa e Carrara (dove ha vinto il No). Così pure il Sì ha vinto in Alto Adige, dove forse sarebbe ora di pareggiare i conti con la Storia, rimediando alla conquista italiana successiva alla Prima Guerra Mondiale e rendendo quei territori alla legittima nazione austro-tedesca. Poi stop e ben vengano le foto dei comitati per il No festanti in Piazza Maggiore a Bologna dove, per una volta è stata zittita l’anima pidista del capoluogo delle Coop, nonostante il risultato locale.
Analisti politici e giornalisti asserviti cercheranno di attribuire percentuali di voto ai vari partiti o a Renzi, quasi si trattasse di proprietà private da spartire oppure di feudi divisi, come in Afghanistan, tra viceré filo-occidentali locali privi di qualsiasi potere effettivo se non quello di rimanere rinchiusi nei loro fortini protetti da mercenari. Se questo è il disordine che alcuni temono ed altri minacciano, ben venga. Per dirla con Mao, “grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente”.
E non ci commuoveranno le lacrime e i discorsi patetici sulla famiglia e sul giocattolo rotto dei due Giulietta e Romeo delle tenebre dell’ormai ex-Governo: ci muoveranno soltanto allo sghignazzo. Sì, proprio così, seppelliti da una colossale risata. In faccia al potere, ai fantocci del capitale e alle sue bamboline di pezza.
Ora arriveranno però le manovre e le minacce “più feroci” per intimorire ancora l’opinione pubblica e l’elettorato infedele. Le più prevedibili riguarderanno:
1) La minaccia del Governo tecnico: quasi che del 2011 in avanti tutti i governi abbiano potuto essere qualcosa d’altro. Soprattutto l’ultimo.
2) Le banche. In un contesto in cui i piccoli risparmiatori sono già stati messi a dura prova dai provvedimenti europei (il bail in) e dalle spericolate operazioni di salvataggio messe in atto dal Governo ai danni dei primi (Banca Etruria per citarne solo una), la minaccia che Monte dei Paschi possa saltare a seguito del voto appare davvero inutile e ridicola….
3) La gestione dei profughi e la difesa dei loro diritti davanti all’Europa. Certo, oggi che i “diritti umani” sembrano aver soffocato qualsiasi altra argomentazione, il Governo Renzi sembrava essere il campione internazionale dei diritti umanitari. Bastava soltanto dimenticare non solo gli spropositati interessi delle Coop rosse e bianche nella gestione dell’”emergenza” (Buzzi e Carminati insegnano), ma anche il fatto che tale Governo, impegnato nella Nato e impregnato di interessi petroliferi, è stato sempre comunque fautore di nuove guerre (Libia) e di spericolate alleanze con le forze che già sono alla base delle guerre che producono miseria , distruzione e profughi. Ma si sa, l’ipocrisia del potere non ha limiti.
4) Questioni quali: contratti , pensioni, promesse. Come dire soltanto parole. Vuoti e fraudolenti, come quello per il pubblico impiego oppure autentici ladrocini a danno dei lavoratori come la proposta pensionistica denominata APE (unicamente destinata a favorire, ancora una volta, le banche). oppure le favolose proposte di lavoro per i giovani contenute nel job act e nell’uso dei vaucher per l’impiego.
5) La scomparsa di una sx di Governo. Evviva! Considerato che è sempre stato questo tipo di Sx ad aprire le porte alla Dx e all’oppressione di qualsiasi autonoma iniziativa di classe e/o di lotta contro l’attuale modo di produzione. Con le parole odierne di Marco Damilano, vicedirettore dell’Espresso, “Con lui c’è il suo partito, il Pd, azzerato da una campagna elettorale one-man-show e ora di nuovo dilaniato dalle divisioni. La maggioranza di Renzi non esiste, né sui territori né nel Paese e forse neppure in Parlamento. La minoranza Pd nella società italiana è ininfluente. Il partito ridotto a comitato elettorale dell’americano Jim Messina, il guru che ha fatto perdere tutti i suoi clienti, ha perso ogni contatto con la realtà”. La marmaglia che ha circondato Renzi nel suo Governo continua a blaterare di un 40% di votanti che lo avrebbero sostenuto per poi sostenerlo ancora in futuro. Nossignori, la maggioranza silenziosa che vi ha dato il voto per paura o per abulica fedeltà già non vi appartiene più e alla prossima tornata elettorale questo Pd difficilmente raggiungerà un risultato a due cifre.
6) La richiesta di una nuova stretta alla Legge di Bilancio da parte della commissione europea e i possibili diktat della BCE. Già, come se fosse una novità. Il pretesto sbandierato dal 2011 in avanti per tagliare i diritti dei lavoratori, il servizio sanitario, l’istruzione e peggiorare le condizioni di vita e di lavoro della maggioranza degli Italiani è operativo da cinque anni ormai e ha quasi smesso di fare paura. Continua a funzionare come giustificazione in alto, ma non altrettanto in basso. Il voto lo ha ampiamente dimostrato.
Certo, il cammino è ancora lungo, ma il sintomo di una ripresa di opposizione dal basso c’è stato in maniera evidentissima. Lo scontro infinito con l’impero finanziario e capitalistico è ricominciato e, anche se la finestra appena aperta potrebbe rapidamente rinchiudersi, sarebbe necessario non lasciarsi sfuggire l’occasione di rappresentare un’alternativa all’esistente. Un primo picchetto è stato piantato. Proviamo ora a delineare un tracciato che non ripeta gli inutili errori e gli esempi funesti del passato. E, anche se l’uomo di fumo ha pregato gli zombi di rimanere in sella ad un azzoppatissimo cavallo ancora per qualche giorno, non è detto che la partita non possa riaprirsi già fin dalle prossime ore.

RIDIAMARO :- )

I RACCONTI FANTAPOLITICI DI ALESSANDRA DANIELE

Il Cazzarellum
Hai perso le regionali? Hai perso le comunali? Hai perso il referendum?
Hai mentito, imbrogliato, truffato, minacciato, corrotto, ma nonostante i tuoi sforzi hai perso tutto quello che c’era da perdere, e adesso t’aspetti una disfatta anche alle prossime elezioni politiche?
Non scoraggiarti! Il nostro tutorial in 4 step t’aiuterà a riconquistare la vittoria anche se la maggioranza assoluta degli elettori ormai ti odia a morte.
Step 1
Innanzitutto ti serve una legge elettorale maggioritaria. Il proporzionale rappresenta fedelmente la volontà popolare, che nel tuo caso è cacciarti a calci in culo. Solo col maggioritario corredato d’un forte premio potrai trasformare la minoranza, che nonostante la tua cialtroneria riuscirai ancora a raccattare, in una maggioranza di Governo.
Step 2
Naturalmente il tuo partito non sarà l’unico a cercare d’approfittare di questo premio. Dovrai quindi demonizzare il tuo principale avversario in maniera da spingere tutti gli altri a coalizzarsi con te contro di lui, anche comprandoteli all’ingrosso e al dettaglio, e gli elettori a votarti per paura. Fa’ in modo da dipingerlo contemporaneamente come un marpione e come un incompetente. Si può essere entrambe le cose, tu e il tuo Governo l’avete ampiamente dimostrato.
Step 3
Anche questo però è un trucco che il tuo principale competitor potrà usare contro di te. Quindi dovrai promettere ai tuoi riluttanti elettori qualcosa di esclusivo.
Non il ponte sullo stretto, quella è una cazzata che ormai non si beve più nessuno.
Piuttosto, dando voce alle minoranze interne al tuo partito, potrai promettere di restituire agli elettori come un favore quel diritto alla rappresentanza e al pluralismo che tu stesso gli hai negato proprio col maggioritario. La tipica litigiosità autoimmune che era un vostro limite può diventare un’arma vincente.
Più il tuo partito sembrerà frammentato e conflittuale, più tu sembrerai il più digeribile a quelli che potendo voterebbero qualcun altro, ma che la tua legge maggioritaria costringe a una scelta binaria.
Fomenta le divisioni interne spedendo uno dei tuoi fedelissimi a insultare pesantemente il leader della minoranza, che poi farà il giro dei talk show in processione come un martire del libero pensiero, raccogliendo le simpatie di quelli che ti odiano, che avranno persino voglia di votarlo, senza rendersi conto che in realtà starebbero comunque votando per te.
È il vecchio trucco del Poliziotto Buono e il Poliziotto Cattivo, applicato alla politica. La Democrazia Cristiana l’ha fatto funzionare per decenni.
Step 4
Dai alla tua legge elettorale un nomignolo in latinorum, e falla approvare prima possibile con ogni mezzo necessario, accusando chi si oppone d’aver paura del voto popolare.
Ricordati che hai poco tempo.
Hai fallito nel tuo compito di demolire la Costituzione, quindi i tuoi mandanti non ti proteggono più come prima.
Le coperture cadranno.
E il fantoccio che hai messo a tenerti il posto al Governo potrebbe diventare il loro nuovo esecutore, e seppellirti.

La Sostituzione della Repubblica
Alessandra Daniele

La conduttrice sorride al suo ospite.
– Congratulazioni per il suo incarico da Ministro. Ricordiamo però che il nuovo Governo è stato definito un clone del precedente, cosa dire quindi del risultato del referendum che l’aveva bocciato a larghissima maggioranza?
– Non ce ne frega un cazzo.
La conduttrice tace perplessa. Poi chiede
– Eh?…
– Del risultato del referendum non ce ne frega un cazzo – Ripete tranquillo l’ospite – Abbiamo riconfermato praticamente tutti, e persino promosso i più cialtroni. La ministra dell’Istruzione ha la terza media. Il Ministro degli Esteri ai vertici fa il grammelot. Non è evidente? Ce ne fottiamo.
– E lo ammette così?
Il Ministro si stringe nelle spalle.
– Tanto non potete farci niente.
– Non è in arrivo un altro referendum?
– Possiamo evitarlo cambiando la copertina del Jobs Act, e lasciando il contenuto identico come abbiamo già fatto col Governo.
– Ma comunque alle prossime elezioni…
– Quali elezioni?
– Prima o poi si dovrà votare.
– Ah certo, ma lo si farà con una legge elettorale in grado d’impedire altri abusi come quello del 4 dicembre: il Neo Mattarellum.
– Neo?
– Il Mattarellum, con una correzione in chiave ulteriormente maggioritaria. Noi l’avevamo già detto: il suffragio universale è obsoleto e non più sostenibile in una democrazia avanzata. Milioni di elettori che svolgono tutti la stessa funzione sono uno spreco di tempo e di denaro. Il multielettoralismo è persino peggiore del biCameralismo. È il momento di passare al monoelettoralismo.
– Cioè?
– Un solo elettore che vota per tutti.
– Chi?
– Appunto Mattarella. Questo otterrà il fondamentale risultato di snellire le procedure: invece di aspettare il risultato delle elezioni, il nostro Presidente potrà conferirci direttamente l’incarico di formare il nuovo Governo. Come ha appena fatto. Visto che il dissociato corpo multielettorale ha respinto la nostra Riforma Costituzionale, s’è resa indispensabile una Riforma Sostituzionale. La sostituzione della Repubblica democratica con la Repubblica monocratica.
– Ma questa non è una forzatura istituzionale? – Azzarda la conduttrice.
– No, è proprio un golpe. Non l’avete ancora capito? Certo, non ci sono i carri armati e i colonnelli, ma quella è paccottiglia obsoleta, il nostro è un Golps Act: per tornare efficiente la democrazia ha bisogno di licenziare i suoi elettori in esubero. Un monoelettore basterà. E nel caso dovesse servircene qualcun altro, potremo sempre comprarcelo dal tabaccaio. Adesso mandi la pubblicità. È tassativa.
La conduttrice si gira verso la teleCamera, e mormora
– Pubblicità.

Il Patto Cazzaroni
Alessandra Daniele

Il Cazzaro ha passato la campagna referendaria a promettere che in caso di sconfitta si sarebbe ritirato dalla politica.
Naturalmente non l’ha fatto.
Indovinate perché.
Vi do un aiutino.
Perché è un cazzaro.
È rimasto qualcuno che creda ancora alle parole di Matteo Renzi?
A questo punto c’è persino da chiedersi se si chiami davvero Matteo Renzi.
Invece di rendere conto della disfatta, mercoledì scorso ha liquidato la direzione del suo partito con un surreale comizietto trionfalistico pieno delle sue solite millanterie miste a spiritosaggini da cena aziendale, lasciando basiti i convocati, a cui è stato impedito di controbattere.
Dopodiché ha ricominciato immediatamente a intrigare per restare al potere, personalmente come segretario del PD, e al Governo attraverso un suo fedelissimo, Paolo Gentiloni Silveri, rampollo dei Conti Gentiloni Silveri di Filottrano, Cingoli e Macerata, sessantottino pentito, ed ex delfino di Rutelli come Renzi.
Quale migliore risposta all’incazzatura popolare che affidare la presidenza del Consiglio a un conte?
Esecutore degli stessi mandanti, come pattuito il Governo del conte Gentiloni è programmato per essere la fotocopia in bianco e nero di quello del Cazzaro, e durare almeno sei mesi.
La scusa ufficiale è che occorrano soprattutto per rifare la legge elettorale.
Indovinate un po’.
Vi do un altro aiutino.
È una cazzata.
L’Italicum è una legge ordinaria, per abrogarla basta un voto parlamentare a maggioranza semplice, non c’è bisogno d’aspettare il parere della Consulta, volendo non ci vogliono sei mesi e nemmeno sei giorni. Abrogando l’Italicum, e ripristinando anche alla Camera il cosiddetto Consultellum, il proporzionale risultato dalle modifiche della Consulta al Porcellum, si potrebbe votare subito.
Per quanto il Consultellum sia racchio, l’Italicum fa schifo al cazzo, come tutte le cose prodotte dal Governo Renzi.
È l’ultimo rimasuglio di quella controriforma fascistoide e golpista che abbiamo giustamente appena respinto a calci in culo.
L’unico motivo per cui Grillo adesso sembra gradirlo, seppure corretto, è perché pensa di poterci vincere le elezioni. Originariamente confezionato dai renziani apposta per garantire il potere assoluto al loro spocchioso ducetto, l’Italicum s’è invece rivelato di fatto della taglia del M5S di Grillo.
E i renziani danno degli incapaci ai grillini.
Nei prossimi mesi, con l’aiuto dei Berlusconiani più esperti di loro in riformaialate, i renziani cercheranno di scucire l’Italicum e ricucirlo di nuovo su misura del Cazzaro, che nel frattempo dovrà però faticare per non finire divorato dalle formiche carnivore della minoranza PD che ha cercato di schiacciare per anni, e che ovviamente non vedono l’ora di vendicarsi.
Se “Bastonare il Cazzaro che affoga” sarà il loro motto, per una volta avranno qualcosa da insegnarci. Infatti, benché la nostra del No al referendum sia stata una grande, epocale vittoria, finora è soltanto una mezza misura.
No alla Cazzariforma, e anche alla sua continuazione con altri mezzi.
No half measures.

Il Salto del Cazzaro
Alessandra Daniele

Donald Trump incarna lo Zeitgeist, lo spirito del tempo. Fin dall’inizio era una Cechov Gun destinata a sparare.
Eppure la sua vittoria ha spiazzato la classe dirigente italiana al punto di rendere lo sport nazionale di saltare sul carro del vincitore un vero e proprio sport acrobatico.
Persino Renzi, dopo aver leccato il culo ai Clinton fino alla notte delle elezioni, con tanto di Maria Elena Boschi in versione cheerleader, adesso sta cercando di spacciarsi per un Trumpolino, stiracchiando la sua immagine per cercare di farla somigliare il più possibile a quella dell’orripilante nuovo imperatore.
Il tanto strombazzato endorsement di Obama è diventato un imbarazzo da dimenticare. Dopo averci ammorbato di spot con Barack e Michelle, Renzi negherà di averli mai conosciuti, e si presenterà in felpa verde con scritto “Basta Negri”.
Poi si tingerà i capelli biondo paglia negando d’essere mai stato moro, e definirà ogni sua vecchia foto un photoshop architettato dai Servizi deviati. Lo chiameranno Il caso moro.
La bandiera dell’Unione Europea, rimossa dal fondale delle televendite renziane, sarà sostituita con la bandiera americana. Quella Confederata.
Tutto nel patetico tentativo di spacciare la controriforma renziana per “il Cambiamento”, quand’è invece palesemente concepita apposta per conservare e consolidare l’egemonia dell’establishment, ed è infatti sostenuta da tutto il sistema di potere politico-finanziario, da Confindustria e Bankitalia, all’Unione Europea, a tutto il coro dei media mainstream.
Questo referendum è una scelta fra il cambiamento e la conservazione, e l’unico voto per il cambiamento è il NO.
La vittoria del Sì manterrebbe in carica il Governo Renzi, padrone di continuare tutte le politiche antisociali di precarizzazione del lavoro, le regalie a banche ed evasori fiscali, l’occupazione e il controllo dei media, la criminalizzazione del dissenso, l’esproprio e lo scempio dei territori per “grandi opere” utili solo alla criminalità organizzata, senza che le regioni possano più interferire.
L’Italicum sarebbe rettificato per eliminare il ballottaggio, e prevenire vittorie impreviste.
Poi, grazie a un parlamento completamente controllato dal partito unico al Governo, continuerebbero indisturbate la cessione di sovranità nazionale alle lobby finanziarie, e la partecipazione italiana a tutte le guerre neocoloniali disponibili.
La vittoria del Sì garantirebbe la continuazione dell’opera di sistematico smantellamento della Carta Costituzionale e delle garanzie democratiche, e l’accentramento del potere nelle mani di pochi oligarchi scelti dal Capitale internazionale, schema in atto da decenni del quale cambiano soltanto gli esecutori.
Renzi, coi suoi slogan da mediashopping, le sue promesse cazzare, la sua petulante arroganza da figlio di papà, e la sua corte di manichini e leccaculo, non è che l’attuale sicario del sistema mandante di quest’infame controriforma, che deve essere fermata.
Che l’ultimo salto del Governo cazzaro sia un salto mortale.

CAZZARGEDDON
Alessandra Daniele

Con una schiacciante maggioranza di No, 19 milioni di voti, oggi l’Italia ha finalmente rottamato la grottesca Cazzariforma di Renzi, insieme alle sue altrettanto grottesche velleità napoleoniche.
Una controriforma fascistoide scritta col culo, sulla quale Renzi aveva (infatti) messo la faccia, e che in faccia gli è scoppiata, punendo la petulante arroganza padronale sua e dei suoi pupazzi animati con una sconfitta devastante quanto meritata.
L’Apocalisse del Cazzaro è cominciata.
Non gli sono bastati ricatti, minacce, propaganda asfissiante, media collusi e servili, losche ingerenze straniere, clientele para-mafiose, abusi, manipolazioni e menzogne di ogni genere, per far digerire a un Paese già stufo e schifato l’ennesima porcata di regime. La Sostituzione della Repubblica con una rozza monarchia padronale.
Nonostante il patetico tentativo di spacciare questa ripugnante restaurazione golpista per un Rinnovamento, è rimasto sempre ben chiaro cosa votasse davvero la Casta, quale fosse il vero voto di Castità.
E così, ancora una volta, i disegni delle tecnocrazie finanziarie nazionali e internazionali, e i loro esecutori, sono stati spazzati via dall’onda crescente dell’incazzatura popolare.
Questa vittoria non appartiene a nessuno dei cacicchi vecchi e nuovi che cercheranno di intestarsela, né alle loro bandiere, appartiene a quel popolo che s’è rotto i coglioni d’essere trattato come merce.
Questa vittoria è nostra, e non dobbiamo farcela portare via.

Burning down the House
Alessandra Daniele

Dopo essere stata considerata per mesi una candidatura ridicola, quando non addirittura una candidatura civetta, la discesa in campo dell’orripilante Donald Trump è invece riuscita a spazzare via Hillary, l’erede al trono designata dalla dinastia Clinton, rendendo ancora più completo il fallimento della presidenza Obama, e lasciando basiti editorialisti e sondaggisti di corte che da sempre davano per scontata la vittoria della sprezzante e sanguinaria ex first lady.
Per la Clinton il sostegno servile di quasi tutti i media mainstream, e i patinati testimonial hollywoodiani si sono rivelati controproducenti, finendo per confermare la sua immagine di pretenziosa oligarca.
Le celebrità che l’hanno sostenuta nell’illusoria certezza della sua vittoria adesso si ritrovano ad avere pesantemente insultato, e a volte persino minacciato il Presidente degli Stati Uniti, e per giunta uno dei più potenti da un secolo a questa parte, dato che può contare sulla maggioranza al Congresso e al Senato, nonché sul significativo appoggio esterno dell’astuto Vladimir Putin, che continua a estendere la sua influenza sul pianeta.
Sarà interessante vedere quanti avranno adesso il coraggio di ribadire insulti e minacce, e quanti invece cominceranno a leccargli il culo come ai suoi predecessori.
Il vento è cambiato? In realtà era già cambiato da un pezzo, benché le élite preferissero ignorarlo, continuando a consigliare ai senza pane i cracker all’olio di palma.
Il vento è cambiato, e continuerà a cambiare. Non certo per merito di Trump in sé, fascistoide referente delle lobby armiere e cementizie. Trump è un Cazzaro, esattamente come tutti gli altri presunti leader rottamatori, da Renzi e Tsipras, allo stesso B, altro palazzinaro puttaniere e showman che vinse in Italia nel 1994 proprio spacciandosi per l’unica alternativa alla vecchia politica.
Le cose continueranno a cambiare perché le masse si sono rotte i coglioni.
Semplicemente, brutalmente, rotte i coglioni.
Hillary Clinton ha spedito un pizzino agli elettori, dicendo testualmente “O me, o l’apocalisse”. Gli elettori hanno preferito l’apocalisse.
Alla fine non sono stati i Nazisti dell’lllinois a portare Trump alla presidenza, è stata la classe operaia della Rust Belt, che Hillary ha snobbato mentre incassava l’endorsement di Lady Gaga. E di Wall Street.
Operai, contadini, casalinghe, disoccupati, sottoccupati, pensionati che non hanno scelto Trump nonostante sia raccapricciante, ma proprio perché è raccapricciante.
Per citare Michael Moore, uno dei pochi a prevedere la vittoria di Trump:
«Molti votano per Trump per poter essere “terroristi legali”, partecipare alla detonazione del sistema. L’8 novembre puoi andare alle urne e, anche se Trump ti sembra pazzo o non ti piace, lo voti perché sai che farà andare in tilt tutto. Il sistema che ti ha rubato la casa, il lavoro, puoi farlo saltare in aria così, e legalmente. Trump prenderà un sacco di voti da chi vuole sedersi e godersi lo spettacolo di un Paese in fiamme».
Trump non farà detonare il sistema personalmente, perché anche lui ne fa parte, ma l’ondata d’incazzatura che l’ha portato alla Casa Bianca come un’esondazione trascina un cassonetto, la stessa ondata che ha prodotto la Brexit e travolto Cameron, non si fermerà qui. Non si fermerà facilmente.

Il pasto nudo
Alessandra Daniele

– Posa i carciofini sottolio.
– Perché?
– Perché l’onorevole ci ha mandato in questo discount per dimostrare che una famiglia di 3 persone con un bonus di 80€ può mangiarci una settimana. Per il referendum bisogna provarle tutte – Indica il barattolo – Ma se tu cominci a prendere i carciofini a 20€ al chilo…
L’altro sgrana gli occhi.
– 20€?
– 4€ per 200 grammi. Al chilo quanto fa?
L’altro socchiude gli occhi, poi mormora
– Cazzo.
Posa il barattolo. Il collega gli indica lo scaffale di fronte.
– Prendi il minestrone in scatola.
– Ma è una poltiglia immonda.
– Costa 1€ al.pezzo.
– Lo conosco, è solo fecola che sa di terra. Fagioli ce ne saranno cinque in tutto.
– Prendilo – taglia corto l’altro. Poi pesca una confezione di biscotti dal carrello.
– Cosa sono questi?
– Farciti al cacao, s’era detto di metterci anche qualcosa di goloso per fare scena.
– Ce ne sono 22, che fanno i nostri tre pezzenti, se ne mangiano uno ciascuno al giorno? Cos’è, 7 chili in 7 giorni?
– Uno ciascuno? – Chiede l’altro, perplesso.
– 22 diviso 7 quanto fa?
L’altro aggrotta la fronte.
– Vabbè, ciao. Posa questi biscotti e prendi quelli secchi per il latte.
L’altro dà un’occhiata al carrello.
– Questo latte sarà abbastanza?
– Non possiamo prendere di più, altrimenti sforiamo. E poi il latte fa male alle ossa.
– Male?
– Non le hai sentite le ultime scoperte? I latticini decalcificano le ossa.
– Ma sarà vero?
– Non fare il complottista.
– Anche il latte di soia fa male?
– Quello di soia non è mica latte, è olio. Lo chiamano latte perché nessuno comprerebbe olio zuccherato.
L’altro ne prende un brik dallo scaffale Bio.
– “30% di zuccheri in meno” – legge – Meno zucchero, e costa di più?
– La dieta deve costare, sennò non funziona. Come la psicanalisi. Posa il latte finto, i nostri pezzenti non possono permettersi la dieta. Devono accontentarsi della fame.
L’altro controlla il carrello.
– Manca anche il caffè.
– Il caffè se lo prendono al bar. Extra bonus.
– Succo di frutta?
– Quello in offerta.
L’altro legge l’etichetta.
– “Succo d’arancia 20%. Sciroppo di glucosio, conservanti, addensanti, stabilizzanti, antiossidanti, coloranti, aromi. Acidificanti: acido citrico, acido ascorbico, acido tartarico”. Manca niente?
– Il carbonato acido di ammonio – risponde il collega, indicando i biscotti secchi.
– Prendiamo anche un po’ di carne? “Noodles al pollo – legge – 90% farina, 0,5% pollo”.
– Lascia perdere quelli, prendi le cotolette da 1€.
– “Carne separata meccanicamente”. Che vuol dire?
– Carcasse macinate.
L’altro butta le cotolette surgelate nel carrello, con aria di vago orrore.
Il suo telefono emette un blip.
– Dice l’onorevole di sbrigarci – legge – che fra un’ora ha la diretta, e le serve lo scontrino.
– Abbiamo quasi finito. Peccato che non abbiano ancora firmato il TTIP, i prodotti americani costeranno ancora meno.
– E una famiglia potrà camparci una settimana?
– Mangiarci si, camparci non credo.
Spinge il carrello verso la cassa.

GRANDI PROGETTI (da cui il titolo :- ))
Diego Leandro Genna

– È un sistema destinato a fallire.
– È già fallito.
– Per questo siamo obbligati a inventare delle soluzioni.
– E dobbiamo farlo prima possibile, o sarò troppo tardi.
– Siamo qui, spetta a noi cominciare il cambiamento.
– Va prospettato un altro sistema di valori. Dobbiamo dismettere l’impalcatura della società capitalistica, abbandonare il concetto di sviluppo economico e di benessere legato al consumo di massa, sfrenato e compulsivo.
– Liberare la felicità dal denaro. Liberare il tempo dal lavoro. Liberare l’uomo da se stesso.
– E interrompere lo sfruttamento di risorse, di beni, di servizi, di cose, di esseri, di tutto… Crescere in altro modo.
– È questo il punto, la prospettiva di crescita.
– Occorre progettare piani di sviluppo solidale, sviluppo umano, culturale, emozionale… Cambiare completamente rotta. Disinnescare questa spirale di autodistruzione. Cambiare abiti e abitudini. Fermarsi, soffermarsi, meditare un’evoluzione che conduca verso altre realtà.
– Senza barriere, senza muri, senza disuguaglianze, senza competizione, senza interessi privati, senza confini territoriali, senza pregiudizi.
– Una nuova società, dove sia prediletta la concordia alla lotta, l’inclusione all’emarginazione, l’aiuto all’indifferenza, dove ciascun individuo collabori attivamente alla creazione di un mondo nuovo, nel pieno rispetto e in totale armonia con il pianeta che ci ospita.
– Cominciando da subito.
– Trovare il modo per far entrare in contatto l’umanità con se stessa e con la natura che ci circonda. Un legame intimo e profondo, un contatto animista, spirituale, un punto di unione onnicomprensivo.
– Che in fondo c’è già, perché siamo legati a livello biologico, genetico, da qualcosa d’innato.
– Giusto! E qual è l’istinto primordiale che ci accomuna tutti?
– La sopravvivenza.
– Esatto. Il cervello funziona con un meccanismo selettivo che filtra le informazioni privilegiando quelle utili alla nostra sopravvivenza. Il problema è che la realtà è influenzata dai pochi che hanno il potere di imporre la propria di visione del mondo e della vita agli altri, rendendo tutti ciechi. Basterebbe capire questo per dare inizio a un grande cambiamento.
– Pulire e purificare le porte della percezione, come ha già detto qualcuno…
– Spalancarle! Svelare che non c’è differenza tra dentro e fuori, e chiunque può percepire la natura esterna come interna, appartenente al proprio stesso essere.
– E tutto apparirebbe all’Uomo come è…
– Infinito! Proprio così… Si sprigionerebbe un inarrestabile sentimento di condivisione, di unione con la natura e con tutti gli esseri viventi in essa.
– A quel punto sarebbe inevitabile la comprensione dell’altro, a prescindere dalle attitudini di simpatia o antipatia e da ogni giudizio morale. Sarebbe una comprensione naturale, spontanea. Una comprensione simbiotica.
– Ecco! Bisogna costruire qualcosa su queste basi, investire su questi progetti…
– Un ponte empatico! Una grande opera d’interconnessione. Un tempio che sia anche il mezzo, la via stessa per oltrepassare la cortina d’individualismo che ci separa l’uno dall’altro.
– Bello! Un ponte empatico.
– Riscoprire la telepatia!
– Ottima idea! E in questo la tecnologia potrebbe venirci in aiuto. Immagina un mondo in connessione telepatica, qualcosa simile a internet, una rete con libero accesso, di condivisione dei contenuti a livello mentale, un sistema cognitivo aperto e universale, una grande mente collettiva dalla quale ognuno può attingere.
– E al contempo contribuirne alla crescita.
– La comunicazione sarebbe totale, poiché tutti sarebbero emittenti e destinatari.
– Le macchine stesse potrebbero funzionare in empatia con il nostro sistema nervoso. Tu pensi a una cosa e la macchina lo fa per te.
– Geniale!
– Sarebbe tutto più facile. La conoscenza collettiva favorirebbe l’immediata emancipazione, la povertà e l’ignoranza sarebbero spazzate via in un soffio.
Il mozzicone di candela si spense in quel momento. I due rimasero in silenzio. Un buio compatto sigillava la notte. Se fossero stati più giovani e con una bottiglia di whiskey a fargli compagnia, avrebbero continuato a sognare per tutta la notte, aspettando che le prime luci dell’alba estinguessero le loro fantasticherie. Ma erano anziani e, con l’artrosi che li intrappolava, non potevano permetterselo. Si alzarono dal bordo della banchina, a stento, mettendosi prima in ginocchio, poi, una volta in piedi, si voltarono e in pochi passi raggiunsero la loro nicchia di cartoni e pezzi di legno raccattati lungo il fiume. Si ficcarono dentro il sacco a pelo senza aggiungere nulla. Il fiume era quasi immobile. Un ratto risalì la sponda passando accanto al loro giaciglio. Non c’era luna. I due anziani si addormentarono cullati dal ritmico pulsare della notte, il gorgoglio di sottofondo della città, come un enorme gatto che faceva le fusa raggomitolato sopra le loro teste.
Erano convinti che soltanto con la loro immaginazione potessero cambiare le sorti del pianeta. Per questo ogni notte, prima di addormentarsi, inventavano mondi migliori.
Finché avrebbero avuto la forza di sognare si sarebbero sentiti vivi.

Da Miriam: “Ti mando questo pensiero di Bayer, alla quale aggiungo un unico augurio: “Possa Dio conservare la meraviglia che sei!” (Beh, insomma.. non credo che siano proprio tutti d’accordo su questo ma grazie lo stesso).
“A volte penso che pretendiamo troppo dal giorno di Natale. Cerchiamo di farci stare il troppo arretrato di gentilezza e umanità di tutto l’anno. A me piace prendere il Natale un po’ alla volta, per tutto l’anno. E perciò mi lascio trasportare fino ad arrivare alle vacanze – lascio che mi colgano di sorpresa – svegliandomi un bel giorno e dicendo improvvisamente a me stesso: “Caspita, questo è il giorno di Natale!”
(Ray Stannard Baker)
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E’ MORTO GEORGE MICHAEL

http://masadaweb.org


MASADA n° 1818 29-12-2016 LE GUERRE INUTILI

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MASADA n° 1818 29-12-2016 LE GUERRE INUTILI
Blog di Viviana Vivarelli

La tragedia della Siria: un Paese distrutto, 300.000 morti e 4 milioni di profughi – Gli inganni di Obama, il premio Nobel della guerra – L’Isis è armata dagli USA – Il terrorismo è l’ottimo pretesto che permette agli USA di depredare il Medio Oriente – Le falsità mediatiche – Posizione inquietante della Turchia nel silenzio omertoso dell’Ue – Renzi sbatte la testa incalzato da troppi pericoli e nella crisi della banche – Tentativo oscurato di spingere il Parlamento al voto mediante una superliquidazione di 50 milioni – La corruzione della Consib e la correità del Governo Renzi – Tutti gli errori di Renzi e Padoan sul Monte dei Paschi. Per colpa loro il danno è aumentato da 5 miliardi a 8,8 e sarà riversato sugli italiani a cui costerà 250 euro a testa. Lo stesso Governo che dice di non avere 15 miliardi per il reddito minimo di cittadinanza trova in due ore 20 miliardi per le banche truffatrici che rifocillano i politici e i loro amici e in cui nessun debitore pagherà in soldi e nessun amministratore pagherà in carcere

Un anno sciagurato che si chiude tra bagliori di guerra

Il mondo è così fuori posto che essere fuori posto nel mondo è quasi una eccellenza di virtù.
La guerra è il più atroce non senso degli uomini perché non risana nulla e genera solo altra guerra.
Avete mai conosciuto una guerra che non fosse tragicamente inutile per le vittime e per il mondo?
Avete mai conosciuto un sistema bancario che non commettesse nefandezze o non le avallasse? Ma guerra e capitale ormai sono una cosa sola. La sx questo un tempo lo sapeva. La sx attuale lo ha dimenticato.

Per il Nuovo Anno che comincia vi mando un pensiero di Gramsci:

Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno. Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date. (…)
Perciò voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell’animalità per ritrarne nuovo vigore
“.
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DON CHISCIOTTE
Cervantes

A tutti gli illusi, a quelli che parlano al vento.
Ai pazzi per amore, ai visionari,
a coloro che darebbero la vita per realizzare un sogno.
Ai reietti, ai respinti, agli esclusi. Ai folli veri o presunti.
Agli uomini di cuore,
a coloro che si ostinano a credere nel sentimento puro.
A tutti quelli che ancora si commuovono.
Un omaggio ai grandi slanci, alle idee e ai sogni.
A chi non si arrende mai, a chi viene deriso e giudicato.
Ai poeti del quotidiano.
Ai “vincibili” dunque, e anche
agli sconfitti che sono pronti a risorgere e a combattere di nuovo.
Agli eroi dimenticati e ai vagabondi.
A chi dopo aver combattuto e perso per i propri ideali,
ancora si sente invincibile.
A chi non ha paura di dire quello che pensa.
A chi ha fatto il giro del mondo e a chi un giorno lo farà.
A chi non vuol distinguere tra realtà e finzione.
A tutti i cavalieri erranti.
In qualche modo, forse è giusto e ci sta bene…

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In guerra mi facevano più impressione i vivi, che i morti. I morti mi sembravano dei recipienti usati e poi buttati via da qualcuno, li guardavo come se fossero bottiglie rotte. I vivi, invece, avevano questo terribile vuoto negli occhi: erano esseri umani che avevano guardato oltre la pazzia, e ora vivevano abbracciati alla morte”.
(Nicolai Lilin)
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La guerra non restaura diritti, ridefinisce poteri”.
(Hannah Arendt)
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Le superpotenze si comportano da gangster, ed i paesi piccoli da prostitute”.(L’Italia è un Paese piccolo)
(Stanley Kubrick)

E’ più facile di condurre gli uomini a combattere, mescolando le loro passioni, che frenarli e dirigerli verso le fatiche pazienti della pace”.
(André Gide)

Non c’è nessuna cosa che la guerra abbia mai realizzato che non potevamo realizzare meglio senza di essa”.
(Havelock Ellis)

Non siamo ancora riusciti a cogliere il fatto che l’umanità sta diventando una singola unità, e che per una unità combattere contro se stessa è un suicidio.”
(Havelock Ellis)

Massacro ad Aleppo

SIRIA
Manlio Di Stefano (sunto)

Prima del 2011 la Siria era un mirabile mosaico di religioni ed etnie che hanno convissuto per secoli in armonia. Nel 2011 l’Ue varò sanzioni contro la Siria, imponendo l’embargo del petrolio, il blocco di ogni transazione finanziaria e il divieto di commerciare moltissimi beni e prodotti. Nel 2013, stranamente, fu rimosso l’embargo del petrolio dalle aree controllate dall’opposizione armata e jihadista, allo scopo di fornire risorse economiche alle cosiddette “forze rivoluzionarie e dell’opposizione”.
In questi 6 anni le sanzioni più la guerra civile, hanno distrutto la Siria condannandola alla fame, alle epidemie, alla miseria e favorendo l’attivismo delle milizie combattenti integraliste e terroriste che oggi colpiscono anche in Europa.
Da 6 anni, la Siria è sotto attacco da bande di terroristi in una guerra foraggiata prevalentemente da Arabia Saudita, Qatar e Turchia.
I Paesi occidentali, con l’Italia tristemente in prima fila grazie al Ministro degli Esteri Gentoli ora premier, hanno riproposto la strategia fallimentare usata per la Libia, appoggiando presunti “ribelli moderati” e alimentando una guerra che ha già provocato più di 400.000 morti, 6 milioni di sfollati e 4 milioni di profughi (molti dei quali approdati sulle nostre coste).
In una situazione simile a quella irachena, si è formata una coalizione internazionale a guida USA, e ad Aleppo è andata in scena l’operazione di liberazione da parte dell’esercito arabo siriano sostenuto dall’aviazione russa e dagli alleati regionali.
La settimana scorsa Aleppo è stata liberata dall’assedio che subiva da anni da Al Qaeda.
Assedio denunciato da tutte le maggiori autorità religiose della città mai ascoltate dagli organi di stampa occidentale. Nemmeno quando noi del M5S abbiamo invitato Joseph Tobji, arcivescovo cattolico maronita di Aleppo, direttamente alla Camera.
Scrive Fulvio Scaglione: “Tutto, nel racconto occidentale su Aleppo, sa di truffa e inganno. Dalla pubblicazione senza filtri né verifiche dei dati forniti dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, fondato e animato da un oppositore di Bashar al-Assad e mantenuto dal Governo inglese, alla parola “assedio”, usata senza risparmio per Aleppo ma solo negli ultimi mesi, e mai nei più di tre anni in cui la città era attaccata su tre lati da ribelli e jihadisti, arrivati anche a occupare il 60 % del territorio urbano”.
Ci chiediamo come sia possibile dar credito alla versione secondo cui i bombardamenti russi su Aleppo causano sempre vittime tra i civili mentre quelli statunitensi su Mosul o Raqqa si limitano a eliminare, “chirurgicamente”, i capi di Daesh senza colpire coloro di cui i jihadisti si sono circondati per ritardare l’avanzata dei nemici. I media non fanno che spargere falsità. Pesano sulle loro coscienze le centinaia di migliaia di morti in Iraq, barbaramente invaso dopo la menzogna delle armi di distruzione di massa, le centinaia di migliaia di morti in Afghanistan, colpevole di NON ospitare Osama Bin Laden, e quelli in Libia. Quello che fa più rabbia è che la disinformazione, che ha accompagnato fin dall’inizio questa sporca guerra, vive oggi una nuova fase: non ha più interesse a criminalizzare Assad ma soprattutto a “coprire” e a “distogliere” l’attenzione da quanto sta veramente accadendo. Non vi è stata solo una liberazione ad Aleppo: c’è stata la svolta fatale della guerra siriana, in cui a perdere sono stati i costruttori di guerra e i pianificatori del Terrore.
Chiedo da anni alcune semplici cose per la pace in Siria:
– ripristino delle relazioni diplomatiche con la Repubblica araba siriana;
– ritiro dei rappresentanti del Governo italiano dal cosiddetto “Small Group della Coalizione Globale anti-Daesh” che vede, tra gli altri, la presenza di rappresentanti di Paesi quali l’Arabia Saudita e il Qatar, sponsor dell’Isis/Daesh, e altre organizzazioni terroriste operanti in Siria;
– interruzione immediata di qualsiasi sostegno economico e militare ai cosiddetti “ribelli” siriani;
– ELIMINAZIONE IMMEDIATA DELLE CRIMINALI SANZIONI CHE COLPISCONO LA POPOLAZIONE SIRIANA uccidendola da ben prima che si accendessero i riflettori dei mass media.
Questo è ciò che, noi del M5S, chiediamo da due anni.
La liberazione di Aleppo ci dimostra che eravamo dalla parte giusta della storia che non è la stessa di Gentiloni.


Massacro di Aleppo
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Franco Ranocchi
Per fortuna che hanno trovato i documenti dell’attentatore di Berlino dentro il camion, mi stavo già preoccupando che fosse andato a fare l’attentato senza documenti!


Terrorista islamico uccide ambasciatore russo in Turchia

Per stessa ammissione di capi del Pentagono, l’Isis è armata dagli Stati uniti. Nulla di nuovo su questo fronte. Nella prima guerra del Golfo Bush vendeva armi al nemico. E in tutte le guerre del mondo troviamo armi americane in entrambi i fronti. Gli uomini muoiono ma le fabbriche delle armi prosperano. Prime tra esse quelle italiane che armano i siriani di Assad come i siriani che combattono Assad. Il terrorismo è sempre stato il pretesto con cui gli Stati uniti sono entrati nelle guerre del mondo.

apocalisse laica.net scrive:
“L’islamismo è l’alleato oggettivo dell’imperialismo americano nel Medio oriente. Esso fin dagli anni ’80 costituisce il pretesto che permette agli Stati Uniti di intervenire nei paesi arabi, a seconda dei casi per aiutare gli islamici “buoni” in lotta per la libertà o per sconfiggere quelli “cattivi” che minacciano la sicurezza mondiale. Negli anni ’80 durante la Guerra Fredda l’Islam conservatore era l’alleato degli Usa nel contenere la diffusione del comunismo e dell’influenza dell’Urss nei mondo arabo. Sotto la presidenza di Reagan gli Stati Uniti armarono ed addestrarono i talebani in Afghanistan per rovesciare la Repubblica Popolare e contrastare il successivo intervento sovietico. Al-Qaeda nasce qui, con i soldi e il supporto americano, tanto che lo stesso Bin Laden (ricordiamolo proveniente da una famiglia di affaristi sauditi in stretti rapporti con gli Usa) combatteva in Afghanistan e veniva intervistato da quotidiani occidentali come “The Indipendent” i quali lo definivano “freedom fighter”. I Talebani vennero addirittura glorificati in film come “Rambo 3″ mentre vari leader islamisti afghani furono ricevuti alla casa bianca da Reagan che li definì “leader con gli stessi valori dei Padri Fondatori”. La stessa strategia proseguì negli anni novanta con Clinton, che poté intervenire in Jugoslavia al fianco dei narcotrafficanti dell’Uck in Kosovo spacciati come difensori del proprio popolo da non meglio precisati genocidi. Con Bush la strategia cambia: complice l’11 Settembre, gli amici di ieri diventano i nemici di oggi. Parte una campagna propagandistica mondiale secondo cui l’Islam ha dichiarato guerra alla civiltà occidentale e ci sono arabi dietro ogni angolo pronti a farsi esplodere. Con questa scusa parte la cosiddetta guerra al terrore grazie alla quale vengono eliminati gli ex-alleati talebani ora sfuggiti al controllo e si invade l’Iraq, una guerra totalmente priva di senso anche per la logica di Bush considerato che il governo di Saddam Hussein apparteneva alla corrente del baathismo laico e di tutto poteva essere tacciato tranne che di islamismo. Con Obama la strategia cambia ancora. Adesso non esiste più la minaccia islamica: gli Stati Uniti devono intervenire per difendere i giovani della Primavera Araba in lotta contro i “dittatori” (termine indicante tutti i capi di stato non graditi all’America). Bin Laden, tenuto in vita come spauracchio durante l’epoca Bush, viene fatto fuori in un lampo, ovviamente prima che possa parlare dei suoi passati legami con gli Usa. Gli islamisti adesso sono alleati e tutti i peggiori integralisti, dal Fronte Al-Nusra siriano ai Fratelli Musulmani, vengono trasformati dai media in giovani non violenti in lotta contro la dittatura. Con questa scusa Obama arma delle milizie islamiste in Libia ed interviene in loro supporto per eliminare Gheddafi. Ora la Libia è un inferno a cielo aperto in preda a gang islamiche mentre gli americani ne saccheggiano il petrolio. Lo stesso avviene in Siria, dove gli Usa appoggiano animali assetati di sangue come Al-Nusra e il famigerato Isis, presentati sempre come studenti che manifestano per i diritti umani. Ora invece assistiamo ad un ritorno della propaganda sulla minaccia islamista da parte dell’amministrazione Obama per giustificare l’inizio di operazioni militari in Iraq. La situazione fa quasi sorridere considerando che l’Isis sostanzialmente sono i ribelli siriani presentati come sinceri democratici e a fianco dei quali meno di un anno fa lo stesso Obama voleva intervenire militarmente. Le stesse persone al variare degli interessi in gioco passano da combattenti per la libertà a sanguinari terroristi a seconda che si trovino ad ovest o ad est del confine tra Siria ed Iraq….E’ notizia recentissima l’annuncio da parte del Pentagono della volontà di compiere raid armati nel territorio siriano per distruggere le basi degli islamisti. Qui emerge di nuovo la natura dell’islam come pretesto per le ingerenze Usa. Meno di un anno fa gli Stati Uniti volevano entrare in Siria per aiutare proprio i “democratici” dell’Isis contro Assad. Vistasi sbarrata la porta dall’opposizione russo-cinese, dopo un anno rientrano in Siria dalla finestra, questa volta con la scusa di combattere i terroristi. Chissà che, una volta entrati nel territorio di Damasco, gli uomini a stelle e strisce non estendano le operazioni anche contro il governo di Assad, magari con la scusa di qualche incidente dalla dinamica poco chiara fra i propri militari e quelli di Damasco. Per chiudere il cerchio, un ultimo dato. Per bocca del proprio leader, il califfo Al-Baghdadi, l’Isis ha indicato la Cina come stato nemico dell’Islam promettendo in un prossimo futuro di fornire aiuto ai gruppi islamisti Uighuri dello Xinjiang. Casualmente il principale avversario geopolitico degli Usa rientra tra gli obiettivi degli islamisti (che ad esempio durante tutto il periodo dei bombardamenti a Gaza non hanno detto una sola parola contro Israele)…E’ l’imperialismo americano la mano che arma lo jihaidismo nel mondo arabo. Il responsabile del dramma iracheno è da cercare tra le poltrone di Washington. Viste le loro frequentazioni, forse il presidente Obama dovrebbe cambiare nome in Osama. (Riccardo Maggioni)
.
Claudio Martinotti Doria:

Man mano che le verità sulla Siria vengono a galla, sta gradualmente cambiando anche la narrazione mediatica dei fatti. Risulterà difficile negare e poi giustificare la presenza di un centinaio abbondante di ufficiali NATO, catturati dai russi e siriani nei territori che erano occupati dalle truppe di invasori o ribelli dalle varie sigle ma che fanno tutte capo a Daesh, cioè allo stato islamico, se non riconoscendone l’implicita complicità nell’armarli, formarli ed incitarli, fornendo loro pure gli obiettivi. Sarebbe come ammettere che tutto quanto è avvenuto era funzionale alla leadership politica Atlantica, Usa ed UE, cioè che erano una loro creatura, un terrorismo di comodo, che legittima i dubbi anche sulla matrice degli attentati avvenuti sul suolo europeo, con l’ampio seguito di incongruenze, alcune anche grossolane, sulla dinamica dei fatti e sull’efficienza dei servizi di sicurezza ed investigativi. Nel complesso si tratta di una situazione immonda, da voltastomaco, che fa ribrezzo e provoca repulsione verso la leadership politica e mediatica europea, supina a quella americana. In questo quadro geopolitico e strategico mediorientale la Russia esce vincitrice, e nel valutare i motivi della sua vittoria penso di potergli attribuire il fattore storico di una cultura secolare, modernizzata superbamente in ambito diplomatico e militare, perseverando nella lealtà con gli alleati e l’innovazione qualitativa degli armamenti, contro una forza bruta supponente e strafottente, basata prevalentemente sull’insidia, il doppio gioco, l’inganno e la forza quantitativa delle armi e sull’intimidazione, sul dominio del sistema mediatico asservito, rappresentata in primis dagli USA e dai suoi stati satelliti asserviti e resi ormai patetici dalla loro insulsaggine. Con la Siria l’Occidente, con tutto il suo apparato mediatico, ha toccato il culmine della meschinità e della bassezza, e reso evidente il fallimento a livello internazionale. Prima si capiranno questi aspetti e prima si prenderanno le distanze da questi farabutti che hanno governato finora in nome di una finta democrazia, facendo danni immani e minando il nostro futuro irreversibilmente.

E poi sulla terra intera a innalzare
monumenti “AI CADUTI”!
così felici di essere caduti!

ma provate a fissare quei corpi squarciati,
a fissare la loro smorfia ultima
sulle facce frantumate,
e quegli occhi che vi guardano,

provate a udire nella notte
l’infinito e silenzioso urlo degli ossari:

uccideteci ancora e sia finita! –

David Maria Turoldo


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Ad Aleppo, la disfatta morale e intellettuale dell’Occidente
Maurizio Blondet

“Primi attacchi aerei dell’aviazione russa in appoggio alle truppe turche ad Al-Bab”.
Chi l’avrebbe mai detto? “Secondo una fonte militare dell’aeroporto di Kuweires, una squadriglia di caccia Su-24 e Su-34 ha sferrato attacchi aerei su Al-Bab, distruggendo vari mezzi appartenenti al cosiddetto Stato Islamico d’Irak e Al Sham”, che è sempre Daesh. Secondo alcuni però, i colpi sarebbero diretti alle milizie curde anti-Assad. Ci chiediamo se Erdogan ha accettato il principio della “integrità territoriale della Siria” (non certo di buona voglia) perché ciò comporta l’eliminazione dei sogni indipendentisti curdi.
La notizia (fonte Almasdar New, yemenita sciita) aggiunge che “nonostante l’appoggio aereo russo, l’armata turca non ha potuto mantenere il controllo dell’ospedale Al-Faruq e di Jabal al-Akil dopo che i terroristi dello stato islamico hanno assestato un colpo diretto con il loro ordigno esplosivo improvvisato”.
Il che rivela forse qualcosa sul temibile esercito turco, il secondo della NATO. Erdogan ha mandato oltre confine alcune centinaia di commandos; ma non osa impegnare l’esercito, che è fatto di coscritti, e che lui ha “purgato” di comandanti come veri e presunti complici di Gulen.
Secondo l’Osservatorio Siriano dei Diritti Umani (quello fatto da uno che sta a Londra), “Al Bab è stata giovedì oggetto di vari raid aerei turchi che hanno ucciso 72 civili, fra cui 21 bambini”. L’attacco aereo russo invece è di lunedì e non ha fatto vittime civili – o più probabilmente, sono adesso i turchi ad avere diritto alla loro quota di accuse di crimini di guerra. Infatti i media italiani hanno dato il dovuto rilievo.
Le atrocità? Le han fatte i “nostri ribelli”
Fosse comuni, civili trucidati
Su Aleppo, con molto disagio, la “narrativa” sta un po’ cambiando. Si osa dar notizia del fatto che ad Aleppo la gente festeggia i soldati dell’esercito nazionale, che i cristiani hanno celebrato il Natale nella gioia ed hanno ricevuto la visita di Assad e signora, e che si sono scoperte fosse comuni di civili giustiziati e mutilati dallo Stato Islamico, ossia dai protetti dalla coalizione internazionale. E’ già un progresso dopo cinque anni che “atrocità” e crimini di guerra, parecchi dei quali inventati (i gas nervini del 2012) venivano imputati esclusivamente ad Assad, e negli ultimi giorni prima della liberazione di Aleppo Est, a Mosca. Naturalmente dicendo il meno possibile. Nulla sugli ufficiali della NATO catturati dall’armata siriana in una cantina di Aleppo Est, il cui numero – dato inizialmente a 14, sarebbe invece di 110. Colpevoli, nella loro qualità di comandanti dei tagliagole preferiti dalla UE e da Washington, dei crimini contro l’umanità che i russi coi siriani vanno scoprendo. Silenzio sui 100 cadaveri – risultati di soldati siriani catturati – che i ribelli hanno liquidato col classico colpo alla nuca prima di sloggiare. Discrezione sui “sette immensi magazzini con munizioni sufficienti per armare diversi battaglioni di fanteria” documentati dal portavoce delle forze russe, generale Igor Konachenkov: “Molti di questi depositi si trovavano in ospedali e scuole”. Per delicatezza d’animo e non impressionare la Mogherini, le tv non hanno dato i video che mostrano l’enorme quantità di queste armi. Che noi stessi, intesi come occidentali, abbiamo fornito loro perché instaurassero il Califfato. Sono state trovate anche immani quantità di generi alimentari, ben nascoste; la dittatura jihadista lasciava la popolazione civile senza cibo, sequestrava gli “aiuti umanitari” per la sua sbirraglia, e vietava ai civili di nutrirsene. Su questo, persino l’Osservatorio dei Diritti Umani in Siria (quello di Londra) ha osato accusare i terroristi. Un altro segno della graduale modifica della narrativa.

Strano “suicidio” del funzionario NATO
Nessun tentativo mediatico di collegare la ‘caduta di Aleppo Est’ e la strana morte in Belgio del revisore generale della NATO, Yves Chandelon, suicidato con un colpo di pistola alla testa nella sua auto, vicino ad Andenne. L’uomo di pistole ne aveva tre, regolarmente denunciate; quella con cui s’è ucciso è un’altra, non sua. Indagava sui finanziamenti ai terroristi. Chissà perché, la famiglia non crede al suicidio; sostiene che Yves, pochi giorni prima, aveva confidato di sentirsi minacciato da strane telefonate. Stava indagando sui finanziamenti del terrorismo islamico: cosa che, in fondo, è un segreto di Pulcinella. Il suo ‘suicidio’ apre interessanti questioni: è parte delle pulizie di fine stagione della presidenza Obama o è il sintomo di una spaccatura fra due fazioni interne all’Alleanza Atlantica?
Perché comunque la si metta, quella di Obama, della UE e dei sauditi e israeliani è una disfatta di prima grandezza. Tanto più se si tiene conto dell’ultima rivelazione di Wikileaks
dove un documento del governo Usa datato 2006 mostra che Washington ha progettato il cambiamento di regime in Siria fin da 15 anni fa, scatenando deliberatamente il bagno di sangue cui abbiamo assistito, coi 250 mila morti e i sei milioni almeno di profughi e senzatetto. Progettato in tutti i particolari: dal “giocare le ansie sunnite sull’influenza iraniana”, all’attizzare “i curdi”, creare divisioni “in senso ai servizi di sicurezza e militari” del regime, fino alle denunce false al tribunale dell’Aja di aver fatto uccidere il capo libanese Hariri (probabilmente ucciso da Sion) e alla diffusione di falsità demonizzanti contro Assad e il “primo cerchio” del regime – il compito a cui i nostri media si sono così valorosamente dedicati diffondendo ogni sorta di fake news imbeccate.
Il risultato è che Russia, Turchia e Iran si sono riunite – a Mosca – per discutere la sistemazione della Siria, senza invitare Washington. E’ la disfatta morale, ma anche intellettuale, di Obama, della strategia neocon e della UE: il Nobel per la Pace è stato sconfitto politicamente dal “piccolo paese che non produce niente”, la Russia, e che ai tempi di Eltsin i cervelloni strategici americani avevano definito “un Alto Volta con i missili”. Ma proprio questo fa giganteggiare le figure degli indubbi vincitori, Putin e Lavrov: con quanti pochi mezzi hanno battuto la superpotenza ed il suo codazzo di satelliti.
Come mai? I motivi ha cominciato a provare ad enumerarli il massimo analista strategico franco-svizzero, Guillaume Berlat .
“La definizione di un quadro concettuale globale” che Putin ha seguito coerentemente e con costanza, dall’inizio delle “primavere arabe” (laddove Obama le ha provocate con vacue speranze che i Fratelli Musulmani realizzassero una “democrazia”, mentre per i neocon la destabilizzazione è un fine in sé). La declinazione del quadro concettuale attorno ad alcuni principi. “Stabilizzare il regime siriano per evitare la destabilizzazione anche regionale (ammaestrato dagli effetti dell’implosione della Libia sulle aree circostanti), scongiurare la diffusione del virus islamista nel Caucaso, mantenere la sua base militare in Mediterraneo – giocando gli Usa e ridicolizzando la UE”, per giunta apparendo come il difensore dei cristiani e delle altre minoranze perseguitate in Oriente.
Il sagace uso congiunto della forza militare e della diplomazia. “La diplomazia senza le armi è come la musica senza strumenti”, diceva Bismarck; ma gli Usa si son fatti dettare la politica dal loro super-armamento, credendo che la potenza degli strumenti esima dal comporre la musica, perché quelli la suonano da sé. La psichiatrica follia di questo s’è vista nel settembre scorso, quando Ashton Carter (capo del Pentagono) ha bombardato le truppe siriane assediate a Der Ezzor (tra 60 e100 soldati morti, con la partecipazione di caccia belgi e danesi) al solo scopo di mandare a monte un accordo stipulato fra John Kerry e Lavrov per condurre operazioni militari congiunte contro Daesh. Cosa riconosciuta da Kerry sospiroso: “Purtroppo abbiamo avuto divisioni nelle nostre file che hanno reso l’applicazione dell’accordo estremamente difficile…”.
Patetica figura Kerry, di fronte a Sergei Lavrov, sperimentato non solo dalla lunga permanenza come ministro, ma dalla precedente esperienza di diplomatico all’Onu, e assistito dal quadro concettuale” complessivo stilato con Vladimir Vladimirovic. Di lui rimarrà nella storia la limpida, chiaroveggente diplomazia inclusiva, così contraria a quella americana. Infaticabilmente, Lavrov parla con gli iraniani, ma anche con gli americani traditori e doppi, coi turchi dopo che Erdogan fa abbattere il caccia russo, parla coi sionisti, perfino coi sauditi, trattando come legittimi interlocutori le cricche più infide, da leale interlocutore, lui. Tratta coi “ribelli” siriani, cercando di metterli al tavolo di pace. E’ stato lui a sventare in extremis l’intervento occidentale contro Damasco nel 2013, facendo aderire la Siria alla convenzione di divieto delle armi chimiche.
Quanto alla forza militare, è quella necessaria e sufficiente che Putin usa in vista di obiettivi chiaramente definiti. Spero si ricorderà il totale “effetto sorpresa” ottenuto su Washington ed Ankara con i dispiegamento istantaneo e invisibile dei caccia bombardieri, l’esibizione delle migliori novità tecniche delle tre armi, abbastanza da impressionare gli americani e indurli a non rischiare troppo nello spazio aereo (Erdogan, Hollande volevano da Obama una no-fly zone in Siria), assumendo anche i necessari rischi ed azzardi – l’abbattimento del caccia da un rabbioso Erdogan, che oggi è costretto ad agire da “alleato” di Mosca. Con ciò ha mostrato ai regimi arabi che, lui, non abbandona gli alleati nelle peste, come hanno fatto altri.
Tutto ciò non sarebbe bastato al successo, nota Berlat, senza un quarto fattore: e qui l’analista evoca un dato morale, di carattere: la forza di una volontà irremovibile. Non dimentichiamo che in Siria, Putin ha sfidato un paese dieci volte più armato, una superpotenza economicamente dieci volte superiore, che non si esenta da atti criminali e talora da sussulti irrazionali, da idrofobia.
L’inflessibilità della volontà s’è dimostrata nella assoluta impermeabilità, spesso ironica, al martellamento mediatico. “I cani occidentali abbaiano, la carovana russa passa”, il Cremlino non si fa deviare nemmeno d’un metro dalla traiettoria iniziale dalla guerra mediatica. Il sistema mediatico occidentale s’è coperto di vergogna diffondendo propaganda e menzogne plateali; i governanti si sono compromessi in interviste con asserzioni irresponsabili e minacce delinquenziali, dichiarazioni estemporanee, rivelazioni controproducenti (tipo “Al Qaeda, sul terreno, fa un buon lavoro”). Putin parla quanto basta; usa il potere di veto all’Onu quando occorre, senza farsi intimidire; Lavrov non si abbandona alle emozioni, entrambi si impegnano in incontri utili e riservati, come quello che ha restituito temporaneamente la ragione a Erdogan.
E’ una forza di volontà intelligente, sostenuta da realismo, pragmatismo e sangue freddo. Gli occidentali perdono vistosamente d’intelligenza, credono alle loro proprie menzogne, se ne fanno irretire: invocano “interventi umanitari” per rifornire tagliagole wahabiti resi folli dal captagon, di fronte ai quali Assad è fin troppo evidentemente più civile e preferibile; farneticano di una “opposizione democratica” che sanno benissimo non esistere, trattandosi di mercenari stranieri pagati dai sauditi; invocano “tregue” che hanno l’unico scopo di salvare i terroristi da loro armati, e ormai alle corde. E tutto ciò, nonostante gli sforzi mediatici, si vede ad occhio nudo. “Tutto, nel racconto occidentale su Aleppo, sa di truffa e inganno”, ha scritto Fulvio Scaglione su Famiglia Cristiana.
Mogherini, Hollande e Merkel intimano ai russi, che trattano da criminali di guerra, di aprire corridoi umanitari. Ma “i “corridoi” esistono già, i civili sono già stati evacuati dai quartieri orientali di Aleppo dalle forze governative siriane e soprattutto dai russi che hanno anche messo in campo (a differenza della Ue) una mole imponente di aiuti umanitari per gli sfollati, proporzionale al loro impegno bellico. Persino i ribelli vengono portati con i loro famigliari (e i pochi civili che intendono seguirli) in aree controllate dalle milizie a cui appartengono con la supervisione della Croce Rossa Internazionale”, scrive la NBQ, che titola opportunamente: “Ad Aleppo, la UE perde la faccia”.
L’Unione Europea si è attenuta ad una rappresentazione della realtà “deforme in modo abissale” sulla Siria, per di più condita dal sentimento ingiustificato di non si sa quale superiorità civile e morale, che è un’imitazione dell’altrettanto ingiustificato senso della “eccezionalità” americana di cui Obama si riempie la bocca. “Noi” siamo l’Occidente, “noi” siamo la civiltà, l’umanitarismo e la democrazia, “Assad must go”, Putin è un dittatore…senza accorgersi della rozzezza e del semplicismo delle loro visioni che li ha portati ad una vera disfatta – intellettuale e morale.
E’ in nome di questa ‘superiorità’ che Obama, prima di Natale, ha firmato il decreto per consegnare ai ribelli in Siria i missili anti-aerei a spalla; “un atto ostile” l’ha definito la portavoce di Lavrov, Maria Zakharova.
E’ stato forse per suo ordine che il noto “incidente aereo” ha sterminato il coro dell’armata rossa. Non riesce proprio a capire che versare sangue non è un sostituto per l’intelligenza che gli manca, la malvagità e le vendette postume non bastano a rimpiazzare una strategia, una diplomazia, una politica estera impotente.
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Blog di Grillo
L’Italia è da anni saldamente nella top ten dei Paesi produttori di armi del mondo, che vengono vendute ai Paesi in guerra, soprattutto in Africa e nel Medio Oriente. In particolare l’Italia è il primo paese in Europa a vendere armi alla Siria: dal 2001 la Siria ha acquistato in licenza armi nel vecchio continente per 27 milioni e 700mila euro. Di questi, quasi 17 arrivano dal nostro Paese. Nel mentre gli Stati Uniti armano e addestrano i ribelli “moderati” e oggi l’Isis combatte con fucili con la scritta “Property of US Govt”, di “proprietà del governo statunitense”. E’ un gioco delle parti. La guerra in Siria è un business cui il governo italiano partecipa e che distrugge milioni di vite tra sfollati, profughi e morti. Il governo vuol contribuire a diminuire il numero di profughi dai Paesi in guerra? Deve bloccare subito l’export di armi nei Paesi teatro di guerre e attuare una politica estera non succube degli interessi USA.

In questi giorni la foto del piccolo Aylan, morto annegato in Turchia, ha scosso umori e coscienze. E ha riacceso i riflettori su una guerra dimenticata dal mondo. Con oltre 300 mila vittime, 4 milioni di rifugiati e 12 milioni di sfollati, di cui più della metà bambini, la Siria è un Paese che non c’è più. Le Ong sul terreno parlano di una delle peggiori crisi dalla Seconda guerra mondiale. Non siamo di fronte a un semplice teatro di guerra. In Siria non c’è un nuovo Kosovo o un’altra Afghanistan, bensì un conflitto più esteso e complesso, che al suo interno ospita altre decine di micro-conflitti. Tracciare una linea di quel che è accaduto negli ultimi anni è quasi impossibile, ma provarci è un dovere morale per comprendere torti e ragioni di una delle peggiori guerre dell’ultimo secolo.

Le prime proteste in Siria
Sulla scia delle sommosse popolari in Egitto e Tunisia, ribattezzate con il nome di Primavera araba, il 6 marzo del 2011 a Dar’a, una città a maggioranza sunnita nel sud della Siria, un gruppo di studenti scrive alcuni graffiti sul muro di una scuola. Uno di questi recita “Il popolo vuole rovesciare il regime”. Un altro ancora è rivolto ad Assad, il presidente, da quindici anni al potere dopo il trentennale governo del padre Hafiz: “E’ il tuo turno dottore”. I moti sono solo un primo bagliore, passano nove giorni e il 15 marzo migliaia di siriani scendono in strada per protestare contro il regime. La risposta dell’esercito è violentissima: Assad ordina ai suoi militari di aprire il fuoco sui manifestanti. Muoiono decine di persone innocenti. E’ troppo. Anche per i suoi militari. Alcuni si oppongono all’ordine, disertano i ranghi e si uniscono alle proteste. E’ il regime che cede, per la prima volta, dopo 45 anni di potere indiscusso.

L’Occidente si schiera
I fatti spingono gli Usa, l’Ue e gran parte della comunità occidentale a schierarsi dalla parte della popolazione civile. Era accaduto lo stesso in Egitto e Tunisia, qualche mese prima. Ma in Siria c’è uno scenario strategico, vale a dire la volontà di indebolire un regime politicamente e culturalmente vicino a Teheran. Non a caso Assad è alawita, branca musulmana dell’islam sciita, e fin dai primi disordini gode del sostegno del governo iraniano, in quel periodo – secondo le accuse mai confermate di Washington ed Israele – impegnato a portare avanti un programma per la realizzazione di un ordigno nucleare. Rovesciare il regime di Assad permetterebbe dunque agli States di piazzare un proprio pro-console in Siria, come accaduto dopo la deposizione di Saleh nello Yemen, e in questo modo rafforzare il fronte atlantico in Medio Oriente, col supporto di Arabia Saudita, Kwuait e Qatar: Paesi alleati e a maggioranza sunnita, da sempre ostili all’Iran.

Le armi ai ribelli, comincia la “guerra per procura”
Così, Stati Uniti e Paesi europei cominciano ad inviare armi ai ribelli anti-Assad, senza alcuna legittimazione dell’Onu. Viene costituito il “Gruppo degli Amici della Siria”, un collettivo diplomatico internazionale convocato al di fuori del Consiglio di Sicurezza in risposta al doppio veto di Mosca e Pechino su una risoluzione che condanna il regime siriano. Di questo gruppo ne fa parte anche l’Italia. Le riunioni periodiche servono a stanziare di tanto in tanto fondi per l’apertura di nuovi corridoi umanitari, ma l’obiettivo non dichiarato è accordarsi sulla quantità di armi da inviare ai ribelli per sconfiggere Assad. Una comoda strada per by-passare la legittimazione internazionale dell’operazione. In futuro sarà la stessa opposizione al regime a confermare di aver ricevuto armi dall’Occidente. E’ in cima a questi tumulti, che tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013 molti esperti cominciano a parlare della guerra siriana come di una “guerra per procura”: lo scontro tra le varie milizie locali è in fondo uno scontro tra i paesi arabi sunniti, alcuni dei quali direttamente finanziatori dei ribelli, e i paesi (l’Iran) e i gruppi (Hezbollah) sciiti della regione, che appoggiano Assad. Il mondo torna a dividersi in due blocchi distinti: Obama chiede un intervento immediato, Putin sostiene Damasco e parla di una presenza costante di milizie qaediste tra le forze antigovernative.

La guerra (anche) delle informazioni
La storia ci insegna che insieme ai Paesi si schiera, sempre, anche la stampa. L’attacco chimico di Ghuta è nella guerra civile siriana l’episodio forse più significativo ad aver rivelato l’esistenza di una vera e propria guerra mediatica: testimonianze contrastanti, omissioni dei fatti e accuse infondate cadono sulle spalle del regime siriano, diffuse dai principali network internazionali. Nel giro di qualche settimana, a seguito di un’ispezione di osservatori dell’Onu, le informazioni, però, prendono una direzione opposta, con i ribelli accusati di essere i responsabili di uno dei gravi massacri dopo l’attacco di Halabja, durante la guerra Iran-Iraq. A sostenere la tesi è un articolo di Seymour Hersh dal titolo “Whose Sarin?”, pubblicato sul sito della prestigiosa London Review of Books, un’analisi che mette in dubbio la ricostruzione ufficiale fornita dall’amministrazione statunitense e dei principali media euro-atlantici.

La nascita dell’Isis e il terrorismo
Per comprendere le cause che hanno favorito l’ascesa dello Stato Islamico in Siria bisogna fare qualche piccolo passo indietro. A fine 2011 è ancora l’Esercito siriano libero l’ossatura dei ribelli antigovernativi, ma a inizio gennaio compaiono altri gruppi paralleli e autonomi. Tra questi figura il Fronte al Nusra, che si costituisce il 23 gennaio 2012. La formazione è inizialmente composta da membri della branca irachena di al Qaeda (Stato Islamico dell’Iraq) che combatte la presenza americana nel Paese. E’ la prima volta che tra le fila dei ribelli nasce una cellula che si ispira chiaramente ai precetti dell’islam radicale. La strategia degli attacchi suicidi, generalmente per mezzo di auto-bomba, viene inaugurata nel distretto Al-Midan di Damasco, il 6 gennaio 2012, con la morte di 26 persone, tra cui molti civili. Alla fine di marzo 2012 il computo totale dei morti in Siria sale a 10.000 e sui ribelli, sostenuti fortemente da Stati Uniti e Unione Europea, cala il velo dell’ipocrisia. Delle manifestazioni di piazza non ne resta che un vago ricordo. Ormai c’è una guerra aperta, violentissima, tra fazioni, e nel 2013 accade quel che molti fino ad allora temevano: la crisi siriana travalica il confine iracheno dove il vuoto di potere lasciato dagli Usa apre la strada ad orrori che ci riportano al decennio passato. Uomini armati e col viso coperto riprendono il controllo delle citta’ di Falluja e Ramadi, gia’ teatro tra il 2004 e il 2007 di una brutale guerriglia urbana. Sono i miliziani di Abu Bakr al Baghdadi, che agiscono dietro la bandiera dell’Isil (Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, o Isis, Stato Islamico dell’Iraq e della Siria).

Foreign Fighters. La proliferazione di milizie islamiste nella regione favorisce in pochi mesi un “melting pot” jihadista, che in Iraq e Siria cattura le ambizioni di centinaia di combattenti stranieri (foreign fighters), partiti alla volta del fronte per unirsi ai miliziani ribelli che si oppongono alle truppe governative di Assad. Questo è un elemento caratterizzante della guerra civile siriana. Oggi si stima che le due formazioni jihadiste più importanti, il Fronte al Nusra e lo Stato Islamico dell’Iraq e Levante accolgano tra le loro fila almeno 9.000 combattenti non siriani, ovvero circa il 20% del totale. Includendo le altre formazioni islamiste e l’Esercito siriano libero si arriva ad una cifra complessiva tra gli 11.000 e i 15.000. Secondo le stime della nostra intelligence, i concittadini partiti per lottare al fianco dei terroristi sarebbero oltre 60, di cui meno di 10 italiani o naturalizzati italiani. Comunque un numero esiguo rispetto agli oltre 1.500 partiti da Francia, agli 800-1000 britannici, ai 650 tedeschi e ai 400 provenienti da Olanda e Belgio. Anche le donne in questo processo hanno assunto un ruolo portante: l’italiana Maria Giulia Sergio è una delle ultime giovani che ha scelto di convertirsi all’islam per arruolarsi in Siria. Dalla proclamazione del Califfato di al Baghdadi, il Centre for the Study of Radicalisation and Political Violence di Londra ha stimato che almeno 4.000 cittadini occidentali si sono uniti al conflitto in Iraq e Siria. Di questi, circa 550 sarebbero donne, tutte emigrate dall’Europa nei territori controllati dall’Isil.

Il controverso ruolo di Ankara e le armi ai peshmerga. In questo via vai di presunti e potenziali jihadisti, la Turchia gioca un ruolo cruciale. Secondo alcuni Ankara, nonostante sia un membro Nato e stretto alleato dell’Occidente, sarebbe infatti in prima fila tra i sostenitori dell’Isil. Non è un caso, del resto, che le principali roccaforti del gruppo terroristico siano raggruppate proprio lungo la frontiera turca. La provincia di Hatay oggi è una sorta di autostrada jihadista a doppio senso di circolazione, oltre che l’area che ospita uno dei più grandi centri profughi di rifugiati siriani. Sarebbero migliaia i guerriglieri, anche affiliati ad al Qaeda, che negli ultimi mesi hanno varcato la frontiera per dirigersi in Siria. Gli interessi del premier turco Erdogan sono principalmente due: distruggere l’ex amico Assad e prevenire la nascita del Rojava (il nascente Stato curdo) nel nord-est, la cui leadership è schierata al fianco del Pkk. Lo scorso anno sono stati i curdo-siriani a fermare l’avanzata dei jihadisti nel nord della Siria, a Kobane, dov’era nato proprio il piccolo Aylan. Contro il nemico comune, l’Occidente decide di sostenere i peshmerga con l’invio di alcuni armamenti, poi finiti in mano ai terroristi dell’Isil per stessa ammissione del governo iracheno. Il risultato di questa operazione ha ricordato gli errori commessi in Afghanistan quando gli Stati Uniti sostennero la rivolta talebana contro l’occupazione sovietica. L’Isis ora combatte con fucili con la scritta “Property of US Govt”, di proprietà del governo statunitense. La scoperta l’ha fatta un’organizzazione non governativa, la Conflict Armament Research.

La coalizione internazionale e l’asse Washington-Riyadh. Compreso, con un certo ritardo, il pericolo dell’espansione di milizie jihadiste nella regione, Obama ad agosto 2014 concorda pertanto con alcuni partner europei, inclusa l’Italia, l’avvio di una coalizione internazionale per combattere l’Isil. A supporto finora il nostro governo ha inviato 2,5 milioni di dollari in armi, tra cui mitragliatrici, granate, cacciabombardieri e più di un milione di munizioni, oltre che aiuti umanitari. La missione ha spinto molti a credere che Washington abbia d’un tratto cambiato casacca, scendendo a sostegno del regime siriano. Niente affatto. Per l’asse Washington-Ankara-Riyadh l’obiettivo di liberarsi dell’Isil sottintende infatti a quello reale, ovvero liberarsi di Assad. Lo dimostrano le stesse parole pronunciate da Obama, che nei giorni scorsi si è detto pronto a colpire anche postazioni del governo siriano se da queste partissero attacchi contro la popolazione civile. Il fattore umanitario, però, pesa ben poco nello scacchiere politico. Il nodo da sciogliere ad oggi è esclusivamente il destino di Assad: Mosca e Teheran chiedono che resti al potere, l’Occidente continua a fare pressioni per le sue dimissioni. Tuttavia, la storia ci insegna che un’interferenza esterna finora non ha mai sortito gli effetti sperati, al contrario, ha sempre contribuito a incrementare gli scontri settari. Dividere il potere per quote, etniche e religiose, imponendo queste sulla base dei propri interessi sarebbe un deterrente per qualsiasi transizione pacifica propedeutica all’unità nazionale. Iraq, Libano, Afghanistan e Libia dovrebbero dirci qualcosa.

Il Rapporto 2015-2016 di Amnesty International documenta la situazione dei diritti umani in 160 paesi e territori durante il 2015.
In molte parti del mondo, un notevole numero di rifugiati si è messo in cammino per sfuggire a conflitti e repressione. La tortura e altri maltrattamenti da un lato e la mancata tutela dei diritti sessuali e riproduttivi dall’altro sono stati due grandi fonti di preoccupazione. La sorveglianza da parte dei governi e la cultura dell’impunità hanno continuato a negare a molte persone i loro diritti.
Questo rapporto rende merito a tutte le persone che si sono attivate in difesa dei diritti umani in tutto il mondo, spesso in circostanze difficili e pericolose.
Le notizie che ci hanno accompagnato in questi mesi del 2016 segnano un passo indietro per i diritti umani nel mondo. Dalle elezioni di Trump negli Stati Uniti alle restrizioni sempre più pericolose della libertà di espressione in Turchia e in Egitto; dalla recrudescenza delle azioni dei gruppi armati ai conflitti dimenticati e a quello in Siria, dalle crisi dei migranti al commercio irresponsabile delle armi e dei sistemi di sorveglianza.

