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MASADA n° 1451 20/3/2013 A CHE PUNTO E’ LA NOTTE

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(Deborah Zucchetti)

Adriano Olivetti un imprenditore illuminato – Il comunitarismo e la democrazia partecipata – L’insostenibile doppiezza della politica – Abolire le Province? – Travaglio e Grasso – I 5stelle che hanno votato Grasso – Perché no a Grasso. Memoria storica – La faziosità di Repubblica- Una proposta facile facile: equiparare i superstipendi a quanto prende il Presidente della Repubblica- Perché no D’Alema Presidente- O Bonino Presidente – Junk! A un passo della spazzatura – Beppe Grillo e l’uveite – Film: ‘Pietra pesante’ – La prevalenza del cretino

Quando qualcuno percepisce un reddito che non produce, qualcun altro produce un reddito che non percepisce” (Marx)
..
TAGORE

DOVE la mente non conosce paura
e la testa è tenuta ben alta;
DOVE il sapere è libero;
DOVE il mondo non è stato frammentato
entro anguste mura domestiche;
DOVE le parole sgorgano
dal profondo della verità;
DOVE lo sforzo incessante tende le braccia
verso la perfezione;
DOVE il limpido fiume della ragione
non ha smarrito la via
nell’arida sabbia del deserto
delle morte abitudini;
DOVE Tu guidi innanzi la ragione
verso pensieri e azioni sempre più ampi;
in quel cielo di libertà, PADRE,
fa che il mio paese si desti.

ADRIANO OLIVETTI
http://www.academia.edu/2764644/Il_bene_comune_prima_del_profitto_Adriano_Olivetti

Un capitano d’industria atipico, eterodosso rispetto al verbo capitalista, un intellettuale..un imprenditore illuminato che ha fatto della fabbrica una comunità di uomini pensanti, uno strumento di promozione sociale e culturale. Il padre aveva fondato nel 1908 la prima fabbrica italiana di macchine per scrivere, ad Ivrea, lascerà l’azienda al figlio nel 1932 con una sola raccomandazione: “Tu puoi fare qualunque cosa tranne licenziare qualcuno per motivo dell’introduzione dei nuovi metodi perché la disoccupazione involontaria è il male più terribile”.
Quando Adriano rileva l’azienda, lo stabilimento di Ivrea ha poche centinaia di dipendenti. Alla sua morte, sarà una multinazionale con 36.000 dipendenti. Una crescita esponenziale che non si deve solo alla sua bravura di imprenditore,ma al concetto nuovo che collega alla fabbrica, vista non solo come centro di produzione di oggetti, redditi e profitti, ma anche di comportamenti, di una cultura che vuole essere etica ed estetica, di riscatto, di emancipazione, di formazione e di aggregazione civile.
Occorre capire il nero di un lunedì nella vita di un operaio. Altrimenti non si può fare il mestiere di manager, non si può dirigere se non si sa che cosa fanno gli altri.”
Occorreva trovare il senso della vita in comune. La potenza senza la consapevolezza non è nulla. Per questo introduce un ufficio studi e relazioni sociali nell’azienda, che è da considerarsi il primo centro studi di sociologia in Italia, e una scuola per gli operai, nel cui direttivo ci sono psicologi del lavoro. Tra il ’46 e il ’59 la produttività aumenta del 600 % e la produzione del 1300 %: un risultato incredibile. Il salario degli operai della Olivetti è una volta e mezzo superiore rispetto alla media nazionale. A questo va ad aggiungersi una gamma di servizi impensabili al tempo: asili nido per i figli degli operai, colonie estive (a
Marina di Massa e in Val d’Aosta), servizi sanitari, trasporti urbani che collegavano lo stabilimento di Ivrea alle abitazioni degli operai… Nel ’57 l’Olivetti realizza, prima in Italia, la settimana di 45 ore, con tutti i sabati liberi. Una straordinaria novità. Dal’50 al ’54 si punta soprattutto sul progresso tecnologico, con l’introduzione di nuove macchine specializzate e su questa base si riducono i tempi di lavorazione. Un’azienda all’avanguardia che si pone come un’isola felice nell’industria italiana,e dove spicca l’assenza di grandi conflitti con gli operai durante l’autunno caldo.
Un’azienda che, prima delle macchine, è costituita da un pensiero condiviso da una serie di uomini selezionati con cura e che obbedirà sempre al principio della centralità della cultura e della circolazione di competenze. Negli anni d’oro venivano assunte le cosiddette terne: un tecnico, un umanista e un amministrativo. Nessuno chiese mai a nessuno a quale fede religiosa credesse, in quale partito militasse.
Fra i collaboratori di Adriano Olivetti: Paolo Volponi e Ottiero Ottieri, iniziatori del genere del romanzo industriale, Gino Martinoli e Giovanni Enriques, il primo futuro fondatore del
Censis e l’altro proprietario della Zanichelli, Giorgio Soavi, Franco Fortini, Geno Pampaloni, Giovanni Giudici,Riccardo Musatti.. L’Olivetti è la prima azienda in Italia che fa una biblioteca per i propri dipendenti, che fa corsi di letteratura ed arte nelle pause pomeridiane. Adriano porta scrittori del calibro di Pasolini, pittori, attori come Gassman; organizza cineforum, ospita mostre, conferenze, dibattiti con urbanisti e architetti: perché il sogno è quello di irradiare l’idea della comunità, del dialogo fecondo, immettendola in una trasformazione radicale della società. Ivrea si guadagna l’appellativo di piccola Atene d’Italia. Il patrimonio finanziario della Olivetti è cospicuo ma lo è molto di più quello culturale. La sua casa editrice pubblica psicologia, letteratura americana (Hemingway), economia (Keynes), sociologia politica (Martin Buber), Fromm, Aldo Capitini, Moravia.. C’era poi il viscerale interesse per l’urbanistica. Già nel 1936 Olivetti aveva realizzato un piano urbanistico per la Valle d’Aosta. Nel ’56 diventa sindaco di Ivrea; nel ’58 è unico parlamentare eletto nella lista del suo movimento “Comunità”.
Propone una società organizzata dal basso, formata da piccole comunità regolate dalla democrazia partecipata. Contrario alla gerarchizzazione della politica e ad ogni tipo di totalitarismo, è uno dei primi a scagliarsi contro la partitocrazia: sulla scia del pensiero di Simone Weil, sostiene che la forma-partito è una forma necessariamente faziosa. Il suo modello è la Tennesse Valley Authority di Roosvelt, che ha delegato ogni potere sul territorio a una sola autorità, abolendo le sovrapposizioni di competenze e di responsabilità tipiche della situazione italiana, mentre l’ispirazione cristiana rimane un punto fondamentale per comprendere lo spirito della comunità (era figlio di un ebreo e una valdese).
Nella bellezza vedeva una promessa di moralità, di attenzione, di cura per l’altro, di cura anche dello spazio. La sua genialità non era mai scissa dall’interesse sociale.
Leggenda vuole che sia stato Enrico Fermi a consigliargli l’elettronica.
Gli operai non vengono sostituiti, ma si passa ad una loro riqualificazione senza licenziarne uno. Come? con l’utilizzo del cinema: si tengono proiezioni continue di corsi di riqualificazione per passare dalla meccanica all’elettronica. Nel giro di 9 anni l’Olivetti è in grado di lanciare sul mercato l’Elea 9300, disegnata da Sottsass grazie all’apporto dell’ingegnere italo cinese, MarioTchou. E’ il primo calcolatore elettronico transistorizzato al mondo (ben prima dei prodotti della IBM). Viene chiamato Elea, dal nome della colonia greca dove fiorì una scuola di filosofi,matematici, scienziati. Proprio come ad Ivrea, dove una realtà che oggi definiremmo glocal, ha saputo proporre una nuova visione della fabbrica, intesa come una comunità di uomini liberi accomunati da una ostinata ricerca del bello e del vero. “Nella nostra fabbrica ci deve essere libertà:non soltanto perché nella libertà ci crediamo, ma perché noi siamo un’azienda di inventori e l’invenzione ha bisogno di libertà.” “Oggi noi abbiamo bisogno di un tipo nuovo di santità. E’ quasi come una nuova rivelazione dell’universo e del destino umano. Significa mettere a nudo una larga parte di verità e di bellezza, sino ad ora nascosta sotto uno spesso strato di polvere. Ed esige più genio di quanto sia occorso ad Archimede per inventare la meccanica o la fisica” prodigiosa”.

