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MASADA n° 1559 19-8-2014 LA LOTTA DEI RICCHI CONTRO I POVERI

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Blog di Viviana Vivarelli

Un Paese per ricchi abitato da poveri- Evasione fiscale e corruzione, e complicità del governo con chi ruba – Furti legalizzati sulle grandi opere – L’iperliberismo e il furto planetario – In Europa tocca il suo peggio con l’Italia di Renzi e B – Contro la crisi Renzi parla di diminuire i salari e annientare i diritti del lavoro – L’Europa è un grande paradiso fiscale – Si esportano capitali illeciti per 30.000 miliardi di dollari, quanto basterebbe a salvarci tutti- Ma la Bce comanda di tartassare i poveri – E’ il disegno iperliberista che si realizza – E gli elettori sciocchi pure lo votano – Metà del debito pubblico Italiano è nascosto in Svizzera – Dov’era il Pd quando B faceva passare lo scudo fiscale? – E come mai Renzi di fondi neri non parla mai?- Perché non vieta alle grandi società di prendere sede in un paradiso fiscale? – Perché una grande società paga lo 0,05% di tasse e un piccolo imprenditore il 70%? – Tutta l’economia mondiale è controllata da 50 multinazionali, 25 sono americane, in testa ci sono le banche che hanno gestito i derivati e creato la crisi- L’economia parallela di cui non ci dicono nulla – Pd e Pdl hanno eletto Junker, capo del paradiso fiscale del Lussemburgo – Il nostro debito pubblico può sparire in 10 anni se si combattono evasione fiscale e corruzione – Nel 2020 la quota di evasione scoperta ma non riscossa sarà di 800 miliardi- Il Finanz-capitalismo – Le banche ombra – Siamo alla Terza Guerra Mondiale- Scommettono che l’Argentina fallirà e un giudice americano tenta di dichiararla fallita – L’attacco a Di Battista, reo di aver detto la verità

Oggi, 19 agosto 2014, è l’Overshoot Day (Giorno del superamento), il giorno in cui l’umanità ha finito di consumare le risorse (cibo, legname, aria pulita ecc.) che il nostro pianeta è capace di produrre in un anno in modo rinnovabile. Da oggi l’umanità, per arrivare al 31 dicembre utilizzerà le scorte del nostro pianeta sovrasfruttandolo. In altre parole è come se una famiglia, al 19 di agosto, avesse già speso tutti i soldi che guadagna nel 2014 e per sopravvivere desse fondo ai suoi risparmi. Una cosa del genere non può andare avanti all’infinito!
E intanto il fronte delle guerre si allarga. L’Italia manda armi e truppe per aiutare i curdi. Il Papa dice che siamo già nella terza Guerra Mondiale. E, come sempre, il problema che sta distruggendo il mondo si chiama ‘Lotta dei Ricchi contro i Poveri’.
In questa lotta, in Italia, gli elettori stupidi e disinformati parteggiano per i ricchi aiutando la propria autodistruzione.

NUNZIA PENELOPE

Il blog di Nunzia Penelope (Giornalista de Il fatto Quotidiano) è
http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/npenelope/

L’Italia è in stallo, i bilanci in crisi, la produttività arretra, gli investimenti mancano
Ma cronache e istituti di ricerca ci raccontano di un’economia ogni giorno più inquinata, che affoga nell’illegalità.
La giornalista Nunzia Penelope, con un’enorme documentazione di prima mano e un grande mestiere di divulgatrice, raccoglie e classifica tutte le forme d’illegalità economica, risalendo al totale: quanto ci costano ogni anno l’evasione fiscale, il lavoro nero, gli abusi edilizi, la corruzione, la grande criminalità, il riciclaggio e gli altri reati finanziari e in che modo divorano la nostra ricchezza.
Come cambierebbe il Paese se l’illegalità tornasse anche solo ai livelli fisiologici?
Quanti tagli a sanità, istruzione, pensioni potremmo evitare?
Le cifre sono da capogiro e ci danno tutta la gravità della situazione, dicendoci che se mai riuscissimo a cambiar rotta, avremmo un’Italia più ricca e più sana, con molte più risorse a disposizione per affrontare il futuro.
“Un paese ricco, abitato da poveri: questa è l’Italia della crisi. Un paese che ha una ricchezza privata da 9.000 miliardi, quasi 5 volte il debito pubblico: ma il debito è di tutti, la ricchezza di pochi. I 10 Italiani più ricchi possiedono quanto i 3 milioni più poveri, i primi 20 manager guadagnano quanto 4.000 operai, mentre gli stipendi medi sono a un soffio dalla soglia di povertà e mettono a rischio la sopravvivenza dei fortunati che hanno ancora un lavoro”.
Incrociando i dati economici con l’osservazione di fatti e tendenze, la Penelope mette a confronto l’Italia di chi può avere tutto con quella di chi non ha più niente. Ne emerge un paese in cui la disuguaglianza ha raggiunto record impensabili, in cui convivono chi colleziona case e chi vive in camper, chi fa shopping col jet privato e chi non può fare nemmeno la spesa..
Quanto potrà durare tutto questo, prima che esclusi rivendichino la loro parte?

L’iperliberismo ha creato e protetto un colossale furto planetario, un bottino senza precedenti: 30.000 miliardi di dollari, il doppio della ricchezza prodotta ogni anno dagli USA o dall’Europa. È un capitale che sfugge a qualunque controllo e fisco, una sottrazione di risorse inarrestabile che sta mettendo in ginocchio l’economia mondiale. Una buona metà di questo tesoro è posseduta da meno di centomila soggetti: una élite globale potentissima che unisce i soliti noti (evasori del fisco, speculatori di ogni risma e organizzazioni criminali) a grandi multinazionali e banche d’affari, non esclusi i «campioni» della nostra industria nazionale o i promotori del capitalismo «virtuoso» della Silicon Valley.Tutti clienti ideali dei paradisi fiscali: un mondo parallelo le cui dimensioni non sono mai state calcolate adeguatamente, ma che si ritiene contenga oltre un terzo di tutta la ricchezza mondiale.
La Penelope, attingendo a fonti e documenti di solida attendibilità, ha indagato il lato oscuro del capitalismo su scala globale e, oltre a offrire una chiave di lettura inedita della gigantesca redistribuzione della ricchezza verso l’alto cui stiamo assistendo, traccia il profilo di una nuova guerra mondiale, quella del fisco, che vedrà confrontarsi l’esercito di coloro che pagano le tasse e quello di un’economia che vive al riparo da ogni regola.
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Viviana
I vari G8,anche se ogni tanto accennano al problema dell’enorme tesoro rubato ai popoli e che grava sulle spalle dei più deboli,si guardano bene dallo sferrare una guerra all’evasione, perché quelli che comandano sono tra gli stessi ladri ed evasori che dicono di voler punire. La guerra all’evasione fiscale è l’unica guerra santa e giusta.
I detrattori di Grillo e Casaleggio dicono che essi si guardano bene dal proporre rimedi fiscali per proteggere i loro stessi bottini illeciti. Cosa si aspetta per dimostrare il contrario?
Il momento migliore è ora che Renzi propone di abbassare i salari: ci può essere qualcosa di più orrendo?

Nunzia Penelope scrive: “Il PIL dell’Italia è circa 1500 miliardi di euro ma nei paradisi fiscali oggi giace, grosso modo, l’equivalente di vent’anni della nostra ricchezza nazionale. Vent’anni di lavoro e di stipendio di tutti i nostri lavoratori, di prodotto di tutte le nostre fabbriche e aziende, di tutte le attività commerciali, di tutti i beni comprati e venduti, di tutte le case costruite, di tutta la spesa pubblica per sanità, scuola…”

“In Italia gli Agnelli, Bulgari, Delvecchio, Marzotto, Gruppo Pesenti, Gruppo Prada, Dolce e Gabbana, la famiglia Riva, la famiglia Rocca, i Montezemolo, i Della Valle, i Ferrero della Nutella e persino i Delonghi del Pinguino; l’elenco è molto lungo e tutti hanno una rete di società, di cui l’ultima sta sempre in Lussemburgo, Olanda, in paesi a fiscalità privilegiata; però se io ho la fabbrichetta di tubi in Valtellina non la posso portare da nessuna parte e quindi io mi becco la tassazione al 70%, mentre i grandi gruppi no. “
Siamo, come al solito, alla caccia disperata di soldi, l’Italia si prepara a una manovra in autunno, la Germania sta rallentando anche se il suo PIL è positivo e non è in recessione come noi, si profilano tempi durissimi, tutti a caccia di soldi e di capitali, ma stranamente non li vanno a cercare nell’unico posto dove ci sono, cioè nei paradisi fiscali. Non occorre andare alle Cayman, basta andare molto più vicino. Ovviamente in Svizzera, ma anche in Lussemburgo, in Liechtenstein, in Austria, persino in Germania. Ci sono reti di banche particolari dove vige un segreto bancario come quello svizzero. In pratica l’Europa è un grande paradiso fiscale a cielo aperto, la stessa Europa che piange miseria e che sta alle prese con la crisi ormai da 7 anni, non si sa per quale motivo non fa nulla per recuperare le sue sostanze.
Nei paradisi fiscali c’è il più grosso bottino della storia, si parla di 30.000 miliardi di dollari, una cifra che rappresenta tutta la ricchezza prodotta in un anno in Europa e negli Stati Uniti; noi. come Italia. contribuiamo parecchio a questa ricchezza, perché secondo una ricerca della Banca d’Italia, siamo in testa alla classifica di esportazione di capitali illeciti. La maggiore parte dei nostri capitali illeciti come è noto va a finire in Svizzera, però ci sono degli interessi particolari che impediscono di riportare a casa i soldi svizzeri e diciamo che lo stock di denaro Italiano accumulato nei decenni in Svizzera ammonta a circa mille miliardi. Se teniamo conto che il nostro debito pubblico è di due mila miliardi, praticamente metà sta nascosto in Svizzera; non lo so, forse bisognerebbe fare qualche cosa per riprenderseli.
Questi enormi capitali hanno tre origini, arrivano dalle grandi multinazionali, che li portano lì grazie alle leggi favorevoli che consentono loro di farlo, dall’evasione fiscale, anche lì sfuggendo alle maglie del fisco di tutti i paesi, e poi dal crimine organizzato.
I canali che trasferiscono i capitali da un Paese all’altro sono sempre gli stessi: banche, istituzioni finanziarie, professionisti, come notai, commercialisti, etc., che trattano indistintamente questi soldi che provengono da queste tre fonti. Questo significa che la commistione tra economia pseudo pulita e sporca ormai è assolutamente totale, per cui c’è metà dell’economia mondiale che cuoce nello stesso calderone dei paradisi fiscali.
I paradisi fiscali di per sé sono legali, tanto è vero che hanno sede in un paradiso fiscale praticamente tutte le grandi società Italiane, tutte le regine della Borsa, tutte, dall’Enel all’Eni, alle principali banche Italiane, Banca intesa, Unicredit, tanto tutte sedi in qualche paese offshore.
Il problema è che sono queste società a non essere trasparenti, cioè nel momento in cui crei una società offshore poi nessuno ci può mettere il naso, quindi ci puoi fare quello che vuoi.
Quale è la differenza? Che questi, lasciando perdere quelli del crimine, sono capitali esentasse, perché la grande multinazionale che grazie agli accordi con l’Irlanda piuttosto che con il Lussemburgo, riesce a pagare un’aliquota fiscale dello 0,05% rispetto al piccolo imprenditore che paga il 70% del prelievo fiscale, poi è chiaro che si può permettere di riportare i capitali qui e di fare ulteriori investimenti. Del piccolo imprenditore ovviamente poi uno si lamenta perché in Italia non investe più nessuno, ti credo, nessuno ha più una lira.
In Italia si è cercato di fare una legge seria in modo che vengano pagate tutte le tasse arretrate sui soldi portati in Svizzera o in altri Paesi, ma soprattutto pretende che si dica come quei soldi sono stati fatti, chi ha aiutato a portarli fuori, se sono frutto di una tangente, se sono stati usati per pagare una tangente. Naturalmente vi rendete conto che in Italia fare tutte queste domande è eversivo. Tant’è vero che questa legge partorita sotto il governo Monti, è morta lì, poi è stata recuperata sotto il governo Letta che l’ha approvata con un decreto il 28 gennaio e il 14 febbraio è andato a casa, sarà una coincidenza, sicuramente. Di seguito questa legge è stata recuperata nuovamente dal governo Renzi, ha fatto un tour in Commissione Finanze, alla Camera, è andata sotto, sopra, cambiata, trasformata, etc.,e finalmente era stata approvata non molti giorni fa in Commissione Finanze e dopodiché è di nuovo scomparsa.
C’è una ricerca del Politecnico di Zurigo, una delle istituzioni di studio più serie e rigorose che ci sono in Europa, dove risulta che tutta l’economia mondiale è controllata da 50 multinazionali, in testa c’è una banca, la Barclays, seguono altre banche molto note, come Goldman Sach, JP Morgan, Deutchbank Merrill Lynch, Bank Of America. 25 di queste multinazionali sono americane, però siamo anche in questa classifica, al 43°posto, con una banca, Unicredit. Queste 50 multinazionali in buona parte sono anche le stesse che poi ritroviamo nei paradisi fiscali, e sono anche le stesse che hanno gestito tutta l’operazione mondiale sui derivati, la famosa bomba a orologeria che prima o poi esploderà travolgendo tutto il mondo.
Se l’economia mondiale è in queste mani io dubito che l’OCSE con tutta la sua buona volontà, così come dubito che qualsiasi governo riescano a combattere il sistema dei paradisi fiscali e sempre perché sono rimasta ingenua, ancora penso che se i cittadini iniziassero a far sentire la loro voce forse i governi qualche cosa riuscirebbero a fare.
Quando leggete sui giornali che è finito il segreto bancario in Svizzera non credeteci, perché ne stanno nascendo altri. Pensate che il Tibet si sta attrezzando per diventare un grande paradiso fiscale; allora se tutti i cittadini, tutti i paesi d’Europa e d’America si rendessero conto che il motivo per cui stanno alla fame e pagano tasse spropositate è esattamente questo, quello delle banche, delle multinazionali, dei paradisi fiscali che creano una economia parallela di cui godono solo loro; penso che forse i governi avrebbero la forza di fare finalmente qualche cosa. Quando, per esempio vedo che a capo della Commissione Europea eleggono Jean Claude Junker, persona degnissima, ma guarda caso per vent’anni custode di uno dei paradisi fiscali più blindati d’Europa, il Lussemburgo, qualche dubbio mi viene, d’altra parte il Financial Times è stato l’unico giornale a scrivere un gigantesco articolo contro Junker in quanto ex-capo di un paradiso fiscale.
Perché la Gran Bretagna si oppone a questa nomina? Perché lei è l’altro grandioso paradiso fiscale europeo! Poi uno dice che c’è la sindrome del complotto.
Tornando in Italia, gli Agnelli, Bulgari, Delvecchio, Marzotto, Gruppo Pesenti, Gruppo Prada, Dolce e Gabbana, la famiglia Riva, la famiglia Rocca, i Montezemolo, i Della Valle, i Ferrero della Nutella e persino i Delonghi del Pinguino; l’elenco è molto lungo e tutti hanno una rete di società, di cui l’ultima sta sempre in Lussemburgo, Olanda, in paesi a fiscalità privilegiata; però se io ho la fabbrichetta di tubi in Valtellina non la posso portare da nessuna parte e quindi io mi becco la tassazione al 70%, mentre i grandi gruppi no.
Il problema è che l’Italia non può abbassare le tasse, perché queste imprese intanto stanno fuori e le tasse non le pagano qui!
Questo è il serpente che si morde la coda e è anche il motivo per cui è così difficile uscire da questa situazione. Il momento in cui la Svizzera o il Lussemburgo smettono di fare quello che fanno sono rovinati! Il primo che si muove è morto, quindi o si fa un’ operazione tutt’ insieme o si rimane così, sempre sospesi sull’abisso, tanto prima o poi ci cadremo dentro.
Noi abbiamo la FIAT, che ha appena trasferito la residenza fiscale in Inghilterra, perché pagherà meno tasse. Si può impedirlo? Sì, cambiando le leggi, siamo sempre allo stesso punto, però, perché Obama, l’uomo più potente del mondo, non è riuscito ancora a impedire che la Apple gli rubi un milione di dollari l’ora. Potrebbe fare una legge per impedirlo? Sì, ma bisogna vedere se il Senato gliela approva, se i poteri forti che hanno finanziato la sua campagna elettorale gliela approvano, senza contare che ha in casa quattro paradisi fiscali: il Delaware, il Wyoming, il Nevada e la Florida, paradisi fiscali blindatissimi e che attirano società, capitali offshore da tutto il resto del mondo.
Chi controlla il denaro controlla il mondo, la politica di fronte a questo è totalmente impotente. Io mi auguro sempre che ci sia un primato della politica sui soldi, ma ancora non l’ho visto.”

Mi chiamo Nunzia Penelope, sono una giornalista, mi occupo di economia, ho scritto dei libri per dimostrare che l’illegalità oltre che un problema etico, è un costo. Il nostro debito pubblico di 1.900.000.000 potrebbe essere azzerato in 10 anni se si cominciassero a combattere evasione fiscale e corruzione, evasione fiscale e corruzione significano 120 miliardi l’anno la prima e 60 miliardi l’anno la seconda,
Quando vado in giro, sento tutta gente che alza le spalle e dice: “Sì va beh ma come si fa a recuperare i soldi dell’evasione fiscale?” Ve lo dico io come si fa? Per esempio la contraffazione che può sembrare una cosa molto banale, quella roba per cui ci si comprano le borsette taroccate sulla spiaggia dai marocchini, la contraffazione all’economia Italiana costa 18 miliardi l’anno

Poi c’è l’evasione fiscale: in Italia i disonesti vengono scoperti, ma il fisco incassa solo un decimo. Ecco perché in Italia conviene evadere. L’Agenzia delle entrate ha scovato un tesoro da oltre 400 miliardi che rimane nelle tasche degli evasori perché il meccanismo di riscossione non funziona. Negli ultimi 12 anni la società è stata chiamata a incassare crediti per 595 miliardi, ma ne ha effettivamente recuperati solo 51. Affidandoci ad agenzie private la raccolta salirebbe”.
La cosa tragica è che il fisco conosce nome e cognome degli evasori ma non riesce comunque a farsi pagare. C’è un tesoro da oltre 400 miliardi, che per una serie di leggi e procedure resta nelle tasche di chi ha evaso, sotto la strana voce di “accertato ma non riscosso”. L’Agenzia delle Entrate, anno dopo anno, passa le pratiche a Equitalia per la riscossione. Ma in questo passaggio qualcosa si inceppa. Negli ultimi 12 anni Equitalia e i privati che l’hanno preceduta fino al 2006 sono stati chiamati a riscuotere crediti per 595 miliardi, ma ne hanno effettivamente portati in cassa solo 51, meno di un decimo. E con questo andazzo nei prossimi 6 anni la montagna del non riscosso è destinata a raddoppiare, verso il 2020 potrebbe raggiungere gli 800 miliardi: un tesoro teoricamente dello Stato ma, appunto, solo teoricamente.
Com’è possibile che una somma pari a un intero anno di spesa pubblica semplicemente scompaia? Le ragioni sono diverse. La prima sta nei tempi lunghi del fisco. Se nel 2000 mi chiedono conto delle tasse che non ho pagato nel 1995, è facile che in 5 anni quei soldi siano spariti. Spesi, nascosti all’estero, intestati a parenti o amici: comunque non più rintracciabili. Inoltre, se è vero che il grosso dei crediti è in capo ad appena 100 mila nominativi (e dunque non dovrebbe essere difficile bussare alle loro porte), è anche vero che circa 100 miliardi di non riscosso riguarda società fallite. Se fallite veramente, o fatte fallire per sottrarsi al fisco, impossibile dirlo: non è difficile aprire una società, farla vivere il tempo che occorre per trasferire risorse altrove, e poi farla sparire. Ma c’è anche il rovescio della medaglia: se Equitalia mette le mani su una società onesta, che realmente non ha di che pagare il debito con lo Stato, non resta che il fallimento e il risultato sarà identico: in tasca al fisco non arriverà niente. Non sarà un caso che quasi la metà di chi riceve un avviso di accertamento nemmeno risponde: nel periodo 2006- 2010, su 1 milione 700 mila atti inviati ad altrettanti soggetti, ben 650 mila (il 38%) sono stati “ignorati dal destinatario”. Che non ha fatto nemmeno la fatica di contestare la richiesta del fisco: semplicemente l’ha cestinata. Del resto, far sparire il corpo del reato non è difficile: è sufficiente intestare i beni al figlio, al cognato, alla cugina. Fino al paradosso finale: se evadi, e col ricavato ti compri un appartamento, basta metterci la residenza, così diventa prima casa e non è pignorabile.

Le soluzioni si trovano:
per es. si potrebbe applicare il reato di sottrazione fraudolenta: in questo modo il debitore che nasconde i beni al fisco non rischierebbe solo l’accusa di evasione, ma pene assai più gravi. La controindicazione, però, è che si intaserebbero i tribunali. Oppure lo Stato potrebbe costituire una sorta di bad bank con i crediti non riscossi, e cederne le quote a società di recupero private.

Viviana
Ma i nostri governi invece cosa fanno? Depenalizzano anche il falso in bilancio. Abbassano le pene e Renzi pensa a non mettere più in carcere chi commetta reati che prevedano meno di 5 anni di pena, praticamente quasi tutto quelli finanziari. Rubi e in carcere non ci vai! Molto comodo!
E di gente come Berlusconi che ha rubato palesemente somme enormi ai cittadini per farsi giganteschi bottini personali, in galera non c’è nessuno.
Anzi, guardate che bell’esempio di punizione a un corrotto che viene presentata da Berlusconi! Gli si permette di governare e di storpiare addirittura la Costituzione! E immaginiamo con quanta abnegazione Pd-Pdl e Lega voteranno “senza se e senza ma” l’abbassamento dei salari e l’annientamento dei diritti dei lavoratori, mentre tengono bene in sicuro i loro patrimoni!!

Nella massa gigantesca di soldi rubati ai cittadini ci sono poi i soldi sprecati nelle Grandi Opere Inutili.
La corruzione Italiana fa lievitare i costi delle opere pubbliche del 40% mentre i tempi per terminarle si allungano spropositatamente e la qualità crolla a picco. La Cgia di Mestre ha calcolato un sovrappiù illecito dei costi dei prossimi lavori pubblici di 93 miliardi. Altro che abbassare i salari! E rendere più licenziabili i lavoratori! Perché il costo di un km di strada costa da noi il doppio della Germania e il triplo della Spagna?
Eppure anche qui la soluzione è semplicissima e gli USA ce l’hanno da sempre. Una bella legge facile da intendere, per cui chiunque si impegni nel contratto di un’opera, non può sgarrare nei tempi, nei costi e nella qualità promessa, o le pene saranno tali da togliergli la voglia di trasgredire per sempre. E’ l’uovo di Colombo. Qualunque paese civile lo fa. perché noi no? Perché qualunque governo venga, da Berlusconi a Renzi, si guarda bene dal punire i rei? Perché si pensa sempre e solo a tagliare i salari e lo stato sociale? Non sarà che questi costruttori ladri o mafiosi formano con i governanti di qualunque partito una cricca indistinguibile dove l’omertà e l’aiuto reciproco sono la norma? Non è forse vero che nemmeno Renzi ha applicato quelle leggi europee anticorruzione che l’Europa di chiede di applicare da 12 anni e le ha fatte nuovamente slittare? Ma chi deve essere punito oggi della crisi generale? I salariati! Cioè i più poveri e quelli che hanno meno colpe, mentre i nostri ladri di Stato continuano a rubare assieme ai loro compari, in una totale omertà e impunità.

Giuseppe
Il profitto sul lordo

Se in Italia su un costo di un opera ricevi un compenso lordo di 300 euro pagherai 70% di tasse che sono 210 di tasse e 90 di utili. In Germania 200 della stessa opera paghi il 40% di tasse sono 80 di tasse e 120 di utili. SPAGNA 100 paghi 30% di tasse 30 e 70 di utili. Se guardi il costo della vita, in Germania è più alto dell’Italia perciò 120 di utile ci può stare. Spagna il costo della vita è più basso dell’Italia e 70 di utili ci può stare.
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LO SPLENDIDO DISCORSO DI LUIGI DI MAIO
Vicepresidente Camera dei Deputati

Renzi accampa scuse sul M5S per difendere disperatamente il patto del Nazareno con B. Ma al momento quello inaffidabile è proprio il Presidente del Consiglio ed a livello internazionale se ne sono accorti in pochi mesi. Agli incontri con gli investitori esteri i nostri ministri e sottosegretari di Governo vengono ormai bistrattati a causa delle scelte folli che stanno facendo sugli investimenti (soprattutto sui tagli alle rinnovabili): è successo ultimamente al viceministro Calenda, che ha dovuto sospendere l’incontro a Londra sotto il fuoco incrociato dei principali attori economici europei. Sono bastati pochi mesi e a livello internazionale sentono già puzza di bruciato. La credibilità di Renzi e del suo Governo è compromessa. E basta poco per rendersene conto: si regge su una maggioranza che gli spara addosso alla prima occasione di voto segreto. Ha un Ministro dell’Economia così preoccupato che è stato commissariato: due giorni fa Renzi ha nominato 5 consiglieri economici per escludere Padoan (reo di non aver adottato la filosofia “sorridi alla catastrofe”). Questo è l’ennesimo Governo che, come Letta e Monti, ha escluso dalla spending review, proprio il commissario alla spending review (Cottarelli, pagato tra l’altro inutilmente 200.000 euro all’anno). Nel resto d’Europa sanno bene che il debito pubblico ha segnato un nuovo record proprio con questo esecutivo e che ad 80 euro in più in busta paga, corrispondono 5 miliardi di tasse in più per tutti gli Italiani (fonte “L’Espresso” – renziani fino al midollo). Il Documento di economia e finanze (il famoso Def) che prevedeva una crescita dello 0,8% partorito ad Aprile, è già carta straccia, ed è stato lo stesso Renzi a certificarlo ieri: “la ripresa non arriva”.
In Italia Renzi potrà anche usare le riforme costituzionali e la Mogherini come distrattori di massa per nascondere i problemi dei conti pubblici, ma in Europa e nel resto del mondo, capiscono subito se sei un venditore di tappeti.
Le previsioni per l’autunno sono pessime e Padoan e Cottarelli lo sanno. Il muro contro muro sulle riforme fa temere sempre di più che vadano a schiantarsi.
Sulle riforme ormai il clima è insostenibile. Al Senato sono saltate tutte le garanzie. I lavori di questi giorni a Palazzo Madama sono la dimostrazione lampante che “Democrazia” non significa “chi ha la maggioranza decide”, bensì discussione e inclusione. Chi può spieghi a Renzi che da ottobre sarà molto difficile spiegare ad un padre di famiglia che deve pagare la Tasi con due figli disoccupati, che con il Senato non elettivo tutto si risolverà. Renzi ci pensi bene. Noi non vogliamo fermare le riforme ma modificare questo impianto e fermare la deriva. L’incantesimo del suo Governo è finito (è durato quanto quello di Letta). Non gli conviene “sbattere le riforme in faccia all’opposizione”. Perché in autunno noi gli sbatteremo in faccia la realtà.
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Incurante di tutto, B pensa solo alla propria impunità e a tornare legittimamente al Potere. Per questo finge di abbandonare le riforme, per ricattare Renzi sulla giustizia e per non essere colpito dalla responsabilità del Paese che muore. I giudizi della Bce, come dell’Ocse sono implacabili: nessuno dei risultati previsti da Renzi e Padoan sarà raggiunto: l’Italia è in recessione. Ma Renzi parla di riformare la giustizia e cancellare lo statuto dei lavoratori.

RIFORMA DELLA GIUSTIZIA
Rosario Amico Roxas

La prima impressione che si ricava dalle proposte avanzate circa la riforma della Giustizia appare come uno stravolgimento del concetto stesso di Giustizia che, per definizione, deve essere uguale per tutti, almeno in un sistema che si proclama democratico.
I Padri Costituenti, scritto con doverosi caratteri maiuscoli, previdero due forme di protezione, al fine di neutralizzare ipotesi giustizialiste.
Per un verso inserirono nella Costituzione l’immunità parlamentare, anche se limitata ai reati di opinione, per proteggere i politici eletti dal popolo da eventuali derive punitive ipotizzabili da parte della magistratura contro i pubblici poteri;
quindi imposero l’indipendenza della Magistratura dal potere politico, per proteggere i magistrati dai politici, quando questi ultimi avessero pensato di elaborare legislazioni limitative della libertà di coscienza dei magistrati e della loro indipendenza. Un equilibrio protettivo che ha retto oltre 60 anni, anche se, dalla parte politica, si è fatto abuso della immunità costituzionale dilatandola anche a reati penalmente perseguibili, non assimilabili ai reati di opinioni. Per cui si assiste a indagini per volgari ruberie perpetrate dagli eletti dal popolo messe a segno nell’esclusivo interesse personale. Un protezionismo bilaterale che ha garantito molto di più i politici disonesti che non i magistrati che fanno il loro dovere.
Ma tutto ciò non piace ad una fetta delle Istituzioni, e, vedi caso, proprio a quella che maggiormente ritroviamo nelle cronache giudiziarie, accusata di abusi, truffe, connivenze mafiose, voti di scambio con le cosche, concussioni, corruzioni, fino ad arrivare ad accuse infamanti come lo sfruttamento della prostituzione, anche minorile. Questa fetta di parlamentari, pur collocata all’opposizione dal voto democratico, per malaugurata congiuntura, si ritrova a sostenere il governo, limitatamente alle riforme, a condizione che tali riforme vengano indirizzare a stravolgere i rapporti di “protezione” sanciti dalla Costituzione. Così, per bocca del loro signore e padrone, esigono “riformare le riforme” secondo le loro personali esigenze. Tralasciamo di parlare della riforma del Senato, che prevede nominati, con tanto di garanzie di immunità. Non parliamo nemmeno della riforma della legge elettorale che dovrebbe mantenere la nomina da parte sedicente politico che comanda; nomina già censurata dalla Consulta come incostituzionale, e soffermiamoci alle proposte di riforma della Giustizia. In questo caso, secondo quanto è già stato sancito nei “patti del Nazareno”, i politici manterrebbero l’immunità che li protegge dai magistrati, vanificandone il doveroso lavoro, mentre vorrebbero circoscrivere l’indipendenza dei magistrati, che li protegge dai politici, e sancire la responsabilità individuale di ogni singolo magistrato, che si ritroverebbe, così, a dover operare sotto la spada di Damocle di sanzioni disciplinari e/o penali determinate dal potere politico; praticamente una magistratura non più indipendente, bensì controllata a vista dal potere politico, messo nella condizione di neutralizzare ogni ipotesi di perseguibilità penale. I politici, peraltro non eletti, bensì nominati, si ritroverebbero al di sopra delle leggi, contraddicendo il principio base di ogni democrazia, secondo cui “LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI”; basterà correggere l’art. 3 dell’attuale Costituzione in una delle seguenti formule che tanto piacciono ai pregiudicati che indossano, abusivamente, i panni dello statista:
LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI, TRANNE PER I NOMINATI DAL POTERE POLITICO;
oppure: LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI, FORSE.
E’ il suicidio della Democrazia, perpetrato proprio dai medesimi che, per definizione, dovrebbero tutelarne l’integrità.

berluscameno

L’Europa -come l’Italia -è prigioniera di banche e banchieri. E’ il trionfo della finanza o meglio del Finanz-capitalismo come “Luciano Gallino” lo definisce:
Il finanz-capitalismo è una mega-macchina, che è stata sviluppata nel corso degli ultimi decenni, allo scopo di massimizzare e accumulare sotto forma di capitale e insieme di potere, il valore estraibile sia del maggior numero di esseri umani sia degli eco-sistemi. Estrarre valore è la parola chiave del Finanz-capitalismo che si contrappone al produrre valore del capitalismo industriale (tramite la produzione e vendita sul mercato di beni reali), che abbiamo conosciuto nel dopoguerra.
E’ un cambiamento radicale del Sistema!
Il cuore del nuovo Sistema è il Denaro che produce Denaro e poi ancora Denaro. Un Sistema basato sull’ azzardo immorale, sull’ irresponsabilità del capitale, sul debito che genera debito. E’ la cosiddetta “Finanza creativa”, con i suoi ‘pacchetti tossici’ (sub-prime, derivati, futures, hedge-funds,…) che hanno portato a questa immensa bolla speculativa che si aggira, secondo gli esperti, sul milione di miliardi di dollari! Mentre il PIL mondiale (economia reale) si aggira sui sessantamila miliardi di dollari.
Un abisso separa quei due mondi: il reale e lo speculativo. La finanza -ormai – non corrisponde più all’ economia reale. E’ la finanziarizzazione dell’economia.
Per di più, le operazioni finanziarie sono ormai compiute da algoritmi, cioè da cervelloni elettronici che, nel giro di secondi, rispondono alle notizie dei mercati.
Nel 2009 queste operazioni, che si concludono nel giro di pochi secondi senza alcun rapporto con l’economia reale, sono aumentate del 60% del totale. L’import-export di beni e servizi nel mondo è stimato intorno ai 15.000 miliardi di dollari l’anno.
Il mercato delle valute ha superato i 4.000 miliardi al giorno: circolano più soldi in 4 giorni sui mercati finanziari che in un anno nell’ economia reale. E’ come dire che oltre il 90% degli scambi valutari è pura speculazione (dominazione finanziaria “esente da tasse “, ossia lo Shadow Banking).
A livello istituzionale occorre agire da subito:
– promuovendo commissioni etiche (tramite avvocati e legali vari) per vigilare e reprimere le operazioni bancarie dei derivati tossici OTC
– invitando tutti al dovere di pagare le tasse (non si può più concepire che le Banche creino le loro Banche Ombra (con sede nei paradisi fiscali) col solo fine di eludere o far eludere le imposte
– ritirando i propri soldi da tutte le banche commerciali dedite a fare profitto (anche in nero!) sui mercati internazionali OTC (Shadow Bancking)
– investendo i propri soldi in attività di utilità sociale (costruzione di case popolari e relativi appartamenti per affittarli a chi non può permettersi una abitazione nel mercato privato), rifiutandosi di fare soldi con i soldi (Finanza di rapina).
A livello personale ogni persona ha il dovere morale di controllare:
– in quale banca ha depositato i propri risparmi
– se la Banca partecipa al grande casinò della speculazione finanziaria dei derivati tossici OTC
– se la Banca ha filiali in qualche paradiso fiscale
– se ottiene i profitti da ‘derivati’ o altri ‘pacchetti tossici’.
Le banche, che, dopo aver distrutto la nostra economia reale, sono tornate a fare affari devono ricevere un chiaro messaggio che noi troviamo la loro condotta inaccettabile.
Rimuovere i nostri soldi dalle BANCHE tossiche può fare loro capire quel messaggio.
Questa logica della massimizzazione del profitto si mantiene attraverso mille piccole scelte, frutto di un deliberato condizionamento. Le grandi modificazioni strutturali, assolutamente necessarie non potranno mai nascere dal nulla: occorre una rivoluzione culturale capillare. Se è vero che l’annuncio “cristiano” portò all’abolizione della schiavitù, non si vede perché lo stesso annuncio non possa portare a una paragonabile modificazione di mentalità e quindi di modificazione reale delle strutture di dominio finanziario del mondo globale. Il dovere di protestare – per chi è in grado di sfuggire a una presa totale del condizionamento- è- ormai – prioritario e urgente.

berluscameno
LE ACCUSE ALLO “SHADOW BANKING”

Avete mai sentito un Banchiere dire che la colpa della crisi recessiva globale in cui siamo immersi è colpa del comportamento “non corretto” tenuto dalle banche ufficiali e dalle banche ombra? Chiediamoci per quale motivo da qualche anno lo “Shadow Banking” interessa tanto le autorità pubbliche al massimo livello. Al “sistema finanziario ombra” sono attribuite molte delle responsabilità per la crisi finanziaria che squassato il mondo e in particolare i Paesi occidentali dal 2007 ad oggi.
Operazioni come quella della cartolarizzazione dei crediti bancari hanno contribuito in modo decisivo a generare la crisi dei “mutui sub prime americani” e quindi la crisi finanziaria -debitoria dei Paesi europei che dura da oltre 7 anni.
La crisi economica globale è stata generata dal cattivo uso che il mondo della finanza internazionale ha fatto di un canale di intermediazione di capitali nato con finalità sostanzialmente positive.
E’ inaccettabile che una quantità di capitali equivalente al Pil mondiale possa continuare a transitare tranquillamente senza alcuna forma di trasparenza: all’interno di un siffatto sistema potrebbero annidarsi i germi di una ulteriore crisi finanziaria, visto che è ad oggi è ancora impossibile conoscere con esattezza i veri contenuti (soprattutto in termini di rischi ceduti e acquisiti) dei contratti negoziati Otc anche dalle nostre silenziose banche.

LA RELAZIONE FRA FINANZA OMBRA E BANCHE.
Rientrano anche le società di scopo create dalle stesse banche ufficiali, denominate Veicoli di investimento strutturato (SIV), Veicoli per scopi speciali (SPV), …
La funzione di tali strumenti societari è quella di portare “fuori bilancio” i crediti concessi da una banca, in modo che essa possa liberare il suo attivo da una parte degli impieghi e, a parità di patrimonio, sia in grado di concederne di nuovi. La regola generale dell’attività bancaria, infatti, è che un istituto non può concedere credito all’ infinito, ma in precisa correlazione al proprio patrimonio. Tale vincolo può essere superato trasformando i crediti in altro (derivati strutturati OTC ) per cancellarli dal bilancio: da qui nasce l’emissione di obbligazioni strutturate che incorporano crediti bancari, impacchettate da società-veicolo di stessa promanazione bancaria. Cartolarizzando (ossia trasformando in bond da cedere a terzi) i propri crediti una banca può ricominciare a erogare nuovi prestiti (e a macinare nuovi utili), incassando peraltro l’ammontare dei prestiti in precedenza concessi (e gli interessi attualizzati al netto di una commissione) e ceduti:
L’istituto di credito non ingessa più il suo capitale per anni o addirittura decenni, come tipicamente avveniva in passato con la concessione di un tradizionale (ma noioso) mutuo”.
Questo incredibile intrallazzo bancario può certamente spiegare il motivo per cui le banche private italiane – attualmente – non erogano più credito alle nostre PMI.

berluscameno
Ma è mai possibile che le banche private Italiane (compresa la Banca d’Italia, anche questa privatizzata) debbano contare in economia più dello Stato Italiano o dei Partiti politici di Governo?
Credo sia di dominio pubblico che il tasso di usura stabilito dallo Stato Italiano (su commissione delle Banche private) è oltre il 19% . Ma come è possibile che le banche comprino dalla BCE i soldi allo 0,25% e a noi cittadini e piccoli imprenditori le banche chiedano interessi sui prestiti del 15% o del 18%?
Chi ha deciso che il tasso di usura sia così esageratamente alto?
Vorrei un prestito personale al 4-5% massimo o un tasso su mutuo ventennale per acquisto di prima casa di abitazione pagando al massimo il 2% di interesse! Altro che fissare il tasso di usura sui prestiti delle banche al 19% !
Non staremmo meglio con una banca pubblica? Ecco dove sta la VERA rivoluzione ! Altro che votare a 0064 o a sx! Occorre cancellare questi privilegi bancari che ormai ci tolgono anche l’aria che respiriamo!
Ma com’è possibile che l’Italia (come Stato che emette i buoni del Tesoro) debba mettersi sul mercato, e quindi accontentarsi di tassi variabili secondo quanto decide il mercato stesso per vendere al pubblico i titoli e le banche private -invece – sanno sempre a quanto compreranno i soldi forniti in esclusiva a loro ed al tasso fisso del 0,25 % di interesse dalla BCE ?
Dovrebbe accadere il contrario ! Lo Stato che compra il denaro dalla BCE al tasso del 0,25 % e Ll Banche che vanno dallo Stato che presta a loro il denaro all’1 %.
Un sogno che dovrebbe riuscire ad essere la realtà.

Ha detto, Papa Bergoglio, che siamo nella terza Guerra mondiale.

Da Sauro:
Stiglitz (Nobel), Krugman (altro nobel) il senatore Bernie Sanders, perfino il governatore della Banca d’America Janet Yellen, Noam Chomsky, l’economista Nouriel Roubini, in questi giorni si stanno sgolando per spiegare alla gente ciò che sta accadendo. I teatri di guerra avanzano. In tutte le nazioni (un minimo decorose) la cittadinanza insorge contro i privilegi dell’oligarchia, contro lo strapotere asfissiante della finanza che ha strozzato l’economia, chiedono tutti la stessa cosa, dall’Argentina al Brasile, dagli Usa alla Gran Bretagna, dalla Spagna all’Italia, dalla Tunisia all’Oman e via dicendo: è necessario separare la finanza dall’economia ed è un imperativo categorico attuare delle politiche di redistribuzione del reddito per andare a colmare lo spaventoso scarto tra chi ha troppo e sempre di più e quelli che hanno pochissimo e sempre di meno.
Non si tratta di debiti o crediti, e non è in gioco la solvibilità dell’Argentina.
La posta in gioco è un’altra, la stessa che in Europa, in Africa, in Asia Minore, nel Medio Oriente: l’inevitabile scontro tra gli stati centrali e gli interessi della collettività da una parte e lo sciacallaggio bulimico dei grandi consorzi finanziari e bancari dall’altra.
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Dice il Ministro delle Finanze argentino: “Ciò che è accaduto è folle e assurdo, non ha alcun senso logico. Un vecchio giudice americano di una contea di New York si è rifiutato di accettare le nostre garanzie internazionali e non ha accettato il patteggiamento rifiutandosi di incassare la prima cifra interamente versata. La verità è l’opposto esatto di ciò che vanno dicendo: non vogliono essere pagati per avere una scusa e scatenare una gigantesca tempesta finanziaria sulla quale hanno scommesso circa 10.000 miliardi di dollari. E lo vogliono fare sulla pelle dei cittadini di tutto il pianeta. Noi non ci stiamo e diciamo no.
In Usa, questo pomeriggio riuniranno il gabinetto economico di emergenza del governo. Gli Americani (parlo dei cittadini normali) devono essere rimasti sconvolti quando, ieri sera, sulla NBC (il più importante canale video) durante una banale intervista durata 14 secondi a un comune impiegato che lavora a Wall Street per la Goldman Sachs, hanno ascoltato questa dichiarazione: “E’ andata benissimo oggi, abbiamo realizzato un profitto di circa 8 miliardi di dollari. Quasi 2 milioni di persone, in gran parte dall’Europa, avevano scommesso che l’Argentina sarebbe andata in default entro le ore 12 del 30 luglio 2014. Davvero un bel colpo. E’ stato fantastico!”
Sono arrivate valanghe di telefonate, tweet, e-mail di protesta di gente normale che sosteneva di non voler vivere in un mondo così.
Questo piccolo evento, che “ufficialmente” riguarda soltanto una nazione lontana che conta poco o nulla, ha colpito e svegliato molte coscienze.
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Intanto aumentano le vittime di Ebola. Il numero delle persone morte aumenta, siamo già a quota 900 morti (erano 600 soltanto pochi giorni fa) e oltre 1000 persone infettate (quindi potenziali candidati a morte). E’ saltato fuori che forse, forse, gli USA hanno un siero per guarirla, che avrebbero usato, in via sperimentale la prima volta un umano, il medico statunitense Kent Brantly, uno degli operatori americani dell’organizzazione non profit contagiati dall’Ebola. Intanto, mentre da noi tutto viene minimizzato, in Inghilterra alzano il livello di allarme, e così negli USA.

GUERRA IN SENATO
Rosario Amico Roxas

Lo spettacolo offerto al popolo Italiano dai Senatori della Repubblica non è facilmente definibile, perché non si tratta più di un incontro fra le parti che discutono, sia pure animatamente, sostenendo ciascuno la propria posizione, bensì di uno scontro bellicoso non più fra avversari politici ma fra nemici.
Lo studio della Storia mi ha insegnato che le guerre si combattono fra nemici aventi interessi contrapposti, ma qui ci ritroviamo nel Senato della Repubblica Italiana, fra gente chiamata a sostenere un unico interesse rappresentato dal “bene comune” della Nazione, peraltro ben pagata proprio per tutelare gli interessi collettivi.
Invece NO ! Si scatena una battaglia che non promette nulla di buono; una battaglia che la gente non capisce e della quale si disinteressa perché non coinvolge i reali interessi del Paese.
Ci aspettavamo riforme etiche come il ripristino del “falso in bilancio”, abrogazione voluta dai governi B, grazie alla quale lo stesso B ha potuto evitare condanne penali, proprio per effetto “della mutazione delle leggi”.
Ci aspettavamo riforme indirizzate alla lotta alla corruzione che si sta divorando quel poco che rimane dell’Italia.
Ci aspettavamo una severa riforma fiscale con rigorosa lotta alla evasione.
Ci aspettavamo riforme decenti, a evidentemente, tali riforme non fanno parte dei patti del Nazareno, al contrario sono accordi segreti tra i due estemporanei alleati che adesso conducono la guerra aperta in Senato, contro il resto della Nazione che non tollera simili alleanze contro natura indirizzate agli interessi personali del solito buontempone della politica, che adesso gioca a fare il moderato per potere meglio turlupinare gli elettori e ingannare i magistrati che dovranno ancora giudicarlo per reati penali, mostrando la seconda faccia della medaglia, quella che serve per dare credito alle menzogne.
Dopo le speranze suscitate da Renzi, concretizzate nel grande successo delle elezioni europee, adesso è il momento della grande delusione; nulla di quanto anticipato in campagna elettorale è stato preso in esame, per mantenere fedeltà agli impegni assunti con il pregiudicato B che non permetterà mai a Renzi di legiferare nell’interesse della nazione, dello sviluppo, della crescita, della promozione di posti di lavoro, di abbassamento del carico fiscale, perché potrebbe avvantaggiarsene nelle prossime elezioni politiche.
Così la nazione langue mentre i Senatori della Repubblica studiano grandi manovre in una guerra non dichiarata, nella quale, comunque vada a finire, la vittima sarà una sola: il popolo Italiano, colpevole di essersi fidato di questo manipolo di azzeccagarbugli.

RENZI, ADDIO
Paolo De Gregorio

Credo che presto Renzi sarà chiamato a rispondere di errori gravi che determineranno la fine della sua avventura politica a cui si somma la roboante inconcludenza dei suoi proclami.
Il primo errore, il più grave in chiave di etica politica, è stato quello di legittimare un pregiudicato espulso dal Senato della Repubblica, a rango di padre costituente per stravolgere in senso autoritario la nostra Costituzione, il famoso patto del “Nazareno”, documento che viene mafiosamente occultato alla conoscenza dei cittadini a cui si sottrae un elemento decisivo per giudicare l’operato di un Presidente del Consiglio.
Il primo atto di un Presidente del Consiglio dei ministri DOVEVA essere quello di ripristinare la legalità del nostro paese riformando la legge elettorale nel senso indicato dalla Corte Costituzionale, che ritiene questo Parlamento illegale e non rappresentativo a causa del famoso “porcellum”: Solo e soltanto nuove elezioni con una nuova legge elettorale, costituzionalmente corretta, potrebbero ripristinare la legalità e solo allora, con i nuovi eletti, si potrebbe incominciare a discutere se è così urgente toccare la Costituzione o è meglio occuparsi dei nostri conti disastrosi e dei disoccupati.
E qui il M5S ha aperto non uno spiraglio di dialogo, ma una autostrada a scorrimento veloce che Renzi finge di non vedere.
Un altro enorme errore sarà dover pagare: la furbizia degli 80 euro in busta paga che comicamente dovevano rilanciare l’economia e sono serviti solo a fargli vincere le elezioni europee. Tutti gli economisti seri hanno detto che è una misura inutile, tanto più che quelli in condizioni disperate sono gli inoccupati senza cassa integrazione o altre provvidenze, non coloro che hanno già un lavoro.
Solo Grecia e Italia in Europa non offrono un “reddito minimo” ai disoccupati, in altri paesi funziona così:
-Belgio. Persone sole: 613 euro al mese. Coppie con o senza figli: 817 euro mese
-Francia. Persone sole: 425. Coppie con un figlio: 765 euro al mese
-Danimarca. Persone sole:1632. Coppie con un figlio: 3172
-Irlanda. Persone sole: 648. Coppie con un figlio: 1146
-Germania. Persone sole: 348. Coppie con un figlio: 828
-Inghilterra. Persone sole: 669. Coppie con un figlio: 1265
Come è che nessuno strilla che l’Europa ci chiede di adeguarci ai suoi diritti di cittadinanza e che è da questi elementari diritti che si giudica se un paese è civile o barbaro? Com’è che il fervente europeista Renzi non imita paesi civili?
Durante la campagna elettorale Renzi asseriva che per battere il M5S bastava realizzare qualche pezzo del loro programma. Il reddito di cittadinanza è sempre stato SCRITTO al 1° posto del programma elettorale M5S e anche su questo tema se volesse sfonderebbe una porta aperta.
Non ha alibi Renzi, fa cose sbagliate con le persone sbagliate, è arrogante, furbastro, autoritario, inconcludente. Non è la persona che potrà aiutare gli Italiani a uscire dalla crisi e a diventare un paese più civile. Aiutiamolo a scendere da cavallo e soprattutto impediamogli di toccare la Costituzione insieme ai pregiudicati.
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DI BATTISTA HA FATTO UNA BREVE SINTESI DI CIO’ CHE E’ SUCCESSO IN MEDIO ORIENTE E DEGLI ATTACCHI AMERICANI AL MONDO

Ha detto che di fronte ai massacri che sono stati sferrati dagli Occidentali, non è rimasto ai poveri altra via che quella del terrorismo. E che si dovrebbe passare dagli attentati e dalle stragi al ‘dialogo’.
E’ stato fatto a pezzi da tutti i giornali, come se avesse difeso il terrorismo.
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Viviana Vivarelli
Sobbalzo ogni volta che leggo qualche accanito blogger che attacca con puro odio fanatico e integrale un ‘grillino’. Oggi sono sobbalzata ancora di più nel leggere l’aggettivo ‘liberale’ riferito a un brutto ceffo liberista come Panebianco.
Forse qualcuno non lo rammenta, ma tra tutti i lacché degli USA Panebianco è sempre stato tra i peggiori, arrivando al punto, al tempo delle torture di Abu Ghraib, di scrivere un fervido elogio della tortura, una vera apologia che considerava giusta e legittima la tortura applicata dagli Americani ai prigionieri iracheni spesso rastrellati nelle strade senza alcun motivo, civili, donne e bambini, chiusi a Guantanamo o torturati nelle prigioni rette dagli Americani. Forse nessuno ricorda che noi Italiani eravamo acquartierati proprio sopra una di queste prigioni delle torture me abbiamo sempre dichiarato di non saperne niente, come non sapevamo niente di Abu Ghraib e dello sterminio di Falluja.
Oggi tutti i media attaccano come degli invasati Di Battista, reo di aver detto cose vere e di aver denunciato senza peli sulla lingua le atrocità dei nostri cari alleati nel Terzo Mondo e il Medio Oriente.
Il nostro fasullo servitorame non solo ha omologato dx e sx ma ormai è allineato sulle slinguazzate agli stivali del più forte.

Copio da Naomi Kampbell (era il 2005): “I militari americani hanno gestito la famosa School of the Americas dal 1946 al 1984,una sinistra istituzione di tortura. Le radici dei recenti scandali su questa pratica infame vanno ricercate proprio qui, a Panama e nella nuova sede della scuola in Georgia. Gli allievi -ufficiali dell’esercito e della polizia di tutte le Americhe–apprendevano molte tecniche coercitive d’interrogatorio applicate in seguito a Guantanamo e ad Abu Ghraib. Nel 1996, il Consiglio di supervisione dei servizi segreti, nominato da Clinton, ammise che i manuali di addestramento americani giustificavano l’esecuzione dei guerriglieri, l’estorsione di confessioni, i maltrattamenti fisici, la coercizione e l’imprigionamento su false accuse. Alcuni allievi tornarono nei loro paesi per commettere i più grandi crimini di guerra degli ultimi 50 anni nell’emisfero americano: l’assassinio dell’arcivescovo Romero e di 6 gesuiti in Salvador; il massacro di 900 civili a El Mozote nel Salvador e tutta una serie di golpe militari troppo numerosi da elencare.”

Pannella ha difeso Di Battista dicendo che hanno estrapolato artamente dal suo discorso. Per questo difesa Pannella è stato chiamato’ liberale’.
I radicali dovrebbero essere liberali?? Ma se la Bonino era sempre invitata alle riunioni del Bilderberg, i cui i magnati si accordavano per mandare in crisi i popoli e derubarli dei loro beni e diritti? Ma di cosa stiamo parlando?

Dice la Campbelli: “Sempre nel 2005, il Senato americano votò un emendamento alla legge budget della Difesa, presentato dal Senatore McCain dell’Arizona, che vietava ogni forma di maltrattamento o abuso contro prigionieri sotto custodia USA in ogni parte del mondo, segno evidente che niente, fino a quel momento, impediva esplicitamente il ricorso a tutte quelle forme di tortura e di sospensione dei diritti umani massicciamente utilizzate sia a Guantanamo che in Iraq. Questo emendamento è mai stato applicato?”

Ma ve lo ricordate quando gli Americani elogiavano Saddham, dicendo che era uno dei migliori capi politici esistenti e facevano su di lui dei documentari (ho fatto a tempo a vederli su sky) in cui era portato in palmo di mano ed era esaltato come un grande portatore di democrazia, amico del popolo americano e così giusto e buono che addirittura la città Detroit (Michigan) fece per lui una cerimonia in cui gli furono date le chiavi della città e la cittadinanza onoraria?
Bastò Saddham che dicesse all’Europa che accettava le valute europee per il petrolio al posto dei dollari per diventare il peggiore nemico dell’America!!
Guardare il mondo stando tutti da una parte, non permette di vedere la verità ma solo di perpetuare l’errore.
Pannella liberale??? Ma se è sempre stato contro i diritti del lavoro? Ma se da sempre avrebbe eliminato sindacati e articolo 18? Ma se non ha mai detto una parola contro gli USA o il Fondo Monetario internazionale o la Banca Mondiale o i massacri che da sempre gli USA commettono in tutto il mondo?
E l’unico contro cui scagliarsi oggi dovrebbe essere Di Battista?? Ma questo è molto peggio che pazzia. Questo è un crimine mentale!
Non mi risulta che nella Costituzione americana, così sollecita nell’enunciare il diritto alla “vita, alla libertà e alla ricerca della felicità”, ma invece soprattutto preoccupata di garantire il diritto alla proprietà e l’integrità del patrimonio dei cittadini U.S.A., ci sia niente di analogo all’art. 13 della nostra Costituzione Repubblicana: “E’ punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà”. La Costituzione parla bene, ma poi il reato di tortura non è stato introdotto nemmeno nel diritto penale Italiano.
E sarebbero questi i presunti liberali??

ALDO GIANNULI

Non è vero che Di Battista parteggi per i terroristi! Dice chiaramente che non lo “giustifica“ e manifesta apertamente la propria preferenza per le forme di lotta non violente. Si limita a dire che si può “capire” chi, avendo visto il suo villaggio e la sua famiglia sterminate dai droni americani, poi reagisce facendosi saltare in una metropolitana e facendo così una strage. Quel “capire” non sta per “approvare”, ma è un modo per dire che certe reazioni sono il risultato di una logica di guerra come quella condotta dagli Usa. Si può discutere questo punto di vista, ma in sintesi ha detto:
a – occorre riconsiderare le ragioni della tempesta che investe il Medio Oriente a cominciare dal modo in cui venne spartito l’Impero Ottomano
b – la strategia antiterrorista americana è fallita
c – bisogna arrivare ad una conferenza di pace che metta al tavolo delle trattative Usa, Urss, Alba, Lega Islamica ed i principali paesi dell’area.
d – occorre aprire un confronto con “i terroristi” (l’Isis) capendone la logica politica ed aprendo un confronto con essi.
Che c’è di sbagliato in queste affermazioni?
L’Iraq fu una invenzione di Churchill. Il disegno dei nuovi stati venne fatto usando la matita, secondo l’esperienza dello stato-nazione europeo ecc. E questo ha prodotto buona parte dei risultati dannosi attuali, a cui si aggiungono gli errori delle leadership dei paesi arabi.
Dopo 11 anni di guerra con cataste di morti e un diluvio di dollari spesi, gli americani si trovano con un paese in preda al caos, con un regime fantoccio che, per di più, sembra sull’orlo del colpo di stato e con un esercito che si è squagliato come un ghiacciolo, lasciando le proprie armi ai “terroristi”. Ma, soprattutto, dopo 13 anni di “crociata” contro Al Qaeda, dopo l’uccisione di Bin Laden e di molti altri leader, si ritrovano con una Al Qaeda più forte di prima che è sul punto di ingoiarsi l’intero Iraq. Bel risultato!
E’ ovvio che una conferenza di pace che risistemi tutta l’area è un punto di passaggio obbligato, perché le varie crisi dell’area (dal conflitto israelo-palestinese al problema curdo, dalla guerra civile siriana alla dittatura militare in Egitto, dal conflitto fra sunniti e sciiti alla situazione iraquena ed alla rivalità fra sauditi ed iraniani ecc.) sono tutte maledettamente collegate fra loro, per cui la soluzione di ogni conflitto presuppone quella dell’altro. Dunque una sistemazione complessiva dell’area è la strada maestra per una pacificazione non precaria di ciascun punto di crisi. Il che, però, non vuol dire che questo sia un risultato facile da perseguire: occorre precisare molto bene quali debbano essere i soggetti da invitare al tavolo delle trattative, come vincere le eventuali resistenze, quale debba essere lo spazio delle grandi potenze esterne all’area (come Usa e Russia) ecc. Ma mi pare che sia una proposta che meriti attenzione ed alla quale l’Italia potrebbe dare un suo contributo.
Avrei dei dubbi su negoziati politici con “i terroristi”. Non sono affatto convinto che l’Isis sia minimamente interessato ad accettare una qualsiasi forma di dialogo. L’Isis vuole costruire una “grande potenza” di ispirazione islamica ed, a questo scopo, punta alla leadership dell’intero mondo islamico sunnita o, quantomeno, della più vasta area possibile nel mondo arabo. Sedersi ad un qualsivoglia tavolo di confronto non fa parte della sua strategia politica, almeno per ora, ma, al contrario è funzionale ad essa il conflitto più radicale con l’Occidente e chiunque sia assimilabile ad esso (come i cristiani caldei). I massacri di curdi, sciiti e cristiani sono tutt’altro che rassicuranti. Con chi fa genocidi non si discute. Bisogna almeno far cessare i massacri. Un intervento militare americano (dopo quello che è accaduto) servirebbe solo a peggiorare le cose. Un intervento Onu? Ci si può pensare, a condizione che non diventi un intervento americano mascherato. Un intervento iraniano? Possibile ma bisognerebbe vedere le reazioni saudite e turche. Armare i curdi: certo una soluzione che comporta dei rischi, come quelli di rappresaglie dei curdi sui civili sunniti, ma è anche vero che non possiamo assistere inerti ad un massacro reale ed in atto, per evitarne uno possibile futuro. Di Battista sottolinea come l’Iraq sia uno stato inventato che mette insieme tre diverse popolazioni ed auspica che ciascuna, sunniti, curdi e sciiti, abbia un proprio stato. Ma perché questo sia possibile occorre che i curdi ci arrivino vivi e le loro terre non siano occupate.
Ma qui nessuno entra nel merito e tutti si lasciano andare al solito linciaggio del grillino per una frase estrapolata.
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Fernando Bruno
Si inorridisce per le teste mozzate, per gli sgozzamenti e le esecuzioni sommarie frutto di una violenza già vista e mai sazia di se stessa, mai plausibile e mai giustificabile a mio giudizio, ma l’orrore è presente in tante forme e chi non sa tenere gli occhi chiusi ha motivo di nausearsene in rete. Quanto orrore c’è a Guantanamo, nella striscia lager di Gaza, nei ghetti delle città statunitensi, nelle stragi di stato e di massa con sperimentazioni di armi chimiche nei paesi più poveri, nelle stragi senza colpevoli da decenni in Italia, in quelle silenziose di chi si toglie la vita perché non ha più speranza di avere dignità di una vita con un lavoro qui, a casa nostra. Non si giustifica nulla, ancor meno la violenza e le cosiddette logiche di guerra che avrebbero voluto strategicamente missili a testate nucleari nella mia Sicilia (Comiso) nei primi anni 80, non si giustifica la logica delle lobby delle banche e del petrolio che muovono i fili dei burattini che a loro volta decidono chi vive e chi muore, non si giustifica la logica delle potenti industrie delle armi che armano entrambi i contendenti per fare sempre più profitto, non si giustificano le invasioni a scopo preventivo e nemmeno quelle a scopo punitivo o vendicativo, non si giustifica l’indifferenza di tutti noi a tutto ciò! Indifferenza…arma terribile e deleteria. Riflettiamo se possiamo fare qualcosa, se esiste una logica diversa, che non mette gli uni contro gli altri, che apre al dialogo e che dà speranza.
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I giornali si dividono essenzialmente in due gruppi: quelli di partito e quelli di parte.
(Dino Basili)
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Viviana
In Italia non esiste la libera stampa.
Non esiste nemmeno la libera informazione.
L’unica libertà che ci hanno dato è quella di essere fatti fessi dal giornalaio di turno.
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EDGAR LEE MASTERS

La rotativa del “Clarion” di Spoon River fu distrutta,
e io impeciato e impiumato,
perché il giorno che gli Anarchici furono impiccati a Chicago pubblicai questo:
“Ho visto una donna bellissima con gli occhi bendati
sui gradini di un tempio di marmo.
Una grande folla le passava dinanzi,
i volti imploranti alzati verso di lei.
Nella sinistra impugnava una spada.
Brandendo quella spada,
colpiva ora un bimbo, ora un operaio,
ora una donna in fuga, ora un pazzo.
Nella destra teneva una bilancia:
nella bilancia venivano gettate monete d’oro
da chi scampava ai colpi della spada.
Un uomo in toga nera lesse da un manoscritto:
“Non guarda in faccia nessuno”.
Poi un giovane con berretto rosso
le fu accanto con un balzo e le strappò la benda.
Ed ecco, le ciglia erano state corrose
dal marcio delle palpebre;
le pupille bruciate da un muco lattiginoso;
la follia di un’anima morente
era scritta su quel volto-
allora la folla capì perché portasse la benda”.

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Il giornalista infame è come l’insegnante pedofilo.
La vita gli affida una cosa bella.
E lui la violenta.