Sauro
I sei anni della Siria sono il frutto velenoso del moderno spartirsi il mondo. Questa volta, poveretti, è toccato a loro. E mi dispiace, visto che ho dei bellissimi ricordi della Siria.
Non ricordo nemmeno io bene come iniziò. Fu poco dopo le famose primavere arabe.
Le effimere primavere arabe.
L’unica, che per ora, sembra averne tratto un piccolo vantaggio, a livello di democrazia, è la Tunisia.
Che sarebbe comunque tutto da verificare.
Una cosa la so bene: la Siria, nel 2006, era un paese assai più tranquillo e sicuro dell’Italia.
Giravi per Damasco, Aleppo, Palmira, Homs, e ti sentivi al sicuro.
Il regime degli Assad sarà anche stato dispotico, ma la gente stava bene.
Non c’era traccia della povertà che vedo in giro per la mia città.
Adesso il paese è ridotto ad un mucchio di macerie che tutti sappiamo.
Adesso lì i potenti del mondo (Russia, in primis) si spartiscono le sorti di quel paese come nel monopoli. Come lo fu per Yalta. E prima la conferenza di Parigi. E via dicendo. Approfittando di una Europa completamente assente. Di una Gran Bretagna ancora stordita dal referendum Brexit. Di un delicato cambio della guardia tra una amministrazione USA e l’altra.
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Fabio Massimo Castaldo, EFDD – M5S Europa

La Bce per gli investimenti (BEI) è il braccio finanziario di Bruxelles. Il suo giro di denaro è pari al bilancio di un piccolo stato: 77 miliardi e mezzo di euro finanziati nel 2015 destinati a infrastrutture, finanziamenti alle imprese e progetti al fine di produrre posti di lavoro, crescita e innovazione. Tutto questo è ben pubblicizzato sul sito della BEI. C’è però un lato oscuro, al quale non viene dato lo stesso risalto, fatto di investimenti non trasparenti in paradisi fiscali. Di giurisdizioni sospette, casi di conflitti di interesse e «revolving doors» che coinvolgono gestori dei fondi i quali hanno precedentemente lavorato per la Bei o altre istituzioni finanziarie internazionali.
Questi aspetti controversi sono ben documentati nel Rapporto della ONG Counter Balance “The dark side of EIB funds: How the EU’s bank supports non-transparent investment funds based in tax havens”, pubblicato lo scorso settembre. Il rapporto svela che, nelle proprie attività, la Bce per gli investimenti fa uso di una serie di intermediari per i suoi prestiti, sia all’interno che all’esterno della UE. La BEI, quindi, non presta direttamente i soldi ai progetti finali ma piuttosto fa uso di intermediari finanziari per un terzo delle sue operazioni. Nei progetti extra UE si parla addirittura del 40% delle operazioni totali. In Africa, in Medio-Oriente e nella regione pacifica la BEI lavorerebbe principalmente attraverso private equity funds. Nel rapporto della Counter Balance si parla di 50 progetti di questo tipo, per un valore totale di circa 5 miliardi. Nella regione cosiddetta ACP (Africa, Caraibi, Pacifico) la BEI nel 2015 ha investito 154 milioni in 9 private equity funds.
Il dato più preoccupante, tuttavia, è un altro. Dal 2011 al 2015 sono stati investiti 470 milioni di euro in fondi di investimento situati in giurisdizioni segrete. Solo nel 2015 il 67% del volume delle operazioni è andato a clienti che si trovano in cima alla classifica delle 30 giurisdizioni più oscure dal punto di vista fiscale. Il Paese in cui la maggior parte di tali fondi di investimento sono domiciliati è l’isola di Mauritius, dove i non residenti vedono tassati localmente solo i redditi prodotti in loco e il reddito delle persone fisiche ha un’aliquota fissa del 15%. Questi dati, se confermati, implicherebbero automaticamente che una grande parte delle attività di prestito della BEI non risponde a quegli standard genuini di trasparenza che sono tanto importanti per la UE e, in particolare, per il Parlamento europeo.
Qualche giorno fa Andrew McDowell, il VicePresidente della BEI, è venuto in Commissione Affari Esteri per uno scambio di vedute con gli eurodeputati. Gli ho chiesto:
– Cosa sta facendo la BEI per risolvere questo tipo di problematica, anche considerando il chiaro impegno della UE nella lotta ai paradisi fiscali e a favore della trasparenza finanziaria?
– Dato che la BEI si deve attenere, per gli investimenti nei Paesi terzi, alla visione politica dell’Unione Europea (vincoli ambientali, sociali e di sviluppo), quali sono gli indicatori di performance dei fondi assegnati e come vengono gestiti? Quali strumenti di valutazione vengono utilizzati per valutare il successo (non soltanto economico ma anche in termini di sviluppo) dei progetti finanziati?
Alle mie domande, McDowell e gli altri rappresentanti della BEI hanno risposto dicendo che alla base dell’utilizzo di intermediari finanziari ci sarebbe la necessità di semplificare la gestione dei prestiti a migliaia di piccole imprese e progetti locali, che difficilmente potrebbero interfacciarsi direttamente con la BEI. Hanno inoltre assicurato che tutte le loro operazioni vengono pubblicate sul sito della Banca e che sono quindi soggette alla massima trasparenza. Sui paradisi fiscali, invece, scena muta. Hanno glissato completamente sulla domanda. Peccato per loro che a partire da questa legislatura il M5S faccia parte dell’Europarlamento e che non permetteremo che si sottraggano all’interfacciarsi con noi e con le nostre domande scomode. Nel frattempo leggete il rapporto “The dark side of EIB funds” e fatevi un’idea di quello di cui vi ho appena parlato.

LA LEPRE CHE CORRE NEI CAMPI
Viviana Vivarelli

Renzi ha troppi cani alle calcagna. Da una parte non vorrebbe votare con l’Italicum che è stato un grosso errore (come lo fu il Porcellum per B) e darebbe la vittoria ai 5stelle (a fare i troppo furbi a volte si inciampa) e sull’Italicum sta per arrivare la sentenza di incostituzionalità della Consulta; d’altra parte Renzi potrebbe non avere una maggioranza abbastanza forte e veloce per inventarsi un sistema elettorale nuovo che gli dia una vittoria certa, mentre incombe il referendum contro il Jobs Act. Lui sa benissimo che più tempo passa lontano dal Governo, più perde consenso. E’ come per gli spot commerciali, se non martelli il tuo prodotto, i consumatori potrebbero sceglierne uno diverso. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Dunque vorrebbe votare presto. Ma c’è la questione dei 4 anni e 6 mesi che finiscono a settembre, per cui, se la legislatura si interrompe prima, 580 parlamentari perderanno la pensione d’oro. La maxiliquidazione è perciò una mossa abile per convincere i parlamentari a votare rapidamente un nuovo sistema elettorale utile ed elezioni rapide. I neo eletti in Parlamento sono 580 su 945, una netta maggioranza che può avere interesse ad andare a nuove elezioni per prendere i 50.000 € subito. E’ la corsa della lepre nei campi. Renzi ha paura, visto che l’accanimento mediatico contro la Raggi non frutta abbastanza, di veder aumentare il consenso elettorale verso il M5S che, secondo IPSOS, è in testa con il 31,5% contro il 29,8 del Pd e, se il sistema elettorale non cambia alla svelta, riammettendo le coalizioni ed eliminando il ballottaggio, un Governo a 5stelle sarà cosa certa. Ma la non visibilità di Renzi nel Governo e in tv, anche se Renzi fatto comanda il Governo Gentiloni, può nuocergli gravemente se si prolunga. Intanto sta scoppiando il caso Lotti che può travolgere molte teste. Lotti è accusato di favoreggiamento, per aver avvertito la Consip dell’indagine sulla corruzione negli appalti e c’è dentro anche Renzi.
Ma che bel divertimento! Quante altre magagne del Pd stanno per saltare fuori? Si rischia di oscurare il caso Raggi che non è mai esistito, mentre la corruzione del Pd è crescente e concreta. Ne vedremo delle belle!

Roberto Formigoni è un senatore della Repubblica. Non risulta, allo stato, che qualcuno ne abbia chiesto le dimissioni. Le dimissioni le deve dare Virginia Raggi per aver scelto male un suo collaboratore. ‘Andè a dà via i ciapp’ come si dice qui a Milano. .
Massimo Fini

Il neo ministro Lotti, amico di Renzi e Renzi stesso sono accusati di aver avvertito la Consip dei controlli della Finanza. La Consip è la centrale acquisti della Pubblica Amministrazione italiana.

Quando il controllato si identifica col controllore…
minnipace@gmail.com
Magari sarebbe utile avere dati su cosa si intende per corruzione in Consip, se esistono, visto che molti appalti ed acquisti delle pubbliche amministrazioni passano da lì.
Segnalo, anche ad uso dei giornalisti che si occupano del caso, che l’incarico di presidente Consip appare palesemente incompatibile con quello di Capo del DAG (dipartimento affari generali del ministero dell’economia e delle finanze) visto che il MEF è ente vigilante su Consip, e che entrambi gli incarichi, rivestiti dalla stessa persona, sono poco compatibili con quello di Responsabile anticorruzione dello stesso ministero. “Nell’effettuare la scelta (del Responsabile anticorruzione ndr) occorre tener conto dell’esistenza di situazioni di conflitto di interesse, evitando, per quanto possibile, la designazione di dirigenti incaricati di quei settori che sono considerati tradizionalmente più esposti al rischio della corruzione, come l’ufficio contratti o quello preposto alla gestione del patrimonio.” circolare 1/2013 della Funzione pubblica
Mi risulta poi che Anac sia stata informata di questa “incompatibilità” da qualche anno.

Quando il revisore è imputato per bancarotta
Bocciò il bilancio di Roma, ma è sotto processo

Imputato per bancarotta il revisore dell’Oref
Marco Raponi, di area centrodestra, è nel collegio che ha respinto i conti della giunta di Virginia Raggi
È accusato del crac del Latina calcio. E di aver “sottratto o distrutto” verbali sul reale stato della società
..
openmind
L’inchiesta sulla corruzione negli appalti della Consip (che cura le forniture pubbliche) sta coinvolgendo:
Un ex vice premier: Lotti
Il comandante generale dell’ arma dei carabinieri: Del Sette
Il comandante della legione Toscana dei carabinieri: Saltalamacchia.
Il presidente o comunque i vertici dell’ente Consip, l’ufficio acquisti dello Stato.
(e buono e non ultimo, lo stesso Renzi)
Peggio dello scandalo Lockeed dei c130, che travolse l’allora pdr Leone.
E i piddies:”Va tutto bene, la Raggi, la Raggi invece….”
.
Sandra
Comunque se i revisori hanno respinto il Bilancio non è un problema: è chiaro che col debito che ha il Comune di Roma era quasi impossibile farlo quadrare, meglio prenderne atto, trovare le soluzioni ed andare avanti,chiedendo magari dove era la Corte dei Conti quando Alemanno lo sfondava allegramente. Poi c’è da dire che per anni il Governo non approvava gli stanziamenti ai Comuni prima di marzo-aprile, per cui i Comuni lavorano spesso in esercizio provvisorio anche fino a giugno. Così si concludevano i lavori pubblici approvati negli anni precedenti, e si spendeva 1/12esimo mese per l’ordinaria amministrazione, inoltre le leggi prevedono la decretazione d’urgenza in caso di incolumità pubblica. Il periodo prima dell’approvazione del Bilancio viene chiamato le pulizie di primavera. La Raggi dovrebbe dire: grazie, molto gentiloni, noi andiamo avanti lo stesso.

Da “Vita di Agricola” di Tacito (70 d.C.)

Predatori del mondo intero
adesso che mancano terre
alla vostra sete
di totale devastazione
andate a frugare anche il mare.
Avidi se il nemico e’ ricco
arroganti se e’ povero.
Gente che ne’ l’oriente
ne’ l’occidente possono saziare.
Solo voi
bramate possedere
con pari smania
ricchezza e miseria.
Rubano, massacrano, rapinano,
e con falso nome
lo chiamano impero.
Rubano, massacrano, rapinano,
e con falso nome
lo chiamano nuovo ordine.
Infine,
dove fanno il deserto,
dicono
che è la pace
.”

Sauro segnala:
Tragedia Montepaschi, comprare tempo è stato l‘errore fatale

Da settembre a dicembre sono stati chiusi conti correnti per 6 miliardi di euro. Temporeggiare è servito solo ad aumentare i guai dell’istituto di Rocca Salimbeni. Ora non ci sono certezze, ma solo il rischio concreto che Mps trascini a fondo pure l’aumento di capitale di UniCredit.
Francesco Cancellato

Com’è possibile che per salvare il Monte dei Paschi di Siena servissero fino a ieri 5 miliardi e oggi ne servano 8,8? Ma il punto è uno solo. E sta in un dato che fa tremare i polsi: da fine settembre al 13 dicembre sono stati chiusi conti correnti per 6 miliardi, 2 miliardi dei quali dopo il 4 dicembre. Comprare tempo è stato un pessimo affare. Perché ha messo in ginocchio una banca che anche nei famigerati stress test dello scorso luglio veniva dichiarata solvente, capace di rispettare i requisiti minimi di capitale. Perché ha fatto scappare i correntisti, seminato incertezza fra gli investitori, fatto fallire sul nascere ogni possibile piano alternativo all’aumento di capitale made in Jp Morgan. E reso molto più costoso e molto più difficile l’attuale tentativo di salvataggio pubblico.
Si poteva chiudere la partita prima del voto, come lo stesso Renzi aveva promesso di fare lo scorso 4 settembre a Cernobbio, quando ammise anche la «grande sottovalutazione da parte di tutti del problema banche». Una sottovalutazione che evidentemente è perdurata nel tempo. A Palazzo Chigi, dove si è continuati imperterriti a pensare che al dissesto della terza banca italiana si potesse anteporre la fine del bicameralismo paritario.
Ora servirebbe solamente che la questione si chiuda in fretta. E invece, con ogni probabilità, ci avviteremo in una stucchevole trattativa con la Banca Centrale e la Commissione Europa, che non si capisce ancora come vogliano risolvere la crisi bancaria della terza economia del continente. Con il rischio concreto che il lento naufragio di Mps finisca per trascinare a fondo anche l’aumento di capitale da 13 miliardi di UniCredit.
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NDR di Sauro.
Occhio che trascinare in una brutta china l’UniCredit sarebbe come ripetere il caso Lehman Brothers, con conseguenze micidiali non solo per l’Italia (verrebbe poi immediatamente trascinato anche l’altro gruppo nel buridone, Intesa San Paolo) ma per l’Europa stessa, visto che UniCredit ha sportelli nella stessa Germania e in molti paese dell’est Europa. Ma L’Europa ci fa o ci è????

Sauro segnala:
Gli errori di Padoan sulle banche che chiamano l’intervento della Troika

Negli ambienti finanziari lo si dice da tempo: Padoan non è all’altezza della situazione, soprattutto sulle banche. Non ha la competenza tecnica che occorrerebbe in una situazione molto difficile e delicata come quella attuale in cui Banca d’Italia e Bce non bastano. La crisi delle nostre banche è enorme con un gigantesco effetto domino che da Monte dei Paschi può travolgerle tutte al punto che farci buttare fuori dalla zona euro.
Ma Padoan ha tragicamente sottovalutato la situazione rimandando l’intervento pubblico e Renzi ha fatto lo stesso. Così la situazione di MPS non ha fatto che peggiorare al punto che se prima ci volevano 2 miliardi per sanarla, ora ne occorrono quasi 9.
Ovvio che la Merkel ci spinge al fallimento così che l’Italia sia obbligata a chiedere l’intervento del fondo europeo Esm (fondo salva Stati) il quale esige un programma di rientro controllato dalla Troika (Bce, Fmi e Ue).
15 luglio 2014: Il Parlamento e il Consiglio europeo introducono il meccanismo del bail in, cioè ammettono che capitali privati salvino le banche in crisi. In Italia entra in vigore nel gennaio 2016. Ma né governo, né Banca d’Italia né altre autorità italiane si rendono conto del pericolo che il bail in porta per il sistema bancario italiano.
Solo a novembre 2015, davanti alle 4 banche in crisi (Pop Etruria, CariChieti, CariFerrara, Banca delle Marche) tutti si svegliano di colpo.
È almeno dall’autunno 2014 che sul tavolo di Padoan c’è il dossier bad bank, cioè la costituzione di un veicolo partecipato dallo Stato e con il contributo della Cassa Depositi e Prestiti in grado di assorbire la gran parte dei 200 miliardi di prestiti in sofferenza presenti nei bilanci delle principali banche italiane. Per trattare con gli organismi comunitari Padoan si è affidato alla JP Morgan ma alla fine la bad bank di Stato non è nata. Si tenta di cartolarizzare il Monte dei Paschi con un piano studiato proprio da JP Morgan. Ma il piano salta. Così i titoli corllano e le sofferenze svalutano fino a 18 centesimi.
Portando a 18 centesimi il valore delle sofferenze nei bilanci di tutti gli istituti italiani gli ammanchi di capitale si rivelava amplissimi (decine di miliardi di euro). Si vendono a più non posso i titoli bancari. Ma BANKITALIA pensa a manovre di speculatori. Intanto è minata la fiducia dei risparmiatori/correntisti.
Nel luglio 2016 Renzi sta quasi per intervenire con soldi pubblici nel Monte dei Paschi. La Bce gli impone di tagliare le sofferenze per 10 miliardi e gli stress test segnalano un capitale negativo, unico in Europa. Il cda di Mps ammette un “buco” di 5 miliardi dovuto alla svalutazione delle sofferenze. Si impone una ricapitalizzazione della stessa entità. Ma Renzi teme la protesta dei piccoli risparmiatori con in mano le obbligazioni subordinate e poi mancano 4 mesi al referendum e questo sarebbe un autogol. Così, lui e Padoan rimandano e chiedono aiuto alla JP Morgan per un piano di rafforzamento patrimoniale di Mps da finanziarsi interamente sul mercato. Errore! Tutti i tutoli crollano. JP Morgan lega il successo dell’operazione alla vittoria del Sì, ma vince il No.
Un altro errore; Padoan ascolta JP Morgan, caccia Fabrizio Viola e Jp Morgan lo sostituisce con Marco Morelli. Così ha fatto scappare anche il presidente Massimo Tononi e ha chiuso le porte ad altre soluzioni come quella che aveva presentato Passera.
Morelli e JP Morgan si sono infatti sempre opposti al suo schema di salvataggio che aveva convinto investitori esteri a contribuire per 2 miliardi all’aumento slegando il salvataggio del referendum. Il piano era buono ma Padoan e Renzi rifiutano e sbagliano.
L’indecisione del governo Renzi-Padoan è un’arma in più in mano ai tedeschi per imporre maggior rigore all’Italia. Il decreto Salva Risparmio varato dal governo Gentiloni il 23 dicembre deve infatti passare per le forche caudine di Bruxelles e della Bce. E la Bce fa sapere che non bastano più 5 miliardi ma ne vuole 8,8.
Spariscono anche i soldi del fondo Atlante, finanziato con soldi privati dalle banche italiane, che non contribuirà al capitale di una futura Mps controllata in maggioranza dallo Stato.
E cosa succederà se i 15 miliardi stanziati dal decreto di Natale non fossero sufficienti a mettere in sicurezza Mps, le due banche venete (Popolare di Vicenza e Veneto Banca) che necessitano di nuovi interventi, Carige, e le altre situazioni a rischio nel sistema?
E cosa succederà alla Legge di Bilancio del 2017 che dovrà contenere i contributi per le banche versati nel corso dell’anno?
E se la liquidità del Montepaschi si andasse deteriorando ulteriormente come ha già messo in evidenza la Bce?
A quel punto sarà inevitabile ricorrere ai soldi europei (fondo Esm), come hanno già fatto Spagna, Irlanda, Portogallo, Grecia e Cipro, ma questo tipo di intervento richiede la messa a punto di un piano di rientro con la Troika che ne sorveglia l’applicazione. In pratica l’Italia sarebbe commissariata dalla Germania, qualsiasi governo si alterni dopo le elezioni, per la felicità dei tedeschi. La credibilità di Padoan ormai è minima.
Sarebbero questi ‘i capaci’?

Travaglio. Abbiamo una banca

Non bastavano Eco, Fo, Bowie, Prince, Michael e la principessa Leila. Il 2016 sarà ricordato anche per un’altra scomparsa illustre: quella del Monte dei Paschi di Siena, la banca più antica d’Europa. Ai suoi funerali di Stato, cioè a carico nostro (ogni italiano sborserà 250 euro), partecipano fischiettanti gli assassini, sempre i primi a inviare la corona di fiori (anch’essa a spese nostre). Ieri Giorgio Meletti ha elencato i più recenti indiziati del delitto: Bce, Bankitalia, gli ultimi governi. Ma la rapina iniziò molti anni fa e purtroppo nessuno la sventò perché i rapinatori non erano davanti allo sportello col passamontagna e la pistola: sedevano comodamente dietro il banco.
Monte dei Pasti. Giuseppe Mussari, avvocato calabrese, trovò l’America a Siena: non sapeva nulla di finanza, ma in compenso era iscritto al Pci, Pds, Ds, Pd, dunque fu presidente della Fondazione per 5 anni e della banca per 6. Si sdebitò col Partito finanziandolo a spese dei correntisti. Fece accordi sui derivati tossici al telefono coi giapponesi e li nascose in cassaforte, ma restò. Fu cacciato quando comprò Antonveneta pagandola 10 miliardi, il doppio del valore. Ma nessuno lo denunciò e gli chiese i danni, anzi fu promosso presidente dell’Abi. Ora non lo conosce più nessuno. Pare che l’abbia portato la cicogna.
Monte dei Guerci. Quando, quattro anni fa, il Fatto rivela lo scandalo dei derivati Alexandria e Santorini, Bankitalia rivendica le sue ispezioni: “Purtroppo siamo stati ingannati, ci hanno nascosto le carte”. Ma Bankitalia è lì proprio per evitare di essere ingannata, lei e i risparmiatori. Altrimenti il poliziotto che si lascia scappare un ladro potrebbe giustificarsi così: “Gli avevo detto di costituirsi e ammanettarsi da solo, ma quello è scappato”.
Monti dei Paschi. Addossò tutte le colpe al Pd, ma piazzò alla Rai la capa della Vigilanza di Bankitalia Annamaria Tarantola, che non s’era accorta di niente. Si alleò alle elezioni con Casini, suocero di Caltagirone che era il vicepresidente di Mps, cioè il vice di Mussari. Poi candidò nella lista Monti Alfredo Monaci, già membro del cda di Mps nell’èra Mussari e poi presidente Mps Immobiliare. Diceva Totò: “E noi saremmo falsi monaci? Ma controlli sulla Guida Monaci!”.
Monte dei Casti. Quando gli esplode lo scandalo in piena campagna elettorale 2013, Bersani strilla: “Per l’amor di Dio, noi non c’entriamo: il Pd fa il Pd e le banche fanno le banche” e minaccia di “sbranare” chi dice il contrario. Purtroppo dimenticò di sincronizzarsi con D’Alema. Infatti Max dichiarò: “Mussari l’abbiamo cambiato noi un anno fa, dovrebbero ringraziarci”. A parte il fatto che Mussari lo cacciò il sindaco Ceccuzzi che subito dopo fu cacciato dal Pd: ma se è il Pd che caccia Mussari, vuol dire che il Pd ce l’ha pure messo. Indagato nel 2005 per i furbetti del quartierino, l’allora governatore Fazio raccontò ai pm: “Fassino e Bersani vennero da me a chiedere se si poteva fare una grande fusione Unipol-Bnl-Montepaschi”. A proposito di Fassino: la polizia giudiziaria di Siena annota nel febbraio 2010: “Chiamata dell’on. Fassino che domanda (a Mussari, ndr) quando potrà raggiungerlo a Roma ‘così facciamo un po’ il punto totale’”. Allora, riabbiamo una banca?
Monte dei Pascoli. Berlusconi, che è un sentimentale, Mps ce l’ha nel cuore: nei primi anni 70, quando Mps era in mano alla P2 come lui, gli fece un sacco di mutui per Milano2 (P2-Milano2, tutto 2). E lui, ancora di recente, i bonifici alle Olgettine li faceva dai conti al Monte. E quando Verdini stava ancora con lui (sempreché ora non ci stia più), usava la banca come bancomat. Intercettazione del 15.1.2010. Verdini: “Senti ti posso disturbare 2 minuti? È un favore quello che ti chiedo (un prestito di 10 milioni al costruttore della cricca Riccardo Fusi, in aggiunta ai 60 già elargiti, ndr). Ti prego, se te lo chiedo devi darmi una mano”. Mussari: “Non è facile, ma ci proviamo”.
Monte dei Giorgi. Il 1° febbraio 2013 l’allora presidente Giorgio Napolitano, quello che “il sistema bancario è solido”, monita la stampa (cioè il Fatto che ha svelato il caso Alexandria): “Abbiamo effetti non positivi, cortocircuiti tra informazione e giustizia. Il ruolo di propulsione alla ricerca della verità confligge con la riservatezza necessaria delle indagini giudiziarie e il rispetto del segreto”. E invoca il silenzio in nome dell’“interesse nazionale”. Se avesse monitato qualche volta banchieri e politici perché cacciassero le volpi dal pollaio, il sistema bancario sarebbe più solido o meno traballante.
Monte dei Tennisti. “Mi vergogno a chiedertelo, ma per il nostro torneo di tennis a Orbetello è importante, perché noi siamo ormai all’osso, che rimanga immutata la cifra della sponsorizzazione. Ciullini ha fatto sapere che il Monte vorrebbe scendere da 150 a 125 mila euro”. Questo, al telefono con Mussari nel 2010, è Giuliano Amato, ora giudice costituzionale. E meno male che si vergognava.
Monte dei Pacchi. “Mps è risanato e investire è un bell’affare, un bel brand”. “Investire in Mps è ancora un affare per italiani e stranieri”. Questo è Matteo Renzi, presidente del Consiglio, il 22 gennaio e il 6 novembre di quest’anno. Non è meraviglioso?
Ps. Ora che i soldi ce li mettiamo noi, vorremmo almeno sapere dove vanno a finire. Quindi: nuove regole severissime, criteri di onorabilità stringenti, trasparenza totale, niente bonus ai manager finché i conti non torneranno attivi e pubblicazione dei primi cento debitori. La scusa della privacy se la ficchino dove sanno loro, perché adesso siamo tutti sulla stessa banca.
Marco Travaglio FQ 29 Dicembre 2016

Sauro
La questione delle banche è un ginepraio in cui nemmeno il ministro Padoan sa più come fare. I rischi sono enormi, è bene saperlo.
La Troika è alle porte, proprio per colpa della crisi delle banche, Grecia docet.
Le colpe? Varie.
I dirigenti delle banche che non hanno saputo gestirle bene.
La crisi, che ha fatto fallire Dio solo sa esattamente quante imprese procurando una marea di crediti inesigibili (i famigerati NPL not performing loan, nuovo cavallo di troia della speculazione finanziaria che ha sostituito lo spread, di cui nessuno parla più).
Dei crediti concessi probabilmente un po’ alla leggera, anche questi però non si sa bene quanti e quali siano, ma non più esigibili.
Le nuove regole della BCE (bail in su tutte ma non soltanto) introdotte appena sistemate per ben benino le banche tedesche.
La speculazione finanziaria che ormai da oltre un anno bastona il nostro sistema bancario.
Il Titolo Monte Paschi sospeso dal 23 dicembre, in attesa di non si sa bene quali chiarimenti.
La Bce che nei suoi “misteriosi” stress test a giugno dichiara che MPS necessita di una ricapitalizzazione di 5 miliardi di euro.
Il titolo nel frattempo in borsa crolla tanto da obbligare la banca ad effettuare un raggruppamento in fretta e furia.
Il Governo Renzi che non si occupa della situazione ma pensa solo al referendum e lega le sorti dell’aumento di capitale MPS al buon esito del referendum, ennesima follia italica.
Fallito il referendum, fallisce l’aumento di capitale, pochissimi privati partecipano.
E come potrebbero, senza un piano industriale chiaro, una dirigenza ritenuta affidabile, un valore di mercato in borsa in perenne discesa, ultimo valore tra i 15 ed i 16 euro.
Già la forchetta dell’aumento di capitale era tra le più anomale mai viste in tutta la mia carriera: il prezzo di sottoscrizione era stato fissato tra un minimo di 1 €uro (sì avete capito bene, 1 €uro!) e il massimo di 24,90 euro.
In tutto questo si inserisce la scarsissima redditività del sistema bancario italiano in questo momento.
Parlo del nostro sistema bancario, che conosco, non so di quello estero.
I bassi quanto inesistenti tassi di interesse garantiscono pochissimo reddito al sistema bancario, questo anche in Germania, ho letto.
L’abbassamento delle commissioni dovuto al massiccio utilizzo della clientela delle piattaforme di banca on line, ovvero l’utilizzo della banca via internet.
L’alto livello di tassazione del nostro paese, l’elevato costo dei dipendenti, la maggioranza assunta in tempi migliori con stipendi che adesso i nuovi entrati (pochissimi, peraltro) vedono con il binocolo.
Tutta una serie di fattori congiunturali – crisi ancora mordente, imprese che falliscono, creditori che non pagano – fanno sì che il sistema bancario italiano in questo momento stenta a produrre profitto. Niente profitto niente dividendi. Niente dividendi niente impegno dei grandi risparmiatori / investitori ad investire nel nostro sistema bancario.
Ecco anche per questo spiegata la grande flessione in borsa dei nostri titoli bancari.
Ricette miracolose è inutile farsi delle illusioni, al momento non ve ne sono.
Gli AD dei principali gruppi lo sanno.
Previsioni non mi azzardo a farne anche per scaramanzia. Se salta il sistema bancario di un paese salta il paese, questo deve essere ben chiaro a tutti. La nazionalizzazione profetizzata dal M5S non è attuabile in un sistema come quello dove siamo noi ora. Lo ha potuto fare un paese come l’Ucraina, che ha ancora una banca centrale autonoma ed una divisa e pertanto può battere moneta. Noi non potremmo farlo, senza uscire prima dell’euro. Ma quello, quello sarebbe un altro film.
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RIDIAMARO : – )

Per fortuna Trump non ha chiamato suo figlio Pier Donald (Crozza)
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Giga
Salvini:” governeremo l’Italia con il programma di Trump”. Il muro ce lo mettono gli svizzeri.

Aristotele paziente
Salvini come Trump. Geniale l’idea di erigere un muro a Lampedusa.
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Paolo Gentiloni
Discendente di una nobile famiglia marchigiana – anche se da alcuni giorni parla con un fastidioso accento fiorentino – il suo anno di nascita coincide con l’inizio delle trasmissioni Rai: per nostalgia, da allora vede tutto in bianco e nero. Appassionato di calcio fin da piccolo, ma non particolarmente dotato tecnicamente, nelle partite con gli amichetti veniva scelto solo quando non c’erano più alternative, caratteristica che manterrà anche nel corso della sua carriera politica. Affascinato dai movimenti studenteschi, a sedici anni smette di pettinarsi e scappa di casa desideroso di ribellarsi al sistema, alla classe dominante e al pasticcio di fagiano troppo cotto, quindi aderisce alla sinistra extra-parlamentare (sì, all’epoca era necessario specificarlo). Per otto anni dirige la rivista di Legambiente, uccidendo così milioni di alberi, poi negli anni ’90 incontra Francesco Rutelli, di cui inizia progressivamente ad assumere le sembianze. Diventa quindi responsabile della comunicazione della Margherita – ma questo nel curriculum non l’ha messo – finché nel 2006 viene scelto come ministro delle Telecomunicazioni da Romano Prodi, che gli affida il delicato compito di sintonizzargli il digitale terrestre; trascorrerà il resto del suo mandato nel vano tentativo di modificare la legge Gasparri, mettendo le “h” e gli apostrofi che mancavano. Confluito nel Partito Democratico per ambire a un nuovo livello di irrilevanza, nel 2012 annuncia via Twitter la sua candidatura a sindaco di Roma (ottenendo ben 9 “mi piace”) ma la sua corsa si interrompe ben presto: alle primarie di Centrosinistra viene superato da Ignazio Marino, David Sassoli e da un frigorifero.
Nel 2014 sostituisce Federica Mogherini nel ruolo di persona che non vorresti mai incontrare in aeroporto, poi alla caduta del governo riceve dal Quirinale l’incarico di primo ministro: Mattarella voleva qualcuno che non oscurasse la sua personalità. Molti sostengono che sia stato messo lì da Renzi, ma lui smentisce categoricamente: “È stata la fatina dei denti”. (vari autori di Spinoza)
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Klaud
Gentiloni:”Aleppo poteva finire ancora peggio”.
”Per esempio?”
”Poteva piovere!”
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Batduccio
Gentiloni presenta il suo governo: “Ma forse già vi conoscete”
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Dinitri De Vita
Le priorità di #Gentiloni: #lavoro #sud e #giovani, praticamente il colpo di grazia a tutti e tre dopo il profuso impegno di #Renzi & C.
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Come se nulla fudesse: Gentiloni: “Lotti non si tocca.” E tornano pure i tre sottosegretari indagati.
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masadaweb.org


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MASADA n° 1819 5- 1- 2016 I FALSARI
Blog di Viviana Vivarelli

Sempre meno giornalisti, sempre più cortigiani – La disinformazione intenzionale- Senza informazione non esiste democrazia – Bufale e omissioni – L’Italia è al 77° posto per libertà di stampa – Il tentativo di censura di Pitruzzella su Fb – E le bufale politiche? –Post-verità e pre-balle – Le bufale in USA – La censura e Obama- Nessun quotidiano parla del peggio scandalo di tutti i tempi: la Consib, in cui sono immischiati Renzi e Lotti – Il mistero della superliquidazione parlamentare da 50.000 euro per accelerare il voto – Truffe e Rai- Orwell- Il codice etico del M5S- La catastrofe dei giornali italiani

Maurizio Ferraris ha scritto il libro “L’imbecillità è una cosa seria“. Cosa sarà peggio? La malvagità o l’imbecillità? Peccato che molti malvagi siano anche imbecilli! Dumas diceva: “Preferisco i mascalzoni agli imbecilli, perché a volte si concedono una pausa.”
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RICCARDO ORIOLES

“Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili. pretende il funzionamento dei Servizi sociali. Tiene continuamente all’erta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo. Se un giornale non è capace di questo, si fa carico anche di vite umane. Persone uccise in sparatorie che si sarebbero potute evitare se la pubblica verità avesse ricacciato indietro i criminali: ragazzi stroncati da overdose di droga che non sarebbe mai arrivata nelle loro mani se la pubblica verità avesse denunciato l’infame mercato, ammalati che non sarebbero periti se la pubblica verità avesse reso più tempestivo il loro ricovero. Un giornalista incapace – per vigliaccheria o calcolo – della verità si porta sulla coscienza tutti i dolori umani che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze. le sopraffazioni. le corruzioni, le violenze che non è stato capace di combattere. Il suo stesso fallimento!

Citato da Orioles:
Logan Clash

Dedicato ai folli
Agli Anticonformisti
Ai Ribelli
Ai Piantagrane
A tutti coloro che vedono le cose in modo diverso.
Costoro non amano le regole
né i regolamenti.
Non hanno alcun rispetto per lo Status Quo.
Potete citarli
Dissentire
Potete glorificarli o denigrarli
L’unica cosa che non potete fare è ignorarli
Perché riescono a cambiare le cose
Inventano, immaginano
Esplorano, creano, ispirano.
Soffrono. Si disperano. Godono. Amano.
Sognano.
Contengono lo spirito della Rivoluzione.
Qualcuno potrebbe definirli folli.
Perché sono coloro che sono abbastanza folli da pensare
di potere cambiare il mondo.
E lo cambiano davvero.

Grazie, Riccardo.

LE GRAVISSIME OMISSIONI DEI MEDIA SUL MPS

E tra le bufale dei media non vogliamo metterci tutte le menzogne e le omissioni che il Governo Renzi ha propagato sulle truffe delle banche italiane?

Per colpa della lentezza di Renzi a decidere, l’aumento di capitale di Montepaschi non sarà più di 5 miliardi, bensì di 8,8. Dei quali ben 6,5 saranno a carico del contribuente. Ogni italiano sarà costretto a pagare 251 euro. Il decreto salva-risparmio sui 20 miliardi da regalare alle banche truffatrici è stato votato a tempo di record dal Parlamento (10 minuti esatti) e secondo le associazioni dei consumatori sarà addirittura di 330 euro a italiano, compresi neonati e ultracentenari, che fanno 774 euro a famiglia.
Vi pare che di questo qualcuno parli in tv o sulla stampa?
Com’è che gli italiani tutti, pur non avendo alcuna colpa, dovranno sostenere coi loro soldi le sofferenze del Monte dei Paschi di Siena, quando gli 8000 debitori più ricchi della stessa banca non vengono nemmeno lontanamente disturbati? Non c’è un’Agenzia delle Entrate che imponga a costoro la restituzione dei prestiti o sequestri i loro beni, quando finora Equitalia assassinava i debitori più poveri e li spingeva al suicidio? (Almeno 60 imprenditori si sono suicidati per colpa del rigore di Equitalia e ora…?)
Tra chi ha avuto i soldi dal Monte dei Paschi e non li ha restituiti ci sono:
Verdini
L’Unità
La Marcegaglia
De Benedetti
Lucchini
Mezzaroma…
IL 70% DEI CATTIVI DEBITORI DI MPS NON SONO ARTIGIANI O COMMERCIANTI MA RICCHI IMPRENDITORI, COME LA FAMIGLIA DE BENEDETTI (CASO SORGENIA) O I MARCEGAGLIA, CHE A MARZO HANNO RICEVUTO UN NUOVO FINANZIAMENTO DI QUASI MEZZO MILIARDO, NONOSTANTE ABBIANO GIÀ 1,5 MILIARDI DI DEBITI
Hanno avuto i prestiti facili perché sono amici del Pd, e ora si permettono di non restituirli sempre perché sono amici del Pd? Essere amici del Pd vuol dire avere la licenza al furto? I prestiti superiori ai tre milioni sono il 32,4%, per un valore di oltre 3 miliardi. La passano tutti liscia?
Dopo non lamentiamoci se nel 2018 la gente voterà Salvini o Grillo e se qualcuno ha in odio Renzi e tutta la sua combriccola.
E, mi raccomando, continuiamo pure a ripetere come degli zombi che le balle le?? E non vi fate pena da soli?? Questo non è parlare, è farneticare.

I media, in una democrazia sana, sono i cani da guardia del potere, ma in Italia sono diventati i cagnolini scodinzolanti dei salottini governativi e neanche se ne vergognano.
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smars62
Scriveva Anthony Lewis del New York Times: “La tutela della stampa non è fine a se stessa, ma ha lo scopo di consentire il funzionamento di un sistema politico libero. In fondo, ciò di cui ci si preoccupa non è il giornalista o l’editore, ma la formazione di cittadini in grado di criticare il governo”.
Questo nobile intento è stato, soprattutto nel nostro paese, stravolto. Oggi la finalità sociale dei media è piuttosto di inculcare e difendere i progetti economici, sociali, e politici dei gruppi privilegiati (poteri forti), che dominano la società e lo stato. I media servono al conseguimento di questo scopo in molti modi: selezionando i temi, distribuendoli secondo una scala di priorità è di importanza, inquadrando le questioni, filtrando le informazioni, scegliendo enfasi e toni, e mantenendo il dibattito entro i confini dì premesse accettabili.
Oggi che i media hanno sempre meno presa sui cittadini, si tenta un’azione analoga sul web.
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Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Antitrust italiano, ha rilasciato un’intervista al Financial Times nella quale ha delineato tre proposte di contrasto alla diffusione delle false notizie (o “bufale”):
1. “etichettare rapidamente le notizie false su Facebook” (ma perché solo Fb?)
2. “toglierle dalla circolazione”
3. “imporre sanzioni se necessario”.

OpusMei
Prendersela con “il Web” quando siamo al 77° posto per la libertà di informazione e quando vediamo ogni giorno giornalisti che in TV recitano le veline passate loro dai potenti, rende chiara la malafede di certe esternazioni.
Purtroppo, però, temo che abbia ragione Grillo: non sono casi isolati, dietro c’è sempre la costante idea del Potere di eliminare il dissenso delle idee e, soprattutto, che il dissenso possa fare proseliti e portare per loro a “sorpresine” come quella del 4 dicembre.
Ieri ci ha provato D’Alia, oggi Pitruzzella, passando attraverso la Boldrini (che, forse, è l’unica ad aver espresso a suo tempo certe idee censorie senza averle neppure meditate … purtroppo per lei e … per noi!).
Personalmente, inoltre, mi fido meno di zero di Gentiloni e del suo presunto “understatement” e dell’ancor più presunta “bonarietà”: se c’è una categoria facile a vestire con entusiasmo i panni del censore, giustificandolo con “buone ragioni” di carattere “morale” o “civico”, è proprio quella dei cattolici, che sul tema hanno secoli di consolidata esperienza.
Renzie era ed è pericoloso, in tanti sensi, Gentiloni potrebbe esserlo altrettanto pur essendolo “a modo suo”, anche al di là di essere uno scaldapoltrone per il bambinetto di Rignano.
Primo proposito per l’anno nuovo: stare in campana.

BUFALE POLITICHE
Viviana Vivarelli

La nipote di Mubarak, un milione di disoccupati in meno, la ripresa, Aviaria, Sars, Mucca pazza, meningite, Jobs Act, banche, esodati, le tasse che diminuiscono sempre, l’esportazione di democrazia con la guerra, le missioni di pace, i terroristi, i gay sono pedofili, la Siria, ogni guerra americana, i derivati, l’euro, la ricostruzione dal terremoto, la Brexit, Trump, Napolitano, Padoan, la JP Morgan, il Bilderberg, la Bce, l’Unione europea, il referendum, i dati dell’occupazione in Italia, la diminuzione delle tasse, il cambio climatico, l’Ucraina… in ordine a ognuno di questi argomenti Governo e media non hanno fatto che dire colossali bugie
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Ignazio Silone
Quando il fascismo ritornerà non dirà: “io sono il fascismo”, no, dirà: “io sono l’antifascismo“.
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POST-VERITA’ E PRE-BALLE
Marco Travaglio

Da quando gli elettori han cominciato a votare contro il Sistema, cioè come pareva a loro disobbedendo sistematicamente agli ordini di scuderia trasmessi dai sottostanti media tradizionali, il Sistema si è ben guardato dal domandarsi perché la gente gli preferisca qualunque cosa, anche la più rischiosa: un salto nel buio come la Brexit nel Regno Unito, un miliardario a forma di banana come Trump negli Stati Uniti, un movimento fondato da un comico come i 5Stelle in Italia – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale di oggi 3 gennaio 2017, dal titolo “Post-verità e pre-balle” –. Non potendo ammettere di stare sulle palle al cittadino medio per i danni che gli hanno provocato con le loro politiche demenziali, lorsignori si sono inventati una scusa autoconsolatoria: il problema non siamo noi, anzi siamo sempre i migliori; il problema sono gli elettori che, fuorviati e sviati e traviati dal Web, credono alle bufale della Rete e scelgono ciò che è peggio per loro nell’illusione che sia il meglio. Soluzione: controlliamo il Web come già controlliamo (direttamente in Italia, indirettamente in altri Paesi) le tv e i giornali, ripuliamolo dalle bugie e soprattutto dalle verità che non ci piacciono (ribattezzate “post verità” da chi ha fatto le scuole alte), così le pecorelle smarrite ritroveranno il buon pastore e torneranno docili all’ovile. Ora, che centinaia di milioni di persone votino suggestionate da false credenze, illusioni propagandistiche e autentiche menzogne è un fatto piuttosto noto e antico. Altrimenti Mussolini e Hitler non sarebbero saliti al potere in seguito a regolari elezioni, né avrebbero goduto di tanto consenso per tanto tempo, così come Stalin e altri tiranni. Ma anche molti capi di Stato e di governo democratici. E non solo italiani. L’espressione “post verità” viene usata per spiegare la vittoria di Trump, come se fosse il primo presidente Usa eletto perché racconta balle. E le bugie della Clinton, allora (dalla polmonite ai finanziatori della sua fondazione)? E le post-verità del marito Bill ai tempi della Casa Bianca, non solo su Monica Lewinsky, ma anche sulle “guerre umanitarie” in Jugoslavia&C.? E quelle di Bush jr. & Blair per “esportare la democrazia” a suon di bombe in Afghanistan e in Iraq, in base a prove farlocche sui legami fra i talebani e Bin Laden e sulle armi di distruzione di massa di Saddam? Veniamo a noi, che di post-verità, ma soprattutto di pre-balle, siamo primatisti mondiali. Per 40 anni, dopo il quinquennio degasperiano, gli italiani votarono un partito di corrotti e di bugiardi come la Dc, per paura che vincessero i noti mentitori del Pci, che spacciavano la tragedia del socialismo reale come il paradiso in terra.
Poi, per vent’anni, la maggioranza (sia pure molto relativa) degli italiani stravide per il più grande ballista del dopoguerra, nell’illusione di una rivoluzione liberale che non arrivò mai perché B. aveva priorità più impellenti (non fallire e non finire in galera). Dopodiché caddero in preda ad altri incantesimi: il mito napolitan-montiano dei “tecnici” di larghe intese, scesi dall’Olimpo per salvarci dallo spread. Un disastro. Vaccinati da vent’anni di berlusconismo, gl’italiani punirono quell’orrido inciucio nel 2013 e Re Giorgio dovette inventarsi una nuova menzogna – la Grande Riforma Costituzionale, panacea di tutti i mali – per ribaltare le urne, riciclare l’ammucchiata destra-sinistra e tagliar fuori gli anti-Sistema (ribattezzati “populisti” da chi ha fatto le scuole alte). Altro fiasco epocale: il governo Letta sbriciolato in nove mesi, il governo Renzi – degno erede della tradizione ballistica berlusconiana – sfanculato al referendum con Grande Riforma incorporata. Ora, siccome tra un anno le elezioni saranno proprio obbligatorie, si tenta di correre ai ripari con altre patacche. Tipo la “disomogeneità” delle leggi elettorali di Camera e Senato. Peccato che l’abbiano voluta Napolitano e Mattarella, avallando e promulgando Italicum per la sola Camera (al Senato restava il Consultellum nella speranza che gli italiani abolissero le elezioni). E questa come si chiama, se non post-verità? Solo che a raccontarla è il presidente della Repubblica che l’altra sera ci ha messi in guardia dalle “falsificazioni del web” e da quell’altro “insidioso nemico della convivenza, su cui tutto il mondo si interroga”: “L’odio come strumento di lotta politica”. Sai che novità: basta rileggere i dibattiti d’aula degli anni 50-60-70 tra Dc e Pci per fare del Parlamento attuale un convento di orsoline. Quella si chiama dialettica fra maggioranza e opposizione. L’“odio” è una ridicola categoria introdotta in politica da B., sedicente fondatore del Partito dell’Amore, per squalificare i pochi che si opponevano davvero. Oggi il presidente e il Pd la riesumano in condominio col “populismo” per screditare i pochi che si oppongono davvero. E soprattutto imbavagliarli. Infatti Mattarella ha aggiunto: “Tutti, particolarmente chi ha più responsabilità, devono opporsi a questa deriva per preservare e difendere il Web da chi vuole trasformarlo in un ring permanente, dove verità e falsificazione finiscono per confondersi”. E quando mai Mattarella è insorto contro le falsificazioni di tv e giornali? Bugie così gravi da truccare le elezioni. Se tutti i media avessero sconfessato le balle di B. sulla persecuzione giudiziaria, ce lo saremmo levato dai piedi un po’ prima. Se tutti avessero scritto la verità su Expo, Giuseppe Sala non sarebbe sindaco di Milano. E se Renzi e la stampa e le tv al seguito non avessero associato il No referendario all’Apocalisse per l’economia, le banche, gli investimenti, il Pil, lo spread, le esportazioni, l’occupazione e persino per i malati di cancro, diabete e cirrosi, quanti Sì in meno avrebbe incassato? E se non si fosse inventato il cavaliere bianco in groppa a Jp Morgan pronto a salvare Mps, quanti soldi pubblici risparmieremmo oggi che il bluff è scoperto? Forse queste erano meno bugie perché non venivano dal Web, anche se poi ci finivano? Il 23 novembre il Parlamento europeo ha approvato una demenziale risoluzione che lo impegna a “contrastare la propaganda nei confronti dell’Ue”, delle “istituzioni Ue” e dei “partenariati transatlantici” (e da quando, di grazia, è vietato dire male dell’Ue o della Nato?). E il cosiddetto “garante” dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella è partito lancia in resta contro la post-verità, anzi le “fake news” (anche lui ha fatto le scuole alte), “motori del populismo e minacce per le nostre democrazie” ergo “il settore pubblico deve fissare delle regole” e “intervenire rapidamente se l’interesse pubblico è minacciato”. E, di grazia, chi decide ciò che è vero e ciò che è falso, cosa è di interesse pubblico e cosa no? Pitruzzella? I suoi amici Schifani e Cuffaro? I partiti che l’hanno nominato? L’Antitrust dovrebbe combattere le concentrazioni che bloccano la libera concorrenza sul mercato e anche i conflitti d’interessi. Cioè evitare che la Rai sia controllata dai partiti e Mediaset da un partito, diffondendo carrettate di fake news e post-verità per conto terzi. Ma su questo Pitruzzella non dice una parola. In compenso, la presunta Antitrust fa muro col governo e con B. contro Vivendi che minaccia di comprare Mediaset e liberarla dalla politica: il che sarebbe “un rischio per i consumatori”(così ben informati da 20 anni di propaganda berlusconiana). Il Web, come tutti i media, è avvelenato dai falsi, ciascuno dei quali però ha il suo antido- to: il giornalismo “firmato” da chi si è costruito una fama di credibilità e risulta autorevole. E infatti è l’antidoto, non il veleno, che allarma questi politici senza elettori e questi giornalisti senza lettori. Che, persi i contatti con la realtà e dunque con la gente, si giocano l’ultima carta per non morire. La carta più vecchia e disperata del mondo: la censura. Siccome sempre meno gente si fida dei megafoni che essi controllano proprio perché raccontano un sacco di balle, lorsignori accusano il Web che non controllano di fare ciò che han sempre fatto loro, per poterlo controllare e farcì quel che han sempre fatto altrove: mentire e fottere.

BUFALE
Pesco a caso sul web
2012 : -Barilla è diventata americano (non è vero), l’azienda usa grano ammuffito importato dall’estero (falso).
-La bufala del latte ribollito 5 volte fa strage di contatti in rete e gira per mesi sui moltissimi siti con diverse riprese sui media. Il testo dice che per legge il latte può essere pastorizzato a 190°C anche 5 volte e poi rivenduto, è assurda e basta pensare ai costi vertiginosi che comporta il riscaldamento a 190°C ripetuto diverse volte. In realtà il latte si pastorizza a 72°C circa una sola volta e nessuno ha l’interesse economico a rigenerare un prodotto che le aziende agricole vendono a 35 centesimi
-La storia del pane rumeno surgelato venduto nei supermercati italiani dopo essere stato precotto in Romania in forni a legna alimentati con legno di casse da morto è firmata da Paolo Berizzi ed è pubblicata in prima pagina su la Repubblica
-La notizia dell’olio extra vergine spagnolo, marocchino e tunisino con il 40% muffe, comprato dalle aziende italiane a 25 centesimi è firmata ancora da Paolo Berizzi su la Repubblica
-La storia delle caraffe che rendono l’acqua del rubinetto non più potabile è una notizia da prima pagina, ma purtroppo si basa su un documento che nessuno giornalista ha letto e che probabilmente non esiste. Eppure i titoli dei giornali (Corriere della Sera) e delle 45 testate on line che dal 25 al 28 marzo 2012 riprendono una fantomatica dichiarazione del ministro della salute: “le caraffe sono dannose”
-“La mortadella è stata eliminata dalle mense scolastiche di Bologna” così titolavano nel maggio 2012 il Corriere della sera e Il Resto del Carlino (falso)
-legge 283 sulla cancellazione dei cibi adulterati lanciata 16 gennaio 2011 dal Corriere della sera, la Stampa, La 7 e ripresa nei giorni successivi da centinaia di giornali e siti internet. Il Fatto Alimentare dice subito che si tratta di una bufala ma non viene creduto
– la legge che rende obbligatoria l’indicazione di origine dei prodotti alimentari. La nuova norma, benedetta dal Parlamento nel gennaio 2011 spopola su tutti i media. Il Fatto alimentare e pochi altri siti segnalano che si tratta di un’enorme bufala, ma la realtà fatica ad emergere e pochissimi giornali fanno marcia indietro.
-2015: Torre Eiffel spenta per lutto dopo gli attentati (falso)
-I terroristi comunicano tra loro con la Playstation 4 (Il Giornale, l’Unità). Falso
-Hollande: “La Francia è in guerra” (ma quando mai?)
2016: Laura Boldrini: “Ora di Corano in tutte le scuole”. (?)
Egiziano entra al bar, rapina l’incasso e stupra le due bariste (il padrone no?).
Un certo detergente intimo provoca il cancro! (Falso)
Se poi andiamo alle notizie politiche o economiche il falso la fa da padrone, dall’aumento sistematico dei lavoratori alla diminuzione sistematica delle tasse (mai visti né l’uno né l’altro).
Non è vero che a febbraio l’Egitto ha invaso la Libia. Non è vero che il governo Renzi vuole depenalizzare il maltrattamento degli animali. Non è vero che i tifosi del Feyenoord abbiano stampato delle magliette con scritto “Vi accoltelliamo” rivolto ai romanisti né che Hollande abbia operato in Francia un gigantesco taglio ai costi della politica.
La diffusione di notizie apertamente false sui media è un fenomeno quotidiano: la più grande patologia del nostro tempo tra quelle di cui i giornali non parlano mai. Cause: non esiste verifica delle fonti, si cerca visibilità e lettori sparandola grossa, l’interesse smodato del pubblico per notizie assurde, morbose o in grado di suscitare reazioni emotive. Poi ovviamente ci sono le calunnie politiche per diffamare un avversario (i piddini qui dontro Grillo la fanno da padrone).
Le smentite, quando ci sono, non trovano mai la stessa enfatica pubblicazione e virale diffusione della balla originaria, che intanto è tracimata e continua a vivere di vita propria: diventa un argomento di discussione nei talk show (questi sono proprio il picco massimo della falsità). Risultato: la maggioranza assoluta degli italiani dichiara di non fidarsi dei media. E fanno bene. Salvo poi ricascarci di nuovo.
Vogliamo ricordare quanti articoli sono stati pubblicati sulle inesistenti armi di distruzione di massa di Saddham?
Non è vero come ha detto Veronesi che le scorie nucleari sono innocue tanto che lui le avrebbe tenute in camera da letto. E non è vero, come ha sostenuto lo stesso Veronesi, che il cancro viene mangiando la polenta. Non è vero che la meningite viene dai migranti africani. Non è vero che sono stati diminuiti i gradi del terremoto perché lo Stato voleva pagare meno danni. Non è vero che dopo la Brexit o dopo il No al referendum ci sarebbe stata l’Apocalisse. Non è vero che entro 2 anni piomberemo in una nuova era glaciale. E non è vero che verrebbe l’Apocallise anche uscendo dall’euro. Sono balle. Non è vero che le armi all’Isis gliele vende la Russia. Un bel numero vengono dagli USA. Bush già dalla prima guerra del Golfo armava tanto gli americani quanto gli iracheni. Non è vero infine che l’attacco a Saddham venne dopo l’11 settembre, la guerra fu decisa a marzo dello stesso anno e da marzo si cominciò a spostare le truppe in MO. Non è vero, poi, e dopo 12 anni sfido qualunque a dimostrare il contrario, che la guerra in Afghanistan e in Irak è stata fatta “per esportare democrazia” !!
In realtà basta un minimo di attenzione per capire a volte se una notizia è una bufala. Per esempio tutti i dati sull’occupazione e la ripresa del ministro Poletti puzzano di falso, come le roboanti promesse di Renzi, non diverse da quelle altrettanto roboanti e altrettanto false di Berlusconi. A volte il buon senso non basta e bisogna fare qualche verifica.
Ma a dire che sui giornali non compaiono mai fake sono rimasti solo gli incapaci di intendere e di volere e i bambini. Gli altri qualche domanda se la fanno.

Gli Italiani sono 59 milioni. Di essi 37 milioni usano internet. 28 milioni usano i social, 24 milioni usano dispositivi digitali.
La piattaforma digitale più usata è Facebook. 27 milioni di italiani usano Facebook.
Questi spazi finora sono liberi, il che vuol dire che il Regime non può metterci le mani sopra.
Per un Regime come quello attuale che tenta progressivamente di chiudere gli spazi di democrazia, il web è una sfida insopportabile. Come avviene in tutte le dittature.
E’ facile constatare come chi non usa internet, in prevalenza gli anziani e gli illetterati, sono le menti più deboli plagiate dal Regime.

Gianpaolo
Assassinano la democrazia in nome della “democrazia”.
È un gioco vecchio. Ma questi sono falsi falsi falsi che Giuda gli fa un baffo.
La democrazia non c’è mai stata.
La “democrazia rappresentativa” corrisponde al popolo che mangia attraverso lo stomaco dei suoi rappresentanti.
Noi 5stelle siamo i primi a proporre uno Stato democratico. I primi. Non c’è mai stata. C’è stata e c’è soltanto la partitocrazia, con i suoi servi, gli appalti truccati, le tangenti, i vitalizi e la continua presa per il naso verso il popolo.

L’articolo 21 della Costituzione recita:

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure (ma per stampa oggi si intende qualunque strumento mediatico).
Non sono riusciti a stuprare la Costituzione perché il 60% degli elettori ha rifiutato la loro orrenda riforma, e ora ci riprovano stuprando un articolo per volta
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Santo Nalbone
L’autore di questa nuova richiesta di censure del web è Pitruzzella
Giovanni Pitruzzella è presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (cosiddetta Antitrust).[guadagna 302.900 euro l’anno, OVVIAMENTE PAGATI DA TUTTI NOI)….MA NON DOVREBBE GARANTIRE ANCHE LA LIBERA CONCORRENZA DELL’INFORMAZIONE?????????
OPPURE VUOLE DIFENDERE IL TRUST DEL PENSIERO UNICO DOMINANTE??????????????
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Viviana
Riparte di nuovo la campagna governativa per la censura del web. Come in Cina, come fa Putin, come fanno le peggiori dittature
Il Governo ha il dominio assoluto delle televisioni e dei media, ma gli scappa internet e i giovani ornai come le persone intelligenti non leggono più i giornali di regime e non guardano più i ridicoli telegiornali di regime ma si informano su internet. Ed ecco allora che internet è diventato pericoloso e si pensa di nuovo di censurarlo con la scusa del cyber bullismo con quella odierna che su internet o su facebook girano delle bufale che diventano virali. Ma che ci può essere di più virale di quello che hanno diffuso loro sull’euro, sulla Brexit, sul terrorismo, sui progetti di governo, sui dati della disoccupazione o della finta ripresa, sul referendum, sugli avversari, sulle guerre, sui rapporti con la Bce o con Obama!!!! Cosa ci può essere di più falso e diabolico di uno come Renzi che svende il Paese con la scusa di essere di sinistra mentre è il più bieco dei neoliberisti e che fa abboccare alle sue panzane ancora una fetta di sprovveduti o rincoglioniti di questo Paese?

Giovanni
Pitruzzella chiede una censura sui falsi di Facebook. MA LE FALSITA’ DEI GIORNALI CHI LE CONTROLLA?
L’Unità scrive che la Raggi canta con Berlusconi mettendo la foto di un’altra persona e nessuno la censura.
L’Espresso fa il falso scoop di Grillo e le 13 società in Costarica e nessuno lo censura.
La Stampa scrive la bufala di un blog sotterraneo collegato al M5S con il nome Di Maio (che poi era la moglie di Brunetta) e nessuna la censura.
Ecco, i giornali possono sparare falsità infamanti ed è tutto ok invece internet va censurata. Ma questi si sono bevuti proprio il cervello. A questi PUPARI non basta che la libertà di informazione in Italia occupi degradanti ultimi posti nel mondo ma vorrebbero spingerla ancora più giù tipo informazione in Turchia o Russia o Siria ecc ecc.
Sono dei buffoni sfacciati ma se si azzardano organizzeremo delle manifestazioni ultra straordinarie.

Simona Verde
Tra i più feroci giornali accaniti contro la Raggi e di conseguenza i 5S ci sono il Messaggero di proprietà del palazzinaro romano e non solo Caltagirone, plurindagato, che ha cementificato Roma, diretto da, Virman Cusenza pezzo di me..a, il Tempo di proprietà di Angelucci, plurindagato per via delle sue cliniche private, diretto da un’altro pezzo di me..a, Gian Marco Chiocci, anche il Mattino, di proprietà di Caltagirone spesso da Napoli non si fa i c…i suoi, per non parlare poi dell’Unità giornale pidiota e tanti altri. Ora vogliono imbavagliare il Web, come comunichiamo tra di noi? Beh…ci rimangono i segnali di fumo! CI MUOVIAMO PER FARE QUALCOSA SI’ O NO?
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LE BUFALE IN USA

Tra le false news con ripercussioni mondiali citiamo le email piratate dalla posta elettronica di John Podesta, direttore della campagna elettorale di Hillary, che hanno mostrato i più loschi retroscena del potere della Clinton, del marito, della Clinton Foundation riempita mazzette di donatori (Arabia Saudita, Katar…) mentre la signora ricopriva la carica di segretaria di Stato..
Esponenti della Cia ammettono che non ci sono prove che sia stato Putin a ordinare di spifferare le email a Wikileaks. Tuttavia tutti i “grandi” media occidentali hanno ripreso e strillato questa chiara infondata menzogna (la Botteri si è naturalmente distinta nella bisogna)
Dunque internet fa parte ormai delle armi di guerra
Steve Pieczenik, uomo di antiche “operazioni” del Dipartimento di Stato, ha dichiarato che sono stati ambienti dell’intelligence a fornire ad Assange le mail, allo scopo di impedire un “golpe” dei Clinton, e perché disgustati del potere del denaro saudita nella politica estera Usa. Malgrado queste rivelazioni, si accusa Putin di aver interferito (con Wikileaks!) nelle elezioni Usa, per favorire l’elezione di Trump
A livello mondiale il grande capitale cerca di far chiudere i siti e blog alternativi che, avendo rotto la coltre di menzogna e omertà dei media mainstream, hanno sgretolato il potere dei regini di influenzare e suggestionare le masse C’è dunque una campagna molto più che italiana volta alla censura e chiusura di siti produttori di verità scomode, per cui si straparla di “Fake News”.Si dice che i blog alternativi diffondono notizie false pericolose per la democrazia (Obama), sono “un’epidemia che va fermata” (Hillary Clinton). Angela Merkel, il giorno in cui ha annunciato la sua quarta candidatura alla cancelleria, ha ritenuto necessario “mettere in guardia contro il populismo che si nutre di false informazioni”. E sui giornali tedeschi persino il M5S viene presentato come un blog che diffonde false notizie, addirittura su comando di Putin!

LA CENSURA E OBAMA

Blondet: L’8 dicembre, il Senato Usa – approfittando delle ultime settimane di Obama presidente – ha varato la “Legge contro la propaganda e disinformazione straniera” (Countering Foreign Propaganda and Disinformation, detto anche Countering Information Warfare Act of 2016 (S. 2692)”, che fornisce il necessario strumento ‘legale’ per la censura, chiusura e condanna dei siti alternativi, accusandoli di diffondere “propaganda nemica” – precisamente russa.
L’Establishment neoliberista ha estensione globale, e sta preparando la presa decisiva di controllo sull’informazione in rete. Il libero mercato non basta più alla cricca che governa il mondo. Si tenta di difendere il “libero mercato” e le forze della domanda-offerta, che sprecano e inquinano, con un sistema mondiale di controllo centralizzato, dove ad allocare le risorse saranno le tecnocrazie oligarchiche. Sostituire il Mercato con un’economia autoritaria di comando, insindacabile distributore dei beni di consumo.
Italia seduta sulla mina derivati: “Sono quasi 40 miliardi”

Questa notizia è apparsa su Il fatto Quotidiano e su Repubblica
E’ stata poi rapidamente smentita dai politici del Pd
Ma resta nell’aria l’impressione che torni sotto mentite spoglie:

AL POSTO DEI VITALIZI UNA LIQUIDAZIONE DI 50.000 EURO PER CONVINCERE I PARLAMENTARI DI ANDARE AL VOTO

Al ritorno dalle vacanze natalizie – scrivono i due quotidiani – verrà approvata in Parlamento la prima norma porcata del 2017, un vero e proprio colpo di coda della Casta Renziana. Il tema è quello scottante dei vitalizi: con la scusa della sua definitiva abolizione dal 2018 la maggioranza a guida Pd garantirà agli attuali deputati e senatori una buonuscita intorno ai 50 mila euro a testa, consistente nei contributi versati dal 2013 ad oggi.
Renzi vuole andare ad elezioni il prima possibile con una legge anti-M5S nel vano tentativo di evitare i referendum contro il Jobs Act e capitalizzare il fango gettato in queste settimane contro la giunta Raggi. Sa, però, che la maggioranza dei parlamentati non ha alcuna intenzione di staccare la spina prima del 15 settembre 2017, in cui maturerà il diritto al vitalizio essendo passati 4 anni, 6 mesi e 1 giorno dall’inizio della legislatura. Con la ricca buonuscita Renzi spera di andare al voto.
..e per fortuna che con la riforma costituzionale in cambio dell’abolizione del nostro diritto di voto ci dicevano che avremmo avuto meno spese per il Senato “perché occorreva risparmiare”!
Ma è costituzionale?
E il M5S non fa mai richiesta di costituzionalità alla Consulta? Dobbiamo sempre aspettare che si faccia avanti qualche privato?
Idem per la Corte di Giustizia europea…
Noi 5stelle come denunzianti non ci siamo mai? Perché?
Finora i vitalizi dei parlamentari italiani (e pure dei consiglieri regionali) sono stati il triplo di quelli europei con l’aggiuntina che trattamenti privilegiati concernevano anche indennità, spese di viaggio, di segreteria, portaborse e assistenza sanitaria ecc.
Monti aveva ridotto i vitalizi, Letta introdusse un contributo di solidarietà, ora Renzi si inventa questi 50.000 euro di fine rapporto; i vitalizi possono essere anche tre (regionale, parlamentare ed europeo) e sono cumulabili, ovviamente si aggiungono ad una eventuale pensione maturata per motivi di lavoro diverso.
Questi benefici si aggiungono agli stipendi che sono i più alti d’Europa. Un onorevole italiano guadagna in media sei volte e mezzo più di un elettore e porta a casa uno stipendio lordo mensile che, tra indennità parlamentare, diaria e rimborso di trasporto, supera i 16mila euro: il 60% in più rispetto alle media Ue.
Insomma per i dati economici, gli aiuti sociali e l’occupazione siamo l’ultimo Paese d’Europa, subito dietro la Grecia. Ma per i privilegi della Casta politica siamo i primi. Come per l’evasione, la corruzione politica e il crimine organizzato.
Sono soddisfazioni!!
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..e dunque questa notizia era vera o era falsa? Come nasce e perché? Vien da pensare che il Governo le notizie le metta in giro per vedere poi l’effetto che fa.

IFQ
Per garantirsi il sostegno dei 608 (su 945) parlamentari che aspettano settembre per maturare il diritto alla pensione minima (e quindi non mettere il bastone tra le ruote alle urne anticipate), ecco lo stratagemma: una buonuscita da 50mila euro. Soldi che, secondo la legge, arriveranno dalla restituzione – fino a questo momento reclusa – dei contributi versati fin dall’inizio della legislatura. Chi ha lavorato a questa legge sono proprio gli 8 deputati Pd (Sereni, Giachetti, Fontanelli, Rossomando, Miotto, Pes, Valente e Sanga) che sommati agli altri 5 di maggioranza avrebbero i numeri per farlo passare. Questa riforma sarebbe anche una scialuppa di salvataggio per il Parlamento. L’attuale sistema introdotto nel 2011-2012 – ha modificato il sistema previdenziale, introducendo uno identico a quello degli altri lavoratori dipendenti: 65 anni d’età e sistema contributivo. Aggiungendo l’aggravante della necessità di completare 4 anni e mezzo di legislatura: pena la perdita dei contributi versati. La norma sembra illegittima in quanto “esproprio di salario differito’.
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Hanno negato in tv ferocemente di aver mai pensato a questa iperliquidazione
Stiamo a vedere. Finora tutte le cose negate erano già state fatte.

RAI E TV DI REGIME METTONO IL BAVAGLIO SUL PEGGIOR SCANDALO DI CORRUZIONE MONDIALE: LA CONSIB, 2,7 MILIARDI DI EURO
Travaglio

La famiglia RENZI, il ministro LOTTI, la CONSIP, altissimi esponenti dei Carabinieri… un VERMINAIO in un caso di corruzione da 2,7 MILIARDI DI EURO. Eppure, agli italiani tutto questo viene nascosto. La RAI non ne ha fatto parola alcuna.
“Chi s’informa (si fa per dire) dai tg Rai, cioè la stragrande maggioranza degli italiani, non sa quasi nulla dell’indagine della Procura di Napoli che vede indagati Luca Lotti (il ministro più vicino a Renzi) e i generali Tullio Del Sette (comandante generale dei Carabinieri) ed Emanuele Saltalamacchia (capo dell’Arma in Toscana) per la soffiata che ha vanificato le intercettazioni alla Consip a proposito di un appalto in odor di tangenti destinato all’imprenditore Alfredo Romeo, napoletano, grazie ai buoni uffici di Carlo Russo, fiorentino di Scandicci intimo della famiglia Renzi.
Chi invece si informa sui giornaloni qualcosa sa, anche se, visti gli spazi angusti riservati all’indagine svelata dal Fatto, pensa che sia robetta. Nulla di paragonabile alle firme false dei 5Stelle a Palermo, all’indagine sulla Muraro e alla nomina del fratello di Marra in Campidoglio da parte della Raggi che “potrebbe essere indagata”: queste vicende tengono banco da mesi o da settimane sulle prime pagine e in tutti i tg, mentre lo scandalo napoletano è rapidamente scomparso dai radar, dopo i titoli rassicuranti su Del Sette subito ascoltato in Procura seguito a ruota da Lotti. Del resto, mentre i 5Stelle litigano notte e giorno sui giornali, sui social e in tv per le proprie disavventure, dal Pd non si leva un monosillabo. Tutti zitti e mosca. Eppure anche l’inchiesta di Napoli meriterebbe qualche attenzione in più. L’appalto che i pm ritengono truccato è il più grosso d’Europa: acquisti per 2,7 miliardi (sì, miliardi) deliberati dalla Consip (società pubblica al 100% del Tesoro) per la PA. E i personaggi coinvolti, indagati e non, sono tra i più potenti d’Italia: Renzi, suo padre, il suo più fedele ministro, i comandanti dei Carabinieri italiani e toscani, i vertici della prima stazione appaltante del Paese. Tutti mobilitati – a prescindere dagli eventuali reati commessi o meno – attorno all’indagine di Napoli. Poche settimane fa i pm incaricano i carabinieri del Noe di riempire di microspie gli uffici Consip, dove il dirigente Marco Gasparri avrebbe promesso alcuni lotti della maxi-commessa a Romeo, sponsorizzato da Russo. Ma subito il presidente e l’ad di Consip, Luigi Ferrara e Luigi Marroni, vengono avvertiti da uno o più uccellini di stare attenti a come, dove e con chi parlano. Marroni chiama una ditta per bonificare gli uffici. Questa toglie le cimici due giorni dopo l’installazione. Gli inquirenti se ne accorgono subito: da Consip non esce più una parola. E interrogano Marroni, il quale, sapendosi intercettato, indica 4 uccellini che, in rapida successione, misero in guardia lui e Ferrara. Questi: Del Sette (di cui gli parlò Ferrara), Saltalamacchia, Lotti e Filippo Vannoni. Ex scout fiorentino, amico da una vita di Renzi che l’ha nominato presidente della municipalizzata Publiacqua, Vannoni dichiara – pure lui sotto giuramento – che non solo Lotti&C., ma anche Matteo sapeva in anticipo dell’indagine segreta (si fa per dire). E che sapesse tutto anche Tiziano Renzi l’ha scritto il 6 novembre La Verità, mai smentita. Come se non bastasse, tutti i protagonisti e comprimari dello scandalo sono fedelissimi di Renzi. Sia gli accusati: dai due generali (l’uno è comandante in Toscana, l’altro è stato nominato comandante generale proprio da Renzi) ai due imprenditori (Russo, compagno di pellegrinaggi a Medjugorie di Tiziano, e Romeo, finanziatore dichiarato della fondazione renziana Big Bang). Sia gli accusatori: non solo Vannoni, ma soprattutto Marroni, direttore dell’Asl di Firenze quando Renzi era presidente della Provincia e poi sindaco, poi assessore regionale Pd alla Sanità, infine promosso un anno e mezzo fa al vertice di Consip da Renzi e Lotti. Ce n’è abbastanza per rivolgere, a chi si degnerà di rispondere, cinque domandine semplici semplici.
1. Chi ha informato dell’indagine l’intera catena degli uccellini, cioè Matteo e Tiziano Renzi, Lotti, Vannoni e i due generali, e in quale ordine? Forse la prima fuga di notizie la fa un carabiniere che indaga per conto dei pm, avvertendo i superiori che, anziché custodire il segreto, lo spifferano al Giglio Magico.
2. Perché i generali avvertono proprio l’entourage di Renzi, mettendo a repentaglio le proprie carriere, se nessuno del Giglio Magico era indagato? Forse sanno che dietro Romeo c’è Russo, dietro Russo c’è Tiziano e dietro Marroni ci sono Russo, Tiziano, Matteo e Lotti. E vogliono proteggere il premier & famiglia.
3. Lotti e Del Sette, sentiti a tempo di record dal pm di Roma nonostante le ferie, dicono che è tutto falso: perché allora non querelano Marroni per calunnia? E perché Lotti e il suo governo non licenziano Marroni dalla Consip? Se non lo fanno, possiamo dedurne che Marroni dice la verità, anche perché non ha alcun motivo per calunniare l’amico ministro che l’ha nominato e il più alto ufficiale d’Italia.
4. Perché Renzi non parla, non smentisce e non querela l’amico Vannoni? Se non lo fa, possiamo dedurne che Vannoni dice la verità, cioè che anche Renzi – non si sa a quale titolo – sapeva di un’indagine segreta e non denunciò (com’era suo dovere di pubblico ufficiale) i militari infedeli che violarono, con lui o con altri, il segreto investigativo.
5. È vero, come ci risulta, che l’indagato Del Sette ha chiesto al governo di non confermarlo nel suo incarico che scade tra pochi giorni, ma Gentiloni & C. hanno deciso di lasciarlo lì per altri due anni? Forse perché, se salta Del Sette, tutti si domanderanno come mai non salti anche Lotti?
Domandare è lecito e rispondere non è solo cortesia: in questo caso, sarebbe proprio doveroso.”

LA CRISI DI STAMPA E TV
Isabella Adinolfi

Il 2016 passerà alla storia come l’anno del definitivo tramonto del potere di influenza di stampa e tv. È rivelatrice la gaffe dell’inviata Rai Giovanna Botteri che, dopo la vittoria di Trump, si chiedeva quasi disperata: “Che cosa succederà a noi giornalisti? Che cosa succederà alla stampa?”. Nessuno dei principali 100 quotidiani americani ha fatto un endorsement a Trump. Appoggiando Hillary Clinton i media americani hanno perso la faccia e anche la credibilità. Hanno raccontato un’America che non esiste. Non hanno capito nulla!
In Italia i media tradizionali non se la passano meglio. Il referendum del 4 dicembre è stato la Caporetto di editorialisti e parrucconi del giornalismo. Presagivano l’inferno e invece ha semplicemente trionfato la democrazia. L’affluenza al 69% ha mostrato al mondo chi comanda in Italia: i cittadini! Con i falsi scoop di Beatrice Di Maio e la continua drammatizzazione delle vicende romane si è toccato il fondo e i dati lo dimostrano. L’ultimo rapporto Mediobanca sull’editoria è senza appello: il giro d’affari complessivo di Mondadori, Rcs, L’Espresso, Il Sole 24 Ore, Monrif, Caltagirone, Itedi, Cairo e Class Editori è passato da 5,7 a 3,9 miliardi. Il fatturato di questi imperi dei media è calato del 32,6% e 4.500 posti di lavoro sono andati persi. Meno credibilità equivale a meno copie vendute: la diffusione dei quotidiani è scesa del 34% negli ultimi 5 anni.
Fiumi di inchiostro diventano carta straccia mentre il mondo va avanti con i social media. Per difendersi da questa inevitabile estinzione, i media tradizionali si arroccano nella Celebrazione del Potere. I continui richiami dell’Agcom a Rai, Mediaset, Sky e La7 lo dimostrano. Ma oggi è impossibile competere con i nuovi media che sono più veloci, ironici e spesso completi. La politica dovrebbe occuparsi della necessità di alfabetizzazione ai nuovi media, risolvere problemi come il cyberbullismo e sul riconoscimento su cosa sia davvero propaganda e cosa informazione.
Davanti a questi numeri si dovrebbe fare ammenda e autocritica e invece si assiste alla caccia alle streghe che oggi prende il nome di “fake news”? Il Parlamento europeo ha approvato una vergognosa risoluzione che organizza una propaganda europea con i soldi dei contribuenti. Quello che viene chiamato “sostegno alla stampa indipendente” è in realtà una ingerenza per censurare le notizie scomode.
Scriveva Indro Montanelli nel 1989: “la deontologia professionale sta racchiusa in gran parte, se non per intero, in questa semplice parola: onestà. È una parola che non evita gli errori….Ma evita le distorsioni maliziose quando non addirittura malvagie, le furbe strumentalizzazioni, gli asservimenti e le discipline di fazione o di clan di partito”. Parole profetiche che oggi sono le campane a morto della stampa e tv che finora abbiamo conosciuto. Non sentiremo la loro mancanza.