Citazioni da Adriano Olivetti

Beh, ecco, se mi posso permettere, spesso il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grande.”

Il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità, o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte, solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente più grande.”

La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica, giusto? Occorre superare le divisioni fra capitale e lavoro, industria e agricoltura, produzione e cultura. A volte, quando lavoro fino a tardi vedo le luci degli operai che fanno il doppio turno, degli impiegati, degli ingegneri, e mi viene voglia di andare a porgere un saluto pieno di riconoscenza.”

Abbiamo portato in tutti i paesi della comunità le nostre armi segrete: i libri, i corsi culturali, l’assistenza tecnica nel campo della agricoltura. In fabbrica si tengono continuamente concerti, mostre, dibattiti. La biblioteca ha decine di migliaia di volumi e riviste di tutto il mondo. Alla Olivetti lavorano intellettuali, scrittori, artisti, alcuni con ruoli di vertice. La cultura qui ha molto valore.”

Alla fine del fascismo la maggior parte degli intellettuali vedeva nei partiti uno strumento di libertà. Io no. Sono organismi che selezionano personale politico inadeguato. Un governo espresso da un Parlamento così povero di conoscenze specifiche non precede le situazioni, ne è trascinato. Ho immaginato una Camera che soddisfi il principio della rappresentanza nel senso più democratico; e poi sappia scegliere ed eleggere un senato composto delle persone più competenti di ogni settore della vita pubblica, della economia, dell’architettura, dell’urbanistica, della letteratura.”

La bellezza, insieme all’amore, la verità e la giustizia, rappresenta un’autentica promozione spirituale. Gli uomini, le ideologie, gli stati che dimenticheranno una sola di queste forze creatrici, non potranno indicare a nessuno il cammino della civiltà.

Adriano Olivetti voleva fabbriche belle che fossero amate dai suoi operai.
Fassino, D’Alema, Bersani e Renzi sono, al contrario, estimatori del sistema Marchionne, quanto ci può essere di più contrario non solo alla persona del lavoratore ma ai diritti dei lavoro.
E non parliamo di Monti che ha scelto Mirafiori come primo palco della sua campagna elettorale per appoggiare il sistema Marchionne teso allo sfruttamento schiavistico degli operai, secondo il neoliberismo più trito e bieco. (Lla Fornero non la cito nemmeno per pietà cristiana verso una povera infelice). Da Olivetti…un abisso culturale e morale li separa!

Renzi:“Io sto dalla parte di Marchionne, dalla parte di chi sta investendo sul futuro. Sto con Marchionne senza se e senza ma“
… e si vede che i 20 miliardi promessi da investire li ha visti solo lui!

IL COMUNITARISMO

Il pensiero di Olivetti è detto Comunitarismo, in opposizione al liberalismo e al capitalismo, che sono ideologie individualiste. Esso sposta l’attenzione dal singolo individuo alla comunità e considera diversamente temi come la povertà, l’aborto, il multiculturalismo,la libertà di parola… E’ un pensiero politico e sociale di alta spiritualità che coniuga una particolare socialdemocrazia al Vangelo, pur essendo Olivetti figlio di padre ebreo e madre valdese.
Il filone di Olivetti è quello di Martin Buber, Jacques Maritain ed Emmanuel Mounier .
All’individuo neoliberale contrappone il concetto di persona. Al predominio di lucro e potere: la priorità della giustizia sociale.
Per i comunitaristi è improprio separare la sfera individuale dalla sfera collettiva in quanto le convinzioni di ognuno derivano naturalmente dal suo contesto sociale.
Lo Stato rappresenterà l’ethos di un popolo e promuoverà l’autorealizzazione dei soggetti all’interno della società tutelando la libertà positiva.
Una società buona è quella in cui ciascuno si riconosce con ciascun altro nella condivisione di una comune appartenenza a una forma di vita, a una tradizione, a una concezione del bene; l’identità collettiva è espressa dalla condivisione stabile nel tempo del bene comune.
Per liberali e liberisti la società è una aggregazione di individui indipendenti, stranieri l’uno all’altro. Per i comunitaristi è una comunità di autorealizzazione composta da persone. Società buona è quella in cui ciascuno si riconosce con ciascun altro nella condivisione di una comune appartenenza. Le istituzioni devono rappresentare l’ethos, lo spirito del popolo e realizzare il bene comune. La società è dunque una comunità di sentire; il bene delle persone è il bene della comunità. Le istituzioni devono forgiare i cittadini al bene comune e formare il senso etico delle persone.
Comunità è stata Mirafiori, nei tardi anni ’60 e nei primi anni ’70 e il maggio francese e furono anche, in qualche fase felice (quando la burocrazia del partito non ha prevalso del tutto), le sezioni del Pci, le leghe sindacali, quel ‘mondo entro il mondo’ dove si formò la forza reale della sx.
Comunità sono oggi i 5stelle.

L’INSOSTENIBILE DOPPIEZZA DELLA POLITICA
Paolo De Gregorio

Vorrei segnalare ai navigatori curiosi di conoscere qualche pezzetto di verità, il saporito editoriale di M. Travaglio sul “Il Fatto Quotidiano” di oggi 19 marzo, che smaschera lucidamente i meschini giochetti di parole di una politica sempre più avvitata nei suoi insopportabili rituali.
Cito Travaglio: normalmente il parlamentare che approfitta del segreto dell’urna per impallinare il suo partito è un “franco tiratore”, ma se si parla del M5S è una sana manifestazione di dissenso contro la pretesa di Grillo di telecomandarlo.
Scouting: quando B avvicinava i parlamentari per portarli dalla sua parte era “mercato delle vacche” Se Bersani fa avvicinare i grillini uno ad uno è “scouting” e odora di lavanda.
Leninismo: Bersani critica il M5S, perché pretende disciplina dai senatori, e invoca più democrazia. Però ci dovrebbe spiegare con quale metodo democratico è passato in 48 ore dall’offerta delle due Camere a Monti e al M5S, al duo Franceschini-Finocchiaro, fino al duo Boldrini-Grasso. Da che pulpito viene la predica!
Personalmente desidero fare un paio di riflessioni sullo stesso argomento:
-la politica miliardaria. Il “mantra”, ossessivamente ripetuto da Bersani per criticare la proposta netta di Grillo di cancellare il contributo pubblico ai partiti, si conclude sempre con la frase ad effetto: non vogliamo che solo i miliardari possano fare politica. L’affermazione è veramente sconcertante in quanto siamo davanti al fatto compiuto che il primo partito italiano è diventato il M5S, senza contare su un solo euro pubblico, e se allude al fatto che Grillo è benestante, non è vero che ha impegnato suoi soldi per far politica.
-occupazione militare della sx nelle istituzioni. I giornali di destra oggi titolano così. Fino a ieri le due massime cariche di presidente del Senato e quello della Camera erano ricoperte da Schifani e da Fini, entrambi dello schieramento della destra. Vi pare normale considerare giornalisti Belpietro, Feltri, Sallusti, Ferrara, che parlano di golpe e ricorso alla piazza e vomitano ogni giorno insulti alla magistratura per ordine del loro padrone?
Sistema televisivo privato più quello lottizzato dei partiti, giornali in mano ai grandi capitalisti (Repubblica di De Benedetti), Corriere della Sera (industriali e banche), Il Sole 24 ore (Confindustria), Libero, il Giornale, il Foglio manganellatori prezzolati conto terzi, tengono in piedi questo sistema e questa Casta.
Con la regola di salute pubblica di ispirazione grillina di togliere i finanziamenti pubblici all’editoria la maggior parte fallirebbe. Se da parte nostra non li compriamo e sabotiamo gli apparecchi televisivi facciamo un bel passo in avanti.