(Viviana)

SERGIO DI CORI MODIGLIANI
NON E’ VERO CHE L’ARGENTINA E’ IN DEFAULT PER INSOLVENZA

Alex Kilicioff. Ministro dell’economia della Repubblica Argentina: “Anche coloro che non sono al corrente delle questioni internazionali, non seguono le vicende della politica e dell’economia e non si occupano di finanza, hanno appreso la notizia che i media Italiani hanno diffuso, da ieri: “L’Argentina è andata in default”. Tradotto: “L’Argentina è fallita finanziariamente non trovandosi nelle condizioni di poter saldare i propri debiti”. La notizia è clamorosamente falsa.
“L’Argentina è tecnicamente in default” è un’espressione vera ma insieme falsificata e pericolosa. Il Paese che al mondo dovrebbe temere di più questa sentenza è l’Italia. Se il Fm accetta e certifica la dizione “default tecnico sulla base di una sentenza applicata nel luogo in cui ha sede il quartier generale del creditore” mette la nostra nazione nelle condizioni di poter essere definita “tecnicamente in default” domattina. A nulla serviranno le assicurazioni di Draghi, della Merkel e tantomeno quelle di Renzi.
Esistono tre importanti fondi di investimento internazionale (tra cui Black Rock) che hanno in pancia 85 miliardi di euro di bpt Italiani, garantiti dalla Cassa Depositi e Prestiti, dal Ministero del Tesoro e dalla BCE. Domattina, se vogliono, questi signori possono alzare il telefono, chiamare il Governo Italiano e dire: “Volevamo chiedervi il pagamento immediato cash -non virtuale- di questi titoli in vostro possesso”. Risposta: “Noi i soldi non li abbiamo, ma voi state tranquilli perché sono garantiti”. E il fondo: “Ci dispiace, ma le vostre garanzie non hanno più valore legale”. Governo Italiano: “Ah sì? Allora rivolgetevi alla magistratura Italiana o -se lo preferite- al Tribunale Internazionale dell’Aja che ha l’autorità per dirimere controversie tra Stati”. Risponde il Fondo: “No, grazie. La denuncia noi la depositiamo al pomeriggio presso il Tribunale dello Stato del Delaware, Usa, dove ha sede il quartier generale della nostra società. Il diritto, sancito dalla Bm e dal Fm ci consente di appellarci al giudice Mr. Pincus Pallinus, della contea di Oxnard: sarà lui a decidere”. Questo è ciò che è accaduto.
A spiegare con eccezionale chiarezza questo tragico meccanismo che potrebbe innescare la più grande tempesta finanziaria della Storia, è stato ieri a New York il Premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz:” Con questa decisione, gli Usa si sono assunti la responsabilità di aver gettato una bomba atomica sul sistema economico e finanziario mondiale. Non si tratta solo dell’Argentina. Se non si blocca il giudice Griesa di Manhattan, se non si annulla subito la sentenza e si accetta l’idea che a gestire la controversia sia il tribunale dell’Aja, tutto ciò provocherà una immediata reazione a catena che diventerà in pochissimi giorni una valanga che non sarà più possibile fermare. Nei nostri tempi attuali, i processi economico-finanziari sono lenti, ma….perché c’è un ma….quando scatta una variabile impazzita, allora tutto diventa veloce, velocissimo, in tempo reale, talmente veloce che quando si decide di andarci a mettere una toppa, la tempesta è già finita e non ci è rimasto nulla.
Così, la Naciòn (il più importante quotidiano argentino, di area moderata liberale) titola oggi: Para Stiglitz, EE.UU. “le tiró una bomba” al sistema económico
El premio Nobel criticó a Griesa y a los fondos buitre; repercusiones en medios internacionales.”
Stiglitz, Krugman (altro nobel) il senatore Bernie Sanders, perfino il governatore della Banca d’America Janet Yellen, Noam Chomsky, l’economista Nouriel Roubini, in questi giorni si stanno sgolando per spiegare alla gente ciò che sta accadendo.
Lo capisce anche un bambino che i teatri di guerra avanzano, che in tutte le nazioni la cittadinanza insorge contro i privilegi dell’oligarchia, contro lo strapotere asfissiante della finanza che ha strozzato l’economia, e chiedono tutti la stessa cosa, dall’Argentina al Brasile, dagli Usa alla Gran Bretagna, dalla Spagna all’Italia, dalla Tunisia all’Oman e via dicendo: è necessario separare la finanza dall’economia ed è un imperativo categorico attuare delle politiche di redistribuzione del reddito per andare a colmare lo spaventoso scarto tra chi ha troppo e sempre di più e quelli che hanno pochissimo e sempre di meno. Non si tratta di debiti o crediti, e non è in gioco la solvibilità dell’Argentina. La posta in gioco è un’altra, la stessa che in Europa, in Africa, in Asia Minore, nel Medio Oriente: l’inevitabile scontro tra gli stati centrali e gli interessi della collettività da una parte e lo sciacallaggio bulimico dei grandi consorzi finanziari e bancari dall’altra.
La presidente Kirchner ha dichiarato questa mattina: “Non ci arrenderemo, cedendo la nostra sovranità nazionale all’ignobile ricatto dei fondi sciacalli e agli ordini fascisti del Fm. Abbiamo faticato tanto a conquistarci la libertà e ce la teniamo ben stretta”.
Il Ministro della Cultura ha dichiarato: “Meglio colare a picco da liberi che vivere da schiavi alienati come fanno gli europei”.
Il Ministro dell’economia argentino Alex Kilicioff ha dichiarato ieri in conferenza stampa: “Non esiste nessun default e l’Argentina non è insolvibile. Ciò che è accaduto è folle e assurdo, non ha alcun senso logico. Un vecchio giudice americano di una contea di New York si è rifiutato di accettare le nostre garanzie internazionali e non ha accettato il patteggiamento rifiutandosi di incassare la prima cifra interamente versata. La verità è l’opposto esatto di ciò che vanno dicendo: non vogliono essere pagati per avere una scusa e scatenare una gigantesca tempesta finanziaria sulla quale hanno scommesso circa 10.000 miliardi di dollari. E lo vogliono fare sulla pelle dei cittadini di tutto il pianeta. Noi non ci stiamo e diciamo no.”
In Usa, questo pomeriggio riuniranno il gabinetto economico di emergenza del governo. Gli Americani devono essere rimasti sconvolti quando, ieri sera, sulla NBC durante una banale intervista durata 14 secondi a un comune impiegato che lavora a Wall Street per la Goldman Sachs, hanno ascoltato questa dichiarazione: è andata benissimo oggi, abbiamo realizzato un profitto di circa 8 miliardi di dollari. Quasi 2 milioni di persone, in gran parte dall’Europa, avevano scommesso che l’Argentina sarebbe andata in default entro le ore 12 del 30 luglio 2014. Davvero un bel colpo. E’ stato fantastico. Sono arrivate valanghe di telefonate, tweet, e-mail di protesta di gente normale che sosteneva di non voler vivere in un mondo così. E la tempesta finanziaria si è abbattuta subito in Germania.
Perché questa spirale innescata dal fondo avvoltoio, come il gioco del domino, va ad intaccare diversi fondi finanziari tedeschi che sostengono l’export tedesco in Sud America (l’Argentina rende ai tedeschi circa 10 miliardi di euro l’anno); sempre il ministro dell’economia Kilicioff, infatti, ha candidamente affermato che: “Se ci vogliono eliminare dal mercato internazionale per punire il nostro secco rifiuto ad accettare le manovre dell’austerity che fanno soltanto gli interessi della finanza, ebbene, vorrà dire che non vi parteciperemo più; per nostra fortuna abbiamo sufficiente petrolio, gas, energia elettrica, tanta acqua potabile e la migliore carne al mondo. Per non parlare della squisita frutta e verdura di produzione nazionale che finalmente potremo mangiare al posto di quelle schifezze congelate che ci mandano dall’Europa: non siamo la pattumiera del mondo. Vorrà dire che non acquisteremo più le loro merci, a cominciare dalla BMW, dalle Mercedes, e non useremo più le banche europee.” La borsa di Francoforte è andata giù a picco.
Questo è ciò che sta accadendo nel mondo.
Da noi ieri si discuteva sui “social” se era vero o non era vero che qualcuno del movimento 5 stelle aveva slogato il braccio di una senatrice. Vi sembra un paese normale? Giustamente, il senatore Maurizio Buccarella (gruppo al senato di M5s) ha protestato, minacciando querela. Questa penosa specifica che qui ho aggiunto, è per denunciare lo squallore della vita politica Italiana, il degrado totale della comunicazione, e la deriva di un Paese al quale viene offerto lo spettacolo della politica come si stesse al circo Barnum.
Intanto, il mondo va verso la guerra.
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MASADA n° 1560 21-8-2014. ROMANZO. UNA SECONDA POSSIBILITA’- CAPITOLO 10

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Viviana Vivarelli

Esistere come non umani – Nostalgia delle esistenza perdute – Altri mondi

Siamo tutti angeli caduti – Un messaggio dell’Imperatore

 

Ho sempre avvertito un senso di mancanza nella mia vita e non so se queste sono le stigmate che accompagnano un certo genere di persone o se è una caratteristica universale della creatura umana. Forse ci sono persone che non ce l’hanno e non so se per fortuna o per disgrazia: bambini, innocenti, illuminati, criminali, incoscienti… ma la maggior parte di quelli che si sono avvicinati a me hanno presentato visibilmente questa carenza come disagio, inquietudine del vivere, smania, ricerca, insoddisfazione…

Certamente, nel corso della vita, ho accusato varie cause di essere ciò che non avevo: i giochi degli altri bambini, la libertà, il riconoscimento, il sesso, la passione, il successo, l’autonomia.. ma quella mancanza mi stava sempre vicina come le radici delle ali che non hai ma che potresti avere o avere avuto e che ti danno quella sensazione strana sotto le scapole, come la fame inespressa di un cibo degli dei che hai gustato un tempo e non hai più, come un mondo di cui sei stato deprivato, come un angelo caduto, per colpa, costretto ad espiarla precipitando ad un livello inferiore. Forse anche il mio bisogno, adesso, di guarire qualcuno, trova lì la sua fonte, come in passato le aperture sul paranormale, la spinta creativa, il desiderio di insegnare.

Quando ero bambina, rifiutavo la mia condizione di mortale, avevo delle crisi in cui battevo i piedi in terra come per cercare qualcosa che non avevo, un mondo in cui i corpi non esistevano, i sessi non esistevano, e c’erano solo energie che si spostavano per induzione mentale e si poteva essere qui o lì indifferentemente in tempo reale, o prima o poi. Tutt’ora mi osservo stranita, a volte, mentre cammino, e mi chiedo per quale bizzarria per muoversi si deve mettere un piede davanti all’altro e questo spostarsi da formiche mi sembra avvilente e ridicolo.

Forse, quando mando le persone alla ricerca del loro passato remoto, spero inconsciamente che qualcuna di loro superi queste esistenze temporali e si sposti non in un passato ma in un livello, quello in cui mio marito, morto da 17 mesi, mi dice che ‘non ho le coordinate per capirlo’, e forse è a quel mondo che io tendo, iperuranio esistito prima delle nostre vite e a cui ritorneremo tra una nuova vita e l’altra, prima di lasciarle per sempre.

Intanto sono costretta a stare qui e qui mi devo fare il nido, pellegrina di mondi alla ricerca di un posto in questo mondo, eterna profuga da me stessa.

Io non so dove sia questa cosa che io cerco, ma so che voglio varcare i limiti dello spazio e del tempo, ingannare i guardiani della soglia che impediscono ad ogni uomo di fuggire dal suo stato umano, che è esistenza attuale ma anche fine e prigione.

Io so che il mondo che cerco sta prima o dopo questo di adesso e vorrei mandare qualcuno anche in avanti nello spazio-tempo, come un pioniere misterioso alla ricerca di qualcosa che non so. Non mi basta spingere le persone a regressioni nelle loro vite passate, vorrei mandarle nel futuro, in una progressione temporale, giacché passato e futuro ci sono seduti accanto, uno da una parte e uno dall’altra e noi potremmo essere viaggiatori nei due sensi, secondo coordinate che conoscono solo la linearità, mentre il non tempo e il non spazio che conosciamo posseggono solo l’ora e adesso.

Non so cosa farò, non so dove andrò. Ma sono sicura che davanti a me ho una seconda possibilità e so che non la capirò grazie ad eventi miracolosi, ma osservando minutamente i presagi delle piccole cose, tornando a sentire la voce dell’angelo, notando le sincronicità, unendo insieme in legami di senso ogni piccola cosa che mi accade.

Non posso permettermi di analizzare la sicurezza che sento in me o attribuirla a mitomania, ho su questo la stessa certezza assoluta che avevo quando, nel periodo da sensitiva, ‘vedevo’ il futuro degli altri, come una realtà oggettiva.

Sono alcuni anni, ormai, che la mia sensitività si è spenta e le mie capacità si sono normalizzate. Doveva essere così affinché mi riavvicinassi a mio marito, gli facessi da infermiera in tutto questo tempo, mi occupassi totalmente di lui nella sua malattia. Non ci doveva essere posto per altro. L’angelo lo aveva detto: “Smetterai di insegnare”. Ma ho smesso molte altre cose.

Oggi sono la runa bianca, la runa spezzata, quella che dice la rottura esistenziale, la fine di un ciclo, l’inizio di un ciclo futuro, la necessità di un riesame prima che tutto ricominci diversamente. Sono sulla cima della collina e vedo da una parte tutto il mio passato, lo devo guardare e lo devo liberare, perché per rinascere si deve lasciare tutto e ricominciare da capo. La stanza deve vuotarsi per accogliere il nuovo. Sono il fantasma e il bambino, colui che non è più e colui che ancora deve essere, tra la morte e la vita, ché altro non è il destino che il nostro modo di passare dall’una all’altra.

In questa fase intermedia dove la strada è bianca e non ancora segnata, ho improvvisamente paura della mia insonnia. Mi ha accompagnato per tutta la vita, come un doppione non utile del mio tempo, ma dopo aver finalmente sistemato tutte le pratiche infinite della successione, la fine dei lavori, la caduta dello stress mi ha fatto finalmente azzerare quell’adrenalina che mi aveva tenuta in piedi per tutta la malattia di mio marito ed è sopravvenuto un mal di testa feroce, come aveva sempre mio marito quando staccava dal lavoro e arrivava al giorno di festa. Mal di testa e insonnia, come un lutto ritardato.

Se per pochi minuti, verso l’alba, riuscivo a cadere addormentata, avevo incubi terribili come questo che segno sull’agenda: “Fatto sogno orribile. Mi chiedo perché devo fare sempre degli incubi quando lo sogno. Ero in una casa grande e vecchia, non mia, con varie parti da scoprire e una terrazza grande piena di giochi inutili. Ero con mia figlia. A un certo punto è arrivato mio marito, più grande e grosso che in realtà, tutto bianco come una mummia, con la testa fasciata dopo un intervento e il costato sinistro fasciato che perdeva sangue. Siccome noi due sapevamo che era morto, mia figlia ha fatto la faccia terrorizzata e si è premuta una mano sulla bocca per non urlare. Io ho urlato con lei ma poi non stava bene dirgli: “Guarda che sei morto!” e allora gli ho detto: “Ma tu non dovevi essere all’ospedale?” e poi “Stai sanguinando!” Sembrava molto agitato e voleva dirmi qualcosa, ma non si capiva e così mi sono svegliata molto spaventata.”

Qualcuno che ti ama ti vuole dire qualcosa, ma tu non lo puoi capire. E la tua casa che rappresenta te stessa anche se non la riconosci come tua ha ancora varie parti da scoprire, ma tu non sai ancora di che si tratta. Non tuo marito sanguina e ha la testa fasciata, ma tu stessa perdi energia dalla parte sinistra, che è quella degli affetti. Ma tua figlia non capisce cosa accade e il messaggio va perduto.

Siamo tutti latori di un messaggio, ma a volte non basta la vita intera per capirlo.

C’è un racconto di Kafka che parla di una persona come me, come te, come tutti.

Un messaggio dell’imperatore

L’ imperatore – così si dice – ha inviato a te, al singolo, all’umilissimo suddito,

alla minuscola ombra sperduta nel più remoto cantuccio di fronte al sole imperiale,

proprio a te l’imperatore ha mandato un messaggio dal suo letto di morte. Ha fatto

inginocchiare il messaggero accanto al letto e gli ha bisbigliato il messaggio nell’orecchio; tanto gli stavi a cuore che s’è fatto ripetere, sempre all’orecchio, il messaggio. Con un cenno del capo ne ha confermato l’esattezza. E dinanzi a tutti coloro che erano accorsi per assistere al suo trapasso: tutte le pareti che ingombrano sono abbattute e sulle scalinate che si ergono in larghezza stanno in cerchio i grandi dell’impero; dinanzi a tutti questi ha congedato il messaggero. Il messaggero s’è messo subito in cammino; un uomo robusto, instancabile; stendendo a volte un braccio, a volte l’altro fende la moltitudine; se incontra resistenza indica il petto, dove c’è il segno del sole; egli avanza facilmente come nessun altro. Ma la moltitudine è enorme; le sue abitazioni non finiscono mai. Come volerebbe se potesse arrivare in aperta campagna e presto udiresti il meraviglioso bussare dei suoi pugni al tuo uscio. Invece si affatica quasi senza scopo; si dibatte ancora lungo gli appartamenti del palazzo interno; non li supererà mai, e se anche ci riuscisse nulla sarebbe ancora raggiunto; dovrebbe lottare per scendere scale, e se anche ci riuscisse nulla sarebbe ancora raggiunto; bisognerebbe attraversare i cortili, e dopo i cortili il secondo palazzo che racchiude il primo; altre scale, altri cortili; e un altro palazzo, e così via per millenni; e se riuscisse infine a sbucare fuori dal portone più esterno – però questo non potrà verificarsi mai e poi mai – si troverebbe ancora davanti la capitale, il centro del mondo, ricoperta da tutti i suoi rifiuti. Nessuno può uscirne fuori e tanto meno col messaggio di un morto. Tu, però, stai alla tua finestra e lo sogni, quando scende la sera.”

C’è un altro racconto, nella mia infanzia, che mi procurò grande turbamento e me lo ripetevo sempre. Parlava di un uomo che viveva in un’isola lontana attorniato dai suoi servi. Un giorno chiamò il capo dei servi e gli disse che voleva fare una grande festa e invitare tutti gli amici lontani. Preparò molte lettere di invito che avrebbero dovuto essere portate al di là del mare, le scrisse, le firmò, le sigillò col suo sigillo di ceralacca. Poi le diede al suo servo perché le portasse ai suoi invitati. Il servo prese le lettere, andò in riva al mare e le sotterrò nella sabbia.

Venne il giorno della festa, furono imbandite le tavole sotto le pergole, cibi deliziosi profumavano le cucine, furono preparate ghirlande di fiori. Il signore dell’isola si mise i suoi vestiti migliori e andò sulla spiaggia ad aspettare i suoi ospiti. Ma non si videro barche all’orizzonte, nessuno arrivò dalle isole lontane. La giornata passò finché venne la sera. Allora, spazientito, il signore chiamò il suo servo e gli chiese, uno a uno, se avesse portato le sue lettere ai suoi vecchi amici. “L’hai portata a B?”- chiese. “No, signore!” “E perché?” “Perché è morto, signore!. “L’hai portata a C?”. “No, signore”. “E perché?”. “Perché è morto, signore!” Tutti, tutti, i suoi vecchi amici erano morti. E il servo se ne andò lasciando il suo padrone, solo sulla riva del mare tempestoso, in una notte senza luna. E allora il vecchio signore prese la pistola e si fece saltare le cervella.”

Ma io non voglio fare la fine di chi aspetta il messaggio dell’imperatore e nemmeno aspettare che mi dicano che sono rimasta sola e non ho più amici.

Io voglio andare incontro alla mia sorte e sono sicura che la incontrerò.

Solo quando sono arrivata ad avere una età ragguardevole ho capito, prima confusamente poi con sempre maggiore chiarezza, che le nostre vite sono preordinate, che c’è una regia sottile che le dirige e un osservatore diligente che ci guida costantemente, attraverso i nostri errori, verso un fine che possiamo o no scoprire, a cui possiamo o no affidarci.

Forse il senso profondo della vita è scoprire che c’è un senso in tutto quello che accade e che gli eventi non ci sono capitati per caso, anzi che il caso proprio non è presente e tutto è non tanto prodotto da cause, quanto rivolto a uno scopo.

So che è una visione teleologica della vita ma ho cominciato confusamente a capire il concetto di Divina Provvidenza, termine che non mi piace e sostituisco con ‘Il Regista Misterioso’, quello che spesso compare nei nostri sogni, la Guida, il Profeta, il Riordinatore.

Uno spirito intelligente guida le nostre vite come guida tutte le cose. Ma solo a malapena io riesco a vederlo.

Il compito di mettere i miei visitatori in stato alfa per far ricordare loro vite precedenti mi attira e mi affascina. I sogni lucidi che ottengo e che mi vengono raccontati non sono sempre interessanti da un punto di vista storico ma sono ricchi di particolari e vividi come fossero reali, e, a differenza dell’ipnosi, sono ricordati anche quando dico loro di aprire gli occhi e di riprendere il movimento e l’attenzione al mondo reale, come episodi dimenticati nel profondo e ora riaffiorati alla superficie, e osservabili in tutta l’interezza di altre menti, altri pensieri, come ritornare completamente nelle persone che un tempo eravamo.

Ma io vorrei fare un esperimento ulteriore: come riporto nel passato queste persone, le vorrei riportare nel futuro, nelle vite che avranno, confidando che, a un certo livello dell’essere, presente, passato e futuro stanno su una stessa linea che si può percorrere nei due sensi.

Di queste vite che mi vengono raccontate non ho sufficienti particolari storici, non ho l’anno esatto, ottengo il nome ma quasi mai il cognome, ho in genere il luogo ma non posso, per ora, fare riscontri attendibili, e del resto quelle che vengono evocate sono persone comuni, non famose, con destini di scarsa rilevanza storica, il che è naturale, visto che, anche con l’ipotesi che ci sia qualcosa di vero in quello che emerge, le esistenze comuni sono la quasi totalità della storia reale del mondo, che non è fatta dai Napoleoni o dalle Cleopatre ma da miliardi di persone comuni che sui libri di storia non compaiono e che spesso sono morte presto.

Ma la domanda ora è un’altra: chissà se veramente abbiamo avuto o avremo esistenze anche in altri corpi non umani e chissà se di queste esistenze non umane sia possibile avere qualche traccia.

In realtà sappiamo pochissimo della vita in sé e di noi stessi, di cosa siamo, di cosa o chi siamo stati, di cosa avverrà dopo la nostra futura e apparente morte. Se è vero che nel mondo nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma, anche l’io può avere trasformazioni inaspettate e incredibili. Di esse né la scienza né le religioni occidentali ci sanno dire qualcosa, anche se qualche miliardo di persone nel mondo crede nella reincarnazione.

Accade tuttavia che da questo profondo mistero che ci avvolge appaiano reminiscenze, come sprazzi nel buio, echi di qualcosa che si è perduto ma di cui conserviamo debolmente una traccia. Certo questo non avviene per tutti ed è più frequente nei bambini, anche se ci sono rare persone che, come provenissero da vite molto diverse da quella umana, mantengono con questa presente un senso di estraneità, come fossero passeggeri dello spazio e del tempo, capitati nelle dimensioni sbagliate.

Poiché questa sensazione di diversità mi riguarda e mi attrae, sento che devo parlarne, così come sento di dover parlare di tutte le diversità, come quella sessuale, che ha anch’essa un suo lato paranormale, diversità essenziali che ci rendono estranei al mondo comune e fanno di noi persone uniche e straordinarie.

Quando ero piccola avevo la precisa sensazione di essere nata nel luogo sbagliato in un corpo sbagliato e che questa condizione in cui mi trovavo fosse una punizione per una colpa di cui non avevo memoria, ma di una cosa ero sicura: che, comunque stessero le cose, ero capitata in una struttura di genere inferiore e avvilente. Mi sembrava di ricordare benissimo una esistenza in cui non c’era la pesantezza di un corpo da portarsi dietro, in cui per camminare non si doveva mettere ridicolmente un piede davanti all’altro e per comunicare non si faceva uso delle parole. L’assenza di un corpo rendeva tutto più facile. Ci si spostava col pensiero in tempo reale, si comunicava telepaticamente, i rapporti con mondo circostante erano empatici e armoniosi e non esisteva il rovello delle passioni, per cui la realtà emozionale era quasi assente e rendeva l’essere quieto, rapido e tranquillo, con una dominanza su se stesso assoluta.

Il ricordo di questo mondo così diverso da quello dove mi trovavo era così dolorosa che da bambina avevo vere crisi di rabbia, in cui pestavo i piedi in terra e gridavo che non volevo più rimanere in quelle condizioni e volevo tornare da dove ero venuta ed essere come sempre ero stata. Tutt’ora provo disagio nel camminare e mi sembra ridicola la deambulazione umana e quando è arrivato internet ho provato un vero senso di liberazione, perché, almeno, avevo uno strumento abbastanza idoneo al comunicare in tempo reale e senza l’uso degli organi fonatori.

Solo nei pochi casi in cui mi sono trovata fuori dal corpo, ho ripreso le mie connotazioni originali: nessun corpo fisico, assenza di emozioni, distacco dalle cose, possibilità di spostarmi all’istante, visione anche interna o notturna degli oggetti o degli ambienti…E anche allora, quando ricadevo dentro il corpo come attratta da una spaventosa forza di gravità, provavo quella sensazione oscura di abbassamento ad un livello inferiore, come per una colpa, una punizione, una condanna… Anche la favola della Genesi parla di un Paradiso da cui l’uomo è cacciato per una trasgressione, dopo di che è condannato a vivere una esistenza umana, nella fatica, nella rabbia, nel dolore…La storia del mondo comincia con una caduta, ma evoca un’altra esistenza, un’altra vita, un altro essere. Siamo tutti alla ricerca del nostro Paradiso perduto, la Patria Celeste di cui parlava Platone.

Ho sognato un sogno buio dove una voce mi parlava. Mi ha parlato lungamente ma ho potuto ricordare solo l’ultima frase, come del resto mi accade sempre in sogni simili. La voce diceva: “E abbiamo mandato dalle 12 Pleiadi un messaggero, 5+7, uno da ogni stella, e dunque ogni di ogni razza, verso la Terra. Per questo il 12 è il vostro numero sacro”.

Ho cercato allora Pleiadi e ho trovato un mito greco che dice che le Pleiadi erano 7 sorelle figlie dei gigante Atlante, ma il gigante Orione col suo cane Sirio si invaghì di loro e volle conquistarle ed esse, per sfuggire al suo attacco si trasformarono in bianche colombe e volarono via nel cielo. Sembra quasi che il mito narri una guerra tra federazioni stellari. Orione è una costellazione, Sirio una stella, le Pleiadi un’altra costellazione. Le bianche colombe sembrano le astronavi con cui i superstiti si diffusero nello spazio per sfuggire alla conquista. Per giunta in tutto il mondo abbiamo miti antichissimi che parlano di dei che vennero dalle Pleiadi su carri volanti o carri di fuoco. Le Pleiadi di questo mito sono 7 ma io ne ho sognate 12. C’è però un altro mito greco che parla di altre 5 sorelle, le Iadi, che vennero distrutte. Dunque originariamente le Pleiadi erano 12, come nel mio sogno. Per di più la prima delle Pleiadi si chiama MAIA e noi troviamo questo nome in uno dei più antichi popoli precolombiani dell’America, nel velo di Maia dell’antica religione induista, in una divinità greca…

C’era un tempo una voce che mi parlava e una delle prime cose che mi disse fu: “Cerca Mercurio!”. Mercurio indica l’energia della comunicazione tra mondi, il mondo umano che comunica con altri mondi, l’energia transdimensionale. Ora Maia è proprio la madre di Ermes o Mercurio. Dal mio sogno appare anche un riferimento alla costellazione di Orione e l’astrologia esoterica fa di Orione il simbolo di una fascia vibrazionale a cui appartiene il Buddha, la stessa che guiderà i passi del mondo verso l’era dell’Acquario che dovrebbe aprire la spiritualità ed essere forse guidata da un nuovo Messia.

Contemporaneamente è giunta la cometa, e il popolo ebraico ha avuto la nascita della vacca rossa che secondo la profezia permetterà la nuova costruzione del tempio di Gerusalemme e aprirà la nascita del nuovo Messia.

Ma tutto questo sembra mito che si rinnova.

Quante vite…

Mi piace il vento forte e selvaggio dell’inverno
Che spinge i nuvoloni corruschi a pulire il cielo
Come un nitido cristallo
E la brezza nella calura estiva sulla fronte che scotta
E le foglie che prendono vigore

Mi piace l’acqua forte e fresca quando ho sete
E mi piace avere molta sete e inondarmi di fresco fino al collo
E trovare il filo della sorgente nascosta nel verde del bosco
E vedere la prima viola

Mi piace l’odore del pane appena cotto e la crosta croccante e bruna
E quel sapore dolce di grano come un antico sentore
Di aia e di frumento battuto giallo e biondo
Mi piace la semplicità della spiga, scheggia di sole
Che tende verso il sole

Mi piace la lotta aspra e fulgente, le lame delle parole
Misurarsi con un avversario pari a te
Il vibrare delle idee, la luce dei principi alti come spade
Ma anche la mano
Che si posa silente sulla tua
E l’abbraccio tepido senza parole

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INDICE ROMANZO

CAPITOLO 1 : http://masadaweb.org/2014/07/13/masada-n-1545-13-7-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-1/

Regressioni a vite precedenti – La guarigione a distanza – Le visualizzazioni- I numeri simbolici

CAPITOLO 2 : http://masadaweb.org/2014/07/17/masada-n-1546-17-7-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-2/

Le malattie psicosomatiche – Induzione e ipnosi come forma di terapia – Le verruche

CAPITOLO 3 : http://masadaweb.org/2014/07/22/masada-n-1547-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-3/

Tutto comincia dalla testa – Talismani: la croce di Ankh – Rievocare altre vite o momenti traumatici del passato – Incubi ricorrenti – Leggere negli altri una storia fatta di tante storie

CAPITOLO 4 : http://masadaweb.org/2014/07/28/masada-n-1550-28-7-2014-una-seconda-possibilita-romanzo-capitolo-4/

Isobare psichiche – Rane – La lezione del dolore – La lezione del piacere – La sessualità sacra – La verginità eterna – Ma cos’è l’orgasmo? – Eiaculazione precoce, vaginismo e omosessualità

CAPITOLO 5 : http://masadaweb.org/2014/07/29/masada-n-1551-29-7-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-5/

Pene d’amore – Il tradimento – La trasgressione – Amare l’impossibile

CAPITOLO 6 : http://masadaweb.org/2014/08/06/masada-n-1552-6-8-2014-una-seconda-possibilita-romanzo-capitolo-6/

La casa infestata – Sogni premonitori – Messaggi dall’aldilà – Le vite precedenti

CAPITOLO 7 : http://masadaweb.org/2014/08/13/masada-n-1554-13-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-7/

Storia di Deneb – Testimonianze sulla premonizione – Sentirsi estranei a questo mondo – Rispettare la propria unicità – La diversità è un dono – I prescelti

CAPITOLO 8 : http://masadaweb.org/2014/08/13/masada-n-1555-13-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-8/

Le discriminazioni – La cultura è il frutto del potere – Rifiuto sociale delle diversità – Chiaroveggenza – Il motivo per cui siamo venuti a nascere – Un compito che si realizza in più esistenze successive – Profezia – Il terzo occhio – L’archivio globale

CAPITOLO 9 : http://masadaweb.org/2014/08/16/masada-n-1557-16-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-9/

Il mio amico omosessuale – I segni sincronici – L’essenza di una coppia

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MASADA n° 1561 22-8-2014 L’AGGIUSTIZIA

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Diminuzione delle pene per voto di scambio – Responsabilità civile dei magistrati e separazione delle carriere – Scarcerazione per reati sotto i 5 anni-Stop alle intercettazioni – Durata massima del processo civile: un anno. Poi tutti a casa – Falso in bilancio e autoriciclaggio per pervenuti – Non obbligatorietà dell’azione penale – Consulta e CSM a formazione politica – Sospesi i reati economici e fiscali – La Casta è salva – Il compare Berlusconi – Il genocidio palestinese- Accordi italo-israeliani – Renzi manda armi ai Curdi- Con qualche ferrovecchio entriamo nella terza guerra mondiale – Il MUOS – Perché dire di no agli F35- La critica di The Telegraf a Junker e al disegno europeo

La pagliacciata della diarchia Renzi-Berlusconi continua.
La democrazia, trafitta, ormai giace nella tomba.
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Imbavagliano i giornalisti
Incarcerano i giudici
Premiano i rei
Fanno fessi i cittadini
E la riforma della Giustizia è servita!
La giustizia è stata ammazzata
E conosciamo gli assassini


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Gli accordi ci sono, lo hanno dimostrato con il 416 ter, visto che, dopo l’incontro Renzi-Verdini, hanno approvato un testo che sanziona il reato del voto di scambio con una pena da 4 a 10 anni, nonostante Pd e M5S abbiano raggiunto un accordo a gennaio su una pena da 7 a 12 anni. Depenalizzano il voto di scambio e vogliono riformare la giustizia.
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Viviana
Per chi ancora spera che dal connubio Renzi/Berlusconi esca qualcosa di buono per l’Italia
In primo luogo si sa che la Riforma della Giustizia Renzi la farà con Berlusconi e, viste le leggi ad personam fatte da costui in 20 anni, questa non è proprio una garanzia. (Renzi ha appena iniziato la strada delle leggi ad personam e si è già depenalizzato il reato di danno erariale per cui è stato condannato in primo grado).
Berlusconi vuole la completa riabilitazione. Vuole uscire dall’interdizione e tornare in Parlamento alla grande. Vuole lo stop alle intercettazioni, la depenalizzazione dei suoi reati presenti, passati e futuri, la sottomissione della Magistratura. E deve poi eseguire il piano di destabilizzazione dello Stato e di annullamento della democrazia, comandato dalla P2. Deve servire la mafia e deve aiutare tutti i corrotti di Stato, evasori compresi. Vuole abbassare il ruolo dei giudici e metterli sotto il tallone del potere politico. Renzi non è da meno e ha già imposto il controllo politico del CSM e della Consulta.
Non basta ancora? Si può sperare che da questi due corrotti esca qualcosa di buono?
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Commissione Giustizia M5S alla Camera al Ministro Orlando:

“…Serve una vera legge anticorruzione, che ripenalizzi il falso in bilancio, la corruzione e concussione con innalzamento delle pene e che dia veri poteri alla magistratura ed alle forze di polizia ed introduca il reato di autoriciclaggio punendo anche il solo “lavaggio” del denaro proveniente dal reato commesso (vedi caso “slot-machine”). Ce l’avevamo quasi fatta ma, purtroppo, il suo Governo ha voluto bloccare tale legge all’inizio di giugno. Ci chiediamo il perché ma, in realtà, lo sappiamo benissimo. Serve una norma che riveda il sistema della prescrizione penale perché l’attuale formulazione permette, a chi commette reati, soprattutto contro la pubblica amministrazione, di non pagare per le proprie colpe, incentivando, per ciò stesso, la corruzione. Ma lei, Ministro Orlando, farà una norma del genere assieme al Ministro Alfano o al Vice-Ministro Costa? Quelli del “lodo Alfano”, quelli del “processo breve” che ammazzava i processi senza farli terminare, quelli della “legge ex-Cirielli” grazie al quale i colletti bianchi sono sicuri di non poter essere perseguiti, quelli che “sono garantisti” (ma sanno cosa vuol dire?) e quindi votano NO a tutte le richieste di arresto che fioccano in Parlamento per deputati e Senatori?
Anche il “rapporto anticorruzione della Commissione Europea” del 3 febbraio 2014 ha stigmatizzato l’inadeguatezza della legge “Severino” del 2012 sul fronte della prescrizione! Il M5S ha già presentato, da più di un anno, le proprie proposte sulla revisione dei termini di prescrizione ma da 4 mesi chiediamo inutilmente al Pd e alla Camera di non ostacolare la discussione e votazione di queste norme.
Negli ultimi anni si è sempre parlato di giustizia civile ma le uniche norme che sono state emanate, sono servite esclusivamente ad aumentare le tasse per l’accesso alla giustizia o ad ostacolare la difesa dei propri diritti. Bisogna avere tempi certi ma ragionevoli. Siamo contrari ad una giustizia sommaria. E per avere tempi certi bisogna incentivare anche giudici e consulenti a lavorare per tempi ed obiettivi. È fondamentale riorganizzare il lavoro dentro i tribunali, prevedendo anche concorsi pubblici, giacché abbiamo uno scoperto nel settore giustizia di oltre 8.000 cause. Questo è compito del Governo, non del Parlamento. Bisogna snellire alcune procedure, incentivando, anche fiscalmente, chi ricorre a procedimenti giurisdizionali semplificati. L’attuale giustizia civile premia i più furbi e tassa i più onesti. È arrivato il momento di cambiare paradigma. Gentile Ministro, per ottenere tutto questo basterebbero 2-3 mesi e basterebbe, innanzitutto, la volontà politica di farlo. Noi questa disponibilità l’abbiamo data sin dal giugno 2013, nel silenzio del suo partito e dei suoi governi. E’ evidente a tutti che, dopo il Patto del Nazareno, la lotta alla criminalità e, più in generale, la giustizia penale, siano scivolate all’ultimo posto delle priorità del Governo. Si parla di responsabilità dei giudici, ma non crede che in Italia dovremmo cominciare a sanzionare seriamente le responsabilità dei criminali, anche se politici? Il Presidente Renzi ormai parla soltanto di giustizia civile: proviamo un senso di ribrezzo nel constatare che un Presidente del Consiglio possa ancora scendere a patti con Berlusconi sulla giustizia. Una volta attuate le vere priorità potremmo pensare a tutto il resto, come ad esempio un nu ovo modello di Csm, svincolato da logiche correntizie e partitiche. Perché il male non è solo il correntismo, mentre il sottosegretario Cosimo Ferri (nominato da B nel Governo Letta e confermato da Renzi) ha cercato di manovrare le elezioni dei membri togati del Csm, ma anche le scelte partitiche dei membri del Csm.

OBBLIGATORIETA’ DELL’AZIONE PENALE

Renzi vuole eliminare l’obbligatorietà della legge penale, essa impone che il Pm valuti se una notizia di reato è fondata o no e compia le indagini necessarie per decidere se formulare l’imputazione o chiedere l’archiviazione. L’obbligatorietà dell’azione penale deve assicurare due principi fondamentali: il principio di eguaglianza (se la persona offesa non ha possibilità economiche, ciò non deve impedire che il reato venga comunque perseguito); il principio di legalità (può essere solo la legge a dire chi deve essere punito e chi no e questo non deve dipendere da opportunità politica).
Obbligatorietà dell’azione penale vuol dire che ogni volta che viene scoperto un reato con prove certe, si deve processare il reo sospetto. Il contrario dice che non per tutti i reati scoperti si debbano fare processi ma solo per alcuni. Ovviamente se il potere politico sceglie cosa processare e cosa no, si mette sopra la magistratura e sopra la legge. E ovviamente sarà difficile che processi se stesso.
Che succederebbe nel nostro Paese se fosse la politica a stabilire quali reati vanno perseguiti e quali no? Chi processerebbe più i reati di falso in bilancio? I reati societari? La frode fiscale? La corruzione? L’abuso edilizio? L’abuso di ufficio? Il finanziamento illecito dei partiti? La truffa ai danni dello Stato? Il voto di scambio?
Già nel 2008 Pd e Pdl insieme concertarono di eliminarla. Ora ci riprovano.
Per quanto in galera in Italia ci siano solo 10 persone condannate per corruzione (DIECI!) costoro non si sentono tranquilli. Vogliono la pace del cimitero. Delinquere sì, ma con la totale sicurezza di non pagarne il fio.
Saremo l’unico paese al mondo (salvo le dittature) dove i reati saranno dichiarati tali per sentenza quotidiana del Potere, un po’ come il meteo o le previsioni astrologiche.
La ciliegina sulla torta merdosa della Giustizia targata Renzi-Berlusconi è togliere l’obbligatorietà dell’azione penale per cui lo Stato interviene necessariamente per procedere su certi reati gravissimi e renderli tutti ‘a discrezione’ di chi comanda
Insomma “qui comando io e chi si processa lo dico io!”
Quanto ci scommettiamo che nell’opera di distruzione micidiale dello stato di diritto, della sovranità popolare, della democrazia e dell’equilibrio dei poteri, la riforma così a lungo sognata da Berlusconi porterà a un potere giudiziario succube del potere politico? Il sogno dei despoti e dei dittatori: giudici tenuti a guinzaglio come cagnolini che processano i poveracci e si inchinano ai delitti del potere.
A questo punto mettere 10 politici nella Cosulta su 15, nominati dal premier, e infilare politici anche dentro il CSM renderà costituzionale qualsiasi spaventoso obbrobrio.

Andreada
La legge stabilirà i criteri secondo i quali i P.M. eserciteranno l’azione penale.
Le priorità sono: il traffico, l’Etna e la siccità.
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Serena Gandhi
Berlusconi dichiarò di voler distruggere il cancro.
Poi però ha iniziato dalla bilancia.
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Viviana
Dove arriva la Giustizia in Italia?
All’incirca fino al collo
Attenti all’ondaaa!
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Ora non abbiamo più una Carta
Ma una carta igienica
Il programma di Bossi di mettere l’Italia al cesso sta continuando
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LuCerta
Presentata dal Governo la riforma della giustizia.
Avevano promesso una riforma epocale, ma, al solito, la montagna ha partorito una zoccola.
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Miguel Mosè
L’approvazione della riforma della giustizia avrà bisogno di due passaggi parlamentari. Il primo per il “Caricate”, il secondo per il “Puntate”. Poi si farà fuoco.
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I PM saranno equiparati ai dipendenti pubblici. Per poterli esporre meglio al pubblico ludibrio.

«Questo nuovo sistema prevede che i PM siano allo stesso livello del cittadino»
Cioè non conteranno un caxxo.

Nel disegno c’è una bilancia con due piatti. Su uno c’è il giudice, sull’altro il prezzo.
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I PM saranno riuniti in un unico ufficio. Si chiama rastrellamento.
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Berlusconi presenta una riforma epocale della giustizia.
La abolirà.

L’obbligatorietà dell’azione penale invece resterà. Un bel ricordo.
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Viviana
Credevamo di averle viste tutte
E già vedere i piddini che premiavano Renzi come esecutore degli interessi di Berlusconi inciuciando con mafia, P2 e la peggio teppa dello Stato è stato un colpo duro.
Ma i politici che occupavano la Consulta e il CSM per dichiarare le proprie leggi Costituzionali a piacer loro e censurare i giudici onesti ci mancava.
Poi è arrivato il PIL basato sui fondi neri di prostitute, papponi e mafiosi (ma allora tassateli, caxxo!).
Ora si deve sentire l’eterno impunito che strazia la giustizia assieme a Renzi: una riforma costituzionale dettata da Ghedini e Coppi, il liberatutti sotto i 5 anni di pena, la non obbligatorietà dell’azione penale (immagino che chi incrementa il Pil col reato debba essere premiato!), lo stop alle intercettazioni, i magistrati come cagnolini da riporto, il potere giudiziario messo nello stanzino delle scope.
Ma ovviamente se l’Italia va male è colpa dei grillini, l’inizio del mal comune fu l’incidente d’auto di Grillo, ma va? Bisogna eliminare i diritti del lavoro e abbassare i salari..! In quanto allo stato sociale, cosa si aspetta a toglierlo? In fondo si va in guerra per comando di Renzi, che a sua volta ubbidisce al Fm e alla Bm, alla Fed e ad Obama, a Berlusconi e a Ghedini e il vero colpevole d’Italia è l’opposizione che a queste ‘riforme’ si ribella! E chi altri sennò!?????
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Riforma della Giustizia. Una delle proposte più ardite di mafia e P2
Delinquenti d’Italia! Unitevi!
Non avete da perdere che le vostre pene!
E chi pure li sostiene peste lo colga!

Qui il peggio non è mai finito
ci manca ormai l’apologia del reato
ma i media ci stanno già lavorando sopra.
In Cina la Banda dei Quattro finì all’ergastolo
In Italia la Banda dei Due metterà all’ergastolo pure noi.
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Freezer
Pare che la riforma passerà. Sul cadavere della giustizia.
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Trabeoscopio
Nell’idea di Berlusconi, dopo la riforma della giustizia, i pm dovranno andare dai giudici col cappello in mano. Per chiedere l’elemosina.
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IFQ: Grillini: “I patti tra premier e B. fanno ribrezzo”. Il premier replica e Di Maio controbatte: “Niente lezioni dal compare del pregiudicato”. La Lega: “Decidono tutto loro, siamo incazzati neri”. Il guardasigilli: “Non facciamo accordi segreti. Mi dispiace perché erano arrivati buoni spunti” (Spunti? Spuntini? Trapuntini’)
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I troll tentano di insistere a dire che siccome la riforma della Giustizia è solo una bozza non se ne può dire niente.
Dobbiamo aspettare che la bozza sia scoppiata per dire cosa ne pensiamo?
Che Renzi voglia mettere 10 politici su 15 nella Consulta per farsi dichiarare costituzionale ogni sorta di obbrobrio me lo sono inventata io?
Che voglia sdoppiare il CSM e metterci giudici nominati dal Parlamento me lo sono inventato io?
Che voglia troncare un processo civile dopo un anno con o senza sentenza me lo sono inventato io?
Che voglia mettere i giudici sotto il tallone dei politici, separare le carriere e aumentare la loro punibilità me lo sono inventato io?
Che voglia mettere mano alle intercettazioni, perché così fanno scoprire troppi reati, me lo sono inventato io?
E se qualcuno crede davvero che coi voti di Berlusconi si penalizzi di nuovo il falso in bilancio o l’autoriciclaggio, non rido solo perché ho le labbra screpolate.

Cobra89
In calo dovrebbe essere Renzi:
– Debito pubblico aumentato di 100 miliardi in 6 mesi
– PIL a – 0,3% su base annua
– Export – 5%
– Disoccupazione giovanile a livello record al 44%
– Pressione fiscale al 52,3%
– Mancano 5 miliardi al Governo per poter approvare la nuova finanziaria
– Non c’è un piano economico neanche abbozzato
– L’Italia rischia di perdere 40 miliardi di fondi Ue perché non ha ancora una
strategia su agenda digitale, innovazione e cultura
Per il resto slogan, slide e post su Twitter…
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Alessandro
La giustizia?? Sarà per la giustizia che Renzi ha ammorbidito le pene per i reati? Il Sole 24ore pubblica: “Sospesi i reati economici e fiscali. Da sabato 17.05.2014, è possibile chiedere l’affidamento al servizio sociale per reati economici e fiscali con pene fino a 4 anni”. Lo stabilisce la legge 67/2014 approvata con i soli voti contrari del M5S, Fi e Lega. E’ così che Renzi vuole farci credere di combattere la corruzione? Con un colpo di spugna e i servizi sociali??
“Meno controlli della Corte dei Conti sugli atti di palazzo Chigi e dei Ministeri. L’art. 10 del testo della riforma della Pubblica Amministrazione elimina il controllo successivo dei magistrati contabili sugli atti della Presidenza del Consiglio e dei ministeri che riguardano il conferimento di incarichi, il riparo di fondi ma anche i contratti e gli appalti stipulati dalle amministrazioni.” Renzi e i suoi ministri non vogliono essere indagati! E quindi non c’è condanna e… non c’è il risarcimento. Lo stesso Renzi trarrà vantaggi da questa riforma?

Di Berlusconi sappiamo i reati che è riuscito a fare e di come se li sia resi impunibili.
Di Renzi possiamo solo ipotizzare quanti reati depenalizzerà per favorire i delinquenti che sono pronti a farlo.
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Ed è per facilitare reati di questo tipo e fare dell’Italia il regno dei criminali che media e troll imperversano contro il M5S?
Non diversamente i piccoli squadristi fascisti e nazisti appoggiavano la fine della democrazia nei loro paesi.
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Paola Taverna: “Berlusconi è un delinquente abituale e recidivo, promotore, organizzatore e utilizzatore finale di decine di reati. Oggi si chiude impietosamente una storia italiana segnata dall‘imbarbarimento della vita politica di questo Paese e da una storia criminale. La sua vita un percorso umano e politico costellato di rapporti mai chiariti che passano per P2, frode fiscale, corruzione di Senatori, prostituzione minorile. E oltretutto ineleggibile per una legge che la sx di dalemiana memoria non ha mai voluto applicare per onorare patti scellerati nei quali si sono divisi ciò che resta di questo Paese. Da quando è al potere ha aumentato di 25 volte il fatturato di Mediaset e si è preoccupato solo delle “sue leggi ad personam. Non ha mai anteposto le riforme strutturali ma sempre ha messo avanti i propri interessi rispetto a quelli dell’Italia”.
E ora un individuo simile dovrebbe stuprare il nostro sistema giudiziario!!??
Ma ladri, corrotti e petecchie riescono ad attaccare solo i 5stelle!!
Il tentativo dei troll di equiparare l’incidente di Grillo o la sua richiesta di condono fiscale per 500 euro a un delinquente come B è grottesco e criminale. Hanno la faccia di dire che entrambi siano pregiudicati.
Ora, Grillo fu condannato per un incidente d’auto non voluto. Era inverno e il suo fuoristrada di Grillo scivolò su una lastra di ghiaccio in una strada sterrata di montagna e finì in un burrone: morirono tutti passeggeri del mezzo tranne lui, che riuscì a salvarsi saltando fuori dall’abitacolo appena in tempo. In seguito, lui stesso, condannato in via definitiva per omicidio colposo (che vuol dire ‘non intenzionale’) ha voluto che fossero esclusi dal Parlamento italiano i condannati in via definitiva, o in primo e secondo grado in attesa di giudizio finale, e dunque si è escluso con ciò non solo la partecipazione politica nel parlamento ma anche le immunità che essa comporta. Non ci fu condanna per Grillo perché non c’era l’intenzione di reato. E chiamarlo evasore perché ha chiesto un condono fiscale per 500 euro, dopo uno sbaglio del commercialista, mi sembra davvero esoso.
Le intenzioni a delinquere per Berlusconi ci sono state sempre.
Nel processo per truffa allo stato in appello la condanna fu 4 anni di reclusione, 5 anni di interdizione dai pubblici uffici e 3 anni dagli uffici direttivi, per non parlare della sfilza di reati di ogni tipo da cui si è sottratto o comprando i giudici, o con la prescrizione, o cambiando le leggi. Nella sentenza della Cassazione è stato definito ‘delinquente recidivo e abituale”. Solo un deficiente può confonde uno dei peggiori delinquenti delle cronache italiane, ammanicato con mafia e P2, con uno che ha avuto un incidente di macchina di cui poteva essere vittima lui stesso.
Il reato di frode fiscale per cui B è stato condannato è addirittura secondario rispetto al vero scopo del meccanismo fraudolento messo in atto per 20 anni, per costituire fondi neri in paradisi fiscali, cioè in casseforti fuori da ogni controllo. La magistratura, bloccata da leggi inique, ha potuto lavorare solo su cifre minime nell’arco di soli 3 anni (13 milioni e 900.000 euro corrispondono a 26 miliardi e 914 milioni di vecchie lire). Ma la truffa è stata portata avanti per 20 anni. Per evitare la pena, B si è fatto leggi ad personam tra cui l’abolizione del reato di falso in bilancio per calare il velo della non procedibilità su 20 anni di reati. Le cifre prese in considerazione dai giudici riguardano l’evasione fiscale calcolata solo sulle ultime quote di ammortamento pluriennale, relative a costi dichiarati in precedenza. Ma l’evasione fiscale di 13,9 milioni di euro contestata non è che una infinitesima frazione dell’enorme furto perpetrato. Dalle pene relative ai suoi reati, B si è reso impunibile prima con la Cirielli, poi con l’obbligo di calcolare l’evasione fiscale unicamente su quote di ammortamento e non su tutti gli investimenti, poi col legittimo impedimento ecc.
Dice la sentenza: “B è stato «l’ideatore di una scientifica e sistematica evasione fiscale di portata eccezionale, dalla quale ha conseguito un’immensa disponibilità economica all’estero, ai danni non solo dello Stato ma anche di Mediaset e, in termini di concorrenza sleale, delle altre società del settore» tv: per questa sua «particolare capacità di delinquere nell’architettarla»”. (si parla di miliardi). Ma la Procura di Milano ha potuto quantificare solo «in 368 milioni di dollari dal 1995 al 1998 (solo 3 anni!) le maggiorazioni» dei costi dichiarati per pagare meno tasse, e anche da questo è risultato che il 30% delle cifre esposte a bilancio era falso» Gli effetti delle leggi di B e i ridotti termini di prescrizione hanno beneficiato tutte le sue «appropriazioni indebite», i «falsi in bilancio» e la stessa «frode fiscale». La magistratura è stata obbligata a concentrarsi solo su una parte degli addebiti e cioè sulla presunta evasione fiscale messa in atto negli anni 2002 e 2003. Poca cosa rispetto all’enormità del totale di truffa perpetrata a danni di noi tutti.

SENTENZA: “Appare un meccanismo fraudolento di evasione fiscale sistematicamente e scientificamente attuato fin dalla seconda metà degli anni ’80 nell’ambito del gruppo Fininvest, connesso al c.d. “giro dei diritti televisivi. I diritti di trasmissione, provenienti dalla major o da altri produttori e/o distributori, venivano acquistati da società del comparto estero e riservato di Fininvest e quindi venivano fatti oggetto di una serie di passaggi infragruppi..per essere poi trasferiti ad una società maltese che a sua volta li cedeva, a prezzi enormemente maggiorati rispetto all’acquisto iniziale, alle società emittenti.” (Si ipotizza un furto ai danni dello Stato, cioè di noi tutti, di miliardi di euro)”
Per dare una idea delle dimensioni della presunta frode, si può citare quello che Network Communication aveva acquistato nel ’94 per 64 milioni di dollari e rivenduto a 170 milioni Dal 1994 al 1998 il gruppo Mediaset avrebbe gonfiato di oltre il 30% il prezzo pagato per i programmi trasmessi, “stornando” 368 milioni di dollari su circa un miliardo di esborsi. La condanna per pochi spiccioli è dovuta al fatto che essa si riferisce al 2001, al 2002 ed al 2003, mentre l’illecito si è protratto per un numero d’anni di molto superiore. La riduzione dei termini di prescrizione, votata dal Parlamento, ha impedito ai magistrati di agire per l’intera durata della frode fiscale.
“Berlusconi è più pericoloso di altri politici (in gran parte inetti, tanto a dx quanto a sx), perché è un grande esperto di marketing psicologico e sociale. Mi spiego meglio: è riuscito a far credere di essere l’unico rappresentante della Dx, nonostante il lungo flirt con i socialisti, nonostante la sua stretta amicizia con l’ex capo del Kgb sovietico (Putin), le norme illiberali in campo economico (dalla fallimentare opposizione ad Air France alla distribuzione gratuita di decoder digitali, ecc.), nonostante la scelta di scegliersi un custode mafioso (Mangano) piuttosto che schierarsi in piazza (come faceva Fini rischiando la pelle), nonostante la “scomunica” di un autentico anti-comunista come Montanelli (gambizzato dalle Br). L’elenco sarebbe lungo.
Secondo me, Berlusconi rappresenta e tutela soltanto se stesso ed i suoi interessi; nell’ex Secondo i magistrati – la frode fiscale ha portato benefici per centinaia di milioni di euro, grazie ad un meccanismo che per comodità si potrebbe assimilare alla sovrafatturazione, sebbene sia stato tanto più complesso da essere configurato come frode fiscale. La frode è stata perpetrata per portare a termine un illecito ben più remunerativo di quello contestato dai giudici. Se la cosiddetta legge ex Cirielli non avesse ridotto i termini di prescrizione (senza il “regalo” normativo a Berlusconi, la prescrizione sarebbe scattata nel 2020 e non nel 2013), non sarebbe stata azzerata una frode fiscale pari a 120 miliardi di vecchie lire ed una appropriazione indebita di 276 milioni di dollari, per condotte illegali attuate fino al 1999.
Sono cifre esorbitanti! I passaggi sono stati resi quasi impraticabili poiché le indagini hanno riguardato diversi Paesi ed in particolare “paradisi fiscali”, dove ottenere una piccola prova è impresa quasi impossibile, poiché l’intera economia di quei luoghi si regge proprio sulle banche di comodo e sull’assenza di controlli finanziari.

Tera
Alfano: “la riforma della giustizia? Ci batteremo per farla passare nelle piazze”. Magari è la volta buona che manganellano pure loro.
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Viviana
I casi sono due:
o credi a Grillo
o credi al Marchese del Grillo,
quello che disse: “Io so’ io e voi non siete un caz..”
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Vista la riformaccia della Giustizia, sembra che Gelli abbia chiesto il copyright.
Evidentemente, nemmeno nei tempi migliori della P2 si era sperato in tanto
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Freezer
E’ stata presentata oggi la riforma del piano di rinascita della giustizia.
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Viviana
Pierino gioca in piazza col fango.
Esce dalla chiesa il parroco e ridacchiando gli dice: “Cosa fai, Pierino?”
“Faccio i preti di fango”. Il parroco va via indignato.
Passa l’avvocato e anche lui chiede, ridacchiando: “Cosa fai Pierino?” “Faccio gli avvocati di fango”. Anche l’avvocato si indigna e va via in fretta.
Passa un renziano che ha sentito tutto e dice ridacchiando: “Cosa fai Pierino? Fai i renziani di fango?” “No- dice Pierino-per quelli non mi basta il fango!”
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Viviana
“Sembra che nel suo tour propagandistico, Renzi sia arrivato addirittura in Cielo”.
“E allora?”
“Dicono che si è visto Dio scappare aggrappato alle Tavole delle Leggi!”
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Viviana
Chissà se i magistrati sciopereranno
Renzi: “I magistrati chi?”
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Mancuerda
Berlusconi è ottimista su questa riforma. Tanto che vorrebbe aggiungere la formula ‘soddisfatti o rimborsati’ per chi corrompe un giudice.
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Alfano: “Il testo contiene una visione che pone al centro i cittadini”.
E dall’altra parte il premier con un po’ di freccette
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Cardine della riforma è la divisione fra giudici e PM.
Anche se non è ancora chiaro a chi andrà il pane e a chi l’acqua.
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Alfano: “La giustizia sarà oggetto della prossima campagna elettorale”.
Se ne potrà regolare anche la vibrazione.
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Bonjacques
La riforma della giustizia parte con un applauso del Consiglio dei Ministri, al grido di “nuda, nuda”.
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La riforma richiede doppia lettura da parte di Camera e Senato. Alla prima lettura uno ha ancora la speranza di aver solo capito male.
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Berlusconi: “E’ una riforma organica”. Occhio a metterla nell’apposito sacchetto
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Negus
“Si altera sensibilmente il corretto equilibrio tra i poteri dello Stato”.
“Non siamo d’accordo”, hanno risposto mafia, camorra e ‘ndrangheta.

Viviana Vivarelli
Il Governo di Renzi è il peggior Governo italiano di tutti i tempi! Nessuna meraviglia se si accordi su tutto col più criminale boss politico italiano di tutti i tempi. Che questo inciucio ignobile che sta distruggendo lo stato di diritto passi per riforme ‘necessarie e giuste’ è il paradosso bieco e irricevibile dei nostri tempi. Solo chi si oppone a questa deriva autoritaria e indegna può considerarsi ancora ‘civile’.
In 6 mesi non ha fatto nulla di quello che doveva fare: lavoro, occupazione, conti pubblici, semplificazione della PA, riduzione delle enormi spese istituzionali, corruzione, evasione, mafia..
E ha fatto tutto di quello di cui non avevamo bisogno: accentramento del potere; annientamento della sovranità popolare; distruzione dello stato sociale; trasformazione della repubblica parlamentare nella diarchia Renzi-Berlusconi; annientamento del Parlamento; favoreggiamento della criminalità con eliminazione delle pene fino ai 5 anni; asservimento al Fm, alla Bce e alla Merkel; elezione di Junker e proseguimento dell’austerità; occupazione clientelare di tutte le cariche dello Stato; aumento della precarizzazione; indebolimento dei sindacati; distruzione della democrazia in aula con ghigliottine, bavagli, canguri… siamo arrivati fino all’ingresso nell’ennesima guerra.
Ma davvero quelli che hanno votato Pd e Pdl sono d’accordo con tutto questo??
La cosa grottesca è che la legge del M5S per dare agli Italiani poveri un minimo di sussistenza, come avviene in ogni Paese europeo e come è chiesto dalla stessa Europa, prende i suoi fondi da un rigoroso programma di tasse che i soldi va a prenderli a quelle categorie che Renzi, come Letta, come Bersani, come Monti, come Berlusconi hanno sempre rigorosamente protetto.
Ma i grulli dei blog continuano a dire che Grillo si guarda bene dal proporre delle modifiche fiscali per non perdere i propri introiti. Ma il programma del M5S sulle tasse lo ha letto qualcuno di loro o parlano solo perché hanno la bocca aperta e non sanno dire altro che sciocchezze??
Cosa vuol fare Renzi per aiutare i nostri milioni di poveri in costante aumento?
Abolire lo stato sociale?
Abolire le pensioni sociali?
Abolire le pensioni di reversibilità?
Arricchire ulteriormente le banche?
Arricchire ulteriormente i politici e gli imprenditori corrotti o gli evasori?
Depenalizzare i reati e scarcerare i rei?
Fregarsene degli evasori, dei mafiosi e dei corrotti?
Diminuire ulteriormente i diritti del lavoro e i salari?
Entrare nella terza guerra mondiale?
Proseguire con la pratica dissennata delle grandi opere produttrici di mazzette mentre il Paese va a rotoli e ormai basta una pioggia per produrre sconquassi?
Bloccare gli stipendi dei dipendenti pubblici?
Allungare all’infinito l’età della pensione?
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Renzi: “Ci sono tracce di ripresa”. Il RIS le ha trovate sul cadavere dell’economia italiana.
C’erano anche brandelli di giustizia.
I ricchi ringraziano. I criminali ringraziano.

Nostromo
Ogni volta che leggo della crisi, non posso fare a meno di pensare che l’Italia, caso unico al mondo, mantiene, con le proprie tasse e benefit fiscali di vario tipo, uno Stato sovrano estero: il Vaticano. Le stime dei costi, per altro approssimative in quanto sembra decisamente difficile valutare le cifre in modo corretto, vanno dai 7 ai 9 miliardi di euro annui. Ora, alla luce delle cifre che caratterizzano la situazione attuale dell’economia italiana, continuo a chiedermi come tutto ciò sia possibile…Com’è possibile che questo Paese possa concedersi il lusso di dare la possibilità di devolvere l’8 x mille del gettito fiscale a chicchessia…come può permettersi di rinunciare alle imposte dovute per le proprietà immobiliari della chiesa sul nostro territorio nazionale?…come può permettersi di rinunciare all’IVA dovuta per le attività commerciali esercitate dalla monarchia d’oltretevere nel Bel Paese?
Se rifiutassimo di pagare questo ”pizzo”, se riuscissimo a ridimensionare la corruzione dilagante nella gestione della Cosa Pubblica, se riducessimo al minimo i costi della politica, se attuassimo una lotta VERA all’evasione fiscale giunta ormai alle stelle, se riuscissimo a riportare alla legalità quella parte (notevole) di economia in mano alle varie mafie, credo che le ”alchimie” contabili illustrate da Renzi non risulterebbero poi così necessarie…
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Viviana
E noi dovremmo accettare che la riforma della giustizia sia perpetrata da uno che lavorava in comunella con Previti, dell’Utri e Verdini?
Previti fu al centro di un numero enorme di vicende giudiziarie relative a illeciti commessi in qualità di avvocato di Fininvest (come il cosiddetto Processo SME);
fu condannato a 6 anni di detenzione per l’accusa di corruzione in atti giudiziari nell’ambito del processo IMI-SIR e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Dell’Utri è stato condannato a 7 anni con l’accusa di essere stato il garante “decisivo” dell’accordo tra Berlusconi e Cosa nostra…
Verdini fu costretto a dimettersi da presidente e consigliere del consiglio di amministrazione del Credito Cooperativo Fiorentino a causa dello scandalo P3 che lo vide coinvolto per corruzione e violazione della Legge Anselmi sulle società segrete. La sua banca è stata commissariata. Il 14 agosto la Banca d’Italia contestò a Verdini un conflitto d’interessi pari a 60,5 milioni di euro per la banca di cui è stato amministratore; è stato indagato dalla Procura di Firenze per il reato di concorso in corruzione su appalti a Firenze e a La Maddalena; è stato è indagato dalla Procura di Roma in un’inchiesta su un presunto comitato d’affari, la cosiddetta “cricca”, che avrebbe gestito degli appalti pubblici in maniera illecita; è stato implicato negli appalti sull’energia eolica in Sardegna: risulta membro della famigerata P4; è stato indagato per truffa…
E il PD vuole fare la riforma della giustizia incontrandosi a porte chiuse con Berlusconi…??
Questi sono i fatti, inutile che i sostenitori renziani si arrampichino sugli specchi.
è con questa gente che Renzi dovrebbe fare la riforma della giustizia?

