MASADA n° 1811 2-12-2006 ALLA VIGILIA DEL REFERENDUM
Blog di Viviana Vivarelli masadaweb.org
Prodi voterà SI’- Pure Santoro – I tempi delle leggi: 301 su 391 sono passate con una sola votazione – Nella scorsa legislatura i decreti legge del Governo sono stati 303 contro 95 leggi parlamentari – E Renzi ha chiesto 57 volte la fiducia su decreti legge – Una riforma dettata dalla JP Morgan – Morire di vaucher – Nessuno ha ancora visto l’annunciato disastro della Brexit – Distribuzione squilibrata dei Senatori nella riforma – Il colpo di stato permanente di Napolitano- Ucciso il lavoro, ora la sovranità non appartiene più al popolo – Hollande si dimette per non assistere al fallimento della sx – Soldi buttati: a fronte di 59 milioni, forse, di risparmi: 60 miliardi di interessi, 1 miliardo di regaletti, 21 milioni al giorno in armi, 190 miliardi di sommerso e 163 miliardi di derivati
“La democrazia è il diritto del popolo di scegliersi i propri rappresentanti, non è la schiavitù di un popolo che ha un uomo al comando che decide lui solo al posto di tutti.”
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La storia migliore è di quelli che hanno detto NO alla storia peggiore.
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Parafrasando Hermann Hesse:
“Renzi si differenzia dagli altri politici soprattutto per quella viscida gelatina di menzogne che lo avvolge e lo protegge”.
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Miriam Ercolessi
Ci sono giorni pieni di vento.
Spettinati e scossi come alberi ci muoviamo .
Passi che non lasciano orme in un passato scritto .Virgole e punti che saltano.
E in quel vestito blu di damasco sul lago di ghiaccio , la dea danza all’inverno .
Alchimia di certezza che diventa speranza.
Arriverà di nuovo primavera e l’ acqua dolce.
Perché nulla è perduto. Tutto sarà.
Dopo 7 mesi di silenzio Prodi dichiara che voterà SI’ al referendum. Con questo SI’ Prodi si sta proponendo per il Governo tecnico o come prossimo capo del Pd.
Maria Cuffari
Qualcuno mi spiega quale logica ha seguito Prodi per scegliere di votare a favore di una riforma che ritiene NE’ PROFONDA NE’ CHIARA ? Non posso dire quello che penso perché sarei bannata però vi garantisco che non vedo l’ora che tutto sia finito perché NON NE POSSO PIU’.
Io: Magari Prodi ci spiega anche perché ha falsificato i conti per farci entrare a forza nella zona euro, a condizioni che non ci potevamo permettere e che ci avrebbe distrutti.
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Questo referendum del menga ha pure spaccato il Paese e ha fatto litigare persone che si credevano amiche, dividendo persino le famiglie.
Intanto che si perdeva tempo prezioso a discutere solo di questo troiaio, Renzi ci ha tenuti fermi per 7 mesi mentre eravamo in una situazione gravissima, ultimi in Europa per PIl, primi per debito e corruzione,
nascondendo che non era capace di affrontare uno solo dei problemi degli Italiani: dai migranti, ai disoccupati, all’evasione fiscale, al degrado del territorio, alla sudditanza dei nostri conti dai derivati e dalle banche d’affari straniere, dalla corruzione della politica al fallimento dell’euro.
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vitto08
Eccolo qui, il Prodi! Il servo neoliberista non poteva che schierarsi dalla parte della élite che ha deciso di ridurre al lumicino i poteri dello Stato. D’altronde c’era d’aspettarselo, è stato quello che ha raccontato la montagna di panzane sulla Ue dipingendo Maastricht come l’unione dei popoli, un passo avanti verso il superamento dei confini nazionali ecc. ecc., nascondendo meschinamente che quegli accordi non rappresentavano una cessione di sovranità verso l’Europa, come da lui più volte espresso, ma verso i poteri forti finanziari. E noi tutti giù a credergli (compreso il sottoscritto) pensando ancora ad un minimo di onestà intellettuale in chi ci governa. E invece no, Maastricht con questa crisi irrisolvibile è esploso in tutta la sua magnificenza rivelandosi in quello che è, e non è l’agnellino decantato ma il lupo cattivo che ti azzanna alla gola se non fai ciò che dice, e adesso l’Europa rimane incollata solo grazie alla paura, alle minacce che sparge come i giornali ci rammentano quotidianamente.
Quando Prodi è caduto, poteva scegliere se addossare la responsabilità a Dini o a Bertinotti, ovviamente ha scelto quest’ultimo. Ed è stato proprio un bravo attore perché nessuno si è accorto (io compreso) cosa si celava realmente dietro. Adesso i fili si stanno annodando mostrandoci la realtà, ma rischia di essere troppo tardi. Comunque non mi abbindoli più e per cominciare voto NO, poi staremo a vedere.
Prodi non vota SI’ per favorire quello stesso Renzi che lo bruciò con 101 traditori per la Presidenza della Repubblica, si candida solo per prendere il suo posto, E’ un altro modo per rottamarlo, ma così la sua rottamazione sarà più sottile.
E’ più subdolo di quello che si pensa.
Ha dato per scontato per Renzi è bruciato, e che il Pd si troverà con un posto vacante e dunque…
I TEMPI DELLE LEGGI
A parte la legge Fornero che è passata in 19 giorni ma non era una legge parlamentare bensì la votazione di un decreto (cioè di un provvedimento preso dal Governo) la domanda è: si è mostrificato l’iter parlamentare ma quante leggi hanno avuto un effetto navetta superiore al minimo di 2 approvazioni?
Per la XVI legislatura (aprile 2008-marzo 2013 4° Governo Berlusconi e Governo Monti): le leggi approvate sono state 391.
301 SONO STATE APPROVATE SENZA PASSAGGI MULTIPLI TRA CAMERA E SENATO, dunque con 2 sole letture, una per la Camera e una per il Senato.
90 sono state approvate con navette.
Dei disegni di legge approvati ‘senza’ navette, 131 erano autorizzazione alla ratifica di trattati internazionali e 82 di conversione di decreti legge.
Dei 90 disegni di legge approvati con navette, 24 erano conversione di decreti legge.
Hanno richiesto più di 4 letture 3 disegni di legge,
hanno richiesto 4 letture 12,
sono servite 3 letture per 75 .
Non mi sembra che la situazione fosse tanto grave come l’hanno disegnata.
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L’Istat smentisce Renzi, con lui abbiamo pagato 12 miliardi di tasse in più.
LA RIFORMA E’ STATA DETTATA DALLA JP MORGAN
La nuova Costituzione è comandata dalle banche ma Renzi dice che la casta siamo noi !!