ABOLIRE LE PROVINCE?
Viviana Vivarelli

Non sono d’accordo con quanti postulano la conservazione delle Province o vorrebbero eliminare anche le Regioni. Se siamo contro uno Stato romanocentrico e vogliamo realizzare meglio una democrazia dal basso, occorrono realtà intermedia tra il Comune e la Nazione, e le Regioni vanno bene,mentre le Province sono del tutto superflue.
Le Province hanno pochi compiti che espletano malissimo: la manutenzione delle scuole (e basta vedere come vanno in pezzi) e la manutenzione delle strade provinciali (altro buco nero, su cui nascono continui scaricabarili con le regioni e i comuni), per cui non solo gli obiettivi non sono raggiunti, ma i 17 miliardi che le Province si cuccano ogni anno servono solo a mantenere i loro 61.000 dipendenti.
Del resto sono una realtà anomala mantenuta in vita solo come mangiatoia politica e contro la cui eliminazione si sono scagliati tutti i partiti, soprattutto Pd, Pdl e Lega, per continuare a prosciugare un’enormità di soldi pubblici.
Le Province sono una realtà che non esiste negli altri Paesi europei, un buco nero di puro spreco, tant’è che in entrambe le lettere della Bce all’Italia è stato chiesto di eliminarle, ma Monti non ha potuto farlo perché i partiti non hanno voluto, e massimamente Pd, Pdl e Lega.
Noi pensiamo, invece, che si dovrebbe mantenere e potenziare le Regioni, che meglio rispettano le tipicità socio-economiche ambientali e servirebbero meglio a una democrazia dal basso, purché fossero disegnate con criteri più equi (e non come oggi che un Molise, per es., o una Basilicata devono fronteggiare una Lombardia), in modo da unire realtà più piccole anche se non nel senso estremo delle 4 maxiregioni postulato da Miglio, mentre uniremmo tra loro i Comuni sotto i 1500 abitanti (abbiamo persino un Comune con 30 abitanti!)
Ogni Regione, infine, dovrebbe avere una proprio autonomia così da sconsigliare la trasmigrazioni a Regioni diverse per ottenere servizi dallo Stato, e dunque ospedali, consultori, università … e tutto quanto occorre perché il cittadino possa trovare nella sua Regione quello che gli occorre.


(Crimi)

MARCO TRAVAGLIO SUL BLOG DI BEPPE GRILLO

I 5 Stelle che han votato Grasso contro Schifani sapevano bene chi è Schifani e hanno scelto il meno peggio, cioè Grasso. Ma non avevano la più pallida idea di chi è Grasso, e questo è un bel problema. Specie per chi dice di informarsi sul web per sfuggire alla propaganda di regime. Se l’avessero fatto davvero, avrebbero scoperto che il dualismo Schifani-Grasso era finto. Schifani è sempre piaciuto al Pd, che infatti 5 anni fa non gli candidò nessuno contro, votò scheda bianca e mandò la Finocchiaro a baciarlo sulla guancia. Quando poi il sottoscritto raccontò in tv chi è Schifani, i primi ad attaccarmi furono Finocchiaro, Violante, Gentiloni, il direttore di Rai3 Ruffini e Repubblica.
Schifani era il pontiere dell’inciucio Pdl-Pd. Così come Grasso che, per evitare attacchi politici, s’è sempre tenuto a debita distanza dalle indagini più scomode su mafia e politica, mentre altri pm pagavano e pagano prezzi indicibili per le loro indagini. Nessuno l’ha scritto, nei soffietti al nuovo presidente del Senato: ma Grasso, quando arrivò alla Procura di Palermo nel 2000, si ritrovò Schifani indagato per mafia e lo fece subito archiviare (l’indagine fu riaperta dopo la sua dipartita). Così, un colpo al cerchio e uno alla botte, divenne il cocco del Pdl (che lo impose alla Pna, estromettendo per legge Caselli), del Centro (che voleva candidarlo) e del Pd (che l’ha candidato). Ma ciò che conta in politica non è la verità, bensì la sua percezione: perciò sabato era difficile per i grilli siculi non votare un personaggio da tutti dipinto come un cavaliere senza macchia e senza paura. Anche stavolta i media di regime ce la mettono tutta per fare il gioco dei partiti, con il sapiente dosaggio di mezze verità e mezze bugie e il dizionario doppiopesista delle grandi occasioni.
Leninismo. La regola base della democrazia è che si decide a maggioranza e chi perde si adegua o esce (salvo poche questioni che interpellano la coscienza individuale). Così ha fatto M5S sui presidenti delle Camere, decidendo a maggioranza per la scheda bianca. Ma, siccome non piace al Pd, la minoranza diventa democratica e la maggioranza antidemocratica. “Leninista”, dice Bersani, senza spiegare con quale metodo democratico è passato in 48 ore dall’offerta delle due Camere a Monti e M5S, al duo Franceschini-Finocchiaro, al duo Boldrini – Grasso.
Dissenso. Da che mondo è mondo il parlamentare che approfitta del segreto dell’urna per impallinare il suo partito è un “franco tiratore”. Ma, se è di M5S, la sua è una sana manifestazione di dissenso contro la pretesa di Grillo di telecomandarlo.
Indipendenza. Per vent’anni, se uno passava da destra a sinistra era un “ribaltonista”, mentre se passava da sinistra a destra era un “responsabile”. Ora, se un grillino porta acqua al Pd è un bravo ragazzo fiero della sua indipendenza; se resta fedele al suo movimento e ai suoi elettori, è un servo del dittatore Grillo.
Scouting. Quando B. avvicinava uno a uno gli oppositori per portarli con sé, era “mercato delle vacche”, “compravendita”, “voto di scambio”. Se Bersani sguinzaglia gli sherpa ad avvicinare i grillini uno a uno, è “scouting” e odora di lavanda.
Epurazione. Se Pd, Pdl, Udc, Lega espellono un dirigente che ha violato le regole, è legalità. Se lo fa M5S, è “epurazione”.
Rivolta. Ci avevano raccontato che Adolf Grillo e Hermann Casaleggio lavano il cervello al popolo del web e censurano sul blog i commenti critici (un po’ incompatibili col lavaggio del cervello). Ora scopriamo che c’è la “rivolta del web” pro-dissenzienti. Ma anche, dal sondaggio di Mannheimer sul Corriere, che il 70% degli elettori M5S è contro l’inciucio col Pd. Gentili tromboni, potreste gentilmente mettervi d’accordo con voi stessi e poi farci sapere come stanno le cose, possibilmente chiamandole col loro nome?”

15 CINQUESTELLE HANNO VOTATO GRASSO
Viviana Vivarelli

Le regole erano chiare: si discuta fin che si vuole dentro il gruppo di deputati o senatori, ma, dopo che la maggioranza ha espresso il suo voto, il gruppo appaia compatto all’esterno e tutti si adeguino alla scelta della maggioranza. Invece è avvenuto che 15 5stelle, per impedire la rielezione di Schifani, abbiano votato Grasso, permettendone la vittoria, contro la loro stessa maggioranza che aveva deciso scheda bianca. Ne è nato uno scandalo che è stato in parte sopito.
Ma questi voti dissidenti siano una lezione per il futuro!
Certo, le divergenze sono inevitabili. Dentro il gruppo deve valere la massima libertà di coscienza e deve esserci il massimo di discussione, ma, quando la maggioranza ha preso una decisione, questa deve apparire unanime all’esterno e non frantumata, o gli speculatori ci andranno a nozze.