Doriana Goracci

Siamo tutti affetti da depressione
qualcuno eccelle in disperazione
facciamo come sotto i bombardamenti
fingiamo di non sentire i boati
per raccogliere un po’ di civiltà ordinaria
e difendere con paraorecchi e bende agli occhi
uno straccio di vita quotidiana
Ma quando facciamo silenzio al mondo
per non soffrire troppo
e ci esiliamo dall’essere interamente umani
la cupa assenza dell’emarginato
preme sui nostri cuori
come una lapide di tomba
Nulla grida così forte come le lacrime
dei silenziosi
e quelle lacrime coprono il vuoto rimbombante
dei potenti che diventa un bisbiglio
indecifrabile e insensato

.
Con un blitz Renzi dichiara che darà armi ai Curdi.
.
MARCO TRAVAGLIO

Ha fatto bene Renzi a visitare Baghdad, dove ha incontrato il Governo di quel che resta dell’Iraq, e poi anche il campo profughi di Erbil, dove ha parlato con i capi dell’enclave autonoma curda. Ha fatto male invece a non telefonare subito a Roma per bloccare le allegre ministre Mogherini & Pinotti che stavano incassando l’ok delle ignare commissioni Esteri e Difesa all’invio di armi ai curdi. Ciò che il premier ha visto e sentito in Iraq era più che sufficiente per indurlo ad archiviare l’idea balzana di spedire una carrettata di vecchi kalashnikov, missili e razzi anticarro di fabbricazione sovietica sequestrati nel lontano 1994 alle milizie croate e da allora giacenti nei magazzini del nostro esercito. Che si guardava bene dall’usarli, il che la dice lunga sulla loro efficienza. Qui non si tratta di fare del pacifismo a buon mercato: anche le missioni di pace e i corridoi umanitari esistono grazie alla protezione armata. Qui si tratta di domandarsi chi stiamo armando, con quali armi, con quali procedure e contro chi verranno usate non solo oggi, ma anche domani.
1) Chi stiamo armando? I guerriglieri curdi, che si oppongono alle milizie jihadiste sunnite del Califfato (Isis), anch’esse dotate di armi occidentali ereditate dagli arsenali di Saddam Hussein, e animate da spirito di vendetta dopo l’umiliazione subita dai sunniti con la sconfitta saddamita e la salita al potere di un regime sciita. Dunque al momento i curdi che andiamo ad armare sono alleati degli sciiti, sostenuti dall’Iran, che fino a qualche anno fa erano la bestia nera dell’Occidente. Chi ci garantisce che le nostre armi non passino dai curdi agli sciiti che fra qualche anno ci toccherà disarmare quando decideremo di reiscriverli all’albo dei terroristi?
2) Con quali armi? Il capo di gabinetto del presidente della regione autonoma curda Fuad Hussein spiega al Corriere che ai suoi soldati occorrono “blindati anti-mina, armi anticarro nuovo modello, visori per la guerra notturna ed elicotteri da guerra”. Noi, per tutta risposta, inviamo i ferrivecchi di cui sopra: c’è da sperare che i curdi non ce li rimandino indietro con spedizione a carico del destinatario. La Germania, che è la Germania, ha deciso di inviare caschi e giubbotti antiproiettile, che almeno servono a qualcosa. E la Svezia ha comunicato: “Non siamo una potenza in campo militare, mentre lo siamo in campo umanitario, quindi invieremo cibo, medicinali e soccorsi”. Un discorso serio che avremmo dovuto fare anche noi: invece due mesi fa il Governo ha tagliato i progetti umanitari all’Iraq e ora se la tira da superpotenza militare con i fondi di magazzino per soddisfare gli uzzoli interventisti della Pinotti, in corsa per il Quirinale, e della Mogherini, ansiosa di accreditarsi in Europa per l’inutile poltrona di Mister Pesc (lesso).
3) Con quali procedure? Il premier dimissionario iracheno al Maliki e quello incaricato al Abadi han chiesto a Renzi di non consegnare le armi ai curdi, ma al Governo di Baghdad, mentre il presidente dell’enclave curda Barzani gli ha chiesto di spedirle direttamente a lui. Il perché è semplice: il Governo filosciita iracheno detesta cordialmente i curdi, che ricambiano con interessi, rivendicando la propria indipendenza e profittando della guerra al Califfo per farsi il proprio stato. “Una soluzione di compromesso – dice Renzi al Corriere – potrebbe essere far arrivare le armi a Erbil, ma consegnarle a un inviato di Baghdad”. La classica farsa all’italiana: per armare i curdi, diamo le armi a un inviato del Governo che odia i curdi, e poi se la vedano loro. Ma non si esclude un’altra furbata: io le armi le lascio qui, per non saper né leggere né scrivere, e il primo che passa se le prende. Del resto – secondo le cronache, depurate dalla retorica sulla “storica visita” e sullo “scout Matteo” – Renzi ha promesso ad al Maliki “il rispetto della sovranità irachena”. Impegno che fa a pugni con le armi alla regione curda che Baghdad non riconosce, anzi osteggia. Finirà come al solito, con l’Italietta alleata contemporaneamente di due nemici che si odiano. Così ci guadagneremo la prestigiosa carica di Mister Pesc In Barile.

Viviana

Come potrò mettere nella mia libertà
la tua libertà
di uccisore, di mentitore, d’ingannatore
come potrò osservare il rispetto che ti devo
mentre tu chiami il mio pensiero
intolleranza
e non sopporti nulla di diverso
come se non fossi tu il gran diverso
in un mondo di forme mutevoli
dove una foglia non è uguale a una foglia
un fiore a un fiore
e l’armonia è l’insieme di tanti
in cui ognuno è uno
e tu solo vuoi spazzar via le differenze
per rendere tutto un cerchio
o un quadrato
e su quello issare il mio pensiero
libero
e farne un martire
in eterno
ma il pensiero è sottile
come il vento
non ti somiglia
non somiglia nemmeno a se stesso
e come il vento ammucchia nuvole
che non puoi stringere in cerchi
o issare incappucciata in fili elettrici
o in croci di cera
nuvole che vanno via diverse e chiare
sulla tua uguale notte nera.

..
GENOCIDIO
Rosario Amico Roxas

Incontrai i palestinesi nel 1991 a Tunisi; erano sistemati alla periferia di Hammam Liff, cittadina immediatamente a sud di Tunisi. Erano i profughi di Sabra e Shatila, ma è più corretto dire che erano i pochi superstiti di quella immane strage.
Il primo incontro fu assolutamente casuale; terminato il mio lavoro, mi recavo in una dei grandi alberghi in Avenue Bourguiba; solo lì era possibile incontrare altri operatori stranieri, scambiare quattro chiacchiere e bere qualcosa stante che nei normali bar non si trova nulla.
A piccoli gruppi entravano in questi alberghi, senza consumare nulla, si sedevano e cercavano in tutti i modi di attirare l’attenzione degli stranieri per dialogare con loro e narrare la loro tragedia, visto che nel mondo occidentale non se ne parlava più.
Ricordo bene quel giorno del nostro primo incontro; erano in tre, indossavano abiti che avevano vissuto tempi migliori, ma cercavano di mantenere un atteggiamento dignitoso, quella dignità che si porta dentro anche nei momenti peggiori.
Un cameriere aveva insistito perché consumassero, ma non potevano…per ovvie ragioni. Fu allora che intervenni e li invitai al mio tavolo; così consumarono una spremuta di arance….a testa.
Parlarono di loro, delle loro famiglie, di quanti erano arrivati in Tunisia. Ringraziavano il Governo tunisino per l’ospitalità, ma lamentavano la mancanza di un lavoro che permettesse loro di guadagnare l’indispensabile per vivere; un lavoro qualsiasi, purché onesto (ci tenevano tanto a specificarlo). Due di loro erano medici e il terzo era ingegnere di 2° livello (il nostro geometra); attendevano di essere chiamati a Gaza, per tornare nella loro terra ed essere utili al loro futuro paese.
Ci incontrammo parecchie volte, sembrava un appuntamento serale, che spesso si concludeva in una trattoria molto modesta, dove si consumavano, però, pietanze tipiche; ritenevano uno spreco inutile andare in un ristorante.
Un giorno mi invitarono nel villaggio dove risiedevano; avevano tardato a rivolgermi l’invito per avere il tempo di preparare una accoglienza superiore alle loro possibilità .
Fu allora che incontrai Ibrahim Slimane, già direttore dell’Istituto di filosofia islamica a Beirut, ma residente a Sabra in quanto palestinese e, come tale, emarginato; era giunto con la moglie e la figlioletta di dieci anni (oggi veterinaria in Libia e docente di genetica bovina all’Università di Tripoli). Aveva perso due figli, ma li attendeva ancora, convinto che fossero vivi e che stessero cercandoli, senza sapere dove cercare.
Rimase poco tempo ad Hammam Liff, perché fu invitato dal Governo algerino ad assumere la direzione dell’istituto di filosofia islamica di Hanneba (l’antica Ippona).
Mi fece ottenere l’invito come osservatore a Il Cairo, in occasione dell’annuale congresso dei filosofi arabi, per quell’anno, 1997, presieduto proprio da lui, trattandosi di uno dei massimi filosofi allora viventi, universalmente riconosciuto nel mondo arabo. Quell’anno, al termine del congresso fu stilato un documento con il quale si prospettava la soluzione del dramma dei palestinesi con la creazione di DUE STATI Confederati per UN Popolo (i semiti):
-Stato semita ebraico
-Stato semita palestinese
ma furono poste delle condizioni che resero la proposta inaccettata dal Governo sionista, nel quale imperava Ariel Sharon, bollato dagli ebrei semiti come “macellaio di Sabra e Shatila”. Si voleva la restituzione della Palestina ai semiti, escludendo i sionisti; si chiedeva il ritiro delle basi americane e il disarmo nucleare. Il documento fu firmato anche dagli intellettuali israeliani, ma fu respinto dal Governo sionista.
Il mio rapporto con Ibrahim si intensificò, da lui appresi quel poco che adesso conosco dell’Islam.
Nel 1998 , in occasione del Ramadhan seppi che avrebbero rinunciato al sacrificio dell’agnello, perché troppo caro per le loro finanze. Accetto di raccontare come quell’anno arrivai ad Hammam Liff con quattro agnelli, perché fu l’occasione nella quale mi venne riconosciuto il nome Abou Roxas, del quale vado orgoglioso.
Portai quattro agnelli perché il gruppo si componeva di quattro sotto-gruppi, assimilati per tribù.
All’ora del sacrificio, chiesi che i quattro maggiorenti, riconosciuti come capi, si alternassero, in segno di unità dell’intero gruppo; così avvenne, ma invitarono me, cattolico e cristiano, a guidare la preghiera, per la quale esordii “As-salam Aleikun” ben conoscendo la doppia natura di quell’invocazione “la pace sia con voi”, ma anche il 15° nome attribuito a Dio, e quindi “Dio sia con voi”; capii che quella preghiera era il loro modo di essere in comunione con Dio, mentre il modo cristiano è ancora fermo al “fare la comunione”. Fu lo steso Ibrahim a chiamarmi per primo Abou Roxas e tale sono rimasto fino al mio rientro in Italia nel 2002.
Trasferito ad Hanneba con quello che restava della sua famiglia, così mi recavo ogni fine settimana a trovare quel mio amico; coltivavamo il desiderio di tradurre in Italiano l’imponente “Storia Universale di Walī al-Dīn Abd al-Raḥmān ibn Muḥammad ibn Muḥammad ibn Abī Bakr Muḥammad ibn al-Ḥasan al-Ḥaḍramī, più noto come Ibn Khaldūn; lui traduceva in francese ed io riportavo in Italiano, ma con la certezza di avere utilizzato il più vero significato di ogni singola parola.
Non andammo oltre la Muqaddima, cioè l’introduzione, dove pure viene anticipata di oltre cinque secoli, l’esordio della sociologia come scienza.
Le traversie patite gli avevano prodotto un cuore polmonare cronico; mi aveva chiesto una di quelle bombole di ossigeno portatili e ricaricabili che in Algeria non si trovavano. Nel corso di uno dei miei rientri in Italia, trovai quella bombola e telefonai per dire che l’avrei portata presto; fu la moglie a dirmi che non sarebbe più
servita. Scrivo ciò per rendere omaggio ad un amico prezioso e un maestro irripetibile.

Quando la terra non sa di pane
(Ai fratelli Palestinesi)

Nell’oscurità del tempo
è stata scritta la nostra condanna,
nera fuliggine dentro uno scorcio di cielo.
I figli di Sem e di Abramo
rivendicano il diritto ad esistere uccidendosi a vicenda,
mentre le parole d’amore
dell’Unico Dio si perdono
nell’inospitale deserto dei valori.
Ci hanno vestiti con gli abiti del perdente,
con la maschera della ferocia, con le ciabatte del burattino,
mentre nel nostro petto c’è la corazza del combattente.
Le reliquie della meschinità, la crudele avidità,
hanno vanificato ogni sforzo, violentando la verità:
Abele si è suicidato.
Il destino dei vinti ha mortificato la nostra volontà,
ma non il nostro diritto di esistere.
Cerchiamo di mettere le briglie alla memoria,
per dimenticare millenni di persecuzioni,
ma tutto torna alla mente con impietosa crudezza,
tutto si ripete con drammatica puntualità.
Naufraghi dentro la pozzanghera degli egoismi,
cerchiamo invano una parola di solidarietà,
una riva amica non venduta al più forte.
La felicità è un’eco lontana che non ci appartiene da secoli;
balenio di speranze, sogni, illusioni,
tragica memoria di tante amarezze senza alcuna gioia,
tante rinunzie e nessuna vittoria.
Scorre dentro il nostro sangue il tempo impietoso,
continua l’inutile ricerca della nostra Patria,
senza un attimo di sosta.
Presagio di una fine che non ha avuto un inizio.
In questa tragica realtà
la nostra terra non sa di pane,
come la nostra casa non sa d’amore.
Morti dentro, cercano ancora di ucciderci.
La Speranza è un sogno da ricchi !
Solo orizzonti offuscati da nuvole gonfie di fiele.
Anche il giorno comincia con il tramonto.
Stiamo arrivando all’ultima goccia nel bicchiere.
Cerchiamo un chiodo per appendervi l’anima.

Hallahu akbar (Dio solo è il più Grande).
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ACCORDI ITALO-ISRAELIANI (con il benestare degli USA): IL MUOS
Rosario Amico Roxas

Il mio precedente commento inerente un eventuale collegamento operativo tra MUOS – Canneto di Caronia, ha riscosso un interesse di gran lunga superiore alle mie aspettative, con parecchi interventi da parte di fisici dell’Università di Catania, Palermo e Firenze, per cui sento lo stimolo ad analizzare una serie di coincidenze che non trovano spiegazione, se singolarmente analizzate, ma, se messe tra di loro in relazione, trovano una loro logica, quanto meno da verificare.
Il Governo italiano non ha commentato l’ultimo discorso di Obama, perché contraddice la posizione che anche l’attuale Governo italiano ha assunto nei confronti di Israele, anche attraverso vecchi accordi che impegnerebbero anche governi di altri indirizzi politici.
Anche la spinta che il Governo dell’ex cavaliere avrebbe voluto dare in Europa per l’ingresso della Turchia, rientra nel medesimo disegno, che vorrebbe, in una fase successiva, proporre l’ingresso nella UE anche di Israele, per coinvolgere l’intera Europa nella tattica sionista di aggressione e dilatazione territoriale.
Il coinvolgimento dovrebbe avvenire solo “in caso di aggressione” che Israele potrebbe subire; ma sappiamo benissimo che basta auto spedirsi un razzo, magari pilotato, controllato per non fare danni, per dichiarare di essere stati aggrediti. E’ già accaduto, ed ha giustificato l’ultima strage nei territori di Gaza, con complice silenzio da parte del Governo italiano. La situazione italiana è paradossale, perché si è fatta parte attiva nel sostenere le politiche aggressive di Israele, ispirate dagli USA di Bush.
Dopo che il Senato italiano ne ha approvato la ratifica il 2 febbraio 2004, l’accordo Italia-Israele sulla cooperazione nei settori militare e della difesa è arrivato alla Camera. Qui, il 16 marzo, ha ricevuto luce verde dalla commissione esteri. Nella commissione esteri della camera hanno espresso parere contrario non solo Rifondazione comunista e Verdi, ma anche Democratici di sx, L’Ulivo e Margherita-L’Ulivo.
Il parere contrario è stato motivato con il fatto che l’accordo viola la legge 185 sull’esportazione di armamenti, poiché estende a Israele il trattamento privilegiato previsto solo per i paesi Nato e Ue, e stabilisce una cooperazione militare con un paese che non ha firmato il Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari.
Qui la prima coincidenza, perché sul finire del 2004 iniziano i fenomeni di autocombustione di apparecchiature metalliche a Canneto di Caronia, frutto delle prime sperimentazioni sul campo del raggio di protoni ? Segreto militare!
Le implicazioni dell’Italia, in realtà, sono ancora più gravi. E’ «un accordo generale quadro» comprendente interscambio di materiale di armamento, organizzazione delle forze armate, formazione e addestramento del personale militare, ricerca e sviluppo militare. Secondo fonti militari israeliane citate da Voice of America (22 novembre 2004), Italia e Israele hanno già concordato e finanziato:
«lo sviluppo congiunto di un nuovo sistema di guerra elettronica altamente segreto».
Sembra proprio il protocollo attuativo del Muos come arma elettromagnetica, coniugata con i misteri che circondano le autocombustioni di elementi metallici a Canneto di Caronia. Poiché questo è un campo in cui Israele ha finora cooperato solo con gli Stati uniti, significa che l’accordo italo-israeliano è stato preventivamente approvato (o preteso?) dalla Casa Bianca. Non è quindi solo un accordo tecnico: i ministri degli esteri e della difesa lo hanno definito, nell’accordo quadro generale:
«un preciso impegno politico assunto dal Governo italiano in materia di cooperazione con lo stato d’Israele nel campo della difesa».
Nel 2005 il progetto MUOS ebbe una accelerazione, e iniziò il montaggio delle antenne paraboliche per presunti utilizzi nella comunicazione. Ma l’ipotesi avanzata di un utilizzo militare di un fascio di protoni non sarebbe un’arma elettronica per la quale è stato posto il segreto militare ? Oltre a funzionare nel campo delle trasmissioni, non è dato intuire anche l’uso militare per indirizzare i fotoni di cui abbiamo parlato nel commento precedente, contro un obiettivo prescelto?
Tutto sembra coincidere con l’accordo italo-israeliano, sia nei tempi che negli scopi.
Si tratta di un accordo quinquennale, stipulato dal Governo Berlusconi, prorogabile automaticamente, che impegna anche i futuri governi a una precisa scelta di politica estera: quella di essere a fianco del Governo israeliano qualunque cosa faccia. Una scelta particolarmente grave, dal momento che il Governo israeliano è deciso ad usare ogni mezzo per mantenere in Medio Oriente il monopolio delle armi nucleari. In un servizio pubblicato il 4 aprile del 2007, The Sunday Times (il giornale britannico che nel 1986 riportò la testimonianza di Mordechai Vanunu sull’arsenale nucleare israeliano) rivelò che le forze israeliane si stavano addestrando per un attacco agli impianti nucleari iraniani. A tale scopo è stata costruita nel deserto del Negev una copia in dimensioni reali dell’impianto nucleare iraniano di Natanz. L’attacco verrebbe effettuato da commando dell’unità di élite Shaldag e dalla 69a Squadra aerea con caccia F-15 armati di bombe penetranti. (fonte:, The Sunday Times, 7 aprile del 2007). Verrebbe distrutto anche l’impianto nucleare di Bushehr, costruito con l’aiuto della Russia che, con un accordo firmato il 27 febbraio 2005, si impegnava a fornire il combustibile nucleare e a ritirare le scorie garantendo così che l’Iran non se ne sarebbe servito per produrre plutonio. (ibidem)
Il programma di accordo Italia-Israele, che prevede anche l’attivazione delle forze nucleari israeliane pronte a colpire in caso di rappresaglia iraniana, è stato concordato con gli Stati Uniti. I caccia israeliani passerebbero dallo spazio aereo iracheno controllato dal Pentagono e sarebbero guidati dai sistemi satellitari statunitensi (v. The Sunday Times, 12 aprile 2007) L’esistenza del piano non è più segreta: funzionari Usa hanno dichiarato che «un attacco militare contro gli impianti nucleari iraniani da parte di forze israeliane o americane non è da escludere se la questione dovesse bloccarsi alle Nazioni unite». Secondo gli esperti, «ritardare l’attacco militare comporta il rischio che, una volta avviati i reattori di Bushehr, la loro distruzione potrebbe causare una catastrofe ambientale simile a quella di Cernobyl».
In tale situazione, proprio mentre l’Ue è impegnata in una delicata trattativa con l’Iran sulla questione del nucleare, l’approvazione da parte del Governo italiano dell’accordo militare con Israele fornisce al Governo sionista il segnale politico che l’Italia è pronta a sostenerlo nell’attacco all’Iran.
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La Difesa americana ha chiesto ulteriori ispezioni dopo l’incendio scoppiato a bordo di uno dei jet militari in Florida, il caccia aveva anche perso i pezzi sulla pista. Nel frattempo marina e difesa bloccano tutti i voli.

Gli F-35 Stealth fighters….
Notizia da…..(Fucina)

Ieri è stata diffusa la notizia della decisione del Pentagono di lasciare a terra tutta la SUA flotta di F35, costituita da 97 velivoli …. abitanti negli USA, 315milioni.
L’Italia è partner di 2° livello con un investimento nel progetto di circa un miliardo (già speso) con il coinvolgimento di Alenia e altre 50 piccole e medie industrie. …abitanti in Italia, quasi 61milioni… 158 aerei da sostituire con una flotta ITALIANA di 90 F-35.
USA 315milioni di abitanti lascia a terra 97 F-35 perche totalmente insicuri
ITALIA 61milioni di abitanti conferma(!!!) l’acquisto di 90 F35

I MOTIVI PER DIRE NO AGLI F35

Etico: in un momento di acuta crisi economica i fondi pubblici andrebbero spesi per lavoro, scuola, welfare, sanità e non per armamenti
Costituzione: si tratta di un cacciabombardiere pensato principalmente per l’attacco in profondità, non di uno strumento votato alla difesa aerea
L’economia: la spesa per i caccia già oggi ammonterebbe a 14 miliardi complessivi, senza contare i costi di mantenimento con cui arriverebbe a 20
Ricadute sociali: la sicurezza degli Italiani non può derivare dall’aiuto alle lobby armiere ma deriva dalla soluzione dei problemi sociali
La tecnologia: il programma non è maturo e affidabile, i problemi e gli incidenti recenti lo dimostrano, eppure il nostro Governo sta procedendo ai primi acquisti
La politica: sondaggi d’opinione dicono il No degli Italiani
L’industria: i favoleggiati ritorni tecnologici per l’Italia non si concretizzeranno mai e saranno residuali
L’occupazione: i posti di lavoro derivanti da così tanti miliardi sono pochi e molto meno di quanti promessi: non è la maniera più efficiente per usare fondi pubblici
La difesa: il programma F-35 non assolve ad alcuna necessità di difesa territoriale e ci mette sotto lo scacco di un Paese estero in qualsiasi esigenza operativa futura
La strategia: il programma JSF è servito ad indebolire l’Europa e le sue prospettive di politica estera e di difesa comune
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PRIVATIZZAZIONI
Marx 2

Il PD, il partito che da sempre è stato ed è il paladino delle liberalizzazioni in Italia (in realtà, liberalizzazioni è un eufemismo, il termine esatto è: PRIVATIZZAZIONI) e introdotte a suo tempo dall’esimio Bersani, e che continua indefesso a svendere tutto ciò che si può svendere dell’argenteria del Paese Italia (il patrimonio industriale e commerciale), visto che il nostro Paese, è commissariato dalla Trojka, nonostante tutte le vuote chiacchiere di Renzi che hanno la sola funzione di distrarci dalle rapine che stiamo subendo. Vediamo gli effetti di queste liberalizzazioni. Secondo la Cgia – l’associazione degli artigiani di Mestre: negli ultimi 10 anni, le tariffe dei principali servizi pubblici hanno registrato un aumento record. E’ il caso dell’acqua, aumentata dell’85,2 %; dei rifiuti, +81,8 %; dei pedaggi autostradali,
+50,1 %; dei trasporti urbani, +49,6%.
L’ultima parte dell’analisi elaborata dall’Ufficio studi della Cgia ha preso in esame l’aumento delle tariffe registrato da alcune voci nel periodo intercorso dall’anno di liberalizzazione fino al 2013. Ebbene, le assicurazioni sui mezzi di trasporto sono aumentate del 197,1 % (4 volte in più dell’inflazione), i pedaggi autostradali del 62,7 % (1,7 volte in più dell’inflazione), i trasporti ferroviari del 57,4 % (1,7 volte in più dell’inflazione), il gas del 53,5 % (2,3 volte in più dell’inflazione), mentre i servizi postali hanno subito un incremento del 37,8 % pressoché uguale a quello registrato dall’inflazione.
Eccola qui la politica economica di questi liberali, se non liberisti “de sx”.
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Ambrose Evans-Pritchard. The Telegraf

Il metodo cromwelliano con cui Jean-Claude Juncker è stato imposto agli stati nazionali è una violazione dei trattati e i Parlamenti sovrani sono ancora una volta le vittime di soprusi costituzionali da parte dell’Ue. Con questa premessa, il columnist del Telegraph Ambrose Evans-Pritchard conferma che il Regno Unito deve lasciare l’Ue e che gli altri Paesi europei devono iniziare a riflettere.
Il Trattato di Lisbona, prosegue Evans-Pritchard, non ha creato uno stato europeo: Francia e Regno Unito hanno combattuto ferocemente contro questo testo e hanno imposto che l’Ue rimanesse un club tra governi che non annullasse le democrazie nazionali. La spinta della Germania per uno stato federale – idealistico e pericoloso – fu all’epoca sconfitto. Il Trattato che è emerso non ha dato quindi al Parlamento europeo il potere di scegliere il Presidente della Commissione, la prerogativa spetta ai leader eletti responsabili rispetto ai loro elettori, una salvaguardia dell’autorità degli stati sovrani. Gli europarlamentari possono solo sfiduciare in blocco la Commissione, ma non possono nominarla, vale a dire quello che hanno appena fatto con i leader europei che hanno accettato il fatto compiuto, o per concessioni commerciali o per sudditanza a Berlino.
La spiegazione che viene offerta è che il Ppe ha vinto le elezioni e ha le autorità per scegliere il suo candidato: ma il terremoto elettorale di marzo andava in tutt’altra direzione ed è stato un urlo primordiale dei popoli contro lo strapotere dell’Unione Europea e la distruzione di posti di lavoro a causa dell’austerità.
Juncker è quello che una volta dichiarò allo Spiegel: “Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere che succede. Se non provoca proteste né rivolte, perché la maggior parte della gente non capisce niente di cosa è stato deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno”
Grillo sul suo blog ha scritto: “Juncker, dove passa lui non cresce più l’erba e neppure l’Europa”.

Il Ppe, prosegue il Columnist del Telegraph, ha subito una debacle nelle elezioni europee rispetto alle tornate precedenti e nessuno che stava votando Samaras in Grecia sapeva che sarebbe stato un voto a Juncker, lo stesso che ha imposto il dramma greco come Presidente dell’Eurogruppo. Quanti irlandesi avrebbero poi votato per il Fine Gael se avessero saputo che avrebbe determinato una maggiore integrazione europea?
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Video sull’amicizia

https://www.youtube.com/watch?v=Au8Y98Rgxbk

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RIDI :-D

Un giornalista telefona in redazione con urgenza per dire al capo che ha trovato il nome di un tizio rimasto schiacciato sotto un rullo compressore.
“Dimmi, sono qui pronto con carta e penna”, dice il capo.
E il giornalista: “Si chiama Schimlerisculvangoosky Iusivanoviccanisovic”.
Il capo lo interrompe prima che possa finire e dice:
“A me serve il nome prima che avesse l’incidente!!!”
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Allo zoo un ragazzo per un pelo non viene mangiato dal leone.
Un giornalista che assiste alla scena intervista il ragazzo: “Di che partito sei?”. “Missino”.
Il giorno dopo sull’Unita’ compare il seguente articolo:
“Sporco fascista ruba pasto a immigrato africano!”.
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http://masadweb.org


MASADA n° 1562 ROMANZO. UNA SECONDA POSSIBILITA’ – CAPITOLO 11

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Vedere i fantasmi – Bachi vampirici, boli, ragnatele, girandole di luce – I punti nodali – Figure non terrestri – Una guarigione miracolosa- Uscire dal corpo – La psiche, l’anima, lo spirito – il Tunnel – L’Osservatore- L’Aldilà

Parevami di muovere in un mondo di fantasmi / E di sentir me stesso l’ombra di un sogno.”
Alfred Tennyson

Noi siamo pensieri che continuano. Dopo la morte saremo ancora pensieri ma penseremo più in grande. In fondo nascere non è che una parziale dimenticanza
Viviana

Bussa al cielo e ascolta il suono!
Detto zen

“La nostra vita è lo strumento mediante il quale compiamo esperimenti con la verità”
Thich Nhat Hanh

Ora che quasi tutta la mia vita è trascorsa, posso pensare di nuovo a quelle cose del passato come da una lunga lontananza. Molti particolari si sono sbiaditi, soprattutto si è perso il senso di essere dentro le cose e i sentimenti che ad esse si legavano, non ricordo più la paura, le emozioni, la solitudine, il disorientamento. Posso persino pensare che forse non è a me che è successo tutto questo, eppure la mia memoria conserva tutti i fatti nella loro stranezza.
Tutto cominciò da quella diagnosi di morte, a 35 anni, quando ero una giovane sposa con una bambina di cinque anni, a Milano. Da qualche parte di me ci sono ancora le crisi d’asma, quella intolleranza di non poter stare né in piedi né seduta, non poter dormire né andare, col respiro affannoso e i fischi che mi uscivano dalla gola, la soffocazione. La mia bambina vedeva che stavo male e, quando crollavo sul cuscino, mi portava le pantofole e mi diceva: “Alzati mamma, guarisci!”. Poi venne l’impietosa sentenza: “I suoi bronchi non ce la fanno più. Non possiamo fare più nulla. Provi ad andare più a sud in un luogo non inquinato come Milano. Può tirare avanti forse due mesi, ma è finita”.

Se guardo la mia mano sinistra, che porta nel palmo il segno del mio destino, vedo una linea della vita breve, forse 37 anni, e anche la linea del cuore è spezzata. Ma se guardo la mano destra, che è la vita che ci siamo costruiti con la volontà, vedo sempre quella linea spezzata, ma dopo i 37 anni un’altra linea si attacca ad essa con un angolo di 60° e prosegue fino a una morte spettacolare. In mezzo c’è un lungo triangolo, il segno di una guarigione miracolosa. Fu così che la mia vita venne raddoppiata. La Voce disse: “Questo corpo è ormai alla fine, ma ancora ha delle cose da fare”.
Io sono adesso là, nella vita che mi fu concessa la seconda volta. Porto sul palmo i segni della veggenza e il monte della Luna nasce da un segno di morte. Io non sapevo allora che mi sarebbe stata data questa seconda possibilità né so ancora per cosa. In verità, possiamo studiare tutti gli indecifrabili segni del mondo, ma la vita e la morte restano chiuse nel loro mistero.
Come venni a Firenze, nella casa infestata, il mio Houdini, la mia magia interiore, emerse a metà e io ‘vidi’. Ma ci volle molto tempo prima che lo accettassi. Prima dovetti attraversare tutto il disagio del nuovo sapere e attraversare il lungo viaggio della depressione. Poter finalmente respirare dopo 35 anni di infermità debilitante, a causa di una malformazione bronchiale congenita, fu come un niente all’inizio, ma questo inizio durò un decennio tormentoso, in cui non dissi nulla a nessuno di quel che vedevo e non volli crederlo io stessa e questo non accettare, che persiste in parte anche adesso, mi portò a una cupa depressione. Non so perché ho dovuto raccontare tutto questo. Forse si arriva a un punto in cui dare testimonianza è l’unico dovere, o forse raccontare serve a capire, per chiudere un quadro o comporre un cambiamento. Forse sono ancora una volta sull’orlo di qualcosa di ignoto e ricordare il viaggio già fatto serve a rassicurarmi di fronte alle cose che non conosco. In verità non so a chi lo racconto, perché non ti vedo, caro lettore, ma spero che tu capisca e abbia anche pietà di me, che non scelsi questa strada ma fui scelta e non la accettai e perciò la persi.
Dopo Firenze, ci fu il ritorno in Lombardia, questa volta nella casa dell’inferno che coincise con la mia depressione e con desideri suicidi. Anche questa casa l’avevo vista in sogno: una specie di fortilizio con due ali laterali, come le torri di un castello, di una sola proprietaria, la castellana, che era una donna malvagia, una ex ballerina sposata per lucro a un uomo di immensa ricchezza. Tutto il palazzo era pregno della sua avidità. Ci sono vizi che dilagano oltre chi li conduce e si allargano tutto intorno impregnando le cose. Seppi che sotto quel castello scorreva un fiume, ne sentivo l’energia perturbata nel sangue, nella testa. Da quel fiume sotterraneo saliva un’atmosfera acre che impestava la casa, penetrava sotto gli strati ocra della tappezzeria funebre giallastra, saliva dal parquet dismesso e scricchiolante.
Una volta lasciai aperto il registratore e la cassetta vuota, riascoltata, risultò piena di voci dolorose che urlavano e piangevano tutte insieme. Ne fui atterrita e buttai via la cassetta, né ho mai più provato a registrare le voci dei morti. Ma essi erano tutti intorno in quella casa gemente. Fu lì che li cominciai a vedere che passavano. Passano veloci, i morti, silenziosi, non smuovono l’aria. Appaiono in un punto che non sai e spariscono poco dopo, come tra due porte. In tanti anni ho imparato a riconoscere i loro varchi. In ogni luogo c’è un passaggio. Lo chiamo ‘punto nodale’. E’ come se noi scorressimo su un binario dell’esistente e loro su un altro, siamo sincroni, ma non ci vediamo, ogni tanto i due binari si incrociano e quello è un punto nodale e per qualche istante possiamo scorgere il loro passaggio. Vanno i morti, sempre vanno, ma dove vanno?
Per quel che sapevo io, l’incrocio tra le due dimensioni era lungo non più di due metri; era là che, quando passavano, io li vedevo. Quasi mai ho avuto l’impressione che loro mi vedessero, io li vedevo e basta. Non c’era comunicazione e il passaggio era così veloce e silenzioso che potevo anche figurarmi di essermelo immaginata. Solo più tardi cominciò ad accadere che quando li percepivo e c’era accanto qualcuno un po’ dotato, anche lui li vedesse, non sempre, ma qualche volta, come se io fungessi da ponte, come se aprissi, non so come, il canale a qualcuno che era già predisposto. Non ho mai trovato nessuno che avesse questa stessa caratteristica e in un certo modo mi rincuorava, perché mi dava la sensazione che le mie visioni fossero oggettive, fuori di me.

Io li ho sempre chiamati ‘i morti’, ma non so cosa siano e non avevano tutti sembianze umane. Prima ci furono i ‘bachi’, esseri biancastri, lunghi 2 o 3 metri, che navigavano orizzontali per aria, come vampiri: di essi avevo una enorme paura. Ma molto prima, quando ero bambina, erano venute le ‘sfere di luce’, soffici e luminose, che si alzavano quietamente da terra negli angoli della stanza, simili a fulmini globulari, erano come anime buone e silenziose, ma quelle le avevo viste anche durante le lunghe malattie infantili e mi avevano fatto compagnia nelle gelide giornate passate a letto, nella camera a nord, sul retro della casa, dove non veniva mai nessuno; le chiamavo ‘le bolle’ e le associavo alla mia malattia, erano i miei amici d’anima, protettori silenziosi, a volte venivano fitte e riempivano la stanza ondulando attorno a me, mentre bruciavo per la febbre, Le ‘bolle’ non erano molto grandi, erano globuli evanescenti e biancastri e qualche volta mi parevano lievemente colorate e allegre.
Ma dopo vedevo anche ‘le ragnatele’, cupi ammassi neri confusi negli angoli alti e bui delle stanze, larghi mezzo metro o un metro, che evitavo di guardare per paura, e anche altri le videro accanto a me e me le indicarono. Uno dei fidanzati di mia figlia ne indicò una in un corridoio semibuio e disse: “Qui sento il Male”.
C’erano anche i ‘boli rotanti’, simili a quei cespugli che rotolano nel deserto portati dal vento, rotolavano sul pavimento davanti a me come ammassi di fuliggine sottile e io alzavo i piedi per non toccarli, e anche questi altri li videro con me ed erano malefici. Poi arrivavano ‘gli uccelli di luce’, a volte sfrecciavano come uno sprazzo di luce al lato dello sguardo, un battito d’ali che mi ricorda la morte, una luce rapidissima che ti passa a fianco come una freccia e fai appena a tempo a scorgerla, ma ne sentivo anche il rumore crepitante, velocissimo; una volta ‘le ali’ mi sbatterono in faccia facendomi spaventare e a volte mi toccavano la mano che trasaliva. Ho sempre pensato che la morte, anche in sogno, si presentasse come una colomba bianca.
Le luci potevano arrivare in traiettorie rapidissime nella stanza, come un fulmine e girare rapidamente, qualche volta le vedevo anche attorno alle persone e le vidi poi identiche in certe foto che dei fotografi del paranormale di Bologna avevano fatto per studiare ciò che non si vede al di là delle frequenze visibili. Anche io, quando fotografai la statuetta della Madonna a Chartres, che dicevano portasse addosso un vero lembo del mantello di Maria, ebbi una foto in cui non c’era affatto la statuetta della Madonna ma un cilindro lungo di luce.
E quando morì di cancro la figlia della mia amica Giuliana e lei fotografò la cagna che la ragazza aveva tanto amato, in tutte le foto attorno alla bella bestia apparve un cerchio di luce e anche la cagna si chiamava ‘Luce’.
L’apparizione più bella fu quella delle’ girandole’ che esplosero un giorno nel mio ‘cerchio’ magico e in cui toccammo momenti di eccezionale simbiosi: un giorno bellissimo la stanza si riempì di girandole silenziose luminosissime e la dolce Laura-bruna disse: “Quanti vortici! C’è luce dappertutto!” Lei era una che sentiva l’incenso quando io sentivo l’incenso e vedeva la luce quando io vedevo la luce e questo mi confortava.
La luce che vedo a volte non è molto forte, ma come un neon intenso al centro che sfuma senza margini ed è in genere biancastra, come velata.

Di questa stessa luce era l’immagine che ebbi lungamente una notte, che proprio mi terrorizzò.
Mia figlia Nicoletta allora era una scout ed era partita per un campo in Dalmazia, oltre confine; il tempo era pessimo, diluviava, era una notte da tregenda e io non smettevo di pensare che quegli scout si sarebbero messi nei guai. Tutti gli anni c’era qualche gruppo scout che passava qualche pericolo, e pensarla in un branco di ragazzetti spensierati che facevano campo all’aperto sotto la pioggia e in una zona ‘oltre confine’ mi agitava grandemente. Così ero andata a letto inquieta, non riuscivo a prendere sonno e continuavo a rigirarmi nell’ansia, quando d’un tratto, nel silenzio della stanza chiusa dalla pioggia scrosciante, fu come se esplodesse un silenzio più grande e di colpo mi ritrovai seduta sul letto cogli occhi sbarrati. C’era sul muro una piccola immagine della Madonna, l’unica immagine sacra che tengo in casa, una piccola stampa del 1700 di un Santuario, ritrovata sul pavimento di una stalla, che avevamo preso perché Maria somigliava molto alla mamma di mio marito, morta giovane di leucemia. Davanti a quell’immagine, era sospesa per aria una giovane donna. Poteva avere 14 anni, era piccola e graziosa. Interamente vestita di bianco, era tutta coperta da un velo trasparente, bianco anch’esso, da capo a piedi, e risplendeva di quella luce bianca e velata, soffice come neon. Io pensai atterrita che era il fantasma di mia figlia e anche la chiamai: “Nicoletta!” e guardai la sveglia luminosa che segnava le due. Passarono molti secondi che mi parvero secoli. Io guardavo la figura, guardavo la radiosveglia, poi di nuovo la figura…. Lei palpitava quietamente fissandomi, sospesa. Poi lentamente cominciò a svanire finché la persi del tutto e mi restò davanti la parete in penombra. Forse era una immagine ipnagogica, ma per tutta la notte non riuscii a dormire e continuavo a sbarrare gli occhi e a fissare la parete, terrorizzata. Mia figlia tornò sana e salva, gli scout avevano trovato riparo in una parrocchia e non avevano corso nessun pericolo.
Ma la piccola donna è sempre nei miei occhi, una piccola ragazza dolce coi capelli scuri raccolti dietro e le mani un poco allargate con i palmi aperti, come si mostra l’immagine della Madonna, tutta coperta di luce.

Non so i morti dove sono, mi piace immaginarli su una grande nave che naviga silenziosa su un oceano sconfinato o che camminano veloci e silenziosi su strade che non sono le nostre.
Non so nemmeno quali sono i morti tra le figure che vedo. Il ‘vedere’ è di molti tipi. C’è un vedere che è dentro la mia testa come se si accendesse un video e si capisce benissimo che quelle immagini vengono proiettate da dentro, poi c’è un vedere per sagome, la persona non è chiara, io scorgo una sagoma ritagliata in un’ombra un poco più scura, si possono capire bene i dettagli ma non ci sono sempre proprio colori e forme, bisogna immaginarli.
Nella mia casa di adesso di Bologna ho uno di questi punti nodali, su un ballatoio, dove passano i morti. Li ho visti spesso come sagome veloci, passano lì in genere e non ovunque, salvo qualche eccezione nella mia camera o nel corridoio, e non li vedo quasi mai chiaramente ma come profili. Allo stesso modo li hanno visto altri. Sembra che abbia la strana capacità, di cui non ho mai sentito in giro, di comunicare la visione anche ad altri, se solo hanno un minimo di aperture paranormali.
Io non parlo in genere dei morti, quando li vedo, perché non è buona educazione spaventare la gente, e quando passano sto zitta e faccio finta di niente. Non mi fido di questi passaggi e ho paura. Spero che sia come per gli animali che se non gli fai caso ti fiutano un po’ poi si allontanano. Così penso che se io non faccio caso a loro, se ne andranno prima, temo gli esseri strani di qualsiasi tipo e non voglio interferire nemmeno con loro. Solo i gatti, anche se li ignoro, mi si avvicinano; io ho paura dei gatti ma loro sono molto curiosi di me, io penso che sia per tutti quei morti che mi porto appresso e che loro vedono benissimo coi loro occhi strani. Ma la mia regola è quella di non molestare ciò che non capisco e credo che al mondo ci possiamo stare tutti indifferentemente.
Io non ho mai comunicato con i morti né saprei come farlo, ne ho terrore e continuo a pensare che siano uno scherzo della mia fantasia, sperando che le visioni scompaiano prima possibile. Così quando in casa ci sono quei piccoli segni, gli scricchiolii improvvisi della grande libreria di noce, i campanelli, le monetine, gli scoppi improvvisi di voci mozzate, le luci che tremolano, i movimenti, gli scoppi, i profumi, fingo di non percepire nulla, o spero che ci sia una causa razionale e, se c’è qualcuno che pure li sente e si spaventa, decentro l’attenzione, parlo di echi della casa, distraggo con sciocchezze. Se sono sola, li ignoro. I miei interlocutori non devono sapere e io non voglio approfondire questi contatti, altrimenti non riuscirei più a vivere.

Quella volta che cinque persone entrarono una dopo l’altra nella mia casa nello stesso giorno e videro ‘il viandante’ me la ricordo, perché fu una cosa spontanea e furono cinque. Io vedevo passare una sagoma grigia di persona piegata in avanti, con un cappuccio, una figura di forse 35 anni, molto triste, passava e passava. Altre cinque persone ‘videro’ la stessa cosa, e la raccontarono quasi con le stesse parole: un uomo non vecchio, magro, col cappuccio, o con la gobba o con capelli lunghi gonfi sulla schiena, o una bisaccia sul collo… e tutti dissero che era triste.
Maria Luisa fu l’ultima della giornata e continuava a fissarlo e non riuscivamo più a parlare della sua depressione e allora le dissi: “Maria Luisa, chiudi gli occhi e scrivi!” e le misi in mano una biro. E lei, sul divano, cadde subito in trance e con mano tremolante scrisse: “Sto male! Aiutatemi! Non ci sono solo i vostri problemi ma anche i miei! Aiutatemi! Candele, incenso grani, acqua benedetta!” E allora Maria Luisa andò a casa sua e tornò di corsa con candele bianche e grossi grani di incenso con cui mi impuzzò la casa e acqua di Lourdes che mi spruzzò dappertutto. Ma quella notte, quando rimasi sola, scoppiò il finimondo, le porte sbattevano, le finestre… rumore di piatti rotti, negli armadi si sentivano botti come se tutto rotolasse, ma tutto cosa? Al mattino silenzio! Ma qualcosa era successo.
Quando Maria Luisa tornò, la feci scrivere di nuovo ma le parole non mi piacquero: “Mi avete solo accarezzato. Ho bisogno della vostra energia!” Allora pensai che non mi piacciono i succhiatori di energia, perché alcune di queste ‘cose’ sono così, vampiriche, lo senti da un calo di forze, da una onda depressiva, e non è bene attirarle.
Il ‘Viandante’ se ne andò poi via per conto suo dopo che andai a Riccione a un convegno di parapsicologia e incontrai uno sciamano tolteco, che mi insegnò un rito per mandare in cielo le creature senza pace, ma questa è un’altra storia.

Le cose più curiose che ho visto furono in un piccolo corridoio d’ingresso a Pavia. Io avevo finito le faccende e mi ero seduta in cucina su una sedia a sdraio; mentre mi riposavo, vidi passare rapidamente nel piccolo ingresso quadrato due alte e snelle figure, erano due giovani completamente calvi con braccia e gambe molto sottili e affusolate; li ricordo perfettamente per quanto erano strani, avevano vesti diverse dalle nostre, bluse di seta chiara rigonfie, aperte sul petto, calzoncini simili a quelli dei ciclisti corti e rosa ciclamino sgargiante; le scarpe non le vedevo, era come se fossero trasparenti e vedevo benissimo i lunghi piedini arcuati, simili a quelli dipinti dal Botticelli, credo che sarebbero stati benissimo accanto alla sua Primavera; in particolare mi colpirono le loro teste dalla fronte altissima senza capelli, svasate in alto. Parlavano attenti tra loro ma non sentivo le voci, non mi videro; io li guardavo a bocca aperta, poi scomparvero. Tante volte mi sono chiesta se gli uomini del futuro saranno così, dopotutto noi siamo più glabri e sottili e più elevati degli uomini delle caverne e la nostra fronte è più alta, così i due ciclisti in hot pants rosa potevano venire da un altro tempo, dal futuro, o forse da un altro mondo.

Ma per lo più mi capita di vedere persone normali che passano per la casa, o entrano in qualche camera, così come avviene nel film ‘Sesto senso’, che mi ha turbato molto, e, quando ho visto nel film la sequenza del ragazzo di spalle che entra in bagno, ho detto: “Ecco, è così!”.
Queste immagini sembrano solide e vere come se ci fosse qualcuno in casa ma poi, quando si va a cercare, non si trova nulla.
Alcune volte invece ho visto un defunto dietro la persona che stava in visita, la mamma, il nonno… potevo vederlo chiaramente anche se non era proprio solido ma come trasparente e non riuscivo a comunicare con lui ma potevo vedere certe cose che mi indicava e così potevo solo raccontare qualche particolare e il mio visitatore riconosceva il suo morto e si turbava e piangeva, ma è successo di rado.
Una volta la figura di una mamma mi disse telepaticamente che sua figlia si era dimenticata di una cosa importante e si trattava di un mutuo da pagare, ed è strano perché ho sempre pensato che è una cosa tanto importante che uno dovrebbe dare un ordine bancario in proposito, ma è raro che ci sia una comunicazione, forse perché io la respingo, per cui mi sono sempre chiesta a che servissero queste percezioni, visto che non sono il soggetto adatto.
Poteva apparire anche un paesaggio o dei mobili, ma vedevo tutto fuori come una proiezione leggera. A volte il defunto appariva come era da giovane, in genere felice, una volta invece venne una mamma come era stata in punto di morte, scarnificata dalla malattia e continuava a far cenno alla mia visitatrice di fare quella cosa che le aveva raccomandato in punto di morte: curare la sorella perduta, una cosa che lei rifuggiva.

A volte i morti appaiono come persone normali, e camminano per strada simili a tutti i vivi e solo se sai che sono morti li riconosci come tali. Una mia allieva era lontana quando lo zio morì e aveva tardato col treno ad arrivare al funerale, era corsa in Certosa col marito quando ormai era tardi, molto tardi, lamentando in cuor suo di non aver potuto dare l’ultimo saluto allo zio che amava tanto, ed ecco che lo videro che veniva loro incontro in un corridoio della Certosa, tutti e due lo videro, col suo bel vestito grigio chiaro, elegante, che sorrideva loro e li sorpassava dicendo: “Ciao!” e già non c’era più. E quello era stato proprio il suo ultimo vestito e quello il suo ultimo saluto.

Anch’io vidi un mio allievo dopo morto. Era un anziano poliziotto in pensione che aveva seguito i miei corsi di filosofia a Zocca e che avevo ritrovato su per i boschi nelle passeggiate organizzate dal Comune in cima al monte, mi aveva raccontato dei libri che scriveva e si divertiva a parlare con me. Quando morì, la figlia mi telefonò e andai al suo funerale in Certosa. Al ritorno, il mio autobus girava attorno a piazza dell’Unità e lui era lì, in mezzo alla piazza, più vivo che mai, con i pantaloni grigi e la camicia bianca con le maniche arrotolate, che sventolava nel vento. Mi fissò attentamente per tutto il tempo che l’autobus girò attorno alla piazza e si fermò al semaforo e riprese, sempre voltato verso di me, fissandomi per tutto il tempo.
Per strada ho visto mia suocera, mio cognato… Camminano i morti come sonnambuli, la gente non li vede, loro non si accorgono di essere morti, camminano, si fermano ai semafori, vanno… ma dove vanno?

Mi chiede, Olasz, cosa succede dopo la morte e, per quel che so, provo a rispondere.
La morte è un pensiero molesto che rimuovi finché ne hai modo, perché nella nostra cultura non c’è alcuna preparazione alla morte e le cose che ti dicono, del paradiso, inferno e purgatorio, o che abbiamo una sola vita fino alla resurrezione dei morti, ti sembrano strane e non le credi, e le metti lì nell’insieme delle cose che sei troppo educato per contestarle e che ogni sensitivo può smantellarti in un secondo.
In Occidente hai paura della morte, non ti insegnano che i morti continuano ad esistere o rinascono lasciando dietro di sé tracce incomprensibili. Non vivi certo preparandoti a morire, perché nel cristianesimo non esiste alcuna preparazione alla morte, e in genere non vuoi nemmeno sentirne parlare perché la sola parola ti spaventa, e fingi che la morte non ti riguardi, come se si esorcizzarla cacciandola dalla mente, mentre è l’unico fatto che riguarderà indifferentemente tutti e su cui dovremmo tutti riflettere. Molte religioni preparano al morire, anzi alcune, come il Lamaismo tibetano, sono intese essenzialmente come una lunga riflessione sul morire bene, come se la vita tutta dovesse preparare questo passaggio. Inspiegabilmente la religione cristiana lascia questo mistero in un disorientamento silenzioso, e non mette in conto che ciò che non sai ti spaventa molto di più di quel che sai e ti lascia impreparato e spaurito. Non serve rimuovere la morte, ma su di essa possiamo fare delle ipotesi o narrare delle testimonianze, cercando, attraverso le religioni e i culti di altri popoli, quei riscontri che il silenzio cristiano non riesce più a dare.
Sulla morte, come tutti, io non sapevo niente.
Per 35 anni il problema fu come ovattato, assopito, messo da parte. A 35 anni stavo così male che fu giocoforza internarmi in sanatorio e le analisi si succedettero senza una parola chiarificatrice, mentre toccavo con mano cosa la malattia potesse fare agli umani, intorno a me c’erano donne anche giovani con malattie terribili e diagnosi funeste: tubercolosi, cancro, forme rare di leucemia che colpivano ghiandole, organi, molte malattie infettive; ricordo delle ragazzine, delle giovani madri che erano state isolate dai loro figli bambini, neonati, e che non li vedevano da mesi e mi mostravano piangendo le loro foto.
Io sola ero in osservazione e nessuno mi diceva cosa avevo. Quando venne mio marito in visita, gli dissi che potevo avere anch’io qualche rara malattia infettiva o terminale e non potevamo baciarci, ma lui mi abbracciò in modo convulso e mi dette un bacio forzoso, lunghissimo, dicendo: “Qualunque cosa hai tu, voglio averla anch’io!” Eravamo giovani, allora, e spaventati e con una bambina piccola, e quel gesto disperato mi sembrò pazzesco, ma ancor dopo, quando litigavo con lui anche aspramente, ricordavo quel momento come qualcosa di sovrumano e tornavo tranquilla. Alla fine dei dieci giorni, dopo che ero stata esaminata dentro e fuori, venne la diagnosi agghiacciante: “Pochi mesi di vita per una malformazione congenita irreversibile e non operabile. Non c’è più niente da fare”.
Ricordo ancora il primario, piccolo e rigido, implacabile. L’ho sempre associato al ‘Giudice’ di Lee Master. Ci dovrebbe essere un modo umano per passare una simile notizia e non si parla al malato prima che alla sua famiglia, ma io fui esentato da ogni rispetto, così l’annuncio mi cadde addosso come una mazzata, qualcosa che ti toglie anche la facoltà di pensare. Ero stata malata tutta la vita per una malformazione bronchiale congenita ma quel medico mi toglieva ogni speranza. Uscii dal sanatorio in stato di shock. Scappai a precipizio, quasi non salutando le mie compagne che mi guardarono con odio perché uscivo, mi liberavo, come una che evade dalla prigione.
Poi, subito: il miracolo: di colpo ripresi a respirare bene! Respiravo l’aria a lunghi sorsi come una cosa mai sentita prima, respiravo, bevevo l’acqua, bevevo l’aria fresca, a sorsi lunghissimi, e continuavo a ripetermi come incredula: “Sto respirando! Sto respirando!”
E’ incredibile quante cose facciamo, mangiamo, respiriamo, camminiamo, dormiamo… e non siamo pervasi dallo stupore incredibile che queste funzioni normali ci dovrebbero provocare: stiamo bene! Tutto va bene! Dovremmo vivere sempre ringraziando! E’ solo quando qualcuna di queste funzioni viene meno che scopriamo quanto sia importante, che valore abbia! Viviamo con ingratitudine, distolti da pensieri neri, e la vera morte è questa: non capire la vita.
Poi caddi di colpo nei 29 ‘anni da strega’, come precipitare in un altro mondo, un periodo di sciamanesimo spontaneo, non richiesto, non voluto, destabilizzante, senza alcuno strumento per codificarlo, per razionalizzarlo, col timore costante di essere diventata schizofrenica, e precipitai in questo periodo incredibile della mia vita con tutti i suoi effetti speciali, gli stati modificati di coscienza, le esperienze paranormali, le visioni… tutta una straordinaria antologia di fatti straordinari in cui non mi specializzai in niente, passai da una esperienza all’altra come istupidita, spesso spaventata, persino depressa o angosciata. Finché tutto, di colpo, dopo 29 anni di stranezze, come era arrivato improvvisamente scomparve e ora comincio quasi a dimenticare e arrivo a dubitare delle mie stesse esperienze.
La guarigione improvvisa portò, però, lo scotto pesante e indecifrabile dell’apertura di un canale indesiderato. Da allora ho parlato con molte persone che sono state diagnosticate clinicamente morte e che poi sono tornate in vita e le loro narrazioni sono risultate identiche alle mie, spesso si tratta di infartuati o di persone uscite da incidenti mortali, e anche loro hanno acquisito da questo viaggio nell’aldilà l’apertura di facoltà paranormali e una valutazione rovesciata della morte, a volte anche poteri terapeutici o la seconda vista. Forse tutto ciò appartiene al mondo che non conosciamo, dove sappiamo, vediamo e possiamo diversamente da questo e, se ci vai anche per un attimo, qualcosa ti resta attaccato quando torni. Ma io non sono mai veramente morta, ho solo ricevuto una diagnosi funesta, il mio encefalogramma non è mai diventato piatto, il mio cuore non si è fermato, e tuttavia lo shock mi ha fatto cambiare di colpo, qualcosa nel mio cervello è saltato e questa variazione istantanea ci è rimasta per 29 anni, per poi sparire, misteriosamente, sempre di colpo, come era venuta. E quel qualcosa non ha solo modificato la mia percezione della realtà, ha rovesciato radicalmente le idee che avevo sulla morte.
Ci sono psicologi, medici, analisti che hanno interrogato pazienti liminari, usciti dal coma o da operazioni chirurgiche rischiose. Abbiamo lunghe raccolte di testimonianze ‘da sala operatoria’, specialmente resoconti di bambini, meno acculturati, meno influenzati, e questi resoconti si somigliano. Io posso avere anche letto le cose che credo di aver visto, ma i bambini?

Certo è che da queste esperienze, che voi le crediate vere o no, risulta che la morte non è la fine. Dopo l’istante del morire, che non è nemmeno doloroso perché è inavvertito, qualcosa ricomincia, un’altra forma di vita ha inizio, e, in genere, essa è incommensurabilmente più bella e libera e serena di questa, per cui la morte è solo il rapido passaggio tra una forma di vita (quella terrena) e un’altra forma di vita, che non sappiamo ma che intuiamo meravigliosa.
Nei 29 anni che seguirono a quell’evento straordinario, io non fui mai più malata, io ero miracolosamente guarita, senza preghiere o Lourdes o interventi di persone sante, per qualche misteriosa ragione al di fuori della mia volontà o della mia comprensione, io, che sono vissuta per 35 anni della mia vita come una invalida, impossibilitata a fare gli atti normali del quotidiano, con punte acute di malattia e di difficoltà respiratorie che duravano mesi e mi immobilizzavano in una solitudine forzata, affogata dall’asma, dalla bronchite, dalla febbre, dalla debolezza, con l’impossibilità di portare avanti un lavoro, una vita sociale, una famiglia… ora finalmente potevo vivere, ma tutto risultava più difficile di quanto doveva, perché era subentrata una depressione profonda che mi impediva di credere alla nuova realtà e di sperare.
La morte mi era passata accanto e la sua aura mi aveva impregnato di dolore al punto che non credevo più nella vita.
La speranza e la disperazione sono due cose curiose, a volte speri quando stai morendo e disperi quando sei salvo. Nulla è più stupido di un essere umano, niente è più incoerente. Solo qualcosa più alto di noi può condurre i nostri passi distorti, se ha pena dei nostri tentennamenti vacillanti e dubbiosi.
Per quanto poi sia stata bene poi per tutti gli anni che seguirono e per quanto i miei bronchi anche fisiologicamente non mostrassero più alcuna deformità, cosa che nessun medico ha saputo spiegare, ero guarita. Prima avevo 4 bronchi e stavo per morire, poi ne avevo normalmente due ed ero sana. Nessuna spiegazione plausibile. Solo questo.

Ma poi ci fu solo un mese in cui sembrò che la vecchia bronchite ritornasse e curiosamente era d’estate. Ero in agosto a Zocca, un paesetto di montagna dell’Appennino, quasi sempre da sola perché mio marito non venne mai, e mi venne una tosse nervosa che mi spaventò orrendamente, dati i trascorsi, e non mi faceva dormire la notte. La notte non dormivo perché la tosse era più acuta. Il giorno ero sfinita e dopo pranzo cadevo sempre addormentata per qualche minuto. Ebbene, per tutto quel mese, ogni giorno, in quei minuti di sonno improvviso, io morii.
Mi addormentavo a piombo come se perdessi i sensi, e la mia anima scappava dal mio corpo velocissima, in una oscurità annegante, e schizzava su a perdifiato su una linea leggermente ascendente, senza corpo né nulla, in qualcosa che doveva avere forma di tunnel, perché ogni tanto in quel buio vedevo schizzare degli sprazzi di rapidissima luce che segnavano una forma circolare, come se salissi obliquamente in un condotto, mentre mi pareva che una presenza mi stesse dietro la spalla destra, come a seguirmi o guidarmi. E in fondo a quel tunnel nero che saliva verso l’alto e che percorrevo a corsa folle c’era una luce non molto forte, una luminescenza morbida come di neon, ma palpitante e viva. L’impressione era che quella luce era calda e comunicante, come una persona. E quel che mi comunicava era un amore infinito, una infinita dolcezza, una accoglienza totale, come non ho sperimentato mai. Era come se quella luce fosse piena di persone, di cui ci fosse non la forma ma un’essenza di amore palpitante, quella di tutte le persone che ti amano e che ti ameranno sempre. E io ne ero attratta come per un desiderio infinito che finalmente si soddisfaceva, perché finalmente io tornavo alla ‘Madre’.
Ma subito dopo, prima che potessi essere abbastanza vicina e tuffarmi in quell’amore dolcissimo, tornavo indietro di scatto come un elastico che si ritrae con un colpo secco, e questo tornare indietro era qualcosa di brutale, sgradevolissimo, per cui mi sentivo come ‘vomitata’ di nuovo nel corpo all’indietro e il corpo stesso fosse di una specie inferiore, ributtante, come se rientrassi nel corpo di un rettile, una forma più bassa, agganciata a vite più basse. La sgradevolezza di tornare in un corpo fisico era inimmaginabile e il risveglio mi lasciava pesta, sconvolta e piena di disgusto. Ma, come riacquisivo coscienza, cadevo nelle vecchie coordinate e pensavo con orrore: “Ho sognato di morire!” ed ero terrorizzata.

Così ho dovuto accettare di mettere, una accanto all’altra, dentro di me la vecchia idea paurosa della morte e la nuova esperienza che la morte, in realtà, era l’esperienza più bella della vita, perché era un ritorno, il ritorno ad una essenza infinitamente superiore e infinitamente più felice, da cui non vorremmo essere allontanati mai per venire a vivere, il ritorno a quell’unità primitiva, materna, da cui ci siamo separati nascendo. L’Oceano infinito di Chiara Luce, di cui parla il lamaismo Tibetano. Il Nirvana.

Quando ero bambina, ero una strana bambina, non so se per colpa della vita di prigioniera che mi è toccato fare e che mi ha costretto a un isolamento forzato quando ero nell’età dei giochi e della socializzazione, o per colpa della respirazione difficile che mi produceva una scarsa ossigenazione cerebrale, ricordo che già piccolissima battevo i piedi in terra in impeti di rabbia gridando che ‘qui non ci volevo stare’. Ero come un’esule in terra straniera e tutto di questo luogo mi era alieno. Non sopportavo di dover camminare mettendo un piede dopo l’altro e anche oggi questo modo di spostarsi mi sembra stupido e primitivo, non sopportavo di dover comunicare aprendo la bocca ed emettendo suoni. Il mio mondo ‘vero’ era un mondo dove i corpi non esistono, dove solo la mente comunica e dove ci si sposta in tempo reale. Con internet mi pare quasi di essere tornata a quello stato primitivo. Nulla dell’abbrutimento a cui ti costringe il corpo. La cosa curiosa è che ho passato tutta la vita a insegnare, a far conferenze, corsi… tutta una vita a ‘parlare’. Il mio organo più penalizzato, la bocca, che è collegata alle funzioni respiratorie, è anche quello che ho più usato. E poiché chi parla deve anche ascoltare, sono nata anche con una malformazione ai canali auditivi per cui non ho quasi possibilità di ascolto e spesso sono totalmente sorda, come se gli organi del comunicare: bronchi, gola, orecchi, fossero nati posticci, imperfetti. E’ come se la bocca, in questa vita di adesso, fosse un organo insolito, tant’é che, quando sono depressa, la depressione mi parte sempre dalla bocca, che diventa inerte, le mascelle cadono, le labbra non stanno insieme, non posso parlare, perdo il comando della mia bocca, mi trema la voce. Ma quando ero piccola pensavo sempre di venire da un mondo dove non ci sono bocche né piedi né orecchie e la gente si sposta in tempo reale e comunica col pensiero, e quel mondo è superiore a questo mondo primitivo e selvaggio, pieno di lenti piedi e di bocche che non si fanno capire e di orecchie che non stanno mai a sentire.

Per volare ho volato negli stati modificati di coscienza e per comunicare direttamente, lo faccio spesso con mio marito e mia figlia, e, a volte solo nel senso della ricezione del pensiero, con le persone che mi vengono a trovare per sapere chi sono, o almeno lo facevo, nel tempo in cui ero una strega, perché ora, da qualche anno, non sono più niente. 35 anni da malata, 29 da strega, e ora sono di nuovo in una terra di mezzo. Non sono nessuno. E sto aspettando con un po’ di inquietudine cosa deve arrivare.