“Italiani, volete tagliare i costi della politica e dare una bella sforbiciata al Senato? Ve l’hanno raccontata così la bella storia del referendum sulle riforme? Renzi vi ha detto che bisogna votare SI’ perché il nostro Paese finalmente deve cambiare verso, ma voi lo sapete chi le ha scritte queste meravigliose riforme così indispensabili? No, non le ha scritte il Partito democratico. Le ha scritte qualcuno che a livello mondiale conta un pochettino di più: le grandi banche. Per la precisione JP Morgan cioè quella grande banca che è stata indicata dalla Casa Bianca come una delle maggiori responsabili della crisi del 2008. Il 28 maggio 2013 JP Morgan ha pubblicato un documento intitolato “Aggiustamenti nell’area euro” in cui spiega per filo e per segno come vanno riformati i Paesi del Sud Europa. All’Italia in particolare JP Morgan scrive che la Costituzione italiana va cambiata perché è troppo socialista. “ha delle caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea”. I banchieri affermano che la Costituzione va cambiata perché garantisce la protezione costituzionale dei diritti dei lavoratori e contempla il diritto alla protesta contro i cambiamenti dello status quo politico. JP Morgan lo dice chiaramente: la protezione dei diritti dei lavoratori è un ostacolo e anche il diritto a protestare. Secondo voi, è un caso se le riforme che vuole Renzi sono proprio le stesse che chiede JP Morgan? Matteo sta facendo i compiti che gli ha assegnato la più grande banca d’affari. Ha avuto un ottimo maestro: Blair. L’ex primo ministro inglese, infatti, da un po’ di anni guadagna dei bei milioni come consulente speciale di JP Morgan, il suo compito è andare in giro per il mondo. Nel 2012 Renzi e Blair si sono ritrovati a cena insieme e l’incontro è stato organizzato da JP Morgan. Nel 2014 i due amiconi si sono incontrati di nuovo a Londra. Subito dopo Blair ha rilasciato a Repubblica una intervista in cui ha detto che Renzi aveva in testa uno splendido programma di riforme per cambiare il Paese e rilanciare l’economia. Sono proprio le stesse riforme che chiede JP Morgan! Sapete chi ha scelto Renzi come consulente per le bad bank? JP Morgan. Nel frattempo JP Morgan consigliava ai propri clienti di evitare le banche italiane. La JP Morgan ha preso una multa da 352 milioni di euro dalle autorità americane per le manipolazioni, per i derivati il Governo americano ha chiesto addirittura 13 miliardi di dollari, una delle multe più grandi della storia senza contare che la banca ha avuto guai giudiziari in Inghilterra e perfino in Cina. Ecco da chi prendiamo lezioni! Da una banca che ha manipolato i mercati e ha truffato i risparmiatori di mezzo mondo. JP Morgan scrive le riforme. Renzi le esegue. Mi raccomando, andate a votare al referendum e state sereni! Fidatevi di Renzi!
L’uomo messo su dall’alta finanza, dalle banche, dai capitalisti, dal marciume politico corrotto dice che la Casta sono gli operai, i pensionati al minimo, i disoccupati, gli esodati, i truffati dalle banche, i giovani senza futuro.
Va bene mentire ma ci sono menzogne così spudorate che a uno gli dovrebbe andare a fuoco la lingua quando le dice.
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MORIRE DI VAUCHER
Repubblica ha la faccia di scrivere che la disoccupazione è diminuita! Certo che se si considera occupato chi prende un vaucher alla settimana….
Un vaucher vale 7,50 euro. Meno di 500 euro all’anno. E’ il reddito netto dei “nuovi precari” pagati a voucher. La cifra choc arriva ancora una volta dall’Inps e conferma in modo definitivo come i buoni da 10 euro che in teoria dovrebbero servire per remunerare solo prestazioni occasionali siano diventati in realtà un “girone infernale” che serve soprattutto a garantire alle imprese lavoro a basso costo e non fa affatto emergere il nero. Dal 2008 al 2016 il numero di italiani pagati in questo modo è cresciuto costantemente fino agli 1,4 milioni dello scorso anno, quando i voucher venduti sono stati 115 milioni. Ma il numero medio di voucher riscossi dal singolo lavoratore, che sui 10 euro totali se ne mette in tasca 7,5, “è rimasto sostanzialmente invariato: circa 60 l’anno dal 2012 in avanti”.
Un dato che fa pensare che in molti casi dietro un voucher ci siano molte ore di “nero”. In ogni caso, il risultato per i lavoratori è un guadagno medio da fame. A cui hanno dovuto piegarsi sempre più persone: su 1.380.030 italiani che hanno svolto attività con i buoni nel 2015, il numero di “nuovi” lavoratori è stato pari a 809.341, il 59%. Tutti loro, va ricordato, vengono censiti tra gli occupati, visto che le convenzioni internazionali stabiliscono che basti un vaucher la settimana per risultare occupato.
Negli anni si sono ampliati, fino alla riforma della legge n. 92 del 2012 che permette di fatto l’utilizzo di lavoro accessorio per ogni tipo di attività
Al 30 giugno 2016 ne sono stati venduti 347,2 milioni.
UN’AGENDA NEOLIBERISTA
Livia
Mi fa poca differenza un Renzi o un Monti. L’agenda di Renzi è l’agenda Monti, cioè quella della BCE del 2011. Fornero, Jobs Act e poi Boeri act, passato il referendum, senza dimenticarci del bail in o della riforma smantellamento della PA – e del calmiere dei salari, del lavoro e del welfare che ancora riesce a essere, malgrado tutto.
Rottamato allora Monti perché non avrebbe vinto mai le elezioni mentre occorreva proseguire la macelleria sociale, economica e istituzionale dell’Italia da lui tronfiamente avviata (“ho distrutto la domanda interna”), viene rottamato Renzi ora per lo stesso motivo.
Tenersi la riforma equivale consegnarsi già incaprettati ai mandanti di Bruxelles, a quella banca d’affari USA che batteva cassa tre anni fa per esattamente questi cambiamenti.
Serbare com’è la Costituzione del ’48, permetterebbe di ricostruire sulle macerie un giorno.
In Inghilterra la paura non ha prevalso e l’apocalisse nemmeno (il primo che bela “manonsonoancorausciti” è avvertito: se buttamo pe’tera e battemo i piedi fino a dopodomani, poi, col singhiozzo, lo mandiamo a leggere qui, per esempio: http://vocidallestero.it/2016/11/25/bloomberg-sul-regno-unito-aumentano-i-consumi-dove-finito-il-disastro-brexit/ );
Sapremo essere altrettanto coraggiosi, o siamo nati conigli sempre puntuali all’obbedienza?
Bloomberg sul Regno Unito: aumentano i consumi, dov’è finito il disastro-Brexit?
In un articolo che sorprenderà solo i lettori meno accorti, Bloomberg ammette che i tremendi effetti paventati riguardo alla Brexit non si stanno materializzando. Perfino gli investimenti e i consumi, che avrebbero potuto soffrire il periodo incerto di transizione, reggono bene. Gli effetti benefici di una sterlina che torna ad allinearsi ai fondamentali stanno già facendosi sentire: dalle maggiori visite degli stranieri, alla ritrovata convenienza dei prodotti UK sui mercati internazionali.
Di Lucy Meakin, 25 novembre 2016
I consumatori e le imprese hanno aumentato i propri consumi nel terzo trimestre: l’economia del Regno Unito ha mostrato di rimanere solida a seguito del voto sulla Brexit.
La spesa delle famiglie è aumentata dello 0,7% rispetto al secondo trimestre, mentre gli investimenti delle imprese sono aumentati dello 0,9%, secondo il comunicato dell’Ufficio Nazionale di Statistica (ONS) di venerdì scorso. Globalmente, la crescita si è mantenuta allo 0,5% sostenuta in particolare dal commercio. Un altro comunicato della Federazione dell’Industria Britannica ha mostrato che le vendite al dettaglio hanno fatto registrare il maggior aumento da più di un anno a questa parte in novembre.
Il rapporto ONS riguarda la crescita del PIL nel primo trimestre svoltosi interamente dopo la decisione dei cittadini britannici di ribaltare la politica UK e sfidare i mercati finanziari lasciando l’Unione Europea. Anche se non ci sono segnali significativi di impatti al momento, si prevede che la crescita debba rallentare il prossimo anno.
Nel suo rapporto semestrale, l’Ufficio per la responsabilità di bilancio ha tagliato mercoledì le sue previsioni per il 2017 a 1,4% dal precedente 2,2%, dicendo che l’incertezza farà sì che le imprese rimandino gli investimenti, mentre la sterlina debole metterà pressione sui consumatori spingendo al rialzo il costo delle importazioni.