15 TESTE CHE SI STACCANO DAL GRUPPO
PAOLO BECCHI DA BYOBLU

Su quanto successo nel M5S del Senato, Becchi loda il fatto che, dopo le candidature Franceschini-Finocchiaro, sia prevalso il buon senso di indicare due figure nuove per il Parlamento fuori dal quadro politico istituzionale (e questo grazie alla presenza del M5S). Bersani ha piazzato due personalità della sua coalizione, ma non “politiche”, con la Boldrini non è nemmeno del Pd ma di Sel. Per questo ha sacrificato la sua identità politica e anche i diktat di Monti che ha siglato la sua fine ingloriosa prima autocandidandosi a Presidente del Senato, poi votando scheda bianca per ripicca. Se presentare il neo assunto Grasso che abbandona le fila di B è discutibile per Bersani, anche la scelta di B di ripresentare Schifani è il segno della sua incapacità di comprendere quanto sta avvenendo.
Alla Camera il comportamento dei cittadini portavoce del M5S è stato coerente: il candidato è stato votato all’unanimità. Al Senato c’è stata una giusta discussione su Grasso ed è normale che ci sia, ma purtroppo è mancata, alla fine, una decisione unitaria e compatta, quando la linea maggioritaria dev’essere accettata da tutti, e questo è un principio fondamentale che deve essere ribadito. E invocare una presunta libertà di coscienza non risolve il problema.
A questo punto era opportuno il richiamo di Grillo. Si può discutere quanto si vuole dentro il gruppo, perché si è in democrazia, ma, alla fine, il gruppo deve apparire compatto sulla decisione di maggioranza, perché nessuno rappresenta se stesso, ma tutti insieme rappresentano 8 milioni di Italiani.
Ma sono i primi passi. Speriamo che in seguito vada meglio.

Si è polemizzato fin troppo su questo voto disgiunto, accusando, al solito, Grillo di dispotismo. Eppure non è difficile da capire come il libero arbitro e la personale visione debbano contemperarsi nell’univocità dell’espressione finale.
I momenti sono due: la discussione interna, e la dichiarazione finale esterna.
E’ giusto e doveroso che dentro il gruppo dei cittadini in parlamento ci sia un’ampia discussione in cui ognuno si esprime al suo meglio, ma, quando è stata raggiunta una decisione di maggioranza, deve essere obbligatorio che essa appaia come unanime e che non emergano divergenze personali, perché quei cittadini sono lì non ad esprimere pareri personali e senza mandato, ma una volontà unanime, di fronte alla quale il loro parere personale ha motivo di esistere solo prima della decisione presa a maggioranza e deve moderare ogni personalismo nel momento pubblico successivo.

PERCHE’ NO A GRASSO- MEMORIA STORICA

Borsellino e Falcone sono eroi simbolo della lotta alla mafia. Borsellino fu assassinato con gli uomini della scorta nella strage di via d’Amelio. Lavorò nel famoso pool antimafia che preparò il maxiprocesso che irrogò 19 ergastoli e 2.665 anni di pena a 360 mafiosi. Caponnetto lasciò il pool per motivi di salute e tutti (Borsellino compreso) si aspettavano che al suo posto fosse nominato Falcone, ma il CSM nominò Antonino Meli, sostenuto da Berlusconi, da sempre sospettato di essere in accordo mafioso, e ci fu il timore che il pool stesse per essere sciolto.
Borsellino dichiarò: “Si doveva nominare Falcone per garantire la continuità all’Ufficio… hanno disfatto il pool antimafia… hanno tolto a Falcone le grandi inchieste… la squadra mobile non esiste più… stiamo tornando indietro a 20 anni fa”. Per queste dichiarazioni rischiò un provvedimento disciplinare e fu messo sotto inchiesta.
Cosa dovrebbe dire oggi che Maroni ha disfatto la DIA, dipartimento speciale antimafia creato da Falcone?
Nel settembre del 1991, la mafia aveva già pronto il progetto per uccidere Paolo Borsellino. Nel maggio del 92, Fini disse ai suoi di votarlo come Presidente della Repubblica, ma fu eletto Scalfaro.
Il 23 maggio, un attentato dinamitardo sull’autostrada di Capaci tolse la vita a Falcone, a sua moglie e a 3 agenti della scorta.
Falcone aveva detto all’amico: “Convinciamoci! Siamo dei cadaveri che camminano”.
Borsellino fece dichiarazioni roventi per denunciare l’isolamento dei giudici e la mancata volontà da parte della politica di dare risposte serie alla lotta alla criminalità. Descrisse le ragioni che avevano portato all’omicidio del giudice Livatino e prefigurò la fine che ogni giudice “sovraesposto” era destinato a fare. Martelli gli chiese se si candidava alla Superprocura ma lui rispose con sdegno che non faceva carriera sui morti.
Nella sua ultima intervista parlò dei legami tra la mafia e l’ambiente industriale milanese e del Nord Italia, citando le indagini sui rapporti tra Mangano e Dell’Utri. Su Mangano disse che era una testa di ponte della mafia nel Nord d’Italia.
Fu ucciso il 19 luglio 1992 con un’auto piena di tritolo.
Diecimila persone parteciparono ai funerali privati di Paolo Borsellino. I familiari rifiutarono il rito di Stato, poiché la moglie accusò il governo di non aver saputo proteggere il marito e negò la presenza di politici. Grasso fu uno di quelli che vennero rimandati indietro.
Qualche giorno prima, i funerali dei 5 agenti di scorta si svolsero nella Cattedrale di Palermo, ma all’arrivo dei rappresentanti dello Stato (compreso il neo Presidente della Repubblica Italiana, Oscar Luigi Scalfaro), una folla inferocita sfondò la barriera creata dai 4000 agenti chiamati per mantenere l’ordine, la gente mentre strattonava e spingeva, gridava “FUORI LA MAFIA DALLO STATO”. Il Presidente della Repubblica venne tirato fuori a stento dalla calca, venne spintonato anche il capo della polizia.
Una settimana dopo la strage, la giovanissima testimone di giustizia Rita Atria, che proprio per la fiducia che riponeva nel giudice Borsellino si era decisa a collaborare con gli inquirenti pur al prezzo di recidere i rapporti con la madre, si uccise.
Il Gip di Caltanissetta ritiene che la trattativa stato mafia ci sia stata e che Borsellino fu ucciso perché secondo Riina, ostacolava questa trattativa.
E ora viene eletto alla seconda carica dello Stato, per volere del Pd, Grasso, uno che ha fatto la sua carriera per curare gli interessi di Berlusconi, amico dei mafiosi, e che nel corso del suo mandato ha oscurato processi eccellenti !!?? E’ una bestemmia.

BEPPE GRILLO

La scelta tra Schifani e Grasso era una scelta impossibile. Si trattava di decidere tra la peste bubbonica e un forte raffreddore. La coppia senatoriale è stata decisa a tavolino dal pdl e pdmenoelle. I due gemelli dell’inciucio sapevano perfettamente che Schifani non sarebbe stato eletto. I capricci di Monti che voleva diventare presidente del Senato, ma è stato costretto a prolungare il suo incarico di presidente del Consiglio e per ripicca aveva minacciato di votare Schifani, erano una pistola scarica. I giochi erano già fatti per mettere in difficoltà il MoVimento 5 Stelle. Qualcuno, anche in buona fede, ci è cascato. Lo schema si ripeterà in futuro. Berlusconi proporrà persone irricevibili, il pdmenoelle delle foglie di fico. Il M5S non deve cadere in queste trappole.
Comunque, il problema non è Grasso. Se, per ipotesi, il gruppo dei senatori del M5S avesse deciso di votare a maggioranza Grasso e tutti si fossero attenuti alla scelta, non vi sarebbe stato alcun caso.
In gioco non c’è Grasso, ma il rispetto delle regole del M5S.
Nel “Codice di comportamento eletti MoVimento 5 Stelle in Parlamento” sottoscritto liberamente da tutti i candidati, al punto Trasparenza è citato:
- Votazioni in aula decise a maggioranza dei parlamentari del M5S.
Non si può disattendere un contratto. Chi lo ha firmato deve mantenere la parola data per una questione di coerenza e di rispetto verso gli elettori.
..
GOGNE
Repubblica ha messo alla gogna una rappresentante del M5S che non ha risposto bene alla domanda su cos’è la Bce, dicendo che era la banca della comunità europea. BCE = The Bank Central European. Ma non mi pare che abbia sbagliato di molto.
Gli errori di quelli del Pd sempre intervistati dalle Iene sono stati molto più grandi
Ma Repubblica, ha silenziato le risposte imbarazzanti di tanti ignorantotti del Pd per sottolineare solo le risposte mancate della rappresentante del M5S
Alla faccia dell’informazione!!!

http://www.cadoinpiedi.it/2013/03/18/lo_straordinario_giornalismo_di_repubblica.html