IL FALSO PRESIDENZIALE
Umbria
Mattarella: “Il voto anticipato è contrario agli interessi del paese” … Forse il nostro presidente-camomilla pensa che gli interessi di questo paese risiedano nel continuare a mantenere una classe politica che ha dimostrato un’inettitudine senza pari, che ha portato questo disgraziato paese alla rovina, che ha rubato tutto il rubabile e anche di più, e che continua, con arroganza senza pari, ad autoreplicarsi e a spartirsi luoghi di potere a proprio uso e consumo. Mi può spiegare il Presidente quale altro paese ha un parlamento zeppo di indagati/condannati, un governo non eletto dal popolo dove allignano equivoci personaggi alle prese con la giustizia e, soprattutto quale altro paese premia i propri dirigenti che hanno fallito, magari anche promuovendoli, senza tenere alcun conto della volontà popolare? Ora ci sentiamo dire che la priorità è la lotta alla disoccupazione! Ma no? Ma pensi, signor Mattarella, la lotta alla disoccupazione! E lei ha nominato un governo il cui ministro del lavoro è lo stesso individuo che ha schiavizzato l’Italia e che ha speso miliardi regalati agli imprenditori per qualche migliaio di nuovi posti di lavoro (precari) e che ha istituzionalizzato l’uso dei vaucher come strumento di remunerazione ovunque. Complimenti, signor Presidente!

TRUFFE E RAI
Alessandro
Renzi ha nominato direttore generale Rai Antonio Campo Dall’Orto, suo amico di antica data e, alla faccia della spending review, ha cancellato il tetto massimo di 240 mila agli stipendi e con uno stratagemma – è bastato emettere un titolo di debito quotato in Borsa per cancellare l’austerità – e ha regalato a Campo Dall’Orto 650 mila euro garantiti per ogni anno, per OGNUNO dei tre anni, oltre mezzo milione in più l’anno di quanto percepiva come consigliere di Poste Italiane, e ha regalato 360 mila euro, per OGNUNO dei tre anni, alla presidente Monica Maggioni.
Renzi ha messo le mani sulla Rai… il direttore Campo Dall’Orto viene strapagato con uno stratagemma… e agli italiani vengono chiesti sacrifici.
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Peppino-66
Dal Fatto molta attenzione (giustamente) su Campo Dall’Orto nominato da Renzi, nessuna sulla Maggioni (anch’essa nominata da Renzi) componente della Trilateral. Direbbe Travaglio “in nessun paese del mondo” sarebbe consentito che la componente di un’associazione la cui attività è segreta presiedesse un ente televisivo pubblico. Giornalista, poi. Cioè chi dovrebbe fare della trasparenza il proprio dovere. Ma tant’è siamo in Italia ed evidentemente la Rai alla politica e alle lobby conviene tenerla così.

77° POSTOstrong>
Viviana Vivarelli

L’Italia è al 77° posto nella libertà di informazione, secondo la classifica di Reporters sans frontières (Rsf), termometro della libertà di stampa nel mondo.
Siamo sotto Tonga e Burkina Faso, dopo Botswana e Nicaragua.Ormai stiamo più in basso dei Paesi africani. Ovviamente ultimi in Europa.
Con i mille giorni di Renzi e il suo monopolio dell’informazione siamo scesi di ben 8 punti. L’informazione in Italia fa schifo. E ormai le insinuazioni, le bufale e le calunnie vengono usate come arma di governo in un clima di profonda corruzione e disonestà. Basta vedere le veline e le menzogne ripetute a manetta dei piddioti dei blog, assunti proprio per manipolare l’informazione. Ormai la politica si fa con la disinformazione, il servilismo mediatico, le calunnie e le menzogne. E Renzi è il re di truffatori, nemico di ogni pluralismo, di ogni democrazia, di ogni contraddittorio onesto, di ogni verità. Basta vedere come ha monopolizzato il potere, come ha radiato tra i suoi quelli che non strisciavano, come ha messo tutta la RAI sotto un tetro monopolio, come ha governato con un cerchio di amici e come, dopo la sconfitta, ha imposto di nuovo le stesse persone con lo stesso progetto di Governo che gli elettori avevano chiaramente bocciato, cosa che va contro ogni minima idea di democrazia.
Purtroppo una informazione sana e pluralista è il primo mattone di una democrazia e dacché esiste l’uomo la prima arma di in regime antidemocratico è il monopolio dell’informazione. La diffusione delle falsità rende l’uomo schiavo perché lo priva della risorsa della conoscenza e dunque del diritto della scelta.
Erich Fromm diceva: “L’informazione costituisce un elemento cruciale in una effettiva democrazia. Bisogna mettere fine alla censura sulle informazioni o alla loro falsificazione in nome di presunti interessi della «sicurezza nazionale»; ma, anche in assenza di questa forma illegale di censura, resterebbe pur sempre il fatto che, allo stato attuale delle cose, la quantità di informazioni effettive e necessarie fornite al cittadino medio è quasi nulla”.

ORWELL
Uno dei massimi critici dei regimi totalitari è stato Orwell
Dice: Nella dittatura è fondamentale la manipolazione dei dati. Dati storici. Dati
tangibili. Dati valutativi. Dati di realtà esterna. Ma soprattutto dati di realtà interna, mentali.
Chi possiede la mente dell’uomo possiede l’uomo.
Se nello stato totalitario c’è una crisi e la miseria aumenta, il popolo deve essere portato a credere che tutto va bene e che anzi nulla è mai andato meglio e che in nessun luogo le cose vadano così bene. La manipolazione avviene focalizzando la mente sulle promesse e su una immagine virtuale che appare come l’unica realtà possibile, e obbligando la memoria ad autoingannarsi.Questo “controllo della realtà’ è detto Bispensiero.
La gente non deve pensare, deve credere. Se qualcuno pensa, sarà eliminato.
Al posto della mente pensante e ragionante si deve costruire una mente passiva che solo accoglie e crede ciecamente, come avviene nel fanatico religioso, una mente sedotta.
Il pensiero deve essere unico e costruito dall’alto. Non può esistere pensiero divergente. Chiunque la pensi diversamente sarà considerato eversivo. Qualunque forma di pensiero divergente dall’omologazione dall’alto sarà equiparato al terrorismo.
Distrutti ragione, coscienza ed etica, luogo e spazio, effetto e causa, passato e futuro, si porranno nuovi capisaldi funzionali: credenza, omologazione e amoralità. È vietato confrontare le vecchie promesse dei leader con le loro attuali realizzazioni. Le dichiarazioni di oggi sono auto-conferme, che si convalidano in quanto asserite. La parola del Capo è valida e vera in modo sacrale. Pertanto è indiscutibile e non criticabile. Chi oserà criticarla sarà considerato invidioso o ostile, dominato dall’odio, pericoloso e fanatico. Nell’impossibilità di un giudizio, la menzogna sembrerà verità. Come non esiste verità sul passato, così non esiste verità sul presente. Si inventano trame d’odio e nemici, su cui convogliare i sentimenti viscerali.
Ai fini di una dittatura giova inventarsi trame e complotti. Via via che la memoria viene modificata e il giudizio diventa arduo, per la disinformazione, si toglie ogni punto fermo alla personalità, che diventa oscillante e
incerta, dunque succube, perché meno punti fermi ci sono in una struttura psichica, più è facile destabilizzarla e portarla nel caos. E meno si sa e meno si è, più si serve, o si crede senza capire.
Il pensiero libero e informato giustamente è il grande nemico di ogni potere assoluto.
Se il pensiero chiaro a se stesso è la prima forza dell’uomo, il potere sarà esercitato mettendo il pensiero contro se stesso mediante paradossi. Se l’uomo riesce a credere due cose totalmente opposte, come essere pensante e giudicante è finito. Spiritualmente sarà morto. Perciò si spingerà il cittadino a condividere contemporaneamente due opinioni in contrasto, per esempio “credere che la democrazia sia impossibile ma che il Partito sia custode della democrazia” o credere che stai facendo la pace mentre fai la guerra, o che stai portando ordine a un paese mentre lo distruggi o che la Borsa sia l’elemento misuratore del mercato mentre ne è una grave alterazione, o che il Trattato di Lisbona sia il massimo del progresso mentre è l’arretramento a un sistema feudale basato su gruppi finanziari, o dire che il paese ha bisogno di Riforme mentre in realtà si trama la distruzione degli organi fondamentali dei diritti e dei controlli.

E naturalmente il massimo inganno di un partito totalitario sarà di presentarsi come democratico. Questo è il paradosso maggiore. L’uomo è ciò che pensa. Ciò che pensa è ciò che crede. Le parole sono le componenti del pensiero e dunque la sostanza dell’essere.
L’insieme di parole che noi usiamo, il codice linguistico che ci è proprio, non è solo uno strumento di comunicazione ma è l’insieme formativo e costitutivo per eccellenza della nostra consapevolezza, della nostra coscienza, della nostra sostanza, il nerbo del nostro
essere, quello che produce le idee, che struttura e guida l’attività mentale, che relaziona le nostre parti psichiche, che orienta il nostro senso critico e la nostra volontà, che sviluppa la creatività e la forzai deale.
Il pensiero muove la nostra vita e il nostro paese. Muove il progresso e alimenta la libertà. Ci fa esistere.
Se imbrigli la forma e la sostanza del pensiero, soffochi la sua vita e,di conseguenza, blocchi la scelta e limiti l’azione, ferisci gravemente la libertà umana, riduci l’essere umano a un robot passivo e artificiale.
Se la potenza umana si esprime come modificazione della realtà ideale e materiale del mondo, inibire il pensiero significa inibire il progresso del mondo.
E naturalmente il massimo inganno di un partito totalitario sarà di presentarsi come democratico. Questo è il paradosso maggiore.L’uomo è ciò che pensa. Ciò che pensa è ciò che crede. Le parole sonole componenti del pensiero e dunque la sostanza dell’essere.
L’insieme di parole che noi usiamo, il codice linguistico che ci è proprio, non è solo uno strumento di comunicazione ma è l’insieme formativo e costitutivo per eccellenza della nostra consapevolezza, della nostra coscienza, della nostra sostanza, il nerbo del nostro
essere, quello che produce le idee, che struttura e guida l’attività mentale, che relaziona le nostre parti psichiche, che orienta il nostro senso critico e la nostra volontà, che sviluppa la creatività e la forza ideale.
Il pensiero muove la nostra vita e il nostro paese. Muove il progresso e alimenta la libertà. Ci fa esistere.
Se imbrigli la forma e la sostanza del pensiero, soffochi la sua vita e,di conseguenza, blocchi la scelta e limiti l’azione, ferisci gravemente la libertà umana, riduci l’essere umano a un robot passivo e artificiale.
Se la potenza umana si esprime come modificazione della realtà ideale e materiale del mondo, inibire il pensiero significa inibire il progresso del mondo.
https://masadaweb.org/2009/12/27/masada-1058-27-12-2009-orwell-1984/

Enrico Mentana ora che fai, quereli anche Luisella Costamagna ?

Caro avvocato professor Giovanni Pitruzzella, ma come? Lei che ha un così ricco curriculum da docente e da consulente di Palazzi, lei che solo per un soffio, nel 2015, non è riuscito ad accedere – indicato da Area Popolare e Scelta Civica – alla carica di giudice costituzionale, lei che, insomma, ben conosce la Costituzione e le leggi, ma anche la politica, pure lei, tra un brindisi natalizio e uno per il 2017, ha ceduto all’ultima tendenza autunno-inverno 2016, la post-verità?
“Contro la diffusione delle false notizie”, ha tuonato al Financial Times, “serve una rete di organismi nazionali indipendenti ma coordinata da Bruxelles e modellata sul sistema delle autorità per la tutela della concorrenza, capaci di identificare le bufale online che danneggiano l’interesse pubblico, rimuoverle dal web e nel caso imporre sanzioni a chi le mette in circolazione”.
Insomma, basta con le post-verità che rappresentano “uno dei catalizzatori del populismo e una minaccia alle nostre democrazie”.
Un organismo governativo antibufala. Bellissimo. La Verità che trionfa. Si immagina i grandi filosofi, Platone, Hegel, Tommaso, Leibniz, se avessero saputo che era così semplice? Critica dell’authority pura, avrebbe scritto Kant, folgorato sulla via di Pitruzzella. E semplicissimo, sillogistico è, in effetti, il suo pensiero. In Rete ci sono balle (perché questa moda della post-verità? Si chiamano balle, da sempre), le balle avvelenano la democrazia, mettiamo sotto controllo la Rete.
Ok. E il resto?
Devo essere io, avvocato professore, a ricordarle che le bufale esistevano ben prima della Rete? E non parlo (solo) dei coccodrilli nelle fogne di New York.
Parlo di bufale meno fantasiose e più funzionali a vari e differenti poteri.
Che vogliamo dire del cedimento strutturale del Dc9 di Ustica? E di Pinelli e Valpreda assassini di piazza Fontana? Suvvia.
Che cosa diremo, mentre schiacciamo sotto il suo tacco authoritario un qualche piccolo blog reo di avere espresso un’opinione, ai correntisti truffati dalle balle di una banca (e di un governo)?
Ai disoccupati cui un giornalone racconta che c’è la ripresa?
Agli italiani che dal 2008 si sentono dire che la crisi non c’è e i ristoranti sono pieni?
Devo spiegarle io che la menzogna è da sempre strumento del potere per fregare i cittadini, e mai viceversa? Che un organismo governativo è per definizione di parte?
Lei che ha tanto studiato ben saprà che la rete è per lo più veicolo di informazione libera, non soggetta alle convenienze di grandi gruppi industrial-editoriali, e che spesso, negli ultimi anni, ha sfatato bufale, più che propalarle.
Ricorda la foto di Bin Laden ucciso, diffusa dalle maggiori agenzie e sbugiardata a tempo di record proprio dalla Rete? Ha presente quando un politico afferma – poniamo – “mai detto che mi sarei dimesso”, e dalla Rete, magia, esce il video che lo smentisce?
Le bufale, in Rete, ci sono ma hanno le gambe molto più corte di quelle, sane e robuste, su cui per tradizione marciano nell’informazione mainstream.
Coraggio, avv. prof. Pitruzzella, confessi che lo sapeva, ammetta che non è un epigono di Orwell e faccia marcia indietro. Era uno scherzo, vero?
Dica la Verità (ma occhio che la Rete non la smentisca).
Un cordiale saluto.
Luisella

LA BANDA DEGLI ONESTI
Marco Travaglio
Siccome lo scriviamo da sempre, non possiamo che felicitarci per la decisione dei 5Stelle di darsi un Codice etico. Meglio tardi che mai: un movimento che si candida a governare deve fissare chiaramente le cose da fare nei vari passaggi che attraversa un eletto o un iscritto (due figure da tenere ben distinte) quando finisce sotto inchiesta o processo – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale di oggi 4 gennaio 2017, dal titolo “La banda degli onesti” –. Il merito delle regole stabilite è ovviamente discutibile: l’obbligo di dimissioni in caso di condanna di primo grado può essere troppo lasco per certi casi e troppo rigido per altri, mentre è sacrosanto che un’iscrizione sul registro degli indagati, un avviso di garanzia o un invito a comparire non possano bastare per far dimettere un amministratore o un parlamentare (a volte, se i fatti sono gravi e già assodati, non c’è nemmeno bisogno di un’indagine; altre volte, se i fatti sono lievi o controversi, è bene attendere le conclusioni dei giudici). Altrimenti, visto che in Italia vige per fortuna l’obbligatorietà dell’azione penale, basterebbe denunciarli tutti per mandarli tutti a casa. Le parti migliori del Codice sono due: quella che equipara la prescrizione (sempre rinunciabile nel processo) alla sentenza di condanna (non ai fini del processo, ma dell’onorabilità personale); e quella che lascia discrezionalità al garante Beppe Grillo e ai tre probiviri di giudicare caso per caso in base alla gravità dei fatti emersi, a prescindere dalle decisioni dei magistrati. Il famoso “primato della politica” non si realizza ignorando (come spesso fanno il Pd e gli alleati) o screditando (come sempre fa FI) le decisioni dei giudici. Ma assumendosi la responsabilità, davanti agli elettori e ai cittadini, di esaminare i fatti (scoperti da pm o da giornalisti) e di stabilire se il protagonista è degno di stare in un partito e/o in un pubblico ufficio. Alla luce dell’art. 54 della Costituzione: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. Punto. Naturalmente, siccome per lorsignori i 5Stelle sbagliano sempre, sia quando fanno cose sbagliate sia quando fanno cose giuste, il Codice etico è stato subito demolito dai giornaloni e persino da quei ricettacoli di inquisiti, imputati e condannati impuniti che sono i partiti di destra, centro e sinistra. Con un sostantivo e un aggettivo dominanti: “Svolta garantista”. In realtà non c’è alcuna “svolta”: mai i vertici 5Stelle hanno espulso qualcuno dei loro o messo nero su bianco l’obbligo di dimettersi per altri soltanto sulla base di un’indagine in corso. Nei due V-Day Grillo leggeva l’elenco dei parlamentari condannati in via definitiva chiedendone la cacciata.
Poi non un pericoloso grillino, ma la ministra Paola Severino e la maggioranza di larghe intese del governo Monti provvidero in tal senso nel 2012. E il “garantismo” c’entra come i cavoli a merenda, trattandosi di una corrente di pensiero che si rifà a Cesare Beccaria che predica il diritto intangibile degli imputati di potersi difendere con ogni mezzo lecito “nel” processo, mentre nulla dice di ciò che deve accadere fuori dalle aule di giustizia: cioè in quelle della politica, che rispondono a tutt’altre regole, in base al rapporto fiduciario fra eletti ed elettori. Molti hanno scritto che il Codice sarebbe un salvagente ad personam per Virginia Raggi. Altra balla: la Raggi ne sarà soltanto la prima cavia, sempreché sia vero che la Procura di Roma si accinge a indagarla in seguito all’esposto dell’Anac per conflitto d’interessi nella nomina di Renato Marra (fratello minore di Raffaele) a dirigente comunale del Turismo. La Raggi non ha bisogno di essere “salvata” da nulla: appena divenne sindaca fu indagata e poi archiviata per non aver dichiarato – l’aveva rivelato il Fatto – una consulenza all’Asl di Civitavecchia, e nessuno si sognò di chiederne le dimissioni. Gli unici “grillini”espulsi per motivi giudiziari sono stati il capogruppo al Comune di Alessandria, sorpreso da una telecamera a svaligiare l’armadietto di una palestra; e il consigliere di Quarto Giovanni De Robbio, indagato per aver ricevuto voti da un sospetto camorrista e per aver minacciato la sindaca Rosa Capuozzo (l’assessora Paola Muraro fa storia a sé: non è iscritta al M5S e si è dimessa dopo le bugie su un’indagine che bastava ammettere subito per disinnescarla). In entrambi i casi il problema non erano le inchieste, ma la gravità dei fatti. Anche i pianti greci di Pizzarotti e della Capuozzo lasciano il tempo che trovano: i due fingono di essere stati sanzionati per un avviso di garanzia, mentre il primo fu sospeso per non averlo dichiarato (poi se ne andò con le sue gambe) e la seconda fu giustamente espulsa senza essere indagata per non aver denunciato le minacce del consigliere (ora governa Quarto con Pd e FI). Poi ci sono i vedovi inconsolabili di Tangentopoli, che vedono nella presunta “svolta” pentastellata una rivincita su Mani Pulite e ancora lacrimano perché nel 1992 “un avviso di garanzia equivaleva a una sentenza di condanna”. Quella era l’impressione della gente, ma non per un’improvviso attacco di giustizialismo: perché quasi tutti gl’indagati correvano a confessare e a restituire il maltolto a Di Pietro; e i reati contestati ai politici nel 1992-’93 erano finanziamento illecito, corruzione, concussione, peculato. Cioè furti commessi da pubblici ufficiali. Perciò la gente s’indignava. Dei 5 Stelle, almeno finora, si è potuto dire di tutto, ma non che rubino, concutano, si facciano corrompere, intaschino denaro pubblico. Perciò le indagini che li riguardano non han fatto crollare i loro consensi. E anche perché i partiti che ora sghignazzano per il Codice etico grillino, hanno poco o nulla da insegnare. Ma dei loro Codici etici parleremo domani: oggi manca lo spazio e ci viene troppo da ridere.

LA CATASTROFE DEI GIORNALI ITALIANI
Viviana Vivarelli

I quotidiani italiani sono ormai la stessa pappa, omologati al peggio, in una caduta irreversibile di credibilità e serietà che li fa cadere sempre più in basso nelle classifiche della libertà di stampa, tutti appiattiti alle veline di regime con una disinformazione pesante e opaca in cui mancano totalmente le critiche obiettive e le inchieste utili al Paese.
Tutto andava bene fino ai primi anni Duemila: i fatturati dei maggiori gruppi italiani crescevano e l’avvento del digitale sembrava minimo. Se guardiamo agli investimenti pubblicitari dei 3 maggiori editori di quotidiani, Rcs (Corriere della Sera), Gruppo Espresso (Repubblica) e Gruppo 24 Ore (il Sole 24 Ore), si nota come crescano fino al 2008 per poi flettere bruscamente. Oggi sono arrivati a un tale punto di crisi che, malgrado l’aumento della popolazione, le vendite dei giornali sono la metà di quello che erano nel 2° dopoguerra. Ormai l’informazione si fa sul web. In difetto di informazione seria e di pluralismo democratico, i lettori sono sempre più schifati dalla carta stampata e smettono gradualmente di comprarne. In un primo tempo i giornali hanno tentato di aumentare le vendite coi gadget, poi il pubblico ne è stato invaso e ha cominciato a rifiutarli.
Nel 1996, il Corriere della sera vendeva 647.000 copie al giorno. 20 anni dopo, nel 2015, erano scese a 285 mila, con una perdita del -56%.
Repubblica nel 1996 vendeva 575 mila copie medie, nel 2015 248 mila(la perdita è del 57%). Un altissimo numero di copie va al macero
In pratica finora i giornali si sono retti sui contributi pubblici che sono stati ingenti. Il M5S vorrebbe eliminarli e ovviamente anche per questo i vari giornali odiano il Movimento perché se andasse al governo taglierebbe questi fondi mandandoli tutti al fallimento. Purtroppo per loro si sta esaurendo anche l’altra fonte finanziaria:la pubblicità, che ormai si riversa quasi tutta sulla televisione.
Da qui nasce l’attacco alla rete. Mors tua vita mea.
Ma non sarà con nuovi MINCULPOP che la situazione migliorerà.

12 MESI
Miriam Ercolessi

12 mesi in cui mi sono arresa ma ho anche combattuto.
Ho dormito pochissimo.
Ho ascoltato tanto e ho imparato a “sentire”.
Ho pianto, per l’abbandono, per la mancanza.
Ho riso per i miei sbagli e per il mio imbarazzo.
Tagliato i capelli e fatti ricrescere.
Ho imparato ad osservare e a prendermi cura di chi mi circonda.
Ho sbagliato il tiro ma ho cercato di calibrare .
Ho scoperto l’anima delle persone partendo dalla mia.
Ho gioito per le cose più scontate e mi sono divertita con niente.
Ho dato un paio di schiaffi lasciando in quelle facce un po’ di me.
Non ho nulla da festeggiare che non abbia già festeggiato ogni Santo giorno.
Mi sono svuotata di tutto.
Ho inseguito un sogno fino ad avere l’affanno.
Ho fatto l’amore è l’ho fatto in mille modi ma quei mille modi mi hanno ricordato che ce n’è uno solo.
Una fine che mi riempie tanto il cuore non può essere che un bellissimo inizio.
E a voi tutti…ecco…vorrei dirvi…niente…ci sono cose che non si posso spiegare a parole . Ci vorrebbero gli abbracci.

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http://masadaweb.org


MASADA n° 1819 5- 1- 2016 I FALSARI

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MASADA n° 1819 5- 1- 2016 I FALSARI
Blog di Viviana Vivarelli

Sempre meno giornalisti, sempre più cortigiani – La disinformazione intenzionale- Senza informazione non esiste democrazia – Bufale e omissioni – L’Italia è al 77° posto per libertà di stampa – Il tentativo di censura di Pitruzzella su Fb – E le bufale politiche? –Post-verità e pre-balle – Le bufale in USA – La censura e Obama- Nessun quotidiano parla del peggio scandalo di tutti i tempi: la Consib, in cui sono immischiati Renzi e Lotti – Il mistero della superliquidazione parlamentare da 50.000 euro per accelerare il voto – Truffe e Rai- Orwell- Il codice etico del M5S- La catastrofe dei giornali italiani

Maurizio Ferraris ha scritto il libro “L’imbecillità è una cosa seria“. Cosa sarà peggio? La malvagità o l’imbecillità? Peccato che molti malvagi siano anche imbecilli! Dumas diceva: “Preferisco i mascalzoni agli imbecilli, perché a volte si concedono una pausa.”
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RICCARDO ORIOLES

“Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili. pretende il funzionamento dei Servizi sociali. Tiene continuamente all’erta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo. Se un giornale non è capace di questo, si fa carico anche di vite umane. Persone uccise in sparatorie che si sarebbero potute evitare se la pubblica verità avesse ricacciato indietro i criminali: ragazzi stroncati da overdose di droga che non sarebbe mai arrivata nelle loro mani se la pubblica verità avesse denunciato l’infame mercato, ammalati che non sarebbero periti se la pubblica verità avesse reso più tempestivo il loro ricovero. Un giornalista incapace – per vigliaccheria o calcolo – della verità si porta sulla coscienza tutti i dolori umani che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze. le sopraffazioni. le corruzioni, le violenze che non è stato capace di combattere. Il suo stesso fallimento!

Citato da Orioles:
Logan Clash

Dedicato ai folli
Agli Anticonformisti
Ai Ribelli
Ai Piantagrane
A tutti coloro che vedono le cose in modo diverso.
Costoro non amano le regole
né i regolamenti.
Non hanno alcun rispetto per lo Status Quo.
Potete citarli
Dissentire
Potete glorificarli o denigrarli
L’unica cosa che non potete fare è ignorarli
Perché riescono a cambiare le cose
Inventano, immaginano
Esplorano, creano, ispirano.
Soffrono. Si disperano. Godono. Amano.
Sognano.
Contengono lo spirito della Rivoluzione.
Qualcuno potrebbe definirli folli.
Perché sono coloro che sono abbastanza folli da pensare
di potere cambiare il mondo.
E lo cambiano davvero.

Grazie, Riccardo.

LE GRAVISSIME OMISSIONI DEI MEDIA SUL MPS

E tra le bufale dei media non vogliamo metterci tutte le menzogne e le omissioni che il Governo Renzi ha propagato sulle truffe delle banche italiane?

Per colpa della lentezza di Renzi a decidere, l’aumento di capitale di Montepaschi non sarà più di 5 miliardi, bensì di 8,8. Dei quali ben 6,5 saranno a carico del contribuente. Ogni italiano sarà costretto a pagare 251 euro. Il decreto salva-risparmio sui 20 miliardi da regalare alle banche truffatrici è stato votato a tempo di record dal Parlamento (10 minuti esatti) e secondo le associazioni dei consumatori sarà addirittura di 330 euro a italiano, compresi neonati e ultracentenari, che fanno 774 euro a famiglia.
Vi pare che di questo qualcuno parli in tv o sulla stampa?
Com’è che gli italiani tutti, pur non avendo alcuna colpa, dovranno sostenere coi loro soldi le sofferenze del Monte dei Paschi di Siena, quando gli 8000 debitori più ricchi della stessa banca non vengono nemmeno lontanamente disturbati? Non c’è un’Agenzia delle Entrate che imponga a costoro la restituzione dei prestiti o sequestri i loro beni, quando finora Equitalia assassinava i debitori più poveri e li spingeva al suicidio? (Almeno 60 imprenditori si sono suicidati per colpa del rigore di Equitalia e ora…?)
Tra chi ha avuto i soldi dal Monte dei Paschi e non li ha restituiti ci sono:
Verdini
L’Unità
La Marcegaglia
De Benedetti
Lucchini
Mezzaroma…
IL 70% DEI CATTIVI DEBITORI DI MPS NON SONO ARTIGIANI O COMMERCIANTI MA RICCHI IMPRENDITORI, COME LA FAMIGLIA DE BENEDETTI (CASO SORGENIA) O I MARCEGAGLIA, CHE A MARZO HANNO RICEVUTO UN NUOVO FINANZIAMENTO DI QUASI MEZZO MILIARDO, NONOSTANTE ABBIANO GIÀ 1,5 MILIARDI DI DEBITI
Hanno avuto i prestiti facili perché sono amici del Pd, e ora si permettono di non restituirli sempre perché sono amici del Pd? Essere amici del Pd vuol dire avere la licenza al furto? I prestiti superiori ai tre milioni sono il 32,4%, per un valore di oltre 3 miliardi. La passano tutti liscia?
Dopo non lamentiamoci se nel 2018 la gente voterà Salvini o Grillo e se qualcuno ha in odio Renzi e tutta la sua combriccola.
E, mi raccomando, continuiamo pure a ripetere come degli zombi che le balle le?? E non vi fate pena da soli?? Questo non è parlare, è farneticare.

I media, in una democrazia sana, sono i cani da guardia del potere, ma in Italia sono diventati i cagnolini scodinzolanti dei salottini governativi e neanche se ne vergognano.
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smars62
Scriveva Anthony Lewis del New York Times: “La tutela della stampa non è fine a se stessa, ma ha lo scopo di consentire il funzionamento di un sistema politico libero. In fondo, ciò di cui ci si preoccupa non è il giornalista o l’editore, ma la formazione di cittadini in grado di criticare il governo”.
Questo nobile intento è stato, soprattutto nel nostro paese, stravolto. Oggi la finalità sociale dei media è piuttosto di inculcare e difendere i progetti economici, sociali, e politici dei gruppi privilegiati (poteri forti), che dominano la società e lo stato. I media servono al conseguimento di questo scopo in molti modi: selezionando i temi, distribuendoli secondo una scala di priorità è di importanza, inquadrando le questioni, filtrando le informazioni, scegliendo enfasi e toni, e mantenendo il dibattito entro i confini dì premesse accettabili.
Oggi che i media hanno sempre meno presa sui cittadini, si tenta un’azione analoga sul web.
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Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Antitrust italiano, ha rilasciato un’intervista al Financial Times nella quale ha delineato tre proposte di contrasto alla diffusione delle false notizie (o “bufale”):
1. “etichettare rapidamente le notizie false su Facebook” (ma perché solo Fb?)
2. “toglierle dalla circolazione”
3. “imporre sanzioni se necessario”.

OpusMei
Prendersela con “il Web” quando siamo al 77° posto per la libertà di informazione e quando vediamo ogni giorno giornalisti che in TV recitano le veline passate loro dai potenti, rende chiara la malafede di certe esternazioni.
Purtroppo, però, temo che abbia ragione Grillo: non sono casi isolati, dietro c’è sempre la costante idea del Potere di eliminare il dissenso delle idee e, soprattutto, che il dissenso possa fare proseliti e portare per loro a “sorpresine” come quella del 4 dicembre.
Ieri ci ha provato D’Alia, oggi Pitruzzella, passando attraverso la Boldrini (che, forse, è l’unica ad aver espresso a suo tempo certe idee censorie senza averle neppure meditate … purtroppo per lei e … per noi!).
Personalmente, inoltre, mi fido meno di zero di Gentiloni e del suo presunto “understatement” e dell’ancor più presunta “bonarietà”: se c’è una categoria facile a vestire con entusiasmo i panni del censore, giustificandolo con “buone ragioni” di carattere “morale” o “civico”, è proprio quella dei cattolici, che sul tema hanno secoli di consolidata esperienza.
Renzie era ed è pericoloso, in tanti sensi, Gentiloni potrebbe esserlo altrettanto pur essendolo “a modo suo”, anche al di là di essere uno scaldapoltrone per il bambinetto di Rignano.
Primo proposito per l’anno nuovo: stare in campana.

BUFALE POLITICHE
Viviana Vivarelli

La nipote di Mubarak, un milione di disoccupati in meno, la ripresa, Aviaria, Sars, Mucca pazza, meningite, Jobs Act, banche, esodati, le tasse che diminuiscono sempre, l’esportazione di democrazia con la guerra, le missioni di pace, i terroristi, i gay sono pedofili, la Siria, ogni guerra americana, i derivati, l’euro, la ricostruzione dal terremoto, la Brexit, Trump, Napolitano, Padoan, la JP Morgan, il Bilderberg, la Bce, l’Unione europea, il referendum, i dati dell’occupazione in Italia, la diminuzione delle tasse, il cambio climatico, l’Ucraina… in ordine a ognuno di questi argomenti Governo e media non hanno fatto che dire colossali bugie
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Ignazio Silone
Quando il fascismo ritornerà non dirà: “io sono il fascismo”, no, dirà: “io sono l’antifascismo“.
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POST-VERITA’ E PRE-BALLE
Marco Travaglio

Da quando gli elettori han cominciato a votare contro il Sistema, cioè come pareva a loro disobbedendo sistematicamente agli ordini di scuderia trasmessi dai sottostanti media tradizionali, il Sistema si è ben guardato dal domandarsi perché la gente gli preferisca qualunque cosa, anche la più rischiosa: un salto nel buio come la Brexit nel Regno Unito, un miliardario a forma di banana come Trump negli Stati Uniti, un movimento fondato da un comico come i 5Stelle in Italia – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale di oggi 3 gennaio 2017, dal titolo “Post-verità e pre-balle” –. Non potendo ammettere di stare sulle palle al cittadino medio per i danni che gli hanno provocato con le loro politiche demenziali, lorsignori si sono inventati una scusa autoconsolatoria: il problema non siamo noi, anzi siamo sempre i migliori; il problema sono gli elettori che, fuorviati e sviati e traviati dal Web, credono alle bufale della Rete e scelgono ciò che è peggio per loro nell’illusione che sia il meglio. Soluzione: controlliamo il Web come già controlliamo (direttamente in Italia, indirettamente in altri Paesi) le tv e i giornali, ripuliamolo dalle bugie e soprattutto dalle verità che non ci piacciono (ribattezzate “post verità” da chi ha fatto le scuole alte), così le pecorelle smarrite ritroveranno il buon pastore e torneranno docili all’ovile. Ora, che centinaia di milioni di persone votino suggestionate da false credenze, illusioni propagandistiche e autentiche menzogne è un fatto piuttosto noto e antico. Altrimenti Mussolini e Hitler non sarebbero saliti al potere in seguito a regolari elezioni, né avrebbero goduto di tanto consenso per tanto tempo, così come Stalin e altri tiranni. Ma anche molti capi di Stato e di governo democratici. E non solo italiani. L’espressione “post verità” viene usata per spiegare la vittoria di Trump, come se fosse il primo presidente Usa eletto perché racconta balle. E le bugie della Clinton, allora (dalla polmonite ai finanziatori della sua fondazione)? E le post-verità del marito Bill ai tempi della Casa Bianca, non solo su Monica Lewinsky, ma anche sulle “guerre umanitarie” in Jugoslavia&C.? E quelle di Bush jr. & Blair per “esportare la democrazia” a suon di bombe in Afghanistan e in Iraq, in base a prove farlocche sui legami fra i talebani e Bin Laden e sulle armi di distruzione di massa di Saddam? Veniamo a noi, che di post-verità, ma soprattutto di pre-balle, siamo primatisti mondiali. Per 40 anni, dopo il quinquennio degasperiano, gli italiani votarono un partito di corrotti e di bugiardi come la Dc, per paura che vincessero i noti mentitori del Pci, che spacciavano la tragedia del socialismo reale come il paradiso in terra.
Poi, per vent’anni, la maggioranza (sia pure molto relativa) degli italiani stravide per il più grande ballista del dopoguerra, nell’illusione di una rivoluzione liberale che non arrivò mai perché B. aveva priorità più impellenti (non fallire e non finire in galera). Dopodiché caddero in preda ad altri incantesimi: il mito napolitan-montiano dei “tecnici” di larghe intese, scesi dall’Olimpo per salvarci dallo spread. Un disastro. Vaccinati da vent’anni di berlusconismo, gl’italiani punirono quell’orrido inciucio nel 2013 e Re Giorgio dovette inventarsi una nuova menzogna – la Grande Riforma Costituzionale, panacea di tutti i mali – per ribaltare le urne, riciclare l’ammucchiata destra-sinistra e tagliar fuori gli anti-Sistema (ribattezzati “populisti” da chi ha fatto le scuole alte). Altro fiasco epocale: il governo Letta sbriciolato in nove mesi, il governo Renzi – degno erede della tradizione ballistica berlusconiana – sfanculato al referendum con Grande Riforma incorporata. Ora, siccome tra un anno le elezioni saranno proprio obbligatorie, si tenta di correre ai ripari con altre patacche. Tipo la “disomogeneità” delle leggi elettorali di Camera e Senato. Peccato che l’abbiano voluta Napolitano e Mattarella, avallando e promulgando Italicum per la sola Camera (al Senato restava il Consultellum nella speranza che gli italiani abolissero le elezioni). E questa come si chiama, se non post-verità? Solo che a raccontarla è il presidente della Repubblica che l’altra sera ci ha messi in guardia dalle “falsificazioni del web” e da quell’altro “insidioso nemico della convivenza, su cui tutto il mondo si interroga”: “L’odio come strumento di lotta politica”. Sai che novità: basta rileggere i dibattiti d’aula degli anni 50-60-70 tra Dc e Pci per fare del Parlamento attuale un convento di orsoline. Quella si chiama dialettica fra maggioranza e opposizione. L’“odio” è una ridicola categoria introdotta in politica da B., sedicente fondatore del Partito dell’Amore, per squalificare i pochi che si opponevano davvero. Oggi il presidente e il Pd la riesumano in condominio col “populismo” per screditare i pochi che si oppongono davvero. E soprattutto imbavagliarli. Infatti Mattarella ha aggiunto: “Tutti, particolarmente chi ha più responsabilità, devono opporsi a questa deriva per preservare e difendere il Web da chi vuole trasformarlo in un ring permanente, dove verità e falsificazione finiscono per confondersi”. E quando mai Mattarella è insorto contro le falsificazioni di tv e giornali? Bugie così gravi da truccare le elezioni. Se tutti i media avessero sconfessato le balle di B. sulla persecuzione giudiziaria, ce lo saremmo levato dai piedi un po’ prima. Se tutti avessero scritto la verità su Expo, Giuseppe Sala non sarebbe sindaco di Milano. E se Renzi e la stampa e le tv al seguito non avessero associato il No referendario all’Apocalisse per l’economia, le banche, gli investimenti, il Pil, lo spread, le esportazioni, l’occupazione e persino per i malati di cancro, diabete e cirrosi, quanti Sì in meno avrebbe incassato? E se non si fosse inventato il cavaliere bianco in groppa a Jp Morgan pronto a salvare Mps, quanti soldi pubblici risparmieremmo oggi che il bluff è scoperto? Forse queste erano meno bugie perché non venivano dal Web, anche se poi ci finivano? Il 23 novembre il Parlamento europeo ha approvato una demenziale risoluzione che lo impegna a “contrastare la propaganda nei confronti dell’Ue”, delle “istituzioni Ue” e dei “partenariati transatlantici” (e da quando, di grazia, è vietato dire male dell’Ue o della Nato?). E il cosiddetto “garante” dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella è partito lancia in resta contro la post-verità, anzi le “fake news” (anche lui ha fatto le scuole alte), “motori del populismo e minacce per le nostre democrazie” ergo “il settore pubblico deve fissare delle regole” e “intervenire rapidamente se l’interesse pubblico è minacciato”. E, di grazia, chi decide ciò che è vero e ciò che è falso, cosa è di interesse pubblico e cosa no? Pitruzzella? I suoi amici Schifani e Cuffaro? I partiti che l’hanno nominato? L’Antitrust dovrebbe combattere le concentrazioni che bloccano la libera concorrenza sul mercato e anche i conflitti d’interessi. Cioè evitare che la Rai sia controllata dai partiti e Mediaset da un partito, diffondendo carrettate di fake news e post-verità per conto terzi. Ma su questo Pitruzzella non dice una parola. In compenso, la presunta Antitrust fa muro col governo e con B. contro Vivendi che minaccia di comprare Mediaset e liberarla dalla politica: il che sarebbe “un rischio per i consumatori”(così ben informati da 20 anni di propaganda berlusconiana). Il Web, come tutti i media, è avvelenato dai falsi, ciascuno dei quali però ha il suo antido- to: il giornalismo “firmato” da chi si è costruito una fama di credibilità e risulta autorevole. E infatti è l’antidoto, non il veleno, che allarma questi politici senza elettori e questi giornalisti senza lettori. Che, persi i contatti con la realtà e dunque con la gente, si giocano l’ultima carta per non morire. La carta più vecchia e disperata del mondo: la censura. Siccome sempre meno gente si fida dei megafoni che essi controllano proprio perché raccontano un sacco di balle, lorsignori accusano il Web che non controllano di fare ciò che han sempre fatto loro, per poterlo controllare e farcì quel che han sempre fatto altrove: mentire e fottere.

BUFALE
Pesco a caso sul web
2012 : -Barilla è diventata americano (non è vero), l’azienda usa grano ammuffito importato dall’estero (falso).
-La bufala del latte ribollito 5 volte fa strage di contatti in rete e gira per mesi sui moltissimi siti con diverse riprese sui media. Il testo dice che per legge il latte può essere pastorizzato a 190°C anche 5 volte e poi rivenduto, è assurda e basta pensare ai costi vertiginosi che comporta il riscaldamento a 190°C ripetuto diverse volte. In realtà il latte si pastorizza a 72°C circa una sola volta e nessuno ha l’interesse economico a rigenerare un prodotto che le aziende agricole vendono a 35 centesimi
-La storia del pane rumeno surgelato venduto nei supermercati italiani dopo essere stato precotto in Romania in forni a legna alimentati con legno di casse da morto è firmata da Paolo Berizzi ed è pubblicata in prima pagina su la Repubblica
-La notizia dell’olio extra vergine spagnolo, marocchino e tunisino con il 40% muffe, comprato dalle aziende italiane a 25 centesimi è firmata ancora da Paolo Berizzi su la Repubblica
-La storia delle caraffe che rendono l’acqua del rubinetto non più potabile è una notizia da prima pagina, ma purtroppo si basa su un documento che nessuno giornalista ha letto e che probabilmente non esiste. Eppure i titoli dei giornali (Corriere della Sera) e delle 45 testate on line che dal 25 al 28 marzo 2012 riprendono una fantomatica dichiarazione del ministro della salute: “le caraffe sono dannose”
-“La mortadella è stata eliminata dalle mense scolastiche di Bologna” così titolavano nel maggio 2012 il Corriere della sera e Il Resto del Carlino (falso)
-legge 283 sulla cancellazione dei cibi adulterati lanciata 16 gennaio 2011 dal Corriere della sera, la Stampa, La 7 e ripresa nei giorni successivi da centinaia di giornali e siti internet. Il Fatto Alimentare dice subito che si tratta di una bufala ma non viene creduto
– la legge che rende obbligatoria l’indicazione di origine dei prodotti alimentari. La nuova norma, benedetta dal Parlamento nel gennaio 2011 spopola su tutti i media. Il Fatto alimentare e pochi altri siti segnalano che si tratta di un’enorme bufala, ma la realtà fatica ad emergere e pochissimi giornali fanno marcia indietro.
-2015: Torre Eiffel spenta per lutto dopo gli attentati (falso)
-I terroristi comunicano tra loro con la Playstation 4 (Il Giornale, l’Unità). Falso
-Hollande: “La Francia è in guerra” (ma quando mai?)
2016: Laura Boldrini: “Ora di Corano in tutte le scuole”. (?)
Egiziano entra al bar, rapina l’incasso e stupra le due bariste (il padrone no?).
Un certo detergente intimo provoca il cancro! (Falso)
Se poi andiamo alle notizie politiche o economiche il falso la fa da padrone, dall’aumento sistematico dei lavoratori alla diminuzione sistematica delle tasse (mai visti né l’uno né l’altro).
Non è vero che a febbraio l’Egitto ha invaso la Libia. Non è vero che il governo Renzi vuole depenalizzare il maltrattamento degli animali. Non è vero che i tifosi del Feyenoord abbiano stampato delle magliette con scritto “Vi accoltelliamo” rivolto ai romanisti né che Hollande abbia operato in Francia un gigantesco taglio ai costi della politica.
La diffusione di notizie apertamente false sui media è un fenomeno quotidiano: la più grande patologia del nostro tempo tra quelle di cui i giornali non parlano mai. Cause: non esiste verifica delle fonti, si cerca visibilità e lettori sparandola grossa, l’interesse smodato del pubblico per notizie assurde, morbose o in grado di suscitare reazioni emotive. Poi ovviamente ci sono le calunnie politiche per diffamare un avversario (i piddini qui dontro Grillo la fanno da padrone).
Le smentite, quando ci sono, non trovano mai la stessa enfatica pubblicazione e virale diffusione della balla originaria, che intanto è tracimata e continua a vivere di vita propria: diventa un argomento di discussione nei talk show (questi sono proprio il picco massimo della falsità). Risultato: la maggioranza assoluta degli italiani dichiara di non fidarsi dei media. E fanno bene. Salvo poi ricascarci di nuovo.
Vogliamo ricordare quanti articoli sono stati pubblicati sulle inesistenti armi di distruzione di massa di Saddham?
Non è vero come ha detto Veronesi che le scorie nucleari sono innocue tanto che lui le avrebbe tenute in camera da letto. E non è vero, come ha sostenuto lo stesso Veronesi, che il cancro viene mangiando la polenta. Non è vero che la meningite viene dai migranti africani. Non è vero che sono stati diminuiti i gradi del terremoto perché lo Stato voleva pagare meno danni. Non è vero che dopo la Brexit o dopo il No al referendum ci sarebbe stata l’Apocalisse. Non è vero che entro 2 anni piomberemo in una nuova era glaciale. E non è vero che verrebbe l’Apocallise anche uscendo dall’euro. Sono balle. Non è vero che le armi all’Isis gliele vende la Russia. Un bel numero vengono dagli USA. Bush già dalla prima guerra del Golfo armava tanto gli americani quanto gli iracheni. Non è vero infine che l’attacco a Saddham venne dopo l’11 settembre, la guerra fu decisa a marzo dello stesso anno e da marzo si cominciò a spostare le truppe in MO. Non è vero, poi, e dopo 12 anni sfido qualunque a dimostrare il contrario, che la guerra in Afghanistan e in Irak è stata fatta “per esportare democrazia” !!
In realtà basta un minimo di attenzione per capire a volte se una notizia è una bufala. Per esempio tutti i dati sull’occupazione e la ripresa del ministro Poletti puzzano di falso, come le roboanti promesse di Renzi, non diverse da quelle altrettanto roboanti e altrettanto false di Berlusconi. A volte il buon senso non basta e bisogna fare qualche verifica.
Ma a dire che sui giornali non compaiono mai fake sono rimasti solo gli incapaci di intendere e di volere e i bambini. Gli altri qualche domanda se la fanno.

Gli Italiani sono 59 milioni. Di essi 37 milioni usano internet. 28 milioni usano i social, 24 milioni usano dispositivi digitali.
La piattaforma digitale più usata è Facebook. 27 milioni di italiani usano Facebook.
Questi spazi finora sono liberi, il che vuol dire che il Regime non può metterci le mani sopra.
Per un Regime come quello attuale che tenta progressivamente di chiudere gli spazi di democrazia, il web è una sfida insopportabile. Come avviene in tutte le dittature.
E’ facile constatare come chi non usa internet, in prevalenza gli anziani e gli illetterati, sono le menti più deboli plagiate dal Regime.

Gianpaolo
Assassinano la democrazia in nome della “democrazia”.
È un gioco vecchio. Ma questi sono falsi falsi falsi che Giuda gli fa un baffo.
La democrazia non c’è mai stata.
La “democrazia rappresentativa” corrisponde al popolo che mangia attraverso lo stomaco dei suoi rappresentanti.
Noi 5stelle siamo i primi a proporre uno Stato democratico. I primi. Non c’è mai stata. C’è stata e c’è soltanto la partitocrazia, con i suoi servi, gli appalti truccati, le tangenti, i vitalizi e la continua presa per il naso verso il popolo.

L’articolo 21 della Costituzione recita:

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure (ma per stampa oggi si intende qualunque strumento mediatico).
Non sono riusciti a stuprare la Costituzione perché il 60% degli elettori ha rifiutato la loro orrenda riforma, e ora ci riprovano stuprando un articolo per volta
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Santo Nalbone
L’autore di questa nuova richiesta di censure del web è Pitruzzella
Giovanni Pitruzzella è presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (cosiddetta Antitrust).[guadagna 302.900 euro l’anno, OVVIAMENTE PAGATI DA TUTTI NOI)….MA NON DOVREBBE GARANTIRE ANCHE LA LIBERA CONCORRENZA DELL’INFORMAZIONE?????????
OPPURE VUOLE DIFENDERE IL TRUST DEL PENSIERO UNICO DOMINANTE??????????????
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Viviana
Riparte di nuovo la campagna governativa per la censura del web. Come in Cina, come fa Putin, come fanno le peggiori dittature
Il Governo ha il dominio assoluto delle televisioni e dei media, ma gli scappa internet e i giovani ornai come le persone intelligenti non leggono più i giornali di regime e non guardano più i ridicoli telegiornali di regime ma si informano su internet. Ed ecco allora che internet è diventato pericoloso e si pensa di nuovo di censurarlo con la scusa del cyber bullismo con quella odierna che su internet o su facebook girano delle bufale che diventano virali. Ma che ci può essere di più virale di quello che hanno diffuso loro sull’euro, sulla Brexit, sul terrorismo, sui progetti di governo, sui dati della disoccupazione o della finta ripresa, sul referendum, sugli avversari, sulle guerre, sui rapporti con la Bce o con Obama!!!! Cosa ci può essere di più falso e diabolico di uno come Renzi che svende il Paese con la scusa di essere di sinistra mentre è il più bieco dei neoliberisti e che fa abboccare alle sue panzane ancora una fetta di sprovveduti o rincoglioniti di questo Paese?

Giovanni
Pitruzzella chiede una censura sui falsi di Facebook. MA LE FALSITA’ DEI GIORNALI CHI LE CONTROLLA?
L’Unità scrive che la Raggi canta con Berlusconi mettendo la foto di un’altra persona e nessuno la censura.
L’Espresso fa il falso scoop di Grillo e le 13 società in Costarica e nessuno lo censura.
La Stampa scrive la bufala di un blog sotterraneo collegato al M5S con il nome Di Maio (che poi era la moglie di Brunetta) e nessuna la censura.
Ecco, i giornali possono sparare falsità infamanti ed è tutto ok invece internet va censurata. Ma questi si sono bevuti proprio il cervello. A questi PUPARI non basta che la libertà di informazione in Italia occupi degradanti ultimi posti nel mondo ma vorrebbero spingerla ancora più giù tipo informazione in Turchia o Russia o Siria ecc ecc.
Sono dei buffoni sfacciati ma se si azzardano organizzeremo delle manifestazioni ultra straordinarie.

Simona Verde
Tra i più feroci giornali accaniti contro la Raggi e di conseguenza i 5S ci sono il Messaggero di proprietà del palazzinaro romano e non solo Caltagirone, plurindagato, che ha cementificato Roma, diretto da, Virman Cusenza pezzo di me..a, il Tempo di proprietà di Angelucci, plurindagato per via delle sue cliniche private, diretto da un’altro pezzo di me..a, Gian Marco Chiocci, anche il Mattino, di proprietà di Caltagirone spesso da Napoli non si fa i c…i suoi, per non parlare poi dell’Unità giornale pidiota e tanti altri. Ora vogliono imbavagliare il Web, come comunichiamo tra di noi? Beh…ci rimangono i segnali di fumo! CI MUOVIAMO PER FARE QUALCOSA SI’ O NO?
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LE BUFALE IN USA

Tra le false news con ripercussioni mondiali citiamo le email piratate dalla posta elettronica di John Podesta, direttore della campagna elettorale di Hillary, che hanno mostrato i più loschi retroscena del potere della Clinton, del marito, della Clinton Foundation riempita mazzette di donatori (Arabia Saudita, Katar…) mentre la signora ricopriva la carica di segretaria di Stato..
Esponenti della Cia ammettono che non ci sono prove che sia stato Putin a ordinare di spifferare le email a Wikileaks. Tuttavia tutti i “grandi” media occidentali hanno ripreso e strillato questa chiara infondata menzogna (la Botteri si è naturalmente distinta nella bisogna)
Dunque internet fa parte ormai delle armi di guerra
Steve Pieczenik, uomo di antiche “operazioni” del Dipartimento di Stato, ha dichiarato che sono stati ambienti dell’intelligence a fornire ad Assange le mail, allo scopo di impedire un “golpe” dei Clinton, e perché disgustati del potere del denaro saudita nella politica estera Usa. Malgrado queste rivelazioni, si accusa Putin di aver interferito (con Wikileaks!) nelle elezioni Usa, per favorire l’elezione di Trump
A livello mondiale il grande capitale cerca di far chiudere i siti e blog alternativi che, avendo rotto la coltre di menzogna e omertà dei media mainstream, hanno sgretolato il potere dei regini di influenzare e suggestionare le masse C’è dunque una campagna molto più che italiana volta alla censura e chiusura di siti produttori di verità scomode, per cui si straparla di “Fake News”.Si dice che i blog alternativi diffondono notizie false pericolose per la democrazia (Obama), sono “un’epidemia che va fermata” (Hillary Clinton). Angela Merkel, il giorno in cui ha annunciato la sua quarta candidatura alla cancelleria, ha ritenuto necessario “mettere in guardia contro il populismo che si nutre di false informazioni”. E sui giornali tedeschi persino il M5S viene presentato come un blog che diffonde false notizie, addirittura su comando di Putin!

LA CENSURA E OBAMA

Blondet: L’8 dicembre, il Senato Usa – approfittando delle ultime settimane di Obama presidente – ha varato la “Legge contro la propaganda e disinformazione straniera” (Countering Foreign Propaganda and Disinformation, detto anche Countering Information Warfare Act of 2016 (S. 2692)”, che fornisce il necessario strumento ‘legale’ per la censura, chiusura e condanna dei siti alternativi, accusandoli di diffondere “propaganda nemica” – precisamente russa.
L’Establishment neoliberista ha estensione globale, e sta preparando la presa decisiva di controllo sull’informazione in rete. Il libero mercato non basta più alla cricca che governa il mondo. Si tenta di difendere il “libero mercato” e le forze della domanda-offerta, che sprecano e inquinano, con un sistema mondiale di controllo centralizzato, dove ad allocare le risorse saranno le tecnocrazie oligarchiche. Sostituire il Mercato con un’economia autoritaria di comando, insindacabile distributore dei beni di consumo.
Italia seduta sulla mina derivati: “Sono quasi 40 miliardi”

Questa notizia è apparsa su Il fatto Quotidiano e su Repubblica
E’ stata poi rapidamente smentita dai politici del Pd
Ma resta nell’aria l’impressione che torni sotto mentite spoglie:

AL POSTO DEI VITALIZI UNA LIQUIDAZIONE DI 50.000 EURO PER CONVINCERE I PARLAMENTARI DI ANDARE AL VOTO

Al ritorno dalle vacanze natalizie – scrivono i due quotidiani – verrà approvata in Parlamento la prima norma porcata del 2017, un vero e proprio colpo di coda della Casta Renziana. Il tema è quello scottante dei vitalizi: con la scusa della sua definitiva abolizione dal 2018 la maggioranza a guida Pd garantirà agli attuali deputati e senatori una buonuscita intorno ai 50 mila euro a testa, consistente nei contributi versati dal 2013 ad oggi.
Renzi vuole andare ad elezioni il prima possibile con una legge anti-M5S nel vano tentativo di evitare i referendum contro il Jobs Act e capitalizzare il fango gettato in queste settimane contro la giunta Raggi. Sa, però, che la maggioranza dei parlamentati non ha alcuna intenzione di staccare la spina prima del 15 settembre 2017, in cui maturerà il diritto al vitalizio essendo passati 4 anni, 6 mesi e 1 giorno dall’inizio della legislatura. Con la ricca buonuscita Renzi spera di andare al voto.
..e per fortuna che con la riforma costituzionale in cambio dell’abolizione del nostro diritto di voto ci dicevano che avremmo avuto meno spese per il Senato “perché occorreva risparmiare”!
Ma è costituzionale?
E il M5S non fa mai richiesta di costituzionalità alla Consulta? Dobbiamo sempre aspettare che si faccia avanti qualche privato?
Idem per la Corte di Giustizia europea…
Noi 5stelle come denunzianti non ci siamo mai? Perché?
Finora i vitalizi dei parlamentari italiani (e pure dei consiglieri regionali) sono stati il triplo di quelli europei con l’aggiuntina che trattamenti privilegiati concernevano anche indennità, spese di viaggio, di segreteria, portaborse e assistenza sanitaria ecc.
Monti aveva ridotto i vitalizi, Letta introdusse un contributo di solidarietà, ora Renzi si inventa questi 50.000 euro di fine rapporto; i vitalizi possono essere anche tre (regionale, parlamentare ed europeo) e sono cumulabili, ovviamente si aggiungono ad una eventuale pensione maturata per motivi di lavoro diverso.
Questi benefici si aggiungono agli stipendi che sono i più alti d’Europa. Un onorevole italiano guadagna in media sei volte e mezzo più di un elettore e porta a casa uno stipendio lordo mensile che, tra indennità parlamentare, diaria e rimborso di trasporto, supera i 16mila euro: il 60% in più rispetto alle media Ue.
Insomma per i dati economici, gli aiuti sociali e l’occupazione siamo l’ultimo Paese d’Europa, subito dietro la Grecia. Ma per i privilegi della Casta politica siamo i primi. Come per l’evasione, la corruzione politica e il crimine organizzato.
Sono soddisfazioni!!
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..e dunque questa notizia era vera o era falsa? Come nasce e perché? Vien da pensare che il Governo le notizie le metta in giro per vedere poi l’effetto che fa.

IFQ
Per garantirsi il sostegno dei 608 (su 945) parlamentari che aspettano settembre per maturare il diritto alla pensione minima (e quindi non mettere il bastone tra le ruote alle urne anticipate), ecco lo stratagemma: una buonuscita da 50mila euro. Soldi che, secondo la legge, arriveranno dalla restituzione – fino a questo momento reclusa – dei contributi versati fin dall’inizio della legislatura. Chi ha lavorato a questa legge sono proprio gli 8 deputati Pd (Sereni, Giachetti, Fontanelli, Rossomando, Miotto, Pes, Valente e Sanga) che sommati agli altri 5 di maggioranza avrebbero i numeri per farlo passare. Questa riforma sarebbe anche una scialuppa di salvataggio per il Parlamento. L’attuale sistema introdotto nel 2011-2012 – ha modificato il sistema previdenziale, introducendo uno identico a quello degli altri lavoratori dipendenti: 65 anni d’età e sistema contributivo. Aggiungendo l’aggravante della necessità di completare 4 anni e mezzo di legislatura: pena la perdita dei contributi versati. La norma sembra illegittima in quanto “esproprio di salario differito’.
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Hanno negato in tv ferocemente di aver mai pensato a questa iperliquidazione
Stiamo a vedere. Finora tutte le cose negate erano già state fatte.

RAI E TV DI REGIME METTONO IL BAVAGLIO SUL PEGGIOR SCANDALO DI CORRUZIONE MONDIALE: LA CONSIB, 2,7 MILIARDI DI EURO
Travaglio

La famiglia RENZI, il ministro LOTTI, la CONSIP, altissimi esponenti dei Carabinieri… un VERMINAIO in un caso di corruzione da 2,7 MILIARDI DI EURO. Eppure, agli italiani tutto questo viene nascosto. La RAI non ne ha fatto parola alcuna.
“Chi s’informa (si fa per dire) dai tg Rai, cioè la stragrande maggioranza degli italiani, non sa quasi nulla dell’indagine della Procura di Napoli che vede indagati Luca Lotti (il ministro più vicino a Renzi) e i generali Tullio Del Sette (comandante generale dei Carabinieri) ed Emanuele Saltalamacchia (capo dell’Arma in Toscana) per la soffiata che ha vanificato le intercettazioni alla Consip a proposito di un appalto in odor di tangenti destinato all’imprenditore Alfredo Romeo, napoletano, grazie ai buoni uffici di Carlo Russo, fiorentino di Scandicci intimo della famiglia Renzi.
Chi invece si informa sui giornaloni qualcosa sa, anche se, visti gli spazi angusti riservati all’indagine svelata dal Fatto, pensa che sia robetta. Nulla di paragonabile alle firme false dei 5Stelle a Palermo, all’indagine sulla Muraro e alla nomina del fratello di Marra in Campidoglio da parte della Raggi che “potrebbe essere indagata”: queste vicende tengono banco da mesi o da settimane sulle prime pagine e in tutti i tg, mentre lo scandalo napoletano è rapidamente scomparso dai radar, dopo i titoli rassicuranti su Del Sette subito ascoltato in Procura seguito a ruota da Lotti. Del resto, mentre i 5Stelle litigano notte e giorno sui giornali, sui social e in tv per le proprie disavventure, dal Pd non si leva un monosillabo. Tutti zitti e mosca. Eppure anche l’inchiesta di Napoli meriterebbe qualche attenzione in più. L’appalto che i pm ritengono truccato è il più grosso d’Europa: acquisti per 2,7 miliardi (sì, miliardi) deliberati dalla Consip (società pubblica al 100% del Tesoro) per la PA. E i personaggi coinvolti, indagati e non, sono tra i più potenti d’Italia: Renzi, suo padre, il suo più fedele ministro, i comandanti dei Carabinieri italiani e toscani, i vertici della prima stazione appaltante del Paese. Tutti mobilitati – a prescindere dagli eventuali reati commessi o meno – attorno all’indagine di Napoli. Poche settimane fa i pm incaricano i carabinieri del Noe di riempire di microspie gli uffici Consip, dove il dirigente Marco Gasparri avrebbe promesso alcuni lotti della maxi-commessa a Romeo, sponsorizzato da Russo. Ma subito il presidente e l’ad di Consip, Luigi Ferrara e Luigi Marroni, vengono avvertiti da uno o più uccellini di stare attenti a come, dove e con chi parlano. Marroni chiama una ditta per bonificare gli uffici. Questa toglie le cimici due giorni dopo l’installazione. Gli inquirenti se ne accorgono subito: da Consip non esce più una parola. E interrogano Marroni, il quale, sapendosi intercettato, indica 4 uccellini che, in rapida successione, misero in guardia lui e Ferrara. Questi: Del Sette (di cui gli parlò Ferrara), Saltalamacchia, Lotti e Filippo Vannoni. Ex scout fiorentino, amico da una vita di Renzi che l’ha nominato presidente della municipalizzata Publiacqua, Vannoni dichiara – pure lui sotto giuramento – che non solo Lotti&C., ma anche Matteo sapeva in anticipo dell’indagine segreta (si fa per dire). E che sapesse tutto anche Tiziano Renzi l’ha scritto il 6 novembre La Verità, mai smentita. Come se non bastasse, tutti i protagonisti e comprimari dello scandalo sono fedelissimi di Renzi. Sia gli accusati: dai due generali (l’uno è comandante in Toscana, l’altro è stato nominato comandante generale proprio da Renzi) ai due imprenditori (Russo, compagno di pellegrinaggi a Medjugorie di Tiziano, e Romeo, finanziatore dichiarato della fondazione renziana Big Bang). Sia gli accusatori: non solo Vannoni, ma soprattutto Marroni, direttore dell’Asl di Firenze quando Renzi era presidente della Provincia e poi sindaco, poi assessore regionale Pd alla Sanità, infine promosso un anno e mezzo fa al vertice di Consip da Renzi e Lotti. Ce n’è abbastanza per rivolgere, a chi si degnerà di rispondere, cinque domandine semplici semplici.
1. Chi ha informato dell’indagine l’intera catena degli uccellini, cioè Matteo e Tiziano Renzi, Lotti, Vannoni e i due generali, e in quale ordine? Forse la prima fuga di notizie la fa un carabiniere che indaga per conto dei pm, avvertendo i superiori che, anziché custodire il segreto, lo spifferano al Giglio Magico.
2. Perché i generali avvertono proprio l’entourage di Renzi, mettendo a repentaglio le proprie carriere, se nessuno del Giglio Magico era indagato? Forse sanno che dietro Romeo c’è Russo, dietro Russo c’è Tiziano e dietro Marroni ci sono Russo, Tiziano, Matteo e Lotti. E vogliono proteggere il premier & famiglia.
3. Lotti e Del Sette, sentiti a tempo di record dal pm di Roma nonostante le ferie, dicono che è tutto falso: perché allora non querelano Marroni per calunnia? E perché Lotti e il suo governo non licenziano Marroni dalla Consip? Se non lo fanno, possiamo dedurne che Marroni dice la verità, anche perché non ha alcun motivo per calunniare l’amico ministro che l’ha nominato e il più alto ufficiale d’Italia.
4. Perché Renzi non parla, non smentisce e non querela l’amico Vannoni? Se non lo fa, possiamo dedurne che Vannoni dice la verità, cioè che anche Renzi – non si sa a quale titolo – sapeva di un’indagine segreta e non denunciò (com’era suo dovere di pubblico ufficiale) i militari infedeli che violarono, con lui o con altri, il segreto investigativo.
5. È vero, come ci risulta, che l’indagato Del Sette ha chiesto al governo di non confermarlo nel suo incarico che scade tra pochi giorni, ma Gentiloni & C. hanno deciso di lasciarlo lì per altri due anni? Forse perché, se salta Del Sette, tutti si domanderanno come mai non salti anche Lotti?
Domandare è lecito e rispondere non è solo cortesia: in questo caso, sarebbe proprio doveroso.”

LA CRISI DI STAMPA E TV
Isabella Adinolfi

Il 2016 passerà alla storia come l’anno del definitivo tramonto del potere di influenza di stampa e tv. È rivelatrice la gaffe dell’inviata Rai Giovanna Botteri che, dopo la vittoria di Trump, si chiedeva quasi disperata: “Che cosa succederà a noi giornalisti? Che cosa succederà alla stampa?”. Nessuno dei principali 100 quotidiani americani ha fatto un endorsement a Trump. Appoggiando Hillary Clinton i media americani hanno perso la faccia e anche la credibilità. Hanno raccontato un’America che non esiste. Non hanno capito nulla!
In Italia i media tradizionali non se la passano meglio. Il referendum del 4 dicembre è stato la Caporetto di editorialisti e parrucconi del giornalismo. Presagivano l’inferno e invece ha semplicemente trionfato la democrazia. L’affluenza al 69% ha mostrato al mondo chi comanda in Italia: i cittadini! Con i falsi scoop di Beatrice Di Maio e la continua drammatizzazione delle vicende romane si è toccato il fondo e i dati lo dimostrano. L’ultimo rapporto Mediobanca sull’editoria è senza appello: il giro d’affari complessivo di Mondadori, Rcs, L’Espresso, Il Sole 24 Ore, Monrif, Caltagirone, Itedi, Cairo e Class Editori è passato da 5,7 a 3,9 miliardi. Il fatturato di questi imperi dei media è calato del 32,6% e 4.500 posti di lavoro sono andati persi. Meno credibilità equivale a meno copie vendute: la diffusione dei quotidiani è scesa del 34% negli ultimi 5 anni.
Fiumi di inchiostro diventano carta straccia mentre il mondo va avanti con i social media. Per difendersi da questa inevitabile estinzione, i media tradizionali si arroccano nella Celebrazione del Potere. I continui richiami dell’Agcom a Rai, Mediaset, Sky e La7 lo dimostrano. Ma oggi è impossibile competere con i nuovi media che sono più veloci, ironici e spesso completi. La politica dovrebbe occuparsi della necessità di alfabetizzazione ai nuovi media, risolvere problemi come il cyberbullismo e sul riconoscimento su cosa sia davvero propaganda e cosa informazione.
Davanti a questi numeri si dovrebbe fare ammenda e autocritica e invece si assiste alla caccia alle streghe che oggi prende il nome di “fake news”? Il Parlamento europeo ha approvato una vergognosa risoluzione che organizza una propaganda europea con i soldi dei contribuenti. Quello che viene chiamato “sostegno alla stampa indipendente” è in realtà una ingerenza per censurare le notizie scomode.
Scriveva Indro Montanelli nel 1989: “la deontologia professionale sta racchiusa in gran parte, se non per intero, in questa semplice parola: onestà. È una parola che non evita gli errori….Ma evita le distorsioni maliziose quando non addirittura malvagie, le furbe strumentalizzazioni, gli asservimenti e le discipline di fazione o di clan di partito”. Parole profetiche che oggi sono le campane a morto della stampa e tv che finora abbiamo conosciuto. Non sentiremo la loro mancanza.

IL FALSO PRESIDENZIALE
Umbria
Mattarella: “Il voto anticipato è contrario agli interessi del paese” … Forse il nostro presidente-camomilla pensa che gli interessi di questo paese risiedano nel continuare a mantenere una classe politica che ha dimostrato un’inettitudine senza pari, che ha portato questo disgraziato paese alla rovina, che ha rubato tutto il rubabile e anche di più, e che continua, con arroganza senza pari, ad autoreplicarsi e a spartirsi luoghi di potere a proprio uso e consumo. Mi può spiegare il Presidente quale altro paese ha un parlamento zeppo di indagati/condannati, un governo non eletto dal popolo dove allignano equivoci personaggi alle prese con la giustizia e, soprattutto quale altro paese premia i propri dirigenti che hanno fallito, magari anche promuovendoli, senza tenere alcun conto della volontà popolare? Ora ci sentiamo dire che la priorità è la lotta alla disoccupazione! Ma no? Ma pensi, signor Mattarella, la lotta alla disoccupazione! E lei ha nominato un governo il cui ministro del lavoro è lo stesso individuo che ha schiavizzato l’Italia e che ha speso miliardi regalati agli imprenditori per qualche migliaio di nuovi posti di lavoro (precari) e che ha istituzionalizzato l’uso dei vaucher come strumento di remunerazione ovunque. Complimenti, signor Presidente!

TRUFFE E RAI
Alessandro
Renzi ha nominato direttore generale Rai Antonio Campo Dall’Orto, suo amico di antica data e, alla faccia della spending review, ha cancellato il tetto massimo di 240 mila agli stipendi e con uno stratagemma – è bastato emettere un titolo di debito quotato in Borsa per cancellare l’austerità – e ha regalato a Campo Dall’Orto 650 mila euro garantiti per ogni anno, per OGNUNO dei tre anni, oltre mezzo milione in più l’anno di quanto percepiva come consigliere di Poste Italiane, e ha regalato 360 mila euro, per OGNUNO dei tre anni, alla presidente Monica Maggioni.
Renzi ha messo le mani sulla Rai… il direttore Campo Dall’Orto viene strapagato con uno stratagemma… e agli italiani vengono chiesti sacrifici.
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Peppino-66
Dal Fatto molta attenzione (giustamente) su Campo Dall’Orto nominato da Renzi, nessuna sulla Maggioni (anch’essa nominata da Renzi) componente della Trilateral. Direbbe Travaglio “in nessun paese del mondo” sarebbe consentito che la componente di un’associazione la cui attività è segreta presiedesse un ente televisivo pubblico. Giornalista, poi. Cioè chi dovrebbe fare della trasparenza il proprio dovere. Ma tant’è siamo in Italia ed evidentemente la Rai alla politica e alle lobby conviene tenerla così.

77° POSTOstrong>
Viviana Vivarelli

L’Italia è al 77° posto nella libertà di informazione, secondo la classifica di Reporters sans frontières (Rsf), termometro della libertà di stampa nel mondo.
Siamo sotto Tonga e Burkina Faso, dopo Botswana e Nicaragua.Ormai stiamo più in basso dei Paesi africani. Ovviamente ultimi in Europa.
Con i mille giorni di Renzi e il suo monopolio dell’informazione siamo scesi di ben 8 punti. L’informazione in Italia fa schifo. E ormai le insinuazioni, le bufale e le calunnie vengono usate come arma di governo in un clima di profonda corruzione e disonestà. Basta vedere le veline e le menzogne ripetute a manetta dei piddioti dei blog, assunti proprio per manipolare l’informazione. Ormai la politica si fa con la disinformazione, il servilismo mediatico, le calunnie e le menzogne. E Renzi è il re di truffatori, nemico di ogni pluralismo, di ogni democrazia, di ogni contraddittorio onesto, di ogni verità. Basta vedere come ha monopolizzato il potere, come ha radiato tra i suoi quelli che non strisciavano, come ha messo tutta la RAI sotto un tetro monopolio, come ha governato con un cerchio di amici e come, dopo la sconfitta, ha imposto di nuovo le stesse persone con lo stesso progetto di Governo che gli elettori avevano chiaramente bocciato, cosa che va contro ogni minima idea di democrazia.
Purtroppo una informazione sana e pluralista è il primo mattone di una democrazia e dacché esiste l’uomo la prima arma di in regime antidemocratico è il monopolio dell’informazione. La diffusione delle falsità rende l’uomo schiavo perché lo priva della risorsa della conoscenza e dunque del diritto della scelta.
Erich Fromm diceva: “L’informazione costituisce un elemento cruciale in una effettiva democrazia. Bisogna mettere fine alla censura sulle informazioni o alla loro falsificazione in nome di presunti interessi della «sicurezza nazionale»; ma, anche in assenza di questa forma illegale di censura, resterebbe pur sempre il fatto che, allo stato attuale delle cose, la quantità di informazioni effettive e necessarie fornite al cittadino medio è quasi nulla”.

ORWELL
Uno dei massimi critici dei regimi totalitari è stato Orwell
Dice: Nella dittatura è fondamentale la manipolazione dei dati. Dati storici. Dati
tangibili. Dati valutativi. Dati di realtà esterna. Ma soprattutto dati di realtà interna, mentali.
Chi possiede la mente dell’uomo possiede l’uomo.
Se nello stato totalitario c’è una crisi e la miseria aumenta, il popolo deve essere portato a credere che tutto va bene e che anzi nulla è mai andato meglio e che in nessun luogo le cose vadano così bene. La manipolazione avviene focalizzando la mente sulle promesse e su una immagine virtuale che appare come l’unica realtà possibile, e obbligando la memoria ad autoingannarsi.Questo “controllo della realtà’ è detto Bispensiero.
La gente non deve pensare, deve credere. Se qualcuno pensa, sarà eliminato.
Al posto della mente pensante e ragionante si deve costruire una mente passiva che solo accoglie e crede ciecamente, come avviene nel fanatico religioso, una mente sedotta.
Il pensiero deve essere unico e costruito dall’alto. Non può esistere pensiero divergente. Chiunque la pensi diversamente sarà considerato eversivo. Qualunque forma di pensiero divergente dall’omologazione dall’alto sarà equiparato al terrorismo.
Distrutti ragione, coscienza ed etica, luogo e spazio, effetto e causa, passato e futuro, si porranno nuovi capisaldi funzionali: credenza, omologazione e amoralità. È vietato confrontare le vecchie promesse dei leader con le loro attuali realizzazioni. Le dichiarazioni di oggi sono auto-conferme, che si convalidano in quanto asserite. La parola del Capo è valida e vera in modo sacrale. Pertanto è indiscutibile e non criticabile. Chi oserà criticarla sarà considerato invidioso o ostile, dominato dall’odio, pericoloso e fanatico. Nell’impossibilità di un giudizio, la menzogna sembrerà verità. Come non esiste verità sul passato, così non esiste verità sul presente. Si inventano trame d’odio e nemici, su cui convogliare i sentimenti viscerali.
Ai fini di una dittatura giova inventarsi trame e complotti. Via via che la memoria viene modificata e il giudizio diventa arduo, per la disinformazione, si toglie ogni punto fermo alla personalità, che diventa oscillante e
incerta, dunque succube, perché meno punti fermi ci sono in una struttura psichica, più è facile destabilizzarla e portarla nel caos. E meno si sa e meno si è, più si serve, o si crede senza capire.
Il pensiero libero e informato giustamente è il grande nemico di ogni potere assoluto.
Se il pensiero chiaro a se stesso è la prima forza dell’uomo, il potere sarà esercitato mettendo il pensiero contro se stesso mediante paradossi. Se l’uomo riesce a credere due cose totalmente opposte, come essere pensante e giudicante è finito. Spiritualmente sarà morto. Perciò si spingerà il cittadino a condividere contemporaneamente due opinioni in contrasto, per esempio “credere che la democrazia sia impossibile ma che il Partito sia custode della democrazia” o credere che stai facendo la pace mentre fai la guerra, o che stai portando ordine a un paese mentre lo distruggi o che la Borsa sia l’elemento misuratore del mercato mentre ne è una grave alterazione, o che il Trattato di Lisbona sia il massimo del progresso mentre è l’arretramento a un sistema feudale basato su gruppi finanziari, o dire che il paese ha bisogno di Riforme mentre in realtà si trama la distruzione degli organi fondamentali dei diritti e dei controlli.

E naturalmente il massimo inganno di un partito totalitario sarà di presentarsi come democratico. Questo è il paradosso maggiore. L’uomo è ciò che pensa. Ciò che pensa è ciò che crede. Le parole sono le componenti del pensiero e dunque la sostanza dell’essere.
L’insieme di parole che noi usiamo, il codice linguistico che ci è proprio, non è solo uno strumento di comunicazione ma è l’insieme formativo e costitutivo per eccellenza della nostra consapevolezza, della nostra coscienza, della nostra sostanza, il nerbo del nostro
essere, quello che produce le idee, che struttura e guida l’attività mentale, che relaziona le nostre parti psichiche, che orienta il nostro senso critico e la nostra volontà, che sviluppa la creatività e la forzai deale.
Il pensiero muove la nostra vita e il nostro paese. Muove il progresso e alimenta la libertà. Ci fa esistere.
Se imbrigli la forma e la sostanza del pensiero, soffochi la sua vita e,di conseguenza, blocchi la scelta e limiti l’azione, ferisci gravemente la libertà umana, riduci l’essere umano a un robot passivo e artificiale.
Se la potenza umana si esprime come modificazione della realtà ideale e materiale del mondo, inibire il pensiero significa inibire il progresso del mondo.
E naturalmente il massimo inganno di un partito totalitario sarà di presentarsi come democratico. Questo è il paradosso maggiore.L’uomo è ciò che pensa. Ciò che pensa è ciò che crede. Le parole sonole componenti del pensiero e dunque la sostanza dell’essere.
L’insieme di parole che noi usiamo, il codice linguistico che ci è proprio, non è solo uno strumento di comunicazione ma è l’insieme formativo e costitutivo per eccellenza della nostra consapevolezza, della nostra coscienza, della nostra sostanza, il nerbo del nostro
essere, quello che produce le idee, che struttura e guida l’attività mentale, che relaziona le nostre parti psichiche, che orienta il nostro senso critico e la nostra volontà, che sviluppa la creatività e la forza ideale.
Il pensiero muove la nostra vita e il nostro paese. Muove il progresso e alimenta la libertà. Ci fa esistere.
Se imbrigli la forma e la sostanza del pensiero, soffochi la sua vita e,di conseguenza, blocchi la scelta e limiti l’azione, ferisci gravemente la libertà umana, riduci l’essere umano a un robot passivo e artificiale.
Se la potenza umana si esprime come modificazione della realtà ideale e materiale del mondo, inibire il pensiero significa inibire il progresso del mondo.
https://masadaweb.org/2009/12/27/masada-1058-27-12-2009-orwell-1984/

Enrico Mentana ora che fai, quereli anche Luisella Costamagna ?