“Gli investimenti delle imprese hanno tenuto bene subito dopo il referendum sulla UE, ma è probabile che molte delle decisioni di investimento fossero state prese prima del giorno del referendum”, secondo lo statistico Darren Morgan dell’ONS. “Questo fattore, insieme a una forte spesa nei consumi trainata da un aumento del reddito delle famiglie, e una buona performance nel settore dominante dei servizi, ha mantenuto forte il tasso di crescita, in linea con la media storica”.
Il rialzo degli investimenti ha sorpreso gli economisti, che si aspettavano unanimemente una contrazione a causa del voto sulla Brexit.
“A seguito della Brexit c’era motivo di aspettarsi incertezza, che avrebbe ostacolato gli investimenti”, ha detto Alan Clarke a Scotiabank a Londra. “Tuttavia, le cose non sono mai bianche o nere. La costruzione di aeroplani, navi, edifici e così via risale a 12-18 mesi fa e attività del genere non vengono sospese in poco tempo”.
L’aumento della spesa dei consumatori è scesa dallo 0,9% registrato tra aprile e giugno, ma in linea con la media dei recenti trimestri.
L’effetto-sterlina
Il CBI ha detto che il suo indice mensile sulle vendite al dettaglio è salito a 26 a novembre – il valore più alto registrato dal 2015 – e i grandi magazzini prevedono un’ulteriore crescita il prossimo mese. Potrebbero beneficiare dei turisti stranieri che approfittano della sterlina debole, secondo gli economisti.
Il tasso di cambio potrebbe anche iniziare a sostenere il commercio rendendo le esportazioni britanniche più convenienti e le importazioni più costose. Le esportazioni nette hanno contribuito per lo 0,7% al PIL nei 3 mesi terminati a settembre, il maggior contributo registrato dall’inizio del 2014 e il primo quest’anno. Le esportazioni sono salite dello 0,7% mentre le importazioni sono scese dell’1,5%.
L’indice della dominante industria dei servizi è salito dello 0,2% a settembre, causando una crescita dello 0,8% della produzione sul trimestre. Questo ha più che compensato la flessione della produzione industriale e del settore delle costruzioni. La crescita complessiva del PIL è minore di quella del secondo trimestre, che valeva lo 0,7%.
NO PASARAN
Paolo De Gregorio
La nostra Costituzione è il risultato del lavoro della Assemblea Costituente che fu eletta dai cittadini italiani, di ambo i sessi (89% degli elettori), il 2 giugno 1946, insieme al Referendum istituzionale per la scelta tra monarchia e Repubblica, con il compito di redigere la nostra carta costituzionale.
I Deputati costituenti (556) furono eletti col sistema proporzionale tra tutte le liste e i gruppi politici e l’Assemblea costituente eletta il 2 giugno 1946 durò in carica sino al 31 gennaio 1948. I tre partiti più votati, che assommarono al 75% circa dei voti furono Democrazia Cristiana, Partito Socialista e Partito Comunista.
La Costituzione entrò in vigore il 1° gennaio 1948.
Il 12 maggio 1948 fu eletto Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, in sostituzione del Presidente provvisorio Enrico De Nicola.
La prima osservazione da fare è che furono i cittadini (con una partecipazione dell’89%) a votare le persone fisiche (i Deputati) che avrebbero poi redatto la carta costituzionale, i cui articoli furono sempre votati con ampia maggioranza anche se il clima tra i partiti era di forte divisione ideologica.
Oggi si vorrebbe cancellare metà di questo miracolo di equilibrio a colpi di maggioranza, da parte di un Governo votato da un Parlamento dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale, che ha bocciato come incostituzionale la legge elettorale denominata “porcellum”, con cui è stato eletto questo Parlamento, in ragione dell’eccessivo premio di maggioranza e della impossibilità di esprimere le preferenze.
Quanto alle figure morali dei principali responsabili di questa schiforma costituzionale, Renzi (mai eletto in Parlamento),Verdini, Boschi, con guai personali o familiari con la giustizia penale, risulta blasfemo paragonarli a coloro che ci liberarono dal nazifascismo e che sedettero nell’Assemblea Costituente.
“Il SI’ è la parola preferita dai servi” (Piero Gobetti, socialista, liberale, bastonato dagli sgherri fascisti e morto a 25 anni in esilio in Francia, questa frase ci deve guidare fra pochi giorni a mandare fuori dalla politica chi vuole bastonare e violentare la nostra Costituzione, senza avere titolo di legalità istituzionale , né alcuna legittimazione elettorale.
E’ più che sufficiente per votare NO.
NUMERI SQUILIBRATI NELLA RIFORMA
DIEGO PRETINI
Un valdostano vale 10 veneti e 11 siciliani, un molisano 4 lombardi, un lucano grande come due toscani e mezzo. E’ l’effetto della distribuzione dei Senatori prevista dalla riforma Boschi che premia a dismisura le Regioni più piccole e punisce le Regioni medie. E’ un sistema iniquo e immotivato. Eppure un’alternativa c’era: le proporzioni previste dalla Costituzione di oggi.
Non un Senato delle Autonomie, ma un Senato di certe autonomie. Gli squilibri sono la traduzione della sbilenca distribuzione dei seggi del Senato per ciascuna Regione prevista dalla legge Boschi. Non solo la riforma è scritta male, ma i nuovi costituenti hanno avuto qualche problema anche con la matematica.
Da una parte, 11 Regioni hanno Senatori più o meno in proporzione alla popolazione, in numero calante da 14 seggi a 3. Dall’altra le altre 10 prendono tutte due Senatori ciascuna, senza distinzione: dal Friuli Venezia Giulia al Molise, dalle Marche alla Val d’Aosta. Così Mario Staderini, ex segretario radicale, si è messo a un tavolo con un matematico (Giuseppe Di Bella) e un informatico (Francesco Ottaviano) e ha prodotto un sito internet (si chiama nuovoSenato.it) che, come se fosse un cambiavalute, calcola quanto un cittadino di una Regione vale a petto di uno di un’altra Regione. “La Costituzione – spiega Staderini – dice che il voto di ciascun cittadino dev’essere uguale e quindi deve pesare alla stessa maniera. Invece così finisce che questo principio non è rispettato”.
Tutto dipende, come detto, da come la riforma costituzionale distribuisce i Senatori: alla Lombardia 14, alla Campania 9, al Lazio 8, a Piemonte, Veneto e Sicilia 7, a Emilia Romagna e Puglia 6, alla Toscana 5, a Calabria e Sardegna 3. Tutte le altre avranno due Senatori ciascuna, senza proporzione e differenze: Valle d’Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Basilicata e le province di Trento e Bolzano. Un sistema che distorce tutto perché non rispetta le proporzioni delle Regioni e delle loro popolazioni. Per usare un’altra immagine, se il Senato fosse una cartina geografica, la Liguria sarebbe grande come l’isola d’Elba, mentre il Molise avrebbe la riprova non solo che esiste – a dispetto delle malelingue dei social network – ma che è grande minimo come il Portogallo.
La “regina di Palazzo Madama” sarà sicuramente la Val d’Aosta: nell’assemblea ogni valdostano avrà il peso di 10 veneti, 11 laziali, 11 siciliani e mezzo e 12 liguri. La Regione più piccola d’Italia è sovradimensionata nel confronto con tutte le altre. Al secondo posto arriva il Trentino Alto Adige – che si prende 4 Senatori perché diviso tra le province di Trento e Bolzano -, al terzo il Molise che nel rapporto Senatori-cittadini batte tutti tranne la Val d’Aosta. Sono ben piazzate anche Basilicata e Umbria che avrebbero in regalo uno spazio superiore a quello che indicherebbero i loro censimenti. Al contrario un cittadino della Liguria, come detto, si sentirà piccino così: quando voterà i suoi Senatori, nella possibile Camera delle Autonomie non sarà mai uguale a nessuno dei suoi connazionali.