Dunque ho conosciuto, ripetendo l’esperienza per un mese intero, che cosa vuol dire uscire dal corpo e morire. Non sono mai arrivata alla luce tenera e calda, non ho mai visto l’aldilà, non sono mai entrata nell’abbraccio d’amore. Ho però sentito persone che sono andate oltre e raccontano di una gioia infinita, dell’unione spirituale con tutte le persone care, a volte dell’incontro con le divinità che hanno pregato in vita, a volte di quei dolci pascoli di cui parla la Bibbia, e del giardino dove si può passeggiare, ché in fondo Paradiso vuol dire giardino.
Ho spesso sognato che ero morta e vedevo i miei da dietro un muro d’ombra sottile e mi rattristavo del loro dolore e tentavo di dir loro: “Non piangete! Sono qui! Sono viva! Vi amo sempre! Vi vedo sempre! Sono così viva e così vicina a voi, perché piangete? Non c’è nulla di cui addolorarsi, perché sono con voi più di prima! Posso anche proteggervi e aiutarvi più di prima! Perché non mi sentite che sono qui con voi e che sto bene?” E in fondo queste sono le cose che vengono in tutte le sedute medianiche: “La morte non esiste. Perché piangete? Noi stiamo bene! Siamo felici. Ci rattrista solo il vostro dolore. Non abbiate pena, perché tutto va bene!” Tutto va bene. C’é solo la vita. E qualche volta i morti passano il muro d’ombra e arrivano coi loro segni nella stanza di qua, dove siamo noi, e si fanno sentire.
Di queste storie dei morti che danno segni ne ho a centinaia. Ma nessuno parla mai dell’inferno, del purgatorio e del paradiso, che devono essere favole medievali della chiesa cristiana per terrorizzare i fedeli, a cui oggi del resto nessuno o quasi pensa più, senza che la Chiesa si sia premurata di sostituirle con una filosofia della vita e della morte più adatta all’uomo attuale, che resta spesso solo e disorientato, perde la fede perché non vive la fede, perde lo spirito perché qualcuno ha perso lo spirito. Le religioni sono come favole e l’ateismo del pensiero laico sarà anche una buona cosa, ma di fronte al dolore della morte, di fronte al mistero, non serve a niente. L’uomo vuol sapere e quando non sa, vuole almeno delle ipotesi. Perciò metteremo anche le esperienze dirette nel novero delle ipotesi, in mancanza di altro. Prima vediamo il remo piegato nell’acqua, poi comprendiamo che il remo non è piegato e che è solo un’illusione ottica, poi possiamo entrare nell’acqua a vedere.
Cambiare coordinate mentali è come entrare nell’acqua e vedere, da un’altra prospettiva, ma probabilmente anche quella è poco per conoscere.

Io penso che, come abbiamo molti livelli di essere (i veli della cipolla), così possiamo avere vari livelli di consapevolezza in cui il punto di coscienza può spostarsi, o successivamente o contemporaneamente. C’è un punto di coscienza che vede solo la parte della scena che è illuminata e c’è un punto di coscienza superiore che vede tutte le parti insieme.
Credo che siamo formati da un corpo, da una psiche, da un’anima e da uno spirito. Il corpo sappiamo cos’è, la psiche è ancora corpo ma più invisibile (attenzione, memoria, emozioni, sentimenti, la stessa mente che gli induisti considerano uno dei sensi come gli altri), l’anima è più sottile ed è legata al corpo-psiche in modo diverso per compito, con capacità di dare giudizi, fare valutazioni, cambiare scelte, mutare il destino… è qualcosa che il corpo-psiche non ha, non ce l’ha un gatto, per esempio, o un cane, che pure hanno un corpo e hanno memoria, emozioni, sentimenti… ma hanno reazioni determinate, scelte meccanicistiche, comportamenti condizionati… L’anima è una caratteristica umana, legata a un destino in parte condizionante, ma in cui apre una possibile sfera di libertà e di responsabilità, l’anima è la tua scelta in base al tuo destino. Quando si parla di anima entriamo in una riflessione superiore, creativa, etica, una dimensione di consapevolezza e di responsabilità. Nel corpo-mente si è, nell’anima si deve. Si entra nel mondo dell’etica.
L’anima ha a che fare non con la stretta reazione ai fatti ma col nostro compito, nel destino non subito ma scelto, costruito. Qui il piano dell’essere si allarga. Un gatto non si chiede: perché sono venuto a vivere, qual’è il mio compito nella vita, qual’è il mio scopo.. l’uomo sì, può farlo, se ha abbastanza anima. Persino l’alcoolizzato o il potente o l’assassino che danno alla domanda esistenziale una pessima risposta sociale e individuale, persino loro si fanno implicitamente questa domanda, che l’animale non si pone. E questa è l’anima. La nostra responsabilità di vita. Il bilancio e la riflessione. Il compito. Ciò in cui ci impegniamo al di là del modo con cui semplicemente reagiamo.
Lo spirito è un concetto ancora più alto e non facile da capire. Avendo fatto varie esperienze d’anima ma una sola, in questa vita, esperienza dello spirito, posso dire che lo spirito è sopra di noi ma non siamo noi. Lo spirito è ‘colui che guarda’. L’osservatore.
Il complesso psiche-corpo-anima è ‘l’osservato’ ma lo spirito è ‘l’osservatore’.
In India c’è un insieme di scritti sacri, il Bagavad-Gita, gli “scritti ai piedi del maestro”. Si ritiene che gli allievi siedano ai piedi del guru e ascoltino le sue parole ispirate, per cui la Bagavad-Gita si rinnova sempre come messaggio che viene dall’alto. Ma sedersi ai piedi del Maestro vuol dire essere su un piano inferiore rispetto alla verità spirituale che il Maestro possiede, indica la posizione dell’anima rispetto allo spirito che, solo, sa la verità e ne dà qualche sprazzo.
Nella Bagavad-Gita ci sono questi versi: “C’è un albero su cui sono due uccelli. Uno vola, fa il nido, cerca la compagna… L’altro sta sul ramo a guardare”. Il primo uccello indica il complesso corpo-psiche-anima, l’essere che vive la vita; il secondo indica l’osservatore, lo spirito. Ma l’osservatore non osserva solo questa mia vita all’interno di un percorso che non sappiamo, osserva le mie molte vite, perché io sto in una collana di esistenze successive. E anche questo è un concetto che ho dovuto imparare dall’esperienza, non avendolo ricevuto per tradizione dalla mia cultura.

Capisco che sono piena di dubbi e che non posso convincere chi non ha avuto esperienze simili alle mie di quello che mi è successo e so di aver capito molto poco anche di quelle, eppure, anche se la memoria si sbiadisce, nutro verso quelle esperienze molta più certezza di quanta medici o preti abbiano saputo darmi, perché dopo di quelle la mia concezione della vita è cambiata.
Forse siamo corsie di scorrimento di informazioni analogiche, ognuna nella sua banda di frequenza, siamo energie.
Una persona autistica diceva: “Dopo morti saremo un’impronta di energia dell’universo”.

Negli ultimi anni sono successe tante cose brutte. Dopo enormi sofferenze, mio marito malato di cancro mi ha lasciata e io ancora non sono tornata a uno stato di normalità e ho dentro qualcosa che trema e che spesso mi impedisce di parlare.
Per 8 mesi gli sono stata accanto giorno e notte senza mai dormire, ma due giorni prima che lui se ne andasse per sempre, sono caduta brevemente addormentata. Ero stesa vicino a lui, voltata verso di lui, forse e a mezzo metro, e nel sogno in quel mezzo metro che ci separava si è allargata una luce dolcissima, di un giallo molto chiaro, tremolante d’amore, come fosse una cosa viva, una visione bellissima, incredibile. Mi sono svegliata immediatamente e poi ho raccontato a mia figlia di aver sognato un angelo. Ma dopo poco ho ricordato di colpo la luce palpitante che mi aspettava alla fine del tunnel. Io avevo sognato la morte o quel qualcosa di meraviglioso e pieno di amore che ci aspetta quando lasciamo la vita e incontriamo una gioia infinita traboccante come su questa Terra mai sarebbe possibile. Non so se devo dare a questa Luce il nome di Dio.

Come sarà il paradiso?
Come essere tra cosa e cosa?
Tra mondo e mondo
tra io e non io?
La pausa tra il respiro in dentro e in fuori?
sapere tutto ma non più soffrire?
Un altro modo di essere neonati
senza pensieri
Un mondo imaginale
dove le cose passano leggere
come flussi di nuvole
Una morbidezza senza mutamenti
o forse un eterno presente
dove più non si costruiscono sogni
o rimpianti
Un abbraccio indefinibile
costante
senza nessuno che ti abbracci

Ci sono parole che, quando le incontriamo, producono uno shock mentale pari a una sospensione di pensiero, come accade con i koan zen. Se possiamo paragonare il nostro ambito coscienziale all’interno di una casa, è come l’aprirsi improvviso di una finestra su ciò che sta fuori, e scoprire di colpo che la casa è circondata da un territorio immenso inesplorato e incredibile di cui è possibile intravedere qualcosa e il senso di dismisura che ci colpisce è tale da lasciarci sbalorditi.
Ho scoperto che questo aprirsi delle parole, come fossero chiavi o cifre o finestre, non è da tutti e non accade spesso, tuttavia c’è sempre qualcuno, ogni tanto, che mi racconta come, di colpo, una parola, una singola parola, sia arrivata come un vento impetuoso a squarciare il velo che lo costringeva all’immobilità, iniziando una sconcertante liberazione.
Questo aprirsi improvviso ci fu quanto sentii dire: “espansione di coscienza”.
È chiaro che la parola non funziona di per sé, come segno magico, ma solo quando arriva come atto necessario in un percorso di pensiero già inoltrato, come esso fosse un rito (e forse la nostra stessa vita è un rito). Quando dico ‘pensiero’ non intendo nemmeno il pensiero verbalizzato e autocoscienziale ma un più profondo percorso interiore che si compie nostro malgrado anche nella più profonda oscurità, anche, come dice Jung, “quando siamo in coma”.
Quello che c’è fuori dalla finestra, cioè fuori dalla casa consueta dell’ordine e dell’abitudine, è l’aldilà.
Un koan dice: “Esiste un altro piano di realtà, inaccessibile alla logica e al linguaggio”.

Curioso che possa proprio essere una parola, cioè un elemento del linguaggio costruito, del pensiero verbalizzato, ad aprirci, come avviene nella frase zen, il piano della non logica, del mondo non verbalizzabile, ancor più strano è che ora, io, qui, cerchi di tradurre in parole l’intraducibile, è come se il ragno cercasse di spiegare con l’ausilio di una tela cos’è l’infinito. Ma io sono una creatura umana e so benissimo che posso solo sfidare l’imprendibile coi miei strumenti umani che sono il silenzio e la parola, ma, come dicono sempre i saggi: “Sia il discorso che il silenzio trasgrediscono se stessi”.
In ogni modo, per ogni via, con ogni senso, noi possiamo entrare nell’Oltre.

Beh a questo punto, devo dire con imbarazzo che il mio marito morto ha preso a farsi sentire, attraverso il legno della libreria, con suoni sempre più vicini, come quando mi chiede di scrivere e così ho scritto e questo lui ha detto:
Stai a sentire. Non puoi parlare di cose che non sai e non capisci. Capisco il tuo desiderio di mettere in parole l’ignoto. Ma è una perdita di tempo per la vita che conduci. Io non posso parlare di quello che vedo e sento. Tu non puoi capire. Anche nel mondo dove mi trovi ci sono i problemi, le pene, il lavoro, la fatica. Solo che qui tutto è vissuto su una nota più alta che non entra nel tuo universo. L’unica cosa che puoi fare nella vita è viverla: dobbiamo vivere ogni vita in cui siamo nel modo che ci è concesso, meglio che possiamo, io dove sono, tu dove sei.
Non ti devi preoccupare per ciò che non capisci né forzarti la testa. Tutto verrà a suo tempo. Ma quando capirai non servirà a niente, perché non potrai comunicarlo agli altri. Ma ogni cosa ha la sua ragione e il suo ordine e si può solo accettarla. In realtà la comunicazione è la cosa più difficile che ci sia. Lo sai bene che siamo stati insieme 57 anni senza conoscerci, ma non conoscere l’altro e non comunicare bene con lui è una cosa che deve rientrare nella tua pazienza e nella tua accoglienza. Anche accettare la nostra impotenza è un buon punto di vita. Non ti preoccupate dunque tanto del capire. Non il capire ti chiediamo, ma l’amore”

Visto che gli strumenti sono imperfetti, ma non ho altro, posso solo usarli in modo alternativo, ampliando le loro possibilità, posso dunque usare la parola in un senso scardinante, così che il mezzo limitato e limitante rompa i suoi confini e la mia parola il mio silenzio si facciano da trasgressori, passaggi.
Avendo trascorso in prigionia metà della mia vita, ho molto vivo il senso della prigionia e della liberazione. La prigionia è assoluta e ti tiene anche quando le mura sono cadute, la liberazione è parziale e dura quanto un colpo di vento. Tra questi due assurdi sta il nostro cammino.
È stato proprio grazie ai primi 29 anni di solitudine e di carcerazione familiare che ho assunto la parola come chiave di liberazione: quando sei bloccata e non puoi fare nulla, non hai libertà di movimento e di affermazione, subisci una doppia costrizione, quella di un corpo infermo e quella di una casa che ti sopprime, ed è allora che il pensiero si apre a possibilità vertiginose. Il pensiero diventa la tua via di evasione per eccellenza, le ali di Icaro, ma il pensiero è un’arma a doppio taglio.
Noi possiamo scegliere di credere o di impazzire, capire non è quasi mai consentito, la via di mezzo è molto più difficile e sta nell’accettare, solo molto tardi si impara che accettare è una forma più profonda del capire. Per lungo tempo ho cercato di capire due misteri che sono la vita e la morte, e qua non sono stata la prima né l’ultima. Per lungo tempo mi sono battuta contro lo scoglio delle persone che ci sono morte e che ci vengono sottratte indefinitamente.
Ho riflettuto molto sulle differenza tra la psiche e l’anima e su cosa fosse lo spirito. Quando sono arrivate le esperienze paranormali, si è creata una difficoltà in più per tentare di ricostruire la tela che si era lacerata e ristabilire una specie di ordine di contenimento. È un’esigenza umana quella di creare una teoria che sistematizzi il conosciuto, ma le esperienze sull’al di là sono incommensurabili e non stanno in nessuna trama. Si è sempre in dubbio sulle loro realtà perché confliggono troppo con la nostra convenzione e l’uomo tenta sempre di respingere il non assimilabile perché è destrutturante e dunque rischioso.
Quando apparve la voce diretta o la scrittura dell’angelo, la via più banale sarebbe stato crederle elementi schizoidi, proiezioni di una mente malata, ma si poteva andare più in là, sfuggire alla devastazione di una scienza materialista che ti inchioda a una diagnosi impietosa, e cercare il senso dell’inverosimile.
Io spero sempre che, quando l’ultimo velo sarà caduto (il velo di Maya, lo chiamano gli induisti), i significati che ora stento a mettere insieme saranno luminosi e perfetti. Accetto che l’oscuro sia l’attributo di questa realtà materiale ma spero che il luminoso lo sia di quella incorporea.
‘Luminoso’ è un’altra delle mie parole chiave. Quando ero piccola e la sofferenza della prigionia diventava insostenibile, cominciavo a scrivere la parola ‘luminoso’ come un mantra, ma doveva essere scritta ritualmente con grafia particolarmente elegante e nitida e impeccabile, con un bel corsivo destrorso e un solo tratto della penna, e scritta infinite volte, sempre più perfette, finché il suo significato mi pervadesse come la luce che illumina le tenebre. Io non lo sapevo, ma quella era una preghiera.

Sento che ci sono molte parti di me: il corpo, la psiche, l’anima, lo spirito… lo spirito collettivo, lo spirito che segue l’intera umanità, e un tempo sentivo l’angelo e anzi gli angeli, che avevano varia natura e grado ed erano anch’essi disposti in gerarchie così da costituire una lunga scala dall’oscurità alla luce, fino ad arrivare alla luce completa.
Anche ‘scala’ fu una parola chiave su cui ho meditato a lungo.
Si pose Abramo a dormire col capo su una pietra e gli apparve una scala che dalla terra andava al cielo e gli angeli salivano e scendevano”.
Se pure facevo psicologia e analizzavo la psiche, di nuovo le possibilità psichiche mi apparivano disposte a scala, da una parte gli impulsi, le passioni, le emozioni, i ricordi… poi su su si formava la traccia di qualcosa sempre più distaccato e aereo, in qualche modo spersonalizzato dal mio io, anche se in diretto contatto con me stessa. La mia logica tendeva sempre a personalizzare queste parti, a nominarle, definirle, ma queste false personificazioni, fatte esperienza, duravano poco, tornavano a sciogliersi in una limpida continuità dove il mio si sperdeva. Insomma la mia casa interiore, una volta aperte le finestre sulla totalità esterna, scioglieva le mura, si confondeva con l’al di là, tornava a essere un tutto, ma quel tutto mi dava un senso panico, terrificante, come di chi non vede più terra sotto i suoi piedi e teme di cadere in un infinito. Da qualche parte mi torna la memoria di una frase udita: “Siamo contenitori piccoli e se l’infinito entrasse dentro di noi, ci schianterebbe”.

Quando ho studiato Jung, che era un veggente, parlava con gli angeli, vedeva i morti e penetrava sensibilmente nell’aldilà, mi è parso subito chiaro che nemmeno a lui interessava definire i contenuti dell’infinito.
Jung non tenta mai di dire cosa sono i morti, cosa significano i segni, quali sono le differenze tra questo e quello. Era uno che parlava con la sua anima e le scriveva lettere e l’anima rispondeva. Ma non cercò mai cosa fosse l’anima.
Dei morti parlò solo per dire che ci sono segni che ci vengono dati (come gli assurdi koan) per mettere in crisi la nostra sicurezza, per farci capire che il mondo non è questa stanza e che ci sono altre realtà al di là.
L’anima la nomina poco anche se il suo è un lungo viaggio spirituale, alla stregua di uno sciamano o di un guru.
Dei pensieri che vengono dall’altrove dice che “entrano come uccelli in una stanza”. “Non credere di pensare tu tutti i pensieri che hai, a volte essi hanno vita propria, ti
attraversano e tu non sai da dove sono venuti.”

Nemmeno Jung distinse i gradini della scala, la psiche dall’anima, l’anima dallo spirito, lo spirito umano dallo spirito universale, l’uomo dall’angelo… io cerco di fare qualche distinzione, perché vedo che ciò che è chiaro e definito incoraggia di più e spaventa di meno, raggira le difese rigide della mente, ammorbidisce l’accettazione dell’intelletto, ma so benissimo, e ogni volta lo so meglio, che non è la realtà ciò di cui parlo. La realtà è un’altra cosa, che io non potrò mai trasmettere e che riposa nell’esperienza personale, quando i tempi saranno maturi e le finestre cominceranno ad aprirsi.

L’aldilà è dunque un mondo e quel mondo ti osserva e se tieni le tue finestre serrate, tu e quel mondo potete vivere paralleli, senza incontrarvi mai. Puoi anche deridere coloro che sono usciti dalle finestre, come fecero i pesci al racconto del pesce che si fece uccello e tornò a raccontare il cielo, ma se accetti di aprire te stesso e di diventare permeabile, il mondo là fuori comincerà a penetrare e a costellare di segni il tuo cammino. Si farà più sottile il muro d’ombra che separa il dentro e il fuori e la tua conoscenza comincerà ad allargarsi.
L’aldilà è molto curioso dei navigatori di coraggio e avanza verso di loro con i suoi segni enigmatici di incoraggiamento.
La prima conseguenza di questo allargamento della visione è che cambieranno i paradigmi di ciò che è visibile e invisibile, vivo e morto, qua e là, e comincerà a delinearsi un a totalità soffusa dove l’io e l’altro coincidono, dove lo specchio si specchia, dove il frammento è l’assoluto.
Non so se questa è una strada per arrivare a Dio. Dio è una parola forte che molti cercatori di conoscenza evitano. Ma so che è una strada umana, oltre il primo limite, dove la parola, a un certo punto, ti abbandona. Su quella strada non sei solo, non lo sei affettivamente perché qualcuno, o qualcosa, ti conduce. E gli aiuti ti vengono dati anche quando non li cerchi, e, quando ti arresti perché le forze non ti bastano, ti arrivano come in modo umano parole per farti riprendere il cammino.

Termino riportando un dettato mentale, che arrivò di colpo mentre ero al computer e aspettavo che una foto complessa si scaricasse.
Le parole arrivarono corredate da immagini, sempre mentali. Le immagini rendevano chiarissimo il senso che le parole invece appesantivano e rendevano involuto. Così parlò la Voce:

Quando la mente va dentro se stessa, essa sprofonda in sé come fosse al centro di altre menti, che la circondano all’infinito. (immagine di un punto dentro cerchi concentrici). È per questa via che essa può attraversare i balzi discontinui che la separano dalle altre visioni, perché ogni visione è un mondo.
Se dunque nel nostro spazio tridimensionale, il tempo si percorre come quarta dimensione, potremmo dire che la quinta è la dimensione psichica, l’occhio psichico, che permette il passaggio, perché se tu sei nel luogo della superficie del visibile sei esteriorizzato in un mondo fattuale A o B, ma se arretri al centro della visione, nel punto zero, entri nella possibilità di proiettarti nelle visioni infinite o almeno in quelle più prossime. (immagine di un punto a destra da cui esce un fascio conico di semirette verso sinistra, racchiuse in cerchi sempre più grandi, segnati a partire dal punto origine come A,B. ecc.).
Ecco perché l’arretramento della visione fino al punto vuoto, senza alcun contenuto, non è più il percettore del mondo ma il centro della proiezione stessa.
Poiché, tuttavia, nessuno ha la dominanza di ciò che vede e una forza di gravità ti fa ricadere nel mondo che ritieni il tuo primario e nella percezione obbligata su cui radichi la tua sicurezza, le proiezioni saranno labili come scene su uno schermo e tu continuerai a ritenerle sogni privi di realtà immediata o fantasticherie. E tuttavia, anche nei limiti delle tue certezze, ti è aperta una possibilità di penetrare alla radice di te, dove è lo sguardo di tutti gli sguardi, e questa via si chiama liberazion
e”

E’ il mondo a venire
un seme di senape
tu innaffialo e curalo
difendilo e proteggilo
portalo nel tuo cuore
Tu sei la sua terra
il suo giardino..
Tu sei la sua pioggia
il suo dolce sole
.
INDICE ROMANZO

CAPITOLO 1 : http://masadaweb.org/2014/07/13/masada-n-1545-13-7-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-1/

Regressioni a vite precedenti – La guarigione a distanza – Le visualizzazioni- I numeri simbolici

CAPITOLO 2 : http://masadaweb.org/2014/07/17/masada-n-1546-17-7-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-2/

Le malattie psicosomatiche – Induzione e ipnosi come forma di terapia – Le verruche

CAPITOLO 3 : http://masadaweb.org/2014/07/22/masada-n-1547-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-3/

Tutto comincia dalla testa – Talismani: la croce di Ankh – Rievocare altre vite o momenti traumatici del passato – Incubi ricorrenti – Leggere negli altri una storia fatta di tante storie

CAPITOLO 4 : http://masadaweb.org/2014/07/28/masada-n-1550-28-7-2014-una-seconda-possibilita-romanzo-capitolo-4/

Isobare psichiche – Rane – La lezione del dolore – La lezione del piacere – La sessualità sacra – La verginità eterna – Ma cos’è l’orgasmo? – Eiaculazione precoce, vaginismo e omosessualità

CAPITOLO 5 : http://masadaweb.org/2014/07/29/masada-n-1551-29-7-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-5/

Pene d’amore – Il tradimento – La trasgressione – Amare l’impossibile

CAPITOLO 6 : http://masadaweb.org/2014/08/06/masada-n-1552-6-8-2014-una-seconda-possibilita-romanzo-capitolo-6/

La casa infestata – Sogni premonitori – Messaggi dall’al di là – Le vite precedenti

CAPITOLO 7 : http://masadaweb.org/2014/08/13/masada-n-1554-13-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-7/

Storia di Deneb – Testimonianze sulla premonizione – Sentirsi estranei a questo mondo – Rispettare la propria unicità – La diversità è un dono – I prescelti

CAPITOLO 8 : http://masadaweb.org/2014/08/13/masada-n-1555-13-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-8/

Le discriminazioni – La cultura è il frutto del potere – Rifiuto sociale delle diversità – Chiaroveggenza – Il motivo per cui siamo venuti a nascere – Un compito che si realizza in più esistenze successive – Profezia – Il terzo occhio – L’archivio globale

CAPITOLO 9 : http://masadaweb.org/2014/08/16/masada-n-1557-16-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-9/

Il mio amico omosessuale – I segni sincronici – L’essenza di una coppia

CAPITOLO 10 : http://masadaweb.org/2014/08/21/masada-n-1560-21-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-10/

Esistere come non umani – Nostalgia delle esistenza perdute – Altri mondi-
Siamo tutti angeli caduti – Un messaggio dell’Imperatore
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http://masadaweb.org


MASADA n° 1563 25-8-2014 ROMANZO. UNA SECONDA POSSIBILITA’ – CAP. 12

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Viviana Vivarelli

Un ignoto chiamato l’angelo – La potenza energetica di un gruppo – Messaggi da lontano – L’animale totemico – La voce diretta – La scrittura automatica – Storia di Lori

Certe volte penso che ho avuto una vita davvero curiosa. Molta solitudine, niente sesso. Un tempo infinito passato a scrivere e a studiare. Migliaia di persone che sono venute a cercarmi nel mio eremo per ritrovare se stesse. 7 anni di depressione. E 29 anni di esperienze paranormali, proprio dopo una diagnosi di morte.
Certo alcune cose mi mancano: gli UFO, la pranoterapia (anche se le due persone che curo a distanza sembra che abbiano avuto uno straordinario miglioramento), la levitazione (forse sono troppo cicciotta per questo), il contatto coi defunti e poco altro.
In quella specie di antologia del paranormale che mi è capitata in sorte per 29 anni non potevano mancare gli angeli, e sono arrivati anche quelli, anche se proprio non ci ho mai pensato e se anche oggi restano per me un mistero totale.
In verità non mi sono mai curata molto di loro, ho sempre creduto che fossero un prodotto dell’immaginazione, come le fate, gli gnomi o altre creature fantasiose di cui potevo aver visto le immagini su qualche libro per bambini. Del resto non mi pare che la religione cristiana se ne occupi molto o ci abitui a parlarne. Così fu per me un vero colpo scoprire che esistevano. Ma entrare nella percezione dell’invisibile mi portò anche agli angeli.

Oggi non si parla molto di angeli, ma ci fu un periodo in cui erano di moda e si pubblicavano molti libri sull’argomento. C’erano persino dei corsi per mettersi in comunicazione col proprio angelo, ma per me fu tutto molto semplice: l’angelo, o qualunque cosa avesse questo nome, si rivelò e parlò. E io semplicemente lo sentii, un fenomeno uditivo che certi medici chiamerebbero schizoide, ma, comunque fosse, molto semplicemente qualcuno parlò nella stanza, fuori di me, e io lo sentii come avrei udito qualunque persona che parlasse a qualche metro di distanza.
Non espresse cose assurde, lesive o terrificanti, come avviene nella schizofrenia, diceva piccole frasi, brevi, con la voce forte di un uomo giovane di forse 30 anni, una voce che rimbombava un po’ e che era, per così dire, atonale, senza dimensioni emotive, leggermente disumana.
La voce durò sei mesi e non disse molte cose, salvo il fatto che era strana in sé.
Dopo sei mesi, all’improvviso, come era apparsa, la voce sparì e, se all’inizio mi aveva spaventata, dopo restai come orfana e la cercai con la scrittura automatica che venne con grande copiosità e lunghezza.
Secondo la descrizione dell’angelo, il mondo non è corpuscolare o ondulatorio, ma è un cono di intelligenza che può allargarsi sempre più; parte dalla natura più materiale ed elementare e arriva fino a Dio, e tu puoi percorrerlo con una coscienza progressiva, secondo cerchi crescenti in una scala di strutture più complesse fino al cerchio supremo dove l’essere si identifica col creare.
Su questa scala, dove la tua conoscenza è tutt’uno con la realtà conosciuta, dove il conoscere si identifica con l’essere, a un certo punto appare l’angelo, che dunque è nostro e ci appartiene, in quanto sta sulla linea della nostra conoscenza, ma allo stesso tempo non è la nostra coscienza attuale ma la supera in quanto sa tutto di noi, anche il nostro passato in altre vite che non sono più o il nostro futuro in altre vite che non sono ancora, e in una certa misura ci accompagna come un tutore per un certo tratto di questa vita, per lasciare il posto a un altro tutore quando questa tappa sarà compiuta.
In questo senso gli angeli sono molti, ognuno con la sua missione.
Non ha molto senso chiedersi se l’angelo è fuori o dentro di noi, egli non è definibile o misurabile, sta oltre la nostra intelligenza e conoscenza contingenti ma fa parte della nostra energia come “UN OSSERVATORE MOTIVATO”, che ha il compito di seguirci per un certo cammino.
Noi e l’angelo siamo due intelligenze di consapevolezza diversa, collegate lungo una stessa irradiazione potenziale e queste due intelligenze possono, in molti modi, comunicare tra loro.
Oggi io credo che l’angelo sempre comunichi con noi, quando ci manda intuizioni improvvise, motivazioni, premonizioni, aspirazioni, sconvolgimenti, presentimenti, bisogni, timori, impulsi… Ma noi chiamiamo ‘comunicazione’ solo quella che si esprime propriamente con le parole. E, come alcuni sanno, ci può essere offerto anche questo tipo di comunicazione.
Di angeli parla la Bibbia, ma come entità più alte, emissari di Dio, potenti e sfolgoranti, vicini al suo trono, che portano la sua volontà agli uomini, creature molto lontane da noi e indecifrabili. L’angelo che conobbi io, invece, stava a un gradino più basso, appena sopra di me e con me, ed era forse quello che normalmente chiamiamo angelo custode.
Di angeli parla soprattutto il Nuovo Testamento. E ne parlano tutti i sistemi religiosi, tanto che due umani su tre credono negli angeli, e se tu appartiene alla parte scettica o incredula dell’umanità sei in minoranza. Sei uno scettico come ce ne sono tanti e non c’è niente di male in questo, è solo un difetto della conoscenza.
L’angelo è il ‘messaggero’, il mediatore, il tramite che mette in relazione l’energia dell’uomo con una intelligenza superiore o gli preannuncia il suo destino, che consiste in un dover essere, un compito relativo in cui si esprime la sua etica.
C’è stato un momento nel mondo occidentale in cui la gente ha avvertito maggiormente il bisogno dell’angelo;, Andrea Piancastelli, che era un grande medium, avrebbe detto che ciò avveniva: “Perché i limiti si stanno spostando”. Ma oggi stiamo di muovo regredendo, mentre avanzano materialismo e brutalità, crescono i soprusi e gli autoritarismi, il mondo perde la spiritualità e ricade nella barbarie. Per cui oggi di angeli non si parla più. Qualunque dovesse essere lo spostamento in avanti di cui si parlava all’inizio dell’età dell’Acquario, sembra tutto perduto e la consapevolezza umana si ripiega in se stesso come stesse morendo.
Io non so davvero dire se l’angelo che percepii fosse fuori o dentro di me, del resto non mi importa molto, né mi importa se col nome di angelo indico qualcosa di invisibile e incomprensibile.
Il problema, oggi, non è definire l’angelo, crederci o non crederci, ma cambiare modo di vita e recuperare l’interiorità in un mondo che la sta perdendo, perché vivere senza spirito fa dell’uomo un alienato, senza possibilità di ascesi, in una materia che lo stritola. Se ci deve essere una evasione dal mondo in cui viviamo, questa può essere solo nello spirito, come la parte più alta e ignota di noi.
Cercare l’evoluzione al di là della materia significa entrare in una scala di radianza che va da noi verso l’assoluto. In questa linea evolutiva a un certo punto possiamo trovare l’angelo, come realtà necessaria e motivata. Non importa sapere se è una proiezione dell’io, ciò che conta è che sta più in alto di noi e sa più di quanto noi non sappiamo.
Nella Bibbia Giacobbe era in viaggio e, dopo che il sole tramontò, “prese una pietra e la mise sotto la testa e si coricò. E fece un sogno: ed ecco una scala era poggiata sulla terra e la sua cima arrivava fino al cielo, e gli angeli del Signore vi salivano e vi scendevano. Al di sopra della scala Dio gli parla e gli dice: la tua discendenza sarà numerosa e sarà benedetta.” La scala indica che la provvidenza divina si esplica con energie che arrivano all’uomo, su e giù, in progressione o regressione, in uno scambio perpetuo.
L’angelo manifesta il sacro ma quando arriva ti sconvolge.
Gli angeli della Bibbia sono terribili, poco rassicuranti, portano un volere trascendente, sono un po’ disumani e qualche volta proprio nemici dell’uomo. L’angelo lotta con Giacobbe tentando di ucciderlo e gli sloga un’anca.
Gli angeli quotidiani sono più ridotti, vicini a noi, come guide o consiglieri, figure più sostenibili che non ci aiutano a comprendere il Grande Sacro ma solo a condurre meglio la nostra vita e a fare con più saggezza le nostre scelte. Non ci portano doni o fanno grazie, piuttosto sono maestri che ci stimolano a imparare. Ci contattano all’interno di una dimensione umana appena appena trascendente. Ognuno di loro è un aiutante, è “l’angelo necessario”.

Infinite sono le testimonianze dei suoi interventi, soprattutto quando la morte rischia di venire tropo presto rispetto al piano di vita e allora l’angelo viene come una energia di salvezza.

“Federico era uno dei tanti ragazzi di mia figlia. Lo aveva conosciuto in una chat ed era un tipo divertente. Due volte venne l’angelo per Federico. A vent’anni ebbe un’appendicite che sfociò in peritonite. Ben tre medici non se ne accorsero. Dissero che si trattava di un’influenza e gli dettero degli antibiotici, malgrado egli avesse forti dolori di pancia. Gli antibiotici buttavano giù la febbre, ma poi la febbre risaliva rapidamente a 40°. Quella notte terribile Federico aprì gli occhi e vide una forma luminosa ai piedi del letto, lui la guardò e ne fu consolato, si addormentò immediatamente. La febbre cadde e la mattina dopo i suoi decisero di portarlo all’ospedale dove riconobbero le peritonite e lo operarono. Si salvò per un pelo.
La seconda volta che l’angelo apparve, Federico faceva il bagno e aveva chiuso la porta a chiave. Lo scaldabagno si ruppe e l’ossido di carbonio cominciò ad addormentarlo. A un certo punto, mentre scivolava nella vasca semintontito, sentì una forza, come una mano, che lo spingeva verso l’alto, fuori dall’acqua che lo avrebbe affogato. Cercò di alzarsi ma svenne. Ma la mano lo spinse di nuovo così che non ricadde nella vasca ma fuori e fu proiettato contro un mobiletto che si rovesciò con grande fragore. La madre udì il frastuono, corse e si mise a chiamarlo. Federico non rispondeva perché era a terra svenuto, la madre corse sulla terrazza e spaccò i vetri. Così Federico venne salvato.
Nella casa vicina a lui, una ragazza depressa si è gettata dalla finestra. Non è morta e all’ospedale l’hanno curata per fratture subite. Quando si è svegliata, la prima cosa che ha detto è stata: “L’angelo mi ha salvata”.

Il mio amico Matteo racconta che era molto piccolo e andava sulla moto col nonno, stava seduto dietro attaccato a lui, la strada era piena di buche e lui lasciò di colpo la presa e stava per essere sbalzato via, quando sentì una grande mano che lo tenne per la schiena e lo rimise sul sellino.”

La mia grande amica della Biblioteca del paranormale di Bologna, Brunilde Cassoli, era la moglie di Piero Cassoli, direttore ed editore della rivista di parapsicologia Esp, un grande medico interessato al paranormale che voleva studiarmi come un caso di sciamanesimo naturale (io mi rifiutai, per l’imbarazzo e perché non avrei saputo produrre alcun fenomeno strano a comando). Piero Cassoli aveva dedicato tutta la vita allo studio di fenomeni che poteva vedere solo dall’esterno perché personalmente non ne aveva sperimentato mai nessuno. Sua moglie, una cara signora, sensibile e gentile, era più possibilista. Una volta mi raccontò: “Quando a 17 anni sono stata operata di appendicite, per alcune notti è venuto un signore anziano con la barba, si sedeva ai piedi del mio letto e mi rincuorava. Mi diceva: “Stai tranquilla, ora starai bene, non ti preoccupare”. E io sentivo una gran pace e mi affidavo a lui. Più tardi ho ripensato spesso a questo signore e avrei voluto averlo vicino per risentire quella gran pace. Doveva essere un medico, perché era vestito tutto di bianco con un camice lungo fino ai piedi”. Io ho obiettato che forse era un angelo, ma lei ha insistito che doveva essere un medico. Solo che di solito i dottori non portano tuniche bianche e non stanno tutta la notte ai piedi dei letti dei pazienti a rincuorarli.“

Oggi sia Piero che Brunilde non ci sono più. Mi hanno accompagnato entrambi per una parte della vita e credo che adesso sappiano direttamente come stanno quelle cose misteriose che per tanti anni hanno cercato di capire.

Oggi gli angeli, nel mondo occidentale, sembrano di nuovo spariti.
Abbiamo vissuto tempi di sfacciata sicurezza, dove la materia sembrava signora del mondo, e oggi che la crisi della materia è più profonda e siamo tutti più precari e insicuri, la trascendenza potrebbe riprendere vigore seguendo questa guida quotidiana, che non tanto soddisfa un bisogno di infinito, quanto una esigenza di significato, ma temo che l’epoca sia diventata più nera e senza speranza.
Ogni squilibrio si paga.
L’angelo dovrebbe farci crescere, far sì che un destino diventi un progetto, che ciò che ci capitato in sorte si trasformi in ciò che scegliamo e di cui abbiamo bisogno.
L’angelo dovrebbe riapparire per darci speranza, farci capire che ognuno di noi ha un posto nel mondo e un compito rispetto a tutto il mondo, un compito di salvezza collettiva. A questo compito io senti fortemente di appartenere, anche se passo anni di estrema debolezza e solitudine. L’angelo dovrebbe portare una maggiore assunzione di responsabilità, creare un ‘noi’ là dove il tempo attuale ci spinge a isolarci in un io.
Probabilmente, ad occhi più saggi, le difficoltà contingenti potrebbero apparire come un’occasione. Si cresce nelle difficoltà, Ostuni diceva: “Siamo tutti aquilotti apprendisti, che impariamo a volare solo contro vento”.
Ma all’uomo di oggi non interessano le gerarchie angeliche. Siamo pieni di difficoltà, dispersi e infelici. Siamo pieni di dolore. Ma è nel dolore che si cresce, è nella difficoltà che si matura, è nella necessità che l’uomo si inventa nuovo futuro e scopre nuove parti di sé fuori di sé, è nella prigionia che si anela alla libertà.

Nella gerarchia angelica, l’angelo custode è un gradino modesto, non perturbante, una presenza che raramente si mostra come abbaglio di luce o trascendenza, ma piuttosto come un amico. Voce interiore, aiuto contro i pericoli, prossimo alla coscienza, suono che meraviglia o stato d’animo, dettato automatico o voce interiore, sempre prossimo a temperare la nostra solitudine e il nostro bisogno di essere guidati.

Da molto tempo non mi cerchi e non mi parli
ma io sto quieto ad aspettare
Passi la vita come in un soliloquio
come dopo le grandi battaglie si cerca riposo e quiete
Sai che il tempo fermo non può durare
che tutto scintillio è la vita
Io guardo e aspetto
ma c’è tuo marito accanto a me
in quella dimensione che non sai
La tua ansia sociale è come spenta
Ci vuole tempo per le ferite
Il tempo è proporzionale alla forza
ma ti aspettano due anni di battaglie
in cui riprenderai la fierezza
e la gioia
del fare comune
Non ti rattristare del tempo perso
che nessun tempo è perso
quando aiuta l’uomo
”.

E’ chiaro che i messaggi dell’Angelo valgono in quanto sono utili e sensati, altrimenti sono fantasie, o malattie.
L’Angelo dovrebbe essere una cosa naturale, così naturale che non si può fare a meno di accoglierlo, perché è solo una parte dell’energia in cui siamo e di cui siamo fatti.
E’ come se la vita fosse un nastro di Moebius, noi camminiamo nella nostra parte fisica e razionale, dominata dalla logica e dalla concretezza, e improvvisamente, senza che abbiamo fatto nulla, il nastro si flette e incontriamo quello che dovrebbe stare dall’altra parte, invisibilmente. Come se la fisica e la metafisica fossero solo le due facce del nastro, e la nostra coscienza potesse incontrarle entrambe. Realtà e meta-realtà. Noi siamo destinati a usare la mente anche con nuovi paradigmi e a conoscere la possibilità di una comunicazione allargata, quella che riflette su se stessa da un punto di vista più alto.
“Due uccelli stanno sull’albero- dicono le Upanishad- uno vola e cerca il cibo, l’altro sta sul ramo a guardare”. Credo che sia così che possiamo pensare all’Osservatore.
L’angelo è “colui che guarda”, una nuova riflessione da una prospettiva più alta.
Già essere in grado di contattarlo vuol dire fare silenzio, uscire dal rumorio quotidiano e mettersi in ascolto. Un nuovo stato di coscienza. Spostare l’attenzione vacua di lato, fuori dall’uomo minimale, dalla mente ordinaria, per un cerchio più ampio.

In qualche modo L’Angelo è ovvio anche se è mistero. La scienza odia il mistero, lo emargina o lo nega, ma questo non impedirà mai al mistero di esistere.
Il mistero non è ciò che oggi non conosciamo e che prima o poi conosceremo, è proprio l’Inconoscibile, cioè un altro da noi, quello di cui mio marito dice: “Non hai le coordinate per capire”, qualcosa che ci è alieno, per come siamo fatti ora, ma che forse non lo sarà più, subito dopo la morte, per come diventeremo dopo.
Del resto la stessa parola ‘sacro’ vuol dire ’alieno’.
L’Angelo è una metafora per qualcosa di trascendente e dunque inesplicato.
Messaggero, mediatore, ponte di comunicazione tra il basso e l’alto, tra l’energia manifesta e quella non manifesta.
Ovviamente l’angelo si esprime col linguaggio del sacro, che è iconico, simbolico, linguaggio di poesia, metafora, inconscio collettivo. Io sono junghiana e credo nell’inconscio collettivo che si esprime con le stesse pulsioni e metafore per tutti gli uomini della Terra.

La prima cosa che la voce diretta disse fu: “CERCA MERCURIO”. Ovviamente non capii. Ci voleva del tempo.
Mercurio è l’energia della comunicazione e io, come insegnante, ho lavorato tutta la vita sul comunicare. Ma la frase voleva dire: Non bisogna comunicare solo in modo orizzontale, ma anche in modo verticale.
Mercurio è una figura del mito non solo greco. Tutti gli dei olimpici rappresentano in modo antropomorfo energie psichiche proiettate nel mondo sovrumano del sacro. Mercurio è l’energia che mette in comunicazione la Terra umana col Cielo degli dei, il mondo dei vivi con quello dei morti, l’aldiqua con l’aldilà, il sotto col sopra. Mercurio porta ali ai piedi e al cappello, e ha in mano, come fosse l’antenna di un rabdomante, un’asta con due serpenti intrecciati, le spire per 3 cerchi e mezzo di due circuiti di energia, come gli avvolgimenti della kundalini o le eliche del DNA. Le due spire indicano il messaggio incrociato, il rapporto tra una energia meno strutturata e una più elevata, il progressivo ampliarsi delle spire per 3 cerchi e mezzo indica la possibilità umana di allargare la mente dalla realtà all’altrove.

Arrivai all’angelo con un percorso che di religioso o iniziatico non aveva nulla, un lungo lavoro di gruppo (8 anni) sulla filosofia e la psicologia che sarebbero massimamente scienze razionali, ma già lo stare insieme lavorando con gioia a un compito comune costituisce il primo nucleo di un insieme spirituale: “Se due o più di voi staranno insieme, là Io sarò”, dice il Cristo.
Per l’angelo non ci furono preparazioni, introduzioni, esercitazioni. Nessuno ne parlò. Non studiavamo filosofia medievale né teologia, e ognuno sa che l’angelo non è un oggetto della psicologia moderna e anche Jung ne parlava solo con se stesso.
Semplicemente l’angelo arrivò, un giorno, nel nostro cerchio e alcune di noi si accorsero che c’era.
Facevamo ormai da tempo questi incontri bellissimi del martedì, che ci prendevano tutta una mattina, e si era creata nel nostro gruppo quella unione magica e irripetibile che nasce quando più persone fanno un lavoro del cuore senza sapere che è anche un lavoro dell’anima. Questo gruppo gratuito e spontaneo a cui dedicai tutta me stessa, dopo essere arrivata a Bologna, uscendo da sette anni di depressione, è stata una delle cose più belle della mia vita, e mi è stato donato non per mio merito ma perché una serie di circostanze fortunate riunì in uno stesso cerchio delle persone speciali che mi dettero molto.
Avevamo parlato di tutto, partendo dalla filosofia che mi ero offerta di insegnare gratuitamente, ma subito il gruppo prese una direzione a me ignota, come se un regista misterioso lo guidasse e per otto anni diventò non solo un insieme di divulgazione culturale ma un gruppo di evoluzione soprattutto affettiva e spirituale.
Di quegli incontri e di quella crescita che ognuno di noi visse meravigliosamente conservo ancora gli otto grossi diari dove annotai quello che ognuno disse, seguendolo nel suo sviluppo e miglioramento. Ognuno leggeva via via le mie dispense e poteva vedersi dal di fuori, oggettivando i propri drammi e dunque prendendone le distanze in un effetto di specchio.
Io non lo sapevo ma mi ritrovai a condurre un lavoro di psicoterapia di gruppo, per cui non avevo né la preparazione né le competenze. Ma in quel lavoro, senza saperlo, fui guidata dall’angelo. E guarii nello stesso tempo in cui guarivo.
Nei primi due mesi l’eccitazione di quella cosa nuova fu tale che non dormii mai, e, per quanto mangiassi e bevessi normalmente, non andai quasi mai in bagno, mentre dimagrii moltissimo a significare come la nuova fiamma bruciasse i miei alimenti, come per una passione d’amore. Uscivo da sette anni di depressione e quella resurrezione fu tanto trionfale quanto inaspettata. La vita mi si donò quando decisi di donarmi agli altri. Ma il senso della scoperta e del miracolo ci coinvolse tutti.
Ho ancor oggi un debito di gratitudine enorme verso queste nove persone con cui ho passato anni bellissimi. Certo ci furono tanti visitatori che ci accompagnarono nel cammino, a volte eravamo anche più di 20, ma il nucleo fondamentale e persistente furono i primi 9, che, come disse Laura bruna, formavano ‘un cerchio d’amore’.

Degli angeli noi non parlavamo, ma quattro di loro ci apparvero di colpo una mattina. Non erano stati chiamati ma forse erano sempre stati presenti e semplicemente si manifestarono. Uno parlò a voce diretta, uno scriveva su un muro immaginario, uno comunicava al risveglio del mattino, uno suggeriva frasi a lato della mente. Ognuno aveva la sua forma e il suo nome, perché il nome è necessario e svela lo scopo. Chiedete al vostro angelo come si chiama e vi risponderà. E già il nome è tutto un programma.
Dopo i 4 angeli individuali spontanei, arrivò, anch’esso spontaneamente, l’angelo del gruppo, che portò visioni, luci e suoni e produsse un fiotto di sincronicità.
La prima presentazione fu la sua voce. Ci disse: ‘Ciao’, con voce campanellina in mezzo al tavolo, e restammo tutti sbalorditi. Del resto quello di suonare campanellini fu una sua caratteristica.
Una volta il salotto dove stavamo si riempì di girandole di luce, che volteggiavano luminosissime e silenziose, uno spettacolo fantastico, che potevo attribuire a stanchezza e pensare un miraggio, ma le vide anche Laura Bruna, che chiese cosa fossero tutte quelle luci.
Un’altra volta, per tre giorni la casa si riempì di un odore leggero e fresco di incenso, nessuno lo sentiva e io cercavo dappertutto la fonte, poi arrivò Laura Bruna e disse: “Ma che profumo d’incenso!”.
Un’altra volta un profumo di fiori invase il salotto e, come arrivò, così andò via. Qualcuno lo sentì. Mai tutti. Sempre qualcuno. Mai la presenza fu generale come mai generale è la partecipazione o l’intensità. Chi più chi meno, con maggiore o minore impegno, a livelli diversi dell’essere.
Forse l’angelo si manifesta anche così, come un profumo o una luce. Rosanna ha visto per tre volte un fascio di luci fortissime, Laura luci come d’arcobaleno, Germana percepì l’Angelo ad Assisi come un forte suono echeggiante che la stordì completamente facendole perdere i sensi.
Noi lo personifichiamo per necessità nostra, e gli cerchiamo un nome, ma l’angelo può non avere forma, o assumere forme impensabili o essere pura energia o puro suono. Lo stregone mostrò a Castaneda gli spiriti come oscillanti colonne verticali; molti popoli primitivi vedono gli spiriti guida come animali; noi occidentali vogliamo che l’Angelo abbia forma umana per non spaventarci, è una nostra esigenza. La forma è simbolo, non sostanza, è anch’essa metafora da elaborare. Siamo noi ad avere bisogno di una forma, di un referente, ma gli Angeli sono intelligenze, sono comunicazione. E la comunicazione di per sé non ha bisogno di forma. Che forma può avere un’onda? Un pensiero? Un atto di amore? Un insegnamento? Un concetto?
La comunicazione prende forma quando diventa in-formazione, entra nel sistema di segni del ricevente, nel mondo umano che è eminentemente visivo, percettivo, simbolico… Così l’angelo si adatta a diventare forma per essere percepito. Attraverso il nome e l’immagine diventa più accessibile, l’uomo lo accoglie meglio, ne fa una figura familiare, accettabile, lo toglie dalla trascendenza, che come tale sarebbe di per sé incomunicabile.
Ma se pure l’angelo è un’informazione, è certamente diversa da quelle che solitamente incontriamo. Sicuramente strana, improvvisa e dotata di caratteristiche particolari. Ma si accetta un messaggio solo se ha valore e, se ci aiuta, se ci dice cose che non sappiamo, se ci guida verso il meglio. Tutto il resto non conta.
Con questo tipo di comunicazione noi conserviamo la nostra personalità cosciente, senza bisogno della rarità dell’estasi o dello specifico della medianità, e insieme comunichiamo con l’infinito. Senza nulla perdere di quel che abbiamo, ma aperti all’oceano della conoscenza nuova. Strana impresa, avventura mozzafiato che si preannuncia per l’uomo nuovo della scienza nuova.

Quando chiesi all’angelo chi fosse, rispose così:

“Chi sei?”
“Sono quello che non è
che in parte
Il mediatore
L’anello che chiude tutti i cerchi
non umano
e insieme
il Comunicatore
Sono la risposta alla tua domanda
che altro non è la preghiera
che un continuo interrogare,
segno del limite
e contenitore
della risposta parziale
Sono colui che dice
e non dice
per riempire il vuoto alla tua destra
e rendere la tua luce
più esatta.
come un raggio che da sé
si illumina
e si cerca
Sono la tua creazione
la voce del tuo desiderio
e insieme
il tuo desiderio stesso
che a se stesso s’inchina
Sono colui che non muore

come tu sei colui che solo crede di morire
Sono infine
il tuo figlio spirituale
la carezza senza sentimento
che credi di sentire
quando dormi nella tua solitudine
e che ti rende più forte“.

Noi siamo esseri spirituali solo momentaneamente incarnati, ed è giusto e logico che siamo molto attaccati a questo guscio provvisorio di incarnazione che chiamiamo vita, copro, destino, ma una parte di noi sa che siamo infiniti, che la morte non esiste, che la vita è solo trasformazione e che dopo questa esistenza ne avremo altre, forse qui, forse in altri livelli, in altri modi. Una parte di noi sa che avremo paura della morte solo fino alla morte e dopo ci accorgeremo con stupore di essere ancora vivi, in modo diverso e migliore, ma, finché siamo radicati a questo corpo continueremo ad essere avvinti ad esso e ad avere paura, a sentirci smarriti, a non sapere che fare. E allora l’Angelo può aiutarci.
Più grande sarà la dimenticanza della nostra anima, maggiore sarà la paura della malattia, dell’abbandono, della perdita, della morte, più saremo radicati alla vita, alla terra, quando verrà il momento fatale. Il saggio non ha paura di morire, va incontro alla morte sorridendo.
La paura si scioglie solo in due modi: con la conoscenza e con l’Amore.
L’uomo che non vuole conoscere né amare sarà terrorizzato dal proprio niente. Dobbiamo salire un gradino più su per scoprire la nostra immortalità e la nostra infinità. Noi soffriamo perché siamo poveri d’anima, ma l’anima è una marcia in più. Vivere senz’anima vuol dire vivere nel buio.

A me l’angelo parlò in modo udibile. Le prime frasi furono brevi, a voce diretta, e durarono sei mesi, non molte, erano massime per lo più, indicatori di vita, compiti; sempre ermetiche, poco comprensibili, dette con voce rimbombante.
Una fu “Questo corpo ormai è alla fine, ma ha ancora delle cose da fare”.
Un’altra mi irritò molto perché sembrava rivolta a un interlocutore che non vedevo in un presagio di morte: “Saranno sei mesi. Sarà un embolo alla testa“, ma questa predizione non si realizzò o forse riguardava mia madre che si spense dopo qualche tempo, di colpo, senza cause apparenti e il medico scrisse. “Per cause naturali”.
La voce era enigmatica e mi allarmava, mi sforzavo di capire il senso dei messaggi, li considerano irritanti, ma, quando smise di venire, me ne sentii quasi deprivata e cercai altre forme di comunicazione.
Uno di questi contatti era per scritto e avveniva così: mi sedevo, mettevo un pennarello al centro del palmo della mano voltato in su, poggiavo il dorso sopra un foglio bianco grande e mi appisolavo, dopo aver fatto una domanda. Quando mi svegliavo dal torpore, trovavo il foglio pieno di segni più o meno leggibili, simili a un elettroencefalogramma.
Questi sono due esempi:

La pace. Sempre la pace
e ogni istante di vita
per ringraziare.
La vita è una corolla
attorno a un centro invisibile
Nessun petalo sta da sé
e tutti insieme cantano la gloria
di quel centro onnipresente
e tutti si sorreggono
nel momento della pena
e tutti si abbracciano
nell’ora del sorriso.
Forse a qualcuno sembra poco
che si possa vivere per questo
.”

Spesso l’interlocutore misterioso mi sgridava come fossi una bambina, cosa che mi infastidiva e che col tempo mi fece allontanare da queste scritture, forse impersonava una parte di me ipercritica, una subpersonalità:

Parole vane sopporta
sopporta la tua natura malata
e là dove si proietta
tu la attacchi
nello specchio deformato
dove il tuo volto si riflette
Lo spirito avanza
nei tuoi errori supplici
lui fiero
e di te ha pena
e nel cavo che tendi
si pone come la fiamma
che tu ancora sei
e non vedi.
Pazienta
nell’andare sei vicina
anche nella reazione inconsulta
che ti guida e non conduci
Lo spirito anche in questo
in te avanza
pietoso e materno
come tu non conosci

Per quanto abbia avuto momenti difficili nella mia vita, la voce arrivò in un periodo molto buono, ero fuggita da Pavia, stavo a Bologna che era indubbiamente una città socialmente migliore, ero uscita dalla depressione, avevo iniziato il meraviglioso lavoro dei martedì, avevo finalmente tante amiche del cuore e mi sentivo circondata da un caldo affetto benevolo e protettivo, che mi faceva ignorare la pena per il marito sempre lontano per lavoro e sempre troppo nervoso quando brevemente ritornava. Nulla può essere bello nella vita quanto un gruppo di persone che si vedono in modo costante, lavorano insieme a qualcosa di bello e si vogliono bene. Noi pensiamo che questa sia una condizione giovanile, adolescenziale, ma un gruppo di amici è un grande conforto nella vita a qualunque età.
Un buon gruppo di persone legate da un rapporto affettivo, che mangiano insieme, pensano, cantano, lavorano, si esprimono, si raccontano… può integrare anche relazioni affettive difficili o carenti, può riempire una solitudine, ed è un modo straordinario per affrontare i casi difficili della vita, per non sentirsi soli e diversi, per trovare aiuti insperati.
Noi viviamo l’amore come un rapporto di coppia ma le energie di un gruppo possono essere incredibilmente ricche e soddisfacenti e integrare anche le mancanze o le difficoltà della coppia.
Tuttavia, per quanto io abbia lavorato per quasi mezzo secolo come insegnante con gruppi, di ragazzi prima e di adulti poi, solo in quegli anni e con quell’insieme toccai la perfezione di un gruppo così complementare e integrato da produrre qualcosa di evolutivo in senso alto.
Per quanto io sia sempre la stessa, mi è parso di incontrare spesso l’aridità umana del mio prossimo, la parsimonia nel darsi, la diffidenza, e una specie di inerzia dell’animo da cui non può sorgere nulla, una ignavia personale, come un pessimismo asfittico che blocca anche gli impulsi più umani del cuore.

Il mio primo angelo si chiamava Maior, “colui che è superiore a te”, il che, detto a me che faccio sempre da maestra a tutti, è abbastanza interessante.
Col tempo ebbi l’impressione che a Maior fosse succeduto un altro personaggio, più umano e terreno, un medico defunto, poi vennero altri. Ricordo un piccolo poeta…
Maior veniva e scriveva in versi, il secondo scriveva in prosa in modo un po’ arcaico, un terzo era allegro e moderno. ..
Anche Jung raccontò che nella sua vita varie personificazioni si succedettero nel tempo, ognuna portatrice di un proprio compito.
Al primo chiesi il nome, agli altri no. Del resto non ebbi mai curiosità su cosa fossero e come fossero. Se il loro compito era questo dialogo, esistevano solo in quello, un compito vicendevole, sembrava, perché in qualche curioso modo anche io servivo a loro. Non mi interessava molto la loro identità ma l’aiuto che mi davano, anche se, dato il mio carattere ribelle e critico, quasi mai fui d’accordo su quanto mi veniva detto.

Mi mettevo in stato molto rilassato, seduta a un tavolo davanti a un foglio e con un pennarello nella mano aperta e mi addormentavo, oppure restavo sveglia e ascoltavo dentro di me quietamente, totalmente vacua e non pensante. Questo fatto della mente vuota è la condizione primaria, ma non è facile e per alcuni è addirittura impossibile. Per comunicare occorre una spersonalizzazione: solo se la mente si vuota e abbandona l’ego, può crearsi la cavità necessaria ad accogliere pensiero nuovo. Finché teniamo la nostra mente piena di noi stessi, pensieri, emozioni, bisogni, imperativi, richieste.. non entra altro. La natura non tollera il vuoto, e, se noi lo creiamo, ecco che può arrivare il pensiero “altro”. In fondo tutte le meditazioni rituali, religiose o dello yoga, non tendono che a questo scopo: far sì che l’uomo si distacchi da se stesso.
Perso il radicamento al proprio essere, necessario ma pesantissimo, si apre il volo nel cono della consapevolezza verso la comunicazione infinita. Questa sconnessione con l’ego è difficilissima, ma, se, anche solo una volta, ciò accade, dopo, tutto diventa più facile, come andare in bicicletta o imparare a nuotare.
Così imparai a disconnettermi rapidamente (cosa che poi facevo sempre nei miei incontri quando dovevo entrare nel mio visitatore), e a un tratto cominciavano a salire dall’interno di me delle parole, non dalla testa ma proprio dalla pancia, una a una, come bolle pigre che salgono dal fondo di uno stagno verso il pelo dell’acqua, come ninfee. Io le scrivevo lentamente, una a una. Il tutto era molto staccato, frantumato, per cui non potevo seguire il senso complessivo del messaggio e mi focalizzavo solo nell’ascolto passivo della singola parola, cercando di afferrarla senza pensare all’insieme. Quando tutto era compiuto, leggevo l’intero discorso e, devo dire, mi è sempre sembrato ragionevole, un po’ antiquato e ridondante magari, barocco forse, anche Jung ce l’aveva con lo stile ‘prolisso e barocco’ della sua Voce, spesso di stile diverso dal mio con contenuti che non potevano essere miei.
Col primo angelo il testo andava a capo come una poesia moderna, poi prese un andamento di prosa, con effetti più pratici e meno enigmatici. Le metafore erano molte. Non firmava, non aveva espressioni di affetto, non manifestava sentimenti.
Al contrario di Lori non l’ho mai sentito, almeno nei primi messaggi, come una entità umana e calda. L’ho sempre trovato un po’ rigido e fustigatore, troppo severo e astratto per i miei gusti, non lasciava mai spazio al mio narcisismo personale, come una specie di super coscienza poco interessata ai miei casini infantili, un po’ disgustata dalla mia scarsa evoluzione, disdegnosa di quello che ero.
Chiaramente non ho nessuna certezza che non sia una parte di me a parlare, una sub-personalità psichica, solo che magari io, se fossi un tale membro del mio condominio interiore, mi tratterei con più indulgenza e affettuosità, credo.
Quando leggo un suo scritto per intero, non sono mai molto contenta di quello che esce, sono polemica e in genere non seguo i consigli, salvo poi a scoprire, troppo tardi, che sarebbe stato meglio farlo, ma, come sanno tutti, non sono una persona ‘docile’ e ‘obbediente’, non accetto di essere subalterna. Sono un Ariete nato per essere capo o maestro e non cedo facilmente agli imperativi altrui. Se dunque questa è una parte di me che parla, non è una parte con cui vado d’accordo o che accetto volentieri. Anche per questo conflitto mi piace poco fare colloqui con l’Angelo e alla fine ho smesso di farli.
A volte ho letto messaggi delle presunte guide di altri e sono rimasta sorpresa dal profluvio di complimenti e di esagerazioni che contengono, tutti molte lusinghiere per il protagonista, che viene descritto come molto speciale. Per quel che mi riguarda, non ho affatto la sensazione di essere qualcosa di speciale per la Voce, ma piuttosto una solenne delusione, come avesse preferito occuparsi di altro, e mi considerasse una tipa confusa che non capisce dove deve andare e cosa deve fare e che continua a fare i soliti errori in modo coatto.
Per questo suo carattere rigido e poco indulgente, non sono mai stata propensa a fare questo ‘dettato interiore’, e lo evito come posso, perché a nessuno piacciono le prediche e le ramanzine. Solo quando sono proprio in crisi, quando proprio non so più che pesci pigliare, ricorro a questo sistema, e di solito la sua calma mi riequilibra come una doccia fredda, togliendomi ogni drammatizzazione.
Io amo la filosofia di Jung e Jung trovava molto stimolante avere dialoghi interiori con queste personificazioni energetiche che mutavano via via nel tempo e possono essere considerate ‘alter ego’ funzionali.
Dopo i primi sei mesi di voce diretta, avevo preso l’abitudine di rivolgermi a lui e di consultarlo nella mia mente anche per cose banali. Sempre lui rispondeva.

Un giorno mio marito faceva il diavolo a quattro perché non trovava più un suo bellissimo coltello del famoso artigiano sardo Fugarizzo, un pezzo forte nella sua collezione di coltelli celebri, che tra l’altro aveva ordinato di nascosto per non dirmene il prezzo, e ora non lo trovava più e incolpava me di questa sparizione. Io ero molto irritata perché quel coltello non lo avevo nemmeno visto e nemmeno sapevo che fosse stato ordinato né che lui facesse collezioni di coltelli spendendoci il patrimonio famigliare, ma, si sa, le mogli hanno sempre torto e non ce n’è una che non sia all’oscuro di troppe cose. Intanto la situazione degenerava e mio marito, visto che il coltello non saltava fuori, dava di matto, urlava e sbatacchiava tutto. Così ho chiesto precipitosamente all’angelo che mi aiutasse ed è arrivata la risposta pronta: “Vai sul ballatoio! Sali sulla sedia!”. Vado sul ballatoio (che è la parte alta del mio salotto), salgo sulla sedia e la prima cosa che vedo in alto, su una mensola della libreria, è il coltello, su un piano superiore dove mio marito lo aveva messo in fretta appena era arrivato, per nascondermelo, e poi se n’era dimenticato!
Così lo trovai. Vai a spiegare poi a un marito che me lo aveva detto l’angelo!