Caro avvocato professor Giovanni Pitruzzella, ma come? Lei che ha un così ricco curriculum da docente e da consulente di Palazzi, lei che solo per un soffio, nel 2015, non è riuscito ad accedere – indicato da Area Popolare e Scelta Civica – alla carica di giudice costituzionale, lei che, insomma, ben conosce la Costituzione e le leggi, ma anche la politica, pure lei, tra un brindisi natalizio e uno per il 2017, ha ceduto all’ultima tendenza autunno-inverno 2016, la post-verità?
“Contro la diffusione delle false notizie”, ha tuonato al Financial Times, “serve una rete di organismi nazionali indipendenti ma coordinata da Bruxelles e modellata sul sistema delle autorità per la tutela della concorrenza, capaci di identificare le bufale online che danneggiano l’interesse pubblico, rimuoverle dal web e nel caso imporre sanzioni a chi le mette in circolazione”.
Insomma, basta con le post-verità che rappresentano “uno dei catalizzatori del populismo e una minaccia alle nostre democrazie”.
Un organismo governativo antibufala. Bellissimo. La Verità che trionfa. Si immagina i grandi filosofi, Platone, Hegel, Tommaso, Leibniz, se avessero saputo che era così semplice? Critica dell’authority pura, avrebbe scritto Kant, folgorato sulla via di Pitruzzella. E semplicissimo, sillogistico è, in effetti, il suo pensiero. In Rete ci sono balle (perché questa moda della post-verità? Si chiamano balle, da sempre), le balle avvelenano la democrazia, mettiamo sotto controllo la Rete.
Ok. E il resto?
Devo essere io, avvocato professore, a ricordarle che le bufale esistevano ben prima della Rete? E non parlo (solo) dei coccodrilli nelle fogne di New York.
Parlo di bufale meno fantasiose e più funzionali a vari e differenti poteri.
Che vogliamo dire del cedimento strutturale del Dc9 di Ustica? E di Pinelli e Valpreda assassini di piazza Fontana? Suvvia.
Che cosa diremo, mentre schiacciamo sotto il suo tacco authoritario un qualche piccolo blog reo di avere espresso un’opinione, ai correntisti truffati dalle balle di una banca (e di un governo)?
Ai disoccupati cui un giornalone racconta che c’è la ripresa?
Agli italiani che dal 2008 si sentono dire che la crisi non c’è e i ristoranti sono pieni?
Devo spiegarle io che la menzogna è da sempre strumento del potere per fregare i cittadini, e mai viceversa? Che un organismo governativo è per definizione di parte?
Lei che ha tanto studiato ben saprà che la rete è per lo più veicolo di informazione libera, non soggetta alle convenienze di grandi gruppi industrial-editoriali, e che spesso, negli ultimi anni, ha sfatato bufale, più che propalarle.
Ricorda la foto di Bin Laden ucciso, diffusa dalle maggiori agenzie e sbugiardata a tempo di record proprio dalla Rete? Ha presente quando un politico afferma – poniamo – “mai detto che mi sarei dimesso”, e dalla Rete, magia, esce il video che lo smentisce?
Le bufale, in Rete, ci sono ma hanno le gambe molto più corte di quelle, sane e robuste, su cui per tradizione marciano nell’informazione mainstream.
Coraggio, avv. prof. Pitruzzella, confessi che lo sapeva, ammetta che non è un epigono di Orwell e faccia marcia indietro. Era uno scherzo, vero?
Dica la Verità (ma occhio che la Rete non la smentisca).
Un cordiale saluto.
Luisella

LA BANDA DEGLI ONESTI
Marco Travaglio
Siccome lo scriviamo da sempre, non possiamo che felicitarci per la decisione dei 5Stelle di darsi un Codice etico. Meglio tardi che mai: un movimento che si candida a governare deve fissare chiaramente le cose da fare nei vari passaggi che attraversa un eletto o un iscritto (due figure da tenere ben distinte) quando finisce sotto inchiesta o processo – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale di oggi 4 gennaio 2017, dal titolo “La banda degli onesti” –. Il merito delle regole stabilite è ovviamente discutibile: l’obbligo di dimissioni in caso di condanna di primo grado può essere troppo lasco per certi casi e troppo rigido per altri, mentre è sacrosanto che un’iscrizione sul registro degli indagati, un avviso di garanzia o un invito a comparire non possano bastare per far dimettere un amministratore o un parlamentare (a volte, se i fatti sono gravi e già assodati, non c’è nemmeno bisogno di un’indagine; altre volte, se i fatti sono lievi o controversi, è bene attendere le conclusioni dei giudici). Altrimenti, visto che in Italia vige per fortuna l’obbligatorietà dell’azione penale, basterebbe denunciarli tutti per mandarli tutti a casa. Le parti migliori del Codice sono due: quella che equipara la prescrizione (sempre rinunciabile nel processo) alla sentenza di condanna (non ai fini del processo, ma dell’onorabilità personale); e quella che lascia discrezionalità al garante Beppe Grillo e ai tre probiviri di giudicare caso per caso in base alla gravità dei fatti emersi, a prescindere dalle decisioni dei magistrati. Il famoso “primato della politica” non si realizza ignorando (come spesso fanno il Pd e gli alleati) o screditando (come sempre fa FI) le decisioni dei giudici. Ma assumendosi la responsabilità, davanti agli elettori e ai cittadini, di esaminare i fatti (scoperti da pm o da giornalisti) e di stabilire se il protagonista è degno di stare in un partito e/o in un pubblico ufficio. Alla luce dell’art. 54 della Costituzione: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. Punto. Naturalmente, siccome per lorsignori i 5Stelle sbagliano sempre, sia quando fanno cose sbagliate sia quando fanno cose giuste, il Codice etico è stato subito demolito dai giornaloni e persino da quei ricettacoli di inquisiti, imputati e condannati impuniti che sono i partiti di destra, centro e sinistra. Con un sostantivo e un aggettivo dominanti: “Svolta garantista”. In realtà non c’è alcuna “svolta”: mai i vertici 5Stelle hanno espulso qualcuno dei loro o messo nero su bianco l’obbligo di dimettersi per altri soltanto sulla base di un’indagine in corso. Nei due V-Day Grillo leggeva l’elenco dei parlamentari condannati in via definitiva chiedendone la cacciata.
Poi non un pericoloso grillino, ma la ministra Paola Severino e la maggioranza di larghe intese del governo Monti provvidero in tal senso nel 2012. E il “garantismo” c’entra come i cavoli a merenda, trattandosi di una corrente di pensiero che si rifà a Cesare Beccaria che predica il diritto intangibile degli imputati di potersi difendere con ogni mezzo lecito “nel” processo, mentre nulla dice di ciò che deve accadere fuori dalle aule di giustizia: cioè in quelle della politica, che rispondono a tutt’altre regole, in base al rapporto fiduciario fra eletti ed elettori. Molti hanno scritto che il Codice sarebbe un salvagente ad personam per Virginia Raggi. Altra balla: la Raggi ne sarà soltanto la prima cavia, sempreché sia vero che la Procura di Roma si accinge a indagarla in seguito all’esposto dell’Anac per conflitto d’interessi nella nomina di Renato Marra (fratello minore di Raffaele) a dirigente comunale del Turismo. La Raggi non ha bisogno di essere “salvata” da nulla: appena divenne sindaca fu indagata e poi archiviata per non aver dichiarato – l’aveva rivelato il Fatto – una consulenza all’Asl di Civitavecchia, e nessuno si sognò di chiederne le dimissioni. Gli unici “grillini”espulsi per motivi giudiziari sono stati il capogruppo al Comune di Alessandria, sorpreso da una telecamera a svaligiare l’armadietto di una palestra; e il consigliere di Quarto Giovanni De Robbio, indagato per aver ricevuto voti da un sospetto camorrista e per aver minacciato la sindaca Rosa Capuozzo (l’assessora Paola Muraro fa storia a sé: non è iscritta al M5S e si è dimessa dopo le bugie su un’indagine che bastava ammettere subito per disinnescarla). In entrambi i casi il problema non erano le inchieste, ma la gravità dei fatti. Anche i pianti greci di Pizzarotti e della Capuozzo lasciano il tempo che trovano: i due fingono di essere stati sanzionati per un avviso di garanzia, mentre il primo fu sospeso per non averlo dichiarato (poi se ne andò con le sue gambe) e la seconda fu giustamente espulsa senza essere indagata per non aver denunciato le minacce del consigliere (ora governa Quarto con Pd e FI). Poi ci sono i vedovi inconsolabili di Tangentopoli, che vedono nella presunta “svolta” pentastellata una rivincita su Mani Pulite e ancora lacrimano perché nel 1992 “un avviso di garanzia equivaleva a una sentenza di condanna”. Quella era l’impressione della gente, ma non per un’improvviso attacco di giustizialismo: perché quasi tutti gl’indagati correvano a confessare e a restituire il maltolto a Di Pietro; e i reati contestati ai politici nel 1992-’93 erano finanziamento illecito, corruzione, concussione, peculato. Cioè furti commessi da pubblici ufficiali. Perciò la gente s’indignava. Dei 5 Stelle, almeno finora, si è potuto dire di tutto, ma non che rubino, concutano, si facciano corrompere, intaschino denaro pubblico. Perciò le indagini che li riguardano non han fatto crollare i loro consensi. E anche perché i partiti che ora sghignazzano per il Codice etico grillino, hanno poco o nulla da insegnare. Ma dei loro Codici etici parleremo domani: oggi manca lo spazio e ci viene troppo da ridere.

LA CATASTROFE DEI GIORNALI ITALIANI
Viviana Vivarelli

I quotidiani italiani sono ormai la stessa pappa, omologati al peggio, in una caduta irreversibile di credibilità e serietà che li fa cadere sempre più in basso nelle classifiche della libertà di stampa, tutti appiattiti alle veline di regime con una disinformazione pesante e opaca in cui mancano totalmente le critiche obiettive e le inchieste utili al Paese.
Tutto andava bene fino ai primi anni Duemila: i fatturati dei maggiori gruppi italiani crescevano e l’avvento del digitale sembrava minimo. Se guardiamo agli investimenti pubblicitari dei 3 maggiori editori di quotidiani, Rcs (Corriere della Sera), Gruppo Espresso (Repubblica) e Gruppo 24 Ore (il Sole 24 Ore), si nota come crescano fino al 2008 per poi flettere bruscamente. Oggi sono arrivati a un tale punto di crisi che, malgrado l’aumento della popolazione, le vendite dei giornali sono la metà di quello che erano nel 2° dopoguerra. Ormai l’informazione si fa sul web. In difetto di informazione seria e di pluralismo democratico, i lettori sono sempre più schifati dalla carta stampata e smettono gradualmente di comprarne. In un primo tempo i giornali hanno tentato di aumentare le vendite coi gadget, poi il pubblico ne è stato invaso e ha cominciato a rifiutarli.
Nel 1996, il Corriere della sera vendeva 647.000 copie al giorno. 20 anni dopo, nel 2015, erano scese a 285 mila, con una perdita del -56%.
Repubblica nel 1996 vendeva 575 mila copie medie, nel 2015 248 mila(la perdita è del 57%). Un altissimo numero di copie va al macero
In pratica finora i giornali si sono retti sui contributi pubblici che sono stati ingenti. Il M5S vorrebbe eliminarli e ovviamente anche per questo i vari giornali odiano il Movimento perché se andasse al governo taglierebbe questi fondi mandandoli tutti al fallimento. Purtroppo per loro si sta esaurendo anche l’altra fonte finanziaria:la pubblicità, che ormai si riversa quasi tutta sulla televisione.
Da qui nasce l’attacco alla rete. Mors tua vita mea.
Ma non sarà con nuovi MINCULPOP che la situazione migliorerà.

12 MESI
Miriam Ercolessi

12 mesi in cui mi sono arresa ma ho anche combattuto.
Ho dormito pochissimo.
Ho ascoltato tanto e ho imparato a “sentire”.
Ho pianto, per l’abbandono, per la mancanza.
Ho riso per i miei sbagli e per il mio imbarazzo.
Tagliato i capelli e fatti ricrescere.
Ho imparato ad osservare e a prendermi cura di chi mi circonda.
Ho sbagliato il tiro ma ho cercato di calibrare .
Ho scoperto l’anima delle persone partendo dalla mia.
Ho gioito per le cose più scontate e mi sono divertita con niente.
Ho dato un paio di schiaffi lasciando in quelle facce un po’ di me.
Non ho nulla da festeggiare che non abbia già festeggiato ogni Santo giorno.
Mi sono svuotata di tutto.
Ho inseguito un sogno fino ad avere l’affanno.
Ho fatto l’amore è l’ho fatto in mille modi ma quei mille modi mi hanno ricordato che ce n’è uno solo.
Una fine che mi riempie tanto il cuore non può essere che un bellissimo inizio.
E a voi tutti…ecco…vorrei dirvi…niente…ci sono cose che non si posso spiegare a parole . Ci vorrebbero gli abbracci.

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http://masadaweb.org


MASADA n° 1820 7-1-2017 1820 LA BANDA DEI DISONESTI

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MASADA n°1820 7-1-2017 1820 LA BANDA DEI DISONESTI
Blog di Viviana Vivarelli

Il Club esclusivo del potere – Chi è di destra e chi di sinistra? – Gli uomini di cui i media non parlano – Imbavagliare la verità- Chi possiede i giornali italiani – Codice etico del M5S e marmaglia partitica – La tecnologia toglierà occupazione?- Occupati e deflazione – La mina dei derivati da 40 miliardi sui conti pubblici italiani – Bilancio negativo di Obama – Immigrazione e M5S – I segreti di Stato: Wikileas, Assange, Manning e Snowden – Le post-verità- La post RAI- Libero Galan. Ladri impuniti e premiati- 62 persone sono ricche come metà della popolazione mondiale

C’è una prostituzione carnale e una prostituzione politica. In entrambi i casi si vende se stessi. Ma la seconda è peggio perché il politico che vende se stesso vende anche tutti noi. (Viviana)
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Da chi è formata oggi un’associazione a delinquere? Se vai a guardare, è formata da: banchieri, politici, magistrati e forse, forse, qualche volta… c’è un delinquente comune.”
(Grillo)
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Bruno: L’Italia chiude il 2016 in deflazione, in disoccupazione e in deficit. Adesso il PDR metterà a governare Maga Nagò e il Mago Silvan mentre l’aumento degli interessi sul debito ci farà a fettine.
A tutti quelli che hanno promosso questa epoca politica un sentito vaffa per il 2017.
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Sei di sinistra?”, mi chiedono. Non lo so… io sono stato fermo: si sono spostati tutti gli altri“. (Grillo)

“Se questa è l’informazione di sinistra, preferisco Emilio Fede”. (Grillo)
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Viviana Vivarelli
I politici sono come un club esclusivo, tipo il Capital Club Dubai, un gruppo in cui si pensa solo ai soci, ci si parla solo tra soci, si parla solo dei soci, esistono solo gli interessi dei soci, gli abusi, i furti, gli sprechi e le impunità dei soci, e questi si differenziano tra loro solo per minuzie, per es. uno eccelle a tennis nella battuta destra e uno in quella sinistra, persone infantili, ciniche, disumane privilegiate e viziate, per lo più viziose, che si coprono i reati l’un l’altro, in nome di vantaggi innominabili, che capiscono solo l’interesse o il ricatto, e alla fine si auto-sostengono in una omertà criminale, ossequiate da stampa e cloni, imitate da stolti e servi, una consorteria mafiosa dall’ego elefantiaco e narcisistico teso solo ad accumuli stratosferici di potere, che conosce solo se stessa e si rispecchia solo in se stessa e per cui il resto dell’umanità è ciccia da cannone.
“Nel Fight Club non era questione di vincere o perdere, non era questione di parole. Quelle grida isteriche erano raptus estatici come quelli in una chiesa pentecostale.”
Anche noi siamo come quelli del Fight Club, gli ultimi degli ultimi, “Una volta leggevamo pornografia, ora leggiamo la politica“. E per parafrasare il film omonimo: “Ogni volta che un aereo di politici s’inclina troppo bruscamente al decollo o all’atterraggio speriamo in uno schianto, in una collisione a mezz’aria, qualunque cosa. La democrazia salirebbe al triplo se qualcuno di loro morisse durante un viaggio“.
I membri del Super Club ci dominano ormai in un modo intollerabile, il loro potere di coercizione ha prodotto forze di reazione che non sono oscurabili più a lungo. Quanto più essi opprimono e reprimono le energie che stanno in basso per fare i loro porci comodi e mantenere le loro sporche vite, tanto più dal basso salgono energie fortemente esplosive per la legge del contrappasso che e’ una legge sociale e psichica che alla fine costituirà la loro morte. Ma i membri del Super Club fingono di non saperlo, cercano di non vederlo, non possono che amplificare la loro azione di disintegrazione del mondo, e più marciano nel marcio del loro Potere, più il Contro Potere cresce, inconscio dapprima poi sempre più esplicito e fatale.
Noi vediamo anche troppo bene come costoro se ne infischino ampiamente se caschiamo sempre più’ in basso, se l’economia va alla deriva, se l’etica pubblica è a pezzi e la sua mancanza sta disfacendo il mondo, se ne fregano se scendiamo nelle graduatorie europee o mondiali, se valori e diritti sono sempre più vilipesi e le massime autorità fanno a gara viscidamente a calpestarli. Noi vediamo come costoro se ne infischino sfacciatamente della crisi economica, o delle valutazioni degli organismi economici internazionali, e come neghino sfacciatamente la più chiara evidenza dei fatti come la crisi o il disagio o la disperazione, con la pretesa di essere creduti e venerati nelle loro plateali bugie; vediamo come si siano esentati dal dare il minimo rendiconto veridico né finanziario né morale né politico né coerente; vediamo come si siano arrogati la pretesa di non assumere mai per definizione alcuna responsabilità per i danni della loro conduzione fallimentare, per quanto pessima e deleteria essa risulti; vediamo come per ogni cosa che fanno o disfano si ammantino di una piena impunità. Praticamente il Super Club costituisce un eden a parte, cinico e disumano, vacuo e fatuo, irresponsabile, impunibile e impunito, correo e mafioso, inossidabile e perverso, estremamente nocivo al mondo e distruttivo di ogni nazione.

https://masadaweb.org/2009/07/19/masada-n%C2%B0-956-19-7-2009-il-fight-club/

CHI E’ DI DESTRA. CHI DI SINISTRA?
Viviana Vivarelli

Il tema del lavoro si lega inesorabilmente con la sx, almeno quella storica che si presentò a difesa dei diritti dei senza potere, in particolare dei lavoratori.
Qui non c’è stato peggior distruttore di Renzi e della sua sordità in materia di diritti del lavoro, una sordità così grande da diventare analfabetismo civile, un handicap totale nel campo delle tutele sociali. Che troppi cittadini non abbiano capito nemmeno questo la dice tutta sul degrado umano e intellettuale del nostro Paese.
Gli italiani non sono mai usciti da un ‘analfabetismo funzionale’ che impedisce loro qualunque evoluzione. Era un termine usato da Tullio di Mauro e sono dolente per la sua morte, ma mi chiedo quanto questi personaggi capaci di ‘educazione civile’ siano noti alle masse. Penso per es. a Carlo Petrini, e alla difesa della biodiversità e dei diritti dei popoli alla sovranità alimentare, alla lotta contro l’omologazione dei sapori, l’agricoltura massiva, le manipolazioni genetiche.., a persone come Gino Strada che si sono sempre battute per la pace come Zanotelli e tutto il movimento politico dei Comboniani che combatte a difesa dei poveri contro le dittature africane, penso a Francesco Gesualdi, ignoto ai più, e alla sua lotta contro le multinazionali. Aggiungiamoci la difficoltà per una gran massa di persone a trovare notizie più o meno attendibili, specie in tv, dato che i media sono diventati un’arma di distrazione e disinformazione di massa utilizzata dal potere per scopi tutt’altro che democratici e fanno unanimemente schifo paragonandosi al martellamento ideologico della Cina di Mao.
Ma oggi qualcuno chiede: chi gioca a fare la sx?
Mi pare che la sx, come categoria politica, non sia più di moda e che in Europa abbia fatto hara kiri da tempo, confondendosi col peggio di disvalori dei suoi avversari storici, restando presso taluni come un santino totemico solo nominale non più praticato, teoricamente confuso e di fatto colluso.
Renzi di sx non ha niente e si è allineato supinamente al neoliberismo più estremo, del resto il rignanese è una pedina messa su da un Napolitano che la sx l’ha tradita da sempre. Grillo ha sempre detto che il M5S è ‘oltre’ dx e sx e che queste etichette sono obsolete e gli do ragione, perché per i faziosi sono vuoti nomi da sbandierare a caso per mascherare un’identità perduta, mentre, per chi comanda non significano più nulla e sono inservibili, di fronte al potere puro e semplice che ha prostituito tutti e le usa solo per comodo quando deve screditare un avversario.
La vera domanda è:chi cerca di allargare e chi di restringere la democrazia? Chi porta i cittadini verso traguardi di maggiore responsabilità politica e sicurezza sociale ed economica? Renzi no davvero,dopo il fallito tentativo di golpe costituzionale in senso autoritario,la cancellazione dei diritti del lavoro e il tentativo di golpe sui diritti elettorali e di rappresentanza democratica.
Grillo molto in teoria, visto che conta ancora troppo nel Movimento,per cui molti dei suoi ideali restano millantati e troppe decisioni sono personalistiche.
Per me la vera distinzione è tra chi segue utopie no global e chi aderisce alle perversioni del neoliberismo e del turbocapitalismo e si fa servo di finanza e multinazionali, e qui la risposta è chiara e non la vede solo chi non la vuole vedere ma è ormai tanto lontano dalla sx storica da capire solo il neoliberismo in cui è immerso o una faziosità fine a se stessa.
Il resto è fuffa, anche perché chi straparla di sx è spesso dalla parte del peggior potere del mondo moderno,un potere decisamente e senz’ombra di dubbio nemico di interessi,diritti e valori di qualunque popolo civile e tutto nell’interesse di poche élite finanziarie che tentano di dominare in nome del solo profitto di classe tagliando ogni conquista di civiltà e democrazia. Per cui il dibattito sulla sx è diventato da tempo un gingillo dialettico privo di fondamento o uno strumento utile solo a definire ipotetici nemici.

Codice etico M5S, una regola del gioco
Paolo De Gregorio

Il punto 6 del codice etico di autoregolamentazione del M5S recita: “Ogni sindaco e Presidente di regione eletto nelle liste del M5S è tenuto a far rispettare il presente codice etico ai componenti delle proprie giunte, anche se gli assessori non risultano iscritti e/o eletti nel M5S”.
Nella discrezionalità del sindaco e del Presidente di regione di scegliere assessori fuori del Movimento si generano alcuni problemi anche molto gravi, soprattutto quando queste scelte sono fatte in nome di una “competenza tecnica” che scavalca i militanti e iscritti da anni presenti sul territorio, che garantiscono la cosa più preziosa, il rapporto fiduciario con la popolazione, che è una cosa che non si improvvisa e rende dunque difficili i tentativi di infiltrazione.
Le famose “competenze tecniche”, ove fosse necessario, si acquisiscono sul campo, svolgendo l’attività amministrativa, avvalendosi di consulenze di personaggi che hanno realizzato effettivamente nella loro attività politico amministrativa risultati validi nello smaltimento dei rifiuti, risultati validi nei trasporti urbani, nella lotta all’inquinamento, e via elencando, cercando tra le città meglio amministrate d’Europa, senza dare loro alcun ruolo, ma cercando un gemellaggio di risultati e buona amministrazione.
Sono sicuro che se a Roma la Raggi avesse usato questo metodo avrebbe evitato quel notevole dissenso interno fra i suoi consiglieri eletti, che in questi sei mesi di sindacatura sarebbero sicuramente diventati esperti quanto basta per ben amministrare, con la garanzia di anni e anni di impegno politico alle spalle.
Mi piace pensare che di fronte a questa evidenza dei fatti, che hanno visto a Roma un ridicolo balletto di immissioni e dimissioni di esperti, totalmente a digiuno di un rapporto con la città, si pensi ad un obbligo dei sindaci a 5 stelle di scegliere tra i consiglieri eletti i propri assessori, che nel caso possono avvalersi di consulenze tecniche esterne di professionisti a cui non sia dato alcun ruolo politico, ma una semplice retribuzione.
I migliori portavoce del Movimento (Di Battista, Di Maio, Fico, ecc, ecc.) non sono nati esperti, ma sono venuti dal nulla e dopo poco tempo sono diventati brillanti parlamentari e comunicatori, meglio di tutti gli “esperti” che da 30 anni bivaccano nel Parlamento.

Daniela Gaudenzi su IFQ

Il nuovo codice etico del M5s e l’ennesima accusa lanciata dal blog da Grillo contro i media sono stati messi in un unico pentolone e cucinati secondo una consolidata ricetta da“i giornaloni” “quei “ricettacoli di inquisiti, imputati e condannati impuniti che sono i partiti di dx, centro e sx” (Travaglio). Si è citato sproposito il garantismo e puntato minacciosamente l’indice contro il presunto salvataggio della Raggi. Gli slogan più fantasiosi e gettonati vengono dalle teste d’uovo renziane contro “la svolta garantista” di Grillo. Stante i fatti, finora, nessun eletto 5stelle è stato mai sospeso né espulso solo per l’iscrizione nel registro degli indagati o per un avviso di garanziam ma Michele Ansaldi parla di “codice salva-Raggi come legge salva-Previti”. Andrea Romano si butta sullo sfottò demenziale “il M5S è passato da onestà-onestà a maestà-maestà” riferendosi al presunto strapotere del garante. La Stampa allerta sugli stratagemmi degli strateghi della Casaleggio per “fare della Raggi una martire” secondo un piano chiamato “Operazione Giovanna D’Arco”. Si ride della “narrazione mediatica” che deve far passare la Raggi “per vittima dei poteri forti con l’accanimento dei media sempre pronti ad alimentare il rogo del martirio”, ma questo non è un parto delle menti diaboliche di Grillo e Davide Casaleggio, ma la semplice ricostruzione dei fatti secondo un numero molto rilevante di lettori, telespettatori ed elettori. Se tutto questo nemmeno a Roma ha seriamente intaccato il consenso per il M5S un motivo c’è: ed è l’accanimento, l’ossessione, il desiderio di linciaggio quasi sempre prevalente sull’analisi e sulla critica che hanno mostrato all’unisono i cascami della partitocrazia e la casta giornalistica accomunati dall’autoreferenzialità.
Forse sarebbe il caso di difendersi dalla disinformazione e dalle falsità delle tv e dei giornali, che pre-esistono alle bufale del web e di cui noi italiani continuiamo a essere vittime.

Grillo: “La disinformazione è il primo potere politico in Italia.”
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IMBAVAGLIARE LA VERITA’

Trovo grottesco che ci sia chi imputa il nostro 77° posto nella classifica della libertà di stampa solo a mafia o simile. Si dimentica che il potere da dx a sx in Italia ha cercato di imbavagliare in ogni modo la libertà di stampa, sia con leggi contro le intercettazioni che con continui tentativi di censura (è solo di ieri la proposta di Pitruzzella di censurare il web) sia attraverso querele e minacce politiche ai giornalisti liberi come con una spaventosa concentrazione delle testate in mani sicure (si pensi a de Benedetti, Caltagirone, gli Agnelli, la Marcegaglia, Moratti, Ligresti, Berlusconi o Angelucci…). Le linee editoriali fanno tutte capo (eccetto il Manifesto e IFQ) ad una stessa cricca che non persegue certo la diffusione della verità. Non sorprende quindi che gli analisti finanziari italiani lamentino l’impossibilità di rintracciare informazioni equilibrate sulla base delle quali valutare i bilanci delle società, o che scandali come Cirio o Parmalat o truffe bancarie come MPS siano stati tenuti nascosti finché non è stato ‘troppo tardi’.
Pensate solo a questo: Tiscali è l’editore de L’Unità – il quotidiano del principale partito ‘di sx’ del Paese, il Pd – che risulta pertanto a un solo grado di separazione da Milano Finanza e Capital (attraverso Uckmar); e a due gradi di separazione (lo stesso Uckmar e Carfagna), dalla Mediolanum di Berlusconi.
Corsera, Fiat, Pirelli, Telecom Italia, Mediobanca, Intesa ecc. sono tutti gruppi di potere collegati fra loro. Grande finanza, banche, assicurazioni, telecomunicazioni, cementifici, acciaierie, pneumatici, immobili, moda, elettrodomestici: non c’è praticamente nessun settore del made in Italy che non possa dire la sua sui contenuti e sulla posizione della stampa. E si finge di non vederlo? Ma andiamo….! Ma che informazione libera può venire da costoro??? Le notizie pubblicate saranno quelle che non infastidiscono nessuno. Cronaca nera, pettegolezzi politici e non, pochissimo approfondimento e quasi nessuna inchiesta, notizie dall’estero estremamente limitate, e solo quando non se ne può fare a meno.

LA BANDA DEI DISONESTI
Marco Travaglio

Avete finito di ridere per le polemiche dei partiti contro il Codice etico dei 5Stelle al grido di “siamo tutti uguali”? Mettetevi comodi, perché si ricomincia. Forza Italia e la sua bad company Ncd (Nuovo centro detenuti) un Codice etico non ce l’hanno, per la stessa ragione per cui non l’avevano la Banda della Magliana e il Clan dei Marsigliesi. Invece il Pd ce l’ha. Art. 2: “Le donne e gli uomini del Partito democratico ispirano il proprio stile politico all’onestà e alla sobrietà… Non abusano della loro autorità o carica istituzionale per trarne privilegi; rifiutano una gestione oligarchica o clientelare del potere”. Art. 5: “…si impegnano a non candidare, a ogni tipo di elezione, anche di carattere interno al partito” e a far dimettere i rinviati a giudizio, gli arrestati e i condannati anche non definitivi per “reati di criminalità organizzata, terrorismo, armi, droga, sfruttamento della prostituzione e omicidio colposo per inosservanza delle norme sulla sicurezza sul lavoro”, per “corruzione e concussione” e per altri “fatti di particolare gravità” valutati caso per caso dai probiviri. Per il M5S l’incandidabilità e le dimissioni scattano sempre con la condanna in primo grado, ma Grillo e i probiviri possono deciderle anche prima; e sono automatiche anche per chi la fa franca per prescrizione (sempre rinunciabile nel processo dall’imputato che vuol essere assolto nel merito), mentre il Pd è pieno di prescritti.
Il M5S non fa distinzioni di reati (esclusi, si spera, quelli di opinione), mentre il Pd ne cita solo alcuni e quasi tutti – tranne gli ultimi due – non proprio tipici del pubblico amministratore: se uno non è mafioso, terrorista, trafficante d’armi, spacciatore di droga, pappone, assassino, concussore o corrotto, può candidarsi e restare al suo posto. Invece per i delitti più tipici, cioè finanziamento illecito, peculato, falso, truffa, abuso d’ufficio, abuso edilizio, turbativa d’asta, frode ed evasione, inquinamento, nessun problema. L’unico punto dove il Pd è più severo è sull’incandidabilità dei rinviati a giudizio (sempre per quei pochi reati). Ma solo sulla carta, perché poi il suo Codice non lo rispetta. Nel 2015 Vincenzo De Luca fu eletto governatore della Campania pur essendo incandidabile per lo stesso Codice Pd: nella sua collezione di rinvii a giudizio, ce n’era uno per corruzione e concussione (processo Sea Park, poi finito in assoluzione). Per questo, forse, oggi il Pd e i suoi house organ bollano il Codice M5S come “salva-Raggi” (che non ha bisogno di salvarsi da nulla: non è indagata e nemmeno prima gli indagati M5S dovevano dimettersi).
Quando devono salvare uno dei loro, i piddini non modificano il loro Codice etico, ma si limitano semplicemente ad ignorarlo. In base a quello dei 5stelle, De Luca avrebbe dovuto dimettersi già nel 2010 quando intascò la prescrizione in appello, dopo essere stato condannato in primo grado per smaltimento illecito di rifiuti sulla discarica abusiva e inquinante di Ostaglio. Reato ambientale come quello contestato all’assessora Paola Muraro. Ma molto più grave, visti i danni alla saluti de 50 mila cittadini salernitani che, quando la discarica andò in fiamme, respirarono la nube tossica. Eppure la Muraro si è dimessa appena raggiunta dall’invito a comparire, De Luca invece è ancora lì, con la sua bella condanna prescritta. Il che dovrebbe suggerire a chi dice ai 5stelle “siete come noi” un minimo di prudenza, o almeno di pudore. Ma un partito che respinge “una gestione oligarchica o clientelare del potere” non avrebbe bisogno di indagini giudiziarie per mandare a casa De Luca. Dovrebbe bastare l’audio del suo comizio di novembre davanti a 300 amministratori campani, istigati a “fare clientela organizzata, scientifica, razionale come Cristo comanda” per portare migliaia di Sì al referendum in cambio dei “fiumi di soldi” in arrivo dal Governo. Qui purtroppo manca lo spazio per citare i cento e più piddini inquisiti, condannati e prescritti in Parlamento, al Governo e negli enti locali. Basta e avanza per smentire la leggenda del “tutti uguali”, quel che è accaduto a Palermo per le firme ricopiate sulla lista dei 5stelle alle Comunali 2012, caso che troneggiò in prima pagina per settimane, diversamente da quelli delle firme false dei partiti di tutt’Italia (a Bergamo il Presidente Pd della Provincia ha addirittura patteggiato per firme false), I deputati indagati Nuti e Mannino sono stati sospesi dai probiviri M5S non tanto e non solo perché sotto inchiesta, ma perché si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti ai pm. Il che è un loro sacrosanto diritto di cittadini, ma anche “un comportamento non conforme ai principi del Movimento”. Un politico che si professa innocente deve correre dal pm perché ha un dovere si trasparenza supplementare rispetto ai passanti.
Negli stessi giorni, al processo Mafia Capitale, (non si firme ricopiate ma su gravissimi fatti di criminalità organizzata e malaffare) il governatore Pd del Lazio Nicola Zingaretti, indagato per due corruzioni con richiesta di archiviazione, e altri esponenti dem si avvalevano della facoltà di non rispondere. E tutti zitti. Le parlamentari Pd Michela Campana e Daniela Valentini invece rispondevano, ma con una tale serie di bugie e “non ricordo” da indurre i pm a chiedere gli atti per falsa testimonianza. E tutti zitti. In compenso il sindaco Marino fu sfiduciato per qualche cena a spese del Comune. E la consigliera comunale Nathalie Naim, nota per le battaglie anti-abusivismo, è stata buttata fuori dalla lista Giachetti perché indagata per diffamazione su querela dei bancarellari del Tevere. Mica si chiama De Luca, la manigolda.

Grillo
“Stiamo affrontando insieme il terzo millennio con 3 miliardi di analfabeti, 1 miliardo e 500 milioni di persone che non hanno mai visto un telefono, nell’era della grande globalizzazione della comunicazione, l’era del computer del terzo millennio; 2 miliardi di persone che hanno meno di 3 chilowatt di corrente in casa, il computer se lo accendono devono spegnere il frigo.” O non hanno nemmeno il frigo.
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LA TECNOLOGIA TOGLIERA’ OCCUPAZIONE?

E’ dal 1770,dai tempi del luddismo, in cui gli operai fecero a pezzi le prime macchine,che sento questa litania che il lavoro umano sparirà sostituito dalle macchine.
Le macchine creano solo lavoro diverso e fanno sparire certi tipi di lavoro non qualificato per crearne altri.
Non è dalle macchine che viene il pericolo del futuro, ma dagli uomini che comandano e che vogliono gestire le cose per aumentare le sperequazioni economiche e legali tra chi possiede troppo e chi non possiede niente.
La tecnologia ha sempre creato più posti di lavoro di quanti ne abbia distrutti.
Nel 1779 un operaio inglese, Ned Ludd, distrusse, in un momento di rabbia, a colpi di zoccolo un telaio meccanico. Ottenne 3 risultati:
-aveva distrutto l’abominevole macchina che lo rendeva schiavo delle regole della produttività (se non avete mai usato un vecchio telaio non potete capire che sforzo fisico e cognitivo imponga)
-impressionò il suo vicino di telaio,un ragazzo originario della Francia–che inventò una nuova parola:“sabotare”,dal francese saboter,“colpire con lo zoccolo”,calzatura tipica degli operai dell’epoca
-dette inizio a un nuovo movimento politico,il “luddismo”, un movimento operaio di protesta che aveva come obiettivo la distruzione delle macchine, causa di bassi salari e di disoccupazione crescente(Laudadio).
Cerchiamo oggi di non fare del neoluddismo all’amatriciana.
Il mondo cambia. Non diamo alle macchine colpe che sono dell’uomo.
Una decina di anni fa Grillo su un palco prese a mazzate un computer. Oggi il M5S nasce grazie alla rete e ci sono milioni di persone che lavorano nell’informatica. Solo nella mia famiglia conto 4 persone che lavorano grazie al pc.
I telai meccanici innescarono in Gran Bretagna la prima rivoluzione industriale. Oggi la Silicon Valley è una cruciale risorsa per l’economia americana e non solo.
Gli economisti di Deloitte hanno studiato i dati di censimento di Inghilterra e Galles dal 1871 a oggi e li hanno incrociati con le varie invenzioni tecnologiche successive. La conclusione è ottimista: non è vero che la tecnologia ha reso inutili certi lavori, anzi è vero l’esatto contrario, la tecnologia è “una grande macchina che crea continuamente occupazione.
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Poesia di Capodanno
Pablo Neruda

Il primo giorno dell’anno
Lo distinguiamo dagli altri
come se fosse un cavallino
diverso da tutti i cavalli.
Gli adorniamo la fronte con un nastro,
gli posiamo sul collo sonagli colorati,
e a mezzanotte lo andiamo a ricevere
come se fosse un esploratore
che scende da una stella.
Come il pane, assomiglia al pane di ieri.
Come un anello a tutti gli anelli.
La terra accoglierà questo giorno
dorato, grigio, celeste,
lo dispiegherà in colline,
lo bagnerà con frecce di trasparente pioggia
e poi, lo avvolgerà nell’ombra.
Eppure,
piccola porta della speranza,
nuovo giorno dell’anno,
sebbene tu sia uguale agli altri
come i pani a ogni altro pane,
ci prepariamo a viverti in altro modo,
ci prepariamo a mangiare, a fiorire, a sperare.

OCCUPAZIONE E DEFLAZIONE

L’Istat ci dice che siamo in deflazione, il che vuol dire che la variazione degli aumenti di prezzi è negativa, dunque i prezzi non aumentano col ritmo che i produttori vorrebbero per cui non ci sono gli aumenti di ricavi che permetterebbero di incentivare l’economia e non aumenta l’offerta di lavoro. Molti sono sbigottiti da questi dati e si chiedono: com’è possibile che ci sia deflazione se le bollette sono aumentate, se le tasse sono aumentate, se il costo dei farmaci è aumentato? Com’è possibile se gli statisti mi dicono che negli ultimi anni il valore reale del mio stipendio è diminuito? Ma sembra che la deflazione dipenda dal paniere dei beni in cui gli energetici (dunque anche la benzina) non hanno aumentato il loro costo. Peccato che io non me ne accorga perché avranno pure non aumentato il costo alla base ma il costo per me è gravato da talmente tante tasse da non lasciarmi cogliere dai benefici! Poi c’è chi dà la colpa della disoccupazione alla tecnologia che sostituisce le macchine al lavoro umano.
Potete scrivere quello che vi pare, resta il fatto che il Paese più tecnologico del mondo, il Giappone, ha livelli di disoccupazione quasi a zero. E questo è un paradosso. Qualche motivo ci sarà.
“La terza potenza mondiale combatte da anni contro la deflazione e una crescita stagnante e a tratti negativa, ma nonostante ciò vanta un mercato del lavoro da fare invidia agli Stati Uniti e agli altri Paesi più floridi. ”
Evidentemente i rapporti tra tecnologia o deflazione e disoccupazione non sono quelli che ci fanno credere. E altrettanto evidentemente i criteri con cui si contano i disoccupati e gli occupati non sono molto seri e attendibili e variano da Paese a Paese.
In Italia si conta come occupato chi ha guadagnato un vaucher (7,5 euro) la settimana e in Europa si mettono nel Pil anche i probabili guadagni di droga e prostituzione (mi chiedo se noi in Italia gonfiamo il Pil anche coi probabili guadagni delle tre mafie e con le mazzette dei politici). E tutto questo non mi pare molto serio e puzza parecchio di demagogia ei di inganno popolare per continuare a mentire su un neoliberismo e su una Unione europea i cui danni li vediamo nelle nostre vite, al di là dei messaggi tranquillizzanti ma falsificatori di ogni realtà.
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Non si capisce poi perché dobbiamo insistere su lavori sempre più defatiganti o di troppe ore e occuparci del lavoro solo per togliere diritti e abbassare salari, senza tener conto di valori dell’uomo in generale.
La tendenza dell’umanità dovrebbe andare verso una evoluzione del lavoro e della vita in assoluto. E i lavori possibili potrebbero essere molti. Pensiamo soltanto a quanti lavori sarebbero necessari per la cura del territorio, il mantenimento in bellezza delle nostre città, la cura degli anziani, un fisco equo e costante, la difesa dal crimine, un ambiente più pulito, le energie verdi, la ricostruzione dai terremoti, il tempo libero, la semplificazione burocratica…Anche lasciando perdere la tecnologia più avanzata, il mondo è pieno di lavori umani da fare, al di là di ogni automazione. Certo che se da noi la tendenza è risparmiare sul capitale umano per introiettare guadagni da riciclare nei paradisi fiscali….!!
Il lavoro si è sempre trasformato nel tempo e dunque è destinato a cambiare moltissimo in futuro e a rivoluzionarsi totalmente. Un giorno potrebbe non essere più l’occupazione prevalente dell’uomo per un allargamento del tempo dedicato all’istruzione, alla cultura, alla cura sociale, al volontariato….
Indubbiamente quella informatica è stata una vera rivoluzione che ha cambiato molto le cose. Altre seguiranno. Già da qualche decennio abbiamo visto la riduzione del settore manifatturiero e l’amplificarsi dei servizi.
Spero che uno dei lavori più importanti del futuro sia quello di semplificatori che riescano a buttare via tutti i libretti attuali di istruzioni e ne scrivano di chiari e facili sul modo di usare gli strumenti tecnologici in nostro possesso.
E spero che sia lavoro ben pagato anche quello di chi riesca a scrivere in modo semplice e estremamente pratico e snello sia le leggi che le regole della burocrazia così da non ingannarci e da farci risparmiare tempo e da non assistere a mostruosità giuridiche come l’ultima riforma costituzionale.
Spero che ci siano dei semplificatori anche per il fisco affinché sia preciso, puntuale, equo e senza evasori e paradisi fiscali.
Ci sono cose come snellire e rendere efficiente la macchina dello Stato o più chiaro e trasparente il fisco che nessuna tecnologia da sola potrà mai fare perché dipendono solo da una volontà politica.
Spero che ci siano anche lavoratori addetti ad eliminare gli sprechi, gli abusi, i vizi della società partitica attuale.
Le macchine sono utili ma la volontà politica di chi le usa è molto più importante. E dare o non dare lavoro dipende molto più da quella che dalla tecnologia che sostituisce la macchina all’uomo.
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Grillo: “Adesso, con l’Europa unita, un disoccupato di Benevento può andare a fare il disoccupato a Stoccolma.”

Lucio Dalla
VITA

Vita in te ci credo
le nebbie si diradano
e oramai ti vedo
non è stato facile
uscire da un passato che mi ha lavato l’anima
fino quasi a renderla un po’ sdrucita

Vita io ti credo
tu così purissima
da non sapere il modo
l’arte di difendermi
e cosi ho vissuto quasi rotolandomi
per non dover ammettere d’aver perduto

Anche gli angeli capita a volte sai si sporcano
ma la sofferenza tocca il limite
e così cancella tutto e rinasce un fiore sopra un fatto brutto
siamo angeli con le rughe un po’ feroci sugli zigomi
forse un po’ più stanchi ma più liberi
urgenti di un amore, che raggiunge chi lo vuole respirare
Vita io ti credo
dopo che ho guardato a lungo, adesso io mi siedo
non ci son rivincite, né dubbi né incertezze
ora il fondo è limpido, ora ascolto immobile le tue carezze

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Video di Dalla Morandi

Grillo: “L’energia è la civiltà. Lasciarla in mano ai piromani-petrolieri è criminale. Perché aspettare che finisca il petrolio? L’età della pietra non è mica finita per mancanza di pietre.


(Cervello tra luce e ombra)

LA MINA DEI DERIVATI SUI CONTI PUBBLICI ITALIANI
40 miliardi di euro

I derivati sono scommesse, corrispondono al gioco d’azzardo. Ed è assurdo che si permetta agli enti locali o al Ministero del Tesoro di giocare d’azzardo coi nostri soldi.
Ma il fatto gravissimo è che i titoli derivati presenti sui bilanci dello Stato centrale e degli enti locali ammontano a quasi 4 miliardi. Il dato, registrato a giugno 2016, è in aumento di 7 miliardi (+22%) rispetto ai 32 di giugno 2015. Nel comparto privato resta enorme l’ammontare di titoli tossici. La massa di derivati finanziari presenti in Italia è pari a 242 miliardi.
Come dice il nome, si tratta di prodotti finanziari il cui valore “deriva” dall’andamento di un altro bene (azioni, obbligazioni, valute ecc.) oppure dal verificarsi di un preciso evento. E’ una sorta di “scommessa” su un avvenimento futuro: ad esempio, le quotazioni di quel titolo saliranno o quello Stato non sarà in grado di pagare il suo debito. L’attività o l’evento, che possono essere di qualsiasi natura, costituiscono il cosiddetto “sottostante” del prodotto derivato. La relazione che lega il valore del derivato al sottostante è il risultato finanziario del derivato, detto “pay-off”.
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Dove la mente è impavida
e il capo è eretto

Dove libero è il sapere
ed il mondo non fu ridotto in briciole
da ristrette domestiche mura
Dove le parole sgorgano
dalle profondità del vero
Dove indefessa lotta tende le braccia
verso la perfezione
Dove il chiaro fluire della ragione
non s’è perduto tra desertiche
sabbie
delle morte abitudini
Dove la mente è da te sospinta
Verso sempre più ampi atti e pensieri
In quel cielo di libertà, o mio Padre,
fa’ che il mio Paese si risvegli

Rabindranath Tagore
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Almaviva Contact, non c’è accordo
azienda-sindacati. Chiude sede di
Roma: licenziati 1.666 dipendenti

BILANCIO DI OBAMA
Blog di Grillo

Che tristezza, il passo d’addio di Barack Obama. Anche se, a ben vedere, perfettamente in linea con gli otto anni della sua permanenza alla Casa Bianca. Non è stato, Obama, il re delle speranze deluse, dei buoni propositi finiti in aceto, degli slanci ridotti a spasmi? Allo stesso modo, il Presidente dello stile e della ragionevolezza affronta il ritorno alla vita privata, e l’ingresso nel mondo dorato delle conferenze ben pagate, tramutandosi nella macchietta di se stesso. Un politicante stizzoso e stizzito che, come un bambino, butta all’aria il gioco in cui non riesce a vincere.
Il Presidente indeciso a tutto, una volta messo un piede fuori dalla Casa Bianca, si è messo a fare il decisionista. Bloccate le trivellazioni nell’Artico e in parte dell’Oceano Atlantico, sfruttando quanto previsto da una oscura legge del 1953. Condannati gli insediamenti israeliani, con un’astensione all’Onu dell’ultimissimo momento. A quanto pare nessuno tra i mille consiglieri riesce più a farlo ragionare e a spiegargli che il suo rancoroso progetto per fare i dispetti a Donald Trump si trasforma in una grande regalo all’odiato successore. Il blocco alle trivellazioni, giusto o sbagliato che sia, è del tutto ininfluente. Gli Usa sono già il primo produttore al mondo gas e petrolio e lo sono diventati proprio con Obama e grazie al fracking (o fatturazione idraulica), una tecnica di estrazione che desta uguale preoccupazione presso gli ambientalisti. Il provvedimento, dunque, non farà né caldo né freddo a Trump e alla sua corte di petrolieri e generali. Peggio ancora per Israele. L’espansione degli insediamenti è l’architrave della politica israeliana da decenni. Obama se n’è accorto dopo otto anni di inerzia e di parole vuote e dopo essersi fatto sbeffeggiare persino in patria da Benjamin Bibi Netanyahu, che andò al Congresso americano a parlar male di lui. L’unico risultato sarà avvicinare ancor più Netanyahu a Trump, che già pare poco sensibile alla causa dei palestinesi. E allontanare dal Partito democratico parte di quell’oltre 70% di ebrei americani che in novembre hanno votato per Hillary Clinton.
Il massimo degli infortuni, però, Obama lo ha raggiunto nella polemica con la Russia di Vladimir Putin a proposito degli hacker che avrebbero influenzato l’elezione presidenziale. Obama è un buon retore ed è riuscito ad accusare i russi di aver violato i server del Partito democratico senza mai dire che cosa da quelle violazioni, chiunque le avesse commesse, era uscito: e cioè che il Partito democratico aveva truccato le primarie per danneggiare Bernie Sanders e favorire Hillary Clinton. Ma pazienza. Il problema è che Obama, nella sua smania di attribuire a Putin tutta la colpa della sconfitta della Clinton, si è reso ridicolo. Intanto, un mare di politologi americani ha sottolineato le manchevolezze della campagna elettorale della Clinton e l’intima debolezza della sua candidatura, considerato che con lei erano schierati la Casa Bianca, tutto l’apparato di potere dei democratici, Wall Street, Hollywood e il mondo dei media. In modo così acritico che il giorno dopo l’elezione di Trump il New York Times ha voluto chiedere scusa ai lettori, autoaccusandosi di non aver capito nulla di quanto stava avvenendo.
Poi Obama si è fatto umiliare da Putin, che lo ha trattato come un dilettante. Dopo che il Governo americano ha espulso 35 diplomatici, il Cremlino ha rifiutato di reagire in proporzione. Al contrario, non ha preso provvedimenti se non quello di invitare i diplomatici Usa di stanza in Russia a fare un brindisi, oltre a porgere cortesi auguri di buon anno agli americani e di buon lavoro all’amministrazione entrante. Anche qui, dunque, il dispetto di Obama diventa un regalo per Trump che, sfruttando la sponda offerta da Putin, potrà presentarsi come il grande normalizzatore delle relazioni tra i due grandi Paesi.
Sullo sfondo, ovviamente, la situazione in Medio Oriente. Dove succede questo: in Siria l’intervento russo ha rovesciato le sorti del conflitto ed è diventato garante, piaccia o no, della sopravvivenza di una Siria di Bashar al-Assad; mentre in Iraq l’intervento saudo-curdo-americano non è affatto garante della liquidazione dell’Isis, che ancora saldamente tiene il caposaldo di Mosul.
Molto di tutto questo non sarebbe successo se Obama, che ha definito Putin “l’ex capo del Kgb”, non si fosse alla fin fine rivelato un epigono del Presidente George Bush senior, che era stato direttore della Cia. Bush senior varò, all’indomani del crollo del Muro di Berlino, la politica della “esportazione della democrazia”, che in realtà significava espansione dell’influenza globale degli Usa negli spazi geopolitici lasciati liberi dalla morente Unione Sovietica. Era il 1989. E vennero le guerre nei Balcani e in Medio Oriente, l’allargamento a Est della Nato e quello accessorio, almeno nell’idea americana, della Ue. Da allora troppe cose sono cambiate e forse solo Obama (come dimostrano Libia, Siria e Ucraina) non se n’è accorto. Exit dunque il primo Presidente nero nella storia degli Usa. Ora tocca al primo Presidente con i capelli rossi. Speriamo in bene.

ATTACCO ALLA RUSSIA
Diego Fusaro

(Obama tenta di irrigidire i rapporti con la Russia, espelle 35 ambasciatori russi in USA e accusa Putin di aver inquinato le elezioni americane con false notizie facendo perdere la Clinton e i democratici. Putin non sferra contraccolpi, non fa ritorsioni,non chiude a sua volta le ambasciate americane in Russia, aspetta tranquillamente che arrivi Trump.
Nel clima di neofascismo italico travestito da sx moderata, riferisco l’opinione di uno degli ultimi della sx storica, mentre il Pd è diventata più neoliberista e più fascista del turbocapitalismo, Diego Fusaro )

“E’ come se si stesse ricostituendo lo scontro bipolare fra il mondo occidentale capitalistico da una parte e il mondo russo dall’altro:un mondo non più comunista ma emblema di un diverso sistema capitalistico,quello di Putin.Non è più dunque lo scontro capitalismo/comunismo ma lo scontro fra due diversi e contrapposti capitalismi. Sul piano geopolitico credo che le conseguenze potrebbero non essere tutte negative. Dopo il 1989 molti conflitti sono scoppiati proprio perché non c’era più la controparte, cioè la Russia. Ma negli Usa peggio di Trump c’è solo la Clinton, simbolo dell’America guerrafondaia, l’America delle bombe, dei grandi gruppi finanziari e del liberismo assoluto. Rispetto a lei uno come Trump è molto meno peggio di quanto si creda. La differenza fra Putin e Obama è che Obama è un servo del sistema finanziario, mentre Putin vive un riscatto della dignità del popolo russo. Caduto il comunismo, Putin ha capito che la Russia non può uniformarsi al modello capitalistico occidentale e americano e ha creato un’alternativa sul piano sociale, economico e culturale, difendendo i diritti del suo popolo e della sua nazione, non quelli della Finanza come Obama. In Occidente Putin viene visto come il male assoluto, una costante minaccia per la pace. Ma a creare sempre nuove guerre non è stato Putin ma gli USA. I flussi migratori di cui oggi si parla tanto,sono causati dalla destabilizazione provocata dagli USA.

Viviana Vivarelli
In campagna elettorale Obama promise nel suo programma che avrebbe fatto finire la guerra in Iraq, che avrebbe ritirato le truppe dall’Afghanistan, che avrebbe chiuso Guantanamo, che avrebbe reso agli americani i diritti civili, avrebbe fatto una politica di pace con la Russia e con l’Iran e avrebbe reso ai poveri lo stato sociale inaugurando cure mediche gratuite.
Invece in Irak la guerra continua e non c’è mai stata nemmeno l’intenzione di fare un piano di pace, in Afghanistan le truppe di occupazione sono addirittura aumentate, Guantanamo è sempre aperto con tutti i suoi orrori, si sono conservate leggi antidemocratiche come il Patriot Act di Bush che calpestano l’habeas corpus e i diritti civili e il Medicare di Obama, costoso e pieno di buchi, viene respinto dagli stessi poveri.
In cosa Obama dovrebbe meritare tutti gli elogi che i falsificatori della storia, specie italiani, ancora gli fanno?
E ora, a due passi dallo sfratto dalla Casa Bianca, ancora Obama cerca di fare del male, provocando la Russia? E ancora bombarda la Siria? E ancora depreda il mondo?

Video

Charlie Brown:
“Ho fatto il vaccino per la polio e gli orecchioni… E poi… vediamo… cos’ho fatto dopo? Ah, sì, poi ho fatto quello per la scarlattina, la pertosse e il morbillo… Poi sono caduto dalle scale!” :- )
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Paolo Cicerone
Scilipoti eletto vicePresidente della commissione scienza, tecnologia e sicurezza della NATO….pfffffff….AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!
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Grillo vuole istituire un Tribunale della verità fatto da cittadini che individui e accusi le bufale dei media. Subito tutti hanno urlato al liberticidio.

beluscameno
Il CORAGGIO DELLA VERITA’- LA PARRESIA
di Michel Foucault

PARRESIA significa “Dire la verità” costi quel che costi.
La verità è un fatto di giustizia, non solo di forma logica. Quando un filosofo si rivolge a un sovrano, a un tiranno, e gli dice che la sua tirannide è pericolosa e spiacevole, perché la tirannide è incompatibile con la giustizia, in quel caso il filosofo dice la verità, crede di stare dicendo la verità, e ancor più, corre un rischio (giacché il tiranno può adirarsi, può punirlo, può esiliarlo, può ucciderlo). Fu questa la situazione in cui si trovò Platone con Dionigi di Siracusa. Il “parresiastes” è qualcuno che corre un rischio. Naturalmente, non è sempre il rischio della vita. Quando, per esempio, qualcuno vede un amico che sta commettendo un errore e rischia di incorrere nelle sue ire dicendogli che sta sbagliando, costui sta agendo da ‘parresiastes’. In tal caso, certo, non rischia la vita, ma può irritare l’amico e l’amicizia può risentirne. Se, in una discussione politica, un oratore rischia di perdere la sua popolarità perché la sua opinione è contraria a quella della maggioranza, o perché può condurre ad uno scandalo politico, egli sta usando la “parresia”.
“La parresia dunque è legata al coraggio di fronte al pericolo, essa richiede propriamente il coraggio di dire la verità a dispetto di un qualche pericolo. E nella sua forma estrema, dire la verità diventa un “gioco di vita o di morte”.
Ce ne parla Michel Foucault in una serie di conferenze tenute all’Università californiana di Berkeley nel 1983, un anno prima di morire. Oggi queste conferenze sono raccolte in un libro: ‘Discorso e verità nella Grecia antica’ (Donzelli),
Verità è la parola chiave della filosofia, è il problema intorno a cui tutta la ricerca filosofica si affaccenda dal giorno in cui nacque prendendo congedo dal mito e dalla religione.
“Anche la religione, infatti, ritiene di dire la verità, ma il fondamento della sua verità risiede nell’autorità di chi la enuncia, mentre la filosofia cerca una verità capace di stare in piedi da sola, senza il conforto di alcuna autorità.”
Ma chi dice la verità in certi casi viene perseguitato. Un grande svelatore di verità nel mondo moderno è Julian Assange, non a caso, auto prigioniero in una ambasciata, colpito da false accuse e ricercato dai servizi segreti americani, dopo di lui è scoppiato il caso di Bradley Manning e quello Edward Snowden, personaggi che hanno violato i sistemi informatici statunitensi,”SQUARCIANDO IL VELO DI SEGRETEZZA CHE AVVOLGE LA GUERRA” e l’apparato di spionaggio americano che ci sorveglia. Ciò che era segreto l’hanno reso pubblico e adesso sono perseguitati.
Assange ha fondato Wikileaks, pubblicando ad esempio i cablogrammi USA (ossia i messaggi del circuito diplomatico) da cui possiamo capire ad esempio quali politici sono più “collaborativi” con il Governo americano. Manning, è in carcere per aver diffuso le immagini delle uccisioni di civili compiute dalle Forze Armate americane. Snowden ha rivelato il cosiddetto “datagate” e ha mostrato al mondo intero che il Governo di Obama spia tutto il pianeta. Ora è braccato e sta cercando disperatamente rifugio politico. Proprio grazie a lui abbiamo potuto conoscere l’esistenza del programma di sorveglianza PRISM, classificato come di massima segretezza dalla National Security Agency (NSA) sin dal 2007. Scarsissima la solidarietà internazionale dei governi, a parte alcune eccezioni come quella del Presidente venezuelano Nicolas Maduro che ha dichiarato: “Snowden è perseguitato nel mondo senza alcuna ragione. Non ha lanciato un missile o ucciso qualcuno” e quindi “merita la protezione del diritto umanitario internazionale”.
Edward Snowden ha 29 anni ed è un impiegato pentito nella NSA. Lo scopo delle sue rivelazioni è di “non consentire al Governo Usa di distruggere privacy e libertà di internet”.
Con queste parole ha messo sotto accusa Obama, che si trova così coinvolto nel primo vero scandalo della sua amministrazione. Lo scoop planetario di Snowden è emerso grazie al quotidiano britannico Guardian, che ha rivelato “il tentacolare sistema grazie al quale la Nsa, National Security Agency, ma anche l’Fbi, accedono da almeno sei anni alle comunicazioni telefoniche degli americani e ai server mondiali di nove big company del web, da facebook a skype”, scrive Simone Cosimi su Wired.
Le rivelazioni di Snowden hanno creato frizioni fra Usa e il resto del mondo. E tuttavia le nazioni che si indignano per essere state spiate non offrono asilo politico a Snowden, ed è qui l’ipocrisia di tutta questa storia.
Su Dagospia si legge: “Lo scandalo Datagte costringe gli Usa a scoprire le carte su Prism:
l’Europa ottiene un gruppo di lavoro misto sui programmi di sorveglianza dell’America.
S’allarga il papocchio: migliaia di aziende hi-tech hanno fornito dati all’intelligence Usa ricevendo in cambio informazioni riservate”.
La sorveglianza di PRISM è andata così in profondità che ha toccato e-mail, chat, chat vocali e videochat, video, foto, conversazioni VoIP, trasferimento di file, notifiche d’accesso e dettagli relativi a siti di reti sociali. E tutto questo è potuto avvenire grazie alla collaborazione di vari fra i maggiori service provider, tra cui i principali sono Google, Facebook, Microsoft, Skype, Apple e altri. Con Snowden si sono schierati alcuni degli esponenti più critici del cinema americano che hanno firmato un appello insieme a un gruppo di pacifisti statunitensi (Noam Chomsky, Tom Hayden, Daniel Ellsberg e Joseph Wilson).

SE ’N GIORNO…
Mariapia Caporuscio

Vorrei pe’ ‘ngiorno solo esse Dio
e trasformà ‘sto monno a modo mio.
Co’ le bbone nun zè riusciti a gnente…
userei ‘n metodo più convincente.

Accchiapperei tutti quei paperoni,
che se credeno der monno li padroni,
quelli che cor sudore de la ggente…
se so’ ari
cchiti vergognosamente!

Li butterei drento quelle discariche
‘ndove come topi tratteno li fij mia,
li lascerei soli e senza scorte…
a nutrisse de merda fin’alla morte!
Ai politici che tratteno come stracci
i lavoratori, ‘sti luridi pagliacci

je farei provà cosa se prova..
buttà er sangue pe’ du’ centesimi l’ora.
A chi nelle campagne ha sotterrato
rifiuti tossici, radioattivi e amianto,
uccidenno la vita del creato,
seminanno disperazione e pianto,

li metterei a cortivà quei prati e
arzerei tutto ‘ntorno un muro,
fin’à quanno schiatten’ ammalati.
Proprio questo farei, lo giuro!

Er poro Cristo morenno… c’ha concluso?
de cambialli s’era solo illuso:
chi de troppi sordi è ‘nammorato,
deveda esse lui… ammoriammazzato!

Grillo richiama il Governo a fare rapidamente i rimpatri degli immigrati irregolari. Subito Massimo Giannini urla al razzismo e al fascismo. Due giorni dopo il Governo Gentiloni applica una linea più ferma sui clandestini. Ma Giannini tace. Come mai?

IMMIGRAZIONE E M5S
Gaetano s

La linea del MoVimento sull’immigrazione non è che la giusta via di mezzo tra due eccessi opposti, in quanto riflette la posizione del buon senso, che è sempre la più semplice e la più difficile allo stesso tempo. Ora, visto anche il tenore di alcuni post, vorrei ricordare che il MoVimento ha ben presente il valore dell’essere umano e che, se tutela i diritti dei cittadini italiani, certamente non afferma che gli immigrati non abbiano diritti o che non siano persone. Noi non siamo certamente i buonisti ipocriti della finta sx, ma non siamo neppure i razzisti xenofobi della lega o i rimasugli del neofascismo, come vogliono dipingerci ad arte i nostri avversari. Le direttrici da seguire, ben delineate da Beppe, sono perciò legalità, accoglienza nella giusta misura e ridiscussione dei trattati europei, battendo finalmente i pugni sul tavolo dell’UE, come fa ogni Paese con gli “attributi”. Tutto ciò accompagnato dalla (vera) cooperazione internazionale e dal contrasto alle guerre e alla vendita di armi, per ridurre alla fonte i flussi migratori. Solo così si interrompe la tratta degli esseri umani, che arricchisce le mafie nazionali e internazionali, con la complicità dei grossi poteri politici e finanziari. Ai “sinistroidi” che ci accusano di fascismo e xenofobia vorrei invece ricordare un concetto così evidente da sembrare banale: l’accoglienza indiscriminata non è vera accoglienza ma è solo caos, cioè la rovina per tutti, italiani ed immigrati. È normale che se accolgo in casa mia chiunque voglia entrare, alla fine la casa crolla, e non posso più viverci né io né quei pochi che vorrei ospitare. Lo so, può sembrare una grossa banalità, ma evidentemente per molti il concetto non è ancora chiaro. Certamente la finta sx questo concetto lo ignora, o finge di ignorarlo per bieco tornaconto politico.
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95 miliardi buttati nel gioco, la prova che l’Italia si sta ammazzando da sola

Nel 2016 gli italiani hanno speso al gioco il 4,4% del Pil, poco meno di quanto spendono per mangiare, il triplo di quanto spendono per l’istruzione. Un dato che ha pochi eguali al mondo. E che rappresenta un fardello insopportabile, per un Paese in crisi
di Francesco Cancellato

95 miliardi di euro sono più o meno il 4,4% del Pil italiano. Più del doppio di quanto le famiglie italiane spendano ogni anno tra tasse, rette, lezioni private trasporto scolastico. Più di quanto – il 4,1% del prodotto interno lordo – lo Stato spenda ogni anno per l’istruzione. Poco meno del crollo degli investimenti in Italia tra il 2007 e il 2015, pari a 109 miliardi di euro. Non molto di più dei 129 miliardi all’anno che spendiamo, noi tutti 60 milioni di italiani, per mangiare.
95 miliardi è quanto gli italiani hanno speso in un anno nel gioco d’azzardo. Macchinette, scommesse online, gratta e vinci, lotterie varie. Numeri da record, che surclassano gli 88 miliardi del 2015 – +7%, nemmeno il Pil cinese cresce a questa velocità – e doppiano i 47,5 miliardi del 2008. Alla faccia della recessione, della disoccupazione da record, delle fabbriche che chiudono, dei consumi al palo, della rabbia anti-governativa, contro tutte le élite e tutti gli establishment.
95 miliardi è quanto gli italiani hanno speso in un anno nel gioco d’azzardo. Più del doppio di quanto le famiglie italiane spendano ogni anno tra tasse, rette, lezioni private trasporto scolastico. Non molto più dei 129 miliardi all’anno che spendiamo, noi tutti 60 milioni di italiani, per mangiare
95 miliardi che alimentano le casse dello Stato con un gettito anch’esso da record. 18,5 miliardi, per la precisione. 5 miliardi in più di quanto la Apple si dice abbia eluso al fisco irlandese. Un extragettito sontuoso alimentato soprattutto da giovani adulti con prole e con stipendi bassi, in quello che risulta essere un clamoroso caso di imposizione fiscale regressiva, che ha pochi eguali nella storia dell’umanità. Prenda nota, chi parla di disuguaglianze.
95 miliardi vogliono dire 260 milioni al giorno, 3.012 euro al secondo. Soprattutto, sono 1583 euro a testa, per ogni italiano. Una cifra che ha pochi eguali al mondo. La metà delle quali finiscono in una delle 414mila slot machine – una ogni 143 abitanti – disseminate su tutto il territorio nazionale, molte delle quali in mano alla criminalità organizzata che le usa per riciclare il denaro sporco. Per dare un’idea, in tutti gli Stati Uniti ce ne sono circa 800mila.
95 miliardi sono la misura della disperazione, della superstizione, del pensiero magico, della clamorosa ignoranza di un Paese che si auto-celebra ogni giorno come la culla della cultura globale. 95 miliardi sono i motivi per prendercela con noi stessi, senza scomodare nessun potere occulto. La prova regina del fatto che potremmo salvarci da soli, senza particolari problemi, se non fossimo così cocciutamente impegnati ad autodistruggerci. in realtà si trovano sempre le risorse per aiutare i più forti. Basta pensare che solo qualche settimana fa il Governo ha trovato in un batter d’occhio ben 20 miliardi di euro per salvare le banche e non i risparmiatori, tra cui Mps. Senza dimenticare i 18 miliardi di euro spesi per finanziare il Jobs Act che è servito solo per far aumentare il precariato e i 20 miliardi di euro che sono stati spesi finora per cercare consensi elettorali con gli 80 euro. Poi chiesti indietro a molti beneficiari. la proposta del M5S che è ferma da 2 anni in Parlamento per colpa del Governo Renzi e della maggioranza. Si chiama reddito di cittadinanza, serve ad azzerare la povertà più grave e a reinserire i beneficiare nel mondo del lavoro e nel contesto sociale e come ha dichiarato l’ISTAT costa 14,9 miliardi di euro. Molto ma molto meno di quanto il Governo ha fatto spendere finora agli italiani per aiutare le banche, per precarizzare ulteriormente il lavoro e per cercare consensi elettorali.

Nunzia Catalfo
Grazie a questi governi non eletti ma tutti a base Pd 17 milioni e mezzo di italiani sono a rischio povertà ma non sono una priorità. Non contano nulla. L’attuale ministro del lavoro ha affermato, infatti, che per il 2017 verrà destinato circa 1 miliardo e mezzo di euro per ampliare il Sia, ovvero, il sostegno di inclusione attiva che nulla ha a che vedere con una misura seria e strutturale di contrasto alla povertà. Una proposta, quella avanzata dall’attuale esecutivo, che continuerebbe a lasciare senza alcun aiuto milioni e milioni di persone, famiglie, giovani, disoccupati, liberi professionisti, pensionati ecc disperati, che per il semplice fatto di avere un ISEE di poco più di 3000 euro o per il semplice fatto di avere anche solo un motociclo di proprietà, resterebbero totalmente esclusi dalla proposta avanzata dal Governo.
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Nella stima del demografo Gian Carlo Blangiardo, dai dati Istat relativi ai primi 7 mesi del 2015 il demografo si ricava un aumento di 39.000 morti in confronto al medesimo periodo del 2014, «un aumento dell’11% che, se confermato su base annua, porterebbe a 664.000 i morti nel 2015». Un’impennata di 66.000 decessi, tanti come come quelli registrati durante le due guerre mondiali
Vogliamo dire che 11 milioni di italiani hanno smesso di curarsi perché non ce la fanno più con i costi delle medicine e dei ticket?
Vogliamo dire che fin dalla prima Leopolda il programma di Renzi era diminuire progressivamente lo stato sociale fino ad arrivare alle assicurazioni private come in USA?
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La frase di oggi è di Tagore, massimo poeta bengalese:

Sono destinati a conoscersi
tutti coloro che cammineranno
per strade simili
.”
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E’ morto Tullio De Mauro, il più grande linguista italiano. E’ stato Ministro dell’Iistruzione.

bdrim
Da De Mauro alla Fedeli il salto è vertiginoso: neppure in un racconto di fantapolitica si sarebbe potuto immaginare che la guida del Ministero della Pubblica Istruzione sarebbe passata, nel giro di 15 anni, da un insigne studioso di fama internazionale a una Fedeli qualunque nemmeno laureata, così come la Sanità da Umberto Veronesi alla Lorenzin incompetente e solo diplomata ecc. L’analfabetismo di ritorno, preconizzato da De Mauro, è proprio ben simboleggiato dalla qualità dell’attuale classe politica.
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Citazioni di Tullio De Mauro:
Chi non legge smette anche di studiare. In Italia solo un 20% di quadri segue corsi di aggiornamento: 4 volte meno della media europea. Una classe dirigente male alfabetizzata, quindi non aggiornata, è la rovina di un Paese, molto più di un crollo della Borsa.”

“La democrazia vive se c’è un buon livello di cultura diffusa. Se questo non c’è, le istituzioni democratiche – pur sempre migliori dei totalitarismi e dei fascismi – sono forme vuote.”

IL FALLIMENTO DEI GIORNALI

Il 5stelle Bonafé DICE al vergognoso Rotondi, nullafacente andreottiano, democristiano doc, fondatore dell’associazione “Uniti contro il 41 bis“: “Lei per produzione legislativa è stato 620° su 630 deputati in 17 anni di Parlamento”. Ma Rotondi continua a dare di sé un panorama squallido. Come potrà mai l’Italia avere il minimo progresso con personaggi simili? Rotondi è quello che disse: “Aboliamo la pausa pranzo per i lavoratori. E’ un danno per tutto il Paese ma anche per l’armonia della giornata”.
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Neologismi: B prima e Renzi dopo ci hanno offerto una post-democrazia che si avvicina pericolosamente al fascismo, così al posto di una informazione seria abbiamo avuto le post-verità, altro modo per chiamare bufale e menzogne. ‘Post-truth’, cioè post-verità, è la parola dell’anno per l’Oxford dictionary, situazioni in cui non contano i fatti ma le emozioni viscerali create faziosamente attorno ad essi inventando una realtà fittizia. Campiono negativi di post-verità sono stati USA e Gran Bretagna. Tra Brexit e Trump, entrambi i Paesi hanno vomitato la loro dose massiccia di post-verità. E tutta la campagna elettorale statunitense, da Trump alla Clinton, è stata orchestrata su questa base. In Italia da anni ormai abbiamo al posto di una politica seria un caso emblematico e vergognoso di post verità, amplificate dai media, dai troll a libro paga e dai faziosi, una falsità generalizzata che coinvolge in una spettacolare campagna di disinformazione ad oltranza.Nulla di cui andar fieri. Nulla che non dovrebbe sotterrare questi politici con questi pseudo giornalisti.
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LA POST- RAI
Marco Travaglio

Nel suo ultimo film Oliver Stone racconta la storia di Edward Snowden, il giovane analista della Cia che rinuncia a tutto – vita, affetti, lavoro e stipendio – per svelare agli americani e al mondo una notizia vitale per la democrazia: il Governo degli Stati Uniti calpesta scientemente la Costituzione e fa spiare centinaia di milioni di persone, non solo americane, con la scusa del terrorismo. Ora vive, si fa per dire, a Mosca perché, quando fece scalo in Russia da Hong Kong (dove s’era rifugiato) per raggiungere il Sudamerica, il Governo Obama gli levò il passaporto e lo rese apolide. Pronto a incriminarlo per reati gravissimi in caso di ritorno in patria. Vedere quel film e leggere le storie di ordinaria miseria in casa Rai fa un certo effetto, anche perché il caso Snowden e il caso Rai – almeno sulla carta – appartengono alla stessa famiglia: l’informazione. Solo che Snowden, pur non essendo un giornalista o forse proprio per questo, ha sacrificato tutto pur di dare notizie vere. La Rai sacrifica tutto pur di dare notizie false. Ieri ne abbiamo raccolto una miniantologia, ma ce n’è da riempire una Treccani.
Intanto, tutt’intorno, si dibatte sulle fake news o post-verità che, secondo la propaganda di regime, sarebbero un’esclusiva del Web e richiederebbero il pronto intervento delle “autorità pubbliche”, cioè di un orwelliano Ministero della Verità, secondo gli auspici del capo dello Stato Mattarella e del Presidente dell’Antitrust Pitruzzella, nonché dei sottostanti giornaloni e telegiornaloni che riprendono compunti e riverenti i loro moniti. Qualcuno, anche sul Fatto, si sorprende perché la grande stampa s’indigna per la belinata grillesca della “giuria popolare” anti-bufale, mentre tutti trovano normale il bavaglio di Stato benedetto dal Colle e dall’Authority. Ma c’è poco da stupirsi: giornaloni e telegiornaloni non hanno nulla da temere dalla censura dei partiti, perché la praticano già quotidianamente sotto forma di autocensura. Quanto alla “giuria popolare” di Grillo, sanno benissimo che non vedrà mai la luce: infatti non è la parola “giuria” che li terrorizza, ma la parola “popolo”, unica vera ossessione dei politici senza elettori, dei giornalisti senza lettori e dei telegiornalisti senza spettatori. Fateci caso: Carlo Verdelli si è dimesso da direttore editoriale delle news Rai. Ma non perché, nell’ultimo anno, la Rai abbia stracciato il record (da essa stessa detenuto) di balle raccontate ai telespettatori a reti unificate: perché il Cda ha bocciato il suo piano organizzativo che spostava il Tg2 a Milano, creava un TgSud e accorpava le Tgr a Rainews24.
continua
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Oxfam: 62 persone hanno la stessa ricchezza della metà della popolazione mondiale

Questo dice l’enorme disuguaglianza di reddito nel nostro pianeta e vanifica la lotta alla povertà globale.
Dal 2010 al 2015, 3,6 miliardi di persone – metà della popolazione mondiale – hanno visto la propria ricchezza ridursi di 1.000 miliardi di dollari, 41%.
I 62 super-ricchi hanno invece registrato un incremento di oltre 500 miliardi di dollari. Il divario è drammaticamente cresciuto nel 2015 così che l’1% della popolazione mondiale possiede più del restante 99%.
Anche in Italia la disparità di reddito è impressionante: l’1% più ricco degli italiani possiede il 23,4% della ricchezza nazionale netta, cioè 39 volte quello che ha il 20% più povero. Insomma la crisi ha indebolito i più poveri ma ha arricchito i più ricchi e questo spiega perché sia stata voluta a tavolino da certi governi. Negli ultimi 5 anni di crisi l’aumento della ricchezza ha arricchito del 50% il 10% più ricco degli italiani.
Basta alle condizioni fiscali di favore per le multinazionali e basta ai paradisi fiscali!
Quanto detto vale soprattutto per i fautori del neoliberismo ad oltranza, come il nostro Renzi, che continuano con la balla che il libero mercato (che poi libero non è) ha migliorato le condizioni dei popoli.
(Oxfam è un’importante confederazione internazionale specializzata in aiuto umanitario e progetti di sviluppo, composta da 18 organizzazioni di Paesi diversi che collaborano con quasi 3.000 partner locali in oltre 90 Paesi per individuare soluzioni durature alla povertà e all’ingiustizia.)