Per giunta questo meccanismo rende irragionevole anche un altro principio espresso dalla riforma, quello per cui le delegazioni regionali in Senato dovranno rispecchiare la composizione dei consigli regionali. Con due soli Senatori, infatti, quelle 10 Regioni non potranno fare altro che mandare un Senatore per la maggioranza e uno per la principale delle opposizioni.
Piccolo inciso: come sanno tutti, il possibile nuovo Senato verrà eletto dai consigli regionali “in conformità alle scelte espresse dagli elettori“. L’elezione dei Senatori è, sì, di secondo livello, ma è prevista – anzi, di più: promessa dal Pd – un’indicazione da parte degli elettori. Quindi quando si parla del peso di un cittadino è come dire che si parla del suo voto. E per far capire quanto sia distorta la composizione del Senato che potrebbe nascere domenica prossima, Staderini prende a modello i due sistemi elettorali più lontani tra loro, il maggioritario (Gran Bretagna) e il proporzionale (Spagna, Austria, con le dovute differenze): “In Italia in entrambi i casi i collegi in cui è diviso il corpo elettorale sono di circa 100mila aventi diritto. Così il voto di un collegio pesa in modo identico a un altro, al Nord come al Sud, in Val d’Aosta come in Sicilia”.
Un modello alternativo? Il sistema attuale.
Dice: ma una legge elettorale per il Senato, se passerà il sistema rinnovato dalla riforma, bisogna ancora farla. Il problema è che la distribuzione dei Senatori Regione per Regione è fissata in Costituzione e nessuna legge potrà correggere questa anomalia. Ci sarebbe stato un sistema alternativo? “Sicuramente – dice Staderini – Noi non abbiamo fatto elaborazioni alternative, ma per trovarne una basta prendere quella della Costituzione attuale che alla Val d’Aosta dà un Senatore”. Un Senatore alla Val d’Aosta su 315. Due Senatori al Molise su 315. Tutte le altre, minimo 7 Senatori. Anche nella Costituzione di oggi c’è una distorsione, ma è minima, nell’ordine di pochi decimali. La Val D’Aosta anche prima era leggermente sovrarappresentata, ma nell’ordine da 1 a 1,6 cittadini delle altre Regioni. “I Padri costituenti avevano voluto garantire le Regioni più piccole per dare loro rappresentanza. Qui invece il principio viene ribaltato: le Regioni più piccole sono sovrastimate. Ed è un ribaltamento immotivato, oltre che iniquo“.
Staderini, avvocato, radicale, difende il voto “libero ed eguale” (articolo 48) dall’inizio della campagna referendaria. A ottobre ha presentato – come l’ex Presidente della Consulta Valerio Onida – un ricorso al Tar del Lazio a favore del cosiddetto “spacchettamento” del quesito, perché così – aveva sostenuto Staderini insieme al giurista Fulco Lanchester – si dice Sì o No “a una riforma che modifica in un sol colpo il 35% degli articoli della Costituzione”. Ma la proposta, così come quello di Onida, non è stato accolta dai giudici. Per garantire la partecipazione ha anche portato l’Italia davanti al Comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra per il “boicottaggio pluridecennale” di referendum e di leggi di iniziativa popolare. Strumenti su cui pure interviene la riforma costituzionale, mantenendo il quorum del 50 più uno per le proposte che raccolgono 500mila firme e un quorum più basso (la metà più dei votanti alle ultime Politiche) se si raggiungono 800mila firme. “In questo modo il referendum si trasforma in uno strumento a disposizione dei grandi partiti“.
Alessandro
-Se non vuoi un Senato che non può più essere sciolto dal Presidente della Repubblica (Art. 88).
– Se non vuoi 100 Senatori che da soli nominano 2 giudici costituzionali rispetto ai 5 che spettano all’intero Parlamento di 730 parlamentari.
– Se non vuoi il gran pasticcio delle cinque Regioni a Statuto speciale, dove i loro regolamenti stabiliscono l’incompatibilità del doppio incarico, e cioè che l’ufficio di Consigliere non è conciliabile con quello di parlamentare. Ci vorrebbero 5 passaggi alla Camera e poi l’approvazione di ciascuna Regione a statuto speciale che potrebbe votare no.
– Se non vuoi l’art. 70 che non solo è troppo lungo, oggi è composto di 9 parole e lo stesso articolo sarà composto di 440 parole, ma è pure incomprensibile.
– Se non vuoi che i cittadini abbiano meno voce perché l’articolo 71 al comma 3 triplica il numero delle firme necessarie per i referendum di iniziativa popolare: si passerà da 50 mila a 150 mila.
– Se non vuoi una Costituzione sponsorizzata dalle banche JPMorgan & Matteo Renzi Cambiare la Costituzione a favore delle banche.
Allora è utile votare “NO”.
– ..
Michele Serra
«Ultima settimana dì questo strazio. L’unica buona notizia è che domenica finisce tutto. Vincerà il No, con buon margine: così Renzi impara a. giocare a “uno contro tutti”. Ma il No di sinistra – che rispetto profondamente, il No di Rodotà e Zagrebelsky, il No dell’ANPI, il No di tanti miei amici – sarà poco più di niente: affogherà den¬tro il No di destra, quello di Brunetta, Berlusconi e Salvini, e soprattutto dentro il No grillino. Il No alla riforma Boschi, un secondo dopo l’esito del referendum, diventerà ciò che è dav¬vero: un No a Matteo Renzi, al suo partito e al suo Governo, an¬dati in presuntuosa solitudine a schiantarsi.
L’esito, paradossale, è che nel nome della “difesa della Costituzione” avranno vinto, insieme ai pochi e tenaci custodi della sacralità della Carta che saranno immediatamente rispediti a occuparsi dei loro libri, figure politiche alle quali, della Carta, non è mai importato un fico secco: la vecchia destra, convinta da sempre che la Costituzione antifascista sia roba da comunisti; la nuova destra populista, che nelle regole vede solo un noioso impiccio, una inutile mediazione tra Capo e Popolo; e i Cinquestelle, che sono, in massima misura, la vera forza post-Repubblicana e post-democratica, il Mondo Nuovo, la palingenesi, il partito unico. Ai vecchi papiri sostituiranno, non appena ne avranno l’occasione, le loro nuove misure del mondo. E se avete qualcosa da ridire, è perché siete della Casta».
COLPO DI STATO PERMANENTE
PAOLO BECCHI
Napolitano e Draghi sostituiscono Berlusconi con Monti. Napolitano, dopo aver orchestrato le date dell’elezione del Parlamento e del Presidente della Repubblica per essere rieletto, gestisce la nomina del nuovo Presidente del Consiglio, sostituendo Bersani prima con Enrico Letta e poi con Renzi, nonostante la Corte costituzionale e la Corte di Cassazione abbiano evidenziato che il sistema elettorale soprannominato Porcellum era incostituzionale e quindi si doveva andare a nuove elezioni.
La revisione della Costituzione ha un obiettivo politico ben preciso: è il tentativo di portare a compimento in modo legale quel colpo di Stato architettato nell’estate del 2011 da Napolitano con il sostegno della Bce. Non bisogna dimenticare che la mente della riforma in corso non è certo Renzi, che è un mero esecutore, ma Napolitano, che sino alla sua peraltro meramente formale uscita di scena è stato il vero Capo del Governo, rispetto al quale prima Monti, poi Letta e infine Renzi sono stati solo dei docili strumenti.