SU PIETRO GRASSO
Viviana Vivarelli

Su Pietro Grasso ricordo che la Super Procura Nazionale antimafia è un organismo giudiziario istituito all’interno della Direzione Nazionale Antimafia (DNA) con compiti di consulenza e di coordinamento dell’attività delle procure territoriali antimafia, ma che i processi e le condanne si devono alle singole procure e ai magistrati che svolgono di fatto i processi. Per cui attribuire le stesse condanne direttamente a Grasso è erroneo. Non lui ha condannato tanti mafiosi, ma quei giudici che B in genere scredita e calunnia e i processi e le condanne non riguardarono imputati politici.
La Direzione Nazionale Antimafia fu istituita con la legge del 20 gennaio 1992 n.8 e il compito di coordinare le indagini relative alla criminalità organizzata; è diretta dal Procuratore nazionale antimafia (PNA), nominato direttamente dal CSM e si avvale, per il suo lavoro, delle indagini svolte dalla Direzione Investigativa Antimafia (D.I.A.) che dipende da Ministero. Il PNA non ha né il potere di indagine né quello dell’esercizio dell’azione penale. Ricordo anche che quell’incarico è tanto importante e tanto temuto dalle cosche da indurle a eliminare uno dopo l’ altro due candidati “naturali” alla Superprocura come Falcone e Borsellino. La Dna dispone di 20 sostituti procuratori e consta di 20 Procure distrettuali dalle quali dipendono i pool antimafia. Il superprocuratore, che sta in carica 4 anni, vigila affinché non ci siano rallentamenti nei processi o conflitti o inosservanze gravi di comportamenti. La nomina di Falcone e di Borsellino scatenò un mare di polemiche tendenziose che finirono col tritolo. La nomina di Grasso scatenò un altro tipo di polemiche soprattutto da parte di Magistratura democratica, perché la sua era stata una nomina politica, fortemente volta da Berlusconi (possibile che nessuno si sia chiesto perché?) che fece tre leggi apposta (giudicate anticostituzionali perché ad personam = legge anti-Caselli) per scalzare il legittimo aspirante Caselli e far eleggere a forza Grasso. Magistratura democratica la procedura come “viziata da gravi e decisive interferenze, con interventi forzosi che violavano le competenze del Consiglio”. L’aggressione politica, di B, alla legge per imporre la nomina sporcherà per sempre la figura di Grasso. Nei fatti, durante il suo mandato, fu fatto silenzio sulle responsabilità di Berlusconi nelle stragi di mafia del 92.
Grasso è una figura di B esattamente come Schifani.
Grasso interferisce con le inchieste sulla mafia. Schifani coi rapporti con la camorra. Due forze criminali a cui B deve molto del suo potere e che sono indissolubilmente intrecciate a lui. Già forzare un aut aut tra questi due personaggi è stata una decisione scellerata del Pd. Esultare perché per la seconda carica dello Stato è stato scelto il meno compromesso tra i due può essere sia possibile solo da parte di chi non conosce bene i fatti.
In realtà ci sono molte ombre sulla figura di Pietro Grasso, sulla sua nomina forzata, sul perché B lo abbia imposto a forza, sfidando la Consulta addirittura con leggi anticostituzionali, su quale accordo sia intercorso tra i due, su cosa Grasso ha promesso a B in cambio della sua nomina, sul perché nei 4 anni del suo mandato non è stata raggiunta alcuna verità sulle responsabilità di B e Dell’Utri nelle stragi di mafia del 92, o sul perché nei processi a Dell’Utri siano state respinte le confessioni dei pentiti e il processo stesso di Dell’Utri, che era accusato di essere il tramite tra B e la mafia, sia stato troncato limitandosi ai fatti prima del 92.
E’ discutibile la stessa dichiarazione di Grasso alla radio: “Darei un premio speciale a Silvio B e al suo governo per la lotta alla mafia. Ha introdotto delle leggi che ci hanno consentito di sequestrare in tre anni moltissimi beni ai mafiosi. Siamo arrivati a 40 miliardi di euro». Morosini, segretario generale di Magistratura democratica, disse: “Parole sconcertanti. Sui sequestri ci sono leggi collaudate già da qualche decennio e gli esiti positivi degli ultimi anni, in materia di aggressione ai patrimoni mafiosi, sono dipesi dallo spirito di abnegazione e dalla capacità professionale delle forze dell’ordine e della magistratura. E dobbiamo ricordare che la denigrazione sistematica del lavoro dei magistrati non può essere certo annoverata tra le azioni favorevoli alla lotta alla mafia». Il Codice Antimafia, poi, varato nel biennio 2010-2011, a detta di esperti, a livello accademico e giudiziario, brilla per inadeguatezze e lacune. B non ha fatto nulla in tema di evasione fiscale e lotta alla corruzione che sono i terreni su cui attualmente si stanno rafforzando ed espandendo i clan. Per non parlare delle leggi che hanno agevolato il rientro in Italia di capitali mafiosi nascosti all’estero (scudo fiscale approvato per soli 20 voti di scarto, grazie alle opportune assenze di deputati del Pd, tra cui d’Alema) e della mancata introduzione di norme in grado di colpire le alleanze nell’ombra tra politici e boss. Si aggiunga che non c’è stata nessuna novità in tema di lotta al riciclaggio e ci sono stati reiterati tentativi per indebolire il decisivo strumento investigativo delle intercettazioni. In altri termini, la politica antimafia del cdx è stata tanti proclami e poca sostanza».

CRISI PLANETARIA
Viviana Vivarelli

La crisi planetaria è il prodotto di un cinismo dei dominanti che ci massacrano, mentre il pianeta sta divorando se stesso, scambiando la propria protervia per successo. Un giorno i libri di storia, se ancora ci saranno, valuteranno questo Marchionne o questi governatori dei grandi sistemi bancari internazionali come gli Attila che hanno devastato tutta un’epoca.
Siamo ormai anni luce da un Henry Ford che diceva che i lavoratori dovevano essere pagati tanto da poter essere loro gli acquirenti delle auto che producevano. Il mondo si sta trasformando in una enorme cloaca dove tutti vogliono vendere, ma si delocalizza in modo così selvaggio da creare ulteriori povertà e da deprimere quelli che un tempo erano i compratori. L’egoismo solipsistico di ogni operatore del mercato porterà a un quadro dove la domanda sparisce e il mercato si autodistrugge. Il cinismo di ognuno sarà la rovina di tutti.
Come possiamo vivere in un mondo dove i meccanismi per vendere le merci distruggono la domanda delle merci stesse?
Là dove pochi vogliono solo arricchirsi a scapito di tutti gli altri, anche qui pochi finiranno per perire. Ma i sistemi bancari non fanno che sostenere questa follia, alimentando solo coloro che hanno più che troppo e deprimendo coloro che non posso dare sufficienti garanzie per poter andare avanti in quello che vorrebbero. Nessuna meraviglia visto che le banche sono possedute e dunque dirette da coloro che insieme al potere politico detengono il diritto al furto pubblico.
Un grande intellettuale russo diceva che Ford era il Marx del XX secolo: per aver colto la contraddizione e il rischio di lavoratori che oggi non possono più comprare quello che producono. Ma tutto questo è stato ignorato, dai magnati come dai partiti. E se oggi il massimo in cui possiamo sperare è la furbizia contadina di un Bersani che vuole continuare l’Agenda Monti portando avanti l’opera di distruzione del Fm, siamo messi proprio male.
.
Ecco una proposta facile facile di un 5stelle: un tetto ai superstipendi.
PROPOSTA DI LEGGE FACILE-FACILE:
Art. 1 : Nessun dirigente della P.A. può percepire un compenso uguale o superiore a quello del Presidente delle Repubblica.
Presidente della Repubblica: € 248.000,00

Solo da queste 22 persone uscirebbero 4 milioni l’anno, col solo tetto degli stipendi equiparati a quello di Napolitano. Provate a immaginare un’equiparazione su larga scala agli stipendi di omologhi europei, alle pensioni, ai vitalizi e alle liquidazioni..!
E qualcuno continua a chiedere da dove escono i soldi?
Escono, escono…
Escono dalle loro tasche ed entrano nei beni comuni