L’angelo era apparso misteriosamente come una allucinazione auditiva, brevi frasi che risuonavano nella stanza nei momenti più vari della giornata, non richiesto né chiamato, poi era sparito e ora ricorrere al dettato era qualcosa di meno e qualcosa di più, non c’era più l’immediatezza di quella voce ma i messaggi erano molto più lunghi e articolati anche se la grafia non era sempre comprensibile. Leggere parole scritte ovviamente non è lo stesso che sentir parlare da fuori, perché una voce interna sembra quasi la voce del tuo immaginario, mentre quella esterna ti sbalordisce e ti coglie di sorpresa, e, se poi sei tu a scrivere, puoi sempre pensare di essere tu la fonte di quello che scrivi, magari una fonte inconscia, salvo non siano cose a te ignote e su cui ci sia riscontro successivo. Ma anche questo avvenne.

Un’altra volta, era la vigilia di Natale ed ero in centro a sera, era tardi. Aspettavo l’autobus ed ero inquieta perché in ritardo sulla cena. Avevo comprato tutti i regali meno per il mio nipote Fabio a cui non sapevo cosa fare perché lo conosco poco e mi erano rimaste solo 20.000 lire. L’autobus arrivava e l’angelo mi disse. “Girati e prendi la prima cosa che vedi!” . Mi girai e vidi la vetrina di un negozio di modellismo e una scatola con gli elementi per costruire una Ferrari rossa. Mi precipitai dentro. Costava esattamente 20.000 lire. Il regalo era preso. E l’autobus ebbe anche la grazia di aspettarmi per ripartire, così che non feci tardi. Poi seppi che il regalo era stato molto gradito perché Fabio era entrato nel gusto del modellismo (cosa che non sapevo) e quella Ferrari da montare era esattamente ciò che desiderava.

Ricordo infine una terribile giornata ai primi dell’anno. C’erano stati litigi duri con mio marito ed ero davvero fuori di me. Tutti i Natali era la stessa storia. Il clima natalizio faceva precipitare mio marito in una sindrome negativa per cui scoppiavano liti senza motivo e l’atmosfera diventava incandescente. Ero arrivata a un punto tale di esasperazione che pensavo solo che me ne sarei andata da casa e l’avrei fatta finita. Come tutte le brave donne di casa, avrei fatto le pulizie, fatta la spesa, preparato tutto e me ne sarei andata.
Ritornavo dunque a casa con le borse della spesa, china su me stessa, cupa come non mai e tutta concentrata nella mia rabbia. Il cielo era cupo come me e abbassato, ma, proprio mentre alzavo il piede per il marciapiede, la cortina scura di nubi si aprì di colpo e un raggio di luce fortissima mi trafisse. In quel medesimo istante sentii la Sua Voce che diceva: “Allarga il cuore!”
Mi parve come se il mio cuore fosse stretto tra due dure parentesi e queste, di colpo, si allargassero. Era possibile quasi fisicamente, adesso, che io contenessi la mia rabbia con tutto quello che mi succedeva. C’era altro spazio. Io ero più di quella rabbia. Potevo farcela, minimizzare l’accaduto, ridurlo a una cosa accettabile. C’era posto per altro nel mio cuore.

Francamente non potrei dire cosa fosse Maior, se un prodotto della mia mente o del mio desiderio o se un altro da me, una parte del mio Super Io che da inconscia diventava percepibile, ma non mi pongo nemmeno la domanda. Credo che voler capire troppo ciò che è metafisico sia come fare un buco nell’acqua, tempo perso. Mondo metafisico e fisico possono anche comunicare tra loro ma non sono certo riducibili uno all’altro, sono di diversa natura, hanno diverse coordinate, hanno persino linguaggi diversi, e dunque a che serve cercare di far diventare acqua il fuoco? Vogliamo materializzare lo Spirito? E perché? Per snaturarlo? Per perderlo per sempre? Non sappiamo chi siamo noi e vogliamo sapere cosa è un Angelo?
Ora l’angelo non mi parla più. Ora parlo con mio marito. E’ lui, adesso, il mio angelo.

Ricordo che a un convegno di Riccione sulla parapsicologia, un etnologo ci fece fare una visualizzazione guidata, secondo gli schemi degli sciamani toltechi, al suono cupo di un tamburo. Dovevamo immaginare un luogo di natura dove si stesse molto bene, molto rilassati, e, quando il tempo fosse pronto e la mente svuotata, sarebbe apparso un animale totemico, egli era ‘l’alleato’, potevamo fargli una domanda molto importante ed avremmo avuto risposta. Questo è uno dei tanti modo con cui le tribù primitive visualizzavano l’aiutante e io l’ho ripetuto spesso nei miei laboratori con ottimi risultati. Chi è connesso alla natura e al mondo animale, è logico che tenda a vedere l’angelo come una forma della natura che comunica con l’umano. E poiché anche nell’uomo moderno permane l’uomo primitivo, in base a un DNA che tutto conserva, diventava possibile anche per noi contattare il nostro spirito guida in forma animale.

Mi visualizzo come un vecchio nativo americano, magro e consumato. Porto sulle spalle una pelle di lupo grigia spelacchiata che mi copre anche il capo. Sono il ‘figlio del lupo’. Ho bracciali di vecchio cuoio attorno al collo, i polsi e le caviglie, con delle piumine penzolanti. E’ una notte limpidissima e rigida, molto fredda. Salgo il declivio di un’erta collina di spine fino a una caverna dall’imboccatura bassa e stretta, una caverna che conosco bene perché la vedo spesso prima di addormentarmi, entro e, alla luce di un focherello morente, la caverna è alta, rosea, ampia e asciutta col pavimento di sabbia. Mi inoltro e trovo una sala interna grande con un lago. Dall’ombra esce un serpente sinuoso, con scaglie lucenti e si getta nelle acque del lago che diventano prima d’argento poi di un rosa sangue schiumoso che ribolle. Comincio a ballare attorno al lago, curvo in avanti, in una specie di dondolio ossessivo, alzo i piedi e li batto per terra in modo monotono, salmodiando con voce roca, attorno al lago. La voce del serpente dice:

Insegna!
Sempre insegna! Insegnando, impari
Tu guidi. Ti guidano
Da sola insegna
La via non sai
Ti si mostra al cammino
Non troverai tutto
conta lo sforzo
Immergiti nell’acqua
Diventa sangue!
E il sangue è vivo
come schiuma rossa
e si fa rosa (fiore)
e vedi dove non vedi
Senza ascoltare senti
Quando parli, senti
E’ il tuo modo di ascoltare
In te la natura si ascolta
Fatti serpente nell’acqua
devi andare nel fondo
E il fondo non finisce mai
E’ l’essenza
E la fine.

Molti messaggi sono troppo personali per poterli citare. Posso farlo solo per alcuni brani:

Non ci sono catene che tu non abbia costruito con un fare ossessivo.
Non ci sono al mondo libertà che non siano conquiste di coscienza.
In fondo in ogni luogo tu avevi davanti a te uno spazio di tempo e una possibilità.
Il limite crea solo la direzione, ché altrimenti l’energia irromperebbe come un geyser subito spento.
La direzione è la possibilità. Sta a noi riconoscerla e seguirla.
Indaga la possibilità di ognuno – messaggio iniziatico di chi vi ama- e aiutalo con rispetto a riconoscerla, ma prima in te.
Tu non devi chiederti: “cosa non posso fare” ma “cosa posso fare in queste condizioni”, perché esse dettano la strada e la meta e ti sono date per un atto di amore, sono la comunicazione del dio che per te ha fatto un sogno e ad esso ti guida invisibilmente.
E dunque non fare come l’atleta che invece di correre per la sua strada piange le strade insepolte che nemmeno vede, come se l’uccello piangesse per non essere farfalla e la farfalla per non essere pianta.
Riconoscere il proprio destino è riconoscere la natura del proprio cuore che per quello è nato e non per altro.
E dunque quietati, e impara a svuotare del tutto la mente e a rendere più gradevole la vita degli altri, ché ogni atto d’amore soffocato è la natura che si ribella a se stessa.
Serba per te la pazienza in questa estate piovosa.
Il tuo angelo ti guida e ti conduce.
Nulla è stato fatto e nulla è irrimediabile. Tieni la tua fragilità come un premio.
L’angelo ti sta da presso e ti chiede un sorriso.
Guardati attorno a parla con la gente.
Scuoti la tua parte bambina e impara la fiducia.
Fidarsi degli altri è fidarsi della vita
e non credere sempre che gli altri ti vogliano male, ché ognuno è chiuso nel suo universo e poco si cura degli altri ma ognuno è come te ugualmente solo e impaurito
Inventati la giornata, domanda a te e agli altri la vita come un dono.
Tutto va in fumo se non lo sorreggi con la fede nel sorriso.

Prendi le cose dal loro verso migliore e non le affogare nel sospetto.
Per Noi è tutto così insignificante, anche se vi accapigliate e tutti i motivi gravi sono come scempi di fanciulli
Devi attraversare un ponte, il discrimine tra essere e non essere e per troppo tempo sei stata titubante, aspettando che qualcuno ti porgesse la mano. Facevi qualche passo solo quando TU porgevi la mano a un altro, ma non sempre le cose sono state capite come tu le intendevi, perché chi porta sospetto genera sospetto e non può piangere poi sulla sua sorte.
Ti abbiamo messo accanto vari padri putativi, ma quasi non te ne sei accorta, ma infine anche il padre va lasciato al suo destino e si deve camminare da soli attraversando l’acqua.
Ognuno ha un suo compito che per qualcuno è semplicemente “essere” senza ferire né essere ferito.
E’ come tendere l’ascolto a un suono più lontano, ché il suono troppo vicino rischia di ferire l’orecchio senza essere inteso. Dunque impara il distacco che non è indifferenza ma pazienza, un po’ di saggezza in più per perdonare senza comprendere, senza voler capire ciò che non ha niente da capire, ma va solo preso, come si prende la strada, con sassi, buche e fiori passando avanti e guardando all’orizzonte e non sotto le scarpe. Questa vista più lunga ancora ti manca. E’ il progetto. E’ il perdono. E’ il bagaglio del viaggiatore che ha un lungo cammino e non s’inceppa alla prima contrarietà.
Il tuo problema è credere che negli altri ci sia più male rivolto a te di quanto possano i loro pensieri e intanto ti neghi la possibilità di dirigere i tuoi costruendo sogni e così ti intrappoli da te medesima, quando noi ti chiediamo solo di giocare e di godere del tuo gioco. Cerca dunque di ritrovarti in ogni cosa che renda gradevole ogni ora, ché in quel momento la tua bellezza splende e ognuno ti ama.
Poni i problemi perché nessuna soluzione è definitiva e qui ci sono solo inizi di ricerca.
Il lavoro sarà compiuto un poco alla volta. Il precursore sarà superato. Il dialogo deve diventare vivace. Le personificazioni sono solo la soglia per andare oltre.
Che ognuno cerchi se stesso è bene ma bisogna distinguere nella folla innumerevole ciò che è buono e no e non prendere tutti/i messaggi dell’inconscio.
Anche nell’aldilà ci sono ingannatori.
La tua libera scelta non avrà mai la guida certa, irresolubile, garantita, altrimenti tu non continueresti ad essere un uomo.

Tu puoi camminare sopra una striscia di certezza molto difficile da realizzare, oltre
quella c’è il mare fondo. Dormire è sufficiente a riprenderti. Per il futuro non ti sarà possibile esporti a certi sforzi. Devi contenere le attività, anche se questo ti costa dispiacere ma la realizzazione che ti aspetta comincia ad essere scandita dal senso dello spostamento. Noi ci crediamo immortali ma lo siamo solo nella direzione del non attaccamento. Non ti illudere e non ti deludere. Devi leggere ancora molto e imparare. La trasmissione del sapere è solo un passo esterno nel luogo che chiami energia.
Sta’ quieta e non ti sforzare più di tanto. Devi tornare a forme diverse del fare riducendo le lezioni. Devi metterti di lato abbassando al minimo le tensioni come non necessarie. Niente di tutto questo è la vita vera. Occorre tornare alla trasmissione delle idee attraverso la scrittura. La pubblicizzazione delle immagini è ancora poca cosa. Esse sono pubbliche sempre in quanto sono emerse. Tieniti libera per una cosa che non sai ancora. Puoi dare protezione agli altri anche solo tacendo.

Agisci con la mente come fosse un dirottatore di energia. Pensa alle onde su un lago tranquillo. Conduci le onde come fossero pecorelle al recinto. Ci sono realtà oltre le parole. Quello che tu non sai io posso dirtelo ma solo schiarendo ciò che sta davanti al tuo passo.. Io sono la lampada e tu il passo, la lampada non illumina strada nuova se il corpo non cammina. C’è un cammino del corpo che avviene in una dimensione storica e uno in un insieme che non vedi.

Non devi avere paura del silenzio. In realtà le persone che hai più amato stavano molto zitte. La loro forza ha costruito il mondo. Non devi dire più che non ti amavano, perché non hai ascoltato bene i loro silenzi.

Tua madre avrà una morte dolce, come una bambina che si addormenta. In qualche punto di te c’è già la disperazione della sua perdita. Questo anno sarà faticoso, non ci sarà posto per insegnare. Serba la tua libertà per sentire le emozioni e non fuggire via come hai sempre fatto.

Questo messaggio contiene le premonizione della morte di mia madre ma io quelle parole non le lessi. Le scrissi ma non le lessi. Morì così come è detto, come addormentandosi, sei mesi dopo.

Nel giugno 1998, due mesi dopo la morte di mia madre, in stato di grande agitazione, dopo un litigio con un’amica, chiusi di colpo le riunioni del martedì che tenevo da otto anni e che erano state la cosa migliore che avessi mai fatto nella vita, oltre alla campagna delle bandiere di pace e al mettere al mondo mia figlia.
La fine di questo corso, i cui membri erano diventati la mia seconda famiglia, unita al lutto per la mia perdita famigliare, mi gettò in un grave strato di depressione, non solo per la mancanza di quella frequentazione che mi scaldava da otto anni con persone a me molto care, ma anche perché alcune di loro reagirono molto male alla rottura, e di questo molto mi dolsi con l’angelo e molto mi disperai, specie per quello che percepii come il tradimento dell’amica più cara, Pia. Le rotture avvengono sempre con quelli a cui vogliamo troppo bene. Il troppo è un errore che si paga sempre caro.
E questo disse allora l’Angelo:

Ai miei occhi siete come le erbe del campo, tutti mossi da uguali impulsi che vi fanno piegare e oscillare e tutti ugualmente bellissimi e degni di pietà.
Ora che ti sei sfogata, senti la fatica del silenzio, il vuoto che è maturità e riflette sulla propria insipienza.
Com’è faticoso tutto questo affannarsi e questo procedere a strattoni!
Senti la fatica del vivere insieme, perché non conservi più la bellezza del camminare insieme.
Solo l’amore, infine, vince, non perché trionfi o perché ceda le armi, ma perché non c’è altra scelta possibile per sopravvivere nella nostra fragilità spezzata.
Perdona all’amica il comportamento che non capisci, nella speranza che un giorno tu possa ugualmente essere perdonata.
Perché tu non sei qui ora per giudicare o punire, ma per fare esperienza e, se la relazione è l’esperienza, non puoi essere fiera dei tuoi errori passati. L’orgoglio alla fine che conta?
Una casa di mattoni non si fa dal principio, si fa dal progetto finale che mette in conto i mattoni spezzati e quelli che si buttano via.
Cerca di fare presto, a capire, piuttosto che a fare, che il tempo si avvicina e dopo non ti resterà che il rimpianto e il pensiero che le cose non erano così importanti come i tuoi desideri le volevano.
Un cerchio è un cerchio e un incontro è un incontro, non perché tu li vuoi o li costruisci, ma perché essi sono la strada circolare e spezzata dove ricostruisci l’intero.
Non scegliamo e siamo scelti ma viviamo insieme.
E non abbandoniamo e siamo abbandonati ma insieme ci ritroviamo.
Quando non capisci, non ti arrabbiare. Sarebbe meglio piangere quando la nostra debolezza non ci aiuta e cerchiamo presunte forze per abbattere gli ostacoli.
Se siamo qui è per fare esperienza di tutto e di noi attraverso gli altri e le cose.
Procura di distinguere la rosa dalla spina e di non buttare via entrambe. Il sole e la pioggia fanno parte di uno stesso orizzonte.
In realtà tu sei viva in ogni atto d’amore in cui dai e non in quello in cui prendi.

Trasforma una mancanza in un dono e una ferita in una offerta di pace.
Il bene a volte nutre solo se stesso e non recupera ciò che è su una brutta china, ma questo è uno dei misteri della potenza o dell’impotenza d’amore. Le vie sono imperscrutabili perché sono molto ampie, per cui non puoi fare niente altro che tacere e soffrire dentro di te per l’irrecuperabilità del destino. Qualche volta la forza viene dopo l’errore, ma l’errore è come la medicina amara che si scambia per piacere. I giri del destino sono più strani di quello che vedi sul momento.
Il dolore è il nodo del cammino dove cambi direzione. In realtà è l’unico modo per attrarti là dove la tua pienezza di essere non ti porterebbe, perché l’uomo sazio si addormenta.
Il deprivato ha bisogno di poco, il calore è nella vita stessa. Il luogo abbandonato diventa il giaciglio. Anche senza fare, tu fai. Ogni cosa ha uno scotto. Da parte tua devi rinunciare al prezzo giusto, perché non c’è mai equivalenza, l’altro non può rubare o prendere col diritto. Occorre una cessione reciproca affinché non vi sia furto e infrazione, ma nemmeno parità.

Non usare ciò che si ha è uno spreco, nell’economia generale dell’energia. Ancora una volta tu situi tutta la storia in parametri di esigenza tua personale. Queste esigenze diventano ogni volta pretese che ti lasciano a pezzi quando sono insoddisfatte. Il giusto non pretende, ma si adegua alle cose come si presentano perché il compito è esattamente in quei parametri che la vita gli dà.
Quando viene mortificato vuol dire che il parametro è proprio la mortificazione. Ma non c’è nulla di irreparabile fuorché l’orgoglio e uno smisurato senso dell’io. Anche questo è una malattia.
Cura il retro della casa. Affrontare l’ignoto che arriva dal vetro rotto è un’esperienza imprevista in cui ti adatterai all’irreparabile.
Costruisci, facendo.
Il guerriero non perde tempo nell’analisi delle battaglie perdute. Costruisce il positivo per il suo oggi e domani.
Per decentrarti enumera tutti i dati delle cose esterne.
Considera quello che ti sta davanti uno specchio dove proietti te stessa.
Guardalo come un tuo stesso difetto, una propaggine del tuo carattere e dunque un’opportunità di analisi.
Prima cominci a considerare il mondo come la lezione di te stessa, meglio è.
Fai sentire gli amici vicini nel tuo cuore.

Il tuo dolore è una regressione. Vuol dire ferita e orgoglio smisurato, senso di onnipotenza malinteso. Non è facile uscirne ma non si può nemmeno giudicarlo. Occorre schiantare l’anima ma ciò lascia a pezzi. Quando il guscio è troppo duro l’uccello non nasce. Ma se non nasce non vola.
In fondo il concetto migliore è lasciar perdere.
Fino a quel punto non cresce nulla, non nasce nulla, non cambia nulla.
Pensa piuttosto alle tue pene segrete, così incongrue, così sterili, pene storiche, oserei dire, perché sfidare l’impossibile è stata sempre la pena segreta del tuo cuore, quasi un voler tentare nella difficoltà oltre te stessa, una brama inarrestabile di sofferenze sottili, solo per smaniare un po’, e se fosse il tuo problema questo? Sapersi accontentare, saper guardare oltre il limite ma come fa il bambino nelle braccia della madre che là sta quieto come un re nella fortezza che guarda un orizzonte lontano coi piedi per terra e la purezza del suo possesso. Calmati, dunque, e considera la tua inarrestabile non sazietà come una spinta verso altri orizzonti, nella perfezione, nella pazienza, nella calma di te stessa e nell’aiuto che non chiede, in quell’ascolto dove dimentichi sempre di cimentarti e che solo è dimenticare te stessa calandoti nel cuore dell’altro.

Orsù, dunque, amica mia, tieni per te le pene, che non serve soffrire qui a vuoto per noi, ma operare per la misericordia e l’amore.
Hai cominciato a lavorare sulle connessioni. E’ un buon punto di vista. Le connessioni invisibili sono quanto di meglio puoi provare. Puoi fare del bene restando nascosta, che è il massimo per la tua evoluzione. Certamente la forza della preghiera. Ma prova anche ad usare come un filo, come se filassi e tessessi, quell’energia che ora disperdi… convogliarla e dirigerla in un unico fascio fragrante, sentirla come un tessuto, malleabile e morbido, con cui rivestire e risanare chi pensi.
Nei tuoi colloqui, anche, occorre una diversione. Devi usare di più le mani e creare un mantello morbido e ovattato dove respirare sottilmente. Puoi riprendere il contatto con te anche così. Non avere paura. La paura ti sta sempre addosso e tu le precipiti dentro, non darti rimproveri inutili, non essere oziosa, che l’ozio e la disperazione si fanno compagnia. Sii tenera. E’ Pasqua. Vivi una Pasqua di tenerezza! Non ti crucciare se quello che fai riceve critiche – anche i complimenti sono bellissimi – equilibrati tra questi e quelli. Chi ti critica spesso lo fa a ragion veduta ma non sempre per cause evidenti, devi rispettare la sua parte oscura che si proietta su di te. Porta il rosocrito. Scuoti la tenerezza. Un sorriso vale più di mille parole. Ciò che uno è scuote il mondo più di tutto quanto uno sa. Sei giunta di nuovo a una soglia. Sarai in grado di salire il gradino?
C’è una stanza che ti aspetta sul retro della casa, una parte disabitata da riempire di vita.

Maior si presentava come un maestro di evoluzione. Dopo tutto, la regola prima dell’insegnamento è proprio che il maestro deve stare appena un passo avanti all’allievo, perché se è troppo avanti l’allievo non riuscirà neanche a capirlo, se è al suo pari, sarà inutile, ma se starà un poco avanti a lui come un cerchio concentrico segue il cerchio precedente, potrà senza sforzo condurlo oltre il suo limite, nel rispetto di ciò che egli è, e del suo livello di crescita che in sé è sacro.
Questo si intende come crescita, qualche volta piana, qualche volta a sbalzi, come la fonte sotterranea che finalmente butta giù l’ultimo diaframma di terra ed esce tumultuosamente all’aperto, ma sempre aiutata da qualcosa che parla a partire da ciò che siamo e si rivolge alla nostra concretezza storica e temporale.
L’Angelo è voce fuori dal tempo e dallo spazio, che deve però rapportarsi a creature che sono situate in un certo punto del tempo e dello spazio. Per questo la voce, pur superandola, deve somigliare alla creatura che conduce.

Coesione indica un luogo ideale dove incontriamo noi stessi e gli altri su piani di grande accettazione e luminosità, là avviene il miracolo della conoscenza che è sempre evolutiva, la conoscenza come riconoscimento dell’unità comune a cui tutti apparteniamo.
Il gruppo costituisce un’unità ideale quando in esso sussiste l’amore, e l’amore si manifesta nell’umiltà e franchezza verso se stessi e nell’ascolto e partecipazione verso gli altri. Nei nostri Martedì le variazioni individuali per molto tempo emersero e furono assorbite, il che significava che facevamo dei passi in avanti. Ogni cosa che riusciamo a contenere dell’altro in modo pacificante è un elemento che si aggiunge alla nostra completezza e ci fa crescere. Come possiamo contattare l’angelo, se non sappiamo nemmeno contattare il nostro vicino di casa?
Ovviamente noi tutti eravamo diversi. Qualcuno non sopportava certi argomenti, uno la metafisica, un altro la politica, qualcuno non reggeva certi toni: troppa passione o troppo smorzamento, ci fu un’amica che viveva solo per la meditazione e per lo zen, qualunque folla superiore a se stessa la metteva in crisi. Poteva raggiungere la santità ma senza relazioni umane. Altri erano incapaci di confrontarsi col proprio silenzio interiore. Chi conosceva la vita attraverso il pensiero non capiva chi la attraversava attraverso la pratica, e questa poi poteva essere umile e silenziosa o manifestarsi in modo vistoso. Qualcuno non capiva questo, qualcuno quello. Ognuno era se stesso, unico e diverso e apparentemente irriducibile. Ma fare un gruppo significava superare tutte le diversità e ci fu dato di esserlo per un certo tempo, riconoscendo non il bisogno di ognuno, ma l’energia dello stare insieme.
Il gruppo è un fattore utile al contatto di entità angeliche, perché ciò che l’uomo da solo non può fare, più energie unite e armonizzate possono farlo. Del resto le mie riflessioni sono sperimentate dai gruppi medianici che funzionano finché le energie dei componenti si integrano e si catalizzano unitariamente. Il gruppo produce un cuore, è come un insieme di frecce tutte direzionate verso il centro e il cuore produce energia e l’energia può diventare Persona: l’Angelo del gruppo. Questa è di ordine superiore rispetto alla somma delle singole energie dei componenti e può moltiplicarsi in tante guide spirituali personalizzate. Ma la coesione e la centralità sono indispensabili.
Per comunicare profondamente con noi stessi e con energie individuali, è necessaria la concentrazione decentrata, che è una specie di vacuità o di abbandono, una specie di distacco da ciò che siamo a un certo livello per essere di più a un livello più alto, e, se ciò è difficile nel singolo a maggior ragione lo sarà in un gruppo, dove l’evoluzione richiede il massimo di armonia.
L’Angelo arriva o in un rapporto inconscio di comunicazione profonda con noi stessi, o in un rapporto profondo e intimamente concentrato di comunicazione con un gruppo. Per la legge delle onde, se si crea una sintonia d’onda, avviene qualcosa di miracoloso, la discontinuità delle unità frazionate si allinea in una linea purissima di energia continua, i pacchetti quantistici di luce diventano un raggio laser. Ma basta che normali divergenze caratteriali mettano uno contro l’altro due componenti del gruppo perché le energie tutte si spezzino e tornino ad essere caos e disordine.
Anche questo lo dovemmo provare dopo otto anni di miracoloso lavoro comune. Poi tutto finì. Perché nulla è eterno. Ma anche quello che finisce lascia una traccia inconfondibile nella memoria, per il bene che è stato, e che nessuno può annullare per umane ripicche.

Quel gruppo fu bellissimo, il migliore che abbia coordinato. Dopo ce ne furono altri, Ma quello mi rimase nel cuore. E quella scoperta e quel godimento non riguardò solo me, ma anche gli altri, e, quando l’angelo apparve, non è che stessimo trattando fenomeni religiosi o medianici, ché anzi insieme parlavamo di molte ragionevoli e razionali cose di filosofia e psicologia. Oltre a ciò è da dire che io non sono una religiosa osservante né ero al tempo particolarmente portata alla ricerca spirituale, né ho mai seguito sette o gruppi religiosi, ché anzi sono piuttosto critica e scettica su tutte queste cose.
Ebbi tuttavia fenomeni di voce diretta. Allo stesso tempo, la dolce e timida Laura bruna sentiva già per suo conto una presenza fantasmatica in casa, che le accendeva qualsiasi congegno elettrico e soprattutto la radio anche quando era senza pile, o le muoveva le tendine. E quella presenza era per lei viva e rassicurante.
Laura bionda invece, una complessa e appassionata scorpioncina romagnola, cominciò di colpo a visualizzare delle frasi scritte su una parete bianca, quando chiudeva gli occhi; alcune erano molto belle, come quella, in un momento di forte intensità, in cui le scrisse “Ama e odia in pace”.
Graziella e Pia sentivano una voce nel cervello e Pia la sente tutt’ora, ma Pia ha un grandissimo cervello in cui la razionalità si collega a un senso del dovere esasperato e ad intuizioni formidabili.

La piccola Lori, timida infelice, fu la più spettacolare, e quel che accadde ebbe del prodigioso. Cominciò col ricevere una breve frase al momento in cui si stava svegliando. Aveva già avuto fenomeni di sdoppiamento, molto pericolosi, viste le sue condizioni di grande fragilità fisica e psichica e di debolezza dell’io.
Lori era una personcina minuta e fragile, tragicamente sorridente, fedele in modo estatico alla natura e alle piccole creature e incapace di sostenere forti emozioni o abbandoni. La vita l’aveva straziata. Il figlio tanto amato era andato via. Il marito stolido e incosciente la distruggeva in modo sistematico e ottuso con una cattiveria naturale, come l’avevano distrutta tragicamente il padre e i feroci fratelli.
Quando venne da noi stava in piedi per miracolo. Io la vedevo sempre bionda con gli occhi azzurri, ma in realtà non so come fossero i suoi occhi e certo i suoi capelli corti erano sbiaditi più che biondi. Anche se sorrideva sempre mitemente, la sentivamo oppressa da una spaventosa sofferenza che le produceva attacchi cardiaci improvvisi e dolorosi, crollava sotto il dolore psichico che si faceva carne, non lo reggeva, e la portavano al pronto soccorso d’urgenza ma poi non riuscivano a trovare anomalie visibili nel suo cuore ferito ché di ben altro cuore si trattava. L’archetipo di Lori era quello dell’abbandonata, della tradita, del Cristo in croce. La vita l’aveva percossa senza pudore e così era una piccola creatura fragile e dolce, incapace di vivere e attirata inesorabilmente verso la morte.
L’angelo che emerse in lei fu tanto forte quanto lei era debole e vinta, un angelo dominatore il cui nome era ‘Ramshid’, che in lingua persiana vuol dire ‘regale, maestoso’, una energia antitetica, complementare, ben diversa da lei così umile e fragile, una entità energetica che sembrava entrare letteralmente nel suo corpo, con una possessione fisica, si infilava nella sua spina dorsale, e la sollevava dicendole: “Tieni dritte le spalle!”, le stesse parole di sua madre, quando era piccola. L’angelo la teneva su quando lei crollava, era un’energia che l’amava con furia possente e tentava di rinforzarla alla vita, partecipando della sua visione tragica del mondo.
Questa energia in modo straordinario guarì per un certo periodo Lori dalla sua profonda non-vita e la rimise al mondo temporaneamente, finché stette con noi, prima che Tanatos avesse la meglio su tutto.
Io ebbi una funzione di spettatrice in questa storia che fu bellissima per tanti anni e a cui partecipammo tutti, perché le volevamo tanto bene e lei era la nostra piccola amata, ma poi, quando Lori si allontanò da noi, si ammalò sempre più e precipitò tragicamente nel modo peggiore. La morte ebbe la meglio sulla vita. E non era la morte che porta in un regno migliore, ma la morte delle tenebre che divorano ogni luce.

Ho una raccolta di alcune delle ‘frasi del mattino’ che Lori sentì dal ’93 al ’95 e che lei ci portava religiosamente come un tesoro. Vedeva l’angelo come una forza di grande amore, che partecipava al suo dolore e le parlava ispirandola in queste frasi mentali al primo risveglio, quando era sul valico tra sonno e coscienza:

1) Noi siamo i semi di Dio. La mente è il seme di Dio.
2) Quanto sangue! E’ tutto sangue!
3) Tu sei la mia Pasqua! Tu sei la resurrezione!
4) L’inconscio ha una ripresa in più.
5) Specchio riflesso.
6) L’aurora di bianco vestita.
7) .. per cui la donna è più semplice e più forte….
8) Il vecchio uccide il giovane e incomincia dal vostro cuore
9) Noi siamo grandi o piccoli da come stiamo, se siamo felici o angosciati, se siamo allegri o tremendamente soli.
10) Dovete dare la luce e la comprensione!
11) E’ un’irta coscienza!
12) Buongiorno cuore, buongiorno anima!
13) A chi li dai i tuoi sorrisi? Per chi sono i tuoi sorrisi, se dentro sei triste?
14) Non avere paura, quando andrai via, perché ci sono io con te.
15) Prendi anche la croce.
16) (Venerdì santo) Tu stai molto bene, ma stai morendo.
17) (Il mattino di S. Stefano) Vai pure a fare le tue guerre ma sappi che ci appartieni.
18) Fai come gli uccelli… gli uccelli organizzano il volo.
19) Vivi secondo natura!.

Lori aveva due figli, un maschio e una femmina, il figlio troppo amato era andato in Germania dove sposò con una ragazza nobile iraniana, senza più tornare, così lei lo vedeva raramente e soffriva esageratamente per questa lontananza. Purtroppo, per motivi inspiegabili, la nuora iraniana le fu ostile e non le permetteva di vedere i due nipotini tanto amati. Così lei si struggeva in una cupa lontananza.
La figlia era nemica e ribelle e non aveva con la madre una buona comunicazione, non l’aiutava, o così almeno sembrava a noi.

Su di lei l’angelo mi dette dei versi che stranamente citano una tigre e, curiosamente, lei, così umile, si sognava a volte proprio come una tigre.

La candela è spenta
da una parte soltanto
La fede illumina
le strade solitarie
La casa è vuota
come una caverna
I cuccioli sono scivolati via
e la tigre resta, avvilita e stanca
nessuno porta carne fresca
e fuori la primavera è per gli altri
non per te
C’è del buono anche
nel buio umido
anche se non hai voglia
di alzarti e di camminare

Dopo anni di unione al gruppo, Lori smise di venire. La cercammo, ma rifiutava le telefonate e non voleva più vedere nessuno. L’ombra aveva ripreso il sopravvento.
Ricordo che all’inizio ci raccontava che, quando il marito usciva di casa, si metteva in posizione fetale sotto il tavolo di cucina. Non riusciva mai a dire o scrivere il pronome ‘Io’, ma poi cominciò a riprendersi e fui molto emozionata quando mi mandò una cartolina su cui era scritto: “Io sono Lori. Io sono una persona”.
Prese a scrivere cose bellissime. Veniva alla luce. E tutte noi partecipammo alla sua rinascita:

Mi trovavo in casa dei miei conoscenti e la padrona di casa chiedeva quali piante da fiori vivono senza luce e allora io ho pensato: nessuna pianta vive al buio e quelle che hanno poca luce dopo poco tempo si ammalano e muoiono. La luce è vita. E la sera risentivo le parole che si ripeteva Viviana, le parole di Graziella e Laura: ‘Luminoso’. ‘Ogni giorno va di bene in meglio’. ‘Il mio cuore mi dice che felice sarò’. E anche a me sarebbe piaciuto avere una parola da dire in certi momenti particolari e sarà questa: LUCE. E può andar bene per tutti, ho pensato. E dopo mi ritrovavo in un parco e mi sono abbracciata a un albero. E ho pensato a voi e ho ripetuto intensamente questa parola.
Ho visto una parete, un muro grande, alto, ma poi la parete al centro si è aperta con una fessura piccolissima, da cima a fondo, e una luce è entrata prepotente e la parete ha iniziato a scorrere piano piano. Per alcuni sarà lento, molto lento, lo scorrere della parete, ma una volta che ha iniziato il suo aprirsi, niente la può fermare e, man mano che la luce entra, dove arriva farà sì che venga tolta la paura e l’angoscia, e farà vedere meglio nella mente e nell’animo. Le idee saranno molto chiare e quello che dava dolore scomparirà e capiremo cosa è giusto per noi o per gli altri.
Questa luce è così: colore dell’oro, soffice, calda, e avvolgerà con tenerezza in un grande abbraccio di madre amorosa
”.

Inizialmente la sofferenza di Lori era tutta per l’abbandono del figlio. La sua mancanza la lacerava. Non riusciva a strapparlo da sé. Poi venne un luglio in cui si trovava nella sua casetta di montagna, a Canale d’Agordo, e si inventò un rito di separazione. Me lo scrisse in una lettera sconvolgente che conservo ancora, con la sua piccola scrittura rotonda, senza margini e finalmente non più piegata verso il basso:

A Viviana
sono tre giorni che sono qui e piove sempre, ma, oggi, anche se pioveva, sono andata ugualmente nel bosco a fare quello che avevo deciso, cercare un bel ramo da tagliare con un colpo netto (una cosa simbolica, come fosse il cordone ombelicale), questo amore andava liberato.
Ero pronta con grande emozione, anche il machete era in cucina pronto, l’ho preso e mi sono avviata per il sentiero che porta in mezzo al bosco.
E’ l’alba. Sono sola. Stringo con forza il manico del machete, il bordo del grosso coltello è tinto di rosso, arrivo fin oltre il bosco, dove ci sono due alberi gemelli, che vado a salutare spesso, appoggio la mano su di loro sul tronco un attimo, ed ecco che lì accanto in basso un ramo che può andare bene.
Chiudo gli occhi un momento, chiedo perdono all’albero (ma tagliando i rami in basso poi il tronco diventa più grosso e robusto).
Caro albero…Alzo il braccio, con l’arma tagliente e lo lascio cadere con forza, ma ci vuole un secondo colpo perché il ramo si stacchi. Vado via e riprovo con un faggio, ancora fallisco, sono molto stanca, ancora una prova, l’ultima, tre volte si può. Dopo basta. Ora tengo in mano il ramo di un ontano, respiro con forza l’aria fresca. E di nuovo la lama cade sul ramo. E’ fatta. Il ramo cade, reciso con un colpo solo. Per un attimo il tempo si è fermato, ci sono io, con in una mano il ramo e nell’altra il coltello, e l’albero, un lungo respiro esce dalla mia bocca, mi sento vittoriosa e lancio lontano il ramo. Metto la mano dove è stato troncato il ramo, lo tengo ben fermo, e parlo con l’albero: “Signor albero, ti saluto, tra poco tempo il dolore sparirà, e sarai più forte al vento impetuoso e alla bufera, te ed io. Grazie”.
E ritorno sui miei passi, con gli occhi ben aperti, la coda avanti, senza più voltarmi indietro.
Ecco: tutto è stato fatto.
Lavo il machete e lo rimetto al suo posto.
Io lo dico al cuore. “Fermati! Non bruciare così! Altrimenti soccombi tu stesso”: Ma non dà retta. Scalpita e scappa dappertutto per non sentire. Lui è così, vuole con tutta la sua veemenza. Fare i genitori è la cosa più difficile e più importante, ma ogni lavoro si impara, anche il più semplice, ci viene insegnato. Noi seguiamo l’istinto, anche perché ogni creatura che nasce è diversa e unica. Dare loro poco amore non va bene ma darne troppo nemmeno, altrimenti non riusciranno mai a volare da soli. Avrò sbagliato. Io ho provato. Volevo fare tutto giusto, perché noi siamo felici solo se i nostri figli lo sono, felici e liberi. Fare la madre o il padre nessuno mai o quasi mai ce lo insegna. Qual è la maniera più giusta? Impareremo? Sì, impareremo.
Ora mi sento come fossi un burattino senza fili. La testa ciondola qua e là e scivolo giù dalla sedia, ma ora con tanto lavoro cucirò tutti i fili”

Non posso fare a meno di commuovermi intensamente pensando a lei.
Faceva dei disegni da bambina, con alberelli e fiorellini ingenui e colori molto chiari. Scriveva piccole poesie dove ripeteva costantemente la parola ‘bellissimo’. Aveva un rapporto straordinario con gli animali, come un piccolo San Francesco. Capitava che per strada i passerotti le si andassero a posare sulle spalle o sulla testa. Ce n’era un uccellino che le entrava in casa quando faceva le faccende e volava su di lei come fosse addomesticato.
Una volta aveva avuto una gallina, e la portava a spasso con sé in una sporta e ci parlava come a una persona. E in montagna si era affezionata a una capretta che veniva sempre a cercarla.
Lei e il marito avevano una casa in montagna, una casa non tutta costruita in cui il marito iniziava mille lavori senza finirli mai. Il marito era così, fastidioso, molesto, ipercritico, inconcludente. La trattava come una serva, mai come una persona. Lei ci disse che non aveva mai avuto il coraggio di sedersi al centro del divano. Ma, dopo un po’ che stava con noi, il coraggio le aumentò al punto che, in una delle solite scenate, a cena, prese la cotoletta e la fece volare dalla finestra. Quando ci raccontò quel gesto di coraggio l’applaudimmo tutte come un eroe.
Camminava per la strada sorridendo mitemente e la gente, stupita, le sorrideva. Mi ha insegnato a camminare per strada sorridendo. Di sorrisi il mondo ha bisogno.
Quando arrivò da noi, ci raccontava dei sogni terribili in cui era una boccettina piena di niente che non stava insieme e spariva. Oppure era un maiale portato al macello, sanguinante, retto da uomini che lo tenevano eretto come fosse una persona.
L’angelo fece di tutto per aiutarla.
Poi la parete nera cominciò a richiudersi e Lori sparì dal mondo, annegata nella propria notte.
Si uccise in montagna, allontanandosi da una festa. Si buttò in un canale. C’erano pochi centimetri d’acqua. Si deve avere molta morte dentro per riuscire a uccidersi in pochi centimetri d’acqua.

Aveva scritto:
“E’ permesso a chicchessia, in qualunque ora della vita, l’uso del vestito bianco”.

..
INDICE ROMANZO

CAPITOLO 1 : http://masadaweb.org/2014/07/13/masada-n-1545-13-7-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-1/

Regressioni a vite precedenti – La guarigione a distanza – Le visualizzazioni- I numeri simbolici

CAPITOLO 2 : http://masadaweb.org/2014/07/17/masada-n-1546-17-7-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-2/

Le malattie psicosomatiche – Induzione e ipnosi come forma di terapia – Le verruche

CAPITOLO 3 : http://masadaweb.org/2014/07/22/masada-n-1547-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-3/

Tutto comincia dalla testa – Talismani: la croce di Ankh – Rievocare altre vite o momenti traumatici del passato – Incubi ricorrenti – Leggere negli altri una storia fatta di tante storie

CAPITOLO 4 : http://masadaweb.org/2014/07/28/masada-n-1550-28-7-2014-una-seconda-possibilita-romanzo-capitolo-4/

Isobare psichiche – Rane – La lezione del dolore – La lezione del piacere – La sessualità sacra – La verginità eterna – Ma cos’è l’orgasmo? – Eiaculazione precoce, vaginismo e omosessualità

CAPITOLO 5 : http://masadaweb.org/2014/07/29/masada-n-1551-29-7-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-5/

Pene d’amore – Il tradimento – La trasgressione – Amare l’impossibile

CAPITOLO 6 : http://masadaweb.org/2014/08/06/masada-n-1552-6-8-2014-una-seconda-possibilita-romanzo-capitolo-6/

La casa infestata – Sogni premonitori – Messaggi dall’al di là – Le vite precedenti

CAPITOLO 7 : http://masadaweb.org/2014/08/13/masada-n-1554-13-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-7/

Storia di Deneb – Testimonianze sulla premonizione – Sentirsi estranei a questo mondo – Rispettare la propria unicità – La diversità è un dono – I prescelti

CAPITOLO 8 :  http://masadaweb.org/2014/08/13/masada-n-1554-13-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-7/

Le discriminazioni – La cultura è il frutto del potere – Rifiuto sociale delle diversità – Chiaroveggenza – Il motivo per cui siamo venuti a nascere – Un compito che si realizza in più esistenze successive – Profezia – Il terzo occhio – L’archivio globale

CAPITOLO 9 : http://masadaweb.org/2014/08/16/masada-n-1557-16-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-9/

Il mio amico omosessuale – I segni sincronici – L’essenza di una coppia

CAPITOLO 10 : http://masadaweb.org/2014/08/21/masada-n-1560-21-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-10/

Esistere come non umani – Nostalgia delle esistenza perdute – Altri mondi-
Siamo tutti angeli caduti – Un messaggio dell’Imperatore

CAPITOLO 11 : http://masadaweb.org/2014/08/23/masada-n-1562-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-11/

Vedere i fantasmi – Bachi vampirici, boli, ragnatele, girandole di luce – I punti nodali – Figure non terrestri – Una guarigione miracolosa- Uscire dal corpo – La psiche, l’anima, lo spirito – il Tunnel – L’Osservatore- L’Aldilà
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http://masadaweb.org


MASADA n° 1564 26-8-2014 HANNO FATTO UN DESERTO E L’HANNO CHIAMATO EUROZONA

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Blog di Viviana Vivarelli

Siamo in guerra – Dieci anni fa la morte di Baldoni e le falsità di Scelli – Europa in recessione – Il video della morte di Fowley sarebbe falso – Risoluzioni di Sel e del M5S sull’invio delle armi ai Curdi– Renzi e la legge ad personam – Laicità – ERF – La falsa abolizione delle Province – Il reato di autoriciclaggio e il falso in bilancio di nuovo rimossi – La piaga della disinformazione – In Italia la recessione c’è da sei anni – La crisi italiana secondo The Telegraph – Perché Renzi parla con Ledeen? – La parità di bilancio stoppa ogni ripresa

tneo.anderson umberto g.

La “nuova sinistra”, in realtà destra, è solo un’accozzaglia di cortocircuiti mentali, che in tema di guerra si traducono in qualcosa del tipo
“ti bombardo per il tuo bene”;
“ti bombardo per un mondo migliore”;
“vi bombardo perché siete terroristi”;
“ti bombardo per la Democrazia e per la Libertà”;
“ti bombardo per insegnarti la Civiltà”;
.
Ma Renzi non era quello che pochi giorni per motivi propagandistici voleva fare la partita del cuore con Emergency? E come la voleva fare? Tirandogli in testa le bombe del 94?
.
Entriamo nella terza guerra mondiale a occhi chiusi, sordi e ciechi, come se non avessimo imparato niente, come se la guerra fosse scegliere un cappuccino al bar, con la completa indifferenza degli acefali o dei senz’anima.
La guerra è uno sbaglio.
I migliori vengono uccisi.
I Paesi devastati. Centinaia di miliardi buttati nella distruzione che poi mancano alla vita.
Ma i peggiori si incancreniscono nell’errore. Lavorano per la morte.
Amplificano i conflitti, allargano la miseria, perpetuano le stragi.
C’è un punto nelle scelte umane dove, qualunque sia la strada che hai scelto, buona o cattiva, la gravità ti porterà fino in fondo, come non avessi più alcuna scelta. Le decisioni prese vincolano quella future.
Non ci saranno mai sufficienti ragioni per spiegare perché fare il bene, ma si troveranno sempre abbastanza ragioni per giustificare perché si è scelto il male.

E così per volere del solo Renzi, decisione solipsistica, mandiamo 400 milioni per armare i Curdi, più una accozzaglia di armi clandestine sequestrate nel 94 e che avrebbero dovuto essere eliminate, secondo sentenza. Intanto mandiamo 400 milioni. Tanto per cominciare.
Renzi decide senza nemmeno sentire il Parlamento, come se decidesse di comprare un giocattolo a suo figlio. Decide ad aule deserte, tutti in ferie agostane, e poi manda ‘l’informativa’ alle commissioni difesa. La leggerezza e la superficialità con cui ci ha infilato in questa guerra sono incoscienti. Intanto alla sanità mancano 400 milioni per protesi e ausili sanitari. Mancano 400 milioni alla scuola. Mancano 400 milioni per la ricostruzione dell’Aquila. Mancano 400 milioni per i treni dei pendolari. La Corte dei Conti ha chiesto a Renzi di allargare gli 80 euro a chi un lavoro nemmeno ce l’ha ed è certificato come povero assoluto, ma i soldi per i poveri assoluti mancano. I soldi per la morte, invece, ci sono sempre.

Cecilia Strada valuta malissimo le armi inviate ai Curdi e boccia la linea di Renzi: “L’Italia sbaglia: in Iraq le armi sono troppe. E’ armando il meno peggio abbiamo creato i talebani: ora serve forza di interposizione Onu”. La presidente di Emergency si schiera contro la spedizione di artiglieria ai curdi. E propone le trattative con le milizie jihadiste (come ha fatto Di Battista, crocefisso da tutti). La figlia di Strada aggiunge la sua voce alla Rete del Disarmo e al presidente delle Acli Gianni Bottalico, che intervengono contro l’idea di inviare armi in Iraq, ai curdi, contro lo Stato islamico. In Iraq ci sono troppe armi, non troppo poche. Chiediamoci anzi da dove sono arrivate quelle dei tagliatori di teste. Forse risaliremmo proprio ai governi amici».
Gino Strada: ”In Irak l’incidenza di tumori e leucemie infantili era aumentata 10 volte a causa delle armi chimiche e radioattive della guerra con l’Iran e del Golfo del ‘91, ma i medicinali non erano disponibili a causa dell’embargo. Proposi a Terek Aziz di far arrivare un aereo carico di anti-tumorali, ma mi disse di no. L’Occidente dovrebbe ricordare che ogni volta che si decide di combattere una guerra – che significa andare ad ammazzare qualcuno – si peggiorano situazioni spesso già disastrate. Non è bastata l’esperienza delle primavere arabe? Tre anni dopo cos’è rimasto? In Egitto si condannano a morte i civili a 500 alla volta. In Libia c’è una guerra civile di cui non frega più niente a nessuno. Nel 2003 la sx era contro la guerra. Ora il governo cambia idea e tira fuori tesi assurde per dare le armi ai curdi. E’ un regalo agli amici del momento. Se vogliamo che tra 2 anni qualcuno ci faccia un attentato, siamo sulla strada giusta. Una volta che ho deciso di andare ad ammazzare qualcuno, come lo faccio è secondario perché sto facendo la più grande cazzata che un essere umano possa fare. C’è chi taglia la gola, chi usa armi chimiche, chi bombarda coi droni: ognuno con le sue armi cerca di fare la pelle a qualcun altro. Come cavolo è possibile che la Marina militare abbia disobbedito alla magistratura, che ordinò la distruzione di quelle armi di contrabbando? Oggi quella roba lì, che non dovrebbe nemmeno esistere, è il regalo per gli amici del momento. Non rispettano la Costituzione, le convenzioni internazionali né la buona pratica di non vendere armi ai Paesi in guerra. Quando, nel 2001, il governo B decise di invadere l’Afghanistan erano quasi tutti d’accordo. Solo Emergency e pochi altri dissentivano. Due anni dopo, c’è stata Piazza del Popolo, la più grande manifestazione pacifista in Italia. Poi tornano al governo e cambiano di nuovo idea. Ma io i politici li capisco: non sanno nemmeno dove sia l’Afghanistan. Invece non capisco la stampa: perché nessuno fa un’analisi e si chiede quante vite abbiamo perso in questi tredici anni, quante persone abbiamo ucciso, se abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissati? La verità è che sulla guerra esiste ormai il pensiero unico. Quando si accetta la possibilità di ammazzare, si diventa gli esseri umani peggiori. L’unico approccio umano alla guerra è l’abolizione, com’è successo con la schiavitù.”

Loris Mazzetti: “Il giornalista americano Fowley era di serie B. Obama per lui non ha trattato. Eppure ha appena trattato per Theo Curtis, liberato pochi giorni fa. E gli ha pagato il riscatto. Dieci anni fa moriva un altro giornalista: Baldoni. Era di serie B anche lui? Era in Irak come inviato speciale del settimanale Diario, fu sequestrato dai guerriglieri islamici mentre guidava un convoglio di aiuti della Croce Rossa. La sua auto fu bloccata da una mina ma nessuno del convoglio della Cri si fermò ad aiutarlo. Il responsabile di questo vile abbandono, il berlusconiano Scelli, fece per tre anni dichiarazioni false ostacolando il recupero del cadavere e raccontando che Baldoni era stato sequestrato perché andava in giro a chiedere notizie. Invece fu abbandonato dal convoglio e solo in seguito sequestrato. Al Jazeira diffuse le foto di lui prigioniero, mentre Libero di Berlusconi e di Feltri aveva la faccia di dire che stava facendo “Vacanze intelligenti”! E Renato Betulla (il berlusconiano pagliaccio della CIA assieme all’altro ridicolo Ferrara) lo definiva “un simpatico piacione”. Due giorni dopo veniva giustiziato! “
(E oggi i media, a parte IFQ, fingono che Baldoni non sia mai esistito. Ma, si sa, non si deve disturbare Renzi mentre alla chetichella ci infila nella terza guerra mondiale).

HANNO FATTO UN DESERTO E LO HANNO CHIAMATO EUROZONA
berluscameno

E’ la fine . ”HANNO FATTO UN DESERTO E LO HANNO CHIAMATO EUROZONA, UNA DELLE PIU’ GRANDI CATASTROFI DELLA STORIA”. E’ venuto il tempo di chiamare l’eurozona per ciò che è veramente: una delle più grandi catastrofi della storia economica. Il PIL europeo tuttora non è ritornato ai suoi livelli del 2007, e non sembra che riuscirà a tornarci di qui a breve. Infatti già non era chiaro se la sua ultima recessione fosse finita, quando abbiamo visto che nel secondo trimestre l’eurozona aveva nuovamente smesso di crescere. E nemmeno la Germania è rimasta immune: il suo PIL è caduto dello 0,2 % rispetto al trimestre precedente. È stato un disastro indotto dalle scelte politiche. Troppa austerità di bilancio e troppo poco stimolo monetario hanno paralizzato la crescita come non era quasi mai accaduto prima. L’Europa sta facendo peggio del Giappone nel suo “decennio perduto”, peggio del blocco della sterlina durante la Grande Depressione, e meglio di stretta misura del blocco del gold standard — anche se nemmeno questa nota positiva è veramente tale. Perché, di questo passo, ci vorrà solamente un altro anno perché l’eurozona abbia fatto peggio anche del blocco del gold standard. Così, com’è che l’Europa riesce a far apparire la Grande Depressione come il buon tempo andato della crescita? Facile: ha ignorato tutto ciò che avevamo appreso da essa.
A quel tempo c’erano due tipi di paesi: quelli che avevano già lasciato il gold standard e quelli che stavano per farlo. Ma quel “stavano per farlo” avrebbe impiegato un po’ di tempo. Perché i governi erano sentimentalmente attaccati all’oro, sebbene, come mostrato da Barry Eichengreen, rinunciare avrebbe poi portato alla ripresa. Essi semplicemente equiparavano il gold standard alla civiltà, e pertanto erano disposti a sacrificare le proprie economie per esso. E infatti le sacrificarono, sebbene in extremis sono stati messi dei limiti.
La Gran Bretagna, per es., nel 1931 rifiutò di alzare i tassi per difendere il gold standard, perché la disoccupazione era già al 20 %. Decise invece di svalutare, e il resto del “blocco della sterlina” — Svezia, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Portogallo, e Canada — seguirono l’esempio (un risvolto positivo). L’ironia, naturalmente, è che questa debolezza economica li rese più forti. Abbandonare l’oro permise di dare quello stimolo fiscale e monetario che spinse una ripresa piuttosto rapida. Poi c’erano i duri a morire. Paesi che avevano un sacco di oro, come la Francia, potevano effettivamente restare nel gold standard se volevano — e così fecero. Fecero passare delle misure di austerità una dopo l’altra, in sacrificio all’oro onnipotente, e ne pagarono il prezzo economico. Non ebbero un tracollo come gli USA, ma nemmeno riuscirono a riprendersi (linea gialla).
Il circolo vizioso dei prezzi in calo, della disoccupazione in aumento e dei crescenti tagli di bilancio li portarono in una recessione infinita. Fino a che, s’intende, la Francia e i restanti paesi del “blocco del gold standard”, che al suo picco includeva Belgio, Polonia, Italia, Olanda, e Svizzera, rinunciarono finalmente alle loro illusioni da re Mida nell’ottobre del 1936.
Seguì la ripresa.
Come ho già detto, l’euro è il gold standard con un’autorità morale. E quest’ultima parte è il problema. Gli europei non pensano che l’euro rappresenti in sé la civiltà, ma piuttosto che ne sia il baluardo a difesa.
È un monumento di carta alla pace e alla prosperità, che ha reso quest’ultima impossibile.
Pertanto gli eurocrati che hanno speso la loro vita a costruirlo non saranno mai disposti a distruggerlo, nonostante il fatto che, per com’è attualmente, l’euro si frapponga tra loro e la ripresa.
Proprio come negli anni ‘30, l’Europa è bloccata in un sistema di cambi fissi che non gli permette di stampare, spendere, o svalutare per uscire dalla crisi. Ma, al contrario di allora, si rischia che l’Europa alla fine non si arrenda. È una fedeltà al fallimento che nemmeno il blocco del gold standard avrebbe potuto immaginare. E ciò fa sì che la BCE sia l’unica speranza dell’Europa — il che significa probabilmente una condanna.
Hanno fatto un deserto e l’hanno chiamato eurozona!
.
Nanopress.it
13 anni. Era il 2001 quando Enduring Freedom, l’operazione militare contro i Talebani in Afghanistan, primo vero atto della guerra al terrorismo concepita dagli Usa, fu lanciata, ma sotto il cielo, in Afghanistan, la libertà ancora non si assapora, nonostante la morte di Bin Laden. C’è qualcos’altro che riempie le strade: sono i morti, i civili uccisi dalle bombe, dagli attacchi kamikaze, dai cecchini talebani. Dall’inizio di Enduring Freedoom, nella lista dei morti ammazzati in Afghanistan (in attentati, o presi di mira personalmente) ci sono anche tanti giornalisti, reporter, operatori e fotografi, morti perché le zone di guerra, si sa, sono pericolose, e fare inchiesta, o semplicemente dare la cronaca degli avvenimenti, a qualcuno può dare molto fastidio. Quello che sappiamo è che i talebani non sono stati sconfitti o messi al margine: anzi, sono più forti che mai.

Il peggior analfabeta è l’analfabeta politico
Egli non sente, non parla, né s’interessa
degli avvenimenti politici.
Egli non sa che il costo della vita,
il prezzo dei fagioli
del pesce, della farina, dell’affitto
delle scarpe e delle medicine
dipendono dalle decisioni politiche.
L’analfabeta politico è così somaro
che si vanta e si gonfia il petto
dicendo che odia la politica.
Non sa l’imbecille che
dalla sua ignoranza politica nasce la prostituta,
il bambino abbandonato, l’assaltante
e il peggiore di tutti i banditi
che è il politico imbroglione,
il mafioso, il corrotto,
il lacchè delle imprese nazionali e multinazionali.

(Brecht)

Dieci anni fa la morte di Baldoni

Sta’ quieto, uomo
Sta’ nel tuo angolo
e ubbidisci ai comandi
che ti danno
ascolta
le notizie che ti dicono
credi
le verità che ti hanno scelto
Il mondo è la cosa quadrata
messa in piedi
non da te
come seggio
non per te
Non scalare
il mistero
Non aprire
.

E CI DIRANNO
………..
e ci diranno che sono tornati
Enzo Baldoni, Margaret Hassan,
Rachel Corrie, de Mello, Arrigoni…
li vedremo arrivare di lontano
sorridenti
e dietro avranno i marines,
gli imam, i poveri cristi e i poveri islamici,
gli iracheni della guardia,
i pretoriani di Saddham, i carcerieri
di Abu Graib e le loro vittime,
i mercenari di Gheddafi,
i torturatori americani,
i ragazzini di Rafah, i sacerdoti
della chiesa della liberazione,
i sen terra, le vittime delle corporazioni,
le donne in burka bombardate
nelle loro povere case, i combattenti
inglesi, iracheni, i giovani ebrei
che ballavano nella discoteca,
i kamikaze palestinesi, i bambini dell’autobus,
la famiglia al posto di blocco,
Quattrocchi con Annalena Tonelli,
il morto nelle miniere cinesi
insieme all’anarchico attentatore,
tutti insieme per mano
li vedremo arrivare sorridenti
e saranno come nuovi
con occhi nuovi
e cuore nuovo
e così uguali finalmente
e saranno amici come l’uomo
è amico all’uomo
come l’uomo non è mai stato
amico a se stesso
torneranno per spiegarci
la differenza tra il bene il male
ma come si fa coi bambini
senza sgridarci troppo
piano piano con amore
con infinita dolcezza
sorridente
ci insegneranno quello che
non avevamo capito
e ci aiuteranno a fare meglio quello che
non abbiamo ancora fatto.

Da http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=42480
Gang-Fermiamoli

Quella di Enzo Baldoni è una storia che va raccontata.
Perché è la storia di un grande italiano.
All’attività di pubblicitario ci arriva dopo essere stato muratore in Belgio, scaricatore alle Halles, fotografo di cronaca nera a Sesto San Giovanni, professore di ginnastica, interprete e tecnico di laboratorio chimico.
E’ un copywriter straordinario.
Soprattutto ama viaggiare e raccontare.
E’ un grande narratore, una penna fluida e dinamica.
Negli anni, è in Messico, Chiapas, nella selva Lacandona, sulle tracce degli zapatisti e del subcomandante Marcos.
Si sposta nelle fogne di Bucarest con il clown Miloud e insegna a bambini già tossicodipendenti a fare i giocolieri.
E’ in Birmania durante lo sterminio della minoranza etnica Karen, tra i massacri di Timor Est e le sofferenze degli uomini nel lebbrosario di Kalaupapa, nelle isole Hawai.
Baldoni mangia riso e ranocchi con la portavoce dei ribelli birmani Aye Aye Khing, si perde nella giungla tailandese alla ricerca dei Fratelli Htoo, i gemelli di dodici anni che guidano il cosiddetto Esercito di Dio.
In Colombia raggiunge uno dei principali campi dei guerriglieri delle Farc.
Baldoni intervista una comandante sul cui capo pende una taglia di un milione di dollari.
Poi viene sequestrato da due ragazzini col mitra e si fa liberare dallo stesso capo militare che ordina la sua cattura.
Nell’estate 2004, Baldoni si reca in Iraq per il settimanale “Diario”.
Vuole vedere, documentare, narrare il dramma della popolazione civile, tutto il dramma di una sporca guerra.
Ma Baldoni è anche un volontario della Croce Rossa.
Insieme all’amico autista e interprete Ghareeb, organizza una missione umanitaria a Najaf, la città santa degli sciiti ormai nelle mani di marines e soldati della guardia nazionale irachena.
..
20 agosto 2004. Dopo aver consegnato medicinali e generi alimentari, il convoglio umanitario riparte verso Baghdad.
All’altezza di Latifiyah, un attacco armato colpisce alcuni mezzi della Croce Rossa.
La macchina con a bordo Ghareeb e Baldoni ruota su se stessa, passa sulla corsia opposta e si ferma in uno sterrato.
Le altre vetture proseguono la marcia senza fermarsi.
Nessuno soccorre Baldoni e Ghareeb.
E, nella solitudine, vengono bloccati da un gruppo terroristico.
Ghareeb trucidato, Baldoni rapito.
26 agosto 2004. L’emittente tv Al Jazeera annuncia la morte di Enzo Baldoni.
In quelle ore, la moglie e i figli di Baldoni, insegnano a tutti una grande lezione di vita e di dignità.
Proprio secondo le regole e lo stile di Enzo:
“Enzo non c’è più e nessuno potrà mai più ridarcelo, però è anche qui in mezzo a noi. Enzo andava incontro alla vita con un sorriso, continueremo a farlo per lui. Enzo era innamorato della vita, era un inguaribile ottimista. L’insieme di queste cose germoglierà per il mondo e quelle che ci sono dentro di noi stanno già germogliando. Ora abbiamo bisogno di vivere il nostro dolore. Per questo non faremo altre dichiarazioni, pertanto vi chiediamo di lasciarci soli e di non tornare.”
Ad oggi nessuno ha riconsegnato il corpo senza vita di Enzo Baldoni.
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Così quel verme di Emilio Fede dette la notizia della morte di Baldoni:
“Baldoni se l’è cercata, è un giornalista incosciente, un ‘vacanziere’ del brivido,e ancora il giornalista italiano che cerca il brivido in Iraq , un simpatico pirlacchione…ma che ci faceva il giornalista Baldoni senza una minima protezione a Najaf?Da solo con l’interprete nella zona più rischiosa? Che colpe ha Berlusconi se l’hanno rapito questi criminali terroristi islamici di Al Quaeda?”
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Commenta Ivo Serentha:” Certi personaggi che hanno completamente rovesciato il senso etico delle cose (B e i suoi) hanno una specie di corruzione morale conseguenza del benessere raggiunto. Si è perso completamente il senso della realtà, complice anche l’ignoranza, quella proprio spicciola, e si vive nella realtà del Paese dei balocchi. Quando si toccherà la realtà vera molti si scotteranno e si sveglieranno e io, personalmente,auspico che ciò accada.”
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E Hubbles: “Esattamente. E’ la reazione di chi vuole occultare la propria meschinità denigrando le virtù altrui. La paura di prendere consapevolezza dei limiti della propria intelligenza e dei limiti delle proprie capacità e che questa stessa mediocrità, per comparazione, rischi di risultare evidente agli occhi degli altri. Risultato: attacco come migliore difesa con il vecchio metodo della macchina del fango. E’ lo stesso meccanismo di fondo che alimenta le intolleranze nei confronti del diverso e di ciò che non si comprende.”