LADRI, IMPUNITI E PREMIATI
Viviana Vivarelli

Rubano, non restituiscono il maltolto, non vanno in galera, non subiscono sequestri e sono pure premiati!!!
E’ libero Galan, ladro di FI, dopo 2 anni di comodi domiciliari nella sua villa di Cinto Euganeo. 10 mesi condonati. Perché? Ha patteggiato 2 anni e 10 mesi per corruzione nell’inchiesta Mose, pena confermata dalla Cassazione, ha patteggiato dunque si è riconosciuto colpevole, è stato ai domiciliari non si sa in virtù di quale privilegio, gli vengono condonati 10 mesi non si sa in virtù di quale altro privilegio, e riceverà comunque oltre al suo stipendio di parlamentare il vitalizio per essere stato amministratore regionale e pure il tfr. Lo vogliamo ricandidare?
E’ pronto ad incassare il vitalizio anche Renato Chisso, anche lui di Fi, assessore regionale condannato a 2 anni e 6 mesi e accusato di aver ricevuto 6 milioni di euro di mazzette.
Il motivo di questi vitalizi? La loro pena è troppo breve (meno di 3 anni) per far scattare la sospensione. Dunque Chisso riceverà 80.558 euro l’anno e un tfr da 96.244 euro. Denaro che non potrà essere sequestrato nonostante gli siano stati imputati 6 milioni di mazzette, mai trovati dalla Guardia di Finanza. Il motivo? I soldi del vitalizio arriverebbero successivamente rispetto alla pena. E allora? Manca la legge per condannarli, ma c’è la legge per continuare a pagarli.
Avete ancora qualche dubbio sul fatto che la Casta faccia leggi a favore di se stessa? C’è ancora qualcuno che pensi che i 3 governi del Pd messi su senza voto popolare abbiano avuto la minima intenzione di combattere i corrotti? E ancora state qui ad attaccare il codice etico di Grillo????? Ma con che faccia!!???? E ancora i media non hanno altro da fare che mettere sotto accusa il codice etico di Grillo???
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MASADA n° 1821 9-1-2016 SE VI PIACE LA ZUPPA CINESE

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MASADA n° 1821 9-1-2016 SE VI PIACE LA ZUPPA CINESE

Adoro la cucina orientale e non mi faccio mai mancare le zuppe cinesi, specie d’inverno, per il loro carattere ‘tattile’ particolare e la capacità di conservare il bollore per molto tempo. Ma, quando cerco su internet a ricetta per una zuppa cinese, resto insoddisfatta; il perché è presto detto: mancano di una sostanza fondamentale: il glutammato o umami. L’umami non è considerato una spezia ma un sapore, come dolce, salato, amaro e aspro.

FISIOLOGIA DEL GUSTO –SCIENZA IN CUCINA- L’UMAMI
di Dario Bressanini

I chimici si sono spesso occupati di alimenti e di cucina, pensate a Liebig o a Pasteur. Non capita spesso però che uno Chef pubblichi un articolo su una prestigiosa rivista di chimica. Non stiamo però parlando di uno chef qualunque, ma di Heston Blumenthal, tre stelle Michelin con il suo ristorante The Fat Duck nel Berkshire in Inghilterra, e uno dei maggiori esponenti di quell’approccio alla cucina chiamato Gastronomia Molecolare, che cerca di porre le conoscenze scientifiche al servizio della buona tavola, per migliorare vecchi piatti e inventarne di nuovi. Blumenthal, insieme ad alcuni ricercatori dell’Università di Reading, in un recente fascicolo della prestigiosa rivista Journal of Agricoltural and Food Chemistry, riporta l’analisi di acido glutammico e di 5’-adenosin monofosfato contenuti in 13 varietà di pomodori: da insalata, ciliegino, etc. Perché mai uno Chef dovrebbe interessarsi a queste molecole? Per rispondere dobbiamo tornare indietro di un secolo.

Il glutammato

Fino al 1908 si credeva che i sapori fondamentali fossero quattro: dolce, salato, aspro e amaro. In quell’anno il chimico giapponese Kikunae Ikeda stava cercando di capire quale fosse il sapore fondamentale di una tipica zuppa giapponese di alghe e pesce, il dashi, poiché appariva diverso dai quattro conosciuti. Scoprì che il sapore di quella zuppa era dovuto principalmente al glutammato, un sale dell’acido glutammico, un amminoacido, e decise di chiamare Umami il nuovo sapore. Nella nostra lingua potremmo chiamarlo “sapido”. Così come il cloruro di sodio stimola i recettori del sapore “salato”, il glutammato e l’acido glutammico stimolano il sapore umami. Ad essere pignoli il glutammato è uno ione negativo, che in soluzione è normalmente accompagnato da uno ione positivo, come lo ione sodio. L’acido glutammico è uno degli amminoacidi più abbondanti in natura e lo si può trovare, libero, in molti alimenti quali latte, pomodori, funghi, e in alcune alghe utilizzate dalla cucina giapponese. E’ un amminoacido non-essenziale, cioè il nostro corpo può produrlo autonomamente.
Costituisce il 11-22% degli amminoacidi nelle proteine animali e fino al 40% in quelle vegetali. Le proteine non hanno sapore, ma i loro amminoacidi costituenti sì, e degradando le proteine ne gustiamo il sapore. Questa degradazione, anche parziale, può avvenire durante la cottura dei cibi, oppure per via enzimatica, ad esempio per mezzo della nostra saliva.
Ikeda, nel 1908, riuscì ad estrarre 30 grammi di acido glutammico partendo da 40 Kg di alghe konbu fatte bollire in acqua. Questo amminoacido era già stato isolato, nel 1866, dal chimico tedesco Ritthausen, attraverso la scomposizione (idrolisi, dicono i chimici) della gliadina, una componente del glutine del grano. Immediatamente Ikeda pensò di brevettare la produzione di glutammato di sodio (MSG = Mono Sodium Glutamate) a partire dal glutine, che ne contiene fino al 25% in peso. Nel 1909 il primo barattolino di glutammato di sodio, con il nome commerciale di Ajinomoto, che significa “all’origine del gusto”, veniva messo in commercio. Nel periodo tra le due guerre mondiali, negli USA e in parte dell’Europa, il glutammato venne isolato a partire dei residui dell’estrazione dello zucchero dalla barbabietola. Dopo la seconda guerra mondiale i chimici cominciarono a cercare delle vie per sintetizzare il glutammato completamente in laboratorio. Nel 1963 la Ajimoto company iniziò a produrre glutammato non più dalla decomposizione del glutine ma per via puramente di sintesi chimica, producendo circa 1000 tonnellate al mese. Tuttavia questo metodo di produzione ebbe vita breve, perché da lì a pochi anni sarebbe stato soppiantato completamente da un metodo di produzione, usato ancora oggi, che utilizza una fermentazione batterica (un po’ come per produrre l’aceto o lo yoghurt)
La produzione mondiale di glutammato stimata è circa di due milioni di tonnellate all’anno, di cui un milione solamente in Cina. La produzione, e il consumo, in occidente è abbastanza limitata.

Nel corso degli anni furono scoperte altre sostanze dal sapore umami presenti nei cibi: in particolare il 5’-guanosin monofosfato (GMP) e il 5’-inosin monofosfato (IMP). Avete un dado in casa? Leggete l’etichetta. Quasi sicuramente contiene queste sostanze sotto forma di sale: glutammato monosodico, guanilato disodico e inosinato disodico. Tutte stimolatrici dell’umami. Sono sostanze naturali che per secoli, inconsapevolmente, i cuochi giapponesi e cinesi hanno utilizzato per costruire piatti complessi, spesso stimolando tre o quattro sapori fondamentali contemporaneamente, a differenza della cucina occidentale che raramente ne stimola più di due alla volta. I funghi shiitake ad esempio, molto usati nella cucina cinese e giapponese, sono ricchi di GMP mentre il tonno è ricco di IMP. Nel 1958 dei ricercatori scoprirono che il glutammato e i 5’-ribonucleotidi –così viene chiamata quella famiglia di sostanze– hanno un’azione sinergica: cioè in presenza ad esempio del GMP, serve molto meno glutammato per esercitare la stessa stimolazione del sapore umami.
Il riconoscimento dell’Umami come sapore fondamentale distinto dai quattro classici (salato, aspro, dolce, amaro) è stato immediato nella cultura asiatica, ma molto lento in quella occidentale, forse per un motivo culturale. Nella cucina occidentale spesso l’umami è stimolato insieme al gusto salato, e supportato dalla presenza di grassi animali. Questo fatto può aver ritardato la sua accettazione come sapore indipendente dagli altri. Pensate al brodo di carne, tipico della cucina occidentale. Nel brodo, a causa della lunga cottura della carne, si producono sia molecole di glutammato, dalla degradazione delle proteine, sia 5’-ribonucleotidi, che in sinergia stimolano l’umami. Ed è per questo che tali sostanze le ritroviamo nel “dado da brodo” commerciale. Tuttavia, nel brodo è anche presente il sapore salato, sia dal cloruro di sodio aggiunto dal cuoco che naturalmente presente nella carne. In più la presenza di grassi animali veicola molti altri aromi che possono coprire il gusto umami.
Nel 1825 Brillat-Savarin, nel suo famoso trattato “La Fisiologia del Gusto”, attribuisce il “sapore del brodo” ad una sostanza non ancora identificata ma secondo lui presente nella carne e che quindi si ritrova disciolta nel brodo. Chiamò questa ipotetica sostanza “Osmazoma”.
Studi successivi hanno dimostrato che Brillat-Savarin aveva torto, e che l’osmazoma non esisteva. Non c’era motivo quindi di accettare l’idea che il brodo di carne stimolasse un sapore diverso dai classici quattro (il glutammato, assaggiato a se, non ha un sapore che ricordi la carne).
Nelle tipiche zuppe giapponesi invece, come il già citato dashi, i grassi sono assenti e il sale non è aggiunto, ed è stato quindi più facile riconoscere l’umami come sapore dominante e attribuire al glutammato la capacità di stimolarlo. Anche se il cloruro di sodio non viene aggiunto, il sodio presente nel glutammato fornisce comunque una sensazione di salato difficile da separare, gustativamente, dal gusto umami.
Solo nel 2000 l’Umami è stato accettato pienamente tra i sapori fondamentali, con la scoperta dei recettori che vengono stimolati dal glutammato e dalle altre sostanze.

Il pomodoro è uno dei vegetali a più alta concentrazione di acido glutammico libero, concentrazione che aumenta molto con la maturazione e la cottura. Il pomodoro contiene anche un altro stimolatore dell’umami: il 5’-adenosin monofosfato (AMP). Queste due molecole, analizzate da Heston Blumenthal, sono il motivo per cui spesso il pomodoro è cotto insieme alla carne o al pesce: intensifica il sapore degli ingredienti a cui è associato.
Blumenthal distingue tra la “carne” del pomodoro, la parte soda direttamente sotto la buccia, e la “polpa”, quella fase semiliquida al centro del pomodoro che contiene i semi.
Un gruppo di “assaggiatori”, addestrati a riconoscere il sapore umami, ha trovato che la polpa vicino ai semi è molto più sapida della carne soda, e le analisi hanno confermato una maggiore concentrazione di acido glutammico e di AMP, anche sei volte superiore per alcune varietà di pomodori.
L’osservazione è interessante dal punto di vista culinario perché spesso la polpa viene eliminata, anche per questioni estetiche, mentre sarebbe meglio utilizzarla, dopo aver filtrato i semi.
Se volete vedere come Heston Blumenthal usa la polpa di pomodoro per preparare una “salsa da Hamburger” casalinga, potete andare sul sito della BBC, e selezionare “Week 2, Tomato sauce”.
La cucina italiana è spesso associata al pomodoro, e non stupisce quindi che sia gustosa e saporita, anche se è molto difficile riuscire a isolare l’umami dagli altri sapori assaggiando il pomodoro, perché questo è anche ricco di acidi e di zuccheri. Le analisi mostrano che più è maturo il pomodoro più è ricco di glutammato. Altri vegetali stimolatori dell’umami, ma in misura molto minore del pomodoro, sono i piselli, il mais, le cipolle, le verze, gli asparagi e gli spinaci.

La nostra gastronomia utilizza moltissimo anche un altro ingrediente che detiene il record mondiale di glutammato contenuto: il formaggio parmigiano. Ogni 100 grammi ne contiene 1.2 grammi. Ogni volta che aggiungete del parmigiano ad una ricetta state anche utilizzando le capacità del glutammato di stimolare il sapore umami, e più è stagionato e più ne contiene. Ho sperimentato personalmente l’effetto della presenza del glutammato nel Parmigiano stagionato qualche mese fa, quando ho avuto l’occasione di acquistare un pezzo, favoloso, di Parmigiano Reggiano stagionato 38 mesi e di confrontare il suo gusto con quello ordinario, stagionato 24 mesi, acquistato al supermercato. Quello più stagionato era incredibilmente più gustoso e saporito, pur essendo molto meno salato di quello stagionato solamente due anni. Saporito ma non molto salato: ecco il glutammato, e l’umami, in azione. I cibi stagionati sono generalmente più ricchi di glutammato, perché con la stagionatura le proteine si degradano, liberando acido glutammico libero. Questo effetto lo possiamo ritrovare nel formaggio Roquefort, ma anche nei prosciutti stagionati. Un altro ingrediente ricco di glutammato e di 5’-ribonucleotidi sono le acciughe conservate sotto sale, che non per nulla sono a volte usate, in piccole quantità, come “ingrediente segreto” dai cuochi in altre preparazioni, per intensificare i sapori senza che si senta, ovviamente, il sapore di acciuga.
La salsa di soia è ricchissima di glutammato, e non ci stupisce visto che proviene dalla fermentazione della soia e del grano e quindi dalla degradazione delle sue proteine. Forse l’utilizzo più antico, ovviamente inconsapevole, del glutammato ottenuto attraverso idrolisi delle proteine risale agli antichi romani e ai greci. Il garum, o liquamen, nell’antica Roma era una salsa ottenuta dalla fermentazione prolungata del pesce, chiamata garon in grecia. Era ovviamente ricca di glutammato, e Apicio, nel suo De Re Coquinaria, la cita spessissimo come condimento indispensabile a molte delle ricette.

Se appartenete a quel gruppo, vasto, di persone che vedono nel glutammato una “schifezza chimica”, forse dovreste considerare l’ipotesi di avere un pregiudizio culturale. Pensateci: tutte le osservazioni e obiezioni che si sentono spesso fare verso il glutammato si possono fare anche al normale sale da cucina. Il cloruro di sodio stimola un sapore fondamentale. Anche il glutammato. Il cloruro di sodio intensifica la percezione di altri sapori fondamentali. Anche il glutammato. Il cloruro di sodio è naturalmente presente nei cibi. Anche il glutammato. Troppo sale rovina il cibo. Idem per il glutammato. E così via…
Il cloruro di sodio tuttavia ormai è ben radicato nella nostra cultura culinaria, e non ci verrebbe mai in mente di “accusarlo” di “alterare la percezione del gusto in modo artificiale”. Voi salate l’acqua della pasta vero? Non state forse alterando di proposito il “sapore vero” della pasta?
Alla stessa maniera, anche l’accusa di “mascherare la mancanza di sapore delle materie prime” è debole: accusereste forse la farina di grano duro, con cui viene prodotta la pasta, di essere di “bassa qualità” solo perché cucinata senza sale è, francamente, orrenda? (e non vale cavarsela aggiungendo un sugo molto saporito)
E’ verissimo che il glutammato può mascherare la povertà di alcune materie prime, ma questo è all’ordine del giorno anche per sale e zucchero. Che colpa ne ha il povero glutammato se madre natura ci ha fornito di recettori specifici per apprezzarlo, così come per sale e zucchero? La colpa semmai è in chi usa materie prime di scarsa qualità.
Il proverbiale “pizzico di sale” lo aggiungiamo quasi ovunque, anche nelle torte per esaltare il dolce e gli altri sapori, ed è solo un fatto culturale che ci fa considerare il sale parte integrante della ricetta mentre invece il glutammato no.
Sappiate che nelle cucine orientali, accanto al barattolino del sale, come quello che avete in cucina, c’è spesso il barattolino del glutammato, dal 1909, e per la loro cultura è parte integrante delle ricette. Annualmente se ne producono circa due milioni di tonnellate. Se siete curiosi di usarlo e volete comprarne un barattolino, potete andare in qualche negozio di generi alimentari asiatici.
Con questo non voglio dire, ad esempio, che il brodo fatto con il dado è equivalente al brodo fatto con un bel pezzo di carne, assolutamente. La differenza c’è e si sente. Voglio però convincervi che a mio parere è assurdo demonizzare a priori una molecola per cui madre natura si è addirittura premunita di fornirci di recettori appositi. Che la si usi, se si deve usare, in modo corretto, come abbiamo imparato a fare con il sale e lo zucchero (beh, non tutti hanno imparato a farlo)

Il livello di diluizione di soglia, sotto il quale il glutammato non è percepito, è di circa 0.3 grammi per litro di acqua. Più basso di quello del sale (circa 2 grammi per litro) e dello zucchero (5 grammi per litro). Se la quantità media di sale da cucina contenuta in una zuppa o un brodo è di circa 10 grammi per litro, il glutammato viene utilizzato in concentrazioni che vanno da 1 a 5 grammi per litro. Tuttavia, se sono presenti anche piccole quantità di 5’-ribonucleotidi, che di per sé non hanno granché sapore, si possono usare quantità 6-8 volte inferiori di glutammato per ottenere la stessa intensità di sapore.
Il sodio contenuto nel glutammato fornisce la sensazione di salato, ma normalmente nelle preparazioni viene aggiunto anche del sale. Tuttavia poiché il glutammato esalta anche il sapore salato, serve una quantità minore di cloruro di sodio per ottenere la stessa sensazione di salato, a tutto vantaggio di chi ha bisogno di ridurre l’apporto di sale nella dieta.
In alcuni casi, visto il pregiudizio che persiste in molti consumatori sul suo utilizzo, la sua presenza viene “occultata” diciamo così, da altre diciture (legali, intendiamoci), come “proteine idrolizzate” oppure “estratto di lievito”. Potete leggere queste diciture ad esempio in alcuni “dadi biologici”. Come vi ho spiegato, l’acido glutammico è un amminoacido abbondante in natura, e si può ricavare quindi anche semplicemente per degradazione di proteine, che vengano dalle cellule del lievito o dalla soia non fa alcuna differenza, sempre di acido glutammico si tratta. Addirittura Ikeda, nel suo articolo del 1909 dice
“Produrre glutammato puro è costoso. Sembra più pratico produrre condimenti contenenti glutammato insieme ad altri componenti…. Il metodo migliore per produrre glutammato è idrolizzando le proteine, e specialmente le proteine vegetali, usando acidi, per preparare così dei condimenti contenenti glutammato”
Quindi, se un produttore orgogliosamente vi dice “Noi non usiamo glutammato”, ma sull’etichetta leggete “estratto di lievito”, fatevi una grassa risata. Ma non dovete sentirvi (troppo) ingannati, non più di quanto dovreste sentirvi ingannati dal fatto che sull’etichetta del parmigiano non c’è scritto “contiene glutammato naturale”. Casomai dovrebbe farvi riflettere su questa “fobia antichimica” ormai largamente diffusa che altera persino la percezione di quello che mangiamo.
La prossima volta sfateremo il mito della famosa “sindrome da ristorante cinese”
A presto
Dario Bressanini

Bibliografia
Culinary applications of Umami – Food technology maggio 2005
Differences in Glutamic Acid and 5′-Ribonucleotide Contents between Flesh and Pulp of Tomatoes and the Relationship with Umami Taste – Maria-Jose Oruna-Concha, Lisa Methven, Heston Blumenthal, Christopher Young, and Donald S. Mottram, J. Agric. Food Chem., 55 (14), 5776 -5780,
2007
The Monosodium Glutamate Story: The Commercial Production of MSG and Other Amino Acids Addison Ault, J. Chem. Educ. 2004 81 347
New Seasonings – Kikunae Ikeda Chem. Senses 27: 847-849, 2002
Umami and Food Palatability – Shizuko Yamaguchi and Kumiko Ninomiya, The journal of Nutrition 2000;130:921S-926S
Scritto in Fisiologia del gusto, Verdura
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LA ZUPPA DI POLLO
Questa è la mia zuppa cinese preferita, quella di mais. Di cottura facile e breve, più della zuppa di asparagi e gamberi. Copio la ricetta della cuocafarlocca.

Copio: Quando vivevo a Vienna c’era (e c’è ancora, a quanto ne so) una piccola oasi chiamata Formosa Pavillon che mi ha letteralmente salvato la vita. Questo perché il menu di mezzogiorno a prezzo fisso ha riempito più volte lo stomaco di noi poveri studenti con due soldi, ma anche (e soprattutto) perché l’immancabile zuppa di pollo ci ha impedito di congelarci vivi. Da allora è una delle mie minestre preferite, anche se non amo esattamente il mais in scatola. E, meraviglia, ho scoperto che è anche ottima per riciclare il pollo avanzato o, addiruttura, la più stoppacciosa gallina di brodo. Ieri ho rifatto la zuppa dopo aver spalato mezzo metro di neve: confermo, un salvavita.

INGREDIENTI
PER 4 PERSONE CIRCA

750 ml di brodo di pollo (io uso il mio brodo di carne)
150 gr di mais cotto (in scatola o, meglio ancora, al vapore)
150 gr circa -o quel che avete in casa- di pollo cotto (bollito o arrosto) sfilacciato
2 uova
la parte centrale (verde chiaro) di un porro (o la parte verde di 2 cipollotti freschi)
2 cucchiai di salsa di soia
1 cucchiaio di amido di mais o di glutammato
sale
Se usate il porro, tagliatelo a rondelle e fatelo appassire per un paio di minuti in padella con poco olio e tenete da parte (se usate il cipollotto non è necessario cuocerlo). Scaldate il brodo; nel frattempo, sfilacciate il pollo, scolate bene il mais e sbattete leggermente le uova con un pizzico di sale
Quando il brodo è caldo, unite il mais, il pollo, metà porri, la salsa di soia e l’amido di mais sciolto a parte in 3 cucchiai di acqua fredda. Lasciate sobbollire per 3-5 minuti, poi mescolate la zuppa (con un cucchiaio o con le bacchette di legno) in senso orario, creando un vortice; mentre rimestate la zuppa, versate le uova a filo lentamente: si formeranno così tanti filamenti di uovo (l’operazione va fatta sul fornello, qui ho spostato la pentola solo per la foto). Appena i filamenti si rapprendono, spegnete il fuoco
Aggiustate di sale se necessario. Dividete nelle ciotole o nei piatti e guarnite con i porri rimasti; servite bollente. Se desiderate una zuppa più cremosa, frullate il mais prima di unirlo alla zuppa. Per una versione vegetariana, usate brodo vegetale, evitate l’uovo e utilizzate champignon a pezzi al posto del pollo.
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I NOODLES
Nei ristoranti asiatici di Londra è facilissimo trovare persone che pranzano con un piatto unico: un enorme conchino con brodo di pollo e noodles.
Gli ingredienti necessari sono il pollo, i noodles, i funghi, il cipollotto e lo zenzero. Non sarà difficile reperirli, si trovano in tutti i supermercati. L’antica ricetta segreta di questa zuppa prevede anche un ingrediente segreto: i germogli di bambù.

I noodles sono fili di pasta creati in Cina più di 4.000 anni fa e grazie a viaggi, migrazioni e commercio e che si sono poi diffusi anche in altre nazioni, come Corea, Tailandia, Filippine e, ovviamente, Giappone.
Si producono con un impasto di farina di qualunque tipo a cui si aggiunge acqua ed eventualmente uova e con cui si creano dei fili di pasta di spessore variabile a seconda delle tradizioni locali.
La differenza tra la nostra pasta e i noodles è che la pasta è fatta di farina di grano duro e viene trafilata, mentre i noodles non utilizzano farina di grano duro e vengono tagliati direttamente dalla sfoglia di pasta con poca umidità.

La zuppa di noodles è un pasto completo perché contiene carne, brodo e verdure. E’ molto corroborante e costa poco.
Lavate i funghi, le carote e il bambù. Tritate tutti gli ingredienti finemente e metteteli da parte. Prendete i cipollotti, eliminate le estremità. Tagliate per il lungo la parte bianca e a rondelle la parte verde. Lavate il pollo e tagliatelo a striscioline.
In una casseruola versate il brodo di pollo, portatelo a bollore e aggiungete la parte bianca dei cipollotti, lo zenzero e il pollo a striscioline.
Sciogliete l’amido di mais o l’umami o glutammato con un cucchiaio di brodo bollente, e versatelo nella zuppa. Aggiungete le carote, il bambù e i funghi. Dopo 1 minuto unite due cucchiai di salsa di soia e lasciate cuocere senza mescolare per 15 minuti a fuoco basso.
Quando il brodo bolle aggiungete i noodles, coprite con il coperchio e lasciate cuocere per altri 3 minuti. Togliete la casseruola da fuoco e lasciate riposare la zuppa per 1 minuto, prima di servirla nelle ciotole, guarnendo con la parte verde del cipollotto tritata.
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MASADA n° 1822 10-1-2016 LE RICETTE SCIENTIFICHE. LA CACIO E PEPE-LA CARBONARA-LA MATRICIANA

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MASADA n° 1822 10-1-2016 LE RICETTE SCIENTIFICHE. LA CACIO E PEPE-LA CARBONARA-LA MATRICIANA
+IL RAGU’ALLA BOLOGNESE

Se vi piace la cucina e vi piace andare a fondo sulle cose e guardarle dal punto di vista della chimica ma anche dell’appassionato del gusto, ho trovato per voi un blog delizioso che consiglio a tutti: http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/
ovvero la scienza con amore. (Leggetelo, sono interessanti anche i commenti)

Le scienze blog
Edizione italiana di Scientific American

Scienza in cucina
di Dario Bressanini

LA CACIO E PEPE

A volte ricette apparentemente semplici e poco elaborate nascondono difficoltà inaspettate. È il caso di un classico piatto della tradizione romana: la “cacio e pepe”. (e con questo terzo “episodio”, dopo la carbonara, con la sua origine incerta, e l’amatriciana, finiamo trilogia romana).

La lista degli ingredienti è cortissima: pasta, pecorino romano e pepe. La pasta, solitamente un formato lungo (ma io preferisco maccheroni o rigatoni), viene cotta al dente, scolata, spolverata di pecorino romano e rapidamente mescolata. La fase cruciale della ricetta è il mescolamento, dove il pecorino deve parzialmente sciogliersi e formare una crema liscia e senza grumi che avvolge la pasta. Si aggiunge poi abbondante pepe macinato al momento. A volte invece di ottenere una crema liscia il pecorino si rapprende e dei grumi fusi si separano da un liquido biancastro. Questo è un problema tipico delle ricette che prevedono la formazione di una crema di formaggio fuso: pensate ad una fonduta. Per porre rimedio al problema abbiamo bisogno di comprendere il comportamento del formaggio fuso.
I formaggi sono formati da un reticolo proteico, principalmente caseine, che al suo interno intrappolano grassi e acqua. La percentuale relativa dei componenti determina in gran parte l’attitudine di un formaggio a sciogliersi in modo uniforme (come la fontina), di filare (come la mozzarella), oppure di mantenere parzialmente la struttura (come il parmigiano reggiano). Cominciando a scaldare un formaggio il grasso comincia a sciogliersi. Contemporaneamente il reticolo proteico si allenta sino a che le proteine possono scorrere nella miscela di acqua e grasso. Formaggi con una percentuale di acqua più alta si fondono meglio, mentre formaggi stagionati a lungo hanno bisogno di temperature più alte per rompere i legami tra le proteine. Se scaldiamo troppo le proteine coagulano tra loro formando dei grumi ed espellendo l’acqua.
Il pecorino romano è un formaggio che scaldato dolcemente può formare una crema. Più è stagionato, minore la percentuale d’acqua, e più è facile che si formino dei grumi. È quindi fondamentale, per ottenere una bella cremina, che il pecorino sia mescolato all’acqua e portato alla temperatura ottimale. Per i miei esperimenti ho utilizzato per comodità del pecorino romano DOP già grattugiato venduto in busta al supermercato che contiene il 37.5 per cento di grassi e il 31.9 per cento di proteine. A naso non era molto stagionato. Ho preso 20 grammi, a temperatura ambiente, e li ho messi in una ciotolina, a cui ho aggiunto 25 grammi di acqua portata all’ebollizione in un pentolino, mescolando bene per emulsionare la miscela.

Per la consistenza che mi piace servono 20-25 grammi di acqua ogni 20 grammi di pecorino. Dopo il mescolamento con acqua bollente la temperatura della miscela era di 40 °C, una temperatura non sufficiente per sciogliere bene il grasso del pecorino. Vedete infatti dalla foto che sono presenti grumi di formaggio non sciolto.
Molte ricette prevedono di scolare la pasta, spolverarla con del pecorino grattugiato e di mescolare velocemente. Se la temperatura non è sufficiente e se non c’è abbastanza acqua il pecorino non formerà una crema e rimarranno dei grumi.
Posiziono la ciotolina dentro il pentolino, a fuoco spento, per scaldare ulteriormente a bagnomaria il pecorino. A 55 °C arriva ad una consistenza cremosa ideale poiché il grasso si è completamente sciolto e ben emulsionato con l’acqua.
Se continuiamo a scaldare sino ad arrivare a 65 °C il grasso comincia a separarsi e le proteine si rapprendono in grumi
Il vostro pecorino, più o meno stagionato, si comporta così? Fate un esperimento! Molte persone mi fanno domande a cui potrebbero rispondere semplicemente facendo una prova di pochi minuti. Non abbiate paura di sperimentare: è la cucina.
Per preparare la cacio e pepe mentre la pasta cuoce sciolgo il pecorino in acqua bollente con le proporzioni viste prima e pongo la ciotolina a bagnomaria mescolando sino a quando ottengo una cremina.
Scolo la pasta, la metto in una zuppiera e ci verso sopra la cremina. Non aggiungo il pecorino nella pentola e niente ripassata in padella perché rischierei di coagulare le proteine e separare i grassi.
Una bella spolverata di pepe, ed ecco il piatto pronto.

Ho usato più di una pentola ma, oh, lava la lavastoviglie!
I cuochi capitolini usano un trucco per impedire o ritardare la formazione dei grumi nella crema: stemperano il pecorino con l’acqua di cottura della pasta. Come abbiamo visto non è strettamente necessario, ma se il pecorino è abbastanza stagionato questa procedura può aiutare. Non sempre il trucco funziona però. Come mai? Durante la cottura la pasta rilascia amido. Questo, aggiunto al pecorino, con le sue lunghe catene di glucosio interferisce con la tendenza delle proteine a coagulare, impedendo o ritardando la formazione dei grumi.
La quantità di amido presente nell’acqua di cottura però dipende dal tipo di pasta, dalla quantità di acqua impiegata e da altri fattori. Un accorgimento per avere acqua ricca di amido alla fine della cottura è di usarne meno della solita quantità, avendo però l’accortezza di mescolare periodicamente per evitare che la pasta si attacchi. Io uso mezzo litro di acqua per 100 grammi di rigatoni. Grattugio 30 grammi di pecorino per persona e lo metto in una ciotola. Quando la pasta è al dente aggiungo un po’ di acqua di cottura al pecorino e mescolo velocemente, fino alla formazione della crema della viscosità desiderata come visto prima ed eventualmente scaldandola come visto prima. Scolo la pasta in una zuppiera e la condisco con la crema preparata, aggiungendo ancora un po’ di acqua di cottura se necessario.
L’uso dell’amido per impedire la formazione di grumi nel formaggio fuso è presente anche in altre ricette. Nella classica fonduta per esempio, si mescolano Gruyère ed Emmental, si stempera un po’ di amido nel vino bianco e si usa la miscela per sciogliere a caldo il formaggio. In questo caso oltre all’amido è anche l’acidità del vino a impedire la coagulazione del formaggio. La salsa Mornay è un terzo esempio: derivata dalla salsa besciamella, si aggiunge un tuorlo d’uovo e del parmigiano grattugiato. La farina della besciamella permetterà al parmigiano di sciogliersi in una crema, altrimenti impossibile da ottenere.

LA CARBONARA

Il 17 gennaio scorso era il “Carbonara day”. Moltissimi ristoranti italiani, in tutto il mondo, hanno servito questo popolare piatto della cucina romana, facile da eseguire, ma altrettanto facile da preparare male. Io ne sono ghiotto, e quindi mi è sembrata l’occasione buona per analizzare scientificamente la pasta alla carbonara.
Ingredienti per persona
70 grammi di pasta
1 tuorlo
1 cucchiaio di pecorino romano e/o parmigiano
30 grammi di guanciale/pancetta
Pepe macinato al momento

Prima di proseguire, vi avviso che questa è una delle infinite varianti della carbonara. La pasta è solitamente una pasta lunga, come gli spaghetti. C’è chi ci mette l’aglio, ma a mio parere stona. C’è chi mette le uova intere, ma io preferisco il solo tuorlo. C’è chi ci aggiunge della panna, e questo è causa di infinite discussioni tra il partito “pro-panna” e quello “morte-alla-panna”. Di solito il partito “morte-alla-panna” si richiama alla tradizione (che però come vedremo è tutt’altro che chiara) e “strapazza” chi ce la mette. La panna viene aggiunta, dicono i suoi sostenitori, per rendere più cremoso il piatto. Tuttavia, a mio parere, se siete costretti ad aggiungere la panna alla carbonara per renderla cremosa, forse seguite una ricetta non ottimale: la cremosità dovrebbe venire dall’uovo.
La scienza della carbonara: pepe e uova
Una pasta alla carbonara come Dio comanda deve essere cremosa, e il tuorlo deve essere appena coagulato: non stiamo mica facendo una frittata. Ancora una volta il controllo della temperatura è cruciale per la buona riuscita del piatto. In questo caso ci interessa la temperatura di coagulazione dell’uovo, sia che si aggiungano i soli tuorli oppure anche gli albumi. Avevamo già parlato della temperatura di coagulazione dell’uovo tempo fa, parlando dell’Uovo cotto a 65 gradi. Riassumo per gli assenti: l’uovo andrebbe cotto alla temperatura di coagulazione delle proteine, che è sempre minore di 100 °C. Vi sono diverse proteine nell’uovo, e ognuna coagula a temperature diverse. L’ovotransferrina, nell’albume, comincia a coagulare a 62 °C e diventa un solido morbido a 65 °C. Poiché l’ovotransferrina costituisce solo il 12 per cento delle proteine dell’albume, questo rimane morbidissimo a questa temperatura. Il tuorlo comincia ad inspessire proprio a 65 °C e solidifica completamente a 70 °C. La pasta alla carbonara quindi non dovrebbe superare i 65 gradi, se vogliamo che l’uovo rimanga morbido.
E’ chiaro che, a differenza di quando si cucina un arrosto, un termometro in questo caso non è molto utile, poiché in pochi secondi dobbiamo mescolare le uova, a temperatura ambiente, con la pasta lessata a 100 gradi, e il guanciale o la pancetta a temperature ancora superiori. Una soluzione empirica, ma soddisfacente, consiste nell’utilizzare il calore residuo della pasta scolata, assieme eventualmente ad un poco di acqua di cottura, per portare l’uovo ad una temperatura tra i 65 °C e i 70 °C, contando anche sul fatto che il processo di coagulazione proteica non è immediato, e mescolando velocemente la pasta si allontana rapidamente dai 100 gradi iniziali.
Se le temperature si alzano troppo la cremosità va a farsi benedire, perché le proteine dell’uovo “strizzano” fuori l’acqua dal reticolo proteico, diventando asciutte, come in una frittata venuta male. Questo significa che è sconsigliabile saltare in padella la pasta dopo aver mescolato l’uovo: cinque secondi di troppo e vi ritrovate con una frittata.
L’altro ingrediente della carbonara che ha qualche particolarità scientifica è il pepe. La sostanza principalmente responsabile della sensazione di “pizzicore” del pepe è un alcaloide chiamato piperina. Gli alcaloidi sono sostanze naturali di origine vegetale contenenti azoto che frequentemente hanno degli effetti fisiologici e farmacologici sul corpo umano. Alla famiglia appartengono ad esempio la nicotina, la cocaina, la caffeina, la stricnina e la capsaicina. Quest’ultima è la responsabile principale della sensazione di bruciore del peperoncino. Benché a volte pepe e peperoncino siano accomunati, le sostanze chimiche in gioco, e gli effetti, sono diversi, e probabilmente anche i recettori in gioco: quello attivato dalla capsaicina del peperoncino è attivato anche dal calore, da cui la sensazione di bruciore in bocca. La piperina del pepe invece pare agisca come irritante a livello del nervo trigemino, da lì l’origine del pizzicorino. Le sostanze aromatiche del pepe si ossidano rapidamente all’aria, per cui il pepe dovrebbe sempre essere macinato al momento.
La ricetta
Tagliate il guanciale, o la pancetta, a dadini o fiammiferi (insomma, dei cubi, diciamo tra 5 e 10 mm di lato, o dei parallelepipedi a base quadrata, sempre tra 5 e 10 mm di lato e alti a piacere).

Mettetelo in un padellino antiaderente e scaldate a fuoco dolce per far sciogliere il grasso. Se usate il guanciale, più grasso della pancetta, non dovreste aver bisogno di aggiungere un filo d’olio per iniziare a far sciogliere i grassi. Per il guanciale qui a fianco non ho dovuto aggiungere nulla. Proseguite a soffriggere sino a quando i pezzettini cominceranno ad essere un poco croccanti, ma non secchi, e il grasso ancora solido sia quasi trasparente.

Mentre il grasso si scioglie aprite le uova, separate gli albumi e mettete i tuorli in una bacinella capiente, nella quale alla fine butterete la pasta. Nel separare gli albumi un tuorlo mi si è rotto, e nella ciotola è finito anche l’albume. Poco male. Macinate del pepe, abbondante. Se avete in casa del pepe già macinato, buttatelo e procuratevi del pepe fresco

Sbattete leggermente le uova e aggiungete il formaggio grattugiato. C’è chi aggiunge parte del formaggio solo alla fine. Mescolate per amalgamare bene.
Lessate la pasta in abbondante acqua non troppo salata. La pasta va tenuta al dente.
Questo è il punto cruciale: prelevate con un forchettone o una pinza lunga la pasta direttamente dall’acqua di cottura, senza sgocciolarli completamente, e metteteli nella bacinella contenente i tuorli. In questa maniera il calore della pasta e dell’acqua residua faranno coagulare parzialmente l’uovo. Se necessario aggiungete un poco di acqua di cottura per mantenere cremoso il tutto. Mescolate velocemente. Se temete di far cadere tutto dalla pinza, usate lo scolapasta, ma salvate dell’acqua di cottura da aggiungere. Se avete usato anche gli albumi l’acqua di cottura può risultare superflua.
A questo punto versate nel recipiente il guanciale, eventualmente, se vi viene un attacco di salutismo improvviso , buttando un po’ del grasso. Mescolate. Servite, e non mancate di far notare ai vostri ospiti la cremosità della vostra carbonara: “Ma certo che è senza panna! cremosa vero?”
Ecco il risultato, con delle linguine:

Due note: io solitamente non ho molto rispetto per la tradizione culinaria, e se un ingrediente non mi piace non esito a sostituirlo o a eliminarlo, in barba alla tradizione. In questo caso non ho usato il pecorino, come richiederebbe la tradizione, ma solamente il parmigiano. Lo preferisco. Fatemi causa .
Secondo: ho sempre usato solamente la pancetta, più saporita. Per l’occasione invece ho comperato del guanciale, ma l’esperimento in famiglia è stato sonoramente bocciato, per cui dalla prossima volta tornerò ad utilizzare solamente pancetta tesa non affumicata.
Ecco uno schema stringato della ricetta:

PASTA ALLA CARBONARA- DOSI PER 3 PERSONE
Pasta: 280 gr.
Tuorli: 4
Pepe
Pecorino o parmigiano: 4 cucchiai
Guanciale o Pancetta: 120 gr.

Ho visto usare questo modo di riassumere le ricette sul web. Lo trovo molto efficace e adatto ad un Blog scientifico, visto che sull’asse X dello schema c’è il tempo, sull’asse Y gli ingredienti e le coordinate rappresentano le azioni da compiere .
L’origine incerta della carbonara
L’origine di questo piatto è molto discussa. Le sue tracce infatti svaniscono prima della fine della seconda guerra mondiale. A quanto pare non si trovano ricette scritte della carbonara precedenti la fine della guerra, né in libri né su giornali o riviste.
C’è chi sostiene che forse questo piatto deve il suo nome a dei boscaioli che andavano sull’Appennino a far carbone di legna e che portavano con sé pancetta, uova e pecorino, con cui condire la pasta. Un punto debole di questa teoria, oltre alla già accennata inesistenza della ricetta nei ricettari popolari dell’epoca, è la presenza di una spezia costosa come il pepe, non certo da utilizzare tutti i giorni e alla portata delle tasche di boscaioli. In più, per produrre carbone di legna, i boscaioli dovevano passare lunghi periodi nei boschi, senza la possibilità di conservare le uova in maniera soddisfacente.
Un’altra teoria fa risalire la carbonara ad un nobile napoletano, Ippolito Cavalcanti, e al suo libro del 1837 “La cucina teorico pratica”. Ma a quanto pare nel libro la ricetta più simile non ha né guanciale né pancetta, e le uova sono stracotte.
La teoria più affascinante, che spiegherebbe l’assenza di tracce nella tradizione popolare, fa risalire la carbonara alla liberazione da parte degli alleati. Così descrive questa ipotesi l’enciclopedia della gastronomia di Marco Guarnaschelli Gotti:
“quando Roma venne liberata, la penuria alimentare era estrema, e una delle poche risorse erano le razioni militari, distribuire dalle truppe alleate; di queste facevano parte uova (in polvere) e bacon (pancetta affumicata), che qualche genio ignoto avrebbe avuto l’idea di mescolare condendo la pasta.”
La carbonara un’invenzione americana quindi? Forse, ma forse no. Ho trovato in rete un’intervista a Renato Gualandi, famoso Chef bolognese della seconda metà del secolo scorso. Gualandi, ricordando le sue vicissitudini appena finita la guerra, spiega come cucinò i primi “spaghetti alla carbonara”:
Arrivano gli alleati, Gualandi diventa il segretario del primo sindaco di Misano del dopoguerra, Armando Ramenghi, un bolognese. Chiede ad un riccionese, un certo Bagli di fare il cuoco per il comando alleato di stanza all’albergo “Domus Mea di Riccione. Ma gli viene detto di no: “Sei un comunista”. Ma poi viene assunto. Gualandi cucina per i generali Alexander, Clarck. E forse crea il suo piatto più famoso: gli spaghetti alla carbonara. “Fu la necessità – rammenta -. Avevamo pancetta in abbondanza ed tuorli d’uova in polvere”. Casualmente associa gli ingredienti. Per gli alleati lavora dal settembre del ‘44 all’aprile del 45.
Sarà vera questa storia? Non ho trovato nessuna pagina italiana, in rete, citare questa intervista, per cui ve la passo come l’ho trovata; un altro tassello per risolvere il mistero. Di sicuro non esiste LA ricetta della carbonara, e questo è tipico della cucina italiana, che non ha avuto un Escoffier e altri Chef a codificarla. Si può discutere per anni se l’amatriciana si faccia con la cipolla o senza, o se la carbonara si faccia con il guanciale o con la pancetta. Ma non si arriverà mai alla risposta, perché quasi sicuramente la ricetta “originale” semplicemente non è mai esistita.
O magari consisteva davvero in bacon e uova in polvere, per cui avrebbero torto tutti

L’AMATRICIANA
Per le vacanze di Pasqua sono stato a Roma. Per questa volta quindi niente scienza, spero mi perdonerete. Ci sono stato solo pochi giorni ma ho potuto comunque assaggiare qualche specialità tipicamente romana. Sono stato al Ghetto sperando di riuscire a mangiare dalla famosa sora Margherita ma era chiuso. Ho ripiegato per un ristorante lì vicino, al Pompiere, ed ho comunque potuto gustare i carciofi alla giudia che potete vedere qui sotto.
Se siete a Roma e passate da Piazza Navona dovete assolutamente passare dal caffè Sant’Eustachio e assaggiare il loro caffè espresso.
Era la prima volta che lo provavo e sono rimasto molto colpito dall’incredibile schiuma, quasi fosse un cappuccino anche se di latte non ve n’era l’ombra. La foto che vedete non le rende giustizia.
Sto ancora cercando di capire come è possibile ricrearla a casa. I baristi del caffè Sant’Eustachio si guardano bene dal divulgare il segreto della schiuma, anche se sospetto abbia a che fare con lo zucchero che viene direttamente miscelato al caffè macinato. Indagherò.
Per riuscire a convincere i bambini (figli nostri e di amici) a “sopportare” il tour de force tra musei vaticani, Ostia antica, chiese e monumenti vari abbiamo dovuto concedere anche una capatina ad un fast food per l’agognato (da loro) hamburger. È stata comunque una visita proficua perché ho avuto tempo e modo di leggermi tutte le tabelle nutrizionali delle varie cose che abbiamo ordinato. Prima o poi ve ne parlo. A proposito di fast food, ne ho visitato anche uno “d’annata”, a Ostia antica: il Thermopolium, un’antica taverna romana insomma dove si serviva da bene e da mangiare, come potete vedere dall’insegna.
Chissà che sapore avevano i cibi allora. Alcune cose, come il garum, salsa fermentata di interiora di pesce, l’antenato (forse) della moderna colatura di alici, sembrano proprio poco appetitose, per non parlare del vino che, a differenza del nettare che beviamo oggi, era un liquido molto denso, che andava diluito in acqua calda o fredda a seconda dei gusti.
Tra chiese (ma quante ce ne sono a Roma?), obelischi (ma quanti ne abbiamo fregati in Africa?), traffico (troppo) e turisti (troppi pure quelli ) mi sono stancato fisicamente ma divertito. Ho anche potuto assistere, allibito, al tuffo nel Tevere di un tizio che si è buttato per recuperare un pallone.
Non potevo tornare da Roma senza aver assaggiato una pasta alla matriciana come si deve. Giusto per essere sicuro di farla correttamente, a casa. Ottima. Con pomodoro ma senza cipolla. Come deve essere.
Forse sapete che, al pari della carbonara, anche le origini della matriciana (o amatriciana) sono in dubbio. A differenza della carbonara che quasi sicuramente, chiunque sia “l’inventore”, si è diffusa solamente a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, la matriciana è un piatto molto più antico, e a contendersi l’origine ci sono la città di Roma e quella di Amatrice, ora nel Lazio in provincia di Rieti ma una volta appartenete alla provincia dell’Aquila, in Abruzzo.
Ho trovato, nella mia collezione de La Cucina Italiana, un articolo, nel fascicolo di Aprile del 1937, dedicato ad Amatrice e a questo piatto. Almeno all’epoca pare non vi fosse alcun dubbio che la matriciana fosse originaria di Amatrice. Ve ne riporto una parte perché è interessante e curioso. L’autore dell’articolo racconta dei suoi incontri passati con un famoso trattore di Amatrice, Nicandro.
Amatrice, terra dei migliori cuochi d’Italia e forse forse del mondo. Se amavate, un tempo, la cucina paesana, potevate incaricare Nicandro.

Nicandro era anziano, ormai bianco; ci accoglieva con modi un po’ bruschi col tu che egli riserbava per gli amici e anche, incoraggiato, per le persone di riguardo; ma ci offriva della mortadella locale e poi senza interpellarci ordinava gli spaghetti alla matriciana.

Si costringeva Nicandro a sedersi alla nostra tavola con un perentorio invito a svelare i segreti degli spaghetti alla matriciana. Nicandro svelava subito un primo segreto: esistono due sorta di spaghetti alla matriciana, una col pomodoro, una senza pomodoro. Quella col pomodoro è relativamente recente; di tre secoli al più. Cola dell’Amatrice, il locale pittore cinquecentesco mangiava certo tagliatelle senza pomodoro. (“Lo conoscono poco il nostro Cola; ma era bravo, una specie de Raffavello; era pure architetto forte e ha fabbricato, in Aquila, S. Bernardino…”). Cola, di certo, non potè assaggiare il pomodoro, introdotto in Italia solo nel secolo decimosettimo, ma è probabile sia stato buon gustaio degli spaghetti o almeno delle tagliatelle che risalgono, senza dubbio, all’epoca dei romani. I romani avevano una specie di lasagna che chiamavano “laganum” (donde il nome odierno) che condivano, come ce ne fanno fede gli scrittori, con formaggio. Gli spaghetti fatti in casa, derivati dalle tagliatelle, a sezione cubica, si fanno oggi con la chitarra (una specie di cetra a corde d’acciaio con la quale si taglia la sfoglia) e possono prepararsi, come gli spaghetti dell’industria, alla matriciana, senza pomodoro, così. Si mette in una padella a gran fuoco, dello strutto; poi listarelle di “rigatino” (a Roma, e in Abruzzo chiamano il rigatino guanciale, quello rigato di magro, di giusta grassezza, che è un ingrediente indispensabile della cucina dell’Italia Centrale). Cotti gli spaghetti, nè troppo al dente nè scotti – per raggiungere il punto giusto occorrono di primissima scelta se comperati – si condiscano mischiando bene le listarelle di “guanciale” un pochino disfatte tra lo strutto fuso; poi si aggiunga il formaggio. È d’obbligo il pecorino; non troppo piccante poiché l’aggiunta di pepe al piatto è di rigore. Il pecorino deve esser romano; cioè della Maremma o dell’Agro; per chi non ama i sapori forti è preferibile quelli di Montegallo, o di Carassai

Gli spaghetti alla matriciana, col pomodoro, di preparano, sopratutto fuori di questi paesi, con la pasta “compra” cioè di preparazione industriale. Li preferiva, questi spaghetti, anche il povero Leoncavallo, che una volta, in un primario albergo di Londra, sudò una camicia a forza di far gesti per farsi capire dal cuoco. Leoncavallo gesticolava, sicuro di non essere compreso dal cuoco; alla fine della pantomima, scoraggiato dall’aria imperscrutabile del cuoco, esclamò: “mannaggia gli spaghetti…”. e il cuoco di rimando: “Segnò, sò capite; tu voi li spaghetti alla matriciana”. Leoncavallo lo abbracciò; per la storia il cuoco era Carluccio il matriciano nato in America da genitori oriundi di queste montagne. Nicandro ancora non ci aveva mai svelato il segreto degli spaghetti col pomodoro, ma su piccole sue ammissioni a domande che esigevano risposte categoriche, lo ricostruiamo.
Dunque: prima il guanciale a pezzi; quando incomincia ad “arrosolarsi” si aggiunga il pomodoro (“Ce vonno quelli de montagna; so più gentili e più boni; come le patate de qui che cianno un sapore!…”). Un po’ di “peperoncino” è d’obbligo; il sugo deve essere tirato fino a un colore un po’ scuretto. Ma appena appena. Per formaggio bisogna scegliere il pecorino; c’è chi ci mette il parmigiano; “ma non ce sta bene; è una painata” – Diceva Nicandro – una ostentazione cioè di snobismo.

Chi viene a Roma gli spaghetti veri alla matriciana li può assaggiare in tutti i principali ristoranti tradizionali, tutti fondati o diretti da “matriciani”.
Niente cipolla quindi, e neppure la sfumata con il vino che invece modernamente si usa spesso.
Ma si dice Matriciana o Amatriciana? E i due termini sono intercambiabili o indicano due ricette diverse? Nell’articolo riportato sopra, anche gli abitanti di Amatrice chiamavano se stessi “Matriciani”, senza la A e la famosa pasta “Matriciana”. Anche testimonianze più antiche (ad esempio questo testo in romanesco del 1688) lo confermano. Ho chiesto lumi a Simona Scacchi (che ho conosciuto qui in una discussione su “a me mi” ), linguista e autrice del bel blog linguistico glottologico Glottorellando. (fateci un giro se siete curiosi di capire i meccanismi evolutivi di una lingua)
L’esempio che riporti si chiama discrezione dell’articolo, ovvero il fenomeno per cui parte della parola viene interpretata come facente parte dell’articolo va interpretato al contrario: l’Amatriciana (da Amatrice) -> la Matriciana.
Un altro esempio è esempio lusineolum-> l’usignolo o l’abbadessa -> la badessa
Matriciana è il risultato di una discrezione dell’articolo dall’aggettivo “amatriciana”, nel linguaggio popolare. Il fatto che poi successivamente sia stata di nuovo chiamata Amatriciana è senz’altro dovuto ad un “cultismo”, vale a dire una correzione “dotta” del suo nome, che lo legasse più strettamente alle sue origini etimologiche. Chiaro che la tradizione d’uso del termine popolare fa sì che al giorno d’oggi entrambe le forme sopravvivano pacificamente fianco a fianco: una perché più corretta, l’altra perché di lunga tradizione.
La discrezione dell’articolo è un fenomeno frequentissimo nel parlato così come il suo contrario, ed in generale errate interpretazioni di un nome, specie se inizia con vocale, sono frequenti e rispondenti ad una logica di velocità ed economia del linguaggio. Non è escluso che ciò possa avvenire anche fra parlanti che sanno bene che il nome del paese è Amatrice.
Se gli Amatriciani chiamavano se stessi Matriciani anche questo è un fenomeno di economia della lingua, e non è strano o impossibile. Facciamo un esempio; è più facile dire “vado ad Amatrice” o “vado a Matrice”? Evidentemente la seconda. E “vengo da Amatrice” nella catena parlata suona irrimediabilmente come “vengo da Matrice”. Se così fosse, e se fosse possibile provare l’origine “locale” del piatto, evidentemente il primo fenomeno è l’aferesi di Amatrice in Matrice, da cui “matriciana” come aggettivo di relazione.
Insomma, Matriciana o Amatriciana, la ricetta è la stessa e la “A” è sparita, e poi riapparsa più probabilmente per un fenomeno linguistico piuttosto che per riferirsi a due ricette distinte: una senza pomodoro e una con. A differenza del tempo di Nicandro, ora la sua “matriciana senza pomodoro” viene indicata solitamente come “Gricia” (pare da Grisciano, un paese vicino ad Amatrice) e per (a)matriciana si intende quella con il pomodoro. Della cipolla, per non parlare dell’aglio, comunque, nemmeno l’ombra (anche se la cipolla ci può stare bene)
Alla prossima
Dario Bressanini
.
Ma ci voglio aggiungere:

IL RAGU’ ALLA QUASI BOLOGNESE
4 ore e 40 di cottura

Era un po’ che volevo parlare del ragù alla bolognese (che da qui in avanti per brevità chiamerò semplicemente ragù). Non se ne abbiano a male i napoletani ma per molti italiani nati al di sopra della linea gotica il termine “ragù” è sinonimo di “Ragù alla bolognese”, e spesso sono ignari che ne esistano degli altri tipi, tra cui il più famoso è sicuramente quello napoletano, decantato anche da Eduardo de Filippo.
Come già fatto per il pesto alla genovese ho aggiunto un “quasi” alla ricetta per non incorrere nelle ire dei puristi.
E comunque ricordatevi sempre che le ricette che presento sono da intendersi solo come illustrative dei concetti che spiego e non come la migliore ricetta possibile: il web è pieno di ottimi blog e siti di cucina dove trovare ricette migliori. Il punto è che le dosi e gli aromi che usate voi abitualmente possono variare ma i processi chimici e fisici no.
Avvertenza obbligatoria: se avete fretta o sperate di preparare un ragù come si deve in meno di tre ore smettete di leggere e cambiate pagina. Per un ragù a prova di buongustaio serve pazienza e tempo. Punto. Se avete fretta preparate altro.
La cosa migliore è preparare il ragù almeno un giorno prima. O addirittura qualche giorno prima, congelandolo in piccole porzioni (nelle cucine professionali si usa un abbattitore, un apparecchio che raffredda molto velocemente ed evita così che proliferi la carica batterica durante il raffreddamento).
Ingredienti
Carne: molte varianti della ricetta odierna utilizzano una miscela di vari tagli e vari animali. In realtà una volta le ricette venivano adattate a quello che si aveva in casa, per cui non esistono LE dosi “giuste” per il ragù. In Italia è sempre stata la disponibilità e il costo delle materie prime a dettare le infinite varianti delle ricette, per cui fate pure il ragù con la carne e le dosi che usate di solito. Suggerisco però di usare almeno una parte di salsiccia di maiale (o equivalente), sia per fornire gusto e morbidezza al ragù, sia per apportare dei grassi che serviranno per veicolare le molecole gustose verso le vostre papille. Nel ragù che ho fatto e fotografato qui sotto ho usato 284 grammi di macinata di vitello, 472 grammi di macinata scelta di manzo (non usate quella “sceltissima” perché è troppo magra) e 494 grammi di salsiccia. Se vi chiedete il perché di questi pesi, beh, erano le confezioni già pronte al supermercato che più si avvicinavano alle proporzioni che uso di solito: 40% di salsiccia, 30% di vitello e 30% di manzo. In totale quindi ho usato 1250 grammi di carne.

Soffritto = Cipolle + Carote + Sedano: qui le proporzioni classiche dicono 1/3, 1/3 e 1/3. Io invece abbondo molto con la cipolla e riduco al minimo la carota. Su 700 grammi di trito che ho usato 500 erano cipolle e scalogno (l’avevo in casa).
Burro: 55 grammi (potete aumentare o ridurre, ma almeno un po’ ci vuole)
Aglio: c’è chi ce lo mette e chi no. Io solitamente ce ne metto un poco giusto per profumare: due o tre spicchi schiacciati per ogni kg di ragù. Fissati antiaglio astenersi. Devoti di ricette depositate dal notaio o alla camera di commercio parimenti astenersi. Mica per nulla ho messo quel “quasi” nel titolo. E poi nel bolognese ti sposti di qualche chilometro e la ricetta di base cambia, quindi sciò, pussa via
Aromi: Qualche (4<n<10) foglia di alloro fresco. Non usate quello secco che solitamente ha perso e/o modificato il suo aroma.
Latte: quando ne servirà (tenetene pronto un litro).
Vino: solo se vi piace. Non è strettamente necessario. Io uso un bicchiere di bianco per cui tenetene a disposizione due.
Un tubetto di triplo concentrato. Ho detto triplo eh

Procedimento
Nella ricetta tradizionale prima si fa un soffritto e poi si aggiunge la carne. Io inverto le due fasi. Abbiamo santificato la reazione di Maillard più volte in questo blog per la sua capacità di creare gusto nei piatti a base di proteine. Perché avvenga velocemente però è necessario raggiungere temperature sufficientemente alte.
Quando aggiungiamo la carne cruda al soffritto, se questo non è stato privato dell’acqua, abbiamo difficoltà a mantenere le alte temperature necessarie per sprigionare i sapori di carne. Sino a quando l’acqua non è evaporata infatti la temperatura rimarrà sotto i 100 °C. E se decidete di aumentare troppo il fuoco per far evaporare l’acqua che si forma, fuoriuscita dalla carne, se non state molto accorti rischiate di bruciare le cipolle del soffritto non appena l’acqua è evaporata.
Ecco dunque la mia procedura: si rosolano carne e soffritto separatamente. Molte ricette tradizionali hanno adottato una certa sequenza di preparazione solo in base a considerazioni pratiche e di comodità, non gastronomiche. In questo caso preparare prima il soffritto e poi aggiungere la carne permette di usare una sola pentola. Con il metodo che seguo io ne servono due oppure si deve usare un recipiente intermedio dove parcheggiare la carne. Ma tanto lava la lavastoviglie
Lo scopo di tutto l’algoritmo di preparazione è costruire il sapore. Nel ragù questo viene costruito dalle varie (e lente) reazioni chimiche che avvengono: non è già presente nelle materie prime. Quindi ogni passaggio è finalizzato a far avvenire al meglio queste benedette reazioni.
Prima la carne
Ore 10:59
Versatevi un bicchiere di vino e sorseggiatelo. Sarà una preparazione lunga, non dovrete avere fretta, e avere a portata di mano un bicchierino vi donerà la giusta predisposizione. Si inizia.

Ore 11:00
Mettiamo la carne in una pentola: io uso una antiaderente eventualmente con un filo d’olio, giusto per non far attaccare. Se la carne è sufficientemente grassa l’olio non dovrebbe neanche servire. Accendete il fuoco e mantenetelo abbastanza alto.
La carne inizialmente espellerà molta acqua. Questa andrà fatta evaporare tutta.

Se l’avete è meglio utilizzare una pentola ampia in modo tale che lo strato di carne non sia troppo alto. In questo modo l’acqua rilasciata evapora in fretta, altrimenti rischiate di lessare la carne invece che rosolarla. Fate un buchetto in mezzo alla carne per verificare che se c’è ancora acqua. Non aggiungete sale per ora.

Mescolate e schiacciate la carne con un mestolo o una spatola al silicone. Se ci sono dei pezzi troppo grandi spezzateli. La carne non deve bollire ma soffriggere, quindi non appena i liquidi si saranno asciugati continuate a fiamma viva, mescolando continuamente, rosolando per bene la carne. La carne inizia a “soffrire”

A poco a poco vedrete apparire dei grani di carne dal tipico colore arrostito. Bene. La reazione di Maillard sta facendo il suo lavoro. Se vi si secca tutto è perché avete usato della carne troppo magra. La carne del ragù deve essere grassa.

Continuate a fuoco medio sino a quando una buona parte della carne ha preso un bel colore marroncino.

Togliete ora dal fuoco e trasferite la carne rosolata in una bacinella se volete utilizzare una pentola sola. Sono le ore 12:10
Il soffritto
Ore 15:05
È ora di preparare il soffritto. Iniziamo (nel frattempo ho pranzato )
Usate le proporzioni di cipolle/carote/sedano che più vi piacciono. Come vi ho detto io personalmente metto molte meno carote della ricetta standard perché non mi piacciono molto e perché rendono troppo dolce il ragù. Anche di sedano ne metto meno della ricetta standard. L’importante comunque è che sia tutto tagliato a pezzettini molto piccoli.

Prendete il burro, mettetelo nella pentola, scaldatelo e fatelo schiumare. Quando le bollicine di vapore se ne saranno tutte andate comincerà a prendere colore. Continuate sino a quando sentirete aromi di nocciola, e il burro fuso sarà appunto di colore nocciola. Attenzione a non esagerare od otterrete burro bruciato invece che beurre noisette. Anche questo passaggio serve a produrre molecole aromatiche, derivanti dalle reazioni delle proteine del burro. Molecole che non si formano se invece, presi da raptus salutista, usate l’olio extravergine di oliva invece che il burro. Inutile dire che per i puristi l’olio per il soffritto del ragù neanche si deve nominare, un sacrilegio. Un po’ come usarlo per il soffritto del risotto alla milanese! Eresia! Per secoli, sempre al di sopra della linea gotica, si è quasi ovunque ignorata l’esistenza dell’olio. Però, come ho detto, io aderisco alla scuola del “fate come più vi piace”. Basta che sappiate che perdete “sapore”.

Ora, e solo ora, aggiungete le verdure del soffritto. Mettete il fuoco al minimo e, armati di santa pazienza, aspettate che la verdura “sudi”: cominci cioè a espellere tutta l’acqua rammollendosi. Il sale? No, non è ancora giunto il momento di aggiungerlo. Se lo aggiungete ora per il fenomeno dell’osmosi estrarrà troppo velocemente l’acqua dalla cipolla e questa rischierà di bruciare. Se siete abituati ad aggiungere ora il sale cercate di tenere d’occhio il soffritto: se la cipolla brucia il sapore poco gradevole rimarrà fino alla fine. Sapevatelo

Io faccio sudare inizialmente le verdure con il coperchio, per aiutare a rammollirle. La cipolla deve diventare translucida e quasi sciogliersi.

Se vi rendete conto che la cipolla inizia a bruciare senza che si sia sciolta potete aggiungere un pochino di acqua (pochissima, un cucchiaio alla volta). È però il segno che avete usato un fuoco troppo alto. Oppure avete avuto il braccino corto con il burro (se volete una ricetta dietetica cambiate ricetta: questa non fa per voi). O entrambe le cose.

Sono le 15:15 e l’acqua è evaporata quasi tutta. Ora possiamo salare il soffritto e continuare a fuoco basso.
Le cipolle prendono un colore dorato: un po’ deriva dai pigmenti della carota ma un po’ è il risultato della onnipresente reazione di Maillard (come abbiamo visto non è mica solo una prerogativa della carne). Più la cottura è prolungata e più si formano molecole gustose. Idealmente si deve far soffriggere sino ad un attimo prima che inizi a bruciare.
Uniamo il tutto
Ore 15:50
È tempo di aggiungere la carne che avete lasciato da parte. Tenete il fuoco vivo e se c’è dell’umidità residua aspettate che vada via. Quando la carne ricomincia a sfrigolare e a brunirsi se volete potete aggiungere un bicchiere di vino. (l’altro ) L’alcool contribuisce a sciogliere alcune molecole che erano rimaste imprigionate nelle verdure e nella carne. In più le componenti aromatiche del vino aggiungeranno gusto al ragù.
Una prova che l’acqua è quasi tutta evaporata si può avere misurando la temperatura con un termometro: io ho misurato temperature di 105 °C, superiori a 100 °C e segno quindi della completa evaporazione dell’acqua esterna.

Ora aggiungiamo il triplo concentrato: è quello che darà colore al ragù. C’è chi ne aggiunge poco, chi tanto. Io ne ho usati 185 grammi (certo, sono andato a occhio e ho calcolato la differenza a posteriori solo per poterla indicare qui ). E no, non si usano i pelati o la passata di pomodoro. Suvvia, abbiamo fatto tutta questa fatica per togliere l’acqua e ora ce la rimettiamo?

Mescoliamo.

Ore 16:10
Ora è il turno dei grassi del latte (vi ho già detto che non è una ricetta dietetica?): prendete la bottiglia del latte fresco intero e aggiungetene un po’ alla volta, mescolando, fin tanto che il latte viene assorbito. Non abbiate fretta, potete metterci anche dieci minuti. La mia carne ha assorbito circa 500 ml di latte.

Nota per chi protesta per la presenza del latte: guardate che non è per nulla strana l’aggiunta del latte, e anche la ricetta tradizionale dell’Accademia della Cucina Italiana lo prevede. Non pensate che il ragù “autentico” sia esclusivamente il “vostro” solo perché “voi” lo avete sempre fatto nella stessa maniera . Come ho detto, in realtà ragù “autentico” non esiste.
In molti circoli gastronomici si sviluppano delle diatribe infinite sull’uso della panna: sì, no, sei scomunicato, tu non capisci niente, nella ricetta “originale” c’è, non c’è, ma alla camera di commercio dicono, mia nonna etc. In realtà è una disputa piuttosto stupida: la panna fresca potete vederla come del latte “concentrato”, visto che ha il 35% di grassi (cioè di burro) invece che il 4,5%. Quando aggiungete il latte e lasciate evaporare l’acqua quello che conta alla fine sono solo i grammi di grassi (burro, in ultima analisi) che avete aggiunto. Quindi, se volete aggiungere la panna fatelo senza problemi: non state “barando”. Io solitamente non tengo panna fresca in casa e quindi aggiungo il latte. Ci vorrà più tempo per far evaporare l’acqua. Ora potete salare e aggiungere gli aromi (solo l’alloro nel mio caso ma c’è chi ci aggiunge altro).

Lasciate cuocere a fuoco molto basso per più tempo possibile. Se si secca potete aggiungere altro latte: io ne ho aggiunti altri 250 ml.
Ore 18:30
Ho spento il fuoco.

Tempo totale 4 ore e 40 minuti.
L’ho mangiato il giorno successivo con delle tagliatelle. La morte sua .

http://masadaweb.org


MASADA n° 1823 13-1-2016 LO STORYTELLING

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MASADA n° 1823 13-1-2016 LO STORYTELLING
Blog di Viviana Vivarelli
(Nelle immagini: le scritte sui muri)

La politica ovvero l’arte di raccontare balle – Le balle sul tentativo fallito di Grillo di passare dall’Ukip all’Alde – Lo scandalo delle banche italiane – Ondata di gelo. I senza tetto – Le otto piaghe di Renzi – Il sistema più bugiardo del mondo attacca il web per le post-verità – E’ morto Zygmunt Bauman – La tempesta perfetta nelle tasche degli italiani, aumenti per 771 euro- Cercasi classe dirigente per il M5S

O sistemiamo il capitalismo, o sarà il capitalismo a sistemare noi”, come direbbe David Simon (creatore di The Wire)

Una società viva deve avere, all’interno del proprio tessuto, gli strumenti per consentire a tutti i cittadini di mettere in atto questo doppio dovere: quello di obbedire alle leggi e quello di metterle in discussione, quello di rispettarle e quello di cambiarle.”
Alberto Manguel
.
Ci vuole meno sforzo mentale a condannare che a pensare.”
Emma Goldman
.
Tonino Mangiola

“Le banche falliscono,la vecchia politica fallisce,l’economia fallisce,le multinazionali falliscono giornali falliscono,l’Europa fallisce…..e gli incompetenti sarebbero quelli del movimento 5 stelle????!!!”

LO STORYTELLING
Viviana Vivarelli

Lo storytelling dovrebbe essere l’arte del narrare ma spesso diventa molto di più. Come diceva giustamente Baricco: “Cos’è lo storytelling? Se togli da una narrazione tutti i fatti reali quel che resta è lo storytelling”. Ora un conto è abbellire una realtà e renderla emozionalmente gradevole, un altro è ingannare e frodare, stravolgendo ogni senso di realtà.
I popoli sono sempre stati governati da bufale ripetute ma oggi queste si sono perfezionate strumentalmente o almeno hanno cercato di farlo in modo più scientifico sfruttando la diffusione dei media e il persistente analfabetismo funzionale di troppi. Notiamo anche come l’analfabetismo funzionale sia oggi in stretta relazione con certi media. Ovviamente, la manipolazione di massa non si basa sulla razionalità o l’evidenza o i fatti concreti, ma è un gioco da illusionisti, reso oggi più pregnante e invasivo dalla tv.
Lo storytelling in quanto arte del narrare di per sé non è negativo, serve in pedagogia o nel commercio, dovrebbe facilitare la simpatia per un concetto o per un prodotto, ma questo dovrebbe avere almeno un minimo di valore in sé o si entra nella truffa e nella manipolazione mentale invasiva e negativa. Se propagando un farmaco gli attribuisco proprietà miracolose per la salute vorrei perlomeno che non fosse nocivo, cioè che non fosse il contrario di quello che ne dico. Quando lo storytelling entra in politica (ma c’è sempre stato) diventa manipolazione delle emozioni al punto da falsare i contenuti e si trasforma nel sistema orwelliano della ‘realtà paradossale’, in cui il punto di acme sta nel convincere qualcuno del contrario di quello che una cosa è: la guerra è pace, perdere la sovranità è autonomia, chi è contro il sistema è casta, aumentare la tasse è ridurle, rinunciare ai diritti elettorali è democrazia, tornare indietro di due secoli è progresso, peggiorare la vita dei cittadini è riforma… A questo punto lo storytelling diventa ‘post-verità’, cioè menzogna e una democrazia scivola in una ‘post-democrazia’ cioè in un regime autoritario, che democrazia non è più ma è presunzione di potere di una casta inamovibile col consenso inconsapevole dei cittadini. (Basta vedere cosa si vuol fare oggi con le banche fallite, con l’intento di far pagare i conti in rosso dei debitori insolventi ai cittadini o alla meglio di fare una legge che richieda qualcosa a loro “salvando però i politici”!??. Quando a questo punto Renzi dice che è Grillo a difendere la casta, siamo nel grottesco!).
Renzi è stato un maestro per quanto rozzo di storytelling. Il fatto che fosse rozzo e rapido è stato un vantaggio per lui perché ha avuto a che fare con un popolo che in massima parte è disinformato, poco colto, superficiale e facilmente suggestionabile. Anche Hitler era rozzo e approssimativo. E la sua sicumera e la sua violenza furono mezzi ottimali per il popolo abituato a ubbidire e prono ai comandi che aveva davanti. Guai al Paese i cui governanti si sintonizzano con la parte meno evoluta della popolazione! Difficilmente i dittatori o i dittatori potenziali sono persone squisite, colte e profonde, altrimenti non si creerebbe alcuna sintonia coi loro succubi che in maggioranza non sono informati, evoluti, colti o profondi. Quanto gli estimatori di Renzi somiglino a lui lo si può vedere facilmente di fronte alla categoria dei cloni renziani che pullulano sui blog, tutti molto simili tra loro come pappagalli imbalsamati: stesso skeel, stesse frasi offensive e rozze, stessa sicumera, stessa violenza, stessa lontananza dal mondo reale, stessa abulia di fronte ai problemi del lavoro, stessa ignoranza della democrazia, stessa indifferenza verso la sofferenza, il disagio, la miseria o i bisogni della popolazione.
Oggi la narrazione falsificante è diventata parte fondamentale della proposta politica, ed è evidente che questo lato spettacolare ed emozionale ha fatto dei grandi passi rispetto ai politici democristiani o Repubblicani, si pensi a Moro, Andreotti o La Malfa, nella cui comunicazione le emozioni e l’appello all’immaginazione erano totalmente assenti. Nel mondo politico lo storytelling politico è avanzato parallelamente alle storie a cui il pubblico dei consumatori è stato progressivamente abituato negli spot pubblicitari. La manipolazione pavloviana è simile. Si fa vedere a un cane un cerchio associandolo a qualcosa di negativo (scossa elettrica), gli si fa vedere un’ellisse associandola a qualcosa di positivo (carne), poi gradatamente si deforma il cerchio verso l’ellisse, a quel punto la mente del cane è totalmente dissociata e non riesce più a catalogare la realtà secondo paradigmi precisi e va in confusione. La stessa operazione è stata fatta sul popolo italiano con concetti come Repubblica, lavoro, pace, democrazia, libertà, voto, sinistra, destra, sovranità, euro, Europa, Costituzione… una deformazione progressiva di questi concetti fino al disorientamento più totale. Il trionfo è stato quel 40% di elettori che sono andati a votare per eliminarsi da soli i diritti elettorali convinti con ciò che aver aumentato la democrazia. Il massimo del paradosso! O la pseudo sinistra detta Pd che mette in Costituzione (prima in Europa) il fiscal compact convinta che ciò migliori l’economia, poi si assoggetta totalmente alla Bce e alla Germania convinta che ciò aumenti la sovranità, infine taglia i diritti del lavoro convinta che ciò aumenti il lavoro, poi cerca di stuprare la Costituzione tagliando i diritti dei cittadini convinta di aumentare la democrazia, e ora regala 20 miliardi alle banche senza chiederli ai ricchi debitori “per salvare i risparmiatori” ! Siamo al paradosso fatto politica, cioè al caos intenzionale che pervertisce financo chi lo pratica. Se penso a un vecchio comunista come Zanda e a quello per cui si batte oggi mi cadono le braccia.
Grillo disse una volta che il corpo ha gli anticorpi ma la mente non ha gli antimente. Peccato però che anche lui abbia sfruttato questa mancanza di senso critico del suo elettorato e lo si è visto nella tentata adesione all’ALDE, dove è mancata una minima informazione per gli iscritti, ma lui ha agito da solo, senza nemmeno coinvolgere o informare gli europarlamentari del M5S, nella massima fretta e cialtroneria, spingendo rapidamente ad un voto indotto rapido e disinformato come avvenne con Farage. Ma è democrazia questa?
La più grande intuizione di Berlusconi è stata l’aver capito il nesso tra pubblicità commerciale e pubblicità politica e averle usate entrambe con forme di illusionismo ipnotico. Ai suoi inizi, le sue tv offrivano spot gratis alle aziende per abituarle a vendere gli spot e soprattutto per abituare i teleutenti a subirli. Con lui è iniziato l’enorme afflusso di pubblicità tv che ha allevato intere generazioni di teledipendenti. Una volta creata un’abitudine allo spot di mercato, passare allo spot politico è stato immediato. La mente era già aperta alle suggestioni, privata di ogni capacità critica. E’ stata una maledetta operazione di ipnosi o induzione televisiva. Questo, da una parte ha ucciso libri e giornali, dall’altra ha creato una dipendenza che ha aperto la strada ai suggestionatori del video, sbrigativi, parziali, iterativi, emozionali per indurre gli spettatori al voto. Da Berlusconi a Renzi il passo è stato breve. Entrambi sono imbonitori televisivi. Berlusconi ha trasformato i cittadini in consumatori, Renzi li ha usati come teledipendenti. Ma il sistema da illusionista è stato lo stesso. L’operazione è riuscita con le fasce più anziane, passive e contemplative, è fallita con le fasce giovanili più portate all’azione diretta, alla partecipazione attiva, al web, ai social, all’interazione. E più la tecnologia avanza e internet si diffonde e più la generazione over 70 andrà a sparire, più i giornali falliranno e la tv sarà sostituita dalla rete. Renzi, malgrado le sue vanterie da giovane moderno tecnologico, di fronte alla rete si è dimostrato un pivello ed ha parzialmente fallito coi social, usando solo twitter, apparendo come un primitivo poco evoluto e poco tecnologico anche ai ragazzini delle medie, molto più tecnologici, inglesizzati e scafati di lui, proprio mentre tentava di apparire attuale e moderno. Non parliamo poi di tutti gli altri partiti che sono tecnologicamente all’era delle caverne.
Casaleggio ha avuto una intuizione superiore reinventando, attraverso la rete, lo stesso concetto di democrazia diretta, attiva e interattiva, partendo dall’agorà ateniese e sviluppandola sulla nuova piazza telematica. Che la sua intuizione, non solo strumentale ma concettuale e di contenuti, sia rivoluzionaria e risponda al sentire popolare lo prova il fatto che questo nuovo movimento, senza avere televisioni né giornali, e attaccato da tutto l’establishment non solo italiano ma addirittura europeo, è arrivato in pochi anni ad essere il secondo o primo partito d’Italia e sicuramente il primo dell’opposizione, superando nettamente sia la destra che quella sx radicale, del resto poi omologabile al partito di Governo, così da perdere ogni carattere non solo di opposizione al neoliberismo ma di individuazione, per finire in una sopravvivenza indefinita e solo larvale, ma certamente terminale.
Ma di quale sinistra vogliamo parlare oggi in Europa? Il fatto stesso che non riesca nemmeno a vedere la propria crisi e la propria prossima morte è grave. Il fatto stesso che non riesca nemmeno a capire che le categorie storiche destra e sinistra sono morte e sepolte, è grave. Il fatto stesso che si esaurisca in una sterile lotta contro il M5S, lotta che è iniziata col rifiuto delle tematiche no global contro l’iperliberismo, per abbracciare il neoliberismo stesso, è grave.
Ma come si fa a dirlo a una sx che è quasi morta e che è ormai fuori del tempo e che a forza di parlare di etichette ha dimenticato i bisogni della gente e i problemi dell’umanità?
La sinistra, ormai, si è imprigionata nella propria storytelling. Ma la realtà, quella vera, sta da un’altra parte.