La stagione dei “Governi del Presidente”, cominciata nell’autunno del 2011, con le dimissioni forzate di Berlusconi, ha segnato una svolta fondamentale nel nostro ordinamento. Nel nostro Paese si è, di fatto, instaurato un sistema di potere che ha colpito materialmente la nostra Costituzione rispettandone solo formalmente le regole. Potere che quindi potrà sempre dire di aver agito legalmente. Potremmo parlare di “colpo di Stato”. Ma questa espressione non indica forse una tecnica politica necessariamente illegale? E che fa un uso illegale della violenza? Non confondiamo rivoluzione con colpo di Stato. Il colpo di Stato è una reazione del potere che si sente minacciato e non è affatto detto che debba avvenire con l’uso della violenza. È questo che è successo in Italia, prima facendo cadere il Governo B e poi, dopo le elezioni politiche del febbraio 2013, tentando di bloccare quel rinnovamento che si cominciava a respirare con l’entrata nel Parlamento del M5S. Il potere si è chiuso a riccio rieleggendo sull’aprile del 2013 Napolitano come Presidente della Repubblica. Beninteso, tutto è avvenuto nel rispetto formale delle regole, e dunque senza violenza, e nondimeno, proprio per bloccare l’ascesa di un giovane Movimento politico, si è forzata la legalità costituzionale sino a rovesciare di fatto i princìpi di legittimità alla base dell’ordinamento Repubblicano, trasformatosi in una Terza Repubblica di cui non riusciamo ancora a capire l’effettiva natura e funzionamento. Da qui nasce la necessità di una revisione della Costituzione che porti a compimento il colpo di Stato.
I Governi che si sono succeduti, a partire da Monti, poi Letta e poi Renzi, sono stati tutti “Governi del Presidente”. Il voto di fiducia delle Camere ha funzionato solo come mera ratifica a posteriori di una decisione presa direttamente e sostanzialmente da Napolitano. La fine del Governo Letta non ha neppure conosciuto una forma, benché minima, di parlamentarizzazione della crisi. Napolitano, da organo di “garanzia” e “arbitro neutrale” del conflitto politico è diventato il sovrano, colui che secondo Cari Schmitt decide sullo stato d’eccezione.
Napolitano ha poi lasciato nel momento in cui il vero nemico è stato neutralizzato nella sua forza eversiva, trasformato in opposizione responsabile e potenziale forza di Governo, ma privo di quello slancio ideale che lo aveva inizialmente contraddistinto e che tanto aveva fatto sognare milioni di italiani. Eppure, lo “stato d’eccezione” persiste, anche dopo l’apparente uscita di scena di Napolitano. Il modo in cui si è giunti alla revisione della Costituzione e alla nuova legge elettorale ne sono la prova.
Il dibattito parlamentare è stato sistematicamente soffocato con sufficienza e disprezzo, in aperta violazione dei regolamenti, per approvare una “contro-riforma” della Costituzione e una legge elettorale, altrettanto costituzionalmente illegittima di quella precedente. Renzi, tra l’altro, è riuscito a imporre una maggioranza numerica (peraltro, variabile e “ondeggiante”) composta da Deputati e Senatori che hanno tradito il mandato ricevuto dagli elettori (325 “migrazioni” tra Camera e Senato, un vero e proprio record!) e ha proclamato la vittoria con uno slogan che, per una Costituzione, è un non-senso: «Abbiamo i numeri». A proposito di numeri: in meno di un anno ci sono stati 32 voti di fiducia: anche questo non era mai successo prima nella storia Repubblicana.
La nuova Costituzione che ne uscirà
La nuova Costituzione che ne uscirà – considerato che è assai difficile ritenere che si tratti solo di una “legge costituzionale” – sarà espressione di un indirizzo di Governo anziché l’esito di un consenso maturato fra le forze politiche. Paradossalmente per la storia del costituzionalismo e per l’etimologia stessa del termine “Costituzione” (cum stare), la sua approvazione referendaria è addirittura presentata agli elettori come decisione determinante ai fini della permanenza o meno in carica di un Governo.
La riforma costituzionale e la legge elettorale, il cosiddetto Italicum, sono strettamente legate, e hanno un unico obiettivo: realizzare ciò che Napolitano si è prefissato già dal 2011, vale a dire la distruzione dell’ordine costituzionale democratico e l’instaurazione di un regime postdemocratico, in cui tutto il potere sarà affidato a un Primo ministro dotato, all’interno, di poteri pressoché assoluti e, all’esterno, completamente sottoposto ai diktat dell’Unione europea e della finanza globale.
Queste “riforme” non hanno alcuna utilità pratica, “economica”, per il popolo italiano, anzi pretendono di neutralizzare ciò che nell’epoca moderna caratterizza uno Stato e il suo popolo: la sovranità. Unione europea e finanza globale hanno bisogno di eliminare quelle costituzioni, come la nostra in particolare, caratterizzate da una forte apertura sociale, espressione del costituzionalismo democratico-sociale sviluppatosi a partire dalla metà del Novecento e sostituirle con altre, prone a un neoliberalismo che, per la verità, ha già dimostrato tutta la sua impotenza.
La combinazione tra legge elettorale e revisione della Costituzione è micidiale. Grazie ad una legge elettorale ad hoc come l’ltalicum, con pochi voti si potrà ottenere una maggioranza fittizia, facilmente manovrabile da un capo dell’esecutivo che, con lo stravolgimento della Costituzione, sarà dotato di poteri pressoché illimitati. Dopo aver boicottato il referendum sulle trivelle e dopo elezioni amministrative che lo hanno alquanto indebolito, il Presidente del Consiglio cercherà di vincere la battaglia decisiva, cercando di persuadere gli italiani che questa è la “riforma attesa da tempo” e che si tratta di un’occasione storica imperdibile per il popolo chiamato a confermarla con il referendum.
Renzi giocherà una carta formidabile, quella della paura, che bloccando il processo in atto il Paese si avviterebbe in una spirale da cui sarebbe impossibile uscire. Come se da questa riforma dipendesse la soluzione di tutti i nostri problemi, accollando alla Costituzione colpe che sono invece in larga parte da attribuire a un ceto politico corrotto e incapace.
Renzi ha trasformato il referendum in un plebiscito sul suo Governo, tanto da paventare persino l’ipotesi delle dimissioni nel caso in cui dovesse essere sconfìtto. I governi passano, le Costituzioni restano e noi dovremmo invece confermare la revisione della Costituzione per confermare il suo Governo? Non dobbiamo lasciarci intimorire da questo ricatto. Il Presidente del Consiglio, anche se ora sembra sfumare la sua posizione, ha troppo legato il suo destino politico a questa revisione della Costituzione per non essere costretto comunque a fare il passo indietro annunciato, qualora dovesse perdere la partita del referendum. Sarà proprio la stessa minoranza interna al suo partito a chiederne lo scalpo. Tuttavia le cose a questo punto saranno più complicate di quanto si possa a prima vista pensare.
La strada per le elezioni anticipate, quella strada che si sarebbe dovuto imboccare subito dopo la sentenza n. 1 del 2014 della Consulta, che aveva dichiarato incostituzionale la legge elettorale, sarebbe tutt’altro che spianata. Con quale sistema elettorale infatti si andrebbe a votare? Dal momento che l’Italicum riguarda comunque solo la Camera, per il Senato a cosa si farebbe riferimento?