Il video dell’esecuzione di Foley, secondo il Times, sembrerebbe falso

Come falso fu l’attacco di Hilter alla Polonia secondo un falso incidente concertato dagli stessi Tedeschi. Entreremo dunque a spron battuto nella terza guerra mondiale (parole del Papa) in base a una notizia falsa, come se non aspettassimo altro? Ma se anche fosse vera, che cosa cambierebbe? Cosa è cambiato dopo 13 anni di stragi e bombe in Medio Oriente? Cosa è cambiato dopo i 6000 soldati della coalizione occidentale morti in Irak e in Afganistan? Dopo il 140.000 morti civili?
La guerra in Irak è costata 2.000 miliardi di dollari
L’occupazione dell’Afghanistan sembra sia costata sei volte di più
Il Premio Nobel Stiglitz ha stimato il costo bellico ben oltre i 3 trilioni
di dollari E per ottenere cosa?
Ma più un’azione è inutile e controproducente, più il male si accanirà a proseguirla e i media strillano oggi alla guerra come 70 anni fa quando Mussolini ci fece entrare, spavaldamente, nella seconda guerra mondiale.

RISOLUZIONI DI SEL E DEL M5S SULL’INVIO DI ARMI AI CURDI

Tanto per dire la falsità dei media, dal momento che il parlamento è ancora in ferie, non so dove i media abbiano visto l’approvazione alla guerra da parte del parlamento. Renzi si è limitato a ‘informare’ due commissioni e lo ha fatto ‘dopo’ aver deciso il nostro nuovo interventi alla guerra in modo autoritario. Basta.
La risoluzione di Sel lo dice chiaramente: “L’invio di armi ai combattenti curdo-iracheni che si contrappongono all’offensiva delle milizie radicali islamiche accentua i rischi di divisione del Paese e in ogni caso potrebbe essere decisa solo attraverso un pieno coinvolgimento del Parlamento e non, come accade oggi, attraverso ‘una informativa’ alle commissioni Esteri e Difesa
Sel condanna “le persecuzioni e atrocità commesse dai miliziani ISIS verso le popolazioni civili”, sottolineando “l’urgenza di una forte iniziativa internazionale nell’ambito delle Nazioni Unite per la protezione dei civili” ma boccia l’annunciata intenzione del Governo di armare i peshmerga curdi, iniziativa che “rischia di accelerare il processo di divisione dell’Iraq, e di rafforzare un progetto di Kurdistan iracheno indipendente, con conseguente ulteriore destabilizzazione in tutta l’area”. In ogni caso, Sel ritiene che “la decisione rispetto all’invio di armi da parte del governo italiano debba essere sottoposta ad una discussione circostanziata ed accurata del Parlamento e non ad una semplice informativa ex-post in Commissione, nonché all’approvazione di un atto specifico che autorizzi la cessione di armamenti compatibilmente con le prescrizioni ed i criteri fissati dalla legge 185/90″
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La risoluzione M5S sulle armi ai Curdi dice: “Niente kalashnikov e armamenti leggeri, sì all’invio di giubbotti antiproiettile ed elmetti. Non esiste al momento alcuna traccia di negoziati con i fondamentalisti islamici. Al contrario, il M5S chiede che venga avviata un’azione diplomatica che miri a riconoscere i diritti delle popolazioni curde. In poche parole, no ai fucili, sì a uno stato curdo. Si legge infatti: “Non di armi ma di diritti avrebbe bisogno il popolo curdo, visto che la sua soluzione, in uno stato laico e multietnico, dovrebbe per forza mettere mano ai confini post coloniali scritti con “il sigaro di Churchill sulla sabbia”. Insieme alla soluzione della vicenda palestinese la soluzione politica della vicenda curda rappresenterebbe un passo fondamentale verso la pace e la stabilità del Medio Oriente”. Si crei una “cabina di regia che informi il Parlamento sullo stato della situazione nell’area indicata, al fine di valutare prontamente eventuali azioni”, a partire da “una iniziativa internazionale per il cessate il fuoco, la smilitarizzazione delle città contese, l’apertura di corridoi umanitari, il ripristino delle forniture di acqua potabile e di energia elettrica, il sostegno e l’accoglienza ai profughi come precondizione per il ritorno in sicurezza degli stessi nei loro villaggi e case”.

Questo è il testo integrale della risoluzione sull’Iraq del M5S: http://www.huffingtonpost.it/2014/08/20/iraq-m5s-risoluzione-testo_n_5693996.html
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RENZI E LA LEGGE AD PERSONAM
vv

Renzi non ha nessuna condanna perché si è fatto una legge ad personam che ha eliminato il reato. Il Ministro Madia ha infilato nel suo decreto un emendamento che cancella il reato per cui Renzi aveva già avuto una condanna in primo grado, paragrafo aggiunto al comma 2 dell’articolo 90 del d.lgs 267/2000
Tra l’altro nessun tg ha mai detto una parola sulla prima condanna di Renzi per danno erariale per aver assunto dei suoi protetti in posti ben pagati senza che avessero i requisiti
La Madia ha messo una norma nella riforma della PA scritta su misura per salvarlo dalla condanna della Corte dei Conti
liberandolo così dal processo d’Appello della magistratura contabile. 3 anni fa fu condannato (50mila euro di multa) per un danno erariale quantificato dalla Procura contabile in 2 milioni e 155mila euro
Ora va libero e giocondo! Stessa procedura di B che finché ha potuto si è depenalizzato i reati
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LA COSTITUZIONE E’ VECCHIA?

La Costituzione americana ha 227 anni e a nessuno verrebbe in mente di dire che è vecchia?
Ancora più assurdo è dire che la Costituzione deve essere variata ‘nel mio interesse’ quando a farlo è una cricca che ubbidisce a forze di estrema destra come i neocon americani, o le maggiori banche di affari o gente, come Renzi e Napolitano, che obbedisce al Fondo MonetarIo che è l’appendice di poche centinaia di magnati che hanno sferrato la loro guerra iperliberista contro l’occidente pretendendo con manovre finanziarie quella devastazione che ormai è paragonabile allo scempio che i nemici fanno di un Paese conquistato
Ci sono diritti umani e valori irrinunciabili che non sono e non saranno mai vecchi. Al più se ne può aggiungere altri come il rispetto delle diversità sessuali o la protezione ai migranti o un maggiore intervento dei cittadini nella conduzione dello Stato e nel controllo di chi è stato delegato a governare, aumentando e fortificando i pochi istituti di democrazia diretta che ci restano.
Chi ha la faccia di dire che la Costituzione è vecchia ha solo la bieca intenzione di distruggere quei presidi e quei principi e quei contrappesi su cui si basa la democrazia.

LAICITA’

Laicità significa tolleranza, dubbio rivolto pure alle proprie certezze, autoironia, demistificazione di tutti gli idoli, anche dei propri, capacità di credere fortemente in alcuni valori, sapendo che ne esistono altri, pur essi rispettabili.
Laicità significa fare i conti con le scelte e le rinunce implicite in ogni scelta, non confondere il pensiero con l’autentico sentimento – che è sempre rigoroso – , con la convinzione fanatica e con le viscerali reazioni emotive. Essa costituisce una profonda moralità e si oppone sia al moralismo inacidito – sempre fazioso -. sia alla disinvoltura etica.
Laico è chi sa aderire a una idea senza restarne succube, impegnarsi politicamente conservando l’indipendenza critica, ridere e sorridere di ciò che ama, continuando ad amarlo; chi è libero dal bisogno di idolatrare e di dissacrare, chi non la da a bere a se stesso, trovando mille giustificazioni ideologiche per le proprie mancanze, chi è libero dal culto di sé

(da: LA STORIA NON E’ FINITA – Etica, Politica, Laicità. – Claudio Magris)
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ERF : Fondo Europeo di Redenzione, European Redemption Fund

Tutti gli Stati euro danno a un Fondo specifico le eccedenze delle parti di debito superiori al 60% del PIL e lo stesso Fondo, per finanziarsi e tramutare i titoli nazionali con quelli con garanzia comune, emetterà sul mercato dei capitali una sorta di super eurobond e avvalendosi della tripla A, concessa dalle Agenzie di rating alle emissioni della UE, potranno godere di tassi presumibilmente più
bassi rispetto a quelli di molti paesi periferici, in cambio viene pretesa a garanzia l’asservimento dei rispettivi asset patrimoniali nazionali, riserve valutarie e auree e parte del gettito fiscale (es. IVA). In questo modo si firmano cambiali in bianco e la
riduzione del debito avverrà automaticamente con la vendita dei beni patrimoniali seguendo la logica del curatore fallimentare più orientata a soddisfare i diritti del creditore che del debitore se non si sarà in grado di versare gli importi previsti ogni anno e per vent’anni!
Insomma una feroce Equitalia per gli stati deboli che li ammazzerà completamente!

LA FALSA ABOLIZIONE DELLE PROVINCE

Sulla Carta la Province sono state abolite. Nei fatti no.
17 miliardi sono quanto le Province costavano e costano ancora ogni anno (le cifre più caute parlano di 11 miliardi l’anno). Renzi non ha mai detto in che modo ha ottenuto, se lo ha ottenuto, una riduzione dei costi.
Mancano a tutt’oggi i ‘decreti attuativi’ per l’effettiva abolizione. Perché, al modo di Letta, anche Renzi ha il vizio di fare annunci a cui non seguono leggi (Letta fece 429 leggi ma 364 si vanificarono perché i suoi ministri non fecero i decreti attuativi!)
Purtroppo non solo i decreti attuativi non ci sono, ma dai fatti risulta che le Province sono più vive e vegete che mai e che addirittura in molte parti d’Italia stanno aumentando il proprio organico, e se non è una beffa questa??
In apparenza il Parlamento ha già cancellato le Province dalla Costituzione ma, guarda caso, ai primi di agosto, poco prima delle ferie, il Parlamento ha fatto una piccola modifica (DL 90) che cancella il risparmio dei soldi dei contribuenti.. Se la legge Delrio in origine vieta in assoluto compensi ai futuri rappresentati provinciali (perché, ricoprendo già un’altra carica, non possono ricevere due indennità), i deputati gliel’hanno resa. Art. 23: “restano a carico della città metropolitana o della provincia gli oneri per i permessi retribuiti, i rimborsi spese e le indennità di missione, la partecipazione alle associazioni rappresentative degli enti locali e gli oneri previdenziali, assistenziali e assicurativi”. Insomma resta la doppia indennità. Renzi è una totale truffa. Difenderlo è come lavare l’asino, ci si rimette ranno e sapone.

La cosa che veramente è stata abolita è il diritto elettorale dei cittadini su chi dirige le Province. Il Partito Unico ha dimostrato di voler ridurre sempre di più la sovranità popolare e l’uso degli strumenti di partecipazione popolare alla vita democratica (referendum e leggi di iniziativa popolare). La riforma costituzionale in discussione prevede un Senato nominato dai consiglieri regionali. La riforma delle province e delle città metropolitane ha previsto che i relativi consigli siano nominati dagli stessi consiglieri comunali già eletti nelle province. Eletti che nominano eletti, contravvenendo ai principi della “Carta europea dell’autonomia locale”, sottoscritta dall’Italia nel 1985 e ratificata con la legge 439/1989, che all’art. 3 testualmente recita che i consigli e assemblee delle autonomie locali siano “…costituiti da membri eletti a suffragio libero, segreto, paritario, diretto ed universale…”
Con questo sistema, nei futuri Consigli (e al Senato) troveremo solo i grandi partiti grazie al fatto che si eleggeranno da soli senza dover passare dalla consultazione popolare, decideranno ancora su scuole, trasporti, ambiente e territorio, tutti rigorosamente non eletti.
Il M5S si è sempre opposto e continuerà a farlo agli organi istituzionali intermedi tra comuni e regioni, che siano essi eletti a suffragio universale o in modo indiretto, e ritiene che siano sempre i cittadini a dover eleggere i propri organi legislativi e amministrativi.
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Mark
Con Berlusconi come partner per l’approvazione delle riforme costituzionali, la lotta all’evasione e alla corruzione, e la revisione della prescrizione, si allontaneranno. Il voto per l’assurda riforma del Senato ha dimostrato che il Pd ha bisogno di Berlusconi e di Forza Italia. Ovviamente il disegno di legge per l’istituzione del reato di autoriciclaggio è stato ritirato dalla commissione giustizia della Camera a nome del governo dal sottosegretario Cosimo Ferri agli inizi di giugno: riportando tutto al punto di partenza e gettando al vento mesi di lavoro. Magari sarebbe bene ricordare che è dal 1998 che l’Ocse ci invita a creare il reato di autoriciclaggio per combattere evasione, e soprattutto corruzione. E’ con questi complici che il Pd intende farlo?
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L’UNITA’
Cordy

Io non esulto perché ha chiuso l’Unità. Esulto perché ha chiuso un giornale sdraiato al potere. Che era con Marchionne per Pomigliano e non con gli operai. Che era con Monti durante Monti. Con Letta durante Letta. E con Renzi con Renzi. Che quando i risparmiatori del MPS sono andati al lastrico grazie a Bersani, D’Alema e Amato.. ha taciuto e omesso.. esattamente come tante altre penne hanno omesso e taciuto le regalie a De Benedetti. Non una inchiesta. Non un servizio di indagine. Solo chiacchiere ed opinioni prevedibili … e poco fastidiose anche durante gli abissi di immoralità conclamati..(mai con la verità. Mai col popolo italiano).
La stampa, se non è libera, è propaganda del potere. Ed è dunque meglio chiusa, che aperta.

LA PIAGA DELLA DISINFORMAZIONE

Tutta la stampa unanime nel dare la notizia FALSA di valanghe di certificati medici per coprire lo sciopero di Fiumicino. Peccato che non fosse vero. Ma, piuttosto che dare le notizie allucinanti della perdita dell0 0,3 del Pil e di Draghi che, come nulla fosse, ci preannuncia un commissariamento e un furto di sovranità popolare, meglio sbattere il mostro in prima pagina. E cosa c’è di meglio se il mostro è un lavoratore! Non sia mai che si mostri fica qualcuno della Casta! E dunque, come dice Mario Miguel : “SBATTI IL FACCHINO IN PRIMA PAGINA”
“E dei loschi dirigenti che, pur gestendo l’azienda in modo fallimentare, si assegnano stipendi milionari, e vanno in pensione con buone uscite pari al costo di un Boeing 777, non si parla mai? Abbiamo di fronte, nella orrida stampa italiana, non semplice pigrizia intellettuale o di accidentale complicità amicale, ma piuttosto, un putrido sistema di disinformazione, funzionale soltanto a sostenere questa o quella tribù di potentati economici in costante competizione tra loro; truculenti eserciti di colletti bianchi a servizio di piovre che succhiano impunemente risorse allo Stato per trasformarle in pantagruelici interessi privati. Il giornalismo italiano non è mai stato né editorialmente, né intellettualmente, indipendente, e deve essere pertanto considerato tra i maggiori responsabili della lunga agonia morale, politica ed economica che sta soffrendo la nostra Repubblica.”
Non c’è nei media italiani una singola notizia vera. I tg dei prossimi 20 anni dovrebbero essere una continua rettifica delle falsità scritte, lette, commentate e mandate in onda nei 20 anni precedenti. Una farsa a cui un Senato o una Camera in più o in meno fa davvero poca differenza. Un Paese in cui qualsiasi piano per l’economia non può esistere. Perché il vero piano per l’economia sarebbe cominciare a far dimagrire i vari califfati in circolazione ridistribuendo e riottimizzando risorse e ricchezze. Impossibile per due motivi. Il primo è che quei califfati sono gli stessi a decidere dell’economia. Il secondo è che quei califfati sono gli stessi che tengono in piedi la farsa avendo in mano giornali e televisioni.
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Annamaria#1

Molto giusto mettere il dito sulla piaga dell’informazione. Piaga purulenta. Perché quello che in queste ore si è scatenato contro i ‘mostri’ del momento, i facchini Alitalia da additare al pubblico odio, ha le identiche caratteristiche dell’accerchiamento ostile, violento, feroce al limite del linciaggio che da anni il M5S subisce da TUTTO un mondo dell’informazione conformato e organico al sistema di potere che oggi si riconosce e si rifugia nel nuovo sgorbietto della Provvidenza. Il problema è grave, anzi, gravissimo: perché un’informazione negligente, superficiale, non libera, falsa e asservita al potere può arrecare enormi danni culturali, politici, sociali.
Segnalo su questo tema (sui 5Stelle e sull’accerchiamento mortale che subiscono dall’intero sistema di potere a cui si contrappongono) un’ottima, lucida, intelligente analisi di Lucia Annunziata, ospite de La7.

http://www.beppegrillo.it/la_cosa/2014/08/08/amarcord-annunziata-verita-m5s/

Non amo molto Lucia Annunziata, ma questo suo onesto e persino ‘coraggioso’ riconoscimento della verità è per me una piacevole sorpresa.
“..noi non possiamo capire neanche l’evoluzione del M5S se non ricordiamo che la presenza del M5S ha terremotato tutto il percorso politico fin qua. Cioè la ragione per cui non ce l’ha fatta Bersani. E’ perché Bersani non ha voluto che si facesse alcun patto, aldilà della volontà del M5S! L’idea di far entrare l’Italia in una situazione di Governo controllato per tenere fuori il populismo …da un punto di vista li ha esaltati, dall’altro li ha ghettizzati!
Annunziata spiega molto bene come Bersani si sia rifiutato di fare un’alleanza con i 5 stelle, che non hanno nemmeno avuto la possibilità di scambiarsi una sola opinione con il Pd! E poi ancora Letta e Renzie… e vedere alle spalle Civati che annuisce alle parole della giornalista… che effetto vi fa? (Fate vedere questo video agli amici che sostengono sempre la solita balla: “Non voto il M5S perché dice di no a tutti!” Ah sì?)

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MA CHI HA DETTO CHE IL PD VUOLE L’ALLEANZA CON IL M5S?

http://www.beppegrillo.it/la_cosa/2014/08/06/detto-pd-vuole-lalleanza-m5s/

Numerosi gli interventi di personaggi noti, politici affezionati alle trasmissioni TV che hanno sempre detto, dichiarato, urlato e ribadito: MAI UN’ALLEANZA CON IL M5S!
Fassino: “Se Grillo vuol fare politica faccia un partito” Si presenti alle elezioni! E perché non lo fa?”
“Se Grillo si trovasse ad essere il 2°è partito, vi alleereste con lui?”
Finocchiaro. “Francamente io non credo proprio”
Un’altra Pd: “L’idea non era di fare una alleanza con M5S. L’idea era di chiedergli, cosa che abbiamo fatto, di consentire che nascesse un governo di csx pur rimanendo cosa distinta, poi loro non l’hanno voluto (Vespa chiede: “Ma questo non implica che il M5S facesse parte della maggioranza?) “No. Avevamo chiesto loro di non opporsi, di consentire tecnicamente la nascita di un governo
Bersani: “Mica che io volevo fare una alleanza con Grillo! Son mica matto!”
“Io non ho mai proposto a Grillo una alleanza! Io mi sono rivolto negli incontri con la seguente proposta: consentite (e la storia d’Italia ne ha viste di tutti i colori e le soluzioni tecniche di sono), consentite la partenza di un governo di composizione nuova su 8 punti di cambiamento. Questo è. Conoscendo la mia gente a cui voglio bene, se il giorno dopo avessi detto: sapete cos’è? si fa il governo con B, non oso immaginare cosa sarebbe successo (e infatti quando l’ha detto e fatto Renzi non è successo niente).

Alfonso
Media? Tg? Fuffa! Ma interessa poi a qualcuno se Renzi è di dx o di sx? Ci sono quelli contenti perché hanno gli 80 euro (lordi) e quelli che pagano la Tasi sentendosi liberati dall’ingiusta IMU (che poi liberava dall’ingiustissima ICI) e quelli che con 4 soldi della cassa integrazione che ricevono (che finirà prima o poi) tirano avanti. E quelli che fanno la fame, ma fanno meno notizia del culo della Boschi. Questa è l’Italia, my friends, per chi ha ancora dei dubbi … #cambiaverso!
Ah, la sinistra: non pervenuto. Di “uguaglianza” se ne parla ancora?
Pari diritti, pari opportunità, buona istruzione e buona sanità per tutti, etc, cose così, cose dell’altro secolo. Qualcuno ne parla ancora?
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Ambrose Evans-Pritchard sul Telegraph

“E’ un fatto incontrovertibile che il disastro che dura da 14 anni in Italia coincide con l’adesione all’Uem. L’Italia è in depressione da quasi 6 anni. Il crollo è stato costellato da false riprese, sopraffatte ogni volta dai dilettanti monetari responsabili della politica UEM. L’ultima è svanita dopo un solo trimestre. L’economia è di nuovo in recessione tecnica. La produzione è crollata del 9.1% dal suo picco, indietro a livelli di 14 anni fa. La produzione industriale è scesa a livelli del 1980. Ci vogliono errori di politica economica madornali per realizzare un tale risultato in una economia moderna. L’Italia non ha subito niente di simile durante la Grande Depressione, facendo segnare una crescita del 16% tra il 1929 e il 1939. Nemmeno Mussolini era così maniacale da perseguire i suoi deliri sul Gold Standard fino all’amaro finale. Le autorità italiane intravvedono segnali di ripresa inesistenti. I prestiti bancari alle imprese sono ancora in calo a un tasso del 4.5%. Moody’s dice che quest’anno l’economia si contrarrà dello 0.1%. Société Génerale prevede -0.2%.
Il crollo della proprietà immobiliare non ha ancora toccato il fondo. La Banca d’Italia ha detto che il numero dei mesi necessari per vendere una casa è salito a 9,4, da 8,8 della fine dell’anno scorso. L’indice del peggioramento delle condizioni di mercato è passato da 19.6% a 34.7% in tre mesi. “Non possiamo andare avanti più a lungo”, hanno dichiarato alla filiale di Taranto dell’associazione degli industriali italiana, Confindustria, in una lettera aperta al Presidente della Repubblica. La regione sta diventando un “deserto industriale”, hanno avvertito, con le piccole imprese sull’orlo della chiusura e dei licenziamenti di massa. Il mix letale di contrazione economica e inflazione zero sta portando la traiettoria del debito in Italia a crescere in maniera esponenziale, nonostante l’austerità e un avanzo primario del 2% del PIL.
Nel primo trimestre il debito pubblico è salito al 135.6%, dal 130.2% dell’anno prima. Questo è un effetto meccanico, il risultato dell’onere dell’interesse composto su una base nominale statica. I tassi di interesse reali sullo stock del debito italiano di € 2.100 miliardi – con una scadenza media di 6,3 anni – sono in realtà in aumento a causa dell’arrivo della deflazione.
Il rapporto del debito può arrivare al 140% entro la fine dell’anno, in acque inesplorate per un paese che in realtà si indebita in D-Marks. “Nessuno sa quando i mercati reagiranno” ha detto un banchiere italiano.
La recessione sta erodendo le entrate fiscali così gravemente che Renzi dovrà venirsene fuori con nuovi tagli, dai 20 ai 25 miliardi di €, per soddisfare gli obiettivi di disavanzo dell’UE, perpetuando il circolo vizioso.
Il compito è senza speranza. Uno studio del think-tank Bruegel ha rilevato che l’Italia deve realizzare un avanzo primario del 5% del PIL per stabilizzare il debito con un’inflazione al 2%. L’avanzo sale al 7.8% a inflazione zero. Qualsiasi tentativo di raggiungere questo obiettivo porterebbe ad una implosione autodistruttiva dell’economia italiana.
Ashoka Mody, fino a poco tempo fa alto funzionario del piano di salvataggio del FMI in Europa, ha detto che gli studi interni del Fondo hanno ritenuto impossibile realizzare avanzi primari nella scala necessaria. Consiglia alle autorità italiane di cominciare a consultare “dei bravi avvocati per garantire una ristrutturazione ordinata del debito sovrano”. “Non deve essere un cataclisma. Ci sono modi di dilazionare gli obblighi di pagamento nel corso del tempo. Ma non c’è nessuna ragione di attendere fino a che il rapporto giunga al 150%. Dovrebbero andare avanti in questo senso da subito” ha detto.
Scalfari, il decano de La Repubblica e leader dell’establishment UEM in Italia, dice che la ricaduta degli ultimi mesi ha ucciso tutte le illusioni. Ha raccomandato a Renzi di prepararsi a un salvataggio. “Devo esprimere una amara verità, perché tutti noi possiamo vedere la realtà davanti i nostri occhi. Forse l’Italia dovrebbe mettersi sotto il controllo della Troika di Commissione, BCE e FMI” ha detto. Scalfari sembra pensare che la democrazia in Italia dovrebbe essere sospesa per salvare l’euro, che il paese dovrebbe raddoppiare le politiche di terra bruciata, imbarcandosi in uno sforzo ancora più draconiano per recuperare competitività attraverso un svalutazione interna.
Il giovane Renzi – appena diciassettenne quando fu firmato il Trattato di Maastricht, e quindi libero dal peccato originale – potrebbe equamente concludere il contrario, che l’euro dovrebbe essere abbandonato per salvare l’Italia. E’ un fatto incontrovertibile che il disastro italiano che dura da 14 anni coincide con l’adesione all’UEM. L’UEM ha messo in moto una dinamica molto distruttiva per le particolari condizioni dell’Italia, e ora impedisce al paese di uscire dalla trappola. Ci dimentichiamo che l’Italia registrava abitualmente un surplus commerciale nei confronti della Germania nel periodo pre-UEM. Le industrie italiane del nord erano viste come concorrenti formidabili, quando la lira era debole.
Antonio Guglielmi, di Mediobanca, dice che l’Italia teneva, prima di agganciare la lira al marco nel 1996. Solo allora è entrata in una “spirale negativa della produttività”. In un rapporto che è una condanna, egli ha mostrato come negli ultimi 40 anni la crescita della produttività e della competitività in Italia ha vacillato ogni volta che la valuta nazionale è stata agganciata a quella tedesca. E si è ripresa dopo ogni svalutazione. Una ragione è che l’economia Italiana ha un “gearing” del 67% sul tasso di cambio a causa dei tipi di prodotti che fabbrica, rispetto al 40% della Germania. Il tallone d’Achille è la metà arretrata dell’economia Italiana, soprattutto il Mezzogiorno, che compete testa a testa con la Cina e le economie emergenti dell’Asia, la Turchia e l’Europa orientale in settori sensibili ai prezzi. Gli economisti avevano detto che le nazioni UEM avrebbero dovuto convergere. Gli antropologi e gli storici hanno sostenuto che una cosa simile non sarebbe accaduta.
E ora siamo arrivati a una situazione insostenibile. L’Italia è sopravvalutata del 30% rispetto alla Germania. Non può recuperare attraverso la deflazione, in quanto la stessa Germania è vicina alla deflazione. Le élite della UEM esortano l’Italia a fare le “riforme”, un termine che viene buttato là liberamente. “E’ tutto un pio desiderio. Le metriche del mercato del lavoro per la Germania e l’Italia non sembrano così diverse. Non è più facile assumere e licenziare in Germania”, ha detto Modi, che era il direttore del FMI in Germania.
Giuseppe Ragusa, della Luiss Guido Carli di Roma, ha detto che il principale fallimento in Italia è la mancanza di investimenti in capitale umano. “Ciò che veramente colpisce è quanto siamo indietro nell’istruzione”, ha detto. I dati dell’OCSE mostrano che l’Italia spende solo il 4.7% del PIL per l’istruzione, rispetto al 6.3% di tutta l’OCSE. La quota di giovani di età compresa tra 25-34 anni che hanno completato gli studi superiori è del 21%, rispetto ad una media del 39%. Gli insegnanti sono pagati una miseria.
Questo è davvero un grosso problema strutturale, ma non può essere risolto dalle “riforme”, figuriamoci dall’austerità. Pochi contestano che lo Stato italiano ha bisogno di una revisione radicale. Ma ciò di cui l’Italia ha bisogno è anche un New Deal, un massiccio investimento in infrastrutture e competenze, sostenuto da uno stimolo monetario per sollevare il paese dalla sua soffocante tristezza cosmica. Renzi deve ormai aver capito che questo non può essere fatto sotto l’attuale regime dell’UEM. Improvvisamente si ritrova nella stessa situazione terribile di Hollande in Francia. Da outsider, si è scagliato contro l’ austerità dell’UEM, solo per sottomettersi tranquillamente una volta in carica, rassicurato dai suoi consiglieri che la ripresa era a portata di mano. Entrambi si ritrovano con il cappio al collo. La differenza è che Hollande è oltre ogni possibilità di salvarsi. Il regime depressivo dell’UEM ha distrutto la sua presidenza, si parla di dimissioni anticipate. Il signor Renzi non ha ancora bruciato il suo capitale politico, ed è un giocatore d’azzardo per natura. Non c’è più alcuna possibilità che Italia e Francia conducano una rivolta dei paesi latini, mettendo insieme una maggioranza in seno al Consiglio europeo e alla Banca centrale per imporre una strategia di rilancio a livello dell’UEM che cambi completamente il panorama economico. Con l’adesione alla Germania a tutti i costi, la forza politica di Hollande è bruciata. Gli Spagnoli pensano – sbagliando – di essere fuori dal guado, e di non averne bisogno. Renzi è solo. Egli si trova davanti una BCE che ha sostanzialmente violato il suo contratto con l’Italia, lasciando cadere l’inflazione a 0.4% sapendo che questo avrebbe fatto andare in metastasi la crisi italiana. Egli si trova davanti una Commissione subentrante che promette di attuare le stesse disastrose politiche economiche che si sono già dimostrate rovinose. Non vi è alcuno spazio di negoziazione. Queste istituzioni non sono riuscite a garantire un aggiustamento simmetrico che costringa sia il Nord che il Sud ad adottare delle misure per chiudere il divario intra-UEM da entrambe le estremità, assumendosi pari responsabilità per la cattiva gestione della joint venture UEM nei suoi primi anni. Sostenendo solo la volontà dei creditori, hanno messo a terra l’unione monetaria. Non hanno più alcuna legittimità.
L’Italia deve badare a se stessa. Si può riprendere solo se si libera dalla trappola UEM, riprende il controllo dei suoi strumenti di politica economica e ridenomina i suoi debiti in lire, con controlli dei capitali fino a quando le acque si calmano. L’Italia non si troverebbe ad affrontare una crisi immediata di finanziamento, dal momento che ha un avanzo primario di bilancio. La sua posizione patrimoniale netta sull’estero è al -32% del PIL, a fronte di un -92% della Spagna e -100% del Portogallo. Il paese non soffre di eccesso di debito da un punto di vista fondamentale. Il debito ipotecario è molto basso. Il debito aggregato è circa il 270% del PIL, molto inferiore a quello di Francia, Gran Bretagna, Spagna, Giappone, Stati Uniti, Svezia e Paesi Bassi. Il problema principale è un disallineamento del tasso di cambio che crea una crisi del debito pubblico non necessaria, attraverso i meccanismi perversi della UEM.
Non vi è un modo facile di uscire dall’euro. Le strutture ad incastro dell’unione monetaria sono andate ben oltre un aggancio di cambio fisso. Gli interessi costituiti sono potenti e spietati. Eppure non è impossibile. La faccenda sicuramente precipiterà quando la traiettoria del debito italiano entrerà nella zona di pericolo. Questa volta potrebbe non essere così evidente che il paese vuole essere salvato alle condizioni europee. Renzi può giustamente concludere che l’unico modo possibile per adempiere al suo compito di un Risorgimento per l’Italia, e costruirsi il proprio mito, è quello di scommettere tutto sulla lira.”

VV
Avete notato che Scalfari ha cominciato a criticare Renzi?
Scalfari fa capo in Italia a un sistema finanziario che vede Draghi connesso a Napolitano e ubbidisce a padroni ben più alti di Renzi
Se Scalfari ieri incensava Renzi e oggi lo critica, forse il vento iperliberista sta per girare e chiede che Renzi sia sacrificato per uno anche peggiore di lui, o forse è il gran patron De Benedetti che si accinge a scendere in politica
Ovviamente in tutti questi giochi di potere la democrazia è avulsa.
e Ubi maior, minus cessat.
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SE NON SI ESCE ALL’EURO, SARA’ BENE CHe L’EURO SVALUTI

Lo dice perfino l’economista Nouriel Roubini e il finanziere ultra miliardario George Soros. Roubini è l’economista che ha previsto la Grande Crisi del 2008. L’altro è uno dei maggiori investitori del pianeta. Se la domanda interna europea continuerà ad essere debole, anche a causa dei vari aggiustamenti fiscali e di bilancio adottati nel settore pubblico e privato, ci sarà il bisogno di riportare in attivo la bilancia commerciale e tornare esportatori netti per ripristinare la crescita economica. Per migliorare il saldo della bilancia commerciale, favorendo le esportazioni, è “necessario un indebolimento del cambio e una politica monetaria più accomodante, che produca quel deprezzamento, in termini nominali e reali, di cui al momento l’eurozona ha bisogno. Ecco perché c’è recessione.
“L’euro – ha detto Soros – sta mettendo in serio pericolo la coesione politica dell’Unione e se si continuerà su questa strada il tutto potrebbe portare addirittura alla distruzione dell’Europa. Insieme alla profonda crisi economica, sociale e morale, possiamo osservare questo processo di disintegrazione”.
Si potrebbe rilanciare l’economia riducendo il valore dell’euro alla parità con il dollaro. Così avremmo il taglio del debito e il rilancio dell’export. Svalutando l’euro del 30% ci sarebbero subito vantaggi per l’export europeo verso l’estero.
Per Giulio Sapelli, storico di economia alla Statale di Milano, la soluzione migliore per ripristinare tutta la “baracca” dell’ Eurozona sarebbe quella in cui la Bce svalutasse l’euro e finanziasse il debito pubblico. “La storia dimostra che i debiti pubblici non si eliminano con le misure di austerity, ma con la creazione di inflazione”.
Draghi ha tagliato i tassi ai minimi storici, portandoli all’1%, ha iniettato mille miliardi di euro di nuova liquidità nel sistema bancario, con l’obiettivo di placare la tensione dei titoli di Stato e alleviare le sofferenze delle banche. L’effetto è durato poco 4 mesi e lo spread tra Btp italiani e Bund tedeschi è tornato sopra i 400 punti base, mentre il rendimento del decennale spagnolo ha sforato il 6%. In pratica: il sistema euro è malato e farà molta fatica a salvarsi.

PERCHE’ RENZI PARLA CON LEDEEN?

Michael Ledeen, mente della strategia aggressiva nella Guerra Fredda di Ronald Reagan, ideologo degli squadroni della morte in Nicaragua, consulente del Sismi negli anni della Strategia della tensione, una delle intelligenze nella guerra al terrore promossa da Bush, teorico della guerra all’Iraq e della potenziale guerra all’Iran, uno dei consulenti del ministero degli Esteri israeliano. Che ci è andato a fare da Renzi?
Prima i soldi e gli indottrinamenti di Verdini, poi i contatti con questo ambiguo personaggio.
Ma a chi ubbidisce Renzi? Di chi è l’uomo di paglia?
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LA PARITA’ DI BILANCIO STOPPA OGNI RIPRESA
berluscameno

Qualche giurista pensa che la causa della nostra recessione e disoccupazione dilagante vada ricercata nella disciplina giuridica dell’ Eurozona e dell’Ue. In particolare, “non esiste precedente storico di stati UE che, per perseguire obiettivi di crescita, si siano rigidamente vincolati al rispetto della parità di bilancio”. Vincoli che tra l’altro sono stati imposti illegalmente. Incluso il Fiscal compact firmato lo scorso marzo 2012 e negoziato nel dicembre 2011, cioè nel momento di massima tensione sui mercati per le sorti dell’Europa. “Prendiamo l’articolo 3 del Fiscal compact. E’ qui che si introduce l’obbligo per gli stati di mantenere ‘la posizione di bilancio della pubblica amministrazione in pareggio o in avanzo’”. Norma draconiana, non c’è che dire. “Inapplicabile, piuttosto.
All’ articolo 2 del Fiscal compact, infatti, si ripete per due volte che questo accordo internazionale deve essere interpretato e applicato soltanto finché compatibile ‘con i trattati su cui si fonda l’Ue e con il diritto dell’Ue’”. Tuttavia i trattati costitutivi non restringono a tal punto la possibilità di indebitarsi dei paesi membri. Il Trattato di Lisbona, documento fondamentale dell’ Ue che è entrato in vigore nel 2009 “fondendo” il trattato sull’ Ue e il trattato che istituisce la Comunità europea, “fissa al 3% il limite che l’indebitamento non può superare. Il Fiscal compact, invece, riduce il limite a zero punti. Insomma il Fiscal compact sopprime la sovranità fiscale degli stati firmatari, in violazione del Trattato di Lisbona al quale pure si richiama. E’ probabile che il Fiscal compact sia stato una scorciatoia, visto che l’unanimità tra i 27 paesi membri necessaria a modificare il Trattato di Lisbona non sarebbe mai stata raggiunta. Fatto sta che resta illegale e non ha la forza costituzionale per modificare il Trattato di Lisbona”. Non soltanto il riferimento ai trattati, anche quello al “diritto dell’Ue” contenuto nel Fiscal compact pare fuori bersaglio, visto che l’azzeramento del deficit non è previsto dal regolamento 1175 del 2011, vigente tuttora in materia di politica di bilancio. Gli stati europei, dunque,negli ultimi anni si stanno infliggendo più rigore fiscale – a colpi di azzeramento dei deficit e rientro dei debiti pubblici – di quanto il diritto comunitario ne preveda.
D’ altronde non è la prima volta che “l’euro è gestito applicando principi privi di base giuridica certa”.
Fino al 6 dicembre 2011, giorno d’entrata in vigore dell’attuale Regolamento n° 1175, infatti, era già stato applicato un altro regolamento “viziato da incompetenza assoluta”, il numero 1466 del 1997.
Nel 1997, mentre si concludeva la fase transitoria che avrebbe dovuto rendere più omogenee tra loro le economie dell’ Eurozona in vista dell’introduzione della moneta unica, “la Commissione si arbitrò di sostituire l’articolo 104 C del trattato dell’Unione europea con due regolamenti, uno dei quali è appunto il 1466/97”.
In sintesi: il parametro dell’indebitamento al 3% – uno dei famosi “parametri di Maastricht” – veniva sostituito “con il parametro dello zero per cento, cioè il pareggio di bilancio, togliendo invece rilevanza al parametro del rapporto debito/pil al 60%”.
I ministri della Repubblica italiana(che naturalmente di tutto questo imbroglio giuridico nulla sapevano) continuavano a parlare di ‘parametri di Maastricht’, in realtà operavano imperterriti ottemperando a vincoli ancora più stringenti”.

LA BCE VUOLE SOLO LA STABILITA’ DEI PREZZI
berluscameno

“L’obiettivo principale del Sistema europeo di banche centrali (SEBC) è il mantenimento della stabilità dei prezzi. Ma il SEBC dovrebbe sostenere le politiche economiche generali nella Comunità al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi della Comunità definiti nell’ art.2 (articolo 105, paragrafo 1, del Trattato che istituisce la Comunità europea): un elevato livello di occupazione e una crescita sostenibile e non inflazionistica”.
Nella versione modificata, viene enfatizzata l’esigenza della stabilità dei prezzi. Ma non è vero che la BCE ha il compito esclusivo del controllo dell’inflazione. Essa ha anche quello di sostenere le politiche economiche generali dell’UE. Il problema è che la Germania (che dirige di fatto la BCE) oltre ad avere uno strapotere economico, industriale e commerciale, ha anche uno strapotere (negativo per gli interessi economici dell’Italia) nell’ interpretazione “autentica” dello statuto BCE e nell’applicazione concreta dei trattati UE (il tutto basato sul rigore del bilancio e sulla politica errata dell’ austerity in un periodo economico di forte recessione!).
Ma dove ha studiato Draghi macro economia e politica economica in periodo di recessione, forse al Bar dello Sport di Milano ?
Draghi straparla, i governi stiano zitti: “Per i Paesi dell’ Eurozona è arrivato il momento di cedere sovranità all’ Europa per quanto riguarda le riforme strutturali”. Cedere sovranità all’ Europa? Cioè a chi? Al Parlamento europeo per il quale abbiamo appena votato? No, non ha questi poteri.
Al Consiglio dei capi di Stato e di governo, ossia a un organismo formato da persone elette democraticamente nei rispettivi paesi? No, non si occupa di queste cose.
Non resta che la Commissione, ossia un organismo i cui membri non sono eletti da nessuno (solo il presidente Juncker può vantare, per la prima volta, un giudizio indiretto dei cittadini europei, che insieme al partito votavano il candidato alla Commissione da questo proposto; il che, comunque, non determinava automaticamente la successiva nomina).
Quindi, riassumendo, Draghi ha detto:”I governi democraticamente eletti dei vari Stati UE non si sono dimostrati in grado o non vogliono fare le riforme di struttura che io e quelli che la pensano come me ritengono giuste e necessarie, quindi facciano il favore di mettersi da parte e affidare il compito ai tecnici della Commissione UE.”
Che tutto questo abbia ben poco a che fare con i meccanismi della democrazia è evidentemente un problema che il presidente della Bce o non capisce, il che sarebbe grave, o più probabilmente giudica irrilevante, il che sarebbe ancora più grave. E’ strano che, a quanto risulta, nessun capo di governo, ascoltata questa frase, abbia detto: “Ma lei Draghi (o Merkel)come si permette? Dare indicazioni politiche è del tutto fuori dai suoi compiti e dalle sue competenze. Pensi piuttosto a riportare l’inflazione a quel 2% che è nella missione dichiarata della Bce – e che nella situazione attuale sarebbe pure troppo basso – visto che non sta facendo tutto il necessario in proposito”. Questo dovrebbe dire non uno, ma tutti i capi di governo dell’ Eurozona.
E perché non lo dicono?
Molti – a cominciare dalla signora Merkel – perché sono del tutto d’accordo con Draghi. Altri perché in fin dei conti Draghi in certe situazioni critiche può essere il solo in condizioni di lanciare una ciambella di salvataggio, e non è il caso di farselo nemico. Resta il fatto che la politica economica egemone in Europa e che Draghi ha impropriamente sostenuto non solo non è verità rivelata, ma a giudizio di molti è al contrario profondamente e totalmente sbagliata.
Se in Europa la crescita è a zero e c’è una disoccupazione altissima si può sempre dare la colpa alle riforme non fatte o alle tensioni internazionali. Ma, continuando così la situazione peggiorerà di sicuro.”
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Mark
Anche se Renzi volesse dimostrarsi di sinistra, i tagli e la revisione della spesa non potranno che essere nella riduzione dei diritti e delle spese sociali. Ciò chiedono i mercati; ciò vuole l’establishment internazionale ed economico (i poteri finanziari). La domanda è: quale governo ha la forza e il potere di opporsi a queste pressioni? Obama stesso non ha saputo riformare e regolamentare la finanza; anzi le vecchie pratiche che hanno portato alla crisi hanno ripreso allegramente a devastare, come se l’esperienza pregressa non avesse insegnato nulla, e probabilmente è così poiché gli stati si sono indebitati per far fronte a debiti, errori e rendite private.
Se Obama non ha potuto opporsi e regolamentare e riformare la finanza, perché dovrebbe riuscirci Renzi?
Nell’autunno 2011, davanti all’inoperosità del governo di B, alle richieste di Trichet e di Draghi, la BCE smise di comprare i nostri titoli e lo spread schizzò a livelli insostenibili, chiudendo definitivamente ogni velleità di governo del condannato. Le aspettative e le istanze che Renzi dovrà accontentare, sono le stesse: quelle dei mercati, non purtroppo dell’elettorato italiano.

RIDIAMARO :- )

La differenza tra Democrazia e Dittatura è che in Democrazia prima si vota e poi si prendono ordini; in una Dittatura non c’è bisogno di sprecare il tempo andando a votare.
Charles Bukowski
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L’adulto non crede a Babbo Natale. Vota.
Pierre Desproges
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Non sempre chi ha ragione viene votato: e il motivo è lo stesso per cui è raro che l’onesto diventi ricco.
Raffaello Franchini
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Allo stato attuale della cosiddetta democrazia..
“se votare servisse a qualcosa, sarebbe illegale”. (Emma Goldman)
Per questo non avremmo bisogno solo di una nuova democrazia, avremmo bisogno addirittura di un termine nuovo per parlare di governo del popolo.
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Il diritto di voto dovrebbe anche essere diritto di veto.
Roberto Gervaso
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Quanto meglio sarebbe se i voti si potessero pesare, anziché contare.
(Georg Lichtenberg)
Quanto possono valere i voti di gente disinformata o, peggio, manipolata e ingannata?
In cui una larga parte è analfabeta di ritorno, non è in grado di capire il senso di un articolo di giornale, non conosce i termini per capire l’economia e la politica, ha sulla democrazia idee vaghe e confuse e si lascia giocare dalla demagogia scambiando l’imposizione di un tiranno per governo del popolo?
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Una società sana non dovrebbe tendere alla manipolazione di un alto numero di cervelli, ma all’educazione di un alto numero di coscienze
(Viviana)
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Forrest Gump
Alla base della filosofia del neoliberismo c’è il superamento dei sistemi democratici, la riduzione dei governi all’impotenza decisionale, esecutori dei poteri economici, pompieri e bersagli del malumore crescente e tutori della sicurezza del potere reale dalla reazione delle masse impoverite. non è un caso ma una SCELTA IDEOLOGICA
Il parallelo con Renzi e predecessori è d’obbligo.
Il vulnus principale alla nostra democrazia è venuto dai governi Craxi (anni ’80) e Berlusconi (‘94-2000) che mentre attaccavano i progressi sociali hanno INDEBITATO sistematicamente lo Stato a favore di attività private, amici e clientele elettorali, svendendo le attività e acquisendo debito. Dal 1983 ad oggi il Debito Pubblico è QUINTUPLICATO, da 450 mil. a 2.200 mil. diventando INSANABILE.
“Affama la Belva” è uno degli slogan di Neo-Con e Tea Party in USA.
Chiunque venga eletto a PdC è ormai IMPICCATO dal debito, come noi d’altronde, non può decidere niente senza l’assenso dei creditori, come spiegato da Draghi.
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Il periodico rimescolamento della solita melma con del liquame fresco lo chiamano, per obbligo di convenienza, “votare”; e a tale pratica ogni buon cittadino si dedica tutte le volte con una patetica illusorietà da alchimista, convinto com’è di riuscire a ricavare da quest’immonda fanghiglia acque pure e cristalline.
Giovanni Soriano
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http://masadaweb.org


MASADA n° 1565 ROMANZO- UNA SECONDA POSSIBILITA’- CAPITOLO 13

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Viviana Vivarelli

Omaggio a Elisa – L’amore è più forte della morte- I figli. Un mistero

Ho imparato a capire
che il dover morire
fa parte della vita.
Che ogni giorno è morire
in ogni battito del cuore.
Ed è con tenerezza infinita
che la comprensione acquista
mi costringe ad amare la vita.

(Elisa)

Oggi sono molto contenta. Ieri ho ricevuto quattro persone in pena e spero di aver dato ad ognuna un po’ di speranza, fiducia nella vita, coraggio per andare avanti. Mi spiace di aver risposto male a una persona che voleva solo vedermi. Rispondo sempre male a chi vuole solo vedermi come se fossi una curiosità da andare a trovare o un pezzo da museo da visitare, ma devo moderare anche questo. Sono io che sbaglio. Ci sarà un senso anche nella sola curiosità e potrebbe essere un tramite per dare qualcosa di me anche così. Devo rendermi conto che ogni cosa ha il suo senso e non devo respingerla solo perché non lo vedo. Ma migliorerò.
Proseguo le mie cure a distanza sull’amica operata di cancro che è sotto chemio e sul signore di 88 anni che non ho visto mai, ma che curo sulla foto e che per Enrico è come un secondo padre. Anzi oggi l’ho sentito per telefono e mi ha detto che sta bene con una bella voce calda e gentile. La mia amica, poi, è andata a una festa e ha ballato il rock and roll. Sono due miracoli. Non li ho fatti io. Li ha fatti la vita.
Ma io stessa ho sperimentato i miracoli della vita. Qualche volta sono i miracoli della morte, ché poi morte e vita non sono due opposti ma l’una confluisce nell’altra e solo quando non ci crediamo non riusciamo a vederne la continuità.

Ho avuto anche una lettera di insulti per quello che scrivo, ma non mi ha tolto il senso di aver fatto qualcosa di bene, anzi mi ha ridimensionato e mi ha fatto capire quanto è difficile vivere bene e come si debba accettare anche di essere insultati se si cerca di aiutare gli altri, perché il mondo ha bisogno di tutti e contiene tutto, ma va bene così. Va bene così.

Quando presi a sperimentare la scrittura automatica, il messaggio in genere riguardava me; l’angelo mi dava consigli su come condurre la mia vita ed era rigoroso e severo. Questi angeli furono diversi e sembravano succedersi secondo una sequenza connessa alle fasi della vita di cui capii ben poco. A volte chiedevo per altri e mi furono dette cose che non sapevo, anche di uomini e donne di cui non conoscevo nulla, nemmeno il nome… Qualche volta i messaggi furono belli, ma ce ne fu uno…
Prima però, devo ricordare il primo cerchio che tenni nella mia casa, quando iniziò il mio lavoro con gli adulti e si formò questo gruppo bellissimo con cui realizzammo tutti un grosso lavoro di coscienza e di evoluzione. Passavamo molto tempo insieme, mezza giornata la settimana, più tanti incontri bellissimi a casa dell’una o dell’altra o in montagna o al parco, e scandagliammo insieme con grande entusiasmo vari campi del sapere, partendo dalla filosofia, poi la psicologia, la psicoanalisi… ma più di tutto parlammo dei nostri problemi che erano quasi sempre problemi della relazione famigliare.
Il gruppo durò otto anni e divenne per noi una seconda famiglia, provocando fenomeni psichici sincronici notevolissimi. Come avviene per due elettroni che hanno fatto un stesso lavoro, fare lavoro d’anima creò un gruppo telepatico, perché cosa c’è di meglio che piangere insieme ridere insieme, mangiare insieme e cantare insieme, per essere una cosa sola? Per cui le nostre onde mentali entrarono in fase in modo armonico, amplificandosi, e capitava che durante la settimana una avesse un problema, un’altra lo sognasse, la terza portasse un libro che conteneva la soluzione o si fosse imbattuta in una storia, una poesia, una frase che lo riguardava. Anche i sogni presero ad intrecciarsi come se ci fosse una sola mente che ci guidava in una armonia crescente e fu in questo gruppo che apparvero spontaneamente gli angeli. Ci furono anche vari fenomeni paranormali che alcune avvertirono simultaneamente, non tutte, ma alcune sì.
Su questo gruppo io scrissi, come ho detto, otto grossi libri di analisi, otto diari in cui riportai ogni loro osservazione e variazione. Loro li leggevano e questo serviva a rivedersi oggettivandosi, producendo un fenomeno di amplificazione del corso evolutivo, una specie di analisi collettiva e di evoluzione collettiva.

Una delle persone più belle del gruppo, amatissima da tutti, fu Elisa. Non so nemmeno dire se fosse bella. Piccola e mobile, esile e acerba, con un’aria da eterna ragazzina. Ma per noi è sempre stata bellissima.
Ho la sua foto davanti che mi sorride col suo sorriso dolce e ammiccante ed è come averla vicina. Minuta, col visino triangolare e i capelli corti e biondo chiaro, ricci come quelli di un bambino. L’amica per antonomasia, la migliore delle creature e la più deliziosa e accogliente delle padrone di casa.
La conobbi a casa di Graziella che ci faceva provare, mi sembra, qualche sua ginnastica rilassante, e, dopo, mentre aspettavamo l’autobus su un marciapiede di Via Saragozza, la invitai ai miei ‘incontri di filosofia’. Ma lei si schermì dicendo che la filosofia non la interessava. Ma non era vero.
Poi ricevetti uno strano biglietto in cui si firmava ‘piccolo fiore’, che mi inquietò perché odio le lettere anonime e non immaginai nemmeno che fosse lei. Infine si decise a venire, convinta dalle altre. E da allora non ci lasciò più …finché fu in vita e diventò uno dei pilastri portanti del nostro cerchio di amiche.
Era del Leone, gentile e solare, innamorata come tutti i segni Leone, del mare e del caldo, amante dei viaggi che compiva prevalentemente in camper col marito Gino, un grosso orso ruvido e a tratti volgare, con la fronte bassa e i lineamenti pesanti.
La sua casa era molto bella, piena di oggetti strani acquistati nei viaggi, una casa dei ricordi, circondata da un giardino verde. Bravissima cuoca, di una accoglienza e gentilezza straordinarie.
Ma la vera casa era quella di montagna, una casuccia sull’Appennino, in un piccolo gruppo di case rurali, fuori paese, dove andava ai fine settimana e dove andammo a volte anche noi, la casa delle fate. Piccola e angusta con le finestrelle di un tempo a inferriate, il camino, e mobili vecchi e d’accatto, vecchie seggiole impagliate, panche, il lungo tavolo esterno sotto la pergola d’uva, il prato antistante malcurato, il bosco di castagni vicino, il panorama quieto. Niente di pregiato o spettacolare, ma proprio per il suo sapore di tempi andati e il suo carattere rustico e senza pretese, un luogo dove sbracarsi, essere se stessi, sedersi sullo scalino o sdraiarsi nell’erba, mangiare tutti insieme padellate di cose deliziose, salvia appena colta e fritta, spaghetti a olio e ajo, salsicce alla griglia, bevendo vino rosso e imbriacandosi un poco, tra il sole e l’ombra cangiante della pergola, sotto cui era bello cantare a squarciagola o ridere a crepapelle o sognare come cullati dall’insieme odoroso di rosmarino e mentuccia, tra le mosche e gli uccellini, nella brezza leggera o nel calore del sole che irradia, tra una fauna strana di cani, gatti, galline, persone bizzarre pescate chissà dove, veri soggetti da esame psichiatrico, ché lei tutti accoglieva con la stessa cordialità e gentilezza e metteva tutti insieme, il grande primario col contadino, la ragazza rumena con la vecchia duchessa, l’intellettuale con la casalinga…
Dolcissima Elisa, di una disponibilità e cordialità infinita, quasi infantile nei suoi entusiasmi e nei suoi vestiti da bambina sul corpo esile, lieta e aperta alla gioia, sempre positiva, anche quando era triste, anche quando doveva essere disperata.
Era una cuoca straordinaria, capace di trasformare un pugno di erbe di campo in una frittata deliziosa e profumata o di creare una complicata torta nuziale impalpabile e candida come una nuvola da grand’Hotel. Era la persona perfetta che faceva sentire a suo agio anche il ragazzotto non sbocciato e infelice o la nevrotica di turno. Tutti con lei si rilassavano, stavano bene, erano a casa.
Il marito accanto a lei spiccava per contrasto. Scuro quanto lei era bionda. Grosso quanto lei era piccolina. Grossolano quanto lei era aerea e aggraziata. Cosa avesse unito due esseri così diversi rrimase sempre un mistero.
Venne anche lui ai corsi qualche volta. Ci faceva ridere con barzellette pesanti, spesso in dialetto bolognese, che dovevano averlo aiutato quando faceva il rappresentante di mattonelle; non so quanto seguisse i nostri discorsi filosofici, ma c’era in lui come una violenza trattenuta, uno sbandamento genetico, da manigoldo, e spesso ci sbalordiva con racconti su se stesso da cui emergeva una mancanza di scrupoli e una furbizia basse e meschine. Innamoratissimo della moglie, era però capace di farla soffrire crudelmente e di approfittarsi di lei, che riusciva comunque ad addolcirlo e migliorarlo. La faceva piangere spesso, perché diceva che dopo “Rendeva di più sessualmente!” Lei gli rispondeva: “Amami meno, ma amami meglio!”
Eppure quell’uomo grossolano e corpulento faceva dei sogni bellissimi e poetici. Ne ricordo una che chiamai “il sogno in forma di mandala”.
Sono in un monastero cistercense, giallo dorato, col sole che lo illumina, vedo il giardino con in mezzo con la fontana, 4 lati e il portico, in mezzo il vecchio pozzo, tutto è bellissimo, restaurato; dal portico si aprono, come occhi illuminati dal sole, le varie sale piene di quadri in oro, bellissimi, finestre bifore e trifore, lavorate. Sfarzo incredibile, cuscini, divani.”
Per quanto il sognatore apparisse come un uomo grossolano e aggressivo, attaccato al bere, al mangiare e al sesso, il sogno era molto più evoluto di lui, un mandala dove abbiamo la centralità quadrata dell’inconscio, il luogo della calma e della gioia. É bellissimo anche l’insieme di stanze (possibilità) attorno a questo Sé quadrato. Gino ha sognato la sua immagine interiore, la sua anima. La quaternità è l’elemento stabile dell’universo. Il sogno è arioso, aperto, la fontana zampillante! Quale migliore immagine dell’anima che risorge, rimessa a nuovo, antica e bella
Gino era un uomo spavaldo e privo di scrupoli, ma, finché lei fu in vita, questa specie di vulcano in procinto di erompere fu in grado di condurre un’esistenza normale e di sembrare una persona perbene. Ma, quando lei morì, la sua vita prese strade strane e storte. Cominciò a bere fino a cadere in crisi etiliche e prese a fare frequenti viaggi in Brasile dove cercava un piacere torbido e trasgressivo con minori di entrambi i sessi, cosa di cui al ritorno si vantava con gli amici di Elisa, così scandalizzati dalla sua pesantezza greve e insopportabile che alla fine smisero di invitarlo, ché anche quegli inviti glieli avevano fatto per memoria di lei.
Elisa aveva due figli, che erano già grandi quando la conobbi, ed erano enormemente diversi da lei, senza somigliare nemmeno al padre, la ragazza grezza e quasi maschile, brusca e sgarbata, il maschio inquieto, senza pace, con sfuggenti occhi scuri, altrettanto sgarbato e indisponente. E’ incredibile a volte quanto i membri di una stessa famiglia non si somiglino affatto, come isole separate e senza analogie. Se Elisa avrebbe potuto aprire una scuola per insegnare la grazia e l’accoglienza, i figli sembravano alieni dalla gentilezza e dalla cordialità della madre, come scogli rinserrati in se stessi in una cupezza angosciante.
L’umanità e la dolcezza di Elisa, invece, erano tali che chiunque la conosceva si sentiva in diritto di disporne continuamente, di invaderla, di sfogarsi con lei in ogni momento della giornata, di usarla come psicologo o confessore. E lei con tutti era accogliente, sempre disponibile, senza dare mai segni di stanchezza, anche con i più paranoici, e nel gruppo ne avevamo, capace di dare giusti consigli, di alleggerire una situazione pesante, di dire un motto spiritoso per sdrammatizzare una tragedia, per ridurre a dimensioni normali un dramma.
Credo che di lei ricordiamo soprattutto la sua gaiezza, l’incredibile leggerezza che portava con sé come fosse una farfalla.

In verità non aveva avuto una vita facile. La madre era morta presto di leucemia e lei stessa, giovanissima, aveva avuto questa malattia terribile, e, in quel tempo, era stata l’unica sopravvissuta delle malate di leucemia all’ospedale S. Orsola. La sua guarigione era stata considerata una specie di miracolo. La vita le aveva dato una seconda possibilità. E lei l’aveva usata al meglio, per il bene degli altri.
Salvata per vero miracolo da quel male tremendo, si era dedicata alle famiglie dei ragazzi leucemici dell’ospedale S. Orsola e le ospitava spesso, quando venivano dal sud, e andava a trovare i ragazzi malati presentando se stessa come una guarigione possibile. Era in costante rapporto con dei medici del S. Orsola che invitava alle sue favolose cene. Ma era anche l’ancora e la salvezza di una serie di sbandati, isterici, complessati, nevrotici che accoglieva e ospitava con la massima gioia, come se fossero delle perle.
Noi tutte amavamo Elisa per la sua gaiezza costante, la sua luce allegra e sbarazzina, la capacità di accoglierci e ascoltarci ogni volta che avevamo dei dispiaceri e di saperci portare alla fiducia e alla speranza. Ci accoglieva anche nella sua casina rustica di montagna e penso spesso a quelle domeniche bellissime, nel grande prato o sotto i castagni, al sole, e a come ci sentivamo spensierate e felici, ritornati bambine.
Ricordo che una volta, a tavola, eravamo mezze ubriache e prendemmo a cantare pezzi d’opera, senza sapere le parole e nemmeno la musica, cosa che ci faceva ridere ancora di più, in un tripudio generale e Pia, che era la più compassata e perbenista, si sbracò togliendosi la camicetta e rimanendo in reggiseno, persa in una totale felicità e cantando completamente sciolta e a suo agio come non l’avevo vista mai.
I suoi pranzi di Bologna erano memorabili, li preparava tre giorni prima ed erano un tripudio di dolcezze, non erano pranzi ma vere espressioni d’amore, tripudi di bellezza. Ma quando tutto era pronto e perfetto, con i calici che scintillavano sulla candida tovaglia, e le luci sulle porcellane chiare e i fiori deliziosi del centrotavola e i fiocchetti di seta rossa attorno ai rotolini con i pensieri d’amore accanto al tovagliolo, e le candele accese, e tutto il salotto lustrato a fondo e lucente, e tutto era perfetto nei minimi particolari, lei appariva fresca e in ordine, senza traccia di stanchezza, come fosse appena arrivata e non avesse corso, cotto e preparato per tre giorni, pronta ad accogliere il nostro abbraccio. Mai, nemmeno in tre vite, sarei capace di preparare un pranzo di gala come faceva lei!

L’ultimo giorno del 1995 ero in montagna con Elisa, a casa di sua sorella, con vari amici, facevamo festa per la fine dell’anno e dopo mezzanotte io feci un po’ la maga e predissi il futuro dei presenti, facendo estrarre ad ognuno una runa da un sacchetto di velluto rosso e leggendo poi il responso da un libretto altrettanto rosso, molto carino, scritto da uno psicologo americano, che forse di rune celtiche non sapeva molto ma che sicuramente sapeva scrivere cose poetiche e accattivanti.
In genere i messaggi erano gradevoli e pieni di buoni pensieri ma, quando fu il turno di Elisa, il messaggio che uscì fu terribile, venne una runa di morte, io non sapevo nemmeno che ce ne fosse una e restai scioccata, tra lo sgomento dei presenti, l’atmosfera della festa rovinata. Io, nascondendo male la mia angoscia, presi a dire a Elisa che doveva assolutamente farsi fare un’analisi del sangue. Lei era pallidissima. Mi ascoltò muta. Grazie ai suoi amici medici del S. Orsola, pochi giorni dopo il sangue era stato analizzato e il responso fu: di nuovo leucemia.
Cominciarono così mesi terribili. Aveva già avuto la leucemia da giovane e sua madre ne era morta. Ora dopo 17 anni: la recidiva.
Lunghe chemio la distrussero, dentro e fuori dall’ospedale. Quando stava un po’ meglio veniva ancora da noi, minuta e come franta dalla chemio, senza capelli, piccolina, col suo zucchettino bianco fatto all’uncinetto in testa, i muscoli ridotti a uno stato larvale, le forze quasi inesistenti. Alla fine tentarono il trapianto del midollo spinale prendendolo dalla sorella, ma non servì a nulla.
Nelle lunghe giornate d’ospedale si salvava solo con la musica e la poesia. Diceva che la sua anima si spostava in luoghi meraviglioso. Nella spossatezza viveva rari momenti d’estasi.

Letto n. 28

Da una settimana
.. da quando?
Il grigio spinge ai vetri.
Entra nella stanza
toglie i colori
ma non confonde
la mia anima.

OKEI IL PESO E’ GIUSTO

Massa muscolare ben distesa
lasciata ad ammollare mollemente
con Cortison-Urbasan bollente
per una settimana
I risultati sono garantiti.
I muscoli son spariti
e modella sottile evanescente
diventata.
Inizia la sfilata:
modello Giuditta.
Lo strascico trattiene la caduta
lungo la passerella di sfilata.
Riprovo col verde mio pigiama
a strisce e striscio sulla stuoia
serpente boa, palude, biscia.
L’ultima prova, la più dura:
camicia bianca trasparente
d’oro, piena di nastri e lacci
Mi tiran due bastoni
infiocchettati come due colonne
di un tempio decaduto.
Effetto assai sicuro!
Il pubblico presente mi declama
Domani ripeteremo la serata!