GRILLO E I GRUPPI DELL’EUROPARLAMENTO

Antefatto: visto che il gruppo dell’europarlamento UKIP sarà prima o poi sciolto a causa della Brexit, Grillo da marzo cerca un nuovo gruppo europeo per il M5S. Senza informare nessuno ha preso contatto col gruppo dei liberali dell’ALDE che è il 3° gruppo del Parlamento europeo e improvvisamente ha detto sul blog agli iscritti che avevano poche ore per votare per l’adesione all’ALDE. Il 78% dei votanti ha detto di sì. Ma a quel punto il capo dell’ALDE, l’ex premier belga Guy Verhofstadt, si è visto contro metà del suo gruppo che ha rifiutato l’adesione del M5S, e Grillo ha dovuto tornare nell’UKIP.
La stampa europea si scagliata contro Guy Verhofstadt, quella italiana si è scagliata contro Grillo che è stato accusato di essere un voltagabbana che passa spregiudicatamente dai fascisti inglesi agli ultraliberisti. Grillo è stato accusato di incoerenza e di tradimenti rispetto ai valori e principi del M5S.
In questi giorni sui media italiani è stato sventolato un falso problema e Il fatto Quotidiano si è allineato alle calunnie quotidiane al M5S, tanto per non perdere l’abitudine, attaccando Grillo perché ha tentato di passare dall’UKIP ad ALDE, come avesse cambiato ideologia e alcuni ipocriti se ne sono pure complimentati, come se Grillo di colpo avesse aderito alle idee di Monti (che pure nell’ALDE non c’è).
Oggi su IFQ c’è un articolo di certa Silvia Truzzi .
http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/grillo-in-europa-tra-il-culatello-e-la-mortadella/#disqus_thread
che è il massimo dell’ipocrisia e della stupidità, per la serie “So ma faccio finta di non sapere”. Chiaro che se si fa finta di non capire, non si capisce. Ma questa è falsità. Sappiamo benissimo e lo sa anche la Truzzi che non esiste nell’europarlamento nessun gruppo che abbia i valori del M5S. Sappiamo benissimo anche che in qualsiasi gruppo europeo c’è di tutto nella massima incoerenza, come Orban e i nemici di Orban, la Merkel e i nemici della Merkel.. Ogni gruppo è un caravanserraglio dove i membri ci stanno per ragioni di comodo, per cui cercare la coerenza proprio da Grillo quando non ce l’ha nessuno è davvero fazioso e sciocco. Grillo ha sempre detto di usare il gruppo europeo solo come un veicolo, con un pre-patto per cui il M5S entra per contare qualcosa in Europa ma conserva i propri valori e principi e la libertà di voto. Lo ha detto con Farage, lo ha ripetuto con l’ALDE. Per cui di cosa si sta parlando? Conservare la propria autonomia vuol forse dire cambiare casacca o abbandonare il proprio programma? Questo Travaglio lo sa benissimo e lo dice in tv. Per cui a quale scopo far pubblicare un articolo falso come questo? Vuol tenere i piedi in due staffe? Un po’ di coerenza la vorremmo anche da parte di IFQ, ecchediamine !!

Indubbiamente, col caso dei gruppi del Parlamento europeo, Grillo ha commesso vari errori ma non certo quello di coerenza di cui lo accusano
1° errore: sono mesi che contatta l’ALDE e gli europarlamentari non ne sapevano nulla. Ma allora cosa sono stati eletti a fare? Poi è andato a Bruxelles col figlio di Casaleggio. Perché con lui? Non dovrebbe essere solo un tecnico che cura il blog? Dove risulta che sia stato eletto rappresentante del Movimento o abbia acquisito titoli in tal senso?
2°: il blog non è mai stato informato dei patteggiamenti europei del solo Grillo. Nessuno sapeva nemmeno cosa fosse l’ALDE
3°: visto che ci vorranno anni prima che si realizzi la Brexit e si sciolga il gruppo di Farage, perché Grillo ha imposto agli iscritti un voto rapido, disinformato, frettoloso, inducendoli a una certa scelta nello stesso modo antidemocratico e disinformante che usò con Farage?
Se c’è stato un errore, è stato di metodo, non certo di ideologia come vuol far credere creta stampa.

DOV’E’ MAI LA COERENZA IN EUROPA??

Berlinguer diceva che i partiti erano diventati macchine di potere di clientela. Non fanno eccezione i gruppi parlamentari che sono assediati dalle lobby. Venire a esaltare inesistenti valori o improbabili coerenze di principi mi pare alquanto improprio. Ci sono forti probabilità che il voltafaccia di Verhofstadt si debba a motivi di opportunismo mercantile, visto che è stato inserito tra i 5 membri che agiscono a difesa di interessi che sono opposti a quelli dei cittadini, e sta nella lista degli impresentabili da cacciare dal Parlamento europeo. Su Verhofstadt si allunga l’ombra del conflitto di interesse perché ha dichiarato di far parte di 7 fra Comitati e consigli di amministrazione, incarichi che gli portano in tasca un bel gruzzolo, inclusi i compensi che provengono da due grandi società belghe, Exmar e Sofina. Exmar è un gruppo armatoriale belga che opera nel trasporto internazionale di gas e petrolio, e a questi due gruppi il TTIP farebbe molto comodo. M5S rompe loro le tasche in modo evidente perché si opporrebbe al TTIP (a cui sia Renzi che Caliendo sono favorevoli). Verhofstadt cura gli interessi delle lobby belghe del gas e del petrolio favorevoli al TTIP e il SUO voltafaccia con Grillo si deve ai suoi interessi commerciali. Del resto Verhofstadt è un pessimo soggetto già bollato come tale da tutti i Paesi europei. Solo i media italiani hanno fatto finta di non saperlo per attaccare come al solito Grillo, raggiungendo qui il massimo di ipocrisia. Ma di quale coerenza e ideologia si parla? Non facciamo ridere i polli!
Speriamo proprio che Verhofstadt non sia riconfermato come capo dell’ALDE, ma qui gli unici che difendono la propria ideologia ed hanno dei valori sono proprio i 5stelle, altro che balle! Verhofstadt cura gli interessi delle lobby belghe del gas e del petrolio favorevoli al TTIP e il voltafaccia con Grillo può essere una mossa conforme ai suoi interessi commerciali.

Bordini e altri dichiarano:
“A chi dice meglio soli che male accompagnati bisognerebbe spiegare che stare nel gruppo misto preclude ogni attività parlamentare. Per fare un parallelismo tra il Parlamento Europeo e quello italiano, sarebbe come dire che i parlamentari del M5S a Roma non possono partecipare alle commissioni, non possono fare emendamenti, non possono fare interventi in aula (non possono accedere ai dossier). Che senso avrebbe?
Finora il M5S ha ottenuto grandi risultati nel Parlamento Europeo (per es. la sospensione del TTIP) grazie alla permanenza in un gruppo con libertà di voto e dunque senza accordi politici. Ma i risultati sarebbero stati pari a ZERO se i 5stelle fossero rimasti nel gruppo misto. Comunque, lo scopo finale è la creazione di una nuova identità europea detta DDM (Direct democracy Movement), un progetto ambizioso che apre a un futuro in cui sempre più realtà europee condivideranno il valore della democrazia diretta.”

Petra Reski
Credo di non aver mai sentito parlare così tanto del parlamento europeo come ieri, (avete mai sentito alla radio che Marcello Dell’Utri faceva parte della commissione europea di giustizia? Tanto per fare un esempio) quando dalla mattina alla sera: ogni mezz’ora “rivolta 5 stelle” e “M5s in subbuglio” sulla radio, in ogni telegiornale – finché ho scoperto che Grillo ha chiamato a votazioni online per cambiare frazione politica nel parlamento europeo. Mi sembrava logico. Visto che Ukip ha raggiunto il suo obiettivo politico, il Brexit. Cosa serve rimanere con loro? E serve ancora meno fare parte dei non iscritti. E mi ricordo anche che all’epoca dell’entrata dei parlamentari europei del M5s, i Verdi (in particolare quelli tedeschi, purtroppo) hanno bloccato l’ingresso del M5s nella loro frazione.
ALDE (Alliance of Liberals and Democrats of Europe) conta 68 eurodeputati e con la presenza del Movimento 5 Stelle, sarebbe diventata la terza forza politica al Parlamento europeo. E per questo fa paura – oppure, come scrive Stefano Feltri sul Fatto Quotidiano: “… avrebbe dato il segnale che, a certe condizioni, il M5s può fare alleanze con i partiti tradizionali, persino con quelli guidati da leader di puro establishment come Verhofstadt. E questo, per quanto faccia arrabbiare la base, terrorizza gli avversari italiani dei Cinque Stelle molto più della vicinanza a Farage.”
Fino a adesso, le (defunte) sinistre europee potevano dire: Non giocate con quelli del M5s, sono brutti e sporchi e stanno assieme a Farage, quello del Brexit. Dopo, quell’argomento poteva mancare. Purtroppo. In inglese si chiama: “smart move“.

LO SCANDALO DELLE BANCHE ITALIANE

Le banche italiane decotte e fallimentari che hanno sofferenze superiori al sopportabile avrebbero dovuto essere ricapitalizzate dal Governo con 3,5 miliardi, ma per le lentezze di Renzi e di Padoan, la somma è salita a 8 miliardi e infine a 20, ma ancora non basterà. I media sprecano spazio per attaccare Grillo accusandolo di incoerenza, ma, nel pasticciaccio ormai tragico delle banche truffatrici e fallimentari, quali sarebbe la coerenza ai grandi valori e alle grandi ideologie ‘di sinistra’? Il Monte dei Paschi di Siena deve il suo enorme conto in rosso principalmente al Pd che ha satollato i suoi politici e gli amici imprenditori, permettendo crediti che ora gli stessi non intendono onorare. Il Governo parla di salvare questa e le altre banche con soldi pubblici aumentando il debito nazionale e gravando di nuove tasse i cittadini inermi (si parla di 450 euro a famiglia). Le banche rifiutano anche di dare l’elenco dei debitori morosi e la stessa Bce si dichiara perplessa di fronte a un Padoan che, per evitare la rabbia montante degli italiani, parla confusamente di penalizzazioni contro gli inadempienti.
Ma quanti sono i politici dal Pd i cui debiti in rosso dovremmo pagare noi con le nostre tasse? E l’Unione europea si permette pure di dissentire da una potenziale penalizzazione dei debitori bancari con legge tutt’ora inesistente???? E chi difende la Casta dovrebbe essere poi Grillo???? Ma ci prendono proprio per dei deficienti assoluti??? E credono di fregarci mettendo sempre in primo piano la Raggi o Farage o balle simili???

Cerchiamo poi di dire con tutta onestà che il danno è ancora più grande!
Perché aumentare il debito pubblico di 20 miliardi non ci salverà dallo sfacelo bancario e 20 miliardi non basteranno. La Germania per mettere in sicurezza le proprie banche ha speso 450 miliardi. Quanto dovremo spendere alla fine noi?
Aumentare il debito pubblico è gravissimo perché ci mette nelle mani dei Paesi stranieri che potranno saccheggiarci come hanno fatto in Grecia, tanto che la pessima manovra di Renzi di rimandare tutto e non intervenire sembra essere stata fatta apposta per accelerare la nostra fine.
Ma ancora più grave e devastante è l’opinione dell’Ue per cui non dovremmo penalizzare i ricchi e grassi debitori come Marcegaglia, De Benedetti, Colaninno… mentre Padoan ci dice già che, semmai ci fosse una legge sui debitori, saranno fatti salvi i politici !!
Ma vi rendete conto????

MoVimento 5 Stelle Camera e Senato

Il Governo stanzia altri 20 miliardi di euro presi dalle tasse, dal sangue e dal sudore dei cittadini per salvare la Banca MPS del PD. Adesso basta. Andiamo a pignorare allora direttamente tutti i beni (immobili, mobili, azioni, partecipazioni, conti correnti, titoli, partecipazioni, crediti verso terzi, finanziamenti pubblici, ecc.) dei vari grandi debitori di MPS che hanno ricevuto prestiti e finanziamenti dall’istituto, senza rilasciare adeguate garanzie reali, e non li hanno mai restituiti. Non stiamo parlando di milioni, ma di miliardi e miliardi.
Il Governo salvaguardi i cittadini, si sostituisca agli attuali amministratori di MPS e tenti, anche in qualità di nuovo azionista di maggioranza, di recuperare quanto dovuto alla Banca, secondo le prime indiscrezioni giornalistiche rese pubbliche in queste ore (Corriere, Il Sole, Libero), dai vari privati come De Benedetti, Marcegaglia, Mezzaroma, Zunino, Statuto, Muto, Punzo, Unieco (e le eventuali altre Coop Rosse coinvolte), senza che a rimetterci siano sempre i cittadini. È possibile! Si chiama azione in surroga per volontà del creditore ed è prevista dall’art. 1201 del c.c. il quale prevede che: “il creditore (MPS), ricevendo il pagamento da un terzo (lo Stato – cittadini italiani), può surrogarlo nei propri diritti, (azione di recupero dei crediti nei confronti dei debitori) e subentrare nella stessa posizione ereditando azioni, garanzie e privilegi”.
Il Governo vada a fare quello che la Banca avrebbe dovuto fare e che, invece, probabilmente ha omesso di fare. Vada a fare quello che la Banca tutti i giorni fa con le famiglie, i commercianti, gli artigiani e i piccoli imprenditori quando non riescono a pagare il proprio debito o una rata del mutuo o del prestito. Vada nelle loro ville lussuose, nei loro palazzi, nei loro immobili di pregio, nelle loro barche, nelle loro banche svizzere, nelle loro società e recuperi i beni (quelli veri e non quelli finti come i capitali sociali di società che non valgono più nulla) che MPS avrebbe dovuto prendere, così come avviene per tutti gli altri, ad integrale garanzia per i prestiti loro concessi. Mandi gli ufficiali giudiziari lì e pignori tutta la eventuale ricchezza che sarebbe stata accumulata in questi anni ai danni degli italiani fino alla concorrenza dei propri debiti e salvi MPS senza che siano i cittadini a rimetterci ancora.
Perché adesso non se ne può più. A pagare per eventuali responsabilità dei banchieri, amici dei partiti e parte di questo sistema marcio, non possono essere sempre e solo i cittadini. Perché non si possono prendere altri 20 miliardi di euro dalle tasse degli italiani per salvare una Banca che resta nelle mani di coloro che l’hanno ridotta al dissesto senza che a pagare siano i grandi debitori, quando, invece, nel frattempo alla sanità sono stati tolti 4,5 miliardi e quando dicono di non trovare 17 miliardi per il reddito di cittadinanza.
Il Governo, dunque, si faccia dare la lista ufficiale di tutti coloro che non hanno adempiuto i propri obblighi e vada a pignorare i beni dei debitori di MPS. Si faccia quello che fino ad oggi non è stato mai fatto! #PignoriamoliTutti.

NEL FRASTUONO DEL M5S
Bruno
E’ incredibile la faccia tosta (e non voglio esprimermi alla Giachetti) del Governo nel voler continuare a guidare un Paese allo sfascio nonostante i molteplici fallimenti e le inchieste giudiziarie sui “padri costituenti” che hanno promosso la fatidica modifica della carta.
Deve essere stata la mano dal cielo che ha guidato gli Italiani quando hanno ostacolato le ambizioni del giglio magico capitanato da Pinocchio & C nel momento in cui si proponeva l’ennesima porcata alla Nazione.
Mentre si parla di M5S Europa, della Raggi e di tutti i piccoli nei del movimento, la Nazione affonda con un sistema bancario indebitato fino all’osso per colpa di una percentuale striminzita di debitori a cui gli istituti di credito hanno dato carta bianca senza alcuna garanzia di rientro mentre a noi umani la banca ti chiama di notte se sei scoperto di 500 euro. Che faccia tosta! Un sottosegretario all’economia, amico di Pinocchio, coinvolto in uno scandalo di miliardi riguardante gli appalti in Consip, sì quell’ente che si occupa delle forniture per la PA per le quali noi sempre umani dobbiamo affrontare una trafila burocratica estenuante e dimostrare di non aver mai rubato una mela in vita nostra fino alla settima generazione.
Negli ultimi periodi di fibrillazione governativa la maggioranza parlamentare si è avvalsa dell’appoggio di un altro padre costituente, quel Verdini per il quale i pm hanno chiesto una condanna ad 11 anni di carcere per associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita e truffa contro lo Stato.
Ma di cosa stiamo parlando? Dell’amministrazione Raggi, della “scalata” al potere del M5S o della defezione di qualche voltagabbana?
Nel silenzio di un sistema legalizzato da nessuno che brucia miliardi, che continua ad esporci alle guerre e all’immigrazione selvaggia, il passatempo dei media è attaccare Beppe Grillo e i suoi ragazzi. Ma vergognatevi! Siete la feccia dell’Italia!

BASTA CON LA BALLA DELLA PRIVACY CHE SERVE SOLO A TENERE NASCOSTE LE PORCATE!
Gomez

“Fuori tutti i nomi dei primi 100 debitori, perché lì ne scopriremo delle belle”. Così il direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez, commenta le dichiarazioni del Presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, che ha chiesto di conoscere i nomi dei principali debitori delle banche salvate con i soldi pubblici, tra cui Monte dei Paschi di Siena. “Bisogna andare a vedere – dice Gomez – chi ha mentito alle banche e basta bonus ai dirigenti, finché la banca non produrrà utili. Sarebbe, inoltre sperabile che prima o poi qualcuno tornasse a dividere tra banche che fanno finanza e quelle che fanno credito“.
“Molte delle persone che c’hanno rimesso i soldi, sono state fregate col pieno accordo di Banca d’Italia e Consob, con il metodo delle obbligazioni subordinate date al parco buoi dei risparmiatori. E chi se ne intendeva sapeva che erano una ‘ciofeca‘, facendo una fregatura scientifica e sperando in una ripresa del mercato che però non c’è stata. Ma oggi dobbiamo capire chi ha mentito, basta bonus e stipendi calmierati. Basta con questa balla della privacy che serve solo a tenere nascoste le porcate. Fuori i nomi degli amici di politici e imprenditori, cioè tutti quelli che hanno preso i soldi”.

“Il M5S viene percepito e trattato, in Italia e anche in Europa, come un corpo estraneo da buttare fuori. In questo caso, una parte di sistema che ha impoverito l’Europa ci considera un pericolo”. Così a Otto e Mezzo (La7) il deputato del M5S, Alessandro Di Battista, si pronuncia sull’accordo che i vertici del movimento volevano stabilire con il gruppo europeo liberal-democratico Alde. “Loro si sono tirati indietro” – continua – “perché era bene che alcune idee del M5S, che avremmo tenuto in piedi, fossero lasciate fuori. La mia posizione è quella di riuscire a formare un gruppo autonomo, perché quando andiamo da soli è meglio”.
E aggiunge: “Il M5S non ha dei parenti equivalenti in Europa, noi le nostre scelte non le facciamo in base ai soldi, ma sono scelte politiche. Adesso dobbiamo portare avanti contatti per formare un gruppo autonomo”. Poi precisa: “Il M5S è sempre in evoluzione, siamo cresciuti in fretta. Le battaglie che stiamo portando in Europa sono per cambiare le cose. Dire che l’euro è una gabbia e che la moneta unica è una gabbia non è essere anti europeista. Ci saremmo trovati in un gruppo molto forte in cui avremmo portato avanti le stesse battaglie degli ultimi due anni. Una parte della classe dirigente europea si è spaventata e hanno bloccato tutto”.

ONDATA DI GELO- I SENZA TETTO
Freddo glaciale sull’Italia. Ieri morti 8 senza tetto. Ci sono più di 50.000 senza tetto in Italia. A Roma sono più di 3.000. Lo stesso a Milano. Pochi giorni fa a Sesto Fiorentino è andato a fuoco un capannone occupato da migranti e c’è stato un morto. Per fortuna in molte città c’è la Caritas che distribuisce pasti caldi anche agli italiani poveri.
(Vorrei citare anche la SOKOS, a Bologna, in via Gorki 12, 1° piano, nel corridoio interno, conta 30 medici volontari, uno psicologo e un antropologo per l’assistenza sanitaria a senza tetto e migranti. Io distribuisco abiti, coperte ecc. Se siete di Bologna e avete cose che non usate più, portatele qui il lunedì, mercoledì, venerdì dopo le 17.)
L’Italia è il Paese che ha più volontari al mondo. Ci sono più di 44.000 associazioni con almeno due milioni di volontari. Una cosa di cui i nostri sciocchi talk show e i nostri ripetitivi tg non parlano mai, fissati come sono sui politici, che non rappresentano sempre il meglio del nostro Paese. Lo sapete che i dormitori sono pochi, non ci sono dappertutto e riparano solo la notte? Basterebbe non acquistare un solo F35 per fornire un tetto ed un letto caldo a tutti i clochard d’Italia.
Nell’Italia del 2017 c’è chi muore di freddo. Ad Amatrice ci sono meno 18 gradi e c’è ancora chi vive nelle tende. Nessun riparo è stato predisposto per gli animali in una zona dove tanti vivono di allevamento e dove sono stati dati dei capannoni, gli stessi erano incompleti e non attrezzati. Noi spendiamo ogni giorno 64 milioni in armi, quando la nostra Costituzione dichiara che siamo neutrali, al contrario partecipiamo a molte guerre per cui nessun popolo e nessun Parlamento ha dato mai l’assenso ma nella guerra per i poveri il Governo non fa stanziamenti.
Quando Renzi voleva ridurre i Senatori ed eliminare il nostro diritto elettorale per risparmiare 57 milioni l’anno mi veniva da piangere. Per 64 milioni di armi al giorno nessun fa un talk show o un articolo di stampa. La stronzaggine di Renzi offende ogni senso comune. Nell’ultima Finanziaria Renzi fa pagare 6 miliardi di sanità in più agli Italiani ma stanzia 23 miliardi in armamenti di cui 16 vanno a 131 F35 malfatti e non funzionanti, quelli che ogni Paese, compresi gli Stati uniti, ha stornato. Noi no, probabilmente per le mazzette che si collegano ad essi e a cui il nostro Governo non rinuncia. E’ chiaro che se si governa così, soldi per i gli emarginati non se ne troveranno mai.

Chi prende pretesto della miseria per fare del razzismo dovrebbe essere radiato dal genere umano. Provate ad andare a una mensa della Caritas e vedrete da soli che accanto ai migranti ci sono fin troppi italiani. Sono gli italiani a costituire la maggioranza assoluta delle persone che si rivolgono ai centri Caritas nel Sud ma anche nel centro-nord c’è un vistoso aumento degli italiani. Gli stranieri al Nord sono il 64,5% delle persone aiutate (a livello nazionale il 57,2%); nel Sud invece sono gli italiani a costituire la maggioranza. C’è chi insiste nel fare dell’inutile e becero razzismo ma per me un povero è un povero di qualunque razza sia. E un morto è sempre un morto agli occhi di chiunque abbia un minimo di coscienza umana. Poi ci sono le belve, ma quelle non sono umane anche se c’è chi le alimenta per biechi guadagni elettorali. Si continua a fare del razzismo quando nessuno di questi cosiddetti nazionalisti alza la voce contro 23 miliardi di euro spesi in armi e in tante guerre inutili che aumenteranno soltanto i flussi dei migranti e il numero dei disperati.

Anime candide
Fabrizio De André

A chi volete affliggere
coi dati sui bambini
caduti con le bombe
e sotto il fuoco dei cecchini
vogliamo playstation
il petrolio ci serve
e a voi poverelli
vi faremo a brandelli.
e a chi non muore
lo sai che faremo?
Non avete i grattacieli,
borsa, uffici finanziari?
Non avete dei banchieri
degli scudi planetari?
Nessuna top model
niente pargoli teppisti?
E non la potete fare la guerra
siete solo terroristi!
Siamo noi a dichiararla
quante bombe lanceremo
e a chi non muore lo sai che faremo?
Con le scarpe da ginnastica
noi siamo troppo belli
ma queste non ci bastano
vogliamo più modelli
perciò con la guerra
vi faremo capire
che voi del terzo mondo
ci dovete servire
da vivi o da morti
questo poi lo vedremo
e a chi non muore
lo sai che faremo?
Noi lo deporteremo!
We will dee-port you
Ci piangono i coglioni
con le storie delle mine
con gli arti strappalacrime
di bambini e di bambine.
Non hai più una gamba?
La tua vita e’ rovinata?
La vendiamo alla CNN
nel tg in prima serata
lo sai che ti faremo?
Ti deporteremo!
We will dee-port you
Papa’ venne di notte
e disse corri, andiamo
arrivammo nel salone
tenendoci per mano
ed io e il mio fratellino
ci sentivamo grandi e grossi
mentre il cielo di Kabul
era verde agli infrarossi
eravamo tutti uniti
fu davvero bellissimo
un attacco mai visto
un momento dolcissimo
questo sara’ piu’ bello
quanti morti che vedremo
e a quelli che non muoiono
sapete che faremo?
Noi li deporteremo!
We will dee-port you

LE OTTO PIAGHE DI RENZI
Marco Travaglio

Non per tornare sul luogo del relitto e infierire su quel corpicino martoriato, ma fateci caso: c’è forse una cosa, una soltanto, toccata o sfiorata da Renzi nei suoi tre anni scarsi di governo che non sia regolarmente finita in mille pezzi? Intendiamoci: non tutte le disgrazie d’Italia sono solo colpa sua. Né vogliamo cedere ai pregiudizi irrazionali e calunniosi sui suoi presunti superpoteri iettatori solo perché nel 2013 annuncia accanto a Bersani “vi presento il prossimo presidente del Consiglio”; nel 2016 annuncia accanto a Giachetti “vi presento il prossimo sindaco di Roma”; partecipa al lancio della Ferrari in Borsa (“una straordinaria occasione per gli investitori”) e subito il titolo viene sospeso per eccesso di ribasso prima di perdere il 20% in sei mesi; fa gli auguri agli azzurri per i Mondiali 2014 e vince la Germania; ci riprova agli Europei 2016 e vince il Portogallo; alle Olimpiadi di Rio tempesta di sms la schermitrice Rossella Fiamingo che perde a sorpresa la finale; dice “forza Vincenzo” al ciclista Nibali che si schianta alla prima curva con due fratture; aggiunge “la mia preferita è la Pellegrini, l’ho vista in forma” e la povera nuotatrice arriva quarta.
Ci mancherebbe, per così poco. Però, come diceva Agatha Christie, “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”. E qui gli indizi sono almeno otto.
1) L’Unità. Il glorioso giornale fondato da Antonio Gramsci e più volte affondato, prima dai dalemiani, poi dai bersaniani, torna festosamente in edicola nel giugno 2015 grazie ai 107 milioni stanziati dal governo Renzi. Il nuovo azionista, insieme al Pd, è il costruttore Massimo Pessina che, vedi la combinazione, proprio in quei giorni vince l’appalto della Regione Liguria per il nuovo ospedale di La Spezia, senza concorrenti alla gara. Ma, nonostante la cascata di soldi pubblici, l’Unità stenta a decollare. Il direttore, scelto da Matteo con fiuto da rabdomante, è Erasmo D’Angelis, già presidente di Publiacqua (la municipalizzata del Comune di Firenze), poi sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti del governo Letta, infine capo della Struttura di missione sul dissesto idrogeologico col governo Renzi. Purtroppo i lettori fuggono a rotta di collo, nonostante l’ingaggio di firme “prestigiose” quali Rondolino, Velardi, Bondi, Cicchitto, Auci, Chicco Testa, Marzullo e lo stesso Renzi, che la domenica risponde alle lettere per qualche mese (poi smette per mancanza di lettere). “Date un’occhiata a http://www.unita.tv, c’è lo streaming degli eventi. E ci sono preziose chicche tutti i giorni”, raccomandava l’allora premier, purtroppo inascoltato.
D’Angelis si dimette per mancanza di lettori e torna a Palazzo Chigi per occuparsi di un altro dissesto, quello idrogeologico. Al suo posto, il vignettista Staino e il vice Andrea Romano, già dalemiano, poi montezemoliano, poi montiano, ora piddino. Risultato: mezzo milione di perdite al mese e licenziamenti collettivi. Ma Renzi non c’entra: colpa dei lettori che non leggono.
2) Montepaschi. Il 22 gennaio 2016, a Porta a Porta, Renzi dà un consiglio da amico ai risparmiatori: “Su Mps si è abbattuta la speculazione ma oggi è un bell’affare, è risanata, è un bel brand su cui investire”. Infatti il titolo crolla del 60% in sei mesi. Renzi annuncia la ricapitalizzazione privata grazie a Jp Morgan, che impone la cacciata dell’ad Viola per far posto a Morelli, già sanzionato da Bankitalia per i suoi traffici col famoso Mussari. Poi nessuno ci mette un euro e il governo Gentiloni fa quel che si doveva fare un anno fa: salvataggio con soldi pubblici, 9 miliardi, che sarebbero stati molti meno intervenendo prima. Ma Renzi non c’entra: colpa della cinta senese.
3) Alitalia. Nel 2015 Renzi presenta le orrende divise del personale Alitalia, appena affidata alle sapienti mani degli arabi di Etihad e del presidente Montezemolo: “Allacciatevi le cinture, perché qui stiamo decollando davvero. Alitalia decolla per nuove destinazioni. E il decollo di Alitalia è il decollo dell’Italia”. Ora Alitalia perde mezzo milione al giorno e sta per annunciare almeno 1500 esuberi. Ma Renzi non c’entra: colpa delle cinture.
4) Almaviva. Nel 2016 Renzi annuncia: “2.998 lavoratori tra Roma, Napoli e Palermo rischiavano il licenziamento. Il viceministro Teresa Bellanova ha impiegato ogni energia per un accordo che sembrava impossibile – tanto che ovviamente alcuni già scrivevano di licenziamenti imminenti – e invece è arrivato: tutti i licenziamenti ritirati, mantenimento di tutti i siti produttivi. Avevo detto che avremmo fatto di tutto per risolvere anche questa crisi e così è stato. Brava Teresa! #dalleparoleaifatti”. Risultato: Almaviva chiude a Roma e licenzia tutti e 1666 i dipendenti. Ma Renzi non c’entra: colpa di Teresa.
5) Riforma Boschi. “La riforma costituzionale gli italiani la attendono da 70 anni”, anzi “da 30”, forse “da 20”. Infatti l’han bocciata. Ma Renzi non c’entra: colpa degli elettori che, a furia di attendere la riforma, se la sono dimenticata.
6) Italicum. “È la migliore legge elettorale del mondo. Vedrete che tra 6 mesi ce la copieranno in tanti”, annuncia Renzi nel 2015. Ora quel capolavoro, mai usato, o lo rottama la Consulta o lo sfascia il Pd. Ma Renzi non c’entra: colpa dei 5Stelle che rischiano di vincere.
7) Jobs Act. “Sale l’occupazione, ciao gufi”. Invece l’occupazione crolla sotto i 50 anni e salgono i voucher, che ora spariranno col referendum o con la riforma della riforma. Ma Renzi non c’entra: colpa dei gufi.
8) Legge Madia. “Approvata la riforma della PA, #lavoltabuona. Un abbraccio agli amici gufi”. Poi la Consulta gliela boccia e ora Gentiloni deve riscriverla, ma solo per la parte gradita agli odiati sindacati: il resto finirà nel cestino. Che fosse Renzi, il gufo?

L’INDAGATA E IL LAMBITO
Marco Travaglio

Il sistema che ci ha rintronati per vent’anni a suon di balle ora accusa il Web di diffondere “post-verità” e “fake news” per favorire i “populisti”anti-Sistema. I quali rimpallano l’accusa in faccia al Sistema. Col risultato di aumentare vieppiù la sfiducia in tutti i canali d’informazione, tradizionali e alternativi. Pochi notano che la disinformazione, così come la corruzione, l’evasione fiscale e il doping, muta ogni giorno pelle per rendersi sempre più subdola, inafferrabile e invisibile. La vecchia cara bugia, che consisteva nel negare o nel ribaltare o nel tacere una verità, non funziona più: funzionava quando giornaloni e telegiornaloni, tutti tendenzialmente omologhi al Sistema, avevano il monopolio dell’informazione e se la cantavano e se la suonavano in perfetta solitudine, riuscendo a mentire senza tema di smentita. Le loro bugie avevano gambe lunghissime, perché nessun medium alternativo aveva il peso e il prestigio necessari per raggiungere lo stesso pubblico con informazioni corrette. Il Web e i movimenti anti-Sistema hanno perforato il sudario del pensiero unico, costringendo i corifei del Sistema ad aggiornare e affinare il loro armamentario falsificatorio. Nessuno si fa più beccare a tacere le notizie scomode che, da qualche parte, escono comunque e portano solo discredito a chi le occulta. Molto meglio creare un clima per neutralizzarne gli effetti salvando le forme e la faccia di chi è costretto a darla e le chiappe di chi potrebbe farne le spese. Un clima di “bugia ambientale”, fondato su una versione deteriore del vecchio trucco dei due pesi e due misure: con la lente di ingrandimento si ingigantiscono le pagliuzze degli anti-Sistema trasformandole in travi (come stanno facendo con Virginia Raggi a Roma), e con il binocolo rovesciato si rimpiccioliscono le travi del Sistema trasformandole in pagliuzze.
C’è Romeo e Romeo. Alfredo Romeo è un imprenditore napoletano indagato per concorso esterno in camorra su un appalto all’ospedale Cardarelli di Napoli e per corruzione su alcuni lotti di una gara Consip da 2,7 miliardi. L’inchiesta sul secondo filone viene rovinata da una soffiata che consente ai vertici Consip di rimuovere le microspie dagli uffici e impedisce agli inquirenti di raccogliere prove sulle gare pilotate. Per la soffiata sono indagati il sottosegretario Lotti, il comandante dell’Arma Del Sette e il capo dei carabinieri toscani Saltalamacchia. Ma dell’inchiesta Consip vengono informati, secondo testimoni, anche Matteo Renzi e suo padre Tiziano. Ma c’è un altro Romeo: Salvatore, il dirigente del Comune di Roma scelto dalla sindaca Virginia Raggi come capo-segreteria.
La nomina viene avallata dall’Anac che però formula rilievi sullo stipendio, subito ridotto. Sollecitata da alcuni esposti, la Procura indaga su un eventuale abuso d’ufficio. Parlando col Messaggero, Romeo ricorda che in Campidoglio si dava per scontata la presenza di microspie fin dall’arrivo dei 5Stelle. Risultato: il caso Romeo, per telegiornaloni e giornaloni, è quello di Salvatore (mai indagato, ma amico della Raggi). Quello di Alfredo (indagato per corruzione e camorra, amico dei Renzi), a parte qualche trafiletto, non esiste. C’è cimice e cimice. La Procura di Roma, unica legittimata a disporre intercettazioni, smentisce di aver mai piazzato cimici in Campidoglio.
Il che non esclude la presenza di microspie illegali di altra provenienza (pezzi di servizi segreti, ufficiali o ufficiosi, non sono nuovi a spiate fuorilegge: tipo i dossieraggi del Sisde e della Security Telecom smascherati ai tempi di B. con migliaia di fascicoli su pm, politici e giornalisti “ostili” al Governo). Giornaloni e telegiornaloni annunciano che Romeo è stato smentito dalla Procura e, contemporaneamente, che Romeo ha “confermato la soffiata” e la “talpa in Campidoglio” che avrebbe svelato le microspie piazzate dai pm per incastrare Raffaele Marra, un altro dirigente fedelissimo della Raggi, poi arrestato. Ma, se la Procura non ha mai messo cimici in Campidoglio dopo l’avvento dei 5Stelle, quale talpa avrebbe potuto soffiare una cosa che non esisteva: cioè le cimici su Marra? Mistero.
Viceversa, sia le cimici sia la soffiata alla Consip sull’inchiesta Romeo (Alfredo) sono accertate oltre ogni ragionevole dubbio. Ma, dopo aver ripreso due settimane fa lo scoop del Fatto con mille distinguo e infiniti imbarazzi, giornaloni e telegiornaloni l’hanno prontamente imboscato. E ora parlano di soffiate impossibili su cimici inesistenti (o illegali) al Campidoglio, per non parlare delle soffiate e delle cimici sicure alla Consip. C’è Codice e Codice. Polemiche a non finire sul Codice etico dei 5Stelle, che ne impone le dimissioni e l’incandidabilità dopo la condanna in primo grado, mentre per indagini o rinvii a giudizio lascia discrezionalità al garante Grillo e a tre probiviri.
Tutti dicono che è una norma salva-Raggi, perché la sindaca – dicono giornaloni e telegiornaloni- “sarà presto indagata” per la promozione del fratello di Marra e/o la nomina di Romeo. Ma, al momento, non lo è. Intanto il Governo Gentiloni rinomina tre sottosegretari pur sapendo che sono sotto inchiesta o sotto processo già prima della nomina: Simona Vicari (Ncd, indagata per falso), Vito De Filippo (Pd, rinviato a giudizio per peculato e indagato per induzione indebita) e Giuseppe Castiglione (Ncd, indagato per corruzione elettorale e turbativa d’asta). Nessuno parla di Governo “salva-Vicari”, ”salva De Filippo” e “salva-Castiglione”.
Ora la Procura di Catania invia l’atto di chiusura indagini, che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, a Castiglione e ad altri 22 coindagati. E deposita gli atti dell’inchiesta, fra cui gli interrogatori di Luca Odevaine: questi, già membro del tavolo Migranti al Viminale, ha patteggiato 2 anni e 8 mesi per corruzione in Mafia Capitale. E accusa Castiglione di aver pilotato insieme con lui la gara per l’appalto da 100 milioni per il Cara (centro di raccolta richiedenti asilo) di Mineo “affinchè vincesse il gruppo di imprese individuate a livello politico”. In una riunione del 2011 “nell’ufficio dell’on. Castiglione – racconta Odevaine – il suo fedelissimo Paolo Ragusa “indicava quali dovevano essere le ditte a cui rivolgersi”. Con un altro uomo di Castiglione, Giovanni Ferrera, Odevaine dice di avere “integrato il bando ‘base’ (del ministero, ndr) e i punti più importanti… punti che sono stati concordati insieme all’on. Castiglione affinché vincesse” chi voleva il futuro sottosegretario.
Nessun telegiornalone o giornalone ha pubblicato una riga sulla fine indagini per il viceministro del Governo Gentiloni. Governo che vuole moltiplicare i centri di raccolta per richiedenti asilo in ogni regione. Immaginate cosa leggereste se la Raggi rimettesse al suo posto Marra accusato di corruzione (l’hanno già lapidata per non aver intuito che quattro anni fa Marra si fece pagare una casa da un costruttore). Cioè se facesse ciò che ha fatto Gentiloni rimettendo al suo posto Castiglione che, per corruzione, sta per finire a processo: ma su di lui non avete letto e non leggerete nulla.
C’è indagabile e lambito.
Sentite il Corriere della sera di ieri. Pagina 10 sui 5Stelle: “Nei prossimi giorni Raggi potrebbe essere convocata in Procura. L’inchiesta per abuso d’ufficio sulle nomine da lei decise è ormai alla fase finale… Scontato che debba essere interrogata come indagata”(ripetiamo: per due nomine, quella del capo-segreteria e quella del dirigente al Turismo, che per legge spettano alla sindaca). Pagina 12 sul Pd: “Luca Lotti è balzato agli onori delle cronache, suo malgrado, per essere stato lambito da una vicenda giudiziaria, alla quale, peraltro, si è dichiarato totalmente estraneo. Dopo il colloquio con i magistrati è apparso assai più sollevato”. I compilatori dei dizionari della lingua italiana prendano buona nota: i 5 Stelle sono indagati a prescindere, anche se non lo sono; viceversa i pidini non sono indagati neanche quando lo sono: al massimo, volendo esagerare, sono lambiti ma sollevati.

Ha detto una europarlamentare del MoVimento, Tiziana Beghin:

L’optimum, vale a dire la creazione di un gruppo che condivida in toto i nostri valori, è al momento pura utopia per la mancanza di partiti affini alla nostra idea di politica.
Allo stesso modo il gruppo dei Verdi, con cui abbiamo condiviso numerose battaglie in questi mesi, a fronte di innumerevoli complimenti e sorrisi di facciata larghi trentadue denti ha votato in maggioranza contro la nostra entrata nel loro gruppo.
Le opzioni disponibili erano quindi 3, anche se una andrebbe esclusa a prescindere: al Parlamento europeo essere tra i “Non Iscritti” non corrisponderebbe al Gruppo Misto italiano, ma equivarrebbe, di fatto, a scaldare le poltrone senza avere la minima possibilità di incidere e di vigilare sulle nefandezze altrui in quanto non avremmo più accesso ad alcun dossier e godremmo di risicatissimi tempi di parola in seduta plenaria.
Restano dunque 2 opzioni: rimanere nell’EFDD o entrare nell’ALDE. Con entrambi sono più le dissonanze che le affinità, ma per come funziona il Parlamento Europeo abbiamo l’obbligo di prendere parte ad un gruppo politico, pena il non avere più alcuna voce in capitolo. In questi 2 anni e mezzo di EFDD abbiamo avuto la più assoluta indipendenza, come comprovato dal fatto che i nostri voti hanno combaciato con quelli di UKIP e delle altre delegazioni più piccole per meno del 20%. Lo stesso accadrebbe anche qualora confluissimo nell’ALDE. La garanzia è che potremmo continuare a portare avanti le nostre battaglie senza il minimo bavaglio od impedimento, perché il nostro compito è soltanto uno: portare nelle Istituzioni le istanze dei cittadini e promuovere un processo di cambiamento che porti alla creazione di un’Europa dei popoli e non dei potenti, di solidarietà e non suddita di banche e finanza. Una missione sicuramente dura, ma che mai potremmo portare a compimento qualora fossimo tra i “Non Iscritti”.

E’ MORTO ZYGMUNT BAUMAN

Il famoso sociologo polacco della ‘società liquida’ e del ‘Pianeta sociale’ è morto a 91 anni.
Ha detto: «Lo stato sociale è finito, è ora di costruire il “Pianeta Sociale. Solo così si potrà uscire dalla crisi globale del mondo contemporaneo. La politica deve avere la forza di reinventarsi su scala planetaria per affrontare l’emergenza ambientale o il divario crescente tra ricchi e poveri. Altrimenti è condannata alla marginalità in una dimensione locale, con strumenti obsoleti adatti a un mondo che non esiste più. Non credo in una capacità di auto-riforma della politica, è meglio costruire un’opinione pubblica globale e affidarsi a organizzazioni cosmopolite, extraterritoriali e non governative.
Io non conterei molto sui governi e ancor meno sui loro tentativi di collaborazione, che finiscono regolarmente in una poesia di nobili intenzioni piuttosto che in una prosa di concreta realtà. I poteri che decidono sulla qualità della vita umana e sul futuro del pianeta sono oggi globali e dunque, dal punto di vista dei governi, sono extraterritoriali ed esenti dalla loro sovranità locale. Finché non innalziamo la politica ai livelli ormai raggiunti dal potere, le probabilità di arrestare gli sviluppi catastrofici cui stiamo conducendo la nostra vita sul pianeta sono scarse.
Purtroppo l’obiettivo di arrestare le ineguaglianze globali che tendono a divenire rapidamente più profonde non compare tra le priorità delle agende politiche degli Stati-Nazione più potenti, nonostante le tante promesse fatte al riguardo.
Mancano ancora un’agenda politica planetaria e delle istituzioni politiche globali efficaci e dotate di risorse che permettano di perseguire simili obiettivi rendendoli operativi.
Cosa possono fare i cittadini per mettere mano ai disagi che avvertono, per organizzare un’azione collettiva? Qui interviene l’individualizzazione’. Con il progressivo abbassarsi della condizione di difesa contro le paure esistenziali, e con il venir meno di accordi per un’autodifesa comune, come i sindacati o altri strumenti di contrattazione collettiva, spetta ai singoli trovare e mettere in pratica soluzioni individuali a problemi prodotti dalla società nel suo complesso. Ma fare tutto questo da soli e con strumenti per forza limitati risulta palesemente inadeguato al compito prefisso.
Anche il cambio climatico è tra le grandi paure e insicurezze che l’uomo occidentale deve fronteggiare. L’insicurezza deriva dal divario tra la nostra generale interdipendenza planetaria e la natura meramente locale, a portata di mano, dei nostri strumenti di azione concertata e di controllo. I problemi più terribili e spaventosi che ci tormentano e che ci spingono a provare una sensazione di insicurezza e incertezza hanno origine nello spazio globale che è al di là della portata di qualsiasi istituzione politica ora esistente; tuttavia questi problemi sono scaricati sulle entità locali dove si pretende che vengano risolti con quei mezzi disponibili a livello locale: un compito praticamente impossibile.
Eppure in molti sostengono che alcune questioni relative all’inquinamento, alla produzione di energia, ai rifiuti, possono essere affrontate a livello «micro», di città, di governi locali. L’inquinamento atmosferico e la mancanza di acqua potabile sono questioni che traggono origine nello spazio globale, ma sono poi le istituzioni locali a doverle gestire. Lo stesso principio si applica al problema delle migrazioni, del traffico di droga e armi, del terrorismo, della criminalità organizzata, dell’incontrollata mobilità dei capitali, dell’instabilità e della flessibilità del mercato del lavoro, della crescita dei prezzi dei beni di consumo e così via. La sfera politica locale è sovraccarica di compiti e non è abbastanza forte o abbastanza dotata di risorse per svolgerli. Solo istituzioni politiche e giuridiche internazionali – finora assenti – potrebbero tenere a bada le forze planetarie attualmente sregolate e raggiungere le radici dell’insicurezza globale. Occorre un Governo planetario che salvi il mondo. Allo stadio di sviluppo a cui è ormai giunta la globalizzazione dei capitali e dei beni di consumo, non esiste nessun Governo che possa permettersi, singolarmente o con altri, di pareggiare i conti – e, senza che si pareggino i conti, è impensabile che si possano effettivamente mettere in atto le misure tipiche dello Stato sociale, volte a ridurre alla radice la povertà e a prevenire che l’ineguaglianza continui a crescere a piede libero. E’ altrettanto difficile immaginare governi capaci di imporre limiti sui consumi e aumentare le tasse locali ai livelli necessari perché lo Stato possa continuare a erogare servizi sociali, con la stessa intensità o con maggior vigore. La globalizzazione cancella anche lo Stato sociale. Non esiste una maniera adeguata attraverso la quale uno solo o più Stati territoriali insieme possano tirarsi fuori dalla logica di interdipendenza dell’umanità. Lo Stato sociale non costituisce più una valida alternativa; soltanto un ‘Pianeta sociale’ potrebbe recuperare quelle funzioni che, non molto tempo fa, lo Stato cercava di svolgere, con fortune alterne. Credo che ciò che può essere in grado di veicolarci verso questo immaginario ‘Pianeta sociale’, non siano gli Stati territoriali e sovrani, ma piuttosto le organizzazioni e le associazioni extra-territoriali, cosmopolite e non-governative, tali da raggiungere in maniera diretta chi si trova in una condizione di bisogno, sorvolando le competenze dei governi locali e sovrani e impedendogli di interferire.
Che cos’è la solidarietà? È diversa dalla tolleranza, che implica il sentirsi superiori a chi abbiamo di fronte, ma decidere comunque di concedergli la propria benevola accettazione: Chi tollera si sente superiore all’altro, e ha semplicemente deciso di non farglielo pesare. Solidarietà è ciò che è contrapposto alla solitudine e al senso d’abbandono, è il non dover contare solo sulle proprie forze, è la voglia di sentirsi parte di qualcosa di più grande, di combattere per una causa comune.
Siamo di fronte ad un’alternativa molto netta. O si apre un nuovo capitolo per la storia del nostro pianeta, o siamo davanti solo a una grande carnevalata. La domanda che dovremo porci è, dunque, che probabilità ha la solidarietà per affermarsi qui e ora nella nostra società, e che cosa dovremmo fare per far sì che questa affermazione diventi possibile.
Il sociologo Richard Sennet che ha cercato di elaborare una riedizione dell’Umanesimo contestualizzata nel nostro secolo, parla della necessità, per un umanista dei nostri tempi, di una cooperazione informale ed aperta. Informale, perché le regole devono uscire dal dialogo stesso; aperta, perché senza aspettative predeterminate, ha apertura verso chiunque voglia partecipare. Infine, Sennet parla di cooperazione perché bisogna abbandonare il sogno di vedersi vincitori davanti ad un perdente: tutti escono arricchiti dalla collaborazione. La situazione è più grave di quella che avverte l’opinione pubblica. In questi anni si sta decidendo un futuro a lungo termine, che varrà per i prossimi dieci o venti anni, o per una vita intera. Ci troviamo di fronte all’esigenza pressante di un cambiamento, con l’arduo obiettivo che ci chiede di conciliare benessere e progresso umano con la sostenibilità della nostra vita sul pianeta. Dalla società del consumo dovremmo passare a quella della sostenibilità. Il problema non è se questo sia possibile, il problema è che la società dei consumi non è un buon punto di partenza per raggiungere quest’obiettivo, ma non ne abbiamo un altro da cui muoverci. La società dei consumi è ostile, avversa alla sostenibilità: stiamo consumando troppo, esaurendo le nostre risorse naturali, e la crisi del debito è proprio la conseguenza dell’orgia del consumo. Non spendere sopra le nostre possibilità sarebbe un consiglio che darebbe qualsiasi nonna. Soprattutto però ci siamo dimenticati ogni sistema alternativo al modello del consumo per uscire da questa crisi. L’unica risposta che ci viene offerta è quella della crescita del Pil, di tornare a consumare di più. Dobbiamo trovare i mezzi per la felicità umana in modi che non comportino il consumare, consumare, consumare; sembra l’unica cosa che riusciamo a fare. Occorre piuttosto darsi vicendevole assistenza, perché è l’unica cosa che ci fa sentire più sicuri: sembrerò forse un utopista, ma siamo di fronte ad un prendere o lasciare».

CI DISTRAGGONO
Alessandro Di Battista

Dal 5 dicembre, Giorno dopo il referendum perso da Renzi, Napolitano, De Benedetti, JPMorgan & Company, è partita una “crociata” contro il M5S. Come se fossimo in campagna elettorale anche se non si sa quando ci faranno votare. Non ci perdonano l’aver contribuito (insieme ad altri) alla sconfitta più cocente della partitocrazia e della bancocrazia. Alcuni giornali mi hanno trattato da razzista per aver detto frasi di buon senso e l’albero di Natale di Roma sembrava essere più importante del debito pubblico (aumentato con Renzi) o della “meritatissima” promozione di Maria Elena Boschi a sottosegretario del Governo “Renziloni”. Provano ad affossarci? Ovviamente sí! Tutti i partiti (e gran parte dei giornali) stanno giocando a Risiko e hanno in mano tutti la stessa carta-obiettivo: “devi distruggere il M5S”. Tuttavia hanno anche un altro scopo: distrarre i cittadini! Sapete da cosa deriva la parola distrarre? Dal latino “distrahere”, ovvero tirare, spingere in parti diverse. Non è questo che stanno facendo? Dividerci, separarci, distoglierci dalle cose che contano davvero? Che siate o meno del M5S fa poca differenza, non trovate che tutti quanti abbiamo il diritto di sapere che fine hanno fatto miliardi su miliardi di Monte dei Paschi? Ancor di più i sostenitori del PD dovrebbero pretendere chiarezza. I soldi finiti in MPS sono di tutti noi ma quella banca l’ha gestita il PD! Eppure nel nostro Paese gran parte dei media si interessano alle opinioni della sorella della Raggi piuttosto che fornire a tutti gli italiani i nomi e i cognomi illustri di chi ha ricevuto milioni di euro da MPS senza restituirli. Per questo ci distraggono,lanciando ogni giorno nuovi temi per dividerci quando – trattandosi di quattrini nostri – dovremmo essere uniti nel pretendere trasparenza e legalità nel mondo delle banche. Ogni settimana tirano fuori un nuovo tema. L’ultimo è il web da controllare (intanto il sasso l’hanno lanciato per “vedere l’effetto che fa”). Dobbiamo essere vigili. Cadere in queste trappole è imperdonabile. Non possiamo fare il loro gioco. Il loro interesse è che si parli di tutto ma non del Governo fotocopia Gentiloni, dei licenziati di Alma viva, della povertà che avanza, dei suicidi per ragioni economiche, dei crimini in MPS o dei fallimenti del jobs act.
Attaccare il M5S su ogni cosa è per i partiti come prendere due piccioni con una sola fava. Da un lato cercano di indebolirci, dall’altro monopolizzano il dibattito su di noi piuttosto che sulle tragedie da loro prodotte. E così ogni nostro post viene vivisezionato alla ricerca dell’errore, ogni nostra dichiarazione strumentalizzata, ogni nostra idea per risolvere un problema completamente ignorata. Io non mi farò trascinare in tutto questo. Non andrò dietro al mainstream. Non commenterò i titoli dei giornali. L’estate scorsa ho capito che se hai un’idea devi prendere e partire. Iniziai il “Costituzione coast to coast” quando non avevano ancora deciso la data del referendum. Se mi fossi dedicato alla quotidiana “rassegna stampa” non sarei mai partito.
Nel 2017 mi dedicherò anima e corpo a denunciare il potere della bancocrazia e a combattere per il reddito di cittadinanza. Questo per me significa fare il mio dovere. E con tutti i miei limiti provo a farlo da 4 anni e voglio uscire dal palazzo a testa alta. Combattere la povertà (una nuova povertà, oggi spesso si è poveri anche se si ha un lavoro) è la priorità. Il capitalismo finanziario ci ha impoverito e il reddito – oggi più che mai – è un diritto. Vi chiedo di sostenermi. .

LA TEMPESTA PERFETTA NELLE TASCHE DEGLI ITALIANI
Luciano Cerasa

Carburante, Rc auto, treni, bollette, tasse sui rifiuti, acqua, servizi postali: è la stangata prevista con il nuovo anno. Il tutto porterà a una maggiorazione di 771 euro per una famiglia media. Su famiglie e imprese si sta per abbattere una tempesta perfetta di aumenti che in alcuni casi rompe una tregua anti-crisi, imposta dalla politica e dal mercato. I rincari della benzina, dei trasporti e delle “utilities” si ripercuotono generalmente sulla filiera dei prezzi di prodotti e servizi. Ci sarà quindi da aspettarsi una ripresa dell’inflazione che non andrà a sostenere il reddito delle imprese più produttive ma in gran parte gli utili dei petrolieri, delle assicurazioni e dei gestori di autostrade, che con il 2017 sono tornati a fare cartello. L’Onf, l’Osservatorio Nazionale di Federconsumatori, ha provato a fare qualche conto e ha calcolato che nel 2017, la stangata di prezzi e tariffe porterà a una maggiorazione di 771 euro annui per una famiglia media. A trainare verso l’alto i prezzi, specialmente quelli dei trasporti, è l’aumento delle quotazioni petrolifere, che va di pari passo con un deprezzamento della valuta europea.
Previsti aumenti annui di 161 euro per l’alimentazione, 18 per l’assicurazione auto, 27 per costi bancari, 39 per le tariffe autostradali, 78 per i trasporti, 33 per la Tari, 48 per tariffe luce e gas e 23 per l’acqua. L’elenco prosegue con l’aumento delle tariffe professionali-artigianali di 134 euro, delle tariffe postali di 14 euro, dei prodotti per la casa di 59 euro, delle spese per la scuola (mense, libri, ecc.) di 96 euro e dei ticket sanitari, di 41 euro. Più pessimista un’altra associazione a tutela dei consumatori, il Codacons, secondo la quale nel corso del 2017 gli italiani dovranno mettere mano al portafoglio per almeno 986 euro a famiglia.
Per la Bce l’aumento dei prezzi alla pompa su benzina e gasolio, già schizzato in alto nel periodo natalizio, sarà una stangata che potrà toccare a fine 2017 un +25%. I 13 paesi produttori di petrolio aderenti all’Opec hanno raggiunto nei giorni scorsi, dopo quattro anni di tentativi e di quotazioni in calo, un accordo con altri undici stati che non ne fanno parte, tra cui la Russia, perché riducano l’offerta giornaliera di 558mila barili. La sola Russia ha accettato di rinunciare a 300mila barili al giorno. L’Opec aveva già concordato tra i suoi componenti un taglio di 1,2 milioni di barili. L’obiettivo, raggiunto, è far rialzare il prezzo mondiale del greggio dopo anni di caduta. “Oggi per un pieno di benzina si spendono circa 4,45 euro in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; per un pieno di diesel addirittura l’aggravio di spesa raggiunge +6,2 euro – spiega il Codacons – la verde costa mediamente il 6,1% in più rispetto al 23 dicembre 2015; per il gasolio i rincari sfiorano il + 10% (+9,8%)”. Secondo il Centro Studi Promotor, a novembre 2016 gli automobilisti e le aziende hanno speso alla pompa 19 milioni in più rispetto a novembre 2015. E la situazione non potrà che peggiorare. Un’analisi dell’ufficio studi inglese Wood Mackenzie pronostica che grazie al recupero dei prezzi e ai risultati delle attività di esplorazione nel 2017 i colossi petroliferi torneranno a guadagnare.
Le conseguenze di un rialzo del petrolio si faranno sentire anche sulla bolletta del gas e dell’elettricità. Su quest’ultima influisce anche il blocco delle centrali nucleari francesi, da cui l’Italia si rifornisce. “In media – avverte il numero uno di Nomisma Energia Davide Tabarelli – prevediamo un incremento del 3% per luce e gas“. Ma per gli utenti della rete elettrica è in arrivo una seconda mazzata. Da qualche giorno l’Autorità per l’Energia ha lanciato una campagna per annunciare la seconda fase della “riforma” per i clienti domestici che scatta dal 1° gennaio 2017.
I siti specializzati calcolano che il nuovo schema, eliminando la progressività, porterà un beneficio economico solo a chi consuma più di 2.700 kWh l’anno. I conti sono presto fatti. I punti di prelievo che registrano consumi inferiori a questa soglia sono circa l’82% degli oltre 29 milioni di utenti domestici italiani. A rimetterci saranno quindi 24 milioni di utenze. Chi consuma 1.500 kwh, tanto per fare un esempio, nel 2018 si troverà a regime a sborsare 71 euro in più rispetto al 2015.
Anche i gestori delle autostrade battono cassa, dopo un anno passato a bocca asciutta. A dicembre del 2015 infatti i ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti e dell’Economia hanno congelato gli aumenti spettanti, in attesa dell’aggiornamento del Piano economico finanziario. Per ora i ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture hanno riconosciuto già aumenti dal primo gennaio che oscillano tra lo 0,24% della Cisa e il 7,88% per la Brebemi, l’autostrada deserta. Ma promettono alle società di gestione di recuperare “il pregresso” degli anni precedenti in seguito, spalmando i rincari in più riprese “al fine di contenere gli effetti per l’utenza”. La Fita-Cna, la federazione degli autotrasportatori che aderiscono alla Confederazione nazionale dell’artigianato, non ci sta: “Oggi come negli anni scorsi continuiamo a richiedere un congelamento degli aumenti richiesti dai concessionari che hanno goduto nell’ultimo decennio, come ha più volte evidenziato la stessa Autorità dei Trasporti, di incrementi tariffari annuali che vanno oltre le medie economiche di altri settori e della stessa inflazione. Per esempio negli ultimi 13 anni, sulle A24 e A25, i pedaggi sono cresciuti del 187%”.
Tra le grandi compagnie di assicurazioni Rc auto torna la voglia di far cartello, al punto che l’Antitrust ha avviato un’istruttoria per capire cosa intendessero alcuni manager quando hanno pubblicamente dichiarato che la “guerra dei prezzi”, cioè la competizione tra le compagnie che ha permesso ai premi di scendere per lungo tempo “è finita”. I 5 grandi gruppi coinvolti sono Unipol (Unipol Gruppo finanziario, UnipolSai Assicurazioni, Linear), Generali (Assicurazioni Generali, Generali Italia, Genertel), Allianz (Allianz e Genialloyd), Cattolica (Società Cattolica di Assicurazione, Fata e Tua) e Axa. Il sospetto che si siano messi d’accordo è sorto in particolare quando Carlo Cimbri, Ad di Unipol, a novembre ha spiegato che dopo una lunga discesa, “i prezzi sono destinati ora a salire”. Ha fatto eco qualche giorno dopo Alberto Minali, Dg di Generali, che prevedeva “qualche movimento al rialzo soprattutto in Italia, dove pensiamo che la guerra dei prezzi stia per finire o forse è già finita”.
Intanto i pendolari liguri sono in rivolta, dopo che Trenitalia ha annunciato un aumento delle tariffe sulle linee regionali del 5% in cambio di servizi sempre più scarsi. Una lamentela che accomuna più o meno per gli stessi motivi tutta Italia, dalla Sicilia al Piemonte. Ma alla tentazione di aumentare il prezzo d biglietti e abbonamenti nei prossimi giorni non sfuggono neppure Frecce e Intercity.

A.A.A. CERCASI CLASSE DIRIGENTE
Marco Travaglio

La figuraccia dei 5stelle, che votano per abbandonare l’alleanza tattica con l’Ukip di Farage ed entrare nel gruppo Alde dei Liberali Europei, ma ne vengono respinti sull’uscio, la dice lunga sulla fase di transizione che sta vivendo il movimento. La parola ciave “establishment”, usata da Grillo pecaldeggiare la svolta (“per incidere sul risultato di molte decisioni importanti per contrastare l’establishment europeo”) e ieri per spiegare il dietrofront dei possibili partner (“l’establishment ha deciso di fermare l’ingresso del M5S nel terzo gruppo più grande del Parlamento Europeo… Tutte le forze possibili si sono mosse contro di noi. Abbiamo fatto tremare il sistema come mai prima”).
L’establishment è l’insieme di poteri costituiti che i movimenti anti-sistema come i 5Stelle contestano e vogliono abbattere con sistemi democratici. Ma dei quali, contemporaneamente e paradossalmente, hanno bisogno per condurre una battaglia democratica secondo le regole. È lo stesso paradosso in cui si dibattono le sindache pentastellate di Roma e Torino: con minor fortuna Virginia Raggi, con maggiore fortuna Chiara Appendino. E questo non perché la prima sia una capra e la seconda un genio, ma proprio per la diversa qualità degli establishment delle due città: buono o almeno decente, per quanto chiuso e autistico, quello torinese; pessimo e inquinatissimo quello romano.
A Torino l’Appendino è entrata in una struttura comunale indebitatissima, ma sostanzialmente sana e disponibile, infatti vari pezzi di società civile hanno iniziato a collaborare con lei, che a fine anno ha rimodellato la sua rivoluzione gentile spiegando che non tutto il passato è da buttare: la Torino che conta ha accettato l’idea di essere governata da un’estranea al salottino sabaudo dei soliti noti.
A Roma la Raggi è entrata in una cloaca a cielo aperto, inquinata e refrattaria ad ogni cambiamento, s’è fidata di pezzi del vecchio establishment che le parevano sani ma si sono rivelati infetti e, quando ha cercato di aprirsi alla società civile, ha trovato solo porte sbarrate: la Roma che conta non ha ancora digerito l’avvento della sindaca “marziana” e – specie dopo il No alla mangiatoia olimpica – non ha rinunciato all’idea di mandarla a casa per tornare ai vecchi giochi e abbuffate. Il crinale su cui camminano i 5Stelle è come la corda dell’equilibrista. Se si scontrano con l’establishment, ne vengono stritolati e massacrati (complici le tv e i giornaloni di regime) e presto o tardi vanno a casa. Se invece tentano di cooptarne qualche pezzo, se lo ritrovano sotto inchiesta o in galera (vedi i casi Muraro e Marra), o ne vengono respinti come corpi estranei (vedi l’Alde, che prima sigla l’intesa con Grillo e Casaleggio, poi si spacca e rinnega l’accordo).
Comunque vada il risultato – almeno all’esterno – è sempre lo stesso: caos, dilettantismo, sprovvedutezza, incapacità, inaffidabilità. L’unica buona notizia è che i vertici del M5S si pongono il problema di uscire da questa spirale e di sfidare i detrattori abbandonando il ribellismo fine a se stesso e costruendo una nuova struttura e una nuova immagine all’altezza delle aspettative di una forza che si candida a governare e rappresenta ormai quasi un terzo dell’elettorato. Non sempre le soluzioni sono azzeccate, ma almeno testimoniano la scoperta della politica, con le regole e i pragmatismi che si impongono con numeri così grandi e traguardi così alti: prima la fine dell’assurdo ostracismo televisivo e il direttorio, poi il codice etico, ora la ricerca di una collocazione europea più credibile e domani – chissà – qualche alleanza (specie se la nuova legge elettorale sarà proporzionale). Ogni mossa scontenta qualcuno e fa perdere qualche migliaio di voti: ma se almeno 10 milioni di italiani dichiarano di voler votare 5Stelle, non si può pensare che siano tutti grillini della prima ora. Anche qui l’equilibrismo di uscire dall’isolamento senza perdere l’identità-diversità è rischioso e riguarda, ancora una volta, il rapporto con gli establishment: della politica, della burocrazia, delle professioni, dell’economia, della cultura, dei media, dell’Europa. Senza e contro di loro, si soccombe. Ma con loro si rischia di soccombere ugualmente.
La via di mezzo è costruire una classe dirigente propria, che finora non c’è, e con quella rapportarsi con gli establishment da posizioni di forza, non col cappello in mano. Ma le classi dirigenti non si inventano dalla sera alla mattina. E questo lo sa anche Renzi, che tre anni fa proprio in questi giorni calò su Roma nell’illusione di essere pronto a governare e partorì un’accozzaglia di vecchie muffe della tanto vituperata casta che prometteva di rottamare, con l’aggiunta di quattro amici al bar del tutto inadeguati alla sfida (le Boschi, i Lotti, i Campo Dall’Orto). E lo sanno anche nel centrodestra dove, evaporato (o ammanettato) il partito-azienda di B., si aggira nel pollaio una miriade di galletti senza truppe e soprattutto senza idee. Ci si può consolare con la crisi delle élite in quasi tutto il mondo. Oppure ci si può porre il problema di come far nascere nuovi establishment in grado di sostituire i vecchi, che hanno fatto danni incalcolabili ma resistono per mancanza di alternative. Ci vogliono scuole, corsi, insegnanti e soprattutto idee.
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http://masadaweb.org


MASADA n° 1824 15-1-2017 SE 20 MILIARDI ALLE BANCHE VI SEMBRAN POCHI…

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MASADA n° 1824 15-1-2017 SE 20 MILIARDI ALLE BANCHE VI SEMBRAN POCHI…
Blog di Viviana Vivarelli

Uscire dall’euro si può- Attacchi al M5S dei troll e dei giornalisti di regime – Da dove viene l’elettorato 5stelle – Dx e sx sono ormai la stessa cosa – Gli sprechi della sanità – Ma siamo sicuro che la figuraccia all’europarlamento l’ha fatta Grillo? -20 miliardi regalati alle banche- Padoan e le sofferenze bancarie – Staino e la quarta crisi dell’Unità – Nogarin salva l’azienda rifiuti – Politici non laureati- A volte ritornano

(Nelle immagini vignette di Staino)

L’unico che sia riuscito veramente a cambiare le cose dopo esser stato in una cabina è Superman, quindi rilassatevi. (Angelo Cantatore)

Il presente è talmente assurdo che è solo da rifare.
Il futuro non è scritto ma insieme possiamo renderlo incredibile
purché in quell'”insieme” non ci siano più i vecchi partiti.
Chi ti tradisce una volta ti può ingannare
ma se ti fai tradire due volte, sei tu che inganni te stesso.

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Riforma costituzionale bocciata
Riforma pubblica amministrazione bocciata
Riforma scuola bocciata
Legge elettorale bocciata
Riforma lavoro bocciata
Monte dei Paschi fallita
Unità fallita
Politiche immigrazione fallite
Gestione terremoto fallita
Devo continuare?
(Kemper)

Bruno Cipolla
La composizione del corpo elettorale cambia ad ogni elezione.
Ogni giorno muoiono mediamente 1650 vecchi (in gran parte elettori PD) e circa 1480 giovani compiono 18 anni e diventano elettori (in massima parte del M5S)
Ogni anno fanno circa 600mila morti e 540mila nuovi diciottenni.

ATTACCHI AL M5S DEI TROLL E DEI GIORNALISTI DI REGIME

Continuano ad attaccare il M5S dicendo che è di dx. Che il M5S sia di dx è tutto da dimostrare, finora è l’unico che si sia messo contro il sistema bancario infetto, contro le multinazionali stronze, contro il TTIP, il CETA, il MES Cina, contro il neoliberismo dell’Ue, contro l’austerità e le pessime politiche economiche comandate dalla zona Euro e dal Fm. E il M5S finora è stato l’unico che si sia mosso a favore dei giovani senza futuro, dei disoccupati, dei precari, degli esodati, dei vaucherizzati, delle piccole e medie imprese, di chi ha bisogno di uno stato sociale, dei più poveri. Chi invece è stato dalla parte della Bce, della Merkel, del Fm, della finanza, del sistema bancario, delle multinazionali, della casta, dei potenti… finora è stato il Pd
Dicono anche che quelli di dx voteranno il M5S. Finora vediamo che i transfughi vanno tutti nel Pd che è oggi, nel declino di Berlusconi, la vera dx italiana: Alfano, Verdini, Bondi, Romano, Verdini, Lucio Barani, Vincenzo D’Anna, Riccardo Mazzoni, Giuseppe Compagnone, Riccardo Conti, Pietro Langella, Antonio Scavone, Eva Longo, Ciro Falanga, la De Girolamo… la lista è lunga e si tirano dietro i loro elettori, ormai manca solo il Patto del Nazareno n° 2 per sancire l’identità del Pd con FI.
Attaccano Grillo per il suo tentativo di entrare nell’ALDE dicendo che prima con Farage era fascista e ora diventava liberale, ignorando che l’appartenenza a un gruppo europeo non è mai stata ideologica ma di interesse, tant’è (e Travaglio lo dice continuamente) che “ogni gruppo è un caravanserraglio dove c’è tutto e il contrario di tutto.
Con l’ALDE sarebbe stato lo stesso. Non è, come certi idioti hanno scritto, che Grillo prima era fascista e dopo diventata liberale. Purtroppo le scelte sono limitate. Dove si vede che uno può mettersi tecnicamente e non ideologicamente con un gruppo di cui non condivide gli scopi? Lo si vede nel film in cui posso prendere un autobus e sedermi accanto a te ma per motivi diversi, per cui l’ingresso in un gruppo non segna una appartenenza ma è solo un espediente tecnico richiesto dalle leggi europee per contare qualcosa, tenendo salva la libertà e l’autonomia del proprio voto.
Ma, siccome non esiste in Ue nessun partito simile al M5S (nemmeno a sx) e non si troverebbero mai 7 delegazioni che come il M5S mirano alla democrazia diretta, a combattere le regole assurde dell’austerità e i danni dell’euro, a lottare contro il neoliberismo…ecco che il M5S, PER ORA, è destinato, ovunque vada, a stare in gruppo con gente che la pensa diversamente, per cui uno vale l’altro.
Il gruppo che potrebbe avere più punti di contatto avrebbe potuto essere quello dei Verdi. Peccato che ci abbiano rifiutati! In quanto alla sx europea, non vale nemmeno la pena di parlarne visto che ha calato le braghe di fronte all’iperliberismo e si è confuso con esso.
Certo che Grillo fa errori. E’ umano e dunque ne fa. Ma ci sono errori veniali e scelte LETALI. i 5stelle per ora fanno piccoli errori che magari fanno irritare gli iscritti e vengono ingigantiti dai media ma ricadono solo su loro stessi, i vecchi partiti hanno fatto scelte SCELLERATE, su cui i media tacciono, che sono state pagate duramente da tutti gli italiani e hanno rovinato il Paese e anche se i media non ne parlano, gli Italiani le vedono lo stesso perché le pagano di persona. Se per faziosità o fanatismo c’è chi non riesce a vedere questo, mi spiace per lui. Vuol dire che è cieco o stupido o fanatico.
Ormai troppi italiani, malgrado l’accanimento mediatico disinformante, quel che accade lo vedono benissimo. Provate a chiedere a chiunque cosa lo affligga di più, se Grillo che cerca di entrare nell’Alde o i 20 miliardi regalati alle banche e che pagheremmo noi, De Benedetti che non paga 600 milioni al MPS, i 275 milioni di vaucher, il 37,9 % di giovani senza lavoro, i delinquenti che il Pd premia e promuove, la corruzione dei politici che non vanno mai in galera, le pensioni d’oro, il lusso e gli sprechi della Casta mentre la massa si impoverisce sempre più, i tagli allo stato sociale mentre si spende il 23% in più in armi…!!!
Ma andiamo…Attaccare il M5S è ormai diventata una battaglia persa.

VERITA’
Il 78% dei militanti del Movimento si è espresso a favore dell’entrata nel gruppo Alde
Il 58% degli appartenenti al gruppo Alde era favorevole all’ingresso del M5S nel loro gruppo.
La differenza l’han fatta 6 eurodeputati, perché i favorevoli sono stati 40 sui 46 necessari
Ridicolo parlare di disfatta.
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USCIRE DALL’EURO
Viviana Vivarelli

I propositi del M5S (salvo ratifica degli elettori) sono sempre stati:
-Uscire dall’euro
-Restare nell’Unione europea ma cambiarla radicalmente.
L’uscita dall’euro è prevista dagli stessi trattati Ue. Lo prevede l’art. 50 che rimanda, per la procedura puntuale, all’articolo 218. Una procedura tutta burocratica, di ping pong tra le istituzioni europee, che dura 2 anni. Ma lo Stato che ne fa richiesta è considerato fuori dall’Ue da subito, anche nel periodo in cui la procedura è ancora in corso .
La dottrina dice che si può uscire dall’euro restando nell’Unione.
Ci sono 4 vie:
-referendum sull’euro(la nostra Costituzione vieta i referendum legislativi ma Grillo ha sempre chiesto un referendum consultivo che non ha forza di legge ma significa comunque una espressione della volontà popolare)
-uscita unilaterale mediante modifica dei Trattati
-recesso dall’Eurozona in base agli art. 139 e 140 del Trattato sul funzionamento dell’Ue (Tfue)
-recesso dai Trattati europei secondo il Diritto internazionale. Questa è la via più facile,basta presentare come unica motivazione il cambiamento delle condizioni economiche e politiche rispetto al momento in cui il Trattato è stato firmato.
Mi pare che il peggioramento radicale delle condizioni economiche dell’Italia sia una condizione necessaria e sufficiente.
Dall’adozione dell’euro nel 2002 (Governi Berlusconi-Prodi) la produzione industriale dell’Italia è calata di 20 punti. La produttività di 8. Eravamo la 7a potenza industriale del mondo, ora abbiamo l’economia peggiore dei primi 7 Paesi europei. Forte diminuzione del Pil. Aumento della disoccupazione, quella giovanile è al 39%. Fallimento e chiusura di decine di migliaia di aziende. L’euro ha succhiato la domanda fuori dall’economia e ha ucciso la crescita. Ciò ha fatto salire alle stelle le sofferenze delle banche innescando la crisi bancaria. Quella che ha l’Italia è una crisi da euro, non è una crisi bancaria. La moneta unica ha distrutto la competitività e la crisi ha costretto le massime imprese italiane a vendersi agli stranieri, arricchendo altri Paesi e impoverendo sempre più l’economia italiana e ha spinto il Governo a fare tagli crescenti sui diritti dei lavoratori, allo stato sociale, agli investimenti pubblici e al recupero idrogeologico del territorio.

DA DOVE VIENE L’ELETTORATO 5STELLE?