Inevitabile sarebbe il ricorso al Consultellum, vale a dire a ciò che risulta dalla sentenza con la quale la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale il Porcellum, con il rischio alla fine di votare e ricadere nella stessa situazione attuale, o forse ancora peggio con un Senato del tutto ingovernabile dal momento che votato con il sistema proporzionale. Una legge dalle conseguenze ipermaggioritarie per la Camera e una proporzionale pura per il Senato una schizofrenia istituzionale. Sarà anche su questo difficile groviglio che Renzi punterà per far passare la revisione della Costituzione, sostenendo che ormai indietro non si può più tornare Ma è falso. Proprio la sconfitta referendaria farà saltare anche la legge elettorale che ad essa è legata. Votando No al referendum si vota dunque indirettamente anche contro la legge elettorale e contro l’attuale Governo che ha voluto entrambe Il Presidente della Repubblica dovrà prendere atto della fine del Governo Renzi e considerata l’inopportunità di sciogliere le Camere, non ci sarà altra via che quella di un Governo di salvezza nazionale che dovrà occuparsi della grave situazione economica del Paese, mentre il Parlamento dovrà impegnarsi a costruire un legge elettorale con il concorso di tutte le forze politiche e nel rispetto della Costituzione. Questo scenario non presenta nulla di catastrofico, come la propaganda filogovernativa vuol farci intendere, anzi è auspicabile. Con una nuova legge elettorale finalmente il popolo potrà ritornare alle urne ed esprimersi liberamente.
Se al contrario dovessero prevalere i Sì, Renzi non avrà che da gestire la vittoria sino alla scadenza naturale della legislatura oppure approfittarne per incassare il risultato con elezioni anticipate nel 2017. C’è chi pensa, sulla base dei risultati delle ultime amministrative, che il ballottaggio potrebbe favorire il successo del M5S. Tutto è possibile, ma non cambierebbe nulla per le sorti della democrazia nel nostro Paese. Difficile però pensare che Renzi dopo aver vinto il referendum perda le elezioni. Basta in fondo un 25% circa di voti per conquistare con il ballottaggio la maggioranza assoluta alla Camera, maggioranza che sommandosi a un gruppo di Senatori nominati dagli enti territoriali gli consentirebbe di fare quello che vuole: rivedere ancora più radicalmente la Costituzione, nominare il Presidente della Repubblica, conquistare il controllo della Corte costituzionale. Insomma, di fatto con una minoranza impadronirsi di tutte le istituzioni, persino di quelle di garanzia. Un uomo solo al comando e senza alcun contrappeso istituzionale. Per questo bisogna cercare di bloccare la revisione costituzionale votando e convincendo a votare No al referendum.
Bisognerebbe costituire in vista del referendum una sorta di nuovo Comitato di liberazione nazionale (CLN), aperto a tutte le forze politiche disponibili a una nuova resistenza contro Renzi e contro quella parte del suo partito che ancora lo segue in questa deriva autoritaria. E da quel nuovo CLN dovrà nascere un Governo di transizione in vista di nuove elezioni.
Ma, oltre i partiti, è il popolo stesso che con comitati spontanei si sta già organizzando per questa battaglia che sarà decisiva per la sopravvivenza della democrazia nel nostro Paese. Qui veramente la divisione tra “destra” e “sinistra” non ha alcun senso, in gioco sono le regole del gioco democratico, non l’appartenenza a un partito. Si vuol trasformare la nostra democrazia parlamentare in un regime oligarchico, incentrato sul potere pressoché assoluto dell’esecutivo. Dobbiamo evitare l’approdo a una postdemocrazia oligarchica a cui mira la finanza speculativa.
BESTIARIO COSTITUZIONALE
Travaglio
Ogni Regione avrà un senatore tranne il Trentino-Alto Adige che ne avrà 2. La Lombardia, che è 10 volte più grande e popolosa, ne avrà solo uno. Ma che si fumano, questi ricostituenti, mentre scrivono le leggi?
2. Ogni Regione avrà almeno un Consigliere regionale-Senatore (oltre al Sindaco-Senatore). Ma gli statuti delle cinque Regioni speciali vietano ai Consiglieri regionali di fare anche i Senatori. E chi manderanno, a rappresentarle? I figli, le mogli?
3. Quando si domanda perché mai i nuovi Senatori non saranno più eletti, ma 95 nominati dai Consigli regionali e 5 dal Quirinale, Renzi&C. rispondono che sindaci e Consiglieri sono comunque eletti dal popolo (non per fare i Senatori, ma fa niente). E citano i sindaci delle grandi città eletti con un sacco di voti. I più votati, all’ultimo giro, furono De Magistris a Napoli, la Raggi a Roma, la Appendino a Torino, Sala a Milano. Bene: siccome i loro partiti/movimenti sono in minoranza nei rispettivi Consigli regionali (Campania, Lazio e Piemonte governati dal Pd e la Lombardia dalla Lega), questi nomineranno Senatori altri sindaci, molto meno votati di loro e di città molto più piccole.
4. I consigli regionali eleggono i Senatori “nel numero corrispondente all’ultimo censimento”. Cioè: se, tra un’elezione e l’altra, una Regione fa più figli e aumenta la popolazione, potrà eleggere un Senatore in più, senza toglierne alle altre. E così il Senato, fissato in 100 membri, potrà dilatarsi a un numero imprecisato. Un Senato gonfiabile.
5. La durata del mandato dei Senatori “coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti”. Cioè dei consigli regionali: quando questi scadono, scadono anche i Consiglieri-Senatori. Ma i sindaci vengono eletti in tempi diversi dalle Regioni: quindi possono scadere da Senatori prima che da sindaci, ma anche restare Senatori quando non sono più sindaci (in attesa che venga rinnovato il Consiglio regionale). Pensate a un Sindaco nominato Senatore un mese prima di scadere: resterebbe Senatore per 3-4 anni senza essere Sindaco.
6. La legge Severino (vedi De Magistris e De Luca), prevede la sospensione per i sindaci e i Consiglieri regionali condannati in primo grado, o arrestati. Ma non per i parlamentari, che restano in carica fino a condanna definitiva (caso Berlusconi). Quindi avremo sindaci e Consiglieri arrestati o condannati in primo o secondo grado che smettono di amministrare città e Regioni, ma restano Senatori, anche dal carcere: cioè continuano a votare le leggi per tutta l’Italia.
7. La “riforma” prevede una corsia preferenziale per le leggi del Governo: il Parlamento dovrà votarle “a data certa”, entro 70 giorni. Purché siano provvedimenti “essenziali per l’attuazione del programma di Governo”. E se le Camere bocciano quella legge “essenziale”? Il Governo si dimette? No, la riforma dice che non è obbligato a farlo. E se invece la Camera ed eventualmente il Senato approvano la legge, ma in 72-73 giorni, che ne è della norma? Decàde? La Consulta deve dichiararla incostituzionale? Si ricomincia da capo? Mistero.
8. Dicono che i Consiglieri Senatori saranno eletti dai Consigli regionali in “proporzione” alle rispettive popolazioni e in “conformità” con le indicazioni degli elettori. Ma 10 Regioni su 20 (anzi, 21: il Trentino Alto Adige conta doppio) avranno solo due Senatori ciascuna: uno Sindaco, uno Consigliere. Quindi nessuna “proporzione” e nessuna “conformità”: Val d’Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Trentino, Alto Adige, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise e Basilicata manderanno in Senato un solo Consigliere di maggioranza.