PERCHE’ NO D’ALEMA PRESIDENTE
Viviana Vivarelli

La scelta di Laura Boldrini, al di fuori degli schieramenti partitici, è felice.
La scelta di Pietro Grasso, personaggio che deve la sua carriera a B per difenderlo da scomodi processi attaccando solo un preciso settore della mafia ma silenziando i rapporti tra mafia e Stato, individuo che è passato dal Pdl al Pd come uno Scilipoti qualsiasi e solo per fare i propri interessi e avanzare nella propria carriera, è controversa.
Ma, se il Presidente della Repubblica deve essere persona unanimemente stimata e fuori dal gioco delle parti per mostrarsi equanime e non fazioso, D’Alema è l’ultimo nome da fare, soggetto molto discutibile e molto ambiguo, decisamente odioso, antipatico al suo stesso partito, supponente, iniquo, presuntuoso, traditore dei valori democratici e delle radici della sx, pronto a inciuciare per 20 anni coi poteri peggiori di questo Paese: il Pdl di Berlusconi, della P2, della mafia e delle cricche corrotte, e il mondo clericale altrettanto iniquo e corrotto dell’Opus dei.
Due prodotti di questi legami di D’Alema sono stati: con Berlusconi l’infame bicamerale che comprendeva il regalo delle televisioni, lo sdoganamento dei repubblichini, il silenzio sul conflitto di interessi, le opportune assenze in aula per far passare per pochi voti le peggiori leggi Berlusconiane, e i regali fatti costantemente al Vaticano, in cambio dei quali D’Alema è sempre stato invitato alle cerimonie dell’Opus dei, il braccio nero della Chiesa, ed è stato insignito del titolo di Vice Conte del Vaticano.
Basterebbero questi atti scellerati per condannare D’Alema ad una interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Il modo con cui ha diretto (malissimo) le sorti della sx moderata, comunque si chiamasse, distruggendo la sua identità, lo condanna nella storia come nemico di una grande filosofia sociale e politica di sx che avrebbe potuto far risplendere questo Paese salvando gli umili e i poveri e che invece ha allontanato sempre più dai suoi valori primari per difendere interessi di bottega, scempio del territorio, inciuci contro natura, interessi bancari, sostegno all’imprenditoria peggiore…

INCIUCIO NAPOLITANO-MONTI

Non è bastato a Napolitano lo scippo di democrazia che perpetrato a novembre?
Il Messaggero riporta uno scambio di sms tra Napolitano e Monti, a proposito della nomina del nuovo Presidente della Repubblica: “Caro Mario, presenta una tua candidatura, il Pd la accetterebbe”. E perché mai?
E poi uno si arrabbia se si dice che Bersani è “l’utile idiota” dell’alta finanza.
Bersani non fa che ripetere: “Farò un Governo Monti, ma senza Monti”. Ma chi lo vuole Monti?? ma chi lo cerca? Ma chi lo vuole il proseguimento dell’Agenda Monti? Non ha forse fatto danni abbastanza? Il 90% del popolo italiano ha votato “contro” Monti. Possibile che sia solo Bersani quello che non lo capisce. Quel Bersani che, dopo che il 97% degli elettori aveva detto di No con referendum alla privatizzazione dell’acqua, esattamente “il giorno dopo” ebbe la faccia di ripresentare una legge a favore della gestione privata dell’acqua pubblica!!!??
Bersani! Ma ci sei o ci fai????? E i piddioti sono così idioti o così malmessi da non arrivare a capire dove ci butta, il voto a Bersani??
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ILVO DIAMANTI

(E’ erronea la previsione) di rapida disintegrazione del M5S, in Parlamento e, dunque, in ambito politico e sociale – considerandolo un partito come gli altri. Una “organizzazione” di politici più o meno professionalizzati, tenuti insieme da un’identità e da interessi comuni, sempre più deboli. Vulnerabili di fronte alle tentazioni e ai privilegi del potere. Un po’ come i leghisti, giunti in Parlamento “padani” e divenuti rapidamente “romani”. Ma il M5S non è un partito come gli altri. È una Rete. Non solo perché si è sviluppato attraverso il web e i meetup. Ma perché è cresciuto nel tessuto dei gruppi e dei comitati locali impegnati sui temi dei beni comuni, dell’ambiente, dell’etica pubblica. In altri termini, è una “rete” di esperienze e di attori “volontari”. Perlopiù giovani, che operano su base locale. Da tempo. Certo, Roma e le aule del Parlamento sono grandi. Ma il legame con i mondi e le reti sociali di appartenenza lo è altrettanto. Per ora, molto di più. Chi pensa di “reclutarli” – con la promessa di ruoli e incarichi – sbaglia di grosso. Non avverrà.
D’altro canto è difficile che possano rispondere al richiamo del Capo, in ogni occasione e che possano accettare il modello della democrazia diretta e del mandato imperativo imposto da Grillo. Perché, presentandosi alle elezioni, hanno accettato le regole e i principi della democrazia rappresentativa. Perché non è facile individuare le domande degli elettori che li hanno eletti, che sono molto diversi dal punto di vista socioeconomico e politico. Un terzo dei suoi elettori, infatti proviene da cdx. Altrettanti da csx. Inoltre, è la forza politica più votata dagli operai ma anche dagli imprenditori, dai lavoratori, dai disoccupati, dai lavoratori autonomi, dai liberi professionisti e dagli studenti. Difficile rivolgersi e riferirsi, direttamente, a un elettorato tanto eterogeneo.
Anche la “fedeltà” al Capo è una pretesa difficile da esigere. Perché, come il M5S non è un partito coeso, strutturato. Che possa venire controllato dall’alto e dal centro. E non è un partito “personale”, come FI, Pdl o Idv. Gli eletti, gli attivisti, non rispondono solo o direttamente al Capo. Perché non sono stati scelti da lui. Ma dagli altri attivisti e seguaci, con cui avevano un rapporto stretto e diretto, anche prima. Con loro – e non con Grillo – si instaura il legame di fiducia alla base del loro impegno e della loro azione. Insomma, il M5S non è un partito “tradizionale” ma nemmeno un partito “personale”. Senza Grillo non esisterebbe. Grillo, però, è il proprietario del marchio, ma non il “padrone” di un’azienda-partito, di cui gli eletti sono i dipendenti.
In effetti il M5S, mi rammenta un autobus con passeggeri diversi, con destinazioni diverse. Uniti, in questa fase del percorso, da una comune destinazione intermedia. Destrutturare il sistema dei partiti della Seconda Repubblica. Incapaci di cambiare le logiche della Prima. Grillo li ha raccolti e accolti. Insieme agli altri, saliti in precedenza. Interessati ad arrivare altrove e più lontano. Nella Terra dei Beni Comuni. Grillo è un Altoparlante. Un Autista. In grado di scagliare il suo “Mezzo” contro il muro del Vecchio che Resta. Ma, appunto, un Mezzo. Usato, in parte, da elettori e militanti, per i loro “fini” specifici. Non per il Fine generale.
Per questo i suoi elettori, ma anche i suoi eletti, gli attivisti e i militanti, non si sentono vincolati al mandato imposto dal Capo. E scelgono liberamente, “secondo coscienza”. E’ accaduto per Grasso. Avverrà lo stesso in altre occasioni analoghe. Né la minaccia del conducente di abbandonare la guida dell’autobus farà loro cambiare opinione. Senza che ciò significhi confluire nel Pd o in un altro gruppo e partito. La seconda Repubblica è finita. I passeggeri dell’autobus di Grillo lo hanno dimostrato. Ma dove andranno, dove scenderanno. E dove arriverà e si fermerà l’Autobus: non è possibile stabilirlo. Non lo sa nessuno. Di certo, neppure Grillo.