Inutile fare delle ipotesi campate per aria e sparare sentenze a caso. Secondo gli studi dell’Istituto Cattaneo, uno dei veri problemi del Pd è non solo la leadership ma anche la distanza crescente del partito dal Paese reale. Nel voto per la riforma costituzionale le percentuali del No sono state altissime nelle sezioni più povere e sappiamo tutti che nelle votazioni comunali di Roma il Pd ha pescato soprattutto ai Parioli e nelle case più ricche del centro di Roma. I più critici del Governo Renzi sono stati gli ex elettori della sx nelle zone più povere e periferiche. Ugualmente i No salgono per fasce di età e le percentuali sono altissime tra i giovani. I SI’ hanno prevalso tra i pensionati, negando l’assunto di Renzi di aver fatto del Pd un partito per i giovani.
Quanto è emerso il 4 dicembre ce lo ritroveremo alle prossime politiche.
Malgrado i media siano tutti in mano ai renziani, e malgrado tutti i tentativi di Renzi di blindare il potere anche con un Governo Renzi-2 finto Gentiloni, il Pd si sta disgregando e la mossa di Renzi sulla riforma forzata senza i 2 terzi del Parlamento e il successivo referendum obbligato, ha finito per sfaldare l’elettorato piddino creando fratture insanabili e facendo crescere nel Paese un vero odio verso Renzi, mentre ha compattato il blocco già granitico dei 5stelle e non sembra che il recente erroraccio di Grillo su Farage abbia smosso le percentuali o abbia interessato più di tanto gli italiani.
I partitini della sx radicale sono scomparsi della scena politica e sociali, di fatto non esistono più da tempo. Al contrario di loro, il M5S ha retto con perdite minime, si è compattato e rimane in testa, restando vincitore con qualunque sistema elettorale che preveda ballottaggi.
Col referendum Renzi ha tentato un colpo micidiale contro la sovranità e la democrazia ma gli è stato fatale. Molti della sx hanno votato convintamente NO creando una spaccatura nel partito, mentre tutti quelli che avevano votato M5S hanno confermato il loro No. In 6 città su 10 le percentuali del No sono sopra il 90% e sono significativi i dati di città come Firenze e Torino.
Nel Cdx la situazione è frammentata e in corso di evoluzione ma nemmeno un idiota potrebbe negare l’esodo che si è prodotto da FI al Pd di Renzi: Alfano, Verdini, Romano, Abrignani, D’Alessandro, Faenzi, Galati, Mottola, Parisi, Sala, Amoruso, Auricchio, Fenzi, Galati, Fitto… Sono 210 i parlamentari che hanno cambiato casacca in questa legislatura tra Camera e Senato, 268 i cambi di gruppo in Parlamento. Questa gente non è andata da Grillo. E’ andata dove sentiva puzzo di potere, confermando la regola prima del M5S che dopo due legislature è sacrosanto che uno vada a casa.
Vista la situazione, negarla e continuare a dire che i fascisti finiscono nel M5S mi sembra oltremodo offensivo perlomeno delle qualità intellettive di chi lo dice.
Il fronte del No ha accomunato gli elettori del Pd, Sel e Rivoluzione civile, voti del Cdx, Pdl ecc e 5stelle. Il totale dà un 60%.
Il crollo del consenso a Renzi lo si è avuto specie a Sud e nelle isole dove la miseria è più forte ma contraccolpi duri si sono avuti nelle massime città.
Renzi non ha convinto né a dx né a sx. E di fronte al macello che ha fatto nelle leggi, nell’economia e nel Paese, se tanti elettori delusi hanno votato M5S non è perché siano fascisti, come qualcuno qui continua a blaterare, ma perché sono stanchi di una politica che li ha resi più poveri di beni, di finanze, di diritti e di sicurezza.
Mi sembra che qui alcuni si consolino sputando balle e calunnie per non voler vedere la realtà che hanno davanti e che mostra una fuga degli elettori dai partiti di cxs. Qui non si vota più per dx o sx. Si mettono nel voto le proprie delusioni o le proprie speranze. La sx ha deluso e di speranze non ne offre più. Per questo il Pd e i partitini della sx sono ormai respinti da chi sta peggio: le periferie, le aree non metropolitane, le fasce sociali più deboli ma anche il ceto medio indebolito dalla crisi, i disoccupati, i percettori di vaucher. Ancora peggio va dove, in particolare a sud, il numero di giovani disoccupati è più elevato con condizioni economiche più difficili.
Tre anni fa l’Istituto Cattaneo si chiedeva: da dove vengono i voti del M5S? La risposta è stata: prima di tutti dal partito democratico, per cui andateci piano col bollarli tutti come fascisti. E’ inutile che diciate che vengono da Forza Italia perché è proprio Renzi che ha accolto i transfughi di Forza Italia, Alfano e Verdini per cominciare. A Bologna, il Pd ha regalato il 48% degli elettori a Beppe Grillo; a Firenze il numero è arrivato fino al 58%. Ripetiamolo, più della metà dei voti del M5S provengono, nella città governata da Matteo Renzi, dal Pd. A soffrire di un esodo di simili proporzioni è stata anche la Lega Nord – il 2° partito per numero di elettori persi a favore del M5S. La Lega a Padova si è ritrovata con un 46% di elettorato leghista trasformatosi in grillino. Ma altri flussi consistenti arrivano dalla sx estrema.
Poi potete continuare a raccontarvela come vi pare. Di mitomani e sognatori son piene le fosse. E se fare calunnie o sparare battute a caso pensate che vi giovi a riprendere una credibilità perduta, fate pure. Secondo me non è la strada giusta e non lo sarà mai.

DX E SX SONO ORMAI LA STESSA COSA

Ecco un articolo di Fausto Corvino da IFQ che spiega come sia ormai impossibile distinguere dx e sx, visto che la sx europea si è ormai schierata col peggio della globalizzazione andando contro il bene del popolo che la globalizzazione ha stroncato. Ma quelli come Janni stanno sull’albero a delirare di categorie che non esistono più.

“Per la sx europea si chiude un anno molto difficile, forse di transizione, sicuramente sintomo finale di una crisi che si protrae da anni. In molti Paesi europei i temi classici della sx, dalla difesa del lavoro alla redistribuzione della ricchezza, passando per la lotta alla povertà più estrema, sono ormai stati risucchiati via da movimenti di dx – dx radicale, dx populista, ognuno la chiama come vuole – e rimescolati con uno zoccolo duro di ideali conservatori, come la lotta all’immigrazione, la difesa della cultura nazionale, l’ordine e la sicurezza. Il risultato è stato un modello politico ibrido che ha completamente disallineato il voto delle classi lavoratrici, con fenomeni come Brexit, il grande consenso conquistato da Marine le Pen in Francia, e l’attuale situazione politica italiana, referendum (passati e futuri) inclusi.
Tutto ciò è accaduto perché la sx socialdemocratica europea non è mai riuscita, in questi anni di crisi, a proporre nulla di realmente alternativo. Si è avvitata su se stessa in quello che sarebbe dovuto essere il suo momento favorevole, durante una folgorante crisi economica che aveva finalmente messo in discussione il modello di globalizzazione neo-liberista. Ma la maggior parte dei partiti di sx europei non ha colto questa opportunità per fare autocritica e proporre un cambiamento della propria linea politica, ed ha invece preferito continuare lungo la direttiva blairiana e clintoniana. Senza capire che l’incremento delle disuguaglianze, il collasso del welfare State, e l’aumento della disoccupazione non sarebbero stati assorbiti in modo indolore e silenzioso dalla società.
Guardiamo ad es. a ciò che è accaduto in Francia. Un Presidente socialista che cinque anni fa aveva conquistato la fiducia di giovani e lavoratori con la promessa di prendere di petto la linea pro-austerity dell’Europa, se ne va senza neanche ripresentarsi alle elezioni. Dopo avere atterrato il suo partito e essersi ritrovato in piazza i suoi stessi ex sostenitori a protestare contro la sua riforma del lavoro. La proposta di rendere flessibile il mercato del lavoro e più agevoli i licenziamenti oltre ad allungare la giornata lavorativa ha scatenato una rivolta tanto forte da parte degli elettori di sx, o forse dovremmo dire degli ex elettori di sx, da rappresentare un fatto unico, nella Quinta Repubblica, per il partito socialista. Ed ora Marine Le Pen si appresta a giocarsi uno storico ballottaggio con un programma di dx che rimescola i temi economici della sx in chiave nazionalistica, anzi dovremmo dire protezionistica, e certamente anti-europea.
Il Front National si è appropriato in maniera quasi esclusiva del discorso sulla disuguaglianza, rielaborandolo a suo modo sulla base della contrapposizione tra il popolo e le élite, lo ha unito ad una campagna in difesa dei diritti socioeconomici (ovviamente dei soli francesi), ed ha condito il tutto con i suoi argomenti classici contro l’immigrazione e contro l’Europa che erode inaccettabilmente la sovranità popolare. Il risultato è che, come ha scritto un po’ di tempo fa Andrea Rizzi su El País, un partito di estrema dx come quello di Marine Le Pen si ritrova ad essere su posizioni economiche più di sx di alcuni dei ministri socialisti che hanno governato la Francia nell’ultimo quinquennio, come Emmanuel Macron e Manuel Valls.
Una cosa simile è accaduta in Gran Bretagna, dove le persone che svolgono un lavoro manuale, in particolare nel manifatturiero, vivono in case modeste e sono escluse, prevalentemente per ragioni economiche, dal sistema universitario hanno votato per lasciare l’Europa. E l’hanno fatto insieme all’ala dx del partito di dx britannico. La situazione politica in Italia non è da meno, con i partiti di dx che molto probabilmente daranno il loro appoggio al referendum promosso dalla Cgil contro la riforma del lavoro voluta dal principale partito di sx.
Ciò che fanno i partiti europei di dx, della dx populista se vogliamo, è promettere protezione. Dal crollo dell’impiego, dalla povertà crescente, da un futuro senza diritti che appare sempre più incerto, in generale dai complessi meccanismi dell’economia globale che dopo anni ininterrotti di crisi vengono percepiti, certo in maniera semplificata, come apertamente ostili. Sicuramente lo fanno in maniera approssimativa, probabilmente sbagliata, ripiegando su un anacronistico protezionismo. Però lo fanno. Proiettano l’idea di una svolta, più o meno violenta. Riempiono un vuoto che la socialdemocrazia europea, avvinghiata a una visione acritica della globalizzazione dei mercati, si è fin qui rifiutata di colmare.”

Ma la figuraccia al Parlamento europeo siamo sicuri che l’ha fatta Grillo?

Com’è che su tutti i giornali europei, meno che in Italia, la figuraccia l’ha fatta il Presidente dell’ALDE?
L’accordo tra Grillo e Guy Verhofstadt, ex premier belga capo dell’ALDE, 3° gruppo dell’europarlamento ,era stato sottoscritto all’oscuro di tutti dal 4 gennaio. Il 78° degli iscritti ha dato l’okei, visto che Farage e i suoi dovranno ritirarsi dall’europarlamento a causa del Brexit. Teniamo però conto che l’ambasciatore inglese presso l’europarlamento si è dimesso sottolineando che con la tempistica del Governo May ci vorranno 10 anni prima che l’art. 50 del Trattato porti a compimento la Brexit (ma allora, per questi 10 anni non potevamo tranquillamente restare dov’eravamo?).
Ma quando a Bruxelles dovevano firmare l’accordo: colpo di scena, retromarcia di Alde per bocca dello stesso Verhofstadt, perché gli europarlamentari francesi e tedeschi rifiutano l’accesso al M5S e mancano i 2/3 prescritti. Grillo scrive che l’establishment ha deciso di fermarli. Risate ovunque. Ma siamo sicuri che Grillo non abbia ragione? Verhofstadt voleva far entrare il M5S nell’ALDE per intralciare la corsa alla presidenza dei due italiani, Taiani (FI) e Pistella (Pd). Per sete di potere, Verhofstadt ignora il proprio gruppo, oppure lo ha avvertito, il gruppo ha dato l’assenso preventivo e poi lo ha ritirato per fregarlo, attaccando Verhofstadt che fa entrare nell’ALDE chi per idee politiche le è opposto. La figuraccia la fa chiaramente Verhofstadt.
Terza ipotesi: Guy sa di non avere nessuna possibilità di essere eletto, si presta al gioco su imbeccata italiana per delegittimare il M5S agli occhi dei propri iscritti: prima ti garantisco l’OK in segreto, poi, al netto della figura di merda, ti respingo per mancanza di sostegno, in cambio di qualche posizione in più di prestigio tanto il capo del Parlamento europeo sarà sicuramente un italiano. Se l’imbeccata romana c’è stata, arriverà la ricompensa. E questo da ragione a Grillo che l’establishment gli è contro.

VOLTAGABBANA
Viviana Vivarelli

Io non riesco nemmeno a capire con quale moralità uno venga eletto in un partito e poi lo lasci per andarsene a zonzo nel Parlamento come gli pare e con chi gli pare. E’ indecente e dovrebbe essere penalizzato. Se uno ha una moglie non può sposarne un’altra o viene accusato di bigamia. E se uno è impiegato in una azienda non può vendere segreti alla concorrenza o agire contro gli interessi della sua azienda o viene licenziato. Perché allora chi è eletto in un partito non viene subito cacciato se ne esce e attua comportamenti lesivi per quel partito? Se si vuole etica anche in politica devono essere penalizzati i comportamenti immorali con leggi e pene adeguate.
Nel Parlamento italiano un onorevole su quattro ha cambiato schieramento in tre anni. Ogni mese 10 cambi di casacca. In questa legislatura, un onorevole su quattro ha cambiato schieramento in tre anni. Ogni mese 10 cambi di casacca. Ma deve continuare questo andazzo immorale?
L’iniziativa del M5S di mettere una ammenda è stata violentemente criticata e probabilmente non è legale. Ma sembra ovvio che ci cambia schieramento non lo fa certo gratis o per motivi ideologici e quello che fa suona come un alto tradimento. Perché allora i politici accettano una corruzione simile, che non potrebbe esistere in nessun altro ambito?

REGALATI 20 MILIARDI DI EURO ALLE BANCHE
per ripianare i debiti fatti dai capitani coraggiosi
come : De Benedetti (600 milioni), Marcegaglia (1,6 miliardi!!) ed altri….

Viviana Vivarelli

Com’è che con i debitori più ricchi non scatta una Equitalia o una Agenzia delle entrate che va immediatamente a sequestrare i loro beni e anzi i loro nomi si tengono rigorosamente segreti ‘per la privacy’?? Com’è che qui nessuno si rivolge alla Corte di Giustizia europea per segnalare la pesante irregolarità e la gigantesca disuguaglianza di trattamento tra chi ha un piccolo debito e chi ne ha uno enorme?
Le famiglie di chi si è suicidato per le penalità che gli sono state imposte per debiti relativamente piccoli e tutti coloro che sono stati vessati da Equitalia dovrebbero querelare i potenti debitori delle banche italiane e appellarsi alla Corte di Giustizia europea per palese disparità della legge.
E il popolo italiano tutto dovrebbe, secondo i renzioti, ripagare i debiti dei più ricchi ? O siamo noi cittadini che dovremmo querelare il Governo italiano per un indecente trattamento che nessun Paese civile potrebbe sopportare?
I 20 miliardi che in dieci minuti il Governo Gentiloni ha messo a disposizione delle banche truffatrici sono solo la punta dell’iceberg di quanto il Governo italiano dovrà sborsare per salvare le banche. Per salvare le banche tedesche il Governo tedesco ha tirato fuori 450 miliardi. Oggi i cittadini italiani dovranno pagare in tasse 450 euro in più a famiglia. Quanto dovremo pagare quando l’operazione ‘salvataggio banche’ sarà conclusa?
E perché a questo salvataggio parteciperanno i cittadini comuni e non chi ha con le banche debiti per centinaia di milioni? E perché lo scandalo del furto perpetrato da Monte dei Paschi di Siena per truffare i risparmiatori e elargire crediti immani al Pd e agli amici del Pd trova sui media meno spazio delle nomine della Raggi?

MoVimento 5 Stelle

C’è voluta la denuncia del blog del M5S perché i grandi debitori di Mps cominciassero a parlare. Ieri hanno replicato Emma Marcegaglia e Carlo Mezzaroma (che pure non era direttamente nominato, dato che la società indebitata, Impreme, appartiene ad un altro ramo della famiglia), oggi aspettiamo Carlo De Benedetti (tessera numero 1 del Pd e patron di Repubblica), che con i 600 milioni di euro di Sorgenia risulta il maggior debitore del Monte dei Paschi (almeno tra i privati citati dai giornali).
I grandi debitori chiamati in causa smentiscono, come sempre, ma è strano che non siano state ancora annunciate querele verso quei giornali (come il Sole 24 Ore, il Corriere della Sera e Libero) che hanno scritto i loro nomi nero su bianco. C’è solo un modo per capire chi ha ragione: pubblicare la lista dei grandi debitori di Mps, insieme al debito accumulato e a quello già arrivato a scadenza e mai restituito. Perché accada, però, ci vuole la volontà politica del Governo e della maggioranza. Basterebbe, ad esempio, votare favorevolmente un emendamento del M5S al decreto su Monte dei Paschi. Li aspettiamo al varco, anche se le parole del Ministro Padoan non fanno ben sperare, dato che nella audizione congiunta di ieri si è affrettato a dire che la trasparenza è un valore, ma occorre distinguere tra debitori sfortunati e debitori scorretti. Un “ma” pesante come un macigno.
In ogni caso le colpe vanno divise. Rivalersi sui grandi patrimoni dei debitori di lusso non basta. A pagare l’ennesimo massacro di risparmiatori deve essere anche l’amministrazione della banca. È vero o no che i vertici dell’istituto senese (compreso l’attuale amministratore delegato Marco Morelli) negli anni passati hanno concesso credito facile e con scarsissime garanzie a copertura dei debiti di lusso mentre ipotecavano casa e aziende a famiglie e piccoli imprenditori? È vero o no che, invece di riscuotere con tutti i mezzi possibili i crediti di grandi dimensioni, hanno preferito entrare nel capitale delle grandi aziende precedentemente finanziate oppure, ancor peggio, hanno inserito i crediti suddetti tra quelli deteriorati, creando il buco di bilancio che ora i cittadini sono chiamati a ripianare attraverso un indebitamento pubblico ulteriore di 20 miliardi di euro?
La soluzione del M5S è semplice (anche se rivoluzionaria): le banche tornino a fare le banche, finanziando il territorio e applicando anche alle grandi aziende seri criteri di merito. Si separino le banche di credito ordinario da quelle d’affari e lo Stato diventi azionista di maggioranza di alcune grandi banche nazionali, a partire da Mps, azzerando i consigli di amministrazione precedenti e piegando il sistema creditizio alla sua finalità sociale, come previsto dalla Costituzione.
La verità è che un cambio di paradigma di questa portata lo può realizzare solo il M5S, libero da favori e ricatti incrociati.

MA CHE DEMOCRAZIA C’E’ IN EUROPA?

In un regime di democrazia, nazionale come europea, uno dovrebbe valere uno, ognuno dovrebbe valere per il suo voto e a questo voto dovrebbe garantire il massimo della libertà.
Considero dunque altamente antidemocratico che in Europa i gruppi abbiano più potere dei singoli parlamentari e che per contare qualcosa ci sia l’obbligo di partecipare a un gruppo o addirittura,come per i verdi, che l’adesione a un gruppo obblighi a un obbligo di voto comune.
E’ evidente che non esiste nel Parlamento europeo nessun gruppo o partito che abbia interamente gli stessi principi anti euro o di democrazia diretta del M5S (non Podemos,non Tsipras, non i pirati) per cui, essendoci l’obbligo di 25 membri e di 7 delegazioni, il M5S dovrebbe essere condannato per lungo tempo a vivere da solo, attaccato da tutti i neoliberisti europei e considerato antisistema, se dovesse rispettare l’obbligo di aderire a un gruppo, perdendo i propri connotati e acquistando quelli del gruppo che lo accoglie. E questo è massimamente antidemocratico.
In quanto a chi considera spregiudicato il suo comportamento in quanto entra o cerca di entrare in gruppi come l’UKIP o l’ALDE di cui non condivide i principi, come fossero auto in cui sale per motivi di opportunità ma senza perdere i propri principi, è giusto ricordare che non esiste gruppo europeo che sia coerente e unisca partiti che la pensano allo stesso modo. Anzi l’incoerenza è la caratteristica principale, tant’è che nello stesso gruppo possono convivere Orban e chi attacca Orban, la Merkel e chi odia la Merkel,per cui è sommamente ipocrita tutta questa stampa italiana che vomita accuse di incoerenza al M5S perché cerca qualcuno che la accolga per contare qualcosa in Europa, pur conservando un libero voto e una totale autonomia di idee e di intenti.
Il massimo della calunnia è che si accusa Grillo di avere abiurato ai principi del Movimento per accogliere quelli del neoliberismo quando tutto è chiarissimo a tutti.

GRILLO HA MESSO UNA PENALE DI 150.000 EURO A CHI TRADISCE

Purtroppo temo che questa penale sia illegale. Più facile a dirsi che a farsi, visto che la penale per i “traditori” è stata considerata incostituzionale da Cesare Mirabelli, ex Presidente della Consulta. Oltre a ciò ci provò a imporla Di Pietro per l’Italia dei Valori diversi anni fa ma in tribunale si rivelò inutile. L’IdV non riuscì ad ottenere un euro dai suoi eletti che – pur avendo firmato il patto – avevano successivamente deciso di cambiare casacca. Per questo ha ragione Affronti a dire che è “carta straccia”. Resta la condanna morale e la caduta di immagine per cui chi tradisce rimane, per sempre e con chiunque, un traditore.

SPRECHI NELLA SANITA’

Sanità: Negli ultimi 6 anni boom dei costi per i cittadini, ma qualità e quantità delle prestazioni sono diminuite.
I dati del rapporto Ospedali & Salute 2016 mostrano che nonostante la spending review ci sono ancora sacche di inefficienza fino a 3,2 miliardi. Risultato: i pazienti si rivolgono a strutture private, si spostano in altre regioni o sono costretti a rinunciare alle cure
I ticket per le prestazioni sanitarie sono cresciuti del 40,6% fra il 2009 e il 2015. Quelli per i farmaci del 76,7%, mentre i costi per le visite a pagamento negli ospedali pubblici sono saliti del 21,9 %. Ciononostante la qualità e la quantità della sanità pubblica è peggiorata, mentre sul fronte della spesa persistono sacche di inefficienza fino a 3,2 miliardi. Complice soprattutto l’opacità dei bilanci di aziende ospedaliere e ospedali a gestione diretta. Dopo 5 anni di spending review è questo il quadro del sistema sanitario italiano. Il rapporto racconta il duplice danno per i cittadini che, oltre all’aumento dei costi, subiscono anche il progressivo degrado di una sanità pubblica che ha visto ridursi posti letto (-9,2%), ricoveri (-18,3%), giornate di degenza (-14%) e personale (-9%). “Tutto ciò ha spinto i pazienti a cercare soluzioni alternative presso le strutture private, accreditate e non; a ricorrere a strutture ospedaliere presenti in altre regioni rispetto a quella di residenza; addirittura a rimandare o a rinunciare alle cure”, precisa l’indagine, che ha evidenziato come nel triennio 2012-2014 la spesa sanitaria italiana rispetto al prodotto interno lordo (6,8%) sia stata inferiore a quella degli altri Paesi del G7 (8,2%).
Ma il peggio è che cresce anche il numero di italiani che non riescono a curarsi: nel 2016 il 16,2% delle famiglie ha infatti “rimandato una o più prestazioni (fenomeno che ha coinvolto tra 4 e 8 milioni di persone)”. Il 10,9% delle famiglie ha invece rinunciato a curarsi per un totale di 2,7-5,4 milioni di persone interessate.
Eppure il sistema sanitario si potrebbe migliorare, per esempio con una imposizione governativa di un listino prezzi per strumenti sanitari che parifichi il costo in tutte le Regioni, o mettere tariffe predefinite alle cosiddette “attività a funzione”, cioè attività assistenziali come il pronto soccorso o la terapia intensiva dove compaiono spesso ricavi ‘impropri’. Una maggiore trasparenza dei bilanci aiuterebbe a misurare il livello di efficienza delle diverse strutture. E contribuirebbe così ad eliminare le sacche di inefficienza della spesa sanitaria.

Alessandro
Ci confondono, intenzionalmente non ci fanno capire niente. E vogliono farci intendere che la colpa è sempre la nostra. Con la scusa del debito ci dicono che bisogna risparmiare e quindi ci riducono i servizi pubblici… ma salvano le banche.
Per esempio, se la sanità pubblica non funziona o ha lunghe attese, siamo costretti a ricorrere a quella privata. Se la pensione che ci spetterà è troppo esigua, ci dicono di ricorrere ad assicurazioni integrative private. La riduzione dei servizi è funzionale ad aprire nuovi mercati privati. Distruggendo i servizi pubblici ci inducono alla sanità privata, alle scuole private, alle assicurazioni integrative private… e il business è servito!
Non è casuale, questo sembra essere il vero programma studiato dai poteri forti da far applicare da Renzi e dai suoi successori… E le grandi opere si faranno perché si devono fare.

Cb
La spesa italiana per la sanità é quasi un punto e mezzo % PIL inferiore a quella degli altri Paesi OCSE, la spesa dei ticket é aumentata del 40% su scala nazionale e il problema é degli ospedali che fatturano male le spese dei PS? PS che sono in crisi strutturale OVUNQUE? Ah, e poi perché non diciamo CHIARO quali sono le regioni (sempre le solite) dove si annida l’inefficienza e lo spreco, e magari i rispettivi amministratori, cosi che magari i cittadini di quelle regioni si ricordino di chi ringraziare, la prossima volta che vanno al voto?

Viviana
Renzi ci racconta la balla che se votavamo SI’ al referendum, il Governo avrebbe fatto un listino prezzi per i prodotti sanitari uguale in tutta Italia, chiudendo lo scandalo per cui un inserto tibiale in una regione costa 199 € e in un’altra 2.479, una protesi all’anca in ceramica viene pagata in una regione 284 € e in un’altra 2.575, con una maggiorazione dell’806%. Le differenze toccano il 500% anche su una semplice benda. Stessi prodotti pagati un prezzo da uno e da un altro 4 volte di più. Le protesi vascolari rette per gli aneurismi costano alle ASSL 1130 €, quando ne basterebbero 293. Le variazioni sono enormi per prodotti molto comuni, come le medicazioni in film di poliuretano. Cosa ci vuole perché la Lorenzin imponga a tutti dei costi fissi standard? Ci vuole una riforma della Costituzione??? Ma ci prendono per fessi?? Tutti i regali fatti ai fornitori e ai gestori della sanità diventerebbero risparmi per i cittadini. Certo non ci sarebbero più le mazzette..
Renzi lo disse chiaramente già alla prima Leopolda, che voleva privatizzare tutto in Italia, disse “privatizzazione a 360°”. Se qualcuno non lo ha ancora capito che è stato messo su dalle lobby e dalla finanza, deve essere proprio duro di comprendonio!

Mentre per pagare le sofferenze bancarie che i ricchi d’Italia si permettono di non saldare e mentre stanno per aumentarci le tasse di 450 euro e famiglia, sembra che Mc Donald evada tranquillamente il fisco e nessuno fa niente!
La multinazionale McDonald’s avrebbe evaso le imposte per oltre 74 milioni di euro.
E rischia una multa di 224 milioni di euro.
In Italia si perseguita chi sbaglia la dichiarazione dei redditi anche per pochi euro.
E invece viene ignorata una denuncia che, se accertata, potrebbe far recuperare più di duecento milioni di euro alle casse pubbliche.
Come avviene spessom l’Italia è la pecora nera d’Europa anche se sembra che McDonald’s abbia adottato le stesse tecniche di evasione fiscale in molti Paesi.
McDonald’s nega. Nel dubbio l’Unione Europea ha aperto un’indagine. La Francia ha aperto un’indagine. E anche la Spagna. L’Italia invece no. Come mai? McDonald è un caro amico da proteggere come De Benedetti e Marcegaglia?

Mentre avvengono sprechi immani che nessuno si cura di frenare, manca personale ospedaliero e i malati di cancro devono trasferirsi dal sud al nord ogni volta che devono fare una chemio, con disagi indicibili e spesa per i famigliari, e nelle stesse città del nord avvengono cose assurde. Al Malpighi di Bologna (e Bologna non è certo il sud) mio marito, malato terminale, ha dovuto aspettare 6 ore su una lettiga in un corridoio perché mancavano i portantini per riportarlo nel suo reparto, i portantini erano ansiosi perché tutti a rischio licenziamento, però S.Orsola e Malpighi mandavano la biancheria da lavare a Napoli!!!! ???? Poi alla Sanità ci rimettono una incapace come la Lorenzin che pensa a fare campagne per aumentare le nascite!!???

Picchio della Rocca
La stessa cosa la stanno facendo nel settore energia con l’obbligo al passaggio del mercato libero di luce e gas dal 2018. Non vedo cosa ci possa essere di libero in un obbligo che dal mio punto di vista è antidemocratico e anticostituzionale. Comunque il disegno delle nostre classi dirigenti attuali porta alla privatizzazione totale di tutti i settori che sono ancora in mano allo Stato. E quando le aziende private falliscono (vedi banche e Alitalia), si ricorre alla socializzazione delle perdite per poi rivendere nuovamente al mercato le aziende ripulite. Socialismo per ricchi, liberismo per i poveri.

Viviana
Ci dicono che in Italia c’è una sanità pubblica del tutto gratuita. In parte questo è vero, in parte no. Visto che siamo tra i Paesi con le tasse più alte del mondo (42,3%), credo che questa cosa della sanità gratis sia una brutta barzelletta. Per la spesa nella sanità siamo in coda tra i Paesi europei. La media europea è del 10,3 nel rapporto spesa/PIl, con vari Paesi che sono sopra (Olanda, Francia, Germania) e noi che siamo sotto assieme a Grecia, Portogallo e Regno Unito. L’Inghilterra è famosa per spendere poco nella sanità ma noi siamo peggio.
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Ora ditemi voi se queste, per esempio, sono prove di un governo di sx!!!!!

RENZI, PADOAN E LE SOFFERENZE BANCARIE
Viviana Vivarelli

Padoan pensa di aumentare il nostro già gigantesco debito pubblico regalando 20 miliardi alle banche decotte e fallimentari, riprendendoli in parte con aumenti fiscali e in parte facendo scendere ancora più in basso l’Italia tutta con l’aumento del debito.
Ma voi pensate che 20 miliardi bastino???!!!
Il sistema bancario italiano ha in pancia 360 miliardi di euro di prestiti andati a male, il 16% dei prestiti totali, quando la Spagna, per es., ne ha solo 6%.
Qui per salvare i più ricchi debitori italiani, come De Benedetti, Marcegaglia, Colaninno e Mezzaroma, rischiamo di affondare tutto il Paese!
E Padoan ha pure la faccia di dire che ci vorrebbe una legge che mettesse in chiaro la lista dei debitori insolventi, rompendo l’omertà criminale della presunta privacy (però adesso basta con questa privacy mafiosa!), e poi li punirebbe. Però, aggiunge poi, naturalmente, sarebbero salvati e tenuti in ombra i politici italiani debitori che non hanno saldato il loro debito con le banche. Ci sono pure loro??
Indovinate un po’ di che partito possono essere questi debitori politici! Vi do un aiutino: il Monte dei Paschi di Siena, coi suoi 47 miliardi di debiti non restituiti, è la banca del Pd. Il caro D’Alema, tanto perbenino, che fa le pulci a Renzi, fa parte della fondazione che fa da padre padrone del Monte dei Paschi e contribuisce al suo fallimento, ovviamente senza obblighi o responsabilità legali, visto che le fondazioni bancarie figurano come no profit.
E i poveri pensionati e disoccupati dovrebbero ancora tagliare la loro misera pensione per coprire gli interessi sporchi del Pd e dovrebbero continuare a votare il Pd??
E voi pensate che i politici che hanno ricevuto milioni facili dalle banche e poi non li hanno resi voterebbero una legge punitiva di loro stessi???
Ma il meglio è questo: da quando Prodi ci ha messi a forza nell’euro (truccando pure i conti con l’aiuto della Goldman Sachs), l’Italia ha accumulato un deficit verso la Germania di 359 miliardi; quasi la metà dei 754 miliardi di crediti che la Germania ha dato ai partner dell’euro-zona. E perché? Perché gli italiani comprassero auto tedesche, merci tedesche, prodotti tedeschi, affossando la propria economia. La Germania ci ha fatto credito (come fecero gli USA dopo la 2a guerra mondiale) per salvare il proprio mercato. Negli stessi anni in cui la Merkel ci ha rimproverato del deficit eccessivo superiore al 3% annuo, e ci ha ordinato di ridurlo con una austerità suicida, la Germania ci ha alimentato il deficit eccessivo, come ha fatto con Francia, Spagna, Portogallo, per salvare la propria economia e distruggere la nostra. Ma i media questo ovviamente non lo dicono. Stanno a perdere tempo con gli assessori della Raggi e Grillo che girovaga per l’Europa cercando un gruppo di accoglienza, sempre pronti a sputare accuse e calunnie quando ce ne sarebbero di delinquenti finanziari da sputtanare, ma ovviamente non si sputa su chi ti paga lo stipendio e le mazzette! Il cane lecca la mano del padrone. E ovviamente ringhia contro chi si avvicina al malloppo.
E ancora dobbiamo sopportare queste assurdità??
Dal 2009 De Benedetti, signor n° 1 del Partito Democratico, ha preso la cittadinanza svizzera,non paga le tasse italiane, però viene a far bottino nelle banche italiane e fa 600 milioni di debiti che non paga. Chiedetevi come mai i soldi non li chiede alle banche svizzere. Chiedetevi come mai le banche gli danno questa montagna di soldi ad occhi chiusi e poi non glieli richiedono nemmeno indietro.
Provatevi voi ad andare in una banca a chiedere un mutuo e poi ne riparliamo!
E Padoan mi viene a dire che i nomi dei creditori morosi non si devono sapere “per la privacy”??????
Allora vado in banca con una scacciacani, mi faccio dare 600 milioni e poi chiedo di non essere punito PER LA PRIVACY?????

LE BANCHE ISLAMICHE

Non resta che augurarci l’arrivo in Italia delle banche islamiche, che sono il contrario della finanza neoliberista che con le sue speculazioni incontrollate e i crediti facili portano il mondo alla rovina. Le banche islamiche,per statuto, non chiedono interessi ma ripartiscono gli utili. La finanza islamica moderna nasce dopo il 1970 e sta correndo come un treno, presentando al mondo un modello di banca etica che lascia sbalorditi. Ha il divieto di interesse e il divieto di rischio, è vietato anche assicurare il capitale e di operare con banche occidentali. Nei Paesi anglosassoni ci sono già 8 grandi banche islamiche. Nel mondo ci sono 180 colossi di questo tipo. Prevedono un sistema di partecipazione continua della banca e del cliente ai profitti ed alle perdite secondo un principio di condivisione. Non c’è rischio di crisi. Proprio mentre il mondo finanziario occidentale è in ginocchio per gli effetti della crisi dei mutui subprime, la finanza islamica dimostra una vitalitá senza precedenti. Massima garanzia. Massima trasparenza. E’ vietato trarre profitto dall’ignoranza altrui. Non si remunera il danaro ma si ripartiscono gli utili. E’ proibito trarre vantaggio da eventi ignoti. Sono esclusi i debiti. Non si investe in attività economiche proibite dal Corano, dunque droga, armi, pornografia, gioco d´azzardo.Gli analisti di finanza bancaria stanno molto attenti a non diffondere allarmismo ma questo sistema bancario occidentale corrotto e alterato che ha portato a una crisi gigantesca l’intero mondo e rifiuta con arroganza qualunque possibilità di autocorrezione, merita davvero di ricevere una scossa salutare che condanni definitivamente le sue speculazioni criminali.

STAINO E LA QUARTA CRISI DELL’UNITA’

Il vignettista Staino, il creatore di Bobo, si fa mettere come direttore dell’Unità sperando di salvarla, ma dopo pochi mesi è la fine. Manda allora una lettera lacrimosa a Renzi ma viene sbertucciato su tutti i blog.

axoram
Staino, per ben tre volte in 10 anni il tuo giornale fazioso ed inutile, è stato salvato dai contribuenti Italiani tutti, compresi quelli come me che non l’hanno mai letto. Risparmiaci il pippone ideologico! Le aziende che non hanno accesso ai vostri privilegi economici a fondo perduto come la mia, combattono quotidianamente con quello che è di fatto il vostro sistema anti impresa precostituito: sindacalizzazione, burocrazia e lottizzazione rossa, sopratutto nella mia regione. Al tempo della direzione di Furio Colombo, l’Unità aveva ancora un senso di opposizione più dignitosa, ma bastò l’intervento dell’accoppiata baffino&uolter per farne un giornale di inciucio il quale oggi agonizzante si appresta finalmente a sparire. Senza rancore, chiudiamola qui, ok?

Filippo Masnaghetti
La legge di mercato è fatta di domanda e di offerta. Se l’offerta non interessa, la domanda si esaurisce. Non c’è altra spiegazione. L’Unità era il giornale degli uomini di sx. Ora gli uomini di sx ci sono ancora, ma l’Unità è cambiata: non è più di sx. E’ il giornale di un partito governato da un ex-DC, amico di potenti e nemico della classe operaia e dei lavoratori in generale. E quindi operai e lavoratori non la comprano più. L’Unità si ritrova in spietata concorrenza con gli altri giornali borghesi. L’unica cosa da fare è tornare a sx, ma questo non si può perché Renzi non vuole, non è la sua linea politica. Quindi addio. Spiace per Gramsci, spiace per i giornalisti e spiace pure per Staino, che ha bisogno di qualcuno, amico per davvero, che gli dica, con delicatezza: le tue vignette da un po’ di tempo non fanno più sorridere. La rivoluzione sta arrivando, Staino, ma tu stai guardando dalla parte sbagliata

Viviana
Al tempo di Berlinguer l’Unità vendeva centinaia di migliaia di copie. Nel 1974 la tiratura dell’Unità era di 239.000 copie giornaliere ma ci scrive Pasolini. 15 anni fa era scesa a 70.000 copie. Oggi non arriva a 9.000, fermo restando che tutti i circoli Pd la comprano obbligatoriamente. Negli ultimi 27 anni ha preso l’equivalente di 154 milioni. Per 3 volte è stata sul punto di fallire e per 3 volte è stata salvata coi soldi pubblici e con tutto che all’ultimo finanziamento è stata satollata con 1.897.430 euro e che l’ultimo salvataggio, pagato da noi, è stato di 107 milioni di euro, di nuovo sta per chiudere.
Se si voleva dimostrare il declino e la morte del Pd ma in genere la crisi della stampa italiana diventata opuscolo di regime, queste cifre dicono tutto. Leccare il c..o ai potenti evidentemente non basta. E allora: crepi la corte con tutti i cortigiani e finiamola con questi finanziamenti pubblici ai giornali che sono una vergogna nazionale unica in Europa!

NOGARIN SALVA L’AZIENDA RIFIUTI
MoVimento 5 Stelle

La cura imposta dal MoVimento 5 Stelle ha funzionato: Aamps, l’azienda dei rifiuti di Livorno ridotta sul lastrico da anni di gestione clientelare a firma Pd, è finalmente salva. Si tratta di una rivoluzione epocale nel modo di gestire le società partecipate: abbiamo preso in mano un’azienda con 42 milioni di euro di perdite, ci siamo rifiutati di buttare dentro i soldi dei livornesi (come voleva il Pd) e l’abbiamo trasformata in una realtà capace di stare sul mercato. Alla faccia di chi ci accusa di non saper governare.
Alle 11 di ieri mattina, infatti, il Tribunale ha certificato che la stragrande maggioranza delle aziende creditrici ha approvato il piano di concordato preventivo in continuità, fortemente voluto dal sindaco Filippo Nogarin e da tutto il MoVimento per risanare l’azienda, senza andare a chiedere soldi ai cittadini di Livorno come accaduto fino ad ora.
Una vittoria su tutta la linea, visto che è stato superato ampiamente il 50% dei voti favorevoli in tutte e 3 le classi di creditori. I detentori del 72,48% dei debiti di Aamps hanno avuto fiducia nel piano di risanamento messo nero su bianco dall’azienda, che prevede l’estensione del porta a porta, l’incremento della raccolta differenziata, il taglio degli sprechi e la razionalizzazione dei costi.
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IPSOS. M5S AL PRIMO POSTO
Mentre i media scrivono falsamente di deblacle dei 5stelle e di Grillo zarista, il Movimento balza al primo posto nei sondaggi. Ormai il divario tra media e realtà non potrebbe essere più vergognoso e anzi sembra che gli attacchi incontrollati trovino un pubblico sempre più distaccato che crede sempre meno alla cattiva stampa. Il Movimento 5 Stelle è primo partito per sondaggi unanimi: l’eurodisastro non lo ha scalfito minimamente. Agli italiani di Farage o di Verhofstadt non gliene importa un fico.
Sembra che gli attacchi unanimi dei partiti servano a poco. Dopo la tempesta europea del fallito passaggio con i liberali del gruppo Alde, due eurodeputati fuoriusciti, i malumori verso la leadership di Davide Casaleggio, ecco che secondo Ipsos e anche tutti gli altri sondaggisti, il M5S è il primo partito d’Italia. I 5stelle sopravanzano il Pd, 30,9 contro il 30,1%. La coalizione Forza Italia-Lega-Fratelli d’Italia è terza quota 28%.
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Paolo
Il PD è un partito che ha dimostrato senza ombra di dubbio di essere profondamente di dx… molto attento alle esigenze dei banchieri, dei grandi magnate della finanza, dei grossi industriali e dei loro interessi, leciti e non leciti.
Non a caso si è distinto ancor più del precedente despota di Arcore nella sistematica distruzione dei diritti di chi lavora e di chi in questo Paese è solo carne per affari ed affaristi vari.
Oggi, appare ancor più sciocco di ieri continuare a definire come “sx” la posizione delle poltrone in Parlamento, riducendo la politica (intesa come tentativo di affrontare i problemi collettivamente) ad una logica da tifosi.
Una politica di sx dovrebbe guardare alle persone ed ai loro bisogni, ai diritti collettivi, alla partecipazione ed al coinvolgimento, questi invece hanno occhi solo per affari ed affaristi… il loro riferimento sono quelli delle Leopolda… un ottima collezione di personaggi senza scrupoli che costruiscono e cercano di realizzare la loro fortuna producendo e passando sui “cadaveri” di tutti gli altri…

Il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette è indagato a Roma per rivelazione di segreto istruttorio e favoreggiamento, insieme al Ministro Luca Lotti, nello scandalo degli appalti Consip per la Pubblica Amministrazione. Avrebbe rivelato informazioni riservate su indagini e microspie intralciando le indagini e aiutando la Consip che è la centrale di acquisti della Pubblica Amministrazione. Del Sette avrebbe avvertito i vertici Consip sui rapporti da tenere con alcuni imprenditori, fra i quali il top manager napoletano Alfredo Romeo, indagato per corruzione con il dirigente Consip Marco Gasparri, che avrebbe preso soldi per aiutare Romeo in alcune importanti gare d’appalto (2,7 miliardi). Vi ricordate quando Renzi diceva che votando Sì al referendum avremmo avuto listini prezzi uguali in tutta Italia? Beh, la cosa era un pochino più complicata.
Gentiloni lo riconferma!!!

SOGNO O SONDAGGIO?
Marco Travaglio

Gentiloni dimesso dall’ospedale è un’ottima notizia. Il generale Del Sette non dimesso da comandante dei Carabinieri, sebbene indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento a chi avrebbe truccato il più grande appalto d’Europa, è una pessima notizia. E non perché indagato significhi colpevole, ma perché un capo delle forze dell’ordine dev’essere al di sopra di ogni sospetto; perché, a indagare su di lui sono i carabinieri del Noe suoi sottoposti; e soprattutto perché, se Del Sette volesse fare non il comandante, ma l’allievo carabiniere, si vedrebbe respingere la domanda visto che l’Arma esclude chi, pur incensurato, non dimostri una “condotta incensurabile”.
Dunque il governo Gentiloni stabilisce standard di trasparenza più blandi per comandare i Carabinieri che per arruolarvisi: per ricevere ordini non devi essere sospetto, per darli sì.

Chissà che questo simpatico paradosso non abbia a che fare con quest’altra notizia: dopo una settimana trascorsa a leggere che l’intera Europa – non il gruppo Alde – ha buttato fuori il M5S (Repubblica: “Ue, porte chiuse a Grillo”, “La Waterloo dei 5Stelle”; Messaggero:“Grillo, lo schiaffo dell’Europa”), che “la Procura stringe la morsa sul Campidoglio” con “un’indagine ad altissimo rischio” e “dagli effetti dirompenti per la tenuta del governo pentastellato” (Rep), che “la base M5S è in rivolta” e “i grillini hanno una gran voglia di suicidarsi” (Libero), “M5S, ora è rivolta contro Casaleggio”, insomma è tutta un’“ira”, una “rabbia”, una “pazza diaspora” (Rep), e da Palermo a Bruxelles è una biblica “fuga dei candidati M5S” (Rep), una “grande fuga dal M5S” (Mess) che “perde i pezzi” e non è neppure un movimento, ma “la setta dell’altrove”, ovviamente “antico stituzionale”, senza “sostanza, qualità e significato politico”, “nessuna discussione (e la perenne “rivolta”?, ndr), nessun dibattito, nessuna passione” (Rep), una banda di “dilettanti” ignoranti da “mandare a scuola” (la fu Unità), e poi c’è Virginia Raggi colpevole di nuovi peccati capitali: non “mostra” né ci “fa leggere la sua chat” privata con Frongia, Romeo e Marra (Rep e Mess), lascia “le scuole al gelo” (Mess e Rep), “non riesce a riscaldarle” (l’Unità, parlandone da viva), anche quelle di competenza della Città metropolitana, e ha avuto un “venerdì nero” col “tronco d’albero che sfonda il parabrezza: grave una donna” (Cor), senza contare il congiuntivo sbagliato da Di Maio e l’invasione di cavallette prossima ventura…

Ecco: dopo un’altra settimanella così, sempre all’insegna della libera informazione contro le post verità del putrido Web, si scopre dal Corriere che “il caso Ue non scalfisce M5S: il M5S prende più voti e torna primo partito”.
Così come non l’avevano scalfito la presunta “svolta garantista” e “salva-Raggi” del Codice etico, né la supposta “svolta lepenista e trumpista” sulle espulsioni dei migranti irregolari (previste dalle leggi di tutt’Europa, infatti il nostro governo lepenista e trumpiano vuole raddoppiarle).
Cioè quei baluba dei 5Stelle nel caos, nella bufera, nell’ira, in rivolta, in rotta, in bancarotta, in fuga da Palermo e da Bruxelles, anzi da Waterloo, perdono i pezzi ma non i voti: Nando Pagnoncelli li dà in crescita dello 0,9% in un mese, di nuovo sopra al Pd che perde lo 0,2 rispetto a metà dicembre, quando li superò dopo le dimissioni dell’assessora Muraro e l’arresto del dirigente Marra. E ora tutti a domandarsi, affranti, com’è potuto accadere e cosa bisogna fare di più per affossare un movimento che, come Ercolino Sempreinpiedi, più lo buttavi giù e più tornava su.
I sondaggi valgono per la tendenza che segnalano, non per gli zero virgola: il sorpasso sul Pd potrebbe poi essere contraddetto nelle urne. E comunque il consenso non cancella le lacune né sana gli errori, che sono tanti e spesso gravi molto più degli scandali (alcuni seri, molti lievi, parecchi inventati). Ciò premesso, a mio modesto avviso, il sondaggio si spiega così.
1) In tempi di crisi sociale galoppante, sull’ambiguità e incoerenza del M5S fanno premio proposte come il reddito di cittadinanza o dimezzare gli stipendi dei parlamentari, che paiono molto più utili ed eque del Jobs Act e della riforma costituzionale.
2) I 5 Stelle si ostinano a non rubare, infatti nessuna loro giunta è accusata di corruzione, concussione, peculato. Così, appena si deposita la polvere dei loro scandali, la gente tira le somme: i grillini magari sono incapaci, ma almeno non rubano; gli “altri”, tutt’e due le cose.
3) I 5Stelle, prima di candidare o nominare qualcuno, chiedono la fedina penale pulita e spesso – vedi la Raggi – addirittura il “335” (la dichiarazione della Procura di nessuna indagine in corso): se uno è indagato, non lo candidano o nominano; per gli eletti e i nominati indagati dopo, valutano i fatti e decidono in base a quelli. Gli “altri” cacciano solo quelli scaricabili (Marino, Lupi, Guidi), mentre per gli amici (Lotti, Del Sette, De Luca & C.) vale la presunzione d’innocenza fino alla Cassazione: campa cavallo.
4) Come dice Zagrebelsky, i media usano due pesi e due misure e “non perdonano ai 5Stelle ciò che perdonano agli altri”. La lapidazione quotidiana della Raggi e di chiunque le si avvicini è così forsennata da apparire sproporzionata ai suoi errori e inadeguatezze. Se un centesimo di questa severità fosse applicato agli altri partiti, si salverebbero in pochi. E se fosse stato applicato ad altri sindaci, Roma non sarebbe al disastro e, forse la Raggi non sarebbe neppure sindaco. Anzi, forse i Stelle non esisterebbero proprio.

LAUREA E NON

Certo un Paese che mette a capo del ministero dell’istruzione e del Ministero della Giustizia due non laureati è proprio il colmo.
Ma di politici senza laurea è pieno il Governo.
E per fortuna che Renzi diceva che bisognava premiare il merito!!
Con Renzi solo il 68,73% degli onorevoli risultava laureato, con la percentuale più alta tra i rappresentanti di FI, mentre la più bassa appartiene alla Lega Nord.
Sono senza laurea:
la Fedeli
Salvini
la Lorenzin
Giorgia Meloni
Bossi
Poletti
Orlando
Orfini
D’Alema
Veltroni
Livia Turco
Michaela Biancofiore
Vittoria Brambilla
Gasparri
Antonio Razzi
Dei 5stelle il 70,3% è laureato, l’88% vanta titoli accademici
Non lo sono:
Di Maio
Vito Crimi
Curiosità: i montiani che passano per grandi esperti sono meno laureati di noi!

PD, UN PARTITO SPETTRO IN BALIA DEL POKERISTA(BATTUTO) RENZI
La sconfitta rimossa – L’assenza di dibattito e i retropensieri sulla legge elettorale
Fabrizio d’Esposito

Martedì 10 gennaio a Palazzo Madama, quando il ministro Poletti è arrivato per la sua striminzita informativa sui giovani all’estero, alcuni senatori antirenziani del Pd fotografavano così la drammatica situazione del loro partito, dando forma peraltro a una sorta di inconsapevole sillogismo. Prima immagine: “Il 4 dicembre il Paese ha rigettato il renzismo, questo è il vero punto che impedisce una discussione nel partito”. Seconda immagine: “Renzi è come quel pokerista che ha perso un piatto enorme e vuole subito un tavolo per rifarsi”. Domanda finale: “In queste condizioni com’è possibile andare al suicidio del voto anticipato?”.
Il gigantesco pantano che sta risucchiando Pd è direttamente proporzionale alla sindrome del bunker che ormai sta logorando l’ex premier rimasto segretario. Non una visione politica. Ma una visione del potere per il potere, al punto che scherzando e ridendo, ma fino a un certo punto, nei capannelli dem di Montecitorio qualcuno azzarda l’esigenza di “una perizia psichiatrica” per il segretario, sconquassato “dall’ossessione di tornare a Palazzo Chigi”.
Ecco perché Bersani sente aria di “Gentiloni stai sereno” ed ecco perché il Pd renziano ha completamente rimosso la montagna della catastrofe referendaria del 4 dicembre. Nessuna analisi elettorale, nessun approfondimento, per esempio, sul quarantenne votato dai vecchi e non dai giovani. Solo qualche vaga riflessione di superficie nella pallida assemblea del 18 dicembre. Nel frattempo il Pd continua a perdere appeal, voti e iscritti. Non solo. Il 13 gennaio il bersaniano Fornaro ha calcolato che oltre 100mila persone non hanno confermato la loro firma per il 2×1000 ai democratici, il 20 per cento in meno.
Al contrario, tra il Nazareno a Roma e l’esilio toscano di Pontassieve, si continuano a sviluppare tattiche di guerriglia per il voto anticipato, in attesa del nuovo giorno del giudizio della Corte costituzionale, stavolta sulla legge elettorale vigente per la sola Camera, il fatidico Italicum. La sentenza è prevista il 24 gennaio e tutto sembra immobile, o quasi, sul modello del surplace ciclistico.
In teoria, Renzi e i suoi predicano il maggioritario del Mattarellum ma il retropensiero, nemmeno tanto retro, è quello di precipitarsi alle urne con le due leggi corrette dalla Corte costituzionale: il Consultellum per il Senato (alias il Porcellum ripulito) e quel che resterà dell’Italicum per la Camera. Matteo Orfini, sempre più renziano, lo ha ribadito l’altra sera in tv, nonostante gli avvertimenti del Quirinale per fare una nuova legge in Parlamento.
È l’ansia del giocatore che subito vuole rifarsi, appunto. Ma con quale partito? Cinicamente sono in tanti, tra i dem, a pensare che “una sconfitta alle Politiche chiuderà per sempre il ciclo di Renzi”. Però riuscirà il Pd a sopravvivere all’ex Rottamatore? Nei suoi tre anni di segreteria, tolta la fiammata delle Europee (ma gli italiani ancora non conoscevano bene Renzi), il Pd ha accumulato disastri su disastri: le regionali del 2015, le amministrative dell’anno appena conclusosi. Questa urgenza renziana rischia di essere mortale per i democratici, senza dibattito e senza idee. Del resto, analizzare il renzismo farebbe male anche al governo Gentiloni.

Michele Amari
Che cosa si aspetta la gente comune, normale, che la Costituzione chiama “Il Popolo sovrano”? Che chi governa abbia credibilità politica e la capacità di colpire i cinici e intollerabili privilegi.
Così riuscendo a fare, quel governo sarebbe un buon governo e in grado solo allora di chiedere sacrifici alla gente che lavora.
Dobbiamo solo guardare ai risultati del governo Renzi: tutto quello cui ha messo mano si è rilevato un disastro e le cure peggiori della malattia. CRESCITA ZERO, l’inappellabile giudizio degli economisti anche stranieri. Come si può allora chiedere consenso, il consenso a questa gente?
Se alleati del governo Renzi uno e due sono gli Alfano, di cui scopriamo le mani in pasta, tramite NCD, nelle trame delle “cooperative dell’accoglienza”, con assessori, consiglieri e faccendieri di contorno indagati…Se un altro fondamentale alleato, Verdini è stato richiesto di 11 anni di carcere, per innumeri reati, quello della bancarotta compreso…
Quale sacrifici, quale consenso si possono chiedere a un popolo così emarginato e offeso da P2 e da tutte le mafie?
La risposta è venuta il 4 dicembre 2016. Un NO! secco urlato e indiscutibile del 60% delle italiane e degli italiani, giovani su tutti, i più abbandonati a se stessi.
In una democrazia funzionante e operante, saremmo già andati alle elezioni.
Una classe politica che vorrebbe dirsi onorevole e che tenga al proprio onore l’avrebbe capito traendone conseguenze.
Non basta farsi chiamare onorevoli, allora, per esserlo.
l’Onore: l’oggetto della considerazione morale e sociale in capo a ogni individuo.
Se avete perso, conservate almeno l’onore!
Ma dove ce l’avete?

RIDIAMARO :- )

Murcielago
Renzi agli italiani: “Mps è risanata, ora investire è un affare” [feat. Matteo “JP” Renzi – 22 gennaio 2016]
Padoan ai Grandi riuniti al G20: “Le banche italiane sono solide” [feat. Pier “JP” Carlo Padoan – 16 luglio 2016]
L’importante è che i soldi siano i vostri e che nessuno di loro vada in galera.
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Ubaldino
Il referendum é servito a far passare Angelino Alfano da ministro degli Interni a ministro degli Esteri.
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Pirata21
Alfano farà il Ministro degli Esteri ma non parla inglese. Del resto se i diplomati al liceo fanno il Ministro della Salute e della Giustizia non fa una piega.
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Murcielago
La domanda a cui Alfano dovrà abituarsi a rispondere in qualità di Ministro degli Esteri sarà: “Why you???”
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Per Renzi
“Ci vuole del talento / per invecchiare senza diventare adulti”
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Spinoza
Razzi: “Non lascio il Paese per i cazzi miei”. Altrimenti non saprebbe come continuare a farseli.

Antonio Razzi è stato promosso segretario della Commissione Difesa

Pirata 21
Nemmeno Alan Turing riuscirebbe mai a decriptare un suo messaggio.

Luce so fusa
Era quello più preparato.

Viviana
Io lo avrei messo all’istruzione accanto alla Fedeli

Marco dalla Sardegna
Manca solo Giovanardi ministro alle pari opportunità.

Comagirl100
Non è adorabile con quello scudo di cartone e la spada di legno?!

Io
Ora subito un gemellaggio con Kim Jong-un
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Ricetta di cucina:
Appiccate un fuoco alla Camera e al Senato. Gli ingredienti sono già all’interno, non dovrete aggiungere nulla. Quando deputati onorevoli parlamentari, Senatori, presidenti compresi saranno ben cotti, toglieteli dal fuoco, lasciate raffreddare qualche minuto e gustatevi la vostra buonissima “Casta al Forno”.(Walter Di Gemma)
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L’attaccamento dei politici alla poltrona dimostra quanto sia difficile togliere il lavoro a chi non lavora.(Alexandre Cuissardes)
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Un politico di casta si riconosce da quanto veloce parte per la tangente. (Mauro Lanari)
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VARIE

Tu credi in Dio o nella vita dopo la morte?
Conversazione tra due gemelli in feto
Tu credi nella vita dopo il parto?
– Certo. Qualcosa deve esserci dopo il parto. Forse siamo qui per prepararci per quello saremo più tardi.
– Sciocchezze! Non c’è una vita dopo il parto. Come sarebbe quella vita?
– Non lo so, ma sicuramente… ci sarà più luce che qua. Magari cammineremo con le nostre gambe e ci ciberemo dalla bocca.
– Ma è assurdo! Camminare è impossibile. E mangiare dalla bocca? Ridicolo! Il cordone ombelicale è la via d’alimentazione …
Ti dico una cosa: la vita dopo il parto è da escludere.
Il cordone ombelicale è troppo corto.
– Invece io credo che debba esserci qualcosa.
E forse sarà diverso da quello cui siamo abituati ad avere qui.
– Però nessuno è tornato dall’aldilà, dopo il parto. Il parto è la fine della vita.
E in fin dei conti, la vita non è altro che un’angosciante esistenza nel buio che ci porta al nulla.
– Beh, io non so esattamente come sarà dopo il parto, ma sicuramente vedremo la mamma e lei si prenderà cura di noi.
– Mamma?
Tu credi nella mamma?
E dove credi che sia lei ora?
– Dove?
Tutta intorno a noi!
E’ in lei e grazie a lei che viviamo. Senza di lei tutto questo mondo non esisterebbe.
Eppure io non ci credo!
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http://masadaweb.org


MASADA n° 19-1-2017 1825 L’UOMO E IL CANE

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MASADA n° 19-1-2017 1825 L’UOMO E IL CANE
Blog di Viviana Vivarelli

(Partendo da una presentazione di Anna Pia Pavano e Sergio Campani, fondatori di un canile curato da volontari a Bagnolo “Amici di Marta”.)
Questo centro di raccolta è arrivato a curare fino a 170 animali. Il nome viene dalla moglie di Sergio che ora non c’è più e dal suo amore che l’ha portata da un primo cuccioletto ad adottare moltissimi cani. Marta era una insegnante di inglese che viveva a Bagnolo ma insegnava a Reggio Emilia. Ogni giorno prendeva un trenino locale e alla stazione vedeva sempre un bastardino. Alla fine lo raccolse e quello fu il primo della lunga serie di bestiole che alla fine costituì il grande canile di adesso ma “Le grandi cose cominciano con piccole cose”. Ora il canile di Bagnolo è meta di tanti amanti degli animali che curano gli ospiti o adottano qualche bestiola anche se in genere non è l’uomo che sceglie il cane ma viceversa, in base a una empatia straordinaria. L’etologo Konrad Lorenz diceva che “La scelta del padrone da parte di un buon cane è un fenomeno magnifico e misterioso. Con rapidità sorprendente, spesso in pochissimi giorni, si stabilisce un legame che è di gran lunga più saldo di tutti.”
Se più cuccioli di cane o di gatto sono portato in una casa contemporaneamente è facile vedere che ognuno di essi sceglie il suo padrone, che nel caso del cane sarà quello a cui ubbidisce e nel caso del gatto sarà la persona da cui preferisce farsi fare le coccole.
Nel canile questi animali hanno i loro box, ma anche molto spazio dove corrono liberamente, sono tutti molto affettuosi, vengono trattati bene e sono felici. Possono scorazzare nei prati vicini, poi, quando arriva il momento di tornare alle cucce, si mettono in ordine facilmente.

Il canile è una entità giuridica, sociale ecc. Ha una sua clinica ecc. Fa anche delle feste del bastardino, dei mercatini… In genere chi viene per adottare un cane sceglie le taglie più piccole o i cuccioli, e magari avrà il fastidio del cane piccolo che mangia i mobili mentre il cane adulto è già educato e docile.
Anna Pia Pavani ha scritto anche un libro in cui paragona i cani agli angeli e in cui racconta del suo amore per i cani e delle cure che lei e gli altri volontari danno agli animali, anche feriti o malconci, che vengono raccolti e sfuggono a morte certa. Un tempo non c’era la cura verso gli animali di adesso. Trentacinque anni fa i cani che davano fastidio venivano abbattuti, ora i tempi sono cambiati e ci sono volontari che vengono anche da lontano per accudire queste creature. Nel tempo l’amore e il rispetto verso gli animali è andato aumentando e con essi il numero di volontari che nei canili si occupano degli animali, li nutrono, li accudiscono, giocano con loro, li amano.
Il canile di Bagnolo è come se avesse un proprio ‘genius loci’. La zona dove si trova non è solo terra di operai o contadini, ci ha predicato Camillo Prampolini, che ha fatto le prime cooperative, portando la lotta politica in termini di grande dolcezza, non come lotta contro l’avversario. Era un deputato socialista che nei suoi discorsi toccava l’anima.
Chi ama i cani sa benissimo che ognuno di loro ha la propria personalità e un proprio modo di rapportarsi con gli umani, come sa che ci sono molte differenze, per es., tra i cani da guardia usati nelle campagne e quelli abituati a vivere nelle case e spesso trattati come umani o come bambini, che imparano addirittura a comportarsi come tali, per es. stanno in collo, abbracciano ecc..
Sicuramente la vicinanza degli uomini conta moltissimo ed è per questo che il cane è stato il primo animale che è uscito dalla natura selvaggia per andare nella casa dell’uomo e farsi addomesticare. Probabilmente discende dai lupi. E’ comunque il primo animale che l’uomo abbia addomesticato: è intelligente e affettivo ma dobbiamo ricordarci che la sua vita è più breve della nostra, comincia a invecchiare verso i 7 anni e vive per 15-20 anni. Il cane è probabilmente il primo animale che fu addomesticato nella storia, forse 30mila anni fa, così da essere il testimone privilegiato dell’evoluzione umana. Alcune teorie sostengono che i cani potrebbero aver contribuito all’evoluzione della specie umana.

La fedeltà di un cane ci insegna che l’amicizia può durare per sempre. Il cane è l’unico essere vivente che ci ama più di quanto ami se stesso. “Un cane è la sola cosa su questa terra che vi ami più di quanto non ami se stesso.” (Lindsay).
Un grande amico dei cani fu Aldo Capitini, fautore della non violenza e vegetariano, che spesso veniva preso in giro per la sua passione. Capitini diceva che gli animali fanno parte del disegno divino, entrano in una sfera divina e parlava di ‘compresenza’ tra uomini e animali in una comunanza degli spiriti.
Questa amicizia è molto sentita nella tradizione parapsicologica ed era importante nella tradizione antica che raffigurava gli dei con forme animali e li poneva nei miti più importanti. In tutte le culture il cane appare come uno psicopompo, sospeso tra l’al di là e l’al di qua, e uno psicagogo, conduttore di anime. Ricordiamo il dio egizio Anubi raffigurato con testa di cane, protettore delle necropoli, che accompagnava l’anima dei morti di fronte al tribunale supremo di Osiride, o Cerbero, cane a tre teste, che gli antichi Greci ponevano a guardia dell’Ade, o il cane norreno Garm, custode del regno dei morti.
Il cane come guida e assistente dell’anima nel suo passaggio dal mondo dei vivi a quello dei morti è presente in molte culture.
Nell’antico mondo egizio i cani raffigurati nelle tombe hanno il compito di imprigionare e distruggere i nemici della luce e di sorvegliare l’ingresso ai luoghi sacri. Gli antichi Egizi idolatravano i gatti che anche imbalsamavano e il bue (vedi il bue Api).
Il senso di queste divinizzazioni è il riconoscimento che negli animali ci sono anime viventi portatrici di una scintilla del divino.
Herriot scrive: “Dicono che gli animali non hanno un’anima. Io non ci credo. Se avere un’anima significa essere in grado di provare amore, fedeltà e gratitudine, allora gli animali sono migliori di tanti esseri umani.
I Parsi mettono accanto al defunto un cane perché lo guidi nell’al di là e, se si tratta di una donna morta nel parto, ne mettono due, uno anche per il nascituro.
In qualche modo tutti gli uomini della Terra hanno riconosciuto ai cani la funzione di assistenti dell’anima. Ai cani è riconosciuto anche potere terapeutico sia del corpo che dell’anima perché la sua energia è potente e cura l’energia umana.
Lui è il tuo amico, compagno, difensore, è il tuo cane. Tu sei la sua vita, il suo amore, la sua guida. Egli sarà tuo, fedele e sincero fino all’ultimo battito del suo cuore. Ciò che tu gli devi è di meritare tanta devozione”.
Gli islamici dicono: “Se un uomo non ha fratelli, i cani sono i suoi fratelli. Il cuore di un cane assomiglia a quello del suo padrone”.
Sognare un cane simboleggia il bisogno di fedeltà o protezione, ma, nel sogno, è importante tutto il contesto e l’atteggiamento e il colore del cane, se è festevole e simpatico o aggressivo e temibile, perché il cane rappresenta la parte migliore dell’uomo, ma, se è nero e pericoloso, può anche indicare la sua parte più oscura, tant’è che nei miti e nelle fiabe troviamo anche cani mostruosi con più teste e contornati da serpenti.

Avere un cane come amico è importante soprattutto per il rapporto affettivo che si instaura tra noi e lui. Il cane sin dai tempi più antichi si è lasciato addomesticare perché ha bisogno del calore umano. Un cane può trovare anche nel più inutile di noi qualcosa da amare e gli sarà fedele per sempre, incondizionatamente.
Chiunque ne ha allevato uno sa che si porta via il cuore. I cani non sbagliano mai perché si connettono empaticamente con la nostra parte spirituale. Non c’è amico o amore che non sottintenda la possibilità di un tradimento, solo nel cane questo non accadrà mai. Lui ti amerà sempre e non ti abbandonerà per nessun motivo. Questa creatura è semplice come un bambino, incapace di pensiero complesso come di finzione, ma allo stesso tempo ha una energia d’amore straordinaria che si trasmette alla persona che lo cura.
Masson: “I cani non mentono su ciò che provano, perché non possono mentire sulle emozioni. Nessuno ha mai visto un cane triste che fingesse di essere felice.
Egli è il miglior amico e la migliore protezione per un bambino. Sempre Konrad Lorenz diceva che “Il timore che un cane possa far del male a un bambino è addirittura ridicolo; molto più giustificata è, semmai, la preoccupazione opposta, che cioè il cane si lasci troppo strapazzare dai bambini, contribuendo così a educarli a una totale mancanza di riguardo nei suoi confronti.” in realtà non è proprio così, ci sono delle razze di cani che sono addirittura vietate dalla legge perché pericolose).
Il professor Berns della Emory University di Atlanta, è convinto che esista una precisa empatia tra cane e uomo (pensiero partecipativo), così come che i cani siano capaci di cogliere la tristezza o la felicità dei loro padroni. “Nessuno come un cane sa apprezzare la straordinarietà della tua conversazione.” (C. Morley)
Se al tuo cane non piace una persona, probabilmente non dovrebbe piacere nemmeno a te”.

Theophile Gautier scrive: “A volte si accomoderà sul tappeto fissandovi con occhi tanto teneri , affettuosi ed umani da intenerirvi e sarà impossibile credere che lì non vi sia un’anima.
Non si cura di chiedersi se abbiate torto o ragione; non gli interessa se abbiate fortuna o no, se siete ricco o povero, istruito o ignorante, santo o peccatore. Siete il suo compagno e ciò gli basta. Egli sarà accanto a voi per confortarvi, proteggervi e dare, se occorre, per voi, la sua vita. Egli vi sarà fedele nella fortuna come nella miseria. E’ il cane!” (J.K. Jerome).
Il cane ci porta via il cuore. C’è nel suo rapporto con l’uomo un aspetto cognitivo e telepatico. Basta che il padrone pensi di voler uscire e il cane, anche senza che lui parli, gli porta il guinzaglio. Basta che il padrone lo guardi, anche se è girato, perché lui si volti e vada dal padrone, come se leggesse i suoi pensieri.
Il cane non è solo un corpo fisico e questo fatto è stato riconosciuto del 2010 dal Tribunale di Strasburgo che lo ha definito “essere senziente”.
Egli non è solo una presenza di compagnia, ha bisogno di un suo spazio, che può essere la casa o dilatarsi anche a ciò che circonda la casa.

La sua chimica è particolare, ha grandi capacità olfattive infinitamente superiori a quelle dell’uomo. Il mondo del cane è un mondo fatto, prima di tutto, di ODORI.
Egli ha la capacità di individuare due singoli granelli di una sostanza in un’area grande come uno stadio di calcio, per questo viene usato per individuare la droga o cercare persone scomparse o dissotterrare i tartufi. L’uomo ha 5.000 cellule olfattive, il pastore tedesco 220 milioni, può sentire 12 odori contemporaneamente e avverte un odore anche se è diluito 10 milioni di volte.
Due cani che si incontrano, come prima cosa si annusano il muso, i genitali e l’ano e così raccolgono un numero grandissimo di informazioni, sul sesso, l’età, la salute, la provenienza…Lo stimolo olfattivo è fondamentale per la conoscenza e l’individuazione. Non solo il cane marca con l’urina il territorio ma ha delle ghiandole sudorifere nelle zone plantari che lasciano una impronta odorosa analoga alle impronte digitali dell’uomo, per cui ogni cane è in grado di capire quanti altri cani sono passati in un certo territorio e da quanto tempo.
Con questo fiuto eccezionale è in grado di individuare nell’uomo gli organi malati. Può sentire a fiuto l’arrivo di una crisi epilettica o allergica, l’abbassamento della glicemia in un paziente diabetico e anche l’odore del tumore. Molti ricercatori hanno fatto studi che confermano la capacità dei cani di riconoscere il melanoma, il cancro della vescica, del colon, dell’ovaio, della prostata e in parte anche del seno. I tumori, infatti, rilasciano nell’organismo delle particelle organiche volatili, che i cani, grazie al loro straordinario olfatto, riescono a cogliere. Tra gli studi italiani più significativi c’è quello che l’urologo Gianluigi Taverna dell’Humanitas di Milano ha condotto con alcuni cani presso il Centro veterinario militare di Grosseto: ai cani sono stati fatti annusare campioni di urine di 900 persone, alcune sane e altre malate di tumore alla prostata, ed il livello di successo ha sfiorato il 98%. E ricordiamo la Medical Detection Dogs Italy, che è la prima Onlus in Italia per la ricerca sull’olfatto canino come metodo per l’individuazione e la diagnosi precoce di tumore nell’uomo. La Onlus – che è affiliata alla Medical Detection Dogs inglese, da cui ha avuto origine il progetto – è alla ricerca di un metodo di diagnosi precoce che sia non invasivo, economico e non comporti stress per il paziente: in pratica sta cercando un’alternativa ai metodi attualmente disponibili che possono essere invasivi, stressanti e spesso anche nocivi e costosi. Una delle ultime attività è stata svolta in collaborazione con lo IEO-Istituto Europeo di Oncologia e con il Diparimento di Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Milano e riguarda la ricerca per la diagnosi precoce del tumore al polmone. I cani impiegati nei progetti di ricerca vivono con i loro proprietari, che poi li accompagnano nei laboratori e li aspettano durante la sessione di lavoro.

Sempre Elisa racconta che un giorno il loro gatto, di solito pigro e buonissimo, è balzato verso il petto di sua figlia, facendole male in un punto. Poiché il dolore persisteva, lei è andata a farsi vedere scoprendo così di avere un carcinoma maligno.

Un cane può essere sordo, cieco o senza un arto e la sua vita sarà pressoché normale, un cane che ha perso per qualsiasi motivo il suo fiuto, sarà un essere menomato. Per un cane annusare un marciapiede è come per un umano leggere un giornale, attraverso le tracce lasciate egli capisce cosa lo circonda: se è un posto nuovo, se ci sono cani in giro o ci sono stati, se altri umani, oltre al suo padrone, sono passati di lì, se c’è un giardino vicino dove poter sporcare, se ci sono altri animali nei paraggi.
Egli è in grado di creare delle proprie categorie attraverso l’olfatto: il suo odore, quello della sua casa, quello di altri umani, quello di altri cani, quello dei gatti, quello del cibo, ecc.
L’acume olfattivo che lo accomuna ha molti degli animali selvatici, si è sviluppato proprio perché indispensabile per la sopravvivenza: il lupo (dal quale il cane deriva) grazie al suo fiuto individua le prede, anche molto lontane, e sa tracciarne gli spostamenti.

Oltre a sentire l’odore di cose normali, i cani avvertono anche cose che noi umani non sentiamo, per cui si parla di ‘paraolfatto’. La superficie dell’epitelio olfattivo nell’uomo è di 2,5 cm², nel cane di 150 cm². Queste enormi capacità olfattive del cane lo rendono un fantastico collaboratore nella ricerca di particolari sostanze, per cui, se viene addestrato, può rintracciare droghe, esplosivi, tartufi, persone scomparse e molte sostanze chimiche.
Il paraolfatto permette agli animali di percepire i feromoni, grazie a un organo vomero nasale, detto organo di Jacobson. I feromoni si trovano nelle secrezioni vaginali, nelle ghiandole perianali e forse anche in quelle sudoripare dei cuscinetti plantari.
Il meccanismo con cui agiscono non è chiaro, ma il cane vi reagisce con modificazioni del comportamento come appagamento, rilassamento o allarme, o comportamenti sessuali.

Dopo l’olfatto, un altro dei sensi più sviluppati nel cane è l’udito. L’orecchio del cane è quattro volte più forte di quello umano e percepisce le onde sonore fino a 40 mila Hertz, mentre l’orecchio di un essere umano non si avvicina nemmeno a 20 mila Hertz per un giovane, e per un anziano raggiunge un massimo di 12 mila.
L’udito del cane è molto sviluppato e riesce a sentire gli ultrasuoni. I cani riescono a percepire 35.000-40.000 vibrazioni al secondo e questo dipende, non solo dalle componenti del loro orecchio ma soprattutto dalla loro forma, difatti più sono grandi ed alte più i padiglioni auricolari riescono a sentire i suoni.
Il movimento delle orecchie del cane ricorda quello dei radar che captano il suono e che si spostano a seconda della provenienza, determinando con esattezza la direzione, selezionando centinaia di suoni e isolando solo quello che lo interessa.
Per questo è bene osservare attentamente il proprio cane, specie quando all’improvviso tende le orecchie, perché potrebbe aver avvertito l’arrivo o la presenza di qualche persona o qualche animale.
Stiamo attenti però che, grazie a questa acutezza dell’udito, i cani soffrono se sentono rumori forti. I fuochi di artificio, per es., sono per loro un grandissimo dolore e possono anche morirne.
Molto interessanti oltre alle vibrisse sono i peli del muso che funzionano come radar secondo capacità che noi umani non abbiamo.

La vista del cane è diacromatica: il cane percepisce bene il colore blu e giallo; gli altri colori sono sfumature di questi. E’ un po’ come se noi umani vedessimo solo bianco e nero, il resto dello spettro dei colori sarebbe percepito come varie sfumature di grigio. Ha una scarsa risoluzione dei dettagli, mentre riesce molto bene a vedere oggetti in movimento anche ad elevate distanze.

Sembra evidente che sia cani che gatti possiedano capacità extrasensoriali. A parte la capacità di prevedere terremoti e anche bombardamenti e di capire se una persona ha un cancro, può capitare di vederli intenti a fissare qualcosa o qualcuno dove noi non vediamo nulla. Hanno decisamente delle capacità telepatiche. Ci sono molte storie su cani che, anche a grandi distanze, sentivano che il loro padrone era in pericolo grave o era morto. Questa capacità telepatica è stata riscontrata anche in cani e gatti vissuti insieme e poi separati e, quando uno di loro moriva, l’altro in qualche modo lo sapeva.
Elisa racconta la storia di un bastardino che era cresciuto con un husky. Poi il primo è stato portato in Inghilterra ed è morto, e l’husky ha sotterrato il suo cibo finché non è morto anche lui.
Tutti i padroni di cani sanno che c’è un filo telepatico che lega il cane al suo padrone e che sa ritrovarlo quando ne viene separato, percorrendo anche grandi distanze e ritrovando la strada attraverso territori sconosciuti.
Il biologo Rupert Sheldrake era sicuro che cani e gatti avessero capacità paranormali. Pensava, per esempio, che potessero prevedere certi eventi, ma tutti i padroni di cani sanno che basta che pensino di portare il loro cane dal veterinario che questo scappa. Sheldrake era sicuro che ci fossero dei legami invisibili che legavano un cane al suo padrone.
Tutti sanno di proprietari che tornavano a casa dopo mesi e il cane sembrava saperlo prima. Oppure il padrone muore in un luogo lontano e il cane prorompe in ululati di dolore.
Nel recente terremoto ad Amatrice c’è stato un cane che ha trascinato la sua padrona sotto il letto e ce l’ha tenuta finché non è arrivato il terremoto e così lei si è salvata perché il letto le ha fatto da protezione.
Sempre ad Amatrice un pastore tedesco ha preavvertito il terremoto, era nervosissimo, ha cominciato ad abbaiare come un forsennato, poi ha tirato per la maglietta la sua padrona fuori casa, pochi istanti prima che il terremoto arrivasse facendo crollare la casa.
Dopo il terremoto, i vigili del fuoco sono arrivati per scavare nelle macerie e salvare le persone ancora vive. Un labrador ha salvato sette persone e poi è morto per un attacco di cuore dovuto allo sforzo.

Insomma cani e gatti sembrano avere enormi capacità energia incredibile, sensibilità, intuito e poteri paranormali.
Il gatto è sempre stato considerato molto indipendente, ma per il cane il padrone è il suo dio.
Il cane è una fonte incredibile di energia, interagisce con tutto ed è attento a tutto.
Ha un bisogno enorme di affetto e di coccole. Incamera energia e la rende.
Ha un cervello semplice come quello di un bambino di due anni ed è incapace di pensiero complesso come di finzioni.
L’educazione è fondamentale. Comandi duri alla tedesca lo incattiviscono. Il padrone che tratta il proprio cane come un bambino gli fa un gran danno. Sbagliato è anche fare del cane un sostituto di un figlio o di un marito. Per cui non è bene che un cane dorma nel letto del padrone così come non sarebbe naturale che un figlio dormisse nella sua cuccia. Il cane deve avere la sua cuccia che è il suo spazio personale. Gli si fa un danno facendolo dormire nel nostro letto o mangiare alla nostra tavola perché il cane ha un forte senso gerarchico e così gli confonderemmo le idee facendogli perdere il rispetto per noi come capo-branco.
Quando un cane e un padrone stanno molto tempo insieme finiscono per somigliarsi anche fisicamente.

Ogni cane ha la sua personalità per cui sarebbe importante conoscere la sua vita, i suoi trascorsi, come è stato trattato.
Mentre altri animali seguono l’istinto di sopravvivenza, il cane cerca il contatto affettivo, vuole amare ed essere amato. Ma non può ricoprire il posto di un figlio o essere trattato in modo ridicolo (cappottino, fiocchetti), gli si deve rispetto.
Quando un cane dorme trasmette un senso di serenità che noi non abbiamo ma egli ci dona comunque energia benefica.
Per pet therapy si intende una terapia dolce nell’interazione uomo animale.
Fu lo psichiatra infantile, Boris Levinson, a presentare per la prima volta, intorno al 1960, le sue teorie sui benefici della compagnia degli animali, che egli stesso applicò nella cura dei suoi pazienti. Levinson constatò che prendersi cura di un animale può calmare l’ansia, può trasmettere calore affettivo e aiutare a superare lo stress e la depressione.
Quando i cani ci guardano fissi negli occhi stanno valutando il nostro sistema energetico.