9. Sindaci e Consiglieri nominati Senatori avranno l’immunità parlamentare: non potranno più essere arrestati, perquisiti, intercettati, pedinati senza il permesso del Senato di cui fanno parte. Ora, poniamo che quattro Consiglieri regionali si dividano una mazzetta. Poi due diventano Senatori (immuni), mentre gli altri due restano Consiglieri (non immuni). Quando un pm scopre lo scandalo, chiede e ottiene dal gip di arrestarli tutti e quattro. Ma per i due Senatori il Senato nega l’autorizzazione, così finiscono dentro solo gli altri due. Che pagano per tutti, a meno che, una volta usciti, non vadano a cercare i due complici Senatori per fargliela pagare con altri mezzi.
10. Altro caso. Un Sindaco deve incassare una mazzetta da un imprenditore che ha favorito in un appalto. Prima di ritirarla, tenta di diventare Senatore e dunque immune, così non possono né arrestarlo né perquisirlo né pedinarlo né intercettarlo. Se ce la fa, ha ottime possibilità di non essere mai scoperto. Se non ce la fa, si rivolge a un collega più fortunato, che ce l’ha fatta, e gli propone di andare a ritirarla lui, la busta, e poi di dividerla con lui. Così l’immunità del collega divenuto complice si estenderà, per contagio, anche a lui. E la faranno franca entrambi. Vi piace il presepe? Votate Sì.
LA SOVRANITA’ NON APPARTIENE PIU’ AL POPOLO
Roberto Scarpinato
L’abrogazione dell’art. 58 della Costituzione che sancisce il diritto dei cittadini di eleggere i Senatori, svuota di contenuto l’art. 1 della Costituzione, norma cardine del sistema democratico che stabilisce che la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
L’Italicum è uno strumento di concentrazione del potere in quanto attribuisce ai capi partito il potere di nominare ben 100 Deputati della Camera, imponendoli dall’alto senza il voto popolare, mediante il sistema dei capilista bloccati inseriti di autorità nelle liste elettorali presentate nei 100 collegi nei quali cui si suddivide il Paese, e che vengono eletti automaticamente con i voti riportati dalla lista, senza che nessun elettore li abbia indicati.
Gli elettori potranno esprimere un voto di preferenza per un altro candidato ma i voti di preferenza saranno presi in considerazione solo se la lista da loro votata avrà ottenuto più di 100 Deputati in campo nazionale, perché i primi 100 sono “nominati” dai gruppi dirigenti dei partiti. Se una lista ottiene un totale nazionale pari a 100 Deputati, nessuno dei candidati scelti dagli elettori dal 101 in poi potrà essere eletto alla Camera, perché tutti i posti disponibili sono stati esauriti.
Poiché il premio di maggioranza dell’Italicum dà al partito vincitore 340 Deputati su 630, tutti i partiti della minoranza potranno portare alla Camera nel loro insieme 290 Deputati, e, quindi, ciascuno solo una quota di Deputati intorno a 100 o ad un sottomultiplo di 100.
Il che significa che entreranno alla Camera per le minoranze solo i capilista bloccati, nominati dai capi partiti. Nessuno o quasi dei candidati scelti dagli elettori oltre i 100 con i voti di preferenza, farà ingresso in Parlamento.
Ne consegue che ben due terzi dei cittadini italiani votanti saranno di fatto privati del diritto di scegliere i propri rappresentanti alla Camera.
Il congegno dei 100 capilista bloccati, unito ad altri, consegue l’ulteriore risultato antidemocratico di distorcere la rappresentanza anche nel partito di maggioranza, e di realizzare una SOSTANZIALE ABOLIZIONE DELLA SEPARAZIONE DEI POTERI TRA LEGISLATIVO ED ESECUTIVO, che era appunto il mandato di Monti e la richiesta di JP Morgan.
C’è una profonda eversione dello spirito costituzionale in questa riforma, che attacca l’art. 58 della rappresentanza e la sovranità popolare.
“Si pongono le premesse per una transizione occulta da un Repubblica parlamentare imperniata sulla sovranità popolare, sulla centralità del Parlamento e sulla separazione dei poteri, ad un regime oligarchico nel quale il potere reale si concentra nelle mani di una oligarchia che occupa il cuore nevralgico dello Stato.”
silbi
Per dovere di cronaca, ricordiamo che sulla elettività diretta dei Senatori si giocò lo scontro nella Prima Commissione del Senato alla prima lettura della riforma, quando ci fu da adottare il testo base.
C’erano due proposte di legge tra cui la Prima Commissione poteva scegliere il “testo base” su cui lavorare: uno di iniziativa parlamentare (Chiti et. al), che prevedeva l’elezione diretta dei Senatori; l’altro presentato dal Governo (Renzi-Boschi) con l’elezione indiretta.
Al momento del voto in Commissione, Renzi dichiarò che l’elezione indiretta era un “paletto” imprescindibile, tanto che il Senatore Mineo, allora del Pd e favorevole all’elezione diretta, fu rimosso dalla Prima Commissione perché “non rappresentativo della posizione del partito”.
Di conseguenza il testo base fu quello della Boschi invece che quello di Chiti.
Poi, una volta che il Governo l’ha spuntata, il paletto si è sconficcato da sé…
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Viviana
Ricordo che tra le materie di competenza del nuovo Senato NON ci sono le leggi relative alle Regioni e che il nome ‘Senato delle autonomie’ è solo una truffa perché, come al solito, Renzi smentisce se stesso, per cui il nuovo Senato NON rappresenta i territori e non ha proprio nessuna somiglianza con quelli francese e tedesco
COSTI
Per chi parla di risparmi ricordo che ai 57 milioni contabilizzati dalla Ragioneria dello Stato (e non certo 500 come ha detto il mendace Renzi) sono da sottrarre non solo le spese di viaggio e soggiorno a Roma ma anche quelle dei tanti funzionari in più che saranno nominati per valutare le 20.000 direttive che arrivano ogni anno dall’Ue, mentre ricordo che il CNEL non sarà veramente abolito perché è un organo previsto dall’Europa che tutti i Paesi europei hanno secondo patti internazionali, per cui sarà solo smistato altrove e nessuno sarà licenziato, la sua abolizione è una truffa (come nessuno verrà licenziato dalle Province che restano ma si chiameranno città metropolitane, altra truffa) e ricordo anche che il CNEL non costa un miliardo come ha detto il solito bugiardone Renzi ma 21 milioni l’anno e che dopo lo smistamento il risparmio si ridurrà a 2 milioni.
Che si sbandieri nella scheda elettorale che si ridurranno le spese dello Stato è alquanto ridicolo, ricordo che solo di regaletti a lobby e sottolobby Renzi ha sparso nell’ultima finanziaria un miliardo preso molto male dall’Ue, ultimi i 60 milioni dati agli agenti di commercio di Enasarco e i 60 milioni regalati alla società del golf, mentre sono stati tagliati 50 milioni alla sanità di Taranto che servivano ad affrontare i picchi di tumore di chi vive accanto alle acciaierie.
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UN BACINO DI DELINQUENTI
I nostri cari Consigli Regionali ci hanno dato 106 presunti delinquenti e digrigno i denti a pensare che i partiti in questo bacino con alta propensione a delinquere pescheranno allegramente per nominare i prossimi Senatori (mi immagino un De Luca Senatore) scippando la volontà popolare e adornando i ‘salvati’ del dono ulteriore dell’impunità. Altro che ‘rispetto della volontà popolare’! Albertini è già pronto a richiedere una impunità retroattiva! E citare il Senato di Francia e Germania è grottesco visto che non ci somigliano nemmeno di lontano! E lasciamo stare gli Stati uniti, che hanno un sistema pessimo di rispetto del voto a tal punto che vince chi perde (Al Gore perse con 500.000 voti in più, Hillary ha perso con 204.000 voti in più), solo chi è ricchissimo può candidarsi, i brogli sono scontati, basta una infrazione stradale per perdere la possibilità di votare, in 12 Stati i detenuti non votano e infine il voto non è nemmeno un diritto automatico ma bisogna richiederlo espressamente così che gli iscritti al voto sono l’80% dei possibili elettori, per di più si deve dichiarare per chi si vota (altro che voto segreto!). Nel 2000, la Florida cancellò dalle liste 57.700 elettori, per la maggior parte neri e ispanici iscritti come elettori democratici.