PERCHE’ NO BONINO PRESIDENTE
Viviana Vivarelli

Sento spesso chiedere la candidatura della Bonino a Presidente della Repubblica.
Perché aborrisco questa richiesta:
-perché Emma Bonino, malgrado tutto l’ottimo lavoro svolto in campo internazionale e tutti i suoi attestati, appartiene all’ultradestra
-perché odia i diritti del lavoro e la difesa dei beni comuni e vorrebbe l’abolizione dello statuto dei lavoratori e dei contratti nazionali
-perché è sempre stata invitata alle riunioni del club Bilderberg, che è il più grande gruppo di attacco alla democrazia sferrato dal potere finanziario negli ultimi 60 anni
-perché se gli ideali sociali dei radicali sono eccellenti, il loro programma economico e terrificante e di ultradestra, e il Presidente della Repubblica dovrebbe stare sopra le parte e non parteggiare per la finanza internazionale ed essere il rappresentante di una minoranza di magnati o speculatori mondiali
-perché la maggioranza degli elettori di questo Paese non è di estrema destra e ha valori in fatto di economia e di lavoro che sono opposti a quelli dei radicali
-perché su 50 milioni di elettori, i radicali hanno preso 991.000 voti, lo 0,7% del totale, e non si può porre come Presidente qualcuno che esce da un partito così poco popolare
-perché col suo partito la Bonino è passata da un polo a un altro, prendendo una barcata di soldi da entrambi
-perché, pur facendo parte del csx, col suo partito ha rallentato la caduta di B rifiutandosi di uscire dall’aula quando l’opposizione decise di farlo per dimostrare a B che non aveva i numeri per governare

Mi pare che di ragioni per non candidarla ce ne siano abbastanza.
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JUNK! A UN PASSO DALLA SPAZZATURA
Loretta Napoleoni

L’agenzia di certificazione Fitch ha declassato l’Italia a BBB+, una sigla che solo gli addetti ai lavori capiscono pienamente. A noi basta sapere che siamo ad un passo dal giudizio ‘spazzatura’, la certificazione junk, quella che si dà ai paesi senza speranza. Quali i motivi e le conseguenze per noi Italiani?
Con un debito pubblico superiore a 2 mila miliardi ed un’economia che si è contratta complessivamente del 2,6% nel 2012 e del 2,8 nell’ultimo trimestre del 2012, non si capisce bene come il Paese riuscirà a servire questo debito. Nel rapporto di Fitch non si parla esplicitamente del Fiscal Compact, ma è chiaro che questo pesa sulle aspettative future. Se bisogna scorporare dalla spesa pubblica ogni anno 50 miliardi di € è chiaro che l’impatto sull’economia sarà negativo. E infatti le previsioni di Fitch sono per un’ulteriore contrazione del Pil nel 2013, probabilmente pari al 2%.
La recessione si fa sentire anche sul mercato azionario italiano. Le quotazioni delle nostre imprese sono scese del 10% dal picco registrato nel gennaio del 2013, mentre l’interesse sulle obbligazioni decennali (4,64%) è salito ed è arrivato quasi ai livelli di quelle spagnole (4,76%). Nel giro di qualche settimana insomma il costo del finanziamento del nostro debito è aumentato di un punto percentuale. All’asta dei 5 miliardi di € indetta del Tesoro, questo potrebbe anche superare quello spagnolo.
Tra i motivi del declassamento c’è anche l’incertezza politica a seguito delle elezioni. Fitch non si esprime a riguardo, ma è chiaro che le aspettative erano per una vittoria congiunta Bersani-Monti e per la creazione di un governo molto simile a quello tecnico dello scorso anno. Assurdo? Come si fa a vedere positivamente un governo che nel 2012 ha fatto peggiorare tutti gli indicatori economici? La risposta è semplice: tale governo garantisce che la gestione della crisi sia nelle mani giuste: BCE, Unione europea e Consiglio d’Europa. L’Italia così guidata finirebbe come la Grecia, una nazione certamente declassata a livello di spazzatura, che però non ha prodotto la temutissima implosione dell’€.
E veniamo alle conseguenze del declassamento per noi italiani. La più importante è l’ulteriore contrazione del credito. Le banche italiane faticheranno sempre di più a raccogliere denaro perché gli investitori stranieri saranno sempre più reticenti ad investire in Italia. Nel rapporto di Ficth si parla anche di fuga di capitali dall’Italia, di risparmiatori ed investitori che hanno portato le proprie ricchezze fuori, di contrazione della raccolta del risparmio e di un aumento dei fallimenti.
Eppure, nonostante questo scenario drammatico non si è verificata quell’isteria che ha caratterizzato l’autunno del 2011, quando il costo del finanziamento del debito pubblico è arrivato al 7%. Perché? Perché esistono alcune valvole di sicurezza che allora non esistevano: il fondo salva stati e la garanzia della BCE che farà di tutto per tenere basso il costo del finanziamento. Ma si tratta di valvole che nessuno ha ancora testato.
Funzioneranno? Lo sapremo a breve, perché nei prossimi mesi dovremmo usarle.
..
Dopo la buffonata dei 314 deputati del Pdl che votarono che Ruby era la nipote di Mubarak, le pagliacciate del Pdl non hanno mai fine. Berlusconi sfugge ai processi accampando un legittimo impedimento del tutto ridicolo: una banale congiuntive per cui si fa ricoverare nell’ospitale San Raffaele. E’ proprio il caso di dire: non sa più cosa inventarsi. Intanto i suoi 150 deputati occupano in maniera altrettanto ridicola la zona antistante il Tribunale di Milano per protestare contro la persecutivo togarum. Non si sa se ridere o piangere. Ma a cosa sono costretto questi tapini dal loro capo pur di conservare il cadreghino?

(Per apparire sofferente è bastato che non si rifacesse il trucco)

BEPPE GRILLO E L’UVEITE

L’uveite, una malattia che ha molto a che fare con la vendemmiata di processi dello psiconano, è un’infiammazione di parte o di tutta la tunica media (vascolare) dell’occhio o che interessa le altre tuniche (sclera, cornea e retina). Rinchiuso in una suite di 200 metri quadri del San Raffaele, B è curato giorno e notte amorevolmente, alla porta di uscita c’è un appuntato dei Carabinieri per evitarne forse la fuga. Silvio ammira dalla finestra la cupola enorme con l’angelone voluta da Don Verzè, più grande di quella di San Pietro. Forse riflette sulla caducità degli esseri umani, sulla sorte effimera che aspetta ognuno di noi, come è successo a Don Verzè e a Mario Cal, sul destino cinico e baro che attende Mediaset, la sua creatura prediletta. Chissà a cosa pensa, novello Argante di Molière.
Fuori, i parlamentari del Pdl si sono recati al Tribunale di Milano in segno di protesta, a tenere una conferenza stampa contro le “visite fiscali”, i “processi ad orologeria” e le “toghe rosse”. Una lunga fila di deputati e senatori è entrata nell’edificio e si è fermata davanti all’aula dove si tiene il processo Ruby come gesto di sfida. Non vi è stata purtroppo alcuna retata favorita dall’evento. I parlamentari del pdl sono ancora convinti che Ruby sia la nipote di Mubarak, come hanno dimostrato a suo tempo con il voto in Parlamento, per questo assediano la magistratura, sono in buona fede. Si aggrappano a un vecchio signore che perde i pezzi come a un salvagente di marmo. Non hanno del resto alternative. Sparirebbero. Lo terranno insieme fino all’ultimo come la mummia di Lenin per esibirlo nei talk show con un altoparlante nascosto “No IMU, no IMU, no IMU”.
B ha paura di fare la fine di Bottino Craxi, ma sarebbe invece la sua fortuna. In fuga sulle spiagge tunisine piene di Ruby senza la rottura di coglioni quotidiana dei suoi questuanti. Senza Ghedini, Alfano, Gelmini, senza Biondi, Gasparri, Cicchitto, Brunetta e soprattutto D’Alema Un paradiso terrestre. Si faccia condannare al più presto senza attenuanti e, prima dell’arresto, si dia alla latitanza. Ci guadagnerà in salute. Guarirà dall’uveite e gli italiani guariranno finalmente dall’orchite con cui li affligge da vent’anni.
Ps: tutta la mia solidarietà ai magistrati di Milano

FILM ‘PIETRA PESANTE’
Domodama. By Samina

A Palermo la prima di “Pietra Pesante”, di Davide Gambino.
Non aggiungeremo parole a tutte quelle che sono state già dette e che ancora arriveranno; non vi diremo nulla né del protagonista né del regista: vorremmo soltanto riprendere alcune straordinarie suggestioni del film in cui abbiamo colto poesia pura.