Il cane non ha la concezione del tempo, vive in un eterno presente, per lui ha non alcun senso che il padrone gli dica ‘dopo’ o ‘prima’. “Usciamo dopo”, oppure “ti ho già dato da mangiare prima”. C’è solo l’adesso. Da un punto di vista metafisico, è come se vivesse sospeso nell’eternità. Da un punto di vista teosofico è come se fosse immerso nell’astrale.
In genere si aspetta a dare in adozione un cucciolo non prima di 70 giorni, perché se il cucciolo non sta questo tempo con la madre può restare insicuro e avere come una fame nervosa.
Più il cane è sollecitato e amato, più risponde con affetto e intelligenza. Poi ci sono razze più o meno intelligenti (in polizia per es. si sceglie di addestrare il cane lupo o il collie è molto adatto per la protezione dei bambini) ma il bastardino è il migliore di tutti, mentre i cani di razza pura potrebbero avere geni deboli.
Spesso un cane compare in un preciso momento della nostra vita come se fosse chiamato.
Ci amerà in modo incondizionato e parteciperà a una coscienza universale.

Ogni segno zodiacale ha il suo cane

Il cucciolo perfetto per i nati dello Scorpione è il dalmata, con il suo carattere intelligente e sensibile

Il Border Collie con la sua felicità, allegria e iperattività è il cane ideale del Sagittario

Un cucciolo di husky potrà insegnare al proprio padrone Pesci ad essere più forte e sicuro

Il pastore tedesco, forte e coraggioso, è il compagno ideale del Leone

Il cucciolo perfetto per il dinamico Gemelli è un cocker vivace, dolce e curioso

Per gli aristocratici nati sotto il segno del Capricorno, il cucciolo ideale è un boxer

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Come i nati del Cancro, i cucciolotti di Beagle sono molto dolci e legati alla famiglia

Per il segno più equilibrato dello zodiaco, la Bilancia, quale cucciolo, se non il labrador poteva rappresentarti meglio? Ma va bene anche il setter.

Il cucciolo ideale per l’Ariete, indipendenti e dinamico per natura è un Jack Russell oppure lo Schnauzer, eccellente cane da guardia e pieno di energia

Il pastore maremmano è altruista, generoso e forte come i nati sotto il segno dell’Acquario

Per il Toro un san Bernardo o un terrier.

Per la Vergine il segugio


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MASADA n° 1826 26-1-2017 IL RITORNO DEI RENZI-VIVENTI

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MASADA n° 1826 26-1-2017 IL RITORNO DEI RENZI-VIVENTI
Blog di Viviana Vivarelli

Populismo- Renzi, morto che parla- La globalizzazione ha concentrato la ricchezza in pochissime mani – Cosa vuol fare Varoufakis – I buchi di Renzi – Otto supermiliardari hanno una ricchezza pari ai beni di metà del mondo – E sette italiani hanno il 30% della ricchezza totale italiana – Glocal e global – Le truffe delle auto. Delrio difende la ‘sovranità’ italiana – Zagrebelsky: politici maggiordomi della finanza, hanno il terrore delle urne- Occorre una agenda – Ma che democrazia è se il popolo non conta più nulla? – Chi era Zigmunt Bauman – Cosa chiede di fare per i migranti il M5S

Sogno un Paese dove il governo trova in 24 ore 20 miliardi per le vittime del terremoto e istituisce un sms solidale per salvare MPS“.
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Definizione di populismo nell’enciclopedia britannica: “Un programma politico o movimento che cura gli interessi delle persone comuni, in opposizione a quelli delle élite. Il populismo di solito presenta elementi di sx e di dx e si oppone alle grandi imprese e agli interessi finanziari. Tuttavia spesso può essere ostile anche ai partiti cosiddetti socialisti e alle istituzioni”.
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Definizione di populismo
Valigia blu: “Quasi tutti i nuovi partiti nati negli ultimi 25 anni, in Italia e fuori, sono associati al termine populismo. Populista è FI, la Lega Nord o il M5S così come Podemos in Spagna, lo UKIP in Gran Bretagna, o Alternative für Deutschland in Germania. Partiti differenti, di dx e di sx, sono oramai etichettati con questo nome. Populisti, sembrerebbe, solo per il fatto di essere nuovi e diversi rispetto ai partiti eredi degli apparati ideologici di matrice ottocentesca e novecentesca, come il PD in Italia, la CDU e la SPD in Germania, il PP e il PSOE in Spagna”.

Per lo scienziato politico olandese Cas Mudde il populismo è “Una ideologia dal cuore sottile, la quale considera la società essenzialmente divisa in due gruppi omogenei, le persone oneste contro le elite corrotte e che ritiene che la politica debba essere un’espressione della volontà generale del popolo”.

Chomsky ci dà un’ottima definizione di populismo: “Populismo significa appellarsi alla popolazione. Chi detiene il potere vuole che il popolo sia tenuto lontano dalla gestione degli affari pubblici. Invece il popolo dovrebbe essere partecipe e non spettatore”.

Se per populismo si intende una concezione della politica che persegue il bene comune, difende i diritti dei cittadini e vuole allargare la democrazia, dando la priorità agli interessi della gente anziché a quelli ristretti di una esigua casta di privilegiati, la cosa non è solo positiva, ma ha un nome preciso, si chiama “democrazia”.
Il tentativo di chi regge il potere è, invece, quello di far passare l’idea che qualsiasi difesa degli interessi della gente sia purtroppo illusoria e utopica, perché in contrasto con la dura realtà economica e le sue immodificabili leggi liberiste che solo poche persone possono conoscere e gestire. Insomma chi rivendica maggiore democrazia avrebbe una pia quanto infantile posizione da “anima bella”, a fronte di una coriacea realtà con cui invece occorre confrontarsi in modo maturo.

Viviana
Aumentano le espressione di simpatia tra Renzi e B, sapendo che entrambi hanno solo da guadagnare in un progressivo avvicinamento, mentre il M5S resta il grande nemico di entrambi. Il tripolarismo è pericoloso e apre scenari inquietanti. Può essere sventato solo riportando i giochi a un bipolarismo di comodo. Con l’esodo di molti di sx dal Pd e la transumanza di una fiumana di elettori di FI che si sono spostati verso Renzi, è diventata chiara la necessità di una fusione tra i due schieramenti e procedono le manovre per il Patto del Nazareno 2. Ma sui blog i troll renzioti insistono a dire ipocritamente che è il M5S a essere infiltrato di elementi della dx negando ogni evidenza. Ora è arrivata dalla Consulta anche la correzione dell’Italicum eliminando il ballottaggio e riammettendo le coalizioni, così il passaggio alla grande ammucchiata del cdx Renzi-B è cosa fatta.
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roberto cesare
A questo punto mi sfugge il motivo per cui un elettore di cx dovrebbe votare B

Cobra89
A me sfugge il motivo per cui CHIUNQUE dovrebbe votare per Renzi..

SOLO UN VIGLIACCO SCAPPA
Paolo De Gregorio

Renzi dichiara a Repubblica: “una sconfitta pesante, ma ho pensato che solo un vigliacco scappa nei momenti di difficoltà”. Camerun che è sparito dalla circolazione per aver perso il Referendum sulla Brexit è un vigliacco?
Ma non è forse vigliaccheria non mantenere la parola di ritirarsi dalla politica in caso di sconfitta?
Non si illuda Renzi di potersi risollevare dalla sua sconfitta. Qualunque cosa possa dire non avrà alcun peso, risulterà ridicola in quanto espressa da un mentitore abituale.
Quanto al suo ruolo di segretario del PD, non credo che il Congresso lo riconfermerà nella carica senza provocare una scissione, avvenimento che ridimensionerebbe le sue velleità di leader che si ostina a volersi definire di “sx”.
Per ora si diletta a eterodirigere il governo Gentiloni (detto anche Renzi bis), ma anche qui potrà trovare qualche sorpresa, qualche disobbediente che, pur di fargli le scarpe, governerà decentemente fino a fine legislatura col miraggio del vitalizio sullo sfondo.

RENZI, MORTO CHE PARLA
Bruno p

Renzi è nel sarcofago politico,ma i media come gli egiziani lo tendono in vita interpretando una sua improbabile opinione,come se contasse ancora qualcosa se mai ha contato qualcosa nel passato.
E così si mette in evidenza il fatto che l’ex Presidente del consiglio difende a spada tratta generale e sottosegretario coinvolti nell’inchiesta riguardante le forniture della Consip, come se il suo giudizio potesse ancora influenzare le scelte degli Italiani o mostrare l’esistenza politica di una guida dell’agonizzante partito democratico.
Il sipario è calato e da tempo ma i media non se ne sono accorti continuando ad interpretare la farsa di una politica basata sui partiti e i loro leader, come la testardaggine di voler resuscitare un altro ex Presidente del consiglio perché ormai la scena è vuota.
E’ finita un’epoca ma loro continuano ad aggrapparsi al passato perché nel futuro non c’è più spazio per la loro metodologia basata sulla contrapposizione politica e la rappresentanza del leader ologramma.
Non si sono accorti che le persone si stanno riappropriando della propria vita non più filtrata dalle tonnellate di farcitura mediatica di opinionisti politicizzati o showman ai tv spazzatura dove scappa la lacrimuccia per i terremotati o per i barboni assiderati.
La realtà e la verità non fanno guadagnare perché il cinepanettone non fa più ridere.
Chiudete gli occhi e rilassatevi non esistono terzi e quarti poteri basta la verità per sconfiggere l’intero sistema ma bisogna considerarla come un nostro diritto

LA GLOBALIZZAZIONE HA CONCENTRATO LA RICCHEZZA IN POCHISSIME MANI
Da Repubblica

Il rapporto Oxfam: colpa di miliardari e multinazionali. In Italia in sette hanno i beni del 30% della popolazione
di BARBARA ARDU’

A furia di deregulation e libero mercato, viviamo in un mondo dove più che l’uomo conta il profitto, dove gli otto super miliardari censiti da Forbes, detengono la stessa ricchezza che è riuscita a mettere insieme la metà della popolazione più povera del globo: 3,6 miliardi di persone. E non stupisce visto che l’1% ha accumulato nel 2016 quanto si ritrova in tasca il restante 99%. È la dura critica al neoliberismo che arriva da Oxfam, una delle più antiche società di beneficenza con sede a Londra, ma anche una sfida lanciata ai Grandi della Terra, che domani si incontreranno a Davos per il World Economic Forum.
I dati del Rapporto 2016, dal titolo significativo, “Un’economia per il 99%” (la percentuale di popolazione che si spartisce le briciole), raccontano che sono le multinazionali e i super ricchi ad alimentare le diseguaglianze, attraverso elusione e evasione fiscale, massimizzazione dei profitti e compressione dei salari. Ma non è tutto. Grandi corporation e miliardari usano il potere politico per farsi scrivere leggi su misura, attraverso quello che Oxfam chiama capitalismo clientelare.
E l’Italia non fa eccezione. I primi 7 miliardari italiani possiedono quanto il 30% dei più poveri. «La novità di quest’anno è che la diseguaglianza non accenna a diminuire, anzi continua a crescere, sia in termini di ricchezza che di reddito», spiega Elisa Bacciotti, direttrice delle campagne di Oxfam Italia. Nella Penisola il 20% più ricco ha in tasca il 69,05% della ricchezza, un altro 20% ne controlla il 17,6%, lasciando al 60% più povero il 13,3%. O più semplicemente la ricchezza dell’1% più ricco è 70 volte la ricchezza del 30% più povero.
Ma Oxfam non punta il dito solo sulla differenza tra i patrimoni di alcuni e i risparmi, piccoli o grandi, dei tanti. Le differenze si sentono anche sul reddito, che ormai sale solo per gli strati più alti della popolazione. Perché mentre un tempo l’aumento della produttività si traduceva in un aumento salariale, oggi, e da tempo, non è più così. Il legame tra crescita e benessere è svanito. La ricchezza si ferma solo ai piani alti.
Accade ovunque, Italia compresa. Gli ultimi dati Eurostat confermano che i livelli delle retribuzioni non solo non ricompensano in modo adeguato gli sforzi dei lavoratori, ma sono sempre più insufficienti a garantire il minimo indispensabile alle famiglie. E per l’Italia va anche peggio, essendo sotto di due punti alla media Ue. Quasi la metà dell’incremento degli ultimi anni, il 45%, è arrivato solo al 20% più ricco degli italiani. E solo il 10% più facoltoso dei concittadini è riuscito a far salire le proprie retribuzioni in modo decisivo.
Non ci si deve stupire dunque se ben il 76% degli intervistati – secondo il sondaggio fatto da Oxfam per l’Italia – è convinto che la principale diseguaglianza si manifesti nel livello del reddito. E l’80%, una maggioranza bulgara, considera prioritarie e urgenti misure per contrastarla. Ai governi Oxfam chiede di fermare sia la corsa al ribasso sui diritti dei lavoratori, sia le politiche fiscali volte ad attirare le multinazionali. Oppure nel giro di 25 anni assisteremo alla nascita del primo trilionario, una parola oggi assente dai dizionari.

DIEGO FUSARO
Il mondo post-1989 non è il mondo della libertà, a meno che per libertà non si intenda quella del capitale e dei suoi agenti. Per il 99% della popolazione mondiale il post-1989 è e resta un incubo: un incubo di disuguaglianza e miseria. Ce l’ha ancora recentemente ricordato Forbes, la Bibbia dei sacerdoti del monoteismo del mercato deregolamentato. Otto super-miliardari – meticolosamente censiti da Forbes – detengono la stessa ricchezza che è riuscita ad accumulare la metà della popolazione più povera del pianeta: 3,6 miliardi di persone. L’1% ha accumulato nel 2016 l’equivalente di quanto sta nelle tasche del restante 99%. Il mondo è sempre più visibilmente diviso tra un’immensa massa di dannati – gli sconfitti della mondializzazione – e una ristrettissima classe di signori apolidi dell’oligarchia finanziaria transnazionale e postmoderna, post-borghese e post-proletaria. Non vi è più il tradizionale conflitto tra la borghesia e il proletariato… il conflitto – meglio, il massacro a senso unico – è oggi tra la nuova massa precarizzata globale e la nuova “aristocrazia finanziaria” (Marx) cosmopolita e liberal-libertaria, nemica giurata dei diritti sociali e delle sovranità economiche e politiche. La massa degli sconfitti della globalizzazione è composta dal vecchio proletariato e dalla vecchia borghesia: il vecchio proletariato è divenuto una massa senza coscienza di erogatori di forza lavoro sottopagata, supersfruttata e intermittente. La vecchia borghesia dei piccoli imprenditori è stata essa stessa pauperizzata dall’oligarchia finanziaria, mediante rapine finanziarie, truffe bancarie e competivitismo transnazionale. L’oligarchia sempre più ristretta governa il mondo secondo la logica esclusiva della crescita illimitata del proprio profitto individuale, a detrimento del restante 99% dell’umanità sofferente

COSA VUOL FARE VAROUFAKIS

Due anni fa Yanis Varoufakis – già docente universitario di economia in Grecia e negli Stati Uniti – diventava ministro delle Finanze del suo Paese. Un anno e mezzo fa si dimetteva, dopo aver vinto il referendum. E un anno fa fondava il suo movimento politico, Diem25, acronimo che invita a “cogliere l’attimo” ma che sta anche per Democracy In Europe Movement, con il 2025 come data entro la quale realizzare l’obiettivo di «democratizzare l’Europa». Adesso, quasi in sordina, Diem25 è arrivato in Italia, con la sua prima assemblea a Roma, il 7 gennaio scorso.
Dice: “Diem è la migliore chance esistente per salvare l’Europa, europeizzando alcuni problemi giganteschi che non possono essere risolti a livello di Stati nazionali: dalla povertà in crescita al debito, dalla crisi degli investimenti alle banche, fino alle migrazioni. Ed è l’unica alternativa per evitare che si ripeta lo scenario che si è verificato negli anni ‘30. Tutto quello che è successo nel 2016 – la Brexit, la crisi della Ue, la rivolta dei ceti medi contro l’establishment, l’avanzata di nuovi fascismi – ha le sue origini nel 2008, che è stato il 1929 della nostra generazione. Come allora, è scoppiata una crisi deflazionistica che ha messo in ginocchio il sistema politico esistente e ha frustrato le aspirazioni della classe media e mediobassa, mentre la caduta della legittimazione democratica ha aperto la strada ai nazionalismi. Negli anni ‘30 i progressisti non sono stati capaci di creare una coalizione transnazionale per opporsi all’internazionale dei reazionari e dei fascisti. Ora noi abbiamo il compito di riuscire dove i nostri predecessori hanno fallito. Oggi per essere davvero europeisti bisogna opporsi alle istituzioni ufficiali europee. Io ho passato la maggior parte della mia vita – e credo che molte persone di sx in Italia abbiano fatto lo stesso – opponendomi al governo del mio Paese quando prendeva decisioni sbagliate: era un dovere patriottico, vale a dire che come patriota avevo il dovere di oppormi al mio governo. Allo stesso modo, oggi, proprio perché sono europeista ho il dovere di oppormi all’Eurogruppo, alla Commissione europea e alla Troika. E di proporre soluzioni diverse per affrontare la crisi strutturale nella quale siamo entrati. Non c’è alcun dubbio che l’euro sia stato una pessima idea e sia un terribile sistema monetario. Ma c’è una grande differenza tra la situazione in cui non era stato ancora creato e quella in cui esiste già: eliminare oggi l’euro, o uscirne, purtroppo non ricrea la condizione precedente la sua entrata in vigore. Ora che c’è, la cosa realisticamente più utile che possiamo fare è cambiarne l’architettura, aggiustarlo radicalmente. Ma allo stesso tempo è importante avere un piano appropriato per gestire la sua eventuale disintegrazione se non si riesce a cambiarlo in tempo. Dobbiamo essere un po’ sofisticati nel nostro modo di affrontare la questione dell’euro, non semplicisti. E dobbiamo anche capire che non serve aggredire il sintomo, ma le cause di quel sintomo.
Lo scopo di Diem è quello di creare una coalizione tra progressisti che capiscono come l’unica risposta realistica alla crisi dell’Europa (e di ciascun Paese d’Europa) consista nel cambiare le politiche dell’establishment: sia quello europeo sia quello di ciascuno Stato. Per far questo abbiamo bisogno di marxisti, socialisti, progressisti, liberali e perfino di conservatori illuminati (“progressive conservative”). La sx non è, da sola, in condizioni di offrire le infrastrutture per dare una risposta con cui combattere le cause di questa crisi.
Proponiamo il nostro manifesto: il Green New Deal, che è un programma politico con molte idee concrete sulle cose da fare in termini di investimenti, debito pubblico, welfare, povertà, banche etc. Adesso, per esempio, lo stiamo proponendo in Francia ai candidati alle presidenziali chiedendo se sono d’accordo e su quali punti, e che cosa propongono in alternativa quando non lo sono. Sulla base delle risposte giudicheremo i candidati. Lo stesso facciamo in altri Paesi e talvolta abbiamo già trovato ascolto, come in Spagna (la sindaca di Barcellona Ada Colau è una nostra iscritta) o nel Labour inglese. Oggi, grazie a Jeremy Corbyn, il Labour ha molti più militanti che qualsiasi altro partito socialista europeo, compresi il Pd italiano e l’Spd tedesco. Il partito stava morendo e lui lo ha rivitalizzato riportando i cittadini all’attivismo politico. È stato un soffio di aria fresca ed è un’opportunità per combattere sia i populisti nazionalisti di dx sia l’establishment economico.
Renzi invece ha gettato il capitale politico che aveva fino a tre anni fa cercando di combinare due cose che non possono stare insieme: una è la sottomissione all’establishment negli atti politici concreti, sia in Italia sia in Europa; l’altra sono le continue lamentele e le dichiarazioni di ribellione verso l’establishment stesso. Il risultato di questo comportamento incoerente è stato la perdita del suo capitale politico.
Il successo del M5S è il risultato dello spettacolare fallimento della sx nell’interpretare il disagio sociale e la perdita di fiducia nei confronti dell’establishment. Anche qui, qualcosa di simile al fallimento della sx negli anni 30. Vede, in Italia (come in quasi tutti gli altri Paesi europei) c’è stata a lungo una falsa conflittualità tra il cdx e il csx: una contrapposizione che è stata solo a parole, o per la conquista del potere, ma che non comportava una vera differenza in termini di scelte politiche. Questo falso dualismo ha creato un grande vuoto, nel quale è emerso il M5S. Il M5S ha interpretato l’opposizione a questo stato di cose, anche se non è ancora chiaro come poi questa “opposizione alle cose” si trasformi in una “posizione sulle cose”. Non mi sembra, ad esempio, che abbia ancora costruito un solido manifesto di idee, una piattaforma strutturata di visione e di obiettivi sociali, anche se mi rendo conto che è un movimento “work in progress”. In ogni caso, credo che commetta un errore di base, comune peraltro anche ad alcuni partiti di sx in Europa: cercare risposte nazionali a problemi transnazionali. La mia convinzione è che, anche in Italia, alla fine la soluzione non verrà da movimenti che cercano risposte su base nazionale. E i problemi dell’Italia sono profondamente europei, a partire dalla sua stagnazione economica. Così non avrebbe senso affrontare il cambiamento climatico su base nazionale, allo stesso modo non si può cercare una soluzione nazionale a problemi internazionali come la crisi delle banche, gli effetti negativi della globalizzazione, la finanziarizzazione dell’economia, l’esternalizzazione delle produzioni, la riduzione dei salari e del welfare. Sono tutte questioni che nessun Paese può risolvere da solo, che hanno bisogno di essere europeizzate. E bisogna combinare questa europeizzazione con l’aumento della democrazia locale e dell’attivismo sociale a livello municipale, regionale, e statale. Questa è la nostra sfida, quella che stiamo lanciando e per la quale ci rivedremo in un evento pubblico a Roma, quando i capi di stato e di governo europei verranno a celebrare il 60° anniversario di un’Unione che con le loro politiche stanno distruggendo.
Diem è un movimento europeo, non una federazione di partiti nazionali: ogni decisione viene presa dai nostri iscritti (al momento circa 40 mila) attraverso una consultazione on line a cui si vota ugualmente in tutti i Paesi. Ad esempio, sul referendum costituzionale italiano per prendere una posizione abbiamo ascoltato con attenzione i pareri dei nostri iscritti italiani, che conoscevano meglio la questione, ma poi abbiamo votato ugualmente tutti, dalla Spagna alla Croazia. Per quanto riguarda gli appuntamenti elettorali, a noi interessano i contenuti, le proposte, le idee per affrontare la crisi. Quindi valuteremo in ogni Paese se ci saranno interlocutori che facciano proprie le nostre proposte o se si renderà necessario un nostro impegno diretto. In ogni caso, senz’altro troviamo necessario l’emergere di veri partiti europei.
Abbiamo ben presente che se diventassimo un gruppo d’élite o di ceto polito, ci suicideremmo: vogliamo andare nella direzione opposta, cioè parlare alle persone, anche a quelle che non hanno mai fatto politica, sulla base delle nostre proposte e di quelle che emergeranno nel lavoro comune. Secondo, il nostro obiettivo è il contrario dell’atomizzazione identitaria: è una grande coalizione tra progressisti di diversa estrazione, in opposizione sia all’establishment economico sia alle reazioni nazionalistiche come quelle dei vari Le Pen, Trump, Farage, Orbán o Kaczyński. Non vogliamo essere un ennesimo partito di sx, ma offrire alla sx la possibilità di tornare a essere rilevante facendo parte di un movimento più ampio e nel quale c’è un cambiamento di prospettiva e nel modo di pensare».

LUIGI DI MAIO
A Bruxelles lo chiamano “il conto di Renzi” e come al solito le sue bugie le pagheremo con le nostre tasse. Da Sindaco ha indebitato Firenze per arrivare a Palazzo Chigi. Poi a Palazzo Chigi ha indebitato l’Italia per foraggiare chi lo aveva mandato lì.
Risultato? Oltre 100 miliardi di euro di debiti e nessun conto in regola. Un uomo, un buco di bilancio. Quando Renzi faceva il Sindaco di Firenze, il suo bilancio comunale è stato bocciato per quattro volte di fila dalla Corte dei Conti: “sappiamo solo che c’è uno sbilancio di 50 milioni di euro, dobbiamo trovare 50 milioni”, dichiarò il nuovo Sindaco di Firenze Nardella appena insediato a Palazzo Vecchio. I 50 milioni alla fine li stanno facendo pagare ai cittadini. Lui spreca e sperpera con le promesse elettorali, poi lascia i suoi avatar a fare il lavoro sporco. A Gentiloni tocca lo stesso destino di Nardella: nell’ultima Legge di Bilancio del Governo Renzi mancano all’appello 3,4 miliardi di euro, a Bruxelles lo chiamano “il conto di Renzi”, ma in realtà vogliono farlo pagare a noi con una manovra straordinaria. Per vincere al referendum, “l’uomo voragine” aveva promesso aumenti pensionistici, bonus di vario genere, abbassamento delle tasse, abolizione di Equitalia e una batteria di pentole in omaggio. Promesse che già a novembre non quadravano nei conti della Commissione Europea, ma in UE si sono guardati bene dal certificarlo ufficialmente: per l’establishment doveva vincere il SI e non si doveva disturbare il manovratore. Purtroppo i rilievi sono arrivati questa settimana e si prospetta una manovra lacrime e sangue. Sia chiaro, questi 3,4 miliardi di euro sono richieste fatte dalla UE in nome dell’austerity che noi abbiamo sempre combattuto. Soldi che in ogni caso non avremmo mai speso in mance elettorali. Il Pd che finge di litigare con la UE prima delle elezioni e dopo esegue a testa bassa, ora vuole aumentare le tasse per colmare i 3,4 miliardi. Io il “conto di Renzi” lo farei pagare al Pd, che prima critica i parametri UE, poi li viola e poi abbassa la testa facendo pagare a noi. A Junker, che per coprire la campagna referendaria truffaldina di Renzi ci presenta il conto solo ora, dico che ancora una volta ha dimostrato tutta l’ipocrisia e l’inadeguatezza di questa Unione Europea.
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A Junker, che per coprire la campagna referendaria truffaldina di Renzi ci presenta il conto solo ora, dico che ancora una volta ha dimostrato tutta l’ipocrisia e l’inadeguatezza di questa Unione Europea

GLOCAL E GLOBAL
Viviana Vivarelli

‘Glocal’ non vuol dire, come crede qualcuno, occuparsi solo del proprio orticello disinteressandosi del mondo ma qualcosa di molto diverso. Vuol dire difendere la propria individualità e particolarità connettendola all’intero mondo ma salvandola dall’omologazione. Vuol dire pensare un’economia che salvi le caratteristiche di ciascun territorio e le specificità delle piccole imprese locali, valorizzandole a livello globale grazie allo sviluppo delle telecomunicazioni e delle tecnologie informatiche.
Vorrei ricordare che il 99% dell’economia italiana è formata da piccole e medie imprese, non da multinazionali.
Glocal è un termine introdotto dal sociologo Bauman per adeguare la globalizzazione alle realtà locali, così da studiarne meglio le relazioni con gli ambienti internazionali. Bauman non intendeva alzare delle contrapposizioni, come hanno fatto invece i no global, tra realtà locali e globalizzazione, nella loro lotta alle multinazionali che distruggono i poteri e i valori delle realtà economiche sottostanti. Per Bauman globalizzazione e localizzazione sono considerate come tendenze non opposte, ma strettamente interconnesse in un processo di reciproca inclusione.
Il filosofo e sociologo francese Edgar Morin parla di “un pensiero che non si rinchiude nel locale e nel particolare, ma è capace di concepire gli insiemi, adatto a favorire il senso della responsabilità e il senso della cittadinanza”. Glocal coniuga globale e locale, nel tentativo di ammortizzare l’urto della globalizzazione che tende ad uniformare in logiche standard, astratte e disumanizzanti le peculiarità sociali e culturali e le particolarità territoriali. E’ una nuova etica di interconnessione che oggi, attraverso l’espansione del web, offre opportunità straordinarie anche per valorizzare le biodiversità e le capacità di auto-organizzazione delle comunità e così interpretare le dinamiche sostenibili del futuro in atto.
Un esempio facile da capire è la world music. Le culture musicali hanno da sempre espresso questa potenzialità straordinaria di trasmissione, oltre le differenze linguistiche, portando il valore di musiche sviluppate in ambiti locali (si pensi al reggae giamaicano o alla taranta salentina) negli scenari mondiali delle musiche possibili.
Mc Luhan parla di villaggio globale o villaggio planetario, concetto che unisce due termini opposto in un apparenze paradosso. Grazie a internet e alla tv, quello che accade dall’altra parte del pianeta è come se avvenisse nel nostro angolo di mondo. Nel mondo postmoderno i media tecnologici hanno abolito il tempo e lo spazio. Al posto del luogo fisico abbiamo il luogo sociale. La rete delle reti è simbolo massimo della globalizzazione ma è anche il massimo di valorizzazione dell’individuo. Al posto di una comunicazione, che nel passato avveniva nel tempo con spostamenti reali nello spazio, abbiamo ora l’informazione in tempo reale per cui l’universo è nel tuo villaggio e il tuo villaggio può essere nel mondo. Sono cambiati i rapporti tra singolare e universale. Ma la rivoluzione dell’informazione grazie alla rete trova il suo parallelo in una rivoluzione nell’economia che cerca la sua via di mezzo. I capitali si spostano in tempo reale e così si spostano i flussi di lavoro e le produzioni delle merci. Da una parte, nei Paesi occidentali, si crea una omologazione di consumi, gusti, pensieri, dall’altra la rete stessa potenzia le economie locali che possono ampliare il loro mercato e salvare le loro peculiarità. Si pensi all’allevatore di capre sardo che vende il suo formaggio su internet, o al produttore egiziano di tappeti che vende i suoi prodotti su e bay.
Visti questi cambiamenti, dobbiamo imparare a ‘pensare globale’ senza perdere di vista le ‘istanze locali’ e, tanto meno, quelle ‘individuali’ anche per correggere il globalismo delle multinazionali che tende a distruggere le individualità, i prodotti tipici del territorio, i piccoli produttori, massificando tutto in una uniformità mortale (Vd il monopolio sul riso che in India fa sparire le molte e diverse specie di riso)… Credo che uno come Petrini col suo slow foord potrebbe spiegare benissimo cosa vuol dire difesa delle ricchezze e delle multivarietà del territorio contro la massificazione e l’appiattimento di in Mc Donald o di una Coca Cola.
Il motto del glocal è “Think globally, act locally”, cioè pensa sull’intero pianeta ma difendi le specificità del tuo territorio, salvaguardando le identità culturali. Questo la Lega lo capisce benissimo ma dovrebbe capirlo chiunque difenda i nostri marchi, il parmigiano, la mozzarella, l’olio mediterraneo, il vino Chianti, la moda italiana…
Per De Kerckhove, erede di McLuhan, la politica del futuro coniugherà intelligentemente ‘pubblico’ e ‘privato’ in uno Stato formato da una costellazione di iperlocalismi.
Copio: “Nel mondo, ogni comunità ha i propri valori sociali e culturali che esprimono l’identità di quel territorio. Condividendo globalmente questi valori con altre comunità, ad es. attraverso l’uso della rete internet, la cultura locale si arricchisce e diventa una cultura glocale. Infatti la cultura glocale nasce proprio dalla voglia che hanno i soggetti di far conoscere ad altre comunità la propria identità e valori, il web risulta essere uno strumento efficace in quanto, da una parte facilita la nascita e moltiplicazione di comunità diverse e dall’altra consente il dialogo e lo scambio in tempo reale di opinioni tra i soggetti che ne fanno parte. In questo modo favorisce un’economia basata sul dialogo tra diverse identità locali e incentiva la crescita e lo sviluppo a livello globale”.
Ho citato Petrini e vorrei ricordare la sua ‘Terra madre’, una rete mondiale, creata da Slow Food nel 2004, che raggruppa le “comunità dell’alimentazione” impegnate, ciascuna nel suo contesto geografico e culturale, a salvaguardare la qualità delle produzioni agro-alimentari locali. Terra Madre raccoglie migliaia di contadini e allevatori di tutto il mondo per salvare i prodotti locali dalla massificazione alimentare, è locale ma allo stesso tempo si muove in un panorama planetario.

LE TRUFFE DELLE AUTO E L SOVRANITA’ ITALIANA

La Germania travolta dallo scandalo delle emissioni truccate della Vokswagen attacca la Fiat per tre modelli che avrebbero lo stesso problema e intima il loro ritiro. Il ministro dei trasporti Delrio ribadisce vantando i diritti di sovranità italiani.
Delrio rivendica i diritti sovrani dell’Italia. Delrio chi? Quello che è stato fotografato con grossi esponenti della mafia? Quello che ha elogiato il ponte sullo Stretto? Quello che ha negato la presenza della ‘ndrangheta in Sicilia? Quello che ha detto: “Non abbiamo nessuna sudditanza con le case automobilistiche”? Quello che ha detto “Diamo soldi alle banche per evitare nuovi poveri, ma il Pd non si piega alla finanza”? Quello che dichiarò alla stampa che entro dicembre (scorso) la Salerno- Reggio Calabria sarebbe finita? Quello che ha detto che la ricostruzione dal terremoto era prioritaria? O che lo scandalo degli appalti in Italia si poteva migliorare ‘con piccole modifiche’? O che ha detto sì all’elezione diretta dei Senatori e poi ha detto sì alla cancellazione dei diritti elettorali? Chissà perché ogni volta che sto per scrivere Delrio mi esce Delirio!
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Fra’ Diavolo
Delrio, piantala! Siamo “sovrani” solo per difendere agnelli e Marchionne?
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grognard
Per intrecci di potere sono costretti a difendere una società con sede in Olanda e che paga le tasse in Inghilterra. Manco nelle repubbliche delle banane, almeno quelle le producono in loco.
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donatella.savastafiore
Dice Delrio: “La proposta tedesca è irricevibile non si danno ordini ad un Paese sovrano come l’Italia”. D’ accordo, signor ministro, ma allora perché l’ Italia ha obbedito ciecamente agli ordini dell’ Europa quando si è trattato di togliere la pensione a tutti i lavoratori con la legge Fornero? La sovranità del nostro Paese è a fisarmonica? Si allarga quando si tratta della Fiat e si stringe quando si tratta dei diritti dei lavoratori?

viviana
Delrio dice che siamo uno Stato sovrano. Veda, Ministro, sovrano non vuol dire monarchico o lobbista. In una democrazia la sovranità appartiene al popolo. L’origine e il fondamento di ogni potere pubblico è il popolo. Sovranità popolare significa anche che il popolo dovrebbe essere il destinatario delle attività dei pubblici poteri: leggi, sentenze, atti amministrativi che servono a curare gli interessi dei cittadini. I cittadini, non gli Stati stranieri, i potenti, i politici, le multinazionali o le lobby.
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nuanda
Siamo un Paese sovrano solo quando c’è da difendere la Fiat. Che sta negli USA ( Le idee di sovranità di Delrio sono alquanto confuse)

Andrea Binetti
Quando la FIAT ha delocalizzato le produzioni in Brasile o in Polonia nessuno si è mosso. Quando la FIAT spostava sede legale e fiscale all’estero per eludere le tasse, il governo non ha mosso un dito. E ora gli stessi ciarlatani sono sul piede di guerra per difendere una multinazionale straniera che truffava per inquinare di più.
Ma siete li per difendere gli interessi dei cittadini italiani o dei lobbisti a cui fate riferimento?
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Alexone1
L'”Italia è sovrana” suona un po’ come “Cicciolina è vergine”.
In questi ultimi anni dobbiamo dovuto chiedere all’Europa pure se potevamo andarci a fare una pizza. Per ogni minima cosa abbiamo richiesto autorizzazione a Berlino e per ogni problema abbiamo atteso invano le mitologiche “soluzioni europee” (mai viste ovviamente).
Delrio, ci faccia il piacere per cortesia. Non offenda ulteriormente l’intelligenza residua degli italiani. Il PD non sa neanche dove sta di casa l’interesse nazionale.
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Thiglat Pileser
Ci trattano come esattamente si merita la nostra classe politica degli ultimi 25 anni, e l’argomento è una multinazionale straniera che ci ha scroccato soldi per quasi un secolo, ha distrutto i diritti dei lavoratori e poi se ne è scappata via……e adesso paghiamo ancora noi??
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libero948
Del Rio mi spieghi la sovranità dell’Italia. Ci hanno imposto, Olio di Oliva Africano, Mandarini Africani, Pomodori Cinesi, Noci Australiane, avete svenduto l’Italia alla Francia, le maggiore industrie le avete fatte scappare all’Estero, non sapete fare rispettare il Made in Italy in Europa.. Ma per favore..
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Viviana
…e aggiungiamo che Renzi e Calenda, già firmatari di TTIP (che favorisce le grandi imprese americane) e Ceta (che favorisce le grandi imprese canadesi) stavano per firmare il Mes con la Cina per farci invadere ancora di più dalle merci cinesi. Sarebbe questa la difesa della sovranità nazionale ovvero la difesa degli interessi dell’Italia??? O per sovranità si intendono gli interessi sporchi di gente che governa con truffe e mazzette subendo ordini dalla finanza e della lobby straniere?
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Rorro David
L’Italia NON è uno stato “sovrano” ma uno stato “satellite”
Per “Stato sovrano” si intende uno “Stato indipendente” che, in posizione di uguaglianza con gli altri Stati, è in grado di determinare e gestire a proprio piacimento , la propria “sovranità politica” , “monetaria” e “territoriale” , senza influenze internazionale. Per “Stato satellite”, al contrario di uno Stato indipendente , si intende una nazione che è “formalmente sovrana”, ma che in realtà a ceduto le proprie “sovranità” ad una più grande potenza che le gestisce a proprio uso e consumo , limitandone cosi le scelte interne.
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Rodolfo Maida
Dopo 146 anni il Circo Barnum cessa le proprie attività. Giusto e doveroso, quindi, che anche una nostra rappresentanza di fenomeni da baraccone, sgraziati e in molti casi sgradevoli, rendesse omaggio a quel mondo impressionante che chiude i battenti. Là, nel tendone. Mentre qui, nei Palazzi e in alcune rinomate redazioni di stampa e tivù, certe grottesche esibizioni procedono. Incessanti.

ZAGREBELSKY: “POLITICI MAGGIORDOMI DELLA FINANZA: HANNO IL TERRORE DELLE URNE”.

Travaglio: Che Italia ha incontrato, nei suoi incontri per il No?
-Una realtà che non appare nei grandi media: a proposito di post-verità… I tanti che si sono impegnati hanno ricevuto centinaia di inviti da scuole, università, associazioni, circoli d’ogni genere. Soprattutto da giovani, da molti di quelli che alle elezioni politiche si astengono, ma al referendum costituzionale hanno partecipato. Si può pensare che un 20 % della grande affluenza sia venuta da lì. E con ciò non voglio certo dire che il No ha vinto per merito dei giuristi e dei professori.
Il No ha vinto per molte ragioni. L’errore del fronte del Sì sia stato di far leva su una sola parola, semplice ma vuota: riforme. Si sono illusi che la figura del Presidente del Consiglio e del suo governo fosse attrattiva. Si era pensato a un plebiscito in cui ci si giocava tutto e così, per reazione, si è coalizzato un fronte di partiti, pezzi di partiti e movimenti tenuti insieme dal timore della vittoria totale dell’altro. Ma lo slogan inventato dai ‘comunicatori’ – “è oggi il futuro” era un insulto per i tanti che vivono un tragico presente. C’era poi la pessima qualità della riforma. Spesso è stato sufficiente leggerne qualche brano.
Trovo stupefacente che molti miei colleghi, politici esperti, uomini di cultura vi abbiano trovato motivi di compiacimento. Ma, forse, non avevano letto il testo. Poi quel 20 % di elettori che ottusamente ci s’incaponisce a definire “antipolitici”, hanno colto l’occasione altamente “politica” per alzare la testa in nome della Costituzione.
C’era nella riforma un veleno oligarchico e mercantile che ha insospettito molti elettori. Sono stati molti cittadini a domandarsi: ma se, come martella la propaganda del Sì, la “riforma” è solo un aggiustamento tecnico – velocità e semplificazione, peraltro contraddette da norme tanto farraginose – perché mai le grandi oligarchie italiane ed estere si spendono in modo così spasmodico perché sia approvata? Ci dev’essere sotto qualcosa di ben più grosso e, se non ce lo dicono, dobbiamo preoccuparci.
C’era sotto il disegno di restringere gli spazi di partecipazione, cioè di democrazia, per dare campo ancor più libero alle oligarchie economico-finanziarie. I cittadini hanno presenti i propri bisogni reali: giustizia sociale e dunque fiscale, uguaglianza di diritti e doveri, attenzione a emarginati e lavoro. E si sono sentiti rispondere: più velocità, più concentrazione del potere, mani più libere per pochi decisori.
20 milioni di elettori del No dicono che dobbiamo voltare pagina dalle politiche neoliberiste e dalla svendita del patrimonio pubblico che monopolizzano il dibattito culturale, accademico, giornalistico e politico da 30 anni e hanno prodotto tanti disastri sociali. Operazione completata con la riforma costituzionale dell’articolo 81, cioè dell’equilibrio di bilancio sotto l’egida della Commissione europea, approvata in fretta e furia sotto il governo Monti da cdx e csx nel silenzio generale. Ora proponeteci un’altra politica.
L’equilibrio di bilancio comporta di fatto la rinuncia alla politica keynesiana di investimenti pubblici per creare sviluppo e lavoro, cioè la pura e semplice rinuncia alla politica. In nome del primato assoluto dell’economia finanziarizzata. Come in Grecia, dove la democrazia è stata azzerata. Nei miei incontri per il No, ho colto una gran fame di politica, cioè di una sana competizione fra politica ed economia, senza il predominio della seconda sulla prima.
Fare politica significa scegliere liberamente tra opzioni: se tutto è obbligato da istituzioni esterne, grandi banche e fondi d’investimento, la politica sparisce. È la dittatura del presente, un presente repulsivo per molte persone. Nella dittatura del presente la politica sparisce e la democrazia diventa una farsa. Le elezioni diventano un intralcio, a meno che le oligarchie non siano sicure del risultato. Il sale della democrazia è l’incertezza del responso popolare. Invece si preferisce uno sciapo regime del consenso.
E dopo il referendum, ecco il governo-fotocopia. Distinguiamo tra Gentiloni e il suo governo. Il nuovo premier, rispetto al precedente, è una novità: è educato, parla sottovoce, dice cose di buonsenso e appare poco in tv, non spacca l’Italia tra pessimisti (anzi “gufi” e “rosiconi”) e ottimisti, fra conservatori e innovatori a parole. Quando il penultimo premier lo faceva, a reti unificate, il minimo che potevi fare era cambiare canale o spegnere la tv. Ora quella finta contrapposizione è finita. Gentiloni pare dire le cose come stanno o, almeno, non dire le cose come non stanno. E il Presidente Mattarella, a Capodanno, ha richiamato l’attenzione su tante cose che non vanno. Uno statista deve dire che il futuro non è oggi, ma va costruito da oggi con enormi sacrifici, e che i sacrifici devono distribuirsi tra coloro che possono sopportarli e, spesso, hanno vissuto finora da parassiti alle spalle degli altri.
Imporre il Governo Gentiloni come fotocopia del Governo Renzi è il rifiuto di guardare la realtà, una riprova dell’autoreferenzialità del politicantismo. Quasi uno sberleffo dopo il 4 dicembre. Era troppo sperare che si prendesse atto dell’enorme significato politico del referendum, del colossale voto di sfiducia che l’elettorato ha espresso nei confronti degli autori della tentata “riforma”? Non è una questione personale: saranno tutte ottime persone. Ma è una questione politica. Invece, Maria Elena Boschi, la madrina della “riforma”, è stata promossa in un ruolo-chiave nel governo e la coautrice e relatrice, Anna Finocchiaro, è diventata ministro. Mah! L’unica novità è la ministra dell’Istruzione, subito caduta sul suo titolo di studio. Per il resto, uno scambio di posti. Ma per i nostri politici, forse perché sospettano di contare poco o nulla, chiunque può fare qualunque cosa.
Con i sondaggi che danno la fiducia nei partiti avviata verso il sottozero, verrebbe da credere che Dio acceca chi vuol perdere.
Se lei mi chiede se i garanti avrebbero dovuto aprire gli occhi e moderare l’arroganza e la vanità dei “riformatori”, la risposta è sì. Ora il peccato originale di questa legislatura presenta il conto.
Nel 2014, dopo la sentenza della Consulta sul Porcellum che delegittimava il Parlamento, pur lasciandolo provvisoriamente in vita, si sarebbe dovuto, appena possibile, tornare alle urne. Una legge uniforme per le due Camere, allora, c’era: quella uscita dalla sentenza, il cosiddetto “Consultellum”. Ma anche su questo s’è fatto finta di niente, contando sul fatto che i buoni risultati – su tutti la magica riforma costituzionale – avrebbero fatto aggio sul difetto di legittimità originaria, di cui nessuno avrebbe più parlato. Buoni risultati? Il giudizio l’ha appena dato il corpo elettorale.
Ora mi auguro un periodo di disgelo. Spero che si ricominci a progettare politicamente e, attorno ai progetti, si raccolgano le forze sociali disposte a partecipare. Il Pd, così come è stato negli ultimi tempi, è uno dei problemi. Il congelamento della politica è dipeso anche da quel partito che è apparso finora come incantato o inceppato dal suo presunto salvatore. Mi augurerei una terapia di disincantamento. Si sente l’esigenza di qualcuno che alzi gli occhi e guardi oltre il giorno per giorno.
Dal 2013 una classe politica lungimirante avrebbe tentato di parlamentarizzare i 5Stelle. Invece li hanno demonizzati e ostracizzati. E ora non sanno più come neutralizzarli se non col proporzionale, che ci riporterà alle larghe intese Pd-Forza Italia. Nulla di scandaloso di per sé (vedi la grande coalizione tedesca). Ma in Italia il rischio è che sia l’ennesimo traffico di interessi, con fine ultimo di restare comunque a galla.
Il M5S ha difeso la Costituzione dalla “riforma” , ma vuole il vincolo di mandato contro i voltagabbana, che ora vengono multati. C’è una soluzione più semplice e costituzionale: il parlamentare è libero di cambiare partito e anche di votare come vuole, in dissenso dal suo gruppo. Ma, se lascia la maggioranza con cui è stato eletto per passare all’opposizione, o viceversa (caso molto più frequente), subito dopo deve decadere da parlamentare: perché ha tradito i propri elettori e ha stravolto il senso politico della sua elezione.
Da sempre la menzogna è un’arma del potere, lo teorizzava già Machiavelli. Il che non significa che la si debba accettare. Anzi, occorre combatterla, perché la verità è, invece, l’arma dei senza potere contro i prepotenti. La Verità non esiste, ma la verità sì. Almeno sui dati e sui fatti oggettivi. Poi le interpretazioni sono libere.
Le bufale del Web sono così dozzinali che chi ha un minimo di conoscenza può facilmente respingerle, perché quella è una comunicazione orizzontale: verità e bugie, spesso anonime o firmate da ignoti, non hanno autorevolezza e si elidono reciprocamente. Invece la somma delle bugie o delle reticenze diffuse dalla stampa e dalle tv sono firmate, dunque più autorevoli, ergo meno smentibili, perché quella è una comunicazione verticale. Occorrerebbe bloccare gli interventi anonimi sul Web, così sarebbe più facile distinguere chi è credibile e chi no. Se poi qualcuno diffama, si creino procedure giudiziarie rapide. La difesa della reputazione delle vittime è inconciliabile con i tempi lunghi. Ma le fake news diffuse per turbare l’ordine pubblico sono già ora materia penale. Per il resto, questa storia della post-verità mi pare un discorso falso: come se, prima, non esistesse e vivessimo nel paradiso della verità.
Da quando gli elettori disobbediscono regolarmente agli establishment, questi cercano scuse per giustificare le proprie sconfitte e per mettere le mani sull’unico medium che ancora non controllano: la Rete. Si sentono voci autorevoli domandare: ma non vorremo mica far votare gli ignoranti, anzi i “populisti”? Se lo chiedeva già Gramsci: è giusto che il voto di Benedetto Croce valga quanto quello di un pastore transumante del Gennargentu? La risposta, di Gramsci ieri e di ogni democratico oggi, è semplice: se il pastore vota senza consapevolezze, è colpa di chi l’ha lasciato nell’ignoranza; e se tanta gente vota a casaccio, è perché la politica non gli ha fornito motivazioni adeguate. Questi signori pensino a come hanno ridotto la scuola, la cultura e l’informazione: altro che il Web!

OCCORRE UNA AGENDA
ALESSANDRO GILIOLI

Questa legislatura che sembra ormai appartenere al Pleistocene. L’ultima volta che abbiamo votato, il csx si chiamava “Italia Bene Comune” ed era guidato da Bersani, oggi tutto questo non c’è più; e anche il cdx di allora è sfarinato tra berlusconiani, leghisti, alfaniani e verdiniani. Il tutto tralasciando il “grande centro” di Monti, imploso. In Parlamento ci sono 10 gruppi parlamentari al Senato e 11 alla Camera, di cui solo 4 chiaramente riconducibili a liste elettorali che hanno partecipato alle politiche del 2013.
Diverse formazioni parlamentari attuali hanno nomi mai visti sulla scheda elettorale. Più naturalmente il Misto, che è una potenza: 52 deputati e 28 senatori. Il 27 € degli eletti ha cambiato gruppo almeno una volta, i cambi di casacca sono stati 380 e hanno coinvolto 263 parlamentari. Insomma è un Parlamento marcio. Le cui principali riforme sono quasi tutte abortite: l’Italicum stravolto ieri, la Boschi-Renzi sul Senato affossata dal referendum, la Madia sulla Pubblica Amministrazione svuotata dalla Consulta, la Buona Scuola talmente mal riuscita che quello all’Istruzione è stato l’unico ministero i cui vertici sono stati totalmente cambiati nel passaggio da Renzi a Gentiloni. Resta il Jobs Act, il cui fallimento è ormai conclamato, e restano un paio di cose fortunatamente migliori, come le unioni civili e le norme sul caporalato. Complessivamente, comunque, un bilancio che solo un tifoso accecatissimo non vedrebbe in negativo.
Ora aspettiamo che, al terzo tentativo, il Parlamento riesca a fare una legge elettorale costituzionale, sulla falsariga delle indicazioni della Consulta ma migliorandone alcuni aspetti (il sorteggio, con rispetto, non si può proprio sentire; e anche in questa versione dell’Italicum restano troppi parlamentari nominati dall’alto, dato che sono sopravvissuti i capilista bloccati).
A parte poche migliaia di militanti, da questa fascia di persone non viene dato molto credito ad alcuna delle sigle della cosiddetta sx radicale, da troppo tempo avvolte nell’autoreferenzialità e nei litigi a cui, fuori dalle stanze in cui avvengono, non è interessato nessuno. Alcuni comunque votano lo stesso per questi partitini, il consueto 3-4 % che da dieci anni finisce da quelle parti.
Altri, invece, votano comunque Pd, per abbrivo culturale o famigliare, per antico affetto, o per lo scarso appeal delle suddette sigle più a sx. Altri ancora votano il M5S, pur non amandone tanti aspetti, con la sensazione – appena usciti dal seggio – di aver fatto una mezza marachella, una provocazione, uno sberleffo; o con l’amara soddisfazione di aver punito una sx da cui si sentono, fondatamente, traditi. Molti si astengono. Molti altri: che in parte abbiamo rivisto alle urne per il referendum, non è affatto detto che li rivedremo votare al prossimo giro elettorale, quando non ci sarà da scegliere un rifiuto ma una proposta. Ora occorre un’agenda, un’agenda semplice, che metta insieme alcuni basici diritti sociali e alcuni basici diritti civili. Reddito minimo, continuità di reddito per i precari, redistribuzione dei proventi della finanza e della robotizzazione. Patrimoniale e maggiore progressività del sistema fiscale. Tagli alle spese militari. Piccole opere sul territorio invece di grandi opere. Scuola pubblica, non privata. Ambiente pubblico, non privato. Reato di tortura. Biotestamento. Matrimonio egualitario. Creazione di nuovi strumenti di democrazia radicale e di partecipazione diffusa. Legalizzazione della cannabis.
Tutte cose semplici. Eppure restano di sfondo nel confronto e nel dibattito. E anche nella narrazione culturale. Peccato, perché quando emergono, in Sanders o nel semplice manifesto di Hamon, ad esempio- trovano immediatamente ascolto. Anche in fasce di cittadini poco attratti dalla politica. E soprattutto nelle generazioni che le ideologie non sanno nemmeno cosa siano, ma vorrebbero vivere in un pianeta diverso da quello disastrato dagli ultimi quarant’anni.

RAGGI LADER
Marco Travaglio

Cari lettori, vi dobbiamo delle scuse. Siccome siamo “il giornale dei grillini” (infatti abbiamo fatto indagare la Raggi appena insediata con lo scoop di Marco Lillo sull’incarico “dimenticato” all’Asl di Civitavecchia e chiesto le dimissioni della Muraro per aver mentito al Fatto), avremmo dovuto pubblicare gli scoop sensazionali che invece ci hanno soffiato i concorrenti. Per dire: un valoroso cronista del Corriere ha pubblicato l’ultima telefonata fra Grillo e la Raggi, con tanto di sceneggiatura, facendo schiattare d’invidia tutti i pm e gl’intercettatori d’Italia.
Virginia è “nel suo ufficio, sola. Solissima”. O così almeno crede: non sa che, travestito da fioriera, c’è pure il cronista che vede e sente tutto: le “occhiaie profonde”, “il fard che non copre il pallore”, il suo “mordersi le labbra”, “il passo risoluto, sicuro che affinò nei corridoi dello studio Previti-Sammarco”. A quel punto “dentro la borsa inizia a squillare il cellulare”, come nota subito il cronista camuffato da burrocacao nella tasca interna. “Sul display: ‘Grillo’”. Lei pensa: “Ok, va bene, Beppe vorrà fare il punto della situazione”. Ignora che nella sua mente c’è il cronista travisato da ipotalamo, pronto a leggere nei suoi pensieri. Grillo crede di parlare solo con lei, invece è un ménage à trois. Il cronista, disperso nell’etere in forma gassosa, ausculta e annota tutto: la voce di Beppe “diventa più sottile, tipo lama e l’inflessione genovese s’accentua”.
Il perché della metamorfosi vocale, grazie al cronista-ingegnere del suono, è presto detto: “Il capo è furibondo. La Raggi riesce a dire solo: ‘Ciao…’” (il cronista decritta anche la punteggiatura). “Poi attacca lui. Carico a pallettoni. Stravolto”. Qui dev’esserci un disturbo sulla linea e l’etereo cronista afferra solo l’ultima frase, “un urlaccio gotico”. Non dorico, né ionico, né corinzio: gotico. “Mi hai ingannatooooo!” (cinque “o”, non una di più né di meno). Gli inganni sarebbero due.
1) La Raggi è accusata non solo di abuso d’ufficio, ma anche di falso e Grillo preferiva – non si sa bene perché – il primo reato (come se l’abuso fosse una medaglia e come se le accuse non le decidesse la Procura, ma le scegliesse l’indagata).
2) La Raggi ha detto all’Anticorruzione di aver deciso lei di promuovere a direttore del Turismo Renato Marra, fratello del più noto Raffaele, e invece avrebbe mentito (di qui l’accusa di falso) per coprire il conflitto d’interessi fra i due congiunti e la mancata “valutazione comparativa dei curricula degli aspiranti dirigenti” (di qui l’accusa di abuso).
A sbugiardarla ci sarebbero sia la chat fra i due Marra, in cui Raffaele incita il fratello a fare domanda per il Turismo, sia l’assessore Meloni, il quale dice ai pm che Raffaele gli segnalò Renato. E questo, per Repubblica, è “l’ultima spinta che avvicina la Raggi al suo abisso giudiziario e politico”. Perbacco. Ora, se le parole hanno un senso, per sbugiardare la Raggi ci vorrebbe la prova di una raccomandazione di Raffaele alla Raggi, non una frase detta al fratello o all’assessore. Tantopiù che, proprio per evitare di essere lapidata per il conflitto d’interessi fra i due Marra, la sindaca aveva dissuaso Renato (da 20 anni nei vigili urbani) dal candidarsi a comandante, ma non poteva stroncargli la carriera dappertutto. Invece nella chat Raggi-Frongia-Romeo-Raffaele Marra, quest’ultimo non chiede nulla alla sindaca per il fratello: è lei che s’informa sulle norme e le procedure corrette da seguire e sullo stipendio connesso alla promozione. Ma i giornaloni, notoriamente “garantisti”, danno già per scontato che la sindaca è colpevole. Infatti annunciano che i pm chiederanno il “giudizio immediato” prim’ancora di interrogarla: nel qual caso non si vede perché mai le abbiano spedito un invito a comparire anziché direttamente il rinvio a giudizio. Poi ipotizzano che la Raggi si “autosospenda” o “patteggi” sul falso per salvare “il posto” dalla sospensione per la legge Severino. Nella foga, trascurano un piccolo dettaglio: il “Regolamento degli uffici e dei servizi di Roma Capitale” citato nel capo d’imputazione. All’art. 38 comma 2, si legge: “Gli incarichi… di direzione delle direzioni” (come quello del Turismo) “sono conferiti e revocati dal Sindaco” d’intesa con gli assessori competenti, senz’alcuna “valutazione comparativa dei curricula” di altri aspiranti, la cui mancanza è contestata come abuso d’ufficio. Insomma, i direttori delle direzioni comunali se li sceglie il sindaco, infatti scadono quando scade lui: purché abbiano la giusta competenza. Una norma che sembra indebolire l’accusa di abuso.
Ma i “garantisti” non badano a queste minuzie. E nemmeno al fatto che l’autosospensione è un istituto giuridicamente inesistente (l’ha adottato il sindaco plurindagato di Milano Beppe Sala, poi tornato felicemente indietro fra gli applausi degli stessi che ora, per molto meno, vogliono la testa della Raggi). E neppure alla circostanza che chi patteggia ammette implicitamente i reati e concorda una pena con lo sconto con i giudici: ve la vedete una sindaca a 5Stelle che patteggia anche un solo minuto di carcere e resta lì? Il M5S la caccerebbe a pedate e tutti i consiglieri pentastellati la sfiducerebbero, lei compresa.
Ma, in questa vicenda, garantismo e giustizialismo non c’entrano nulla. Le balle spaziali su riti immediati, autosospensioni e patteggiamenti preparano il terreno alla caduta della giunta che, se arrivasse entro il 1° marzo, consentirebbe ai nemici interni ed esterni della Raggi di riportare i romani al voto in giugno. Dopo, sarebbe tardi e Roma verrebbe ricommissariata per almeno un anno. Inutile dire che, via la Raggi, il commissario di governo annullerebbe subito il No alle Olimpiadi, restituendo i soliti noti alle solite greppie. Per chi non l’avesse capito: dimissioni fa rima con ladroni.

La sentenza della Consulta lascia esterrefatti.
Ma che democrazia è se restano i listini bloccati per cui i candidati li sceglie il partito e non l’elettore? Se resta un gigantesco premio di maggioranza che crea uno squilibrio enorme tra chi vota e chi governa? Se si toglie il ballottaggio che avrebbe rimesso comunque tutto al voto degli elettori e che viene comunque usato per i sindaci? Che poi si pensi di ricorrere al sorteggio fa ridere anche i somari.
Ma la Consulta ha deciso in modo equanime o voleva fare un piacerino al Pd?

MA CHE DEMOCRAZIA E’ SE IL POPOLO NON CONTA PIU’ NULLA?
Angelo Cannatà

Quanto conta il popolo nella nostra democrazia? Molto sul piano teorico (“La sovranità appartiene al popolo”, non si poteva dir meglio); sul piano pratico, invece, nella politica e nei giochi di Palazzo, nulla, il popolo non conta nulla. Questa orribile dicotomia mostra – più di ogni cosa – la crisi in cui viviamo.
Il popolo non conta nulla
1. Perché diritti, bisogni, proteste – e i Movimenti che li rappresentano – sono tacciati di populismo e ghettizzati nell’irrilevanza: nell’universo politico delle oligarchie che affossano il Paese non c’è posto per il demos.
2. Perché dopo la vittoria del 4 dicembre – per dirla in breve – resta al governo chi ha perso e ha provato (maldestramente) a riformare la Costituzione.
3. Perché, nonostante milioni di cittadini vogliano pronunciarsi sul Jobs Act, otto membri politicizzati della Consulta glielo impediscono: qualcuno può giurare, per dire, che Amato – l’amico di Craxi – non abbia espresso un voto politico dietro lo schermo (ipocrita) del neutralismo giuridico?
A questo siamo. La Repubblica fondata sul lavoro non consente ai cittadini di pronunciarsi sulla legge che nega i diritti del lavoro. Perché? Perché la Consulta fa politica con le sentenze. Bisogna dirlo, gridarlo dai tetti. Una seconda sconfitta – questa volta sull’articolo 18 – avrebbe demolito definitivamente ogni pretesa di Renzi alla guida del Paese. Il referendum andava fermato o depotenziato: chi doveva capire ha capito e votato – nell’organismo “impolitico” – secondo i desideri della politica: della maggioranza governativa, s’intende. E i cittadini? I cahier de doléances? Proteste, referendum vinti, mobilitazioni, referendum richiesti (con milioni di voti) non contano nulla. Il popolo – teoricamente sovrano – è ignorato. E impoverito: la disoccupazione cresce (vedi dati Istat), “l’occupazione crolla sotto i 50 anni e salgono i voucher”. Camusso ha ragione: “Non c’è libertà nel lavoro senza diritti”. Di più: non c’è democrazia reale senza attenzione ai bisogni primari dei cittadini: le persone non sono numeri.
È una sentenza ingiusta, quella della Consulta, arrivata mentre il popolo è offeso anche su altri versanti: le banche, a cominciare da Montepaschi, sono state spolpate da imprenditori rapaci (che hanno abusato di Orazio: “Fai quattrini, onestamente, se puoi, e se no, come ti capita”). C’è da stupirsi se qualcuno s’incazza? Mi meraviglio piuttosto della capacità di sopportazione degli italiani. Decisivi i 5Stelle: altro che Movimento anti sistema! Contengono la protesta nei binari della legalità. La sx renziana, ormai, è aliena rispetto al mondo operaio: può dirsi di sx un partito che salva Montepaschi ma non riesce a tutelare i diritti dei lavoratori né dalle truffe bancarie né dagli illegittimi licenziamenti del Capitale?
È il nodo politico dei nostri giorni: la sx di governo – com’è stata ridotta – non rappresenta più l’universo del lavoro. Il M5S è percepito come il nuovo (diritti, partecipazione, democrazia diretta) ma deve evitare errori grossolani in politica estera: le giravolte dal gruppo anti all’iper europeista. Non presti il fianco a chi parla di “Setta dell’Altrove”. Non è così. Il Movimento è affidabile e combatte in Italia battaglie di civiltà, ma lo scivolone di Bruxelles c’è stato. Bisogna riconoscerlo e ripartire: con la consapevolezza che le vere “sette” nel nostro Paese hanno spolpato Montepaschi (vogliamo la lista dei grandi debitori); influenzato la Consulta sul Jobs act; costruito governi anomali; demonizzato il popolo: il M5S ha il consenso necessario per spazzare via tutto questo.
Non disperda le sue energie con scivoloni assurdi e cerchi alleanze nella società civile: ha bisogno di una classe dirigente preparata. Basta con la richiesta di denaro ai transfughi (ci sono sempre stati in tutti i partiti), il Movimento si pensi, adesso, come forza di governo. Nulla fa più paura, alla varie massonerie che ammorbano il Paese, della normalità politica conquistata/conquistabile dai pentastallati. “La moderazione – a un certo punto – diventa la tattica preferibile”.

Addio Zigmunt Bauman
da un articolo di Angelo Orsi

Era nato a Poznan, in Polonia, Zigmunt Bauman, nel 1925, e aveva attraversato il tempo di ferro e di fuoco dell’Europa fra le due guerre, tra nazismo, stalinismo, cattolicesimo oltranzista, antisemitismo: di origine ebraica, si era allontanato dalla sua terra, per sottrarsi proprio a una delle tante ondate di furore antiebraico, che da sempre la animano. Era stato comunista militante, poi allontanatosi dal marxismo canonico, influenzato da correnti eterodosse, senza mai però diventare anticomunista, e conservando un importante fondo storico-materialistico nel suo lavoro. Fondamentale in tal senso la sua “scoperta” di Gramsci, che lo aveva aiutato a leggere il mondo con occhi nuovi, rispetto alla vulgata marxista-leninista, ma anche, naturalmente, dalle scienze sociali accademiche angloamericane.
Aveva studiato Sociologia a Varsavia, con maestri come Ossowski, e, lasciata la Polonia, si era diretto prima in Israele, all’Università di Tel Aviv, per poi trasferirsi a Leeds, in Inghilterra dove insegnò fino al pensionamento Sociologia.
Sarebbe però riduttivo definirlo sociologo, sia per il tipo di sociologia da lui professata e praticata, poco accademica e nient’affatto canonica, sia per la vastità dello sguardo, la larghezza degli interessi, la molteplicità degli approcci. Filosofo, politologo, storico del tempo presente, questo studioso oltremodo prolifico (autore di una cinquantina di opere, nella sua lunga ed operosissima esistenza), fu influenzato anche da un certo cattolicesimo e così come dal comunismo, ne trasse spunti importanti per l’osservazione critica della contemporaneità.
Si era occupato in modo nient’affatto banale dell’Olocausto, messo in relazione alla modernità, in qualche modo riprendendo spunti di Horkheimer e Adorno, puntando il dito contro l’ingegneria sociale e il predominio della tecnica (in questo vicino a Jürgen Habermas),che uccide la morale, contro l’elefantiasi burocratica che schiaccia gli individui senza aumentare l’efficienza del sistema sociale. Aveva studiato la trasformazione degli intellettuali, passati da figure elevate, capaci di dettare l’agenda politica ai governanti, a meri tecnici amministratori del presente, al servizio del sistema. Fra i tanti meriti di questo pensatore scomparso ieri, nella città che aveva eletto a sua dimora, Leeds, voglio segnalare la sua capacità di descrivere gli esiti della forsennata corsa senza meta della società post-moderna, attraverso un’acutissima analisi del nostro mondo,un mondo in cui la globalizzazione delle ricchezze ha oscurato quella ben più mastodontica, gravissima, delle povertà.

Ha studiato “le conseguenze della globalizzazione sulle persone”,ridotte a “scarti”,residui superflui che vanno conservati soltanto fin tanto che possono esser consumatori
Ha svelato il volto cupo e tragico dell’ULTRA CAPITALISMO,feroce espressione di creazione e gestione della disuguaglianza tra gli individui, dove all’arricchimento smodato dei pochi ha corrisposto il rapido,crescente impoverimento dei molti.Ci ha aiutato a guardare dietro lo specchio ammiccante del post-moderno,sotto la vernice lucente dell’asserito arricchimento generalizzato e universale,dietro lo slogan della “fine della storia”,ossia della proclamata nuova generale armonia tra Stati e gruppi sociali,dove era apparso l’altro volto della globalizzazione,la terribile GUERRA DEI RICCHI AI POVERI,ennesima manifestazione della lotta di classe dall’alto.
Bauman guardava alle ‘Vite di scarto’,generate incessantemente dall’infernale “megamacchina” del “finanzcapitalismo” O dalle assurdità crudeli del “capitalismo parassitario”.
L’“omogeneizzazione” forzosa delle persone è l’altro volto della società anomica (senza leggi),che distrugge legami,elimina connessioni, scioglie il senso stesso della convivenza.
Con una immensa produzione è come se quest’uomo mite e affabile,avesse voluto tendere una mano a tutti coloro che dal processo di mostruosa produzione di denaro attraverso denaro, erano esclusi;quasi a voler salvare gli schiacciati dai potentati economici, a voler dar voce a quanti,in una ‘Società sotto assedio’,dominata dalla paura,dal rancore,dall’ostilità,vedono le proprie vite disintegrate.’I Danni collaterali’ (uno degli ultimi suoi libri),sono l’essenza di questa società,che egli ha chiamato ‘SOCIETA’ LIQUIDA’,formula applicata applicata a tutti gli ambiti del vivere in comune.Liquida è questa nostra società,che ha perso il senso della comunità,priva di collanti al di là del profitto e del consumo,una società il cui imperativo è : “Produci/Consuma/Crepa.
Liquidi i rapporti umani, liquida la cultura, liquido tutto il nostro mondo, che sta crollando mentre noi fingiamo di non accorgercene. Le opere di Bauman, che, per quanto fortunate editorialmente, sono state cibo per pochi, purtroppo, sono un tesoro cui attingere per comprendere le ingiustizie del tempo presente, denunciarle, e se possibile, combatterle. La sua scomparsa è una perdita grave per chi non si accontenta dell’esistente, per chi si rifiuta di credere alla favola bella del “progresso”. E il messaggio che ci affida è appunto di non smettere di scavare sotto la superficie luccicante del “mondo globale”, come ce lo raccontano media e intellettuali mainstream, che non solo hanno rinunciato al ruolo di “legislatori”, trasformandosi compiutamente in meri “interpreti”, ossia tecnici, ma sono diventati laudatores dei potenti.

COSA CHIEDE DI FARE PER I MIGRANTI IL M5S
“Da quando c’è Renzi gli sbarchi in Italia sono triplicati“. Lo scrive in un tweet Grillo che rimanda a un post sul suo blog firmato dal gruppo del M5S all’Europarlamento. I 5 Stelle postano anche una tabella con i numeri dei migranti sbarcati negli ultimi 20 anni: “Da quando governa Renzi il picco più alto!”, ribadiscono.
Totale sbarchi in Italia:
1997: 22.343
1998: 38.134
1999: 49.999
2000: 26.817
2001: 20.143
2002: 23.719
2003: 14.331
2004: 13.635
2005: 22.939
2006: 22.046
2007: 20.455
2008: 36.951
2009: 9.573
2010: 4.406
2011: 62.692
2012: 13.267
2013: 42.925
2014:170.100
2015:153.842
2016:181.436
Scrive il blog di Grillo: “C’è la firma di Renzi sull’accordo con la Turchia (fatto dall’Ue) che è servito a spostare gli sbarchi dalla rotta balcanica, quella che portava direttamente alla Germania, a quella mediterranea che oggi porta di nuovo verso l’Italia. Se non si affrontano le ragioni profonde che causano i flussi migratori l’emergenza sarà sempre cronica”.“Da quando governa Renzi il numero degli sbarchi (e dei morti purtroppo) è triplicato. Fatalità? Coincidenza? No, semplicemente politiche sbagliate, quelle che il M5S vuole cambiare!”, scrivono gli europarlamentari 5stelle. “Renzi è il capofila della politica estera e di difesa europea che privilegia gli affari degli armatori e lo sfruttamento delle risorse dei Paesi di origine dei flussi. Perché non ferma l’export delle armi verso l’Arabia Saudita? Gli interessi economici delle multinazionali, purtroppo, valgono molto più della tutela della vita e dei diritti fondamentali delle persone.Una volta giunti in Europa migranti africani e asiatici vengono sfruttati come moderni schiavi. In Italia la piaga dello sfruttamento della manodopera e del lavoro in nero degli immigrati è molto diffusa, soprattutto nel Sud Italia per la raccolta di arance e pomodori”.
Il blog di Grillo l’anno scorso scriveva:
“L’Italia si trova tra l’incudine e il martello per l’emergenza immigrati e l’Europa resta a guardare. L’incudine è il regolamento di Dublino che impone a chi arriva in un Paese per chiedere rifugio politico di non poterne uscire. Un regolamento sottoscritto dal governo Berlusconi nel 2005 con il concorso della Lega che ora finge di dimenticarsene. Gli effetti del Regolamento sono devastanti per i Paesi della UE che si affacciano sul Mediterraneo in quanto le migrazioni arrivano da Sud e al massimo da Est. Nessun barcone fa la circumnavigazione d’Europa per approdare in Svezia o in Germania. Il flusso migratorio si concentra in particolare in Italia dove il riconoscimento dello status di profugo richiede mesi se non anni quando viene fatto ricorso e questo i clandestini lo sanno bene. Di questa situazione i Paesi del Nord Europa sono beneficiari, mentre l’Italia, anche grazie a ministri imbelli come Alfano e Gentiloni, ne paga tutte le conseguenze. L’Italia sta diventando un immenso campo profughi, molti immigrati vogliono raggiungere in ogni modo parenti o comunità presenti in altri Paesi europei. Dopo l’arrivo in Italia puntano a Nord. Si accalcano al Brennero, alla stazione di Milano e i francofoni a Ventimiglia. Alla stazione di Trento sono presenti agenti della polizia austriaca e tedesca. Gli immigrati qui, in realtà, non ci vogliono stare. Per cautelarsi, i Paesi confinanti hanno sospeso Schengen. L’Austria ha sospeso Schengen, l’ha fatto fino al 15 giugno la Germania (con la scusa del G7) e tutti i treni provenienti dall’Italia sono controllati 24 ore su 24 dalla polizia di frontiera francese a Mentone e le persone non in possesso di passaporto regolare vengono respinte. Quindi il flusso da Sud e il blocco a Nord. E di fronte a questo imbuto senza sfogo l’unica cosa che il governo è capace di fare è di smistare gli immigrati nei piccoli centri di provincia dove in qualche caso sono più dei residenti. Queste persone non hanno un’attività, non parlano italiano e generano, non per colpa loro, tensioni sociali.”

4 proposte di Vittorio Bertola, consigliere comunale M5S Torino
1. Giro di vite sui permessi di soggiorno per protezione umanitaria, che solo l’Italia concede in massa. Da noi quasi un asilo politico su due viene dato a persone che non ne avrebbero diritto secondo i trattati internazionali sui rifugiati, ma che noi accogliamo comunque per “gravi motivi umanitari”. Negli altri Paesi europei questo tipo di permessi non esiste o viene usato in misura molto minore, da noi invece con questa motivazione si fanno entrare persone che non dovrebbero, perché? Proprio per alimentare l’industria dell’accoglienza.
2. Istituzione di sistemi efficienti per il rimpatrio forzato delle persone a cui viene respinta la domanda di asilo. Non è ammissibile che anche a quel 40-50% di domande che viene respinto corrisponda di fatto una ammissione in Italia, come clandestini, perché ci si limita a consegnargli un foglio con scritto “devi lasciare il Paese, fallo tu, ok?”. Questo non è un comportamento serio, se uno deve essere espulso deve essere accompagnato alla frontiera e/o caricato su un aereo per il suo Paese di origine, a forza se necessario.
3. Istituzione di una procedura specifica per la trattazione dei ricorsi contro il diniego dell’asilo. Non è possibile che uno che non ha diritto all’asilo, anche palesemente, possa restare in Italia per anni semplicemente facendo ricorso contro il provvedimento di diniego dell’asilo, per di più a spese nostre perché essendo nullatenente gli avvocati li paghiamo noi. E’ giusto dare una possibilità di ricorso per evitare abusi, ma essa segua un suo percorso d’urgenza in modo da venire evasa nel giro di un mese o due e da non dare scuse a chi non ha diritto di stare in Italia.
4. Sorveglianza più stretta dei profughi nel sistema di accoglienza. Qui a Torino qualche mese fa c’è stato un profugo senegalese che per settimane usciva tutte le mattine alle 5 dal suo ostello (pagato da noi) e andava a rapinare e accoltellare le donne alle stazioni della metropolitana. Dopo 8 rapine violente l’hanno preso, e ci si chiede: ma la cooperativa che gestiva l’accoglienza non si è mai accorta di niente? E’ giusto che continui a ricevere fondi pubblici per progetti S.P.R.A.R.? Persino nello S.P.R.A.R. la percentuale di “uscita per integrazione” è meno di un terzo, almeno due terzi escono senza avere la minima speranza di mantenersi e di fatto vanno a vivere in ghetti nelle fabbriche abbandonate e/o diventano manovalanza per la criminalità organizzata.
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Il commento dei media è stato un attacco generalizzato al M5S, accusato di essere razzista. Massimo Giannini su Repubblica ha lanciato un articolo perfido accusando il M5S di svolta trumpista-lepenista. Accusa Grillo di aver scavalcato Salvini a dx. Scrive: “il “Manifesto anti-immigrati” postato sul Sacro Blog del leader pentastellato ricorda i proclami antisemiti del Ventennio. Grillo invita masse immaginarie alla ribellione contro tutti gli invasori. “Basta, è ora di agire”. Seguono quattro passi nel delirio dell’intolleranza e dell’inconsistenza: “Tutti gli immigrati irregolari devono essere rimpatriati, a partire da oggi”. Dopo ogni attentato, “Schengen deve essere rivisto e immediatamente sospeso”, ripristinando subito “i controlli alle frontiere”.” una deriva xenofoba così becera ed esplicita non si era mai vista. Una speculazione politica così spregiudicata, sulla frontiera delicatissima del rapporto tra l’Occidente e l’Islam, non si era mai raggiunta”.
“L’Internazionale Populista getta la maschera, e rivela così il suo volto più insopportabile e inquietante. Quello di chi non vede al di là del proprio orticello politico-elettorale. Quello di chi, ancora una volta, sa investire solo sulla paura dei popoli, stremati dalla globale e impauriti dalla minaccia jihadista.”
“L’Internazionale Populista grillo-leghista non è in grado di fare niente di tutto questo. Nessuna capacità di elaborare un “pensiero lungo”, ma solo il “presentismo” demagogico denunciato da Bauman. Solo l’obiettivo di lucrare un dividendo elettorale di qualche zerovirgola, andandolo a raccogliere nella pancia di quel 65% di italiani che secondo Ipsos ancora ritiene che nel nostro Paese ci siano “troppi immigrati”.”

Pochi giorni dopo il ministro Minniti presenta il nuovo pacchetto per l’immigrazione con l’obiettivo cruciale di rendere più efficienti e veloci le pratiche e le procedure per i rimpatri degli irregolari e chiede di fare le stesse cose che aveva chiesto Grillo.
Lo sciagurato Giannini non rispose.
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