Dieta
Urbason cortisone= 40 mg. Al mattino e 40 mg. La sera
per un mese.
Continuare il mantenimento con 60 mg. Il giorno
Si consiglia per gli ottimi risultati ottenuti in breve tempo.

In una delle fasi di miglioramento, era venuta anche ad un corso di ginnastica, col povero corpicino che si reggeva a stento, e il suo zucchetto fatto all’uncinetto, bianco, sulla testa ormai senza capelli. Sorrideva. Sempre.
Ma via via era diventata un mollusco come non avesse più ossa. Non si reggeva più in piedi. Non riusciva a muoversi, nemmeno per andare a letto e restava sdraiata sul divano del salotto esangue. Noi andavamo a trovarla e, anche in quelle condizioni, riprendevamo come degli egoisti la vecchia abitudine di raccontarle i nostri guai e lei, anche in quelle condizioni, ci ascoltava, ci aiutava. E’ una cosa di cui ancora mi vergogno: il nostro egoismo di sfruttarla fino all’ultimo, di mettere sopra di lei, così sfinita, i nostri guai quotidiani. Ricordo che metteva insieme le ultime forze per prepararci dal divano le tartine e altre squisitezze e anche così senza forze era lei che riusciva a pensare a noi.
Ma arrivò un giorno in cui Elisa rifiutò la chemio.
Con l’estate, chiese di essere portata un’ultima volta nell’isola greca che le piaceva tanto. E il marito, straziato, la accontentò. Ma quando arrivò là, fu chiaro che la malattia avanzava troppo rapidamente e fecero appena a tempo a tornare.
Nel settembre era tutto finito.

Nel momento in cui se ne andò, noi tutte, amiche, eravamo sparse lontane. Ma ognuno di noi ‘seppe’ in qualche oscuro modo che qualcosa di grave stava succedendo.
Ad una cadde un vaso che stava sopra un armadio. Un’altra rovesciò una boccetta di inchiostro. Qualcuna aveva fatto un sogno premonitore.
Era mezzogiorno e io stavo per cucinare ma, quando avvicinai la mano ai rubinetti del gas, scoprii che erano come inchiodati, non riuscivo a muoverne nessuno, e nemmeno il rubinetto centrale, come se qualcosa avesse cementato i fornelli. Tutto inspiegabilmente bloccato per vari minuti.
Poi venimmo a sapere che a quell’ora se n’era andata.

Non riesco nemmeno a dire quanto ci mancò. Eravamo orfane di lei. Io ero caduta in una disperazione profonda. Continuavo a ripetere dentro di me che volevo ‘telefonarle’, volevo sentirla ancora per telefono e sentire la sua voce fresca e allegra, volevo essere consolata da lei per averla persa, come ero stata consolata tante volte quando mi succedeva qualcosa di brutto e mi sfogavo con lei e dopo stavo meglio. Ma lei non rispondeva. Questo bisogno cocente di parlarle andò avanti per un po’ al punto che a ogni squillo del telefono mi balzava il cuore e speravo assurdamente che fosse lei che mi chiamava.
Poi l’amarezza prese il sopravvento su tutto.

Un anno dopo, stavo casualmente camminando in una strada della zona periferica dove Elisa era vissuta e, di colpo, me la sentii accanto. Non stavo nemmeno pensando a lei e solo dopo realizzai che ero nella parte della città dove era la sua casa. E lei arrivò come una folata di vento di primavera. Ricordo perfettamente quel momento. Il grigio del lastrico. Il grigio delle case. Il grigio del cielo. Poi lei arrivò e fu tutto luminoso, colorato, come fosse arrivato il sole. La sua gioia era totale, assoluta, mi girava attorno come più tardi avrei sentito mio marito. Come una trottola. Era viva! Stava bene! Era felice! Ero tutta avvolta dalla sua gaia felicità Quasi il suo movimento mi stordiva, mi rendeva ebbra di gioia, stralunata e felice, come lei. Elisa era tornata finalmente a casa!

Il primo giorno di quel gennaio del 96, dopo la maledetta runa di morte, quando ancora non sapevamo l’esito delle analisi, ero di nuovo a Bologna, e per placare la mia agitazione, chiesi all’angelo un responso sulla mia amica, di cui non sapevamo ancora nulla. Quello che venne in scrittura automatica fu molto sconfortante. E oggi, ogni volta che leggo questi versi profetici, non posso fare a meno di piangere.

Lunghi passaggi di privazione
Senza tregua i controlli
Rilassati in vista degli eventi
Tragici e tristi
Come un piccolo fiore (1)
La morte verrà sepolta
A scuoterti i rami fragranti
La figlia non più sola (2)
Il marito sperso ramingo…
Tu tieni ben fermo il concetto
Del tuo essere puro
Purificato senza macchia
Nell’asse mediano
Tutto comincia dalla testa
Luce del tramonto, luce dell’alba
La lotta più forte è dentro
Come un’oasi di resistenza
Vanno e vengono in cammino
Forze nuove e foglie che cadono
Finché tutto sarà pronto
Per l’ingresso del Signore
Sia benedetta colei
Che ha conosciuto la gioia
Gli amici si illuminano
Al solo nominarla
Tutte si disperdono le ombre maligne
Infine è tornata
Colei che aspettavamo
Per allietare il desco
Con tutti i suoi sorrisi

(1) Piccolo fiore fu il nome con cui firmò il suo primo scritto
(2) Durante il funerale la figlia trovò l’amore.

Nel gruppo del martedì, molte scoprirono i loro talenti, chi il canto, chi la scrittura, chi la pittura.. Elisa scoprì la poesia.
Ci lasciò un libro con le sue poesie.
Nella prima pagina è riportata la sua ultima lettera a noi tutti.

“Ai miei cari, i parenti e gli amici, unisco tutti in queste mie parole perché la forza di scrivere ad ognuno non c’è più. Spero che questa mia venga letta fra tanto tempo, ma non ha importanza. I sentimenti sono sempre gli stessi di ora, di allora.
Vi ringrazio per esservi lasciati amare. È stata la ragione della mia vita. Senza di voi avrei avuto una vita arida e vuota e l’amore che ho avuto per voi ne ha fatto una ricchezza immensa.
Sono stata felice con tutti voi e continuerò ad esserlo attraverso il vostro ricordo.
Il mio passaggio sulla madre terra non si cancellerà mai più.
Sarò energia, farò parte del cosmo, sarò la spiga.
Sarò la danza e il canto, E saremo sempre insieme in questa avventura emozionante. La vita per me lo è stata, nei momenti tristi e entusiasmanti. È una bellissima avventura che vale la pena di vivere in ogni suo momento.
Non ho la mente lucida e non trovo le parole che proprio volevo usare per il mio saluto, ma voi andrete al di là di questo, sentirete il mio abbraccio, il mio voler bene, la mia serenità nel dirvi che sono sempre con voi

Elisa

Elisa fu molto religiosa nel senso più spirituale ma non fu mai osservante, anzi si definiva atea, aveva tanti amici preti ma non andava in Chiesa, non credeva nemmeno nell’anima, e, pur praticando l’essenza di Dio, non riconosceva il nome o il culto di un dio. Ma per l’infinito queste sono cose senza importanza. L’unica cosa veramente importante, e lei ce lo ha insegnato, è l’amore.

SONO VIVA

E quando il silenzio
intorno
non è silenzio
so che sono viva.
Nella danza del vento
nel canto delle foglie
sotto i passi sciolti
nel pianto delle nuvole
che invadono la stanza
so che sono viva.
E nel mio silenzio
so che sono viva.

(Elisa)

Quando io lascerò questa casa
il deserto intorno, l’aria calda,
l’affetto degli amici, il sole luminoso
tutto porterò
nel cuore e nella mente.
E vi guarderò con gli occhi della memoria.
Sarò insieme a voi
giovani e generosi
innamorati ed affettuosi.
Ed il mio augurio:
che voi siate sempre felici!

(Elisa)

Una lettrice mi scrive:

Ciao Viviana, sono Daniela, ho potuto leggere la tua mail solo questa mattina, volevo ringraziarti di avermi resa partecipe dell’omaggio a Elisa, mi è entrato dentro, ha toccato le corde di un dolore enorme che io mi porto dentro, e quindi mi ha scatenato prima un’emozione di grande dolore ma subito dopo di dolcezza infinita, mi ha dato nuovamente consapevolezza del fatto che la cosa più giusta è quella di riuscire a trasformare il dolore in amore, pazienza ed accoglienza degli altri. Sono contenta di averne ripreso coscienza perché in certi momenti il mio dolore fa emergere talmente tanta rabbia, che mi accorgo di essere aggressiva nei confronti di chi mi sta di fronte, soprattutto mi accorgo di sfogare questa rabbia verbale nei confronti delle persone a cui voglio bene. Pensa, Viviana, è stata talmente forte l’emozione mentre leggevo la poesia di Elisa che la posta elettronica aperta davanti a me ha iniziato a vibrare e non smetteva più. La batteria era ovviamente carica e il computer è nuovo. Non aveva mai fatto così ma è logico, in quel momento io vibravo come uno strumento.
.

In cima alle sue poesie, Elisa ne aveva messa una di Oscar Wilde:

La morte significa riposare
sotto la soffice terra bruna
con l’erba che ondeggia
sopra la testa e ascoltare il silenzio.
Non avere passato né futuro.
Dimenticare il tempo, perdonare
alla vita e raggiungere finalmente la pace
poiché l’amore ti accompagna sempre
e l’amore è più forte della morte.

.
Ricordare Elisa mi ha mosso molte cose dentro. Ma l’inconscio è stato colpito in particolare dalle differenze tra lei e i suoi figli, un caso che ho incontrato spesso. Negli incontri del martedì ascoltavo moltissimi sogni e tanti di questi riguardavano proprio il rapporto con la famiglia.
Elisa amava enormemente i propri figli e si preoccupava molto per loro. Di Ugo diceva “Bimbo non tutto sorrisi e dolcezze, come avevo sognato. Bimbo chiuso dentro una corazza di arroganza, durezza di difesa”. Di Giovanna parlava di “cuore muto, che non sa affrontare la forza della vita”.
Io per altri motivi mi trovava una figlia molto amata, molto curata anche, che d’improvviso mi si era messa contro, senza che, con tutta la mia psicologia, riuscissi a capire il perché.
Così stanotte ho fatto un sogno.
Ho sognato un ponte di Firenze, e il ponte in genere indica qualcosa che unisce due sponde diverse, due mondi, due Paesi separati, due persone e in questo caso il ponte era mobile, dunque era il ponte della relazione. E io avevo, invisibile ma presente alla mia destra, Jung che mi suggeriva. Al centro della spalletta di sinistra del ponte (affettività) c’erano degli ingranaggi, come dei giunti cilindrici, che facevano sì che il ponte, ovvero la relazione si alzasse o si abbassasse, e io cercavo di ripulirli da uno strato di plastica trasparente che li ricopriva per riportarli in chiaro, per far risplendere l’ottone di cui erano fatti. Dunque volevo chiarire il perché la relazione è volte c’è e a volte manca.
Ma Jung gentilmente mi faceva capire che non era giusto che io cercassi questo e che quella pellicola di protezione era stata messa proprio come difesa, perché certe cose non è nemmeno bene saperle.
Al di là del ponte c’era il laboratorio di Jung, dove i figli di Elisa lavoravano con dei camici bianchi. Jung era pallidissimo, e molto vecchio e stanco, come fatto di vetro. Era stato un altro che, immerso nelle sua attività e nelle proprie ricerche, aveva trascurato molto i figli, mentre io mi ero dedicata moltissimo a mia figlia piccola, almeno fino ai 12 anni, molto di più di quanto non facciano tante madri. Eppure il risultato sembrava lo stesso: figli che scelgono di essere il più possibile diversi dai loro genitori per allontanarsi quanto possono da loro, figli che costruiscono la loro autonomia nella diversità o nella lontananza, per emanciparsi da genitori troppo incombenti o per un motivo o per un altro in rapporti in cui ogni eccesso diventa un difetto.
Jung raccontava di un santo uomo che era così santo che la sua ombra crebbe a dismisura e alla fine si riversò sui figli che vennero uno ladro e l’altra una prostituta.
Ma, nei casi migliori, possiamo avere figli che fuggono da casa o si costruiscono personalità alternative, come se l’affermazione di se stessi passasse attraverso la differenziazione dalle figure famigliari. Anche questa è una seconda possibilità ma tale da creare una lacerazione nel tessuto affettivo, che porta con sé rancori ingiustificati, rabbie senza ragione, smemoratezze e falsi ricordi da integrazione.
Ieri è venuta da me una madre musulmana in grandissima pena perché la figlia più bella è sparita senza una parola e non si fa vedere da due mesi. Rintracciata attraverso la polizia, fa sapere, tramite avvocato, che sta bene, che non ha bisogno di nulla, ma che non vuole più avere rapporti con la famiglia. Supposto che ciò sia vero e che non le siano accadute cose gravi, fatti di cui non c’è conoscenza, cosa può spingere una figlia molto amata a fuggire e a mettere un muro tra sé e i suoi, senza una parola di scusa, senza un messaggio d’amore per chi l’ama?
Nel sogno Jung era molto vecchio e stava seduto, come accasciato e io stavo in piedi davanti a lui. Io e lui ci siamo stretti la mano, come per una comunanza. La sua mano era diafana, delicata, senza forze.
Era come se mi dicesse che non importa quanto sai e quanto ami, un figlio può restare sempre un mistero. E su questo mistero puoi camminare solo in silenzio. Con rispetto
.

Bambino, se trovi l’aquilone della tua fantasia
legalo con l’intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa’ delle tue mani due bianche colombe
e portino la pace ovunque
e l’ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati
nell’acqua del sentimento.

Alda Merini
.
INDICE ROMANZO

CAPITOLO 1 : http://masadaweb.org/2014/07/13/masada-n-1545-13-7-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-1/

Regressioni a vite precedenti – La guarigione a distanza – Le visualizzazioni- I numeri simbolici

CAPITOLO 2 : http://masadaweb.org/2014/07/17/masada-n-1546-17-7-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-2/

Le malattie psicosomatiche – Induzione e ipnosi come forma di terapia – Le verruche

CAPITOLO 3 : http://masadaweb.org/2014/07/22/masada-n-1547-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-3/

Tutto comincia dalla testa – Talismani: la croce di Ankh – Rievocare altre vite o momenti traumatici del passato – Incubi ricorrenti – Leggere negli altri una storia fatta di tante storie

CAPITOLO 4 : http://masadaweb.org/2014/07/28/masada-n-1550-28-7-2014-una-seconda-possibilita-romanzo-capitolo-4/

Isobare psichiche – Rane – La lezione del dolore – La lezione del piacere – La sessualità sacra – La verginità eterna – Ma cos’è l’orgasmo? – Eiaculazione precoce, vaginismo e omosessualità

CAPITOLO 5 : http://masadaweb.org/2014/07/29/masada-n-1551-29-7-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-5/

Pene d’amore – Il tradimento – La trasgressione – Amare l’impossibile

CAPITOLO 6 : http://masadaweb.org/2014/08/06/masada-n-1552-6-8-2014-una-seconda-possibilita-romanzo-capitolo-6/

La casa infestata – Sogni premonitori – Messaggi dall’al di là – Le vite precedenti

CAPITOLO 7 : http://masadaweb.org/2014/08/13/masada-n-1554-13-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-7/

Storia di Deneb – Testimonianze sulla premonizione – Sentirsi estranei a questo mondo – Rispettare la propria unicità – La diversità è un dono – I prescelti

CAPITOLO 8 : http://masadaweb.org/2014/08/13/masada-n-1555-13-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-8/

Le discriminazioni – La cultura è il frutto del potere – Rifiuto sociale delle diversità – Chiaroveggenza – Il motivo per cui siamo venuti a nascere – Un compito che si realizza in più esistenze successive – Profezia – Il terzo occhio – L’archivio globale

CAPITOLO 9 : http://masadaweb.org/2014/08/16/masada-n-1557-16-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-9/

Il mio amico omosessuale – I segni sincronici – L’essenza di una coppia

CAPITOLO 10 : http://masadaweb.org/2014/08/21/masada-n-1560-21-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-10/

Esistere come non umani – Nostalgia delle esistenza perdute – Altri mondi-
Siamo tutti angeli caduti – Un messaggio dell’Imperatore

CAPITOLO 11 : http://masadaweb.org/2014/08/23/masada-n-1562-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-11/

Vedere i fantasmi – Bachi vampirici, boli, ragnatele, girandole di luce – I punti nodali – Figure non terrestri – Una guarigione miracolosa- Uscire dal corpo – La psiche, l’anima, lo spirito – il Tunnel – L’Osservatore- L’Aldilà

CAPITOLO 12: http://masadaweb.org/2014/08/25/masada-n-1563-25-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-cap-12/

Omaggio ad Elisa – L’amore è più forte della morte
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http://masadaweb.org


MASADA n° 1566 1-9-2014 IPERLIBERISMO E GUERRA INFINITA

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Blog di Viviana Vivarelli

Il buco nero di Renzi – Giudizio duro dell’Economist su questo Governo – Il debito dello Stato verso le aziende – La guerra infinita – Fucili per bambini – Italia: un Paese che si auto annienta- La politica come accordi per bande – Il suicidio costituzionale- Edgar Morin e la coscienza planetaria- La democrazia cognitiva – La democrazia è dei numeri ma spesso non ci sono neanche quelli – Quando sul Britannia si decise la sorte dell’Italia – La soluzione di Stiglitz e i neokeynesiani- Gli errori del neoliberismo – Prostituzione, droga e mafia sono stati messi nel Pil – Multe alla Lehman Brothers- Depredazione internazionale e uso del terrorismo – Quello che Si dovrebbe fare in Italia e in Europa

Melenis Antonia 46

Quando ghera el Re se magnava an pollo in tre,
po’ l’e arrivà Mussolini e la so fama, e se magnava an pollo a settimana,
dop l’e rivà i Sialodatogesucristo el pollo no se ha pì visto,
l’e rivà i nipoti de Togliatti e l’e sparì anca i piatti,
po’ l’e rivà Bossi e l’e sparì anca i ossi,
po’ Prodi Monti e Berlusconi e l’è sparì anca le pensioni…
Ades l’e rivà Renzi … e l’e sparì anca i denti…

..
A tutti i folli, i solitari, i ribelli,
quelli che non ci stanno,
quelli che sembrano sempre fuori luogo,
quelli che vedono le cose in modo differente,
quelli che non si adattano alle regole,
e non hanno rispetto per lo status quo.
Potete essere d’accordo con loro o non essere
d’accordo, li potete glorificare o diffamare.
L’unica cosa che non potete fare è ignorarli, perché cambiano le cose, spingono la razza umana in avanti, e, mentre qualcuno li considera dei folli, noi li consideriamo dei geni, perché, le persone che sono abbastanza folli di pensare di poter cambiare il mondo, sono coloro che lo cambiano davvero.
Steve Jobs
.
L’Italiano è sempre alla ricerca di un “messia” che gli risolva tutti i problemi dimenticando, con una rapidità mostruosa, quello che rappresenta quel “nuovo” “messia”. E di “messia” in “messia” sprofondiamo sempre più nel baratro! Ascanio Celestini diceva in una sua rappresentazione teatrale ” gli Italiani non sono capaci neanche di sognarla una rivoluzione”, quindi neanche in quella c’è tanto da sperare… Poveri i nostri figli….schiavi del nuovo millennio!

Viviana
In sei mesi quello che Renzi effettivamente ha fatto è chinarsi a 90° di fronte alla Merkel e a Junker, mandarci in deflazione, metterci a rischio di dove pagare 50 miliardi di multa per non aver ridotto i costi pubblici, infilarci di nuovo in una guerra assurda e indesiderata, aumentare le tasse agli Italiani superando alla grande gli 80 euro, aumentare la disoccupazione e i fallimenti aziendali, precarizzare ancor più il lavoro, tagliare i diritti elettorali ai cittadini, favorire i trasgressori fino a 5 anni di carcere e inflazionare le tv. Il resto sono tutte bugie e grandezzate e abbozzi di leggi malfatte e pasticciate, spesso incostituzionali, che non sono mai arrivate a compimento, come quella sulle province, sul senato o sulla legge elettorale Il risultato è che è costui peggio di Letta.
Tra le cose indesiderabili c’è una caterva di cortigiani messi dappertutto, una leggina ad personam per depenalizzarsi il furto erariale per cui ha già avuto una condanna di primo grado, e ministri fantoccio nullafacenti licenziabili a piacere.
The Economist raffigura l’Eurozona come una barchetta da 20 euro che affonda con Draghi che inutilmente cerca di vuotarla mentre imbarca acqua, la Merkel e Hollande che se ne fregano e Renzi come un ragazzino stolto intento a gustarsi il gelato. Il titolo è inequivocabile: “E’ l’economia, stupido!”

Il settimanale della City ricorda al presidente del Consiglio lo slogan di Bill Clinton durante le presidenziali del 1992. E attacca: “C’è il rischio che i tagli alla spesa facciano ulteriormente calare la domanda accelerando la spirale discendente“. Intanto il Financial Times, che in febbraio approvava l’agenda ambiziosa di Renzi, parla di “timori” dei grandi imprenditori che “sono stati suoi grandi supporter”. E il Wall Street Journal sottolinea come ci siano “pochi segni” delle grandi riforme economiche promesse.

Dice The Economist: “Il 6 agosto dati statistici del governo Renzi ha rivelato che l’Italia è di nuovo in recessione… il PIL è diminuito dello 0,2% nel secondo trimestre del 2014, dopo un calo del 0,1% nel primo trimestre. Questo è stato il peggior colpo per Renzi.. Nessuno si aspettava una prestazione tanto triste. Se la stima è confermata, vorrà dire una crescita del secondo trimestre è più debole che in qualsiasi tempo dal 2000. L’inversione delle fortune economiche italiane avrà un effetto profondamente demoralizzante su una nazione che aveva pensato che il peggio fosse passato. Negative le decisioni in materia di investimenti, occupazione e consumi. C’è una ammaccatura enorme nella credibilità della strategia complessiva del governo. Entrando nella sua carica, il signor Renzi ha scommesso che l’economia avrebbe recuperato senza bisogno di molte riforme strutturali, ed è andato avanti in quello che ha scelto come l’affare più importante: il cambiamento istituzionale. Lo stratagemma principale per stimolare la crescita è stata un € 80 di taglio di tassa mensile per i lavoratori a basso reddito. Anche questo aveva un sapore politico, perché ha aiutato il premier a tacitare l’ala sx del suo partito e a ottenere una vittoria impressionante alle elezioni europee a maggio. Ma questa settimana il capo di Confindustria ha detto che l’impatto sul consumo interno è stato “quasi invisibile “. Le altre iniziative sono bloccate per mancanza di soldi, il governo sta lottando per trovare le risorse di cui aveva bisogno. Il 4 agosto ha deciso di ritirare il piano del pensionamento dei docenti scolastici e universitari ma la tesoreria ha obiettato che non c’era abbastanza denaro per pagarli. I programmi di spesa del governo per il resto del 2014 si basano su un presupposto di una crescita dello 0,8% entro la fine dell’anno, che ora sembra probabile come una nevicata estiva in Sicilia. Se l’Italia si è impegnata a rispettare i propri impegni di bilancio, saranno necessari pesanti tagli alla spesa. Ci sono troppi rifiuti e stravaganza da affrontare. Ma se il governo non agisce rapidamente per liberare i mercati e favorire la razionalizzazione e l’efficienza, c’è il rischio che i tagli ridurranno ancora la domanda, accelerando la spirale discendente in cui l’economia è intrappolata.

IL DEBITO DELLO STATO VERSO LE AZIENDE

Si stima in 74,2 miliardi di euro il debito totale che la pubblica amministrazione non ha saldato verso le aziende, una cifra pari al 4,8% del PIl, e il valore non tiene conto dei debiti delle partecipate statali e degli enti pubblici. I debiti dello Stato sono calati solo di poco, malgrado le promesse di Renzi, dagli 87 miliardi del 2010 e dagli 81 miliardi del 2012, ma Renzi non ha saputo nemmeno fare una legge per ridurre i 170 giorni massimi richiesti per il pagamento (107 di più della media europea). per questo abbiamo contro una procedura europea. E’ ovvio che aspettare 6 mesi per avere un pagamento manderebbe in fallimento chiunque. Ma lo Stato ha accettato la proposta del M5S di far pari con le tasse e nemmeno ha stimolato le banche ad accettare una mora in presenza di crediti da parte dello Stato. I miliardi non pagati dallo Stato solo come costo del capitale pesano sulle aziende per quasi 7 miliardi, la stessa cifra che ci costa Napolitano+ Camera + Senato + Governo. Ritardi enormi nei pagamenti significano meno investimenti, meno sviluppo, licenziamenti e fallimenti. L’Italia è il paese Ue con più debiti commerciali scaduti e di converso con la Casta di governo più costosa.

FINTA IPERATTIVITA’ DI RENZI

La tartaruga disse alla lucertola:
– Abbi pazienza, fermati un momento!
E giri e corri e svicoli, e t’arrampichi,
mi fai l’effetto d’una pila elettrica…
Ti piace essere attiva? Va benone.
Però l’attività quando s’esagera,
lo sai come si chiama? Agitazione:
forza sprecata. E’ la mania del secolo.
Corrono tutti a gran velocità:
ognuno cerca d’arrivar prestissimo,
ma dove, proprio dove…non si sa.

(Trilussa)
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LA GUERRA INFINITA
Davide Patuelli

1-E’ vero quello che ci viene detto e fatto vedere?
Fosse comuni, provette con uranio… Poi abbiamo saputo che erano invenzioni
o che erano state costruite ad arte. Altre volte si trattava di filmati vecchi o che riguardavano altri Paesi. (li chiamano errori…, ma sono erano stati coscientemente preparati) Lo sappiamo tutti che ogni esercito moderno è dotato di personale pagato per costruire informazione o propaganda di parte. Nelle guerre è fondamentale preparare l’opinione pubblica sulla inevitabilità della propria guerra che è senz’altro giusta.

2- Chi ha finanziato e finanzia l’ISIS?
Qualche mese fa sembrava inevitabile attaccare e spodestare il cattivo tiranno Assad di Siria. Di conseguenza si erano finanziati e armati tutti coloro che lo combattevano, che erano i buoni. Tra questi, abbiamo saputo dopo, c’erano anche dei fanatici jadisti (tra i quali anche un italiano convertito). Oggi i principali finanziatori di Isis risultano trovarsi nella penisola Arabica. Tutti Paesi finanziati o legati a filo doppio agli Usa e con buoni rapporti con i paesi occidentali.

3- Chi ha armato e arma l’Isis?
Non credo sia difficile individuare i fabbricanti delle armi e delle relative munizioni e ricambi…

4-Assange e Snowden ci hanno rivelato che tutti noi siamo controllati anche quando andiamo in bagno… E questi non li conoscevano?

5- Bombardare è servito a debellare il fanatismo e il terrorismo in Afghanistan, Iraq, Somalia, Libia, Gaza…? A me sembra che abbia ottenuto esattamente l’effetto contrario. Anzi ha alimentato gli opposti fanatismi. Nuovi attacchi americani o francesi con i droni a “difesa della popolazione civile” avranno più fortuna? Ne dubito. Senz’altro ci saranno effetti collaterali e, bene che vada, bombe da disinnescare per altri 100 anni. (la II guerra mondiale insegna…)

6-L’Iraq, paese come altri creati dal colonialismo. Si sapeva che stava unito grazie a Saddam. Che quando combatteva contro Komeini era buono, poi si è deciso che era cattivo… I curdi (ricordate Ocalan?) erano terroristi per la Turchia e adesso sono diventati buoni e da armare… Tra qualche tempo quelle stesse armi potrebbero essere usate dai curdi per costituire il proprio stato indipendente ai danni anche dell’Iraq, dell’Armenia, della Siria e della Turchia, ma in quel caso ridiventeranno cattivi… (forse è per quello che il Governo italiano invia armi vecchie?)

7- I curdi mi risulta che siano in gran parte di fede musulmana sunnita come l’Isis perché nessuno lo fa notare?
Sono interessati a difendere i diritti delle minoranze religiose? O sono più interessati alle dighe, al petrolio o a formare il proprio stato indipendente? Perché non armano direttamente le minoranze religiose perseguitate?

8- Qualche esponente di paesi sunniti ha provato a contattare qualcuno dell’Isis per capire se ci sono margini di mediazione? (il cellulare possono chiederlo a chi gli ha fornito le armi quando erano considerati buoni) Impossibile? E’ noto che attualmente in Afghanistan gli americani stanno trattando con i talebani. Ai sauditi sarebbe più facile

9-Quali sono le motivazioni che hanno spinto tante persone a diventare fanatiche? Tutte le guerre, le torture, i colpi di stato e le ingiustizie di cui sono stati oggetto i musulmani hanno alimentato un odio contro gli americani, gli occidentali e, visto la religione tra questi più diffusa, contro i cristiani in generale.

Ci si chiede cosa fare per porre argine al pericolo immediato di vita delle minoranze religiose presenti nell’area (non solo cristiane). Usa, Russia, Cina, Francia..,. se volessero, saprebbero fare terra bruciata in termini finanziari e di rifornimenti di armi. Senza pensare alla possibilità di bloccare in modo elettronico gran parte delle loro armi.
L’Isis è dotato di un esercito più forte di quello di Saddam? O non sono più incontrollabili le cellule slegate tra loro di Al Qaeda con la loro guerra asimmetrica?
Se volessero non ci sarebbero problemi a organizzare un cuscinetto di eserciti sunniti a protezione dei fuggitivi Zoroastriani, cristiani o altro. L’Onu non è stato fondato per fare questo?
Se volessero avrebbero i mezzi per soccorrere, dissetare e sfamare i profughi. Stranamente l’attività militare sembra più rivolta a controllare l’acqua e i pozzi petroliferi che non a proteggere i fuggitivi Zoroastriani, cristiani o altro.
Se non lo fanno o se ci fanno vedere questa realtà è perché c’è bisogno del nemico per fare le guerre, per vendere armi e per far crescere questa economia.
Da tempo il nemico è stato individuato nei musulmani. Qualcuno spera di ottenere la benedizione dei capi cristiani per una nuova crociata. E’ evidente. Gli interventi dell’attuale Papa non aiutano questo progetto
Credo che siano da incoraggiare tutte le occasioni di dialogo tra fedi diverse e in questo momento particolarmente tra cristiani, musulmani ed ebrei.
Se non fosse maledettamente tragico mi sembrerebbe di assistere ad uno spettacolo teatrale: oggi accendono i riflettori sulla guerra in Ucraina, domani li spengono e accendono solo quelli sulla Libia, poi su Gaza, adesso si spengono tutti e si accende solo quello in Iraq. I nemici di prima diventano amici adesso. Poi si scopre solo dopo anni che milioni di persone si sono scannate in Africa o in Cecenia o nel Tibet cinese senza che nessuno accendesse nessun riflettore…
A noi fanno sapere solo quello che vogliono e nel modo che desiderano…
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FUCILI PER BAMBINI
DORIANA GORACCI

Forse non tutti sanno che un fucile Crickett calibro 22, fabbricato dalla Keystone Sporting Arms, è stato appositamente progettato per i bambini ed è pubblicizzato dall’azienda stessa con lo slogan “La mia prima arma”: l’azienda si è specializzata nella produzione di armi per bambini, piazzandosi al decimo posto nella classifica nazionale di aziende produttrici di armi da fuoco. Sicuramente tutti da oggi sapranno, lo apprendiamo dai media, che vengono arruolati dall’ Isis anche bambini “terroristi” a 10 anni: “Bambini di appena 10 anni sono stati reclutati dai miliziani dello Stato islamico attivi in Siria e in Iraq”, ha affermato la commissione Onu di inchiesta, a Ginevra, secondo cui la comunità internazionale deve “imporre un embargo sulle armi. Assoldando bambini sotto i 15 anni, il gruppo commette un ulteriore crimine di guerra.”
E’ di oggi anche la notizia, ahimè ripetuta con altri passati tragici incidenti, che “Una bimba di 9 anni ha sparato con una mitraglietta, uccidendo per sbaglio il suo istruttore di armi mentre questi le mostrava l’utilizzo di un Uzi di fabbricazione israeliana. La tragica vicenda, ennesimo fatto di sangue legato alle armi facili a disposizione anche dei bambini negli Usa, è avvenuta a Lake Havasu City, Arizona. La vittima, Charles Vacca, 35 anni, era vicino alla bambina nel poligono di White Hills quando la piccola ha premuto il grilletto colpendolo alla testa. I genitori avevano portato la figlia ad imparare a sparare con una mitraglietta Uzi da 600 colpi al minuto.”
Le armi però fornite all’ infanzia americana, spesso sono di colore rosa per le bambine. E’ vero i bambini tutti si dovrebbero difendere dalla nascita da certe specie disumane.
Giro giro tondo cambia il mondo?

ACCORDI PER BANDE
Viviana

Chi governa se ne sbatte di chi non vota.
E ormai se ne sbatte anche di chi vota.
Dal momento che per tenersi il potere non esita a rinnegare il proprio programma, a fare il contrario di quello che aveva promesso e ad allearsi col proprio nemico storico quando non ha ottenuto abbastanza voti per governare da solo.
Ormai la politica è ridotta a una lotta con accordi tra bande, una lotta del potere per il potere affinché resti sempre più solidamente e impunemente nelle mani di chi ce l’ha, impedendo a chi non ce l’ha di limitarlo, controllarlo o emendarlo.
Ma se la democrazia si è ridotta a un gioco di predoni che si mettono d’accordo tra loro per imbrogliare anche meglio la gente comune, sentire qualcuno che insiste a chiamare democrazia questo sistema mafioso è peggio che ridicolo, è da ignoranti o collusi.
C’è chi continua a parlare di democrazia numerica e di maggioranza democratica.
Ce ne vuole di faccia a dire queste sciocchezze, quando Renzi ha sul totale appena un 22% e non c’è sistema elettorale dove il 22% di un insieme possa essere chiamato legittimamente ‘maggioranza degli elettori’!

GILIOLI
Ci si avvicina all’autunno con una grande paura: la produzione che non riprende, anzi; gli 80 euro che chi li prende non li spende, quindi consumi fermi; la Bce che chiede “cessioni di sovranità” e fa venire i brividi alla schiena; il ministro degli interni che tenta il vecchio trucco di spostare le tensioni su altro – i «vù cumprà», in questo caso – per evitare scoppi d’ira altrove diretti. Ecco: in tutto questo, in autunno ci sarà da fare una finanziaria, forse qualche manovra pure prima, vedremo.
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Giorgio N.
Renzi persona è, come il 99% dei politici, uno che non aveva un mestiere (intendo che si è reso conto di non sapere fare nulla di concreto nelle società) e che ha trovato il modo di realizzare il proprio progetto di vita personale e di sistemare la moglie e i tre figli tramite la carriera politica.
Non è né di destra né di sinistra. Semplicemente non è!
Le decisioni vere, quelle importanti intendo, vengono prese altrove. E questo è vero come è vero che la Terra è una sfera.
L’ultimo che prese decisioni per il “bene” del Paese lo fece 70 anni fa. Ma allora, a fronte di dissidi economici internazionali, si facevano ancora le guerre con gli eserciti tradizionali purtroppo… Renzi è solo un pupo nelle mani dei pupari. Un pupo che ha accettato il ruolo di Orlando a Roncisvalle e tanto gli basta. Certo non avrebbe mai fatto la marionetta semplice buttata nello scatolone in mezzo alle altre. Lui voleva l’armadietto personale ed essere lucidato e spolverato ogni giorno. E tanto gli basta.
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UN PAESE CHE SI AUTOANNIENTA
Viviana Vivarelli

Ogni passo di ogni riforma di questa sciagurata diarchia Reni/Berlusconi ci allontana ogni giorno di più dalla civiltà e della giustizia.
La riforma del lavoro non ha corretto gli scempi della Riforma Fornero e ha solo aumentato la precarietà mentre Delrio, senza essere sconfessato da Renzi, si permette di denigrare l’articolo 18 e Renzi ha in programma l’abolizione dello statuto dei lavoratori.
La riforma della Pubblica Amministrazione non ha snellito e semplificato la burocrazia, ha solo facilitato le espulsioni e reso obbligatori i trasferimenti fino a 50 km di distanza, mentre si perpetua il blocco degli stipendi.
La riforma degli enti locali non ha abolito le Province né i loro costi, ha solo aumentato di 31.000 unità gli addetti eliminando l’intervento degli elettori nella scelta dei Presidenti.
La riforma del Senato non ha abolito il Senato, creando un pasticcio e aumentando il numero di ‘nominati’, escludendo gli elettori.
La riforma della Giustizia, dopo aver sortito un libera-tutti sotto i 5 anni di carcere, si è impantanata sulle richieste (ovvie) di Berlusconi che vuole allargarsi le prescrizioni, depenalizzarsi i reati e stoppare le intercettazioni, e vuole pure tornate al potere alla grande, mentre il falso in bilancio e l’autoriclaggio, chiesti dall’Europa come reati, stentano a decollare non viene pronunciata una sola parola su evasione fiscale, criminalità organizzata, epurazione delle istituzioni dai rei, assoluzioni facili, doppi e tripli incarichi, Equitalia e crimini di Stato.
La riforma della scuola è rimasta allo stato di pure proclama e dopo avere annunziato l’assunzione di 100.000 docenti si è impantanata lasciando in omaggio solo l’abolizione dei supplenti.
Vuoto assoluto su un serio rilancio dell’economia, sul reddito minimo di cittadinanza, sui tagli al carrozzone pubblico, sul tetto agli stipendi e alle pensioni d’oro, sui vitalizi vergognosi, sulle mangiatoie editoriali, sulla disinformazione che ormai pesa come un macigno su questo disgraziato paese, sulle banche buone solo a prendere ma non obbligate mai a dare.
Vuoto assoluto su un fisco più equo, su uno Stato più pulito senza delinquenti, sull’evasione fiscale, sulla mafia.
Visto che questo piano di distruzione pubblica avviene in osservanza del più bieco neoliberismo, l’attentato all’art. 18 sta nella norma. Quella che non ci dovrebbe stare è, invece, l’assuefazione bovina e ormai ipertrofica del popolo del Pd ad ogni ulteriore efferatezza renziana spacciata per “riforma”, termine ormai entrato nell’immaginario pecorino con valenze magicamente positive, come la Dolce Euchessina, che “basta la parola”, evidentemente pensando che basti pronunciare la magica parola “riforma” per evacuare la crisi.
Dovrebbe essere chiaro a tutti (ma non lo è) che Renzi ha compiuto un “eccidio costituzionale”. Il golpe marcia a tappe forzate nell’acquiescenza generale di un popolo stremati e ignorante a cui non è entrata in testa nemmeno la minaccia di commissariamento, la sentenza di fallimento del Governo Renzi, emessa da Draghi, la perdita di un ulteriore 0,2 % di Pil e l’ingresso ormai scontato nella deflazione (termine che nemmeno i migliori riescono a temere).
Fatichiamo a capire come i 5stelle in aula, che dopotutto fino a ieri erano privati cittadini ‘out casta’, trovino ancora il coraggio di continuare la loro battaglia, sempre più soli, sempre più impotenti, sputtanati ogni giorni da media sempre più
protervi e falsificanti, con alle spalle una popolazione torpida, ignara di democrazia e di economia, stolida, manipolata e suddita. Non riusciamo, però, nemmeno a capire quanto a fondo possa andare ancora l’Italia, che ormai è la Nazione più desolata d’Europa, con la crisi maggiore e sull’orlo del commissariamento. Quale peggio ci aspetta ancora? Renzi, attaccato agli 80 euro e all’Expo, appare ogni giorno di più un mentitore da strapazzo, una grottesca figura da burletta, antidemocratico e volgare, ma i media prezzolati non riescono ad andare al di là di tiepidi commenti, che sono messi ormai sempre più in sordina. Il debito pubblico è cresciuto di altri 100 miliardi, mentre i boiardi di Stato stanno più attaccati che mai ai loro stravizi e difendono ogni impunità. L’Italia ha perso ogni traccia di democrazia ma sotto i colpi cinici dell’iperliberismo anche la democrazia europea si è ridotta a una larva. L’unica speranza è che ne venga danno anche a quei magnati e finanzieri che ci hanno messi in queste condizioni con i loro giochi dissennati, così che facciano qualche sterzata utile al loro stesso interesse. Nel perdurare della crisi è sempre più evidente che le democrazie parlamentari devono essere rivisitate. L’Occidente è sempre più in crisi di fronte alla vivacità dell’America latina che si unisce in nuove leghe bancarie sotto la direzione della Cina e della Russia. Di fronte alla pochezza delle micropolitiche, le macropolitiche dei grandi colossi del mondo stanno scrivendo una nuova storia, Da questa storia l’Italietta dei Renzi e Berlusconi, dei Grasso e Boldrini, è avulsa per sempre.
La crisi europea è crisi del liberalismo politico che ha ormai perso ogni requisito di attendibilità e del liberismo economico che sempre più chiaramente porta l’Occidente alla rovina. Si è indebolito il rapporto che le democrazie parlamentari postulavano tra governanti e cittadini e questo è grave perché, per dirla con Edgar Morin: “Individuo e società esistono reciprocamente”. “La democrazia si fonda sul controllo dell’apparato di potere da parte dei controllati”. “La democrazia è più che un regime politico; è la rigenerazione continua di un anello complesso e retroattivo in cui i cittadini producono la democrazia che produce i cittadini”.
Ma se i cittadini rinnegano se stessi, se si vendono al mercato, se insistono nel votare e mantenere una casta imbelle che svende ogni nostro bene e diritto pur di tenersi uno straccio di potere, l’apparato non può che diventare sempre più oppressivo e iniquo, intollerabile alla fine. Per cui la bovina rassegnazione di pidiellini e piddini ha il gusto macabro ormai dei cimitero. Così quello italiano è una specie di suicidio collettivo inconsapevole ma allo stesso tempo fatale.
L’uomo si è separato dalla società. Il potere è ostile a entrambi, costituendo una specie di Stato sullo Stato, e a sua volta si è asservito al potere finanziario che è ormai l’unica forza che conta. Tutti i passi di Renzi vanno nel senso di questo depauperamento di democrazia e di rafforzamento di una cricca parassitaria guidata da una diarchia assoluta, ma coloro che sono stati defraudati di ogni sovranità e diritto non danno segno di vita, sembrano ogni giorno di più inerti ed esanimi. E non crediamo, quest’anno, che l’autunno porterà nuovi rigurgiti su questo mondo di morti.
L’opinione pubblica è stata manipolata in una nuova Matrix così da fare di noi dei complici dei peggiori e tutto a nostro danno. Siamo come pezzetti di legno trascinati dalla corrente, che non capiscono dove stanno andando.
Persi i valori civili, non siamo più né una comunità, né una Nazione, né una democrazia. Le ideologie sono sparite. Destra e sinistra sono diventate parole senza senso. Ma è sparito anche il senso di autodifesa personale, la reazione sana all’ignominia. Sono morti la consapevolezza, l’entusiasmo, il coraggio, lo spirito critico. Muore una Nazione. Parlare solo di crisi economica, a questo punto, è ridicolo.
E a quale punto basso siamo arrivati lo testimonia l’attaccamento cieco a due figure grottesche egocentrate come Renzi e Berlusconi.
La resistenza del ‘44 fu possibile perché esisteva una reazione contro gli invasori. Cosa accadrà oggi che un popolo senza spina dorsale non riesce nemmeno a vederli, i nuovi invasori? L’ipertrofia del liberismo ha prodotto l’inedia della democrazia e la fine del principio basico di sopravvivenza. Non ci sono più cittadini. Ci sono gli abulici, i rassegnati, i mafiosi, gli squadristi, i profittatori, gli insipienti. Io capisco che se uno l’intelligenza non ce l’ha non può darsela e che, se subisce una informazione deviata, può darsi che nemmeno sappia cercarsene una diversa. Ma ci dovrebbe essere un limite a tutto.
Tutto questo è potuto accadere perché la fortezza dello Stato è stata aperta ai barbari e i cittadini hanno difeso talmente poco i propri valori da perderli completamente, perdendo se stessi, il che vuol dire che quei valori erano una sopravveste debole e non radicata. 70 anni fa siamo stati capaci di produrre una Resistenza. Cosa producono oggi gli eredi dei partigiani di un tempo? Il nulla assoluto. Questo popolo infiacchito e rimbambito dai giornali, dallo sport e dalla televisione non riesce nemmeno a distinguere i propri nemici.
Ormai abbiamo emarginato la possibile ‘resistenza’ di un popolo alla tirannide, perché essa nasce dalla testa e dal cuore, ma in questa disfatta non esistono più né testa né cuore, ma solo una marea dispersa e confusa, in cui i pochi resistenti nemmeno si capiscono e si uniscono tra loro in una babele di egocentrismi ridicoli e sterili.
Dice Giulietto Chiesa: “Rimangono punti di “resistenza”, più o meno microscopici, incapaci di fronteggiare uno scontro epocale tra il Potere portatore di catastrofe e i diritti di ognuno. ”Occorrerebbe la partecipazione attiva, consapevole, di milioni di cittadini. Ma dove farla se i cittadini hanno rinnegato se stessi? L’idea dei 5stelle era buona: un nuovo concetto di sovranità popolare che trasferiva il potere agli elettori e limitava quello degli eletti. Ma come attuarlo se quelli che dovrebbero diventare i detentori della cosa pubblica si sono chiusi nel loro privato e vivacchiano solo per sopravvivere? Il sogno di una democrazia diretta è nei fatti troppo lontano dalla realtà, non perché sia di per sé irrealizzabile, ma perché l’ignavia degli Italiani e loro inerzia li trascinano verso il peggio. L’opposizione pensa solo a farsi delle guerre intestine. Resta solo l’autoritarismo, praticamente indisturbato. Eticamente, stiamo vivendo uno dei punti più bassi della nostra storia. Ormai è chiaro che la democrazia dei numeri è un’impostura semplicistica della sovranità popolare e in realtà l’anticamera della degenerazione oligarchica e del dispotismo”. Ma la democrazia diretta sembra ogni giorno più lontana, uccisa proprio da quelli che doveva liberare. Possiamo solo sperare nei corsi e ricorsi dell’esperienza storica che quando sembra arrivare ai suoi punti più bassi, ha prodotto da essa stessa quel balzo contro l’entropia che fa sempre arrivare a un livello superiore, ma in questa morta estate le mete sembrano sempre più lontane e gli Italiani sembrano diventati un esercito di zombi.”

LA COSCIENZA PLANETARIA

Dice Morin che ”il mondo è policentrico” per i processi di mondializzazione, demografici, economici, tecnici, ideologici, che non permettono più di distinguere un centro e una periferia. Pur esistendo un crogiolo di differenze culturali, religiose, di pensiero, si può realizzare un “mercato comune delle idee” nella concezione di una coscienza planetaria. Da una parte la visione avanzata e ottimistica di Morin vede il progressivo indebolimento delle regioni di imperialismo, colonialismo, culto del dominio, sfruttamento, disprezzo delle altre culture..mentre si espandono (o dovrebbero farlo) umanesimo, democrazia, desiderio di libertà, esercizio della ragione.. per cui egli postula una nuova Europa, non come dominio di una cricca liberista basata su banche e Borsa ma come una possibile confederazione di confederazioni, che si faccia modello al mondo.
E’ ovvio che tale sogno richiederebbe un governo democratico mondiale. Ma qui subentra un realismo pessimista che constata che a oggi non si può parlare né di una Europa realmente federale né di un super-Stato mondiale basato sulla democrazia. Per arrivare a ciò occorre innanzitutto una cultura planetaria ovvero una cultura della complessità. Ma l’umanità è ancora all’età del ferro. Occorre dunque civilizzare la civiltà ! E se non si allarga la presa di coscienza della salvezza comune della Terra non capiremo nemmeno il nostro comune destino planetario e non ci salveremo. Ma quello che il singolo governo non riesce a fare potrebbe in futuro venire a esistere per necessità dei popoli.
Ma come si crea la coscienza planetaria se si sta disperdendo la coscienza individuale?

EGAR MORIN E LA DEMOCRAZIA COGNITIVA

Edgar Morin parla di educazione alla complessità, mentre oggi il sapere è iperspecializzato e le masse ne sono esenti. L’ignoranza favorisce le dittature. Il pensiero della complessità ha molti padri nobili (come Stengers, Wiener, Bateson, Prigogine, Atlan, von Foerster, Ashby..)
Occorrerebbe favorire la circolarità dei saperi, con l’interdisciplinarità, così da avere una conoscenza che riflette su se stessa e si rende divulgabile ai più. Parlare di democrazia significa parlare di consapevolezza e questa non si può avere senza dati di conoscenza e senza capacità critiche. I cittadini dovrebbero essere in grado di possedere delle sintesi, per es. in diritto ed economia, che permettano loro di capire il mondo in cui vivono. Il sapere dovrebbe essere permanente, con un diverso lavoro scolastico e media che hanno anche un intento pedagogico. Chiama questo ‘democrazia cognitiva’. La democrazia è un sistema politico ma presuppone la riforma del pensiero. Appare subito ovvio che più il potere sarà autoritario, meno vorrà dei cittadini che capiscono e che pensano.
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(Edgar Morin è uno dei pensatori più importanti del mondo attuale, autore di un sapere
fortemente anticipatorio capace di incidere allo stesso tempo sulle materie umanistiche e scientifiche. L’UNESCO lo ha definito “uno dei più grandi pensatori viventi”. Il suo lavoro centrale e più importante è costituito da La Méthode, in 6 volumi e le sue oltre 50 opere sono tradotte e diffuse in tutto il mondo.)

LA DEMOCRAZIA DEI NUMERI MA SPESSO MANCANO ANCHE QUELLI

Ancora c’è chi ripete che la democrazia è il governo della maggioranza. Ma quello che ci hanno insegnato è monco e suicida. E spesso oggi si proclama ‘maggioranza’ ciò che esce da accrocchi infami di una parte con quella avversa in una notte dove tutte le vacche sono nere.
Pensare che la democrazia sia solo la forza dei numeri ha reso possibile che attraverso vie democratiche e solo a forza di numeri prendessero il potere in modo autoritario persone come Hitler, Mussolini, Stalin, Franco, Peron, Milosevic, Putin.. e che oggi
La democrazia dovrebbe essere molto di più di una pura forza numerica.
Dovrebbe essere, innanzitutto, la possibilità di accedere a informazioni veritiere con una stampa e una televisione libere e pluraliste.
Dovrebbe poi essere controllo degli eletti da parte degli elettori e possibilità da parte degli elettori di rimuovere gli eletti se indegni o traditori del programma.
Dovrebbe essere effettiva uguaglianza di tutti davanti alle leggi e possibilità per i cittadini di eliminare o modificare leggi fatte solo per la protezione o il potere degli eletti. E anche libertà dal timore del domani e dalla precarietà a vita.
Un sistema che aiuta ognuno ad aumentare le proprie conoscenza e la propria consapevolezza.
Un sistema che difende come prioritari i diritti dell’uomo, del cittadino e del lavoratore.
Sul piano politico, oggi, il numero degli elettori conta come il due di picche. Ciò che conta realmente è il profitto di gruppi di potenti che manipolano, plagiano e manovrano il corpo elettorale. Se il cittadino non sa e non capisce quello che vota, se i suoi interessi e bisogni sono sacrificati al profitto e al potere di grandi gruppi d’interesse che agiscono contro di loro, parlare di democrazia numerica è un paradosso. Abbiamo solo una gigantesca mistificazione ideologica.
Se mantieni il popolo in uno stato di ignoranza e lo fai votare, non hai democrazia, ma la non scelta di un popolo di inconsapevoli.
Avere il voto di dieci somari o di mille non cambia la valenza della democrazia.
La loro ignoranza la distrugge.
Non è il numero che fa la democrazia, ma la qualità degli elettori. E un governo che penalizza informazione e scuole e mantiene basso il livello di conoscenza dei cittadini è un governo che lavora solo per la dittatura..
Alessandro scrive: “Declassare il Senato e lasciare intatta la Camera, formata sulla base di una legge elettorale ultramaggioritaria, permette al partito che prende più voti un dominio assoluto: dittatura della maggioranza e dittatura del leader sulla sua stessa maggioranza. Svuotare il Senato significa fare della Camera, unica assemblea elettiva, un organismo prono al volere del capo. Era il sogno di B: Renzi sta “applicando il programma che B non era riuscito a realizzare.”
Ma, quando il popolo si lascia abbindolare da dei truffatori e vota contro se stessi, non è il numero dei votanti che conferma la democrazia, e non di democrazia si tratta, ma di demagogia.…e infatti le prime mosse dei 5stelle sono state nel senso di limitare gli eletti e farne dei funzionari al servizio dei cittadini, non diversamente da un avvocato o un commercialista al servizio di un cliente, con poteri limitati e a tempo e diritto di revoca e licenziamento, nominati solo e precisamente per fare gli interessi del cliente e curare i suoi bisogni.
Finché il popolo non riuscirà a imporre un sistema per limitare e controllare il potere, avremo la situazione opposta, in cui una piccola nomenclatura o, peggio, una persone o due persone associate, fanno interessi privati o di casta che col popolo non hanno niente a che fare.
Il bivio a cui si trova la democrazia parlamentare è oggi proseguire da una parte col rafforzamento della casta degli eletti a spese degli interessi collettivi, o limitarla e regolarla affinché curi gli interessi di tutti. Il discrimine che si pone come scelta necessaria è questo.
Servire una casta di notabili che svende lo stato e i diritti costituzionali a cricche finanziarie pur di trattenere ad libitum la propria fetta di potere. O rovesciare il sistema parlamentare attuale che crea democrazia di nome ma non di fatto e rifare Costituzioni più democratiche che limitano e controllano le attendibilità e le responsabilità degli eletti, con l’intervento di tutti come hanno fatto in Islanda o in Svizzera.

STORIA CHE SI RIPETE
ROSARIO AMICO ROXAS

Anche Mussolini era convinto di non essere succube di Hitler e di poterlo tenere sotto controllo; quando si rese conto che si trattava di una illusione fantasiosa, era tropo tardi. Ci volle una guerra civile per neutralizzare, ma solo in parte, gli effetti nefasti e devastanti di quella innaturale alleanza, una guerra civile nella quale le forze sane della nazione si ritrovarono nell’identità nazionale che superava le divergenze ideologiche: la Resistenza documentò le grandi possibilità dell’Italia, che erano naufragate sotto i colpi distruttivi del nazi-fascismo.
Ora è il turno di Renzi, anche lui convinto di “non essere in mano a B” e non si accorge che B si serve di lui per pulirsi i piedi prima di rientrare nella “stanza dei bottoni” per riportarla ad essere la “stanza dei bottini”.
E’ l’ingenuità dello sprovveduto che minimizza i pericoli di una alleanza di fatto tra una persona che ha raccolto le ultime speranza del popolo italiano e lo ha nominato (non eletto) suo corifeo, e un condannato mantenuto in vita politica da una assurda alleanza.
Renzi non si accorge che B gioca con parecchie carte, oltre a barare senza pudore. Con l’inutile Al Fano è saldamente dentro la maggioranza e impone le sue scelte. Con altre carte appoggia il governo per le riforme, ma impone le sue condizioni. Con altre, infine, gestite risibilmente da Brunetta, falchi e pitonesse, gestisce la sola opposizione numericamente significativa. Vuole dimostrare di essere indispensabile alla nazione, addirittura necessario, novello “padre della Patria” che promuove una riforma del Senato assurda e una nuova legge elettorale anticostituzionale, mentre cerca di esaltare se stesso, per condizionare i magistrati che devono ancora giudicare le sue tante malefatte, autodefinendosi “padre costituente” e “padre nobile”. Ha adottato la regia della moderazione imposta dall’avv. Coppi, per non urtare ulteriormente l’opinione pubblica, le Istituzioni e, anche la magistratura che vorrebbe si trovasse nella condizione di “interpretare” le leggi, prima di applicarle (come accaduto con la discutibile assoluzione nel processo Ruby, del quale si attende il terzo grado di giudizio).
Come si può ben valutare, Renzi è succube della tracotanza berlusconiana; lo si vede anche quando sparge sulla nazione un ottimismo di facciata, ricalcando i passi di B, quando affermava “la crisi era solo psicologica”, Il duo sta conducendo l’Italia a una rinnovata catastrofe. Siamo impantanati in riforme che non servono mentre se ne dovrebbero fare per generare sviluppo e posti di lavoro. Così Renzi trascura gli interessi collettivi per soddisfare gli interessi personali di un pregiudicato.

IL CAIMANO E LA LUCERTOLA
Mario Miguel

Quando il Caimano, rimasto sprovvisto di incisivi referenti politici, decise, nei primi anni novanta, di entrare in politica aveva due obiettivi fondamentali: a) tutelare le proprie aziende operanti in regime di monopolio e di totale arbitrio ( in assenza di normative chiare dedicate al nascente sistema della Tv privata ); b) garantirsi una immunità-impunità per via del suo oscuro passato di imprenditore edile capace di muovere vagonate di miliardi di dubbia provenienza.
Quel che accadde alle politiche del ‘94 e nei successivi sedici anni è andato ben oltre le sue aspettative. Neanche lui si aspettava che l’opposizione della Sinistra potesse essere così inadeguata, tronfia e becera. Quei due obiettivi degli inizi si sono via via arricchiti di tante smodate, ambiziose finalità, tanto da essere stato capace di compiere immani evasioni fiscali, di far approvare decine di terrificanti leggi ad personam, di imporre un asfittico regime di monopolio dell’informazione, e di far eleggere a delicati ruoli istituzionali decine di soggetti provenienti da ambienti malavitosi e da quello della prostituzione, trascurando in modo delinquenziale gli interessi generali del Paese.
Questo specchiato curriculum politico, per il quale ha subito esemplari condanne penali, ha invogliato la Sinistra (ancor più inadeguata, tronfia e becera) a stabilire con il Caimano un patto d’acciaio per dar vita a importanti riforme costituzionali. Illudendosi, forse, che il processo di espansione smisurato degli obiettivi predatori dello stesso sia ormai poca cosa ? O piuttosto ritenendo di poterlo sostituire con un rettile politico di stazza assai minore ma non meno simpatico nei modi e perfettamente omologo nella spregiudicatezza decisionale…
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QUANDO SUL BRITANNIA SI DECISE LA SORTE DELL’ITALIA
berluscameno

Per non dimenticare
Tutto è ormai perduto: la nostra debole democrazia è stata svenduta da tempo.
Ministro Scotti: “Tutto nacque da una comunicazione riservata fattami dal capo della polizia Parisi che, sulla base di un lavoro di intelligence svolto dal Sisde e supportato da informazioni confidenziali, parlava di riunioni internazionali nelle quali sarebbero state decise azioni destabilizzanti sia con attentati mafiosi sia con indagini giudiziarie nei confronti dei leader dei partiti di Governo”.
Una delle riunioni di cui parlava Scotti si svolse il 2 giugno del 1992, sul panfilo Britannia, lungo le coste siciliane. Sul panfilo c’erano alcuni appartenenti all’élite di potere anglo-americana, come i reali britannici e i grandi banchieri delle banche a cui si rivolgerà il Governo italiano durante la fase delle privatizzazioni (Merrill Lynch, Goldman Sachs e Salomon Brothers).
In quella riunione si decise di acquistare le aziende italiane e la Banca d’Italia, e come far crollare il vecchio sistema politico per insediarne un altro, completamente manovrato dai nuovi padroni.
A quella riunione parteciparono anche diversi Italiani, come Mario Draghi, allora direttore delegato del ministero del Tesoro, il dirigente dell’Eni Beniamino Andreatta e il dirigente dell’Iri Riccardo Galli.
Gli intrighi decisi sulla Britannia avrebbero permesso agli anglo-americani di mettere le mani sul 48% delle aziende italiane, fra le quali c’erano la Buitoni, la Locatelli, la Negroni, la Ferrarelle, la Perugina e la Galbani.
La stampa martellava su “Mani pulite”, facendo intendere che da quell’evento sarebbero derivati grandi cambiamenti.
Nel giugno 1992 si insediò il Governo di Giuliano Amato, personaggio in armonia con gli speculatori che ambivano ad appropriarsi dell’Italia. Amato, per iniziare le privatizzazioni, si affrettò a Consultare il centro del potere finanziario internazionale: le tre grandi banche di Wall Street, Merrill Lynch, Goldman Sachs e Salomon Brothers e trasformò gli Enti statali in Società per Azioni, valendosi del decreto Legge 386/1991, in modo tale che l’élite finanziaria li potesse controllare, e in seguito rilevare.
L’inizio fu concertato dal Fondo Monetario Internazionale, che, come aveva fatto in altri paesi, voleva privatizzare selvaggiamente e svalutare la nostra moneta, per agevolare il dominio economico-finanziario dell’élite. L’incarico di far crollare l’economia italiana fu dato a George Soros, un cittadino americano che tramite informazioni ricevute dai Rothschild, con la complicità di alcune autorità italiane, riuscì a far crollare la nostra moneta e le azioni di molte aziende italiane.
Soros ebbe l’incarico da parte dei banchieri anglo-americani di attuare una serie di speculazioni, efficaci grazie alle informazioni che riceveva dall’élite finanziaria, e fece attacchi speculativi degli hedge funds per far crollare la lira. Così, il 5 novembre del 1993 la lira perse il 30% del suo valore, e anche negli anni successivi subì svalutazioni. Nonostante i disastri delle privatizzazioni, le nostre autorità governative non hanno alcuna intenzione di rinazionalizzare le imprese allo sfacelo, anzi, sono disposte ad utilizzare denaro pubblico per riparare ai danni causati dai privati.
L’attacco speculativo contro la lira del settembre 1992 era stato preceduto e preparato dal famoso incontro del 2 giugno 1992 sullo yacht “Britannia” della regina Elisabetta II d’Inghilterra, dove i massimi rappresentanti della finanza internazionale, soprattutto britannica, impegnati nella grande speculazione dei derivati strutturati , come la S. G. Warburg, la Barings e simili, si incontrarono con la controparte italiana guidata da Mario Draghi, direttore generale del ministero del Tesoro, e dal futuro Ministro Beniamino Andreatta, per pianificare la privatizzazione dell’industria di stato italiana.
A seguito dell’attacco speculativo contro la lira e della sua immediata svalutazione del 30%, la privatizzazione sarebbe stata fatta a prezzi stracciati, a beneficio della grande finanza internazionale e a discapito degli interessi dello stato italiano e dell’economia nazionale e dell’occupazione.
Stranamente, gli stessi partecipanti all’incontro del Britannia avevano già ottenuto l’autorizzazione da parte di uomini di Governo come Mario Draghi, di studiare e programmare le privatizzazioni stesse. Ci si riferisce per esempio alla Warburg, alla Morgan Stanley, solo per fare due tra gli esempi più noti. L’agenzia stampa EIR (Executive Intelligence Review) ha denunciato pubblicamente questa sordida operazione alla fine del 1992 provocando una serie di interpellanze parlamentari e di discussioni politiche che hanno avuto il merito di mettere in discussione l’intero procedimento, alquanto singolare, di privatizzazione.
I complici Italiani furono il Ministro del Tesoro Piero Barucci, l’allora Direttore di Bankitalia Lamberto Dini e l’allora governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi. Altre responsabilità vanno all’allora capo del Governo Giuliano Amato e al Direttore Generale del Tesoro Mario Draghi. Alcune autorità italiane (come Dini) fecero il doppio gioco: denunciavano i pericoli ma in segreto appoggiavano gli speculatori.
Amato aveva costretto i sindacati ad accettare un accordo salariale non conveniente ai lavoratori, per la “necessità di rimanere nel Sistema Monetario Europeo”, pur sapendo che l’Italia ne sarebbe uscita a causa delle imminenti speculazioni.
Gli attacchi all’economia italiana andarono avanti per tutti gli anni Novanta, fino a quando il sistema economico- finanziario italiano non cadde sotto il completo controllo dell’élite.
Nel gennaio del 1996, nel rapporto semestrale sulla politica informativa e della sicurezza, il Presidente del Consiglio Lamberto Dini disse: “I mercati valutari e le borse delle principali piazze mondiali continuano a registrare correnti speculative ai danni della nostra moneta, originate, specie in passaggi delicati della vita politico-istituzionale, dalla diffusione incontrollata di notizie infondate riguardanti la compagine governativa e da anticipazioni di dati oggetto delle periodiche comunicazioni sui prezzi al consumo… è possibile attendersi la reiterazione di manovre speculative fraudolente, considerato il persistere di una fase congiunturale interna e le scadenze dell’unificazione monetaria”.