SOLDI BUTTATI
Oltre ai 60 miliardi l’anno di interessi per il debito dello Stato vorrei ricordare il gioco d’azzardo che il Tesoro fa coi derivati su cui l’Italia è impegnata con contratti per 163 miliardi, ovviamente coperti da altissimo segreto! Ne vogliamo parlare? Ci rendiamo conto che anche questi ci rendono schiavi delle banche di affari? A cui si devono aggiungere le altre perdite per 25 miliardi fatte sempre coi derivati dagli enti locali.
Ma è lecito che noi paghiamo le tasse e il ricavato sia usato per giochi d’azzardo come i derivati che per di più nessuno deve conoscere?
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Si viene a sproloquiare sul risparmio di 57 milioni ottenuto con meno Senatori quando il sommerso in Italia vale 190 miliardi. Non c’era qualcosa di meglio da fare sul fronte del fisco se proprio si voleva risparmiare, invece che tagliare la sovranità popolare e bloccare il Paese per 7 mesi con la scusa di una riforma costituzionale che non risolverà uno solo dei problemi gravi di questo Paese e ci trasformerà in una Repubblica sudamericana in cui il popolo non vale una cippa? Non era da un fisco migliore, trasparente e più equo che avrebbero potuto uscire i miliardi da investire per il futuro del Paese invece di questi pochi milioni con leggi che uccidono la democrazia, imposte da uno che millanta fischi per fiaschi?
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Alessio Martinelli inverness
Il problema dell’ingovernabilità non é causata dal Senato ma é la conseguenza del fatto che il Governo vuole fare le leggi anteponendo la sua azione a quella del Parlamento.
Ad esempio nella scorsa legislatura le proposte di legge del Governo sono state 303, contro le 95 di origine parlamentare. Il Governo ha proposto una legge mediamente ogni sei giorni: come può governare se pensa solo a fare le leggi ?
Inoltre il Governo non é eletto dal popolo ma solo nominato dal Presidente della Repubblica e quindi la sua azione legislativa, anteposta a quella del Parlamento, lede la sovranità del Popolo di cui il Parlamento é rappresentante diretto.
Il male non sono il Senato e il bicameralismo perfetto, ma é la possibilità del Governo di proporre disegni e decreti Legge. Questa possibilità andrebbe eliminata.
C’é un evidente conflitto di interessi: attualmente, e ancora di più con la eventuale vittoria del SI, il Governo impone delle leggi con le quali poter governare a suo piacimento: una ..
posizione completamente antidemocratica che nasconde una visione fascista della politica
I CASI DELLA VITA
Paolo De Gregorio
-dopo 7 anni si chiude il contratto degli statali (85 euro in più al mese, che non coprono svalutazione, aumenti bollette e ticket sanitari), vietato pensare che a 3 giorni dal Referendum la decisione di chiudere sia stata presa a Rignano sull’Arno
-Santoro, nel senso di trombone buono per tutte le stagioni, ha avuto un contratto con Rai2, titolato “Italia” in prima serata, inoltre sta trattando la possibilità di vendere il suo film “Robinù” alla stessa Rai2. E’ puramente casuale la sua dichiarazione pubblica per il SI’ al Referendum in questi giorni
-Romano Prodi, in un toccante sforzo di uscire dallo stato di dormiveglia, spinto dalla sua coscienza (la BCE), sente il dovere di far sapere il suo pensiero, a 3 giorni dal Referendum, chiedendo di votare SI’. Requiescat in pace
-Roberto Benigni, ripresosi dalla devastante crisi esistenziale originata dal rinnegare la Costituzione più bella del mondo, si schiera con il SI’ incurante degli effetti della riforma, ma si consola con il fatto che continuerà a straguadagnare. Speriamo almeno che con la sua voce, sgradevole e monocorde, non continui a rovinare la Divina Commedia
-Matteo Renzi, il rottamatore, per la famosa legge del contrappasso, può essere a sua volta rottamato, basta un NO. Egli non è stato eletto dal popolo, quello che per la Costituzione dovrebbe essere sovrano e dunque non ha alcuna legittimità a cambiare la Carta Costituzionale, richiesta legittima che però deve essere inserita in un programma elettorale, votato a maggioranza dai cittadini elettori, in regolari e ordinarie elezioni politiche di cui sembra vogliano privarci.
L’importanza di questo Referendum è paragonabile a quello Monarchia-Repubblica, e anche questa volta penso che il voto del Sud sarà in parte comprato, come può essere falsato il voto degli italiani all’estero. Comunque la partita è ancora monarchia contro Repubblica: o Renzi diventa Re o vince la Repubblica dei 5 stelle.
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Hollande si dimette per evitare la distruzione della sinistra.
Norrsken
E chi sentirà la sua mancanza. Hollande rappresenta la falsa sinistra alla Renzi, tant’è che gli ha copiato pure il jobs act. Poi si lamentano se avanzano le cosiddette “destre populiste”, per forza. Se in nome della “sinistra moderna” questi attaccano diritti sociali, svendono la sovranità e fanno gli interessi dell’alta finanza… che pretendono? Poi vedi i radical chic che accusano gli elettori di essere ignoranti e vecchi, tutto ok se eleggiamo chi piace a loro altrimenti meglio mettere in discussione il suffragio universale. Mai un mea culpa, mai che si chiedano perché la gente è stufa dei partiti tradizionali. No, il problema è il popolino e chi si informa sul web. Fidiamoci dunque dei media mainstream, loro non raccontano bufale. Certo.
GP68
Dimissioni, queste sconosciute. Devono essere un’usanza celtica, perché in Italia non esistono tracce che ne confermino l’esistenza.
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I dati dell’Istat su occupazione e ripresa
Ma che dati sono??? Se uno che ha un vaucher la settimana è considerato ‘occupato’ e il Pil si misura su droga e prostituzione, Istat e simili dovrebbero essere denunciati per circonvenzione di incapaci
CROZZA A DIMARTEDI’ 29 NOVEMBRE 2016-11-30
RIDIAMARO :- )
Lapo Elkann finge un sequestro per chiedere 10.000 euro per coca e trans.
Maurizio Neri
Io al presunto sequestratore di Lapo avrei risposto: “Ci potete mandare le palle invece del solito orecchio?”
George Clone
Dopo quello che ha combinato Lapo negli Usa direi che abbiamo pareggiato il conto della fuga di cervelli.
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Lapo Elkann ha già detto che vota SI’
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Rostokkio
Lapo Elkann simula un sequestro di persona. Agli investigatori è bastato seguire le strisce.
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Riflessione seria:
“Sugli amici, sulle cose, sul mondo, su se stessi, non si finisce mai di imparare. Non sempre quello che si impara è gradito e piacevole, ma entra comunque a far parte della tua conoscenza, dunque di ciò che sei.
Ho sempre pensato che valesse sforzarsi e piegarsi e inchinarsi per tenere in vita una amicizia, un rapporto, una relazione. Oggi con amarezza devo dire che ho cambiato idea: ci sono dei limiti anche nell’inseguire gli altri. Se qualcuno non ti vuole non ti merita e devi lasciarlo andare e passare oltre. Lo dico con amarezza e lo dico solo con la testa perché il mio cuore non ne è affatto convinto”.