Il Bianco: è latte che caglia e diventa ricotta.
E’ gesso che addensa ricordi di pecora viva.
E’ lana di gregge, mucchio di ossa; luna nel cielo, pietra.
E’ neve che copre il paesaggio in fiocchi di luna.
E’ lapide di marmo che copre la tomba di un padre e ne sostiene la mano di bronzo. E’ un calco, ma prima era una mano. E’ stata carne, poi argilla, poi gesso, poi cera, poi bronzo incandescente – ce n’è voluto prima che si raffreddasse e si facesse metallo e rimanesse là insieme alla rabbia, all’amore, al rispetto, alla vita trascorsa, al volto di bronzo anche quello, la nuca che sembra reale.
Il Rosso: è sangue vivo.
Sangue di pecora e di agnello e di Cristo.
Lo Sguardo: è quello tra cane e padrone e tra padrone e mula, è intimo e segreto, muto, tenero.
O quello di una Madonna impietrita nell’assurdo dolore di un figlio morto.
La Terra: è verde o bianca ma sempre viva, e l’acqua la rende feconda.
La terra nutre le pecore che la trasformano in latte, ma non solo quelle. Si vede anche un piccolo topo gentile, un gatto sornione, uno stercorario che come Sisifo fa rotolare una grossa palla di sterco che fa rotolare lui.
Le pietre sono le ossa della terra e sono nel nome della famiglia – ma le ossa della madre sono ben più sono più pesanti delle pietre.
A volte si spezzano, le ossa, e nemmeno uno sguardo di madre regge.
Anche le braccia del Cristo morto sembrano spezzate, e la Madonna guarda dritto davanti a sé, non può far nulla neanche lei per quel Figlio suo.
Lorenzo è il protagonista: ha il nome di un Re e del Santo della notte in cui cadono le stelle.
Le pecore sono come le stelle e come le pietre e il cielo si specchia sulla terra.
Lorenzo aveva un padre, Libero, che ora è diventato figlio.
La storia di Lorenzo Reina, vista attraverso gli occhi di Davide Gambino, è una fiaba che la voce di Lorenzo rende ammaliante e la musica sottolinea.
E’ semplicemente bella.

Ripresa dal blog http://iglicinidicetta.blogspot.it/

RIDIAMARO : – )

Spinoza
Il nuovo Papa è laureato in filosofia. Be’ dai, almeno uno ha trovato lavoro.
.
Obama: “È il paladino dei poveri”. Così adesso siete in due.
.
Giannino si è inventato un curriculum, ma prima di lui Bossi una nazione e B una nipote (Spinoza)
.
e Bersani addirittura si è inventato che il Pd è di ultradestra!!
e Monti che a forza di austerity si progredisce!
.
Non c’è che dire: siamo un paese di poeti, di ballisti e di inventori!
.
Calendario
jena@lastampa.it
Le prossime elezioni si terranno il 24 febbraio, quelle successive un mese dopo.
…..
Che bello! Si vota in primavera! Dopo la primavera araba, abbiamo la famosa ‘primavera italiana’!
.
Abbindolatori
jena@lastampa.it

Se gli italiani non si facessero più abbindolare, la Chiesa dovrebbe dichiarare fallimento.
………..

(Se gli italiani non si facessero più abbindolare, tutta la politica avrebbe già dichiarato fallimento)
.
Continua l’afflusso di persone che vanno agli sportelli del fisco a reclamare indietro l’Imu.
Potrebbero anche andare all’AGIP a richiedere il bollo. O all’USSL i ticket. O agli uffici del lavoro per quel milione di posti vacanti. Senza parlare delle tasse da riprendere indietro. Siamo un paese di coglioni. Già che ci sono potrebbero chiedere indietro anche i loro cervelli.
.
Miguel Mosé
Lancio di uova e pomodori contro Oscar Giannino.
E’ il nuovo paniere dell’Istat.
..

http://www.spinoza.it/wp-content/uploads/2013/02/vaticano2.png

.
Spinoza
Un papa che si dimette per il bene della Chiesa è come un pilota che si paracaduta per il bene dei passeggeri
.
Dimissione del Papa
Tra i messaggi dei leader politici spicca quello di Oscar Giannino: “Santità, le usa ancora quelle stole?”
.
Si prospetta un conclave in contemporanea con la formazione del governo. Che è un po’ come avere X-factor e Amici la stessa sera.
.
Viviana

Le lauree si comprano in Albania
i soldi si trafugano in Tanzania
un paio di lauree false non si nega a nessuno
La Lega applaude il Berlusca, l’amico di sempre
e con lui Mafia, camorra, cricche corrotte e P2,
evasori, concussori, corrotti e corruttori,
l’etica in fondo è solo una convenzione,
le cene bordello sono serie e eleganti,
i soldi nei paradisi fiscali ce li hanno tutti,
qualche escort nel consiglio ci sta bene,
in parlamento viva il liberi tutti
rubare è bello e truffare elegante
e ora anche le tangenti sono riabilitate.
E’ la nuova morale sociale della Lega
che andrebbe bene a Rebibbia
ma pure a san Vittore
In fondo sono delinquenti solo i ladri di rame
è una soddisfazione, però avere le idee così chiare
e se vuoi diventare famoso
mettiti un farfallino
e qualche Confindustria che ti paga i conti
riuscirai sempre a trovarla
..
Scrive Vox

In fondo che cos’è una tangente?
«Un apostrofo – direbbe Cirano-
Tra un mafioso e un delinquente!»
Quant’è romantico il Caimano !

«Se lo dice lui – dice la gente-
Forse non c’è proprio niente di strano!»
Mentre qualcuno più intransigente
vuole dimettersi da italiano!

Un pizzo, dolce come la carezza,
un bacio, come s’usa tra mafiosi,
che può tirarti su, fin all’altezza

di uomini potenti e famosi.
Se non prendi mazzette da qualcuno,
per B … non sei nessuno!

..
Viva La Lega! Viva B!
Viva i vecchi e i nuovi ladroni!
Se non si ruba in compagnia
o sei uno scemo o sei una spia
..
Quello che non ho capito è:
ma di tutte quelle scope verdi
cosa ne fanno?
.
Otto
jena@lastampa.it

Al Papa sono serviti
otto anni per capire
di aver fallito,
a Monti basteranno
altri otto giorni.
.
Susanna segnala
Da Fruttero e Lucentini “La prevalenza del cretino”

Poco interessanti catene di cause e effetti terapeutici, dietetici, sociali, politici, tecnologici spiegano l’esponenziale proliferazione della “bêtise”. Figlia del progresso, dell’idea di progresso, essa non poteva che espandersi in tutte le direzioni, contagiare tutte le classi, prendere il sopravvento in tutti i rami dell’umana attività. È stato grazie al progresso che il contenibile «stolto» dell’antichità si è tramutato nel prevalente cretino contemporaneo, personaggio a mortalità bassissima la cui forza è dunque in primo luogo brutalmente numerica; ma una società ch’egli si compiace di chiamare «molto complessa» gli ha aperto infiniti interstizi, crepe, fessure orizzontali e verticali, a dx come a sx, gli ha procurato innumeri poltrone, sedie, sgabelli, telefoni, gli ha messo a disposizione clamorose tribune, inaudite moltitudini di seguaci e molto denaro. Gli ha insomma moltiplicato prodigiosamente le occasioni per agire, intervenire, parlare, esprimersi, manifestarsi, in una parola (a lui cara) per «realizzarsi».
Sconfiggerlo è ovviamente impossibile. Odiarlo è inutile. Dileggio, sarcasmo, ironia non scalfiscono le sue cotte d’inconsapevolezza, le sue impavide autoassoluzioni (per lui, il cretino è sempre «un altro»); e comunque il riso gli appare a priori sospetto, sconveniente, «inferiore», anche quando agghiacciante fenomeno vi si abbandona egli stesso. Il cretino è imperturbabile, la sua forza vincente sta nel fatto di non sapere di essere tale, di non vedersi né mai dubitare di sé. Colpito dalle lance nostre o dei pochi altri ostinati partecipanti alla giostra, non cadrà mai dal palo, girerà su se stesso all’infinito svelando per un istante rotatorio il ghigno del delirio, della follia.
..

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