LA SOLUZIONE DI STIGLITZ E I NEOKEYNESIANI
berluscameno

Esistono ancora dei ” liberi” pensatori economici. E non sono neppure “mazzettari”.
Joseph Stiglitz parla con tranquillità dalle rive del lago Lindau, in Germania, che ospita l’annuale raduno dei premi Nobel.
Economista della Columbia, Nobel 2001, già capo dei consiglieri di Clinton e oggi “consulente- dissenziente” di Obama (ha spiegato che malgrado i suoi consigli la riforma finanziaria sembra “scritta sotto dettatura delle banche”), Stiglitz è il capofila di neo-keynesiani.
Ci dice: ”State rischiando una fuga di capitali dall’intera area UE di proporzioni mai viste. Ue e Bce si sveglino, ormai resta poco tempo per innescare la ripresa. La politica economica europea deve cambiare al più presto. Ogni giorno che passa il costo del ritardo di un’inversione di marcia si fa più pesante, e si accentua la sensazione di assistere ad un penoso fallimento dalle conseguenze catastrofiche. Ora che tutta l’Europa è in sostanziale recessione, Germania compresa, è grave che non si cerchi rapidamente di cambiare politica. Questo non è un disastro provocato da una guerra o un cataclisma, è il risultato di politiche sbagliate messe in atto dai politici europei, quelle dell’ Austerity e del Rigore a tutti i costi. La Germania doveva avviare politiche espansionistiche, dal varo di infrastrutture paneuropee a un aumento dei salari per stimolare la domanda, finché era in tempo. Ma ormai si è fermata. A forza di bloccare lo sviluppo, Berlino paga le scelte che ha imposto all’area euro. È stato fatto- infatti – un incredibile numero di errori. Ormai l’euro c’è e smantellarlo avrebbe costi proibitivi. Ma perseverare con queste attuali politiche economiche è drammatico. Già è sicuro che per l’Europa questo sarà un decennio perduto, ma se non si cambia strategia economica diventerà un quarto di secolo. C’è chi ostenta ed indica il recupero spagnolo: ma un Paese con la disoccupazione al 25% di che ripresa parla? E un continente UE dove la media della disoccupazione è del 12% perché non abbandona l’Austerity ed il Rigore e vara un grande piano di investimenti pubblici e di sostegno a quelli privati? E la Grecia, dove le ferite inferte al corpo sociale sono inguaribili? Tutto questo che accade in UE è stato causato da una politica fiscale folle e sconsiderata, impostata all’inizio degli anni ‘90, quando si credeva che una volta risanate le finanze pubbliche tutto si sarebbe risolto e il libero mercato avrebbe fatto il resto. Ed ecco il risultato”.
Ma in Italia gli economisti (strapagati) seguono pedissequamente ed imperterriti gli insegnamenti economici UE impartiti dalla Merkel.
“C’è un importante impegno sulle riforme. Però, attenzione: le vere riforme strutturali devono essere quelle europee. Comincerei con la riforma fiscale, e con l’introduzione di una tassa comune sulle rendite finanziarie. All’Europa serve un approccio socialdemocratico, che sia più vicino ai cittadini ed enfatizzi le politiche sociali. Intanto, la BCE ha buona parte della colpa di quanto succede nella UE. Ai tempi di Trichet ha fiancheggiato la politica tedesca (della Merkel) con tutte le sue rigidità. Ora Draghi dà segni di indipendenza ma la Bundesbank gli limita i movimenti. Speriamo che partano i prestiti “pro crescita” a sostegno delle imprese minori, e che l’unione bancaria proceda più velocemente estendendosi a un sistema di garanzie e di assicurazioni per i correntisti. Ma non basta: la BCE deve lanciare il Quantitative Easing (QE), e perciò bisogna varare in fretta i sospirati correttivi statutari che l’avvicinino alla FED, e poi deve organizzare il sistema degli Eurobond, l’ultima speranza per salvare l’euro. La Germania parla tanto di solidarietà: ecco una delle tante prove che deve dare”.

GLI ERRORI DEL NEOLIBERISMO
berluscameno

Gli errori (o orrori) smascherano i poteri forti dei mercati finanziari.
“Abbiamo sbagliato tutti “, ha sentenziato il nostro illuminato ministro Padoan. Ma è un pezzo che veniva detto. Ma non cambierà nulla, perché è un pezzo che continuano a sbagliare e non hanno mai cambiato nulla della loro ideologia economica, definita con una sola parola: “Austerità”.
NO, caro ministro Padoan, non ci siamo sbagliati tutti. Si sono sbagliati solo quelli che, invece che guardare la realtà nella totalità dei suoi fattori, l’hanno osservata con gli occhiali di una ideologia. E ancora oggi insistete nonostante i risultati siano sotto gli occhi di tutti, a riprova del fatto che il problema è solo la visione ideologica. Ma ormai è un vostro problema: il popolo si sta già organizzando per andare oltre e uscire dalla crisi.
Sono sempre gli stessi, quelli che occupano i posti importanti, considerati e venerati nel gotha accademico. Prendiamo, ad es., Olivier Blanchard: era capo economista del FMI, laureato al MIT e professore ad Harvard. Solo nel 2013 (tutti molto svegli e reattivi, “loro”!) si accorge che il “moltiplicatore fiscale “ per la Grecia non è più 0,5, come “loro” avevano previsto , ma ben il 1,5. Significa che “loro “avevano previsto che aumentando le tasse (o tagliando le spese) di 1 punto percentuale avrebbe portato a una diminuzione del PIL di solo il 0,5 %. Quindi hanno costretto la Grecia a tagliare il 2-3% aspettandosi un calo del PIL greco di poco superiore al 1%.Invece hanno scoperto (poi) con orrore e disappunto che il PIL era crollato di oltre il 4%. Avevano sbagliato i calcoli (poverini), non sapevano che in tempi di recessione il moltiplicatore fiscale può variare ed anche di parecchio. Bene, credete che il nostro super ministro all’ economia Padoan abbia appreso la lezione ed abbia modificato la sua strategia? Niente affatto. Perché qui non si tratta di ridiscutere il valore di un numeretto, si tratta di mettere in crisi un modello ed una ideologia.
Il modello è quello delle banche centrali indipendenti dal governo nazionale; l’ideologia quella del libero mercato (e della mano invisibile che aggiusta tutto!). E del resto come potremmo pretendere che Padoan la pensi diversamente da Blanchard? E’ stato capo economista dell’OCSE (un altro Ente che le previsioni del PIL le sbaglia tutte) dal 2009, è stato consigliere economico del presidente del Consiglio dal 1998 al 2001 (sia con Amato e sia con D’ Alema), proprio quando in Europa si definiva la struttura della BCE. Dal 2001 al 2005 è stato direttore esecutivo per l’Italia del FMI con responsabilità anche su Grecia e Portogallo. Cioè, quando la Grecia truccava i dati (mediante i derivati farlocchi), lui era uno di quelli che giudicava quei dati.
E Saccomanni ? Laureato alla Bocconi di Milano ed entrato in Bankitalia nel 1967. Sempre per Bankitalia ha lavorato presso la BCE, il FMI e la Banca Internazionale dei Regolamenti (BIR).
E Vittorio Grilli, anche lui laureato alla Bocconi, ministro sotto il governo Monti, oggi lavora presso la banca d’affari (truffaldina) JP Morgan.
E Monti? Presidente della Bocconi dal 1994, è stato commissario europeo per il Mercato interno dal 1995 al 1999, poi commissario per la Concorrenza fino al 2004.
Ha lavorato per la Goldman Sachs (buona questa Banca caritatevole!) come Draghi e per la Coca Cola Company (una delle più efferate multinazionali del pianeta! nda) Membro dell’ Aspen Institute, è stato anche presidente della Commissione Trilaterale e del Gruppo Bilderberg (che raggruppa i più grandi delinquenti del mondo economico!)
Insieme a Ciampi e Padoa Schioppa, tutti questi personaggi hanno mantenuto e sostenuto la stessa linea ideologica, quella della indipendenza delle banche centrali, del libero mercato, dei parametri di Maastricht e dell’austerità.
Il tutto condito dalla rinuncia della sovranità da parte degli stati. Una linea ideologica sostenuta e finanziata da interessate banche d’affari e da speculatori, ma in contraddizione con la scienza economica e matematica e pure con i fatti storici ed i risultati attuali. Tutti questi personaggi ideologicamente formati con lo stesso stampino, stipendiati lussuosamente e celebrati mediaticamente, come fanno poi a pensarla diversamente?
Ecco un esempio di dissidenza di pensiero da queste teorie economiche non appropriate: un certo Krugman, Premio Nobel del 2008, autore di ben 417 lavori scientifici di rilevanza internazionale, nel 1998 si esprimeva così: “L’Unione monetaria UE non è stata progettata per fare tutti contenti i paesi partecipanti. E’ stata progettata per mantenere contenta la Germania … Il pericolo immediato ed evidente è che l’Europa diventi come il Giappone: che scivoli –cioè – inesorabilmente nella deflazione, e che quando i banchieri centrali alla fine decideranno di allentare la tensione sarà-ormai – troppo tardi”.

PROSTITUZIONE, TRAFFICO DI DROGA E CONTRABBANDO NEL PIL: LA DIMOSTRAZIONE DI QUANTO L’ITALIA SIA ORMAI ALLA FRUTTA!
Yvan Rettore

Un giornalista televisivo intervista una famiglia.
“Allora qual’è la sua attività Signor Rossi?”
“Ufficialmente disoccupato!” risponde il Signor Rossi.
“Ma in realtà?” riprende il giornalista.
“Mi occupo di contrabbando e contraffazione, attività in nero, ovviamente!” risponde l’intervistato.
“Veniamo a lei, Signora Rossi! Lei di cosa si occupa?” chiede il giornalista.
“Sono casalinga e come attività part-time faccio la prostituta a ore.” replica la donna.
“E lei ne è al corrente Signor Rossi?” chiede il giornalista, rivolgendosi al marito.
“Certo! Sono io a fornirle i clienti, fra amici e conoscenti.” replica l’uomo.
“Bene. Veniamo a vostro figlio. Tu cosa fai nella vita? chiede il giornalista.
“Di giorno vado all’Università. Nel tempo che mi resta spaccio e sniffo cocaina.” risponde il giovane.
“E voi lo sapete?” chiede il giornalista rivolgendosi ai genitori.
“Certo! Oltre che consumatori noi stessi, la proponiamo ai nostri clienti ed amici”. replica il padre del ragazzo.
“Benissimo! Questa famiglia, Signori telespettatori, collabora attivamente alla crescita del PIL e quindi della ricchezza nel nostro paese. E va quindi presa ad esempio per la crescita complessiva della nostra economia.” conclude il giornalista.

Ho voluto introdurre il tema di questo intervento attraverso questa intervista grottesca quanto assurda, per dimostrare a quale livello rischia di arrivare (anche se temo che sia da tempo in fase di generalizzazione) la nostra società.
Il sistema occidentale sta facendo acqua da tutte le parti e continua ad aggrapparsi al PIL come metro di valutazione di crescita dell’economia complessiva.
In un tale sistema, in cui soltanto il profitto ad oltranza si giustifica, è ovvio che qualsiasi mezzo per raggiungerlo venga nei fatti accettato.
Non è un caso infatti, che le economie più ricche ed avanzate siano proprio quelle in cui le attività criminali sono maggiormente radicate e floride, specie quando queste sono incanalate in entità organizzate come la mafia o come viene denominata negli Stati Uniti, “l’Organizzazione”. Non importa quindi da dove provenga il denaro né come sia stato ottenuto. L’aspetto fondamentale non è la sua origine, ma la sua funzione consacrata dal sistema che vuole che sia in grado di alimentare qualsiasi forma di arricchimento e di investimento nel circuito capitalista globale.
La crescita del PIL è talmente superata come metro di valutazione del benessere sia perché i paesi mondiali leader in questo ambito sono tutti paesi poveri in cui i diritti umani e sociali vengono costantemente violati, sia perché da sempre l’aumento di questo dato avviene anche a causa di comportamenti quotidiani negativi individuali e/o collettivi: da quando accendi l’auto o il riscaldamento creando inquinamento, al taglio massiccio di boschi e foreste, per giungere perfino all’assurdità legata alla scomparsa di una persona che permette l’incremento di fatturato di attività ad esse collegate (pompe funebri, realizzazione di opere funerarie, fiori, ecc…).
Perfino l’ILVA, di cui si è tanto parlato in tutti questi mesi crea un aumento del PIL e questo malgrado tutti i danni all’ambiente ed alle persone che comporta fin dal suo insediamento operativo.
Sembrerebbe che i dati nostrani riguardanti le attività illecite che si intende inserire nel PIL pesino per oltre 30 miliardi di Euro! Secondo i partigiani di questa proposta, dovrebbe costituire una bella boccata d’aria per modificare le stime di crescita del nostro paese! Pazzesco!
Tuttavia, vi sono delle difficoltà oggettive nel valutarle anche perché sono da sempre attività che si svolgono quasi del tutto in nero. E’ lampante poi constatare la grande ignoranza (forse voluta) dimostrata da gran parte dei nostri media riguardo al tema della prostituzione, giungendo perfino a dichiarare che in paesi come la Germania o l’Olanda essa è legalizzata. Invece, non è esattamente così. Non è la prostituzione ad essere ivi legalizzata, ma piuttosto il fatto che coloro che la praticano devono esercitarla esclusivamente in luoghi atti a tale scopo come night o locali a luci rosse (in Germania) o quartieri ben delimitati ed in orari ben definiti (in Olanda). Al di fuori di tali contesti, la prostituzione è del tutto vietata. La donna che la esercita deve pagare l’affitto della stanza o viene remunerata attraverso i liquori che riesce a vendere al cliente attraverso una congrua percentuale da parte del proprietario del locale. In parole povere, non rilascia fattura per le sue prestazioni, ma è stipendiata come “ballerina”, “entraineuse” o “intrattenitrice”. Quindi, la tariffa che applica al cliente può ovviamente superare i costi fissi che deve sostenere e rimanere in gran parte in “nero”. Questa componente (la più cospicua) quindi non entrerà mai nel calcolo ufficiale del suo reddito reale e rimarrà tranquillamente rintanata nell’economia sommersa.
A prescindere da questi chiarimenti (dovuti!), tale proposta dimostra (se ce ne fosse ancora il caso) di quanto marcio sia ormai il sistema e di quanta scarsa capacità abbia nel rinnovarsi e nel riproporsi attraverso la formazione di una società equa ed effettivamente socialmente, ecologicamente e moralmente sostenibile.
Il riformismo tanto caro al PD è ormai alla frutta, perché se si giunge ad avvallare simili proposte vuole dire che tale sistema non è più riformabile, ma che conviene davvero buttarlo nei cessi della Storia e costruirne uno del tutto nuovo.
Come diceva giustamente il mitico Bartali: “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!”
Parole sacrosante!
Oggi più che mai!

MULTE ALLA LEHMAN BROTHERS
Nunzio Miccoli

Dopo il fallimento della Lehman Brothers, il governo americano ha multato per 16,65 miliardi di dollari la Banca d’America, la quale ha assorbito Merrill Lynch, per l’uso sconsiderato dei subprime sui mutui, che hanno generato gravi perdite agli investitori, tenuti all’oscuro dei rischi su queste operazioni d’investimento; fino a oggi, il gruppo ha speso 60 miliardi di dollari in risarcimenti a clienti, quest’ulteriore multa ridurrà gli utili dei piccoli azionisti, chiamati parco buoi dalle banche. Si spera che anche in Europa le autorità diventino altrettanto severe con le banche, fino a oggi coccolate, assecondate e aiutate, mentre in Italia la magistratura, anche con le denunce scritte, ha fatto finta di non vedere i loro abusi.
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TERRORISMO E PROVOCAZIONI INTERNAZIONALI
Nunzio Miccoli

Il governo ucraino è fatto di nazisti e nel paese si sono fatte elezioni truccate con un colpo di stato; ora il capo del governo, per eliminare l’opposizione, vuole rifare le elezioni con le candidature controllate; eppure questo governo ha il sostegno economico e militare tedesco, che fa sempre la morale all’Italia, e serve agli Usa per l’isolamento, il boicottaggio e l’accerchiamento della Russia, favorito con le sanzioni alla Russia che aggravano la crisi economica dell’Europa e della Russia; in questo quadro l’Italia, diversamente da altri paesi, pare che segua pedissequamente le direttive degli Usa, come fosse una colonia.
Il terrorismo e le provocazioni internazionali sono modi di fare politica; nel 1961 gli Usa avevano pianificato degli attentati terroristici contro Cuba, ai quali si oppose il presidente Kennedy; per intervenire in Vietnam, nel 1964 gli americani pianificarono l’incidente del golfo del Tonchino; dal 1969, per fermare i comunisti, in Italia ci furono attentati terroristici addebitati a vari paesi e servizi segreti. Quando, com’è il caso dell’Italia, gli attentati servono a destabilizzare un paese, a creare crisi di governo o a speculare sulla sua valuta, non si conosce mai il vero mandante, se invece gli attentati sono degli avvertimenti, questo conosce; in quegli anni in Usa aumentò sul governo l’influenza dell’agenzia spionistica NSA e dell’apparato militare.
Nel 1964 cominciarono i bombardamenti americani sul Vietnam, propedeutici all’intervento militare vero e proprio e la cosa si potrebbe oggi ripetere in Siria e Irak; insomma, le provocazioni e il terrorismo possono favorire gli interventi militari utili anche all’industria militare e alla ripresa economica. Da ricordare che Inghilterra e Piemonte si servirono della mafia contro i Borboni di Napoli e gli Usa si sono serviti della mafia per invadere la Sicilia; in politica e in guerra il fine giustifica sempre i mezzi, ai cittadini non è lecito ciò che è lecito allo stato.
La guerra terroristica fu fatta anche durante la guerra d’indipendenza americana, durante la guerra civile americana e durante il risorgimento italiano; però, in epoca moderna, fa a tutti orrore il terrorismo dell’ISIS contro i civili che, con la paura indotta, potrà servire ad acquisire ad esso il consenso in loco, ma lo farà perdere a livello internazionale. Comunque, come c’insegna la televisione, addestrata alla propaganda, l’asimmetria politica vuole che ciò che è lecito a una parte non è lecito all’altra parte, perciò si rimprovera solo alla Russia di attentare alla sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina e l’Onu fa eco agli Usa e alla Nato; però nessuno nega le infiltrazioni russe o le loro violazioni della frontiera da parte dei russi, in guerra ci sono sempre state.
Da sempre gli imperi e i grandi stati hanno addestrato, armato e finanziato i terroristi e le rivolte dei popoli; anche l’Italia fascista aveva finanziato i terroristi di Corsica, Irlanda, Tunisia e dei paesi balcanici, l’Inghilterra aveva finanziato gli etiopi che combattevano contro gli italiani, i russi sostennero i repubblicani spagnoli che combattevano contro Franco; i combattenti seguivano la vita della vendetta e perciò non sempre erano dei galantuomini e, inevitabilmente, a volte erano terroristi.
Gli stati, per favorire la guerra, hanno svolto anche azioni provocatorie all’estero, violando diritto internazionale, sovranità dei paesi, diritti civili e libertà fondamentali delle persone, loro scopo, dopo aver rubato ai propri sudditi, era rubare in altri paesi; in questa strategia, i giornalisti non allineati sono boicottati o ricattatati con il denaro o la prigione, con accuse di calunnia e diffamazione a quelli che vogliono fare della vera informazione, è così che in Italia è nata la legge fascista sulla stampa, ancora in vigore.

QUELLO CHE SI DOVREBBE FARE IN ITALIA E IN EUROPA
Nunzio Miccoli

Il governo Renzi progetta di recuperare risorse al bilancio dello stato, tagliando le pensioni pubbliche, che generalmente sono più alte di quelle private e hanno goduto di un trattamento di favore, osiamo sperare che tagli solo le pensioni più alte e quelle privilegiate. La scelta di Draghi di favorire una politica monetaria espansiva, in una situazione di crisi occupazionale, potrebbe far aumentare i prezzi e non è detto che favorisca la domanda.
Però potrebbe favorire i lavori pubblici negli stati che sanno investire sapientemente e celermente in questi settori, tra i quali però non è l’Italia, meglio servirebbe allo scopo una politica fiscale espansiva, cioè la riduzione della pressione fiscale, un’armonizzazione fiscale tra gli stati europei, l’abolizione dei paradisi fiscali europei, un reddito di cittadinanza anche per gli italiani e l’eliminazione dei vincoli ai bilanci degli stati. La cosa migliore sarebbe anche abolire le banche centrali, compresa la BCE, in tal modo, il Tesoro degli stati potrebbe immettere direttamente moneta, senza indebitarsi, ma, per non favorire l’inflazione, sempre nei limiti del 2% fissato dalla UE.
Con un deficit di bilancio al 2% e le emissioni monetarie limitate al 2%, il debito pubblico si stabilizzerebbe e decrescerebbe con i rimborsi e con la ripresa dell’economia che favorirebbe la crescita del reddito nazionale; in tal modo, l’Italia non sarebbe più assediata dalle manovre economiche annuali e dagli incrementi fiscali, con la riduzione del debito e il calo dei tassi, anche il peso egli interessi pubblici diminuirebbe.
Purtroppo le banche, che hanno determinato la crisi, e i loro padroni occulti, che sono anche padroni delle banche centrali e degli stati, non possono rinunciare al business dell’emissione monetaria che costituisce una tassa occulta a loro favore e a carico dei cittadini; però debito pubblico e debito privato bancario, mercato privato e stato sono solo falsi dualismi, perché lo stato è un’impresa privata occulta, che appartiene a privati eccellenti che operano nel mercato e sono soci dello stato. Quest’impresa è nata per riscuotere le imposte, in cambio di protezione, e poi ha imparato che si poteva guadagnare anche con il signoraggio monetario, le banche, sempre facenti capo a lor signori, per guadagnare di più, vi hanno aggiunto il signoraggio bancario e la speculazione finanziaria.
Per statuto, la BCE ha il compito di controllare l’inflazione e non di occuparsi della disoccupazione, poiché non può finanziare gli stati come ha finanziato le banche, per aumentare la liquidità in euro, dovrebbe paradossalmente acquistare titoli di stato americani e non degli stati europei; con ciò, finanzierebbe il debito pubblico Usa, ma, con la perdita, a causa dell’inflazione indotta, di mercati esteri, favorirebbe anche il deprezzamento del tasso di cambio dell’euro. Ora la bilancia valutaria dell’Europa è attiva e, di solito, gli stati hanno svalutato il tasso di cambio in condizione di passività e non di attività.
Keynes sosteneva che, per combattere la disoccupazione, nata con la crisi del 1929, non era sufficiente la politica monetaria, ma occorreva puntare sul deficit di bilancio invece che sul pareggio e occorreva puntare sui lavori pubblici e gli investimenti pubblici, che favoriscono l’occupazione e quindi la domanda; però la ripresa americana alla crisi del 1929 si ebbe effettivamente solo con l’inizio della seconda guerra mondiale, con le relative spese militari, con l’incremento della produzione a vantaggio degli alleati e con le aperture di credito a vantaggio di essi.
Per Keynes il mercato da solo non ha la capacità di autoregolamentarsi, come sostiene il dogma neoliberista, però nemmeno lo stato ha capacità taumaturgiche, perché è un’astrazione posseduta da un gruppo di privati che deve fare i suoi interessi, cioè è un’impresa privata occulta; oggi l’Europa langue perché, anche grazie alle delocalizzazioni industriali, vi crescono povertà, disoccupazione e disuguaglianze sociali, il welfare è sotto attacco da parte degli stati e delle istituzioni europee; prima Monti e poi Renzi, come ha fatto la Germania, hanno puntano a favorire la precarietà del lavoro, però la Francia sembra voglia resistere.
In questi ultimi anni, i dirigenti politici e bancari italiani, l’informazione italiana, gli economisti italiani e gli accademici italiani hanno dimostrato di conoscere poco quello che stava accadendo nella finanza internazionale e di conoscere poco gli scandali che avvenivano tra le classi dirigenti di paesi nostri soci; erano tutti intenti a guardare solo i vizi italiani, che detta fra noi, sono soprattutto vizi della classe dirigente italiana, che ha favorito il malcostume, ma hanno messo alla berlina l’Italia e gli italiani, anche di fronte allo straniero.
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MASADA n° 1567 2-9-2014 ROMANZO- UNA SECONDA POSSIBILITA’ -CAPITOLO 14

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Viviana Vivarelli

Entrare in pensione – L’arte dell’ospitalità – La meraviglia del cucinare – Metti la passione in ogni cosa che fai e supera te stesso a la vita diventerà meravigliosa

In realtà nessun essere umano indifferente al cibo è degno di fiducia.“

Manuel Vázquez …

Le stelle sono venute più vicine.

Forse verranno più vicine ogni sera.”

Dopo vari anni, praticamente dall’inizio della malattia di mio marito, ho potuto fare di nuovo un pranzo con gli amici ed è il primo che faccio da quando sono rimasta sola.

E’ stata una grande gioia, come riprendere la vita normale. Mio marito era solito fare dei pranzi meravigliosi ed era lui il cuoco della portate principali, a cui dedicava gran tempo e una cura infinita sia nella ricerca delle materie prime migliori. (“Un buon piatto – diceva- nasce già nella cura di quello che compri per farlo”. I suoi pranzi erano magnifici, sia per la cottura e presentazione. Io curavo solo i particolari secondari, i contorni, la tavola, la sala, ma era lui l’artefice e l’incantatore.

Mio marito era un iperattivo e, ora che è vicino a me solo in spirito, me lo ha detto chiaramente: “Io mi sono ammalato di eccesso”. Aveva lavorato tutta la vita in IBM come dirigente alle vendite, grosse vendite, per miliardi, che hanno procurato forti guadagni all’Ibm, tanto da farle ignorare che lui non riusciva a imparare una parola di inglese, e quel lavoro, che lo portava sempre lontano in giro per il mondo, lo aveva assorbito con una totalità assoluta, quasi inaccettabile per una moglie e una figlia che lo vedevano solo nei fine settimana e sistematicamente sfinito e nevrotico. Ma nel suo campo era diventato uno dei cinque migliori d’Italia, era stato riempito di premi, molto apprezzato e molto amato e questo lo riempiva di soddisfazione.

Per gli hobby, nei tanti anni di professione accanita, non c’era stato mai molto tempo. Da ragazzo avrebbe voluto fare la scuola di arti e mestieri e imparare a fare il muratore o il falegname, ma il padre architetto e la madre professoressa di lettere non lo avevano permesso e lo avevano voluto ingegnere, così aveva studiato a forza e malvolentieri, andando avanti solo grazie a una enorme intelligenza e memoria ma amando poco lo studio, mentre io ero una sgobbona. Per decine di anni, poi, si era trovato a dover fare un lavoro che non aveva scelto e che implicava un aggiornamento continuo, dunque uno studio costante, ma lo portava avanti comunque col massimo della volontà, sognando sempre un tempo in cui avrebbe potuto dedicarsi ai suoi hobby manuali. E così aveva comprato nel tempo vari attrezzi di lavoro, da falegname, da fabbro, da muratore.. (ricordo che il primo regalo che gli feci che eravamo ancora due ragazzini fu un grosso martello, che tenne sempre con sé) e nel poco tempo in cui veniva a casa andava in garage e ‘riordinava’ i suoi attrezzi, sapendo che purtroppo non avrebbe avuto il tempo di usarli. Malgrado questo, era riuscito, miracolosamente, a costruire varie cose. Agli inizi del suo matrimonio e lavoro, quando eravamo a Milano con pochi soldi, in una piccola orribile abitazione stretta e buia, era riuscito a portare a casa delle pesanti assi di pallet da imballaggio (al tempo i computer erano enormi) e ci aveva costruito una fratina con le gambe a ciabatta, bella e spessa, di color noce che abbiamo usato per tanto tempo. In genere io gli facevo i disegni e lui poi li riportava al legno. Non aveva, allora, un banco da lavoro, non aveva nemmeno una morsa e aveva costruito questo tavolo ‘in bagno’, assemblando le assi con degli stracci. Mia figlia, che era una bambina di 4-5 anni, quando le chiedevano che lavoro faceva il suo babbo, rispondeva: “Fa le segature”.
Poi per la casa di montagna, fece vari mobili i cui progetti aveva trovato su una rivista di falegnameria e lavoretti vari che si chiamava “Fai da te”: un grosso divano squadrato a sponde di legno, un tavolo, due panche, delle mensole…tutto in legno chiarissimo e venato, che io avevo completato con materasso e cuscini di grosso cotone bianco a mimose gialle.
Ma i suoi hobby erano arrivati soprattutto quando era venuto in pensione, e, dopo, lo avevano assorbito con la stessa intensità che aveva dedicato all’IBM, diventando delle vere arti, perché qualunque cosa facesse, voleva essere il migliore e a qualunque cosa si dedicasse, lo faceva a 360°, in gara con se stesso e facendosi insegnare dai più bravi, che erano in genere artigiani timidi e silenziosi, tutti suoi amici, che lo adoravano. Si cimentava in qualsiasi cosa. Quando cominciò a saldare si protesse male producendosi una dolorosa bruciatura alle braccia ed al viso.
Ricordo una volta che si ruppe una caviglia scendendo di macchina e infilando malamente il piede tra l’auto e il marciapiede e, nel tempo in cui dovette stare a casa col gesso, cucì dei cuscini con dei rombi di pelle colorata di un campionario di sua sorella che aveva una azienda di pelletteria. Li cuciva con una normale Singer da tessuti ma, mentre li assemblava, questi slittavano leggermente, per cui non combaciavano poi in modo perfetto, e ogni volta li scuciva con pazienza ricominciando da capo. Comunque riuscì a farmi due cuscini di pelle a losanghe colorate. Poi la tortura di stare a casa finì e tornò a lavorare ancora col gesso al piede.
Quando arrivò alla pensione, non riuscivamo a capire come avrebbe potuto fare senza il suo lavoro di dirigente, quel lavoro che lo gratificava così tanto e in cui si sentiva un dio in mezzo ai suoi collaboratori, e per un anno e mezzo soffrì molto per la differenza di vita, al punto da voler tornare a lavorare a Verona per uno dei vecchi clienti, come professionista autonomo, ma era troppo faticoso e le tasse lo divoravano, così capì da solo che doveva inventarsi una vita nuova e ci riuscì perfettamente.
Furono mille gli hobby a cui dette tutto l’entusiasmo dei neofita, ma uno di questi fu il cibo e ne fece una vera arte.
La sua esclusività era che, in qualunque impresa si impegnasse, ci metteva tutto se stesso, senza contare la fatica o il tempo. Era un uomo che viveva nella passione. E, quando parlava con estranei o amici, raccontava tutte le sue scoperte e i suoi progressi e trasmetteva tutto il suo ardore così da risultare affascinante. Non c’è nulla di più bello al mondo che godere di qualcuno che gode di quello che fa. La lezione di amore alla vita che ti trasmette vale più di una sferzata di energia, più di qualunque esempio esaltante.
Gli avevano dato un nome giusto: Fabrizio, che vuol dire ‘colui che fa’, faber, il costruttore, e, se c’era una cosa che ignorava era il tempo vuoto, il tempo della noia. In molte cose mia figlia gli somiglia, anche lei è una iperattiva, e credo che la lezione splendida che ha ricevuto da questo splendido padre, che era pochissimo presente di persona ma moltissimo presente come esempio di forza e vitalità, sia questo lato appassionato del suo carattere, per cui io lo dico sempre alle madri che temono di trascurare i loro figli se lavorano, se seguono una propria passione o se hanno poco tempo materiale di stare con loro, che non è la quantità del tempo con cui stiamo con i figli, ma la qualità che vale, e una madre che fa bene il suo lavoro, che ha un progetto di vita, una sua realizzazione, un suo ideale, e trasmette ai figli l’esempio di una persona appassionata e utile alla vita, li crescerà meglio di una casalinga annoiata e depressa che passa tutto il suo tempo in casa con loro, lamentandosi perché non è soddisfatta di sé.

Tra i vari hobby e le varie passioni, mio marito aveva un vero culto per il cibo e faceva del cucinare una vera arte e una gioia infinita. Aveva seguito anche dei corsi presso le sorelle Simili, gli ultimi che tenevano, perché ormai, quando le conobbe, le due signore erano già anziane. Erano due celebrità bolognesi che avevano tenuto corsi di cucina in tutto il mondo, a New York, a Parigi, a Tokio… Margherita a Valeria Simili, partite con un forno in Via San Felice, che era diventato un punto di ritrovo, prima dei buongustai di Bologna, poi di persone che arrivavano da tutto il mondo. Quando si iscrisse mio marito, c’erano giapponesi, indiani, americani che venivano a Bologna apposta per imparare, ristoratori, cuochi e anche amanti della buona cucina come lui. Credo che, quando lui le conobbe, fosse l’ultimo anno della loro scuola perché la chiusero nel 2001. Così si appassionò alle loro ricette, che rilegò in accurati fascicoli, e arrivava a creare cose magnifiche: corsi sul pane, sulla pasta… sulle polpette perfino. Mio marito ripeteva a casa con grande zelo le ricette imparate. Ricordo il corso di polpette, lui andava matto per le polpette e ne gustai di stranissime, ai carciofi, di agnello… Ricordo anche il corso sul pane che lo appassionò veramente. L’Italia è il paese del pane, ne abbiamo più di trecento tipi, e ognuno è un piccolo capolavoro di storia, di cultura, di radici ambientali. Quando un Italiano va all’estero il pane è la cosa che più gli manca, è il sapore di casa, e spesso proprio il pane del suo paese è quello che più gli dà il senso della sua patria, più della pasta. Quando io, che sono cresciuta a Firenze, sono a Londra o quando ero a Vienna, a Parigi, a Barcellona, sognavo il pane toscano, non raffinato, insipido, che quando lo mastichi ti lascia in bocca il sapore dolce del grano, che è come masticare una spiga ricolma. E non solo il pane sciocco toscano è unico ma unici sono i vari tipi di pane nei vari punti della Toscana: quello di Prato, di Pontassieve, di Marradi, del Mugello…ognuno con la sua specificità, introvabile altrove, pane di casa tua.
L’insipido pane toscano ben si lega ai sapori forti degli affettati, il prosciutto crudo e salato, la prosciuttella, la sbriciolona, la soprassata, la finocchiona, le salsicce di cinghiale… e tutte tagliate a mano, alte, perché la lingua ha da trovare il gusto pieno e forte, ché nel sottile si sperde. E quel pane sta benissimo nei crostini di fegatini di pollo, nella bruschetta, nella panzanella, nella ribollita, nella pappa al pomodoro… E quando il pane è fatto bene, dura una settimana e non un giorno e mezzo, come questi falsi pani precotti che ci ammaniscono le Coop.
Così mio marito imparò a fare il pane alla maniera delle sorelle Simili, le focaccine, i cornetti, la treccia, i panini dolci, la ciambella pasquale farcita di uova sode… Il più difficile a farsi fu il panettone salato, quello che si taglia a strati orizzontali per farcirli poi diversamente a ogni strato, con funghi, formaggio, prosciutto, maionese.. Si deve farlo cadere con una lievitazione che gioca sulla forza di gravità, per cui il panetto deve essere ben sospeso, in precario equilibrio, a capo in giù, tra le spalliere in bilico di due sedie, così che si allunghi prendendo la forma voluta.
Comprò anche un sacco di piccoli arnesi da cucina, pinze, termometri da forno a secco o per immersione, wok, grattugie di ogni tipo, miscelatori, frullatori, macchine che facevano la julienne… persino un doppio colino a rete che serviva per friggere i nidi di patatine fritte al modo trentino. Aveva anche le formine per fare le uova di cioccolata.
Preparare piatti perfetti era uno dei suoi tanti hobby e gli permetteva di farne godere gli amici. Ma amava anche fare i liquori e aveva fatto una ricerca nelle campagne per trovare vecchie ricette che sembravano formule magiche “Il giorno di San Giovanni a mezzanotte cogli 24 noci…”… il nocino, il latte di suocera, il limoncello, roba non da giovincelli che spesso sfiorava i 45°. Era un cultore della grappa bianca e le sue grappe erano rinomate, gli era stato anche regalato un alambicco per fare la grappa ma non riuscì mai ad usarlo… Ma era abile a farsi dare sfusi vini che sfusi non li troverete mai come l’Amarone o il Brunello di Montalcino, ma era così simpatico e cordiale che affascinava i produttori.
Una volta, con degli amici, comprò un maiale che venne lasciato dal contadino a ingrassare e poi fu macellato da uno di loro che era macellaio e lui pretese di insegnare agli amici bolognesi la ricetta della soprassata toscana che è diversa dalla testa in cassetta dell’Emilia, molto più colorita, speziata e di sapore. Ma, quando applicò il ‘pizzico di spezie’ all’impasto esagerò con la dose e il salume risultò profumato da non reggersi e immangiabile.
Ogni estate faceva una mole imponente di verdure sott’olio, carciofini, cipolline, zucchini farciti di acciughe e peperoncino, aglio sbianchito, rosee marmellate di cipolle per i bolliti, bronzee marmellate di pomodori verdi e poi pesche in barattolo, ciliegine, frutta sotto spirito, verdi bottiglioni panciuti pieni di strati di frutta sotto grappa: uva passa, prugne, uva fresca, albicocche, amarene… e le pescava con un suo ramaiolino piegato a cucchiaino, per la gioia degli amici. Aveva per le sue preparazioni una pazienza straordinaria e consideriamo che nessuno in casa ne mangiava. Quando si metteva a preparare le cipolline, metteva sul viso la maschera da saldatore per non lacrimare e me lo immagino ancora seduto pazientemente tra i fornelli e i barattoli, con quei suoi grembiuloni blu elettrico che aveva comprato in Trentino, come sono le parannanze degli artigiani.
Mio marito era un uomo bellissimo e cordiale, con un forte senso dell’accoglienza. Era un uomo prestante e notevole, era stato un giocatore di basket ed era alto un metro e 88, con un viso delicato da biondo, gambe e mani bellissime e un portamento elegante. Ma la cosa più bella che aveva e che mantenne fino all’ultimo, anche quando diventò muto per la malattia, era la spontaneità e la grazia del sorriso. Per quel sorriso lo ricordavano tutti, anche le commesse delle Coop. Aveva un senso altissimo dell’amicizia ed era un ottimo anfitrione. Credo che abbia speso cifre enormi per far star bene gli amici. E sicuramente ha dedicato loro gran tempo della sua vita, spesso più che alla famiglia. Questo non mi preoccupava perché stimo l’amicizia come una delle cose più belle del mondo e per fortuna mia figlia ha preso dal padre questa capacità di accogliere gli amici nella sua casa e di cucinare per loro. Amici e anche sconosciuti, perché abita a Londra che è un po’ il crocevia del mondo e spesso la suocera di Manchester, che è una missionaria della Nuova Chiesa di Inghilterra e ha lavorato per 20 anni in India, le manda indiani, bengalesi, asiatici.. che devono poi imbarcarsi in aereo per l’Asia e lei accoglie tutti con la stessa grazia, amici e sconosciuti, a mangiare e a dormire, con lo stesso garbo allegro e cordiale di suo padre. Fabrizio faceva sempre così con tutti.
Ricordo una volta che ero nella casa di montagna e lui lavorava in città e mi fece sapere che, visto che in casa a Milano c’era solo lui, aveva deciso di ospitare per un mese una famiglia di Indiani, due coniugi con tre bambini, temporaneamente senza alloggio. “Erano senza casa – mi disse come un’ovvietà- e io avevo la casa vuota per cui…”. Me lo disse come una cosa normale, scontata. Probabilmente non li conosceva nemmeno, gliene aveva solo parlato qualche amico. Io non conobbi mai la famigliola indiana, ma fu di un’altissima civiltà. Mi lasciarono la casa in perfetto ordine, solo, in frigo, trovai una tazza di salsa di pomodoro.
Mio marito era così, col cuore in mano. Una volta arrivò a casa zuppo durante un violento temporale. Aveva dato il suo ombrello a un barbone: “Sennò si bagnava”, si scusò. Il problema era che aveva un abito da lavoro, scuro e costoso, che ora pendeva miseramente completamente inzuppato.
Con la stessa naturalezza ospitò in casa per sei mesi una ragazza handicappata del paesello di montagna, che aveva una sindrome che le aveva deformato le ossa e la sera, quando tornava a casa, le insegnava ad usare il computer, mentre di giorno lei frequentava un corso comunale di informatica, così, grazie a questo apprendimento e al suo handicap, poté poi essere assunta in Comune come impiegata.
Sempre per sei mesi ospitammo in casa, insegnandogli l’italiano e l’informatica, il figlio di due vecchi coniugi del paese, che avevano passato parte della loro vita in Argentina come fornai e in Argentina avevano lasciato l’unico figlio con la sua famiglia di quattro figli, ma in Argentina le cose andavano malissimo e così mio marito si premurò di spostarli tutti in Italia. Ospitò questo giovane creandogli una lingua e una professione e trovandogli lavoro. E, quando la moglie e i quattro bambini vennero anche loro presso i nonni, in montagna, demmo loro tutto quello che avevamo tenuto di mia figlia quando era piccola, dal seggiolone alla carrozzina ai vestiti, davvero un sacco di roba.
Come spesso accade nella vita, sia il padre della ragazza handicappata che questo giovane italo-argentino ricambiarono le attenzioni ricevute e le cure prestate facendoci del male, ma questa è un’altra storia.

Mio marito dunque era un artista degli hobby. La sua regola era: se fai qualcosa, fattelo piacere e fallo meglio che puoi, in gara con te stesso.
Per fare le pizze aveva costruito un forno nella prima casa di montagna con l’aiuto del nostro padrone di casa che era il muratore del paese, e aveva fatto un forno straordinario in pietra, molto bello, con l’imbocco regolamentare col vetro spaccato in due come compete a ciò che deve stare sotto un forte calore e due piccoli oblò, uno per guardare e l’altro per far luce con una torcia.
A Bologna per la sua ’casa dei giochi’ si era poi comprato un vero forno da pizzeria che aveva impiantato nel ‘Covo’, la sua seconda casa di città, un appartamentino su un cortile, aperto tutto il giorno agli amici, la casa dei suoi hobby, dove passava le giornate, apparendo in famiglia solo ai pasti e per dormire.

Aveva fatto un vero studio sulle farine di cui si era fatto mandare campioni da tutto il mondo, e quelli che glieli inviavano gli chiedevano poi quanti quintali volesse ordinarne, credendo che avesse una azienda di panificazione. Aveva scoperto così la farina Kamut (Ka’moet che, che nella lingua egizia significa “anima della terra” o ‘grano del faraone Kut), che si diceva nata da chicchi di grano trovati in una piramide (ma forse veniva dall’Iran), che poi erano stati seminati nel Montana ed era più sostanziosa e nutriente della nostra e non aveva bisogno di antiparassitari o fertilizzanti, producendo un forte grano biologico.
E aveva fatto uno studio sui tempi e le temperature della lievitazione per pane e pizze, prendendo un vecchio frigorifero apposta per graduare i panetti lievitanti alla temperatura ottimale. In casa metteva un piano di mattone refrattario nel forno elettrico per ricreare l’ambiente per la pizza e usava sia una impastatrice professionale che una vera pala da forno. Nel suo forno da pizzaiolo poteva fare pizze per tutto il cortile. Ma anche pane, dolci, grandi teglie di patatine, costine di maiale e salsicce, che offriva nel cortile stesso su grandi tavoli rustici e panche a comitive di amici del cortile.

Mangiare insieme ad una stessa tavola è uno dei grandi piaceri della vita che fa parte della convivialità, dell’amicizia, del dono. E’ una delle tante cose belle che possiamo godere, la gioia dello stare insieme, la fratellanza di mangiare del cibo insieme, che fa sentire le persone migliori e più amabili. Ricordo una delle mie più grandi e nobili amiche, la Silvia, una vecchietta del paesino di montagna, poverissima ma ospitale, che friggeva per noi delle frittatine deliziose fatte con le ortiche e le uova delle sue galline e ci faceva un caffè lungo lungo e tutt’acqua, condito con le sue storie del paese che fu e la sua allegria e noi ‘cittadini’ andavamo a trovarla per stare con lei in letizia sul suo divano sfondatom tra le mosche, le galline e i suoi gatti, eppure non avremmo potuto stare meglio all’Hilton.

Uno dei film che più mi è piaciuto nel tempo è il danese ‘Il pranzo di Babette’ di Gabriel Axel, da un libro della Karen Blixen, che racconta della migliore cuoca di Parigi, che dopo la rivoluzione della Comune di Parigi che le ha ucciso marito e figlio, è costretta a scappare e si rifugia in Danimarca, in un paese poverissimo abitato da vecchi, dove, senza rivelare la sua identità, va a servizio dalle due figlie del defunto decano, che vivono in estrema ristrettezza, cuocendo erbe di campo e poco altro e occupandosi dei più poveri e malati. E’ una vita di una povertà e semplicità estreme. Ma, dopo quattordici anni, da Parigi arriva a Babette la vincita di diecimila franchi d’oro alla lotteria. Le due sorelle pensano che Babette userà la grossa somma per tornare in Francia, ma lei chiede di poter dedicare un pranzo alla memoria del pastore loro padre, nel centenario della sua nascita. Vuol ricambiare l’ospitalità ricevuta dalle due garbate e timide sorelle creando un magnifico pranzo, per cui farà venire da Parigi le cose migliori, non solo tovaglie, bicchieri e stoviglie di gran pregio e vini di qualità, ma manicaretti squisiti che mai le due povere sorelle e i vecchietti altrettanto miseri del paese in tutta la loro vita avrebbero potuto assaggiare: ostriche, quaglie, tartufi, perfino una grossa tartaruga. A questo pranzo incredibile saranno invitate anche le due autorità della zona, il generale con la sua nobile madre. I vecchietti prendono con grande diffidenza questo incredibile e fastoso pranzo, litigano tra loro e guatano tutto con estremo timore: “Dev’essere una specie di limonata”, dice uno allo champagne e si ripromettono di rifiutare o criticare tutto quello che sarà loro offerto. Ma a poco a poco la dolcezza dei cibi, la bontà dei vini, la luce delle candele, lo scintillio dei calici, la bellezza dell’incanto operano un miracolo e quelli che tra loro sembravano ormai incompatibili e stizzosi si sciolgono, si abbracciano, si riconoscono fratelli, si amano, mentre il generale riconosce dalla fattura dei piatti la più grande cuoca di Francia e lo rivela. “Ogni ora siederò a pranzare con voi: non con il mio corpo, che non ha importanza, ma con il mio spirito. Perché stasera ho imparato, mia cara, che in questo nostro splendido mondo ogni cosa è possibile”.

Alla fine della straordinaria cena, il colonnello ripartirà beato con la nobile madre sulla sua carrozza dorata e quei vecchietti, che il giorno prima erano nemici tra loro, si ritroveranno, sazi ed ebbri, nella piazzetta sotto la luce della luna in un girotondo di gioia, pacificati e lieti, attorno al vecchio pozzo.
Ora che Babette è stata riconosciuta potrebbe tornare a Parigi, ma in quel magnifico pranzo ha speso tutta la sua vincita, non le resta più nulla e ormai in Francia non ha più nessuno. E’ stata ricca per un solo giorno ma ora ha speso tutto il suo denaro, tuttavia non è povera, perché, come lei dice: “Un artista non è mai povero”.
Dirà il generale Lowen alla fine del pranzo, riprendendo un discorso del decano: “Misericordia e verità si sono incontrate, amici miei, rettitudine e felicità debbono baciarsi, nella nostra umana debolezza e miopia crediamo di dover scegliere la nostra strada in vita e tremiamo per il rischio che quindi corriamo. Abbiamo paura. Ma no. La nostra scelta non è importante, viene il giorno in cui apriamo i nostri occhi e vediamo e capiamo che la grazia di Dio è infinita. Dobbiamo solo attenderla con fiducia e accoglierla con riconoscenza, Dio non pone condizioni, non preferisce uno di noi, piuttosto di un altro. Ciò che abbiamo scelto ci viene dato e allo stesso tempo ciò che abbiamo rifiutato ci viene accordato, perché misericordia e verità si sono incontrate, rettitudine e felicità si sono baciate“.

Anch’io, dunque, ho fatto il mio pranzo, non certo come quello di Babette e, putroppo, nemmeno come avrebbe potuto fare mio marito, ma importante per me perché è il primo, dopo tanti anni, ora che sto riemergendo alla vita, dopo la lunga malattia di mio marito e la sua morte, e so che il mio pranzo non avrebbe mai potuto stare alla pari con i suoi, perché non so cucinare come lui, ma ho fatto del mio meglio per preparare un pranzo tipico toscano.
Un antipasto di bruschette su pane insipido tostato leggermente con pomodori datterini, olio toscano, aglio e basilico appena colto; striscioline di pecorino stagionato; grosse olive verdi e nere; crostini toscani su pane toscano con paté di fegatini di pollo, capperi e porcini; piccole cipolline rosse di Tropea sott’aceto; e certi cuori grandi di carciofo sott’olio semplici e col gambo che ho trovato al mercato; prosciutto crudo salato toscano.
Per primo: ravioli quadrati di magro alla toscana con spinaci, ricotta di pecora, parmigiano e noce moscata, con pommarola fresca.
Infine una gran teglia con fondo di patate, pezzi di pollo, coniglio, quaglie, salsicce e costine di maiale, spolverata finemente di rosmarino e aglio frullati.
Sul piattino a lato dei microscopici panini croccanti.
Pisellini Primavera dolci. Peperonata.
Per chiudere mi sono fatta fare da un vicino, perché io non so fare i dolci, una torta magnifica di pan di Spagna, panna montata e crema pasticcera, guarnita di ciliegine.
Poi liquorini, Jagermeister, Amaro lucano, whisky e caffè.
In tavola un conchino di mirabelle, piccole susine goccia d’oro, molto lassative.
Pignoletto durante il pranzo e moscato sul dolce.
Non sono Fabrizio e ho fatto vari errori. Intanto non avevo il Limoncello che piace alle signore. A metà cottura avrei dovuto levare dal fondo delle teglie il sugo che i pezzi di carne avevano rilasciato e questo avrebbe reso più asciutte le patate. Poi ho cotto almeno il doppio di quanta carne occorresse, era inutile mettere un pezzo di ogni cosa a testa. I pezzi di pollo e coniglio erano troppo grossi, meglio porzioni piccole. Non ho messo i peperoni dentro sacchetti di carta del pane in forno ad annerire la buccia e poi toglierla nell’acqua fredda, il che li avrebbe resi più digeribili, ma mi sono fidata di chi mi ha detto che bastava sbollentarli, il che non è vero, perché poi la buccia non veniva via. Lui avrebbe curato di più i vini e non avrebbe mai messo un vino bianco su un arrosto, avrebbe scelto un Chianti o un Amarone, ma qui a Bologna il rosso non va molto. E sicuramente avrebbe chiuso con i biscottini di Prato fatti da lui ancora teneri con le grosse mandorle tostate, da inzuppare nel vin santo.
Ma va bene così.
Mentre cucinavo, mi sembrava di sentirlo che borbottava, come faceva sempre, dicendo che non sono abbastanza precisa, che non ci metto abbastanza tempo, ma io sono un ariete e gli arieti si sa, corrono via veloci.

Amore, sesso e cibo sono le tre gemme della vita.
Rispettale e onorale, perché sono tre altari
dove varrà la tua grazia, il tuo gioire al mondo,
la tua capacità di donarti a coloro che ami.

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INDICE ROMANZO

CAPITOLO 1 : http://masadaweb.org/2014/07/13/masada-n-1545-13-7-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-1/

Regressioni a vite precedenti – La guarigione a distanza – Le visualizzazioni- I numeri simbolici

CAPITOLO 2 : http://masadaweb.org/2014/07/17/masada-n-1546-17-7-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-2/

Le malattie psicosomatiche – Induzione e ipnosi come forma di terapia – Le verruche

CAPITOLO 3 : http://masadaweb.org/2014/07/22/masada-n-1547-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-3/

Tutto comincia dalla testa – Talismani: la croce di Ankh – Rievocare altre vite o momenti traumatici del passato – Incubi ricorrenti – Leggere negli altri una storia fatta di tante storie

CAPITOLO 4 : http://masadaweb.org/2014/07/28/masada-n-1550-28-7-2014-una-seconda-possibilita-romanzo-capitolo-4/

Isobare psichiche – Rane – La lezione del dolore – La lezione del piacere – La sessualità sacra – La verginità eterna – Ma cos’è l’orgasmo? – Eiaculazione precoce, vaginismo e omosessualità

CAPITOLO 5 : http://masadaweb.org/2014/07/29/masada-n-1551-29-7-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-5/

Pene d’amore – Il tradimento – La trasgressione – Amare l’impossibile

CAPITOLO 6 : http://masadaweb.org/2014/08/06/masada-n-1552-6-8-2014-una-seconda-possibilita-romanzo-capitolo-6/

La casa infestata – Sogni premonitori – Messaggi dall’al di là – Le vite precedenti

CAPITOLO 7 : http://masadaweb.org/2014/08/13/masada-n-1554-13-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-7/

Storia di Deneb – Testimonianze sulla premonizione – Sentirsi estranei a questo mondo – Rispettare la propria unicità – La diversità è un dono – I prescelti

CAPITOLO 8 : http://masadaweb.org/2014/08/13/masada-n-1555-13-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-8/

Le discriminazioni – La cultura è il frutto del potere – Rifiuto sociale delle diversità – Chiaroveggenza – Il motivo per cui siamo venuti a nascere – Un compito che si realizza in più esistenze successive – Profezia – Il terzo occhio – L’archivio globale

CAPITOLO 9 : http://masadaweb.org/2014/08/16/masada-n-1557-16-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-9/

Il mio amico omosessuale – I segni sincronici – L’essenza di una coppia

CAPITOLO 10 : http://masadaweb.org/2014/08/21/masada-n-1560-21-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-10/

Esistere come non umani – Nostalgia delle esistenza perdute – Altri mondi-

Siamo tutti angeli caduti – Un messaggio dell’Imperatore

CAPITOLO 11 : http://masadaweb.org/2014/08/23/masada-n-1562-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-11/

Vedere i fantasmi – Bachi vampirici, boli, ragnatele, girandole di luce – I punti nodali – Figure non terrestri – Una guarigione miracolosa- Uscire dal corpo – La psiche, l’anima, lo spirito – il Tunnel – L’Osservatore- L’Aldilà

CAPITOLO 12: http://masadaweb.org/2014/08/25/masada-n-1563-25-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-cap-12/

Un ignoto chiamato l’angelo – La potenza energetica di un gruppo – Messaggi da lontano – L’animale totemico – La voce diretta – La scrittura automatica – Storia di Lucina

CAPITOLO 13 : http://masadaweb.org/2014/08/30/masada-n-1565-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-13/

Omaggio a Elisa – L’amore è più forte della morte- I figli. Un mistero

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MASADA n° 1568 3-9-2014 TRAVAGLIANDO

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Continuano le balle di Renzi – Marco Travaglio: Cosa loro; Renzi con-gelato; Travaglio smonta Renzi; Sturmtruppen; La schiforma psichiatrica; Ma mi faccia il piacere; Sotto il secchio niente; Armiamoli e partite; Alla fiera dell’est – Islam – Fallito il piano sbloccaitalia di Renzi per mancanza di fondi – Intercettazioni – Grave responsabilità della Bce per la deflazione – Autunno caldo- Truffa delle armi ai Curdi – Islam

Riforma? È lo strapotere assoluto della maggioranza” (Silvia Truzzi).
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Incongruenze Bce: Draghi offre un patto per lo sviluppo, sì agli investimenti ma la spesa va tagliata. E con che li facciamo gli investimenti? Con l’aria fresca?
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Non vi può essere vera democrazia a meno che i cittadini di un Paese comprendano che essi sono i sovrani e i protagonisti principali,agendo di conseguenza con saggezza e responsabilità .La democrazia non adempirà la sua missione a meno che gli individui si alzino con maggiore informazione e coinvolgimento e,uniti,lottino in favore della giustizia controllando le attività dei potenti.
(D. Ikeda)

SERGIO DI CORI MODIGLIANI

29 agosto 2014. Renzi dichiara: “Abbiamo creato ben 100 mila nuovi posti di lavoro”. Non ha specificato dove e come.
48 ore dopo l’Istat comunicava che la disoccupazione ha raggiunto il livello di 12,6% ed è aumentata a Luglio del 3,8%,toccando il livello più alto mai raggiunto dal 1954.

Sempre il 29 agosto, Renzi dichiara: “Grazie agli incentivi del governo sono nate in questi ultimi mesi nuove startup di giovani che si lanciano con ottimismo nel mercato”. Il giorno dopo l’ufficio statistico del Ministero del Lavoro annunciava che da quando Renzi si è insediato si sono persi 1000 posti di lavoro al giorno. Finora ha provocato la perdita di lavoro per ben 212.000 unità lavorative. La disoccupazione giovanile ha raggiunto il 48%.

1° settembre 2014, Renzi dichiara: “Devo sottolineare la buona notizia degli esperti che ci comunicano che i consumi in agosto sono aumentati anche se di poco, appena un +0,2%. Ma ciò che conta è segnalare la ripresa dell’economia italiana e dell’ottimismo da parte dell’industria. Sarà l’Italia la locomotiva d’Europa!”.
Neppure 6 ore dopo, il presidente di Confindustria Squinzi dichiara: “Siamo in una situazione drammatica, forse il governo non si rende conto che il paese sta affondando”. Dopo 12 ore l’ufficio statistico di Confcommercio dice che i consumi interni in agosto sono diminuiti del -3,8% raggiungendo il livello del 1959 e provocando l’effetto deflazione.

Riporto un po’ di editoriali di MARCO TRAVAGLIO sulla politica interna ed estera:

COSA LORO

Tecnicamente si chiama “eterogenesi dei fini”: quando un’azione produce l’effetto opposto a quello sperato dal suo autore. È quel che accade ai nostri politici che tentano di negare o sminuire la trattativa Stato-mafia, e più ci provano più ne confermano l’esistenza e l’importanza. L’altro giorno sono state depositate e rese note alcune conversazioni fra Riina e il suo compare di 41-bis, in cui il boss delle stragi augura la morte a don Luigi Ciotti. Napolitano e Renzi hanno subito telefonato al sacerdote per dargli la solidarietà delle istituzioni, com’è giusto, doveroso e normale che sia. Purtroppo non hanno fatto altrettanto 9 mesi fa, quando furono divulgate le frasi di Riina che non si limitava a voler morto il pm Di Matteo, ma aggiungeva ripetutamente, ossessivamente che va eliminato con una strage tipo Capaci e via D’Amelio, e che “dobbiamo farla subito”. Da allora, era la fine del 2013, si attende che Napolitano e Renzi chiamino Di Matteo o almeno pronuncino il suo nome e cognome accanto alla parola solidarietà, ma in quasi 300 giorni non han trovato un minuto per farlo. Perché? Non è un’illazione dedurre dal loro silenzio che Di Matteo è un condannato a morte di serie B, anzi di serie C perché ha il grave torto di indagare sulla trattativa, ha osato ascoltare Napolitano a colloquio con Mancino (nelle 4 bobine poi fatte distruggere nel giorno del suo reinsediamento al Colle), addirittura di convocarlo come testimone al processo in Corte d’Assise. Chissà la soddisfazione di Riina nell’apprendere che il suo nemico pubblico numero uno è anche il nemico pubblico numero uno dei vertici dello Stato.
Per fortuna, là dove non arriva la politica, osa il cinema. Al Festival di Venezia sono due i film che parlano di trattativa: due gioiellini firmati da Franco Maresco (Belluscone) e da Sabina Guzzanti (La trattativa ). Prima ancora che venissero proiettati, avevano già attirato un mare di critiche: non dal punto di vista artistico o storico (nessuno li aveva ancora visti), ma da quello politico. E qui l’aggettivo “politico” è sinonimo di “omertoso”: di mafia, peggio se associata allo Stato, è meglio non parlare. È quel che sostiene anche il vero protagonista del film di Maresco, che non è B (il titolo col cognome storpiato è pura satira), ma un palermitano piccolo piccolo: Ciccio Mira, impresario di cantanti neomelodici e di feste popolari nei quartieri più mafiosi di Palermo, come Brancaccio, feudo dei fratelli Graviano e base di partenza delle stragi di via D’Amelio nel ’92 e di Firenze, Milano e Roma nel ’93. I palchi dei concerti sono posizionati dinanzi alle case dei boss, a mo’ di inchino. E al termine il cantante rivolge un commosso e deferente saluto “agli amici ospiti dello Stato”, i mafiosi detenuti al 41-bis, augurando loro “un presto (sic) ritorno a casa”. La storia è quella del sottoproletariato palermitano, rigorosamente filomafioso e berlusconiano (ma chissà che non stia diventando renziano). Peraltro speculare ai figli della buona borghesia che, intervistati in discoteca, parlano di mafia esattamente come i figli di Brancaccio: “Il 23 maggio? Un giorno come un altro”, “Il 19 luglio? Si sposò mia sorella”, “La trattativa Stato-mafia? Niente so, ma non penso ci sia stata”, e comunque “meglio la mafia che lo Stato, no?”. Il film di Maresco non è un film su Brancaccio, e nemmeno su Palermo, e neppure sulla Sicilia: ma sull’Italia. Al di là delle declamazioni retoriche, quelle risposte in discoteca corrispondono perfettamente al pensiero di gran parte della nostra classe politica, della Prima e della Seconda e della Terza Repubblica (si fa per dire, ovvio).
Infatti ieri, per non farci mancare nulla, il forzista Lucio Malan – valoroso esponente della maggioranza che sta riscrivendo, cioè devastando la Costituzione – ha chiesto il sequestro del film per l’“immagine negativa” che dà di B (forse quando mostra la faccia di Dell’Utri, o la foto di Mangano, o la tomba di Bontate) e dell’Italia. Testuale: “Il cinema può essere un veicolo eccezionale di promozione non solo turistica, ma anche economica” e non dovrebbe “indulgere sulla mafia”. Bravo Malan, e grazie. Sei tutti loro.

RENZI CON-GELATO (Travaglio)

Oltre ai suoi difetti, che non fa nulla per nascondere, Matteo Renzi ha mostrato finora almeno 3 pregi: intelligenza, coraggio e abilità nella comunicazione. Venerdì, nella conferenza stampa sul consiglio dei ministri del Big Bang che doveva rivoluzionare l’Italia, il premier con gelato e congelato ha fatto di tutto per smentirli tutti e 3.
Soltanto uno stupido può inscenare quegli spensierati sketch da cabaret o da villaggio vacanze mentre il Paese sprofonda sempre più in una crisi senza fine. Solo un pavido può rinviare a data da destinarsi misure urgenti come quelle – da lui stesso peraltro annunciate – sul disboscamento delle partecipate comunali, la prescrizione, il falso in bilancio, l’autoriciclaggio e la corruzione.
Solo un pessimo comunicatore può offendere e provocare milioni di italiani che faticano a campare con battutine e sceneggiate da “tutto va ben madama la marchesa” e con bugie dalle gambe cortissime tipo gli annunci sull’alta velocità Messina-Palermo, la “cantierabilità” (ma come parla?) di opere pubbliche per 43 miliardi (che poi sono 3,8 e stanziati dai governi precedenti), il processo telematico (avviato 15 anni fa, quando lui era all’università) e il dimezzamento dei tempi e degli arretrati nella giustizia civile.
Finché racconta palle su materie tecniche e poco verificabili, la gente magari ci casca un altro po’. Ma quando sostiene di aver creato 100mila posti di lavoro in due mesi, mentre l’occupazione continua a scendere a botte di 1000 disoccupati al giorno, c’è pure il caso che s’incazzino in tanti. Poi c’è la giustizia: dopo mesi di annunci, si sperava di vedere finalmente –oltre alle slide- qualche testo di legge. Ma era troppo pretendere: la tradizione orale continua.
Per sapere come pensano Renzi e il povero Orlando di dimezzare i 5,2 milioni di processi civili arretrati e la durata delle cause di primo grado, bisogna tirare a indovinare. Sperano che 2,6 milioni di fascicoli evaporino o si smaterializzino con la macumba? Diramano una circolare ai cancellieri perché si mangino o gettino nel cassonetto un fascicolo sì e l’altro no? Allestiscono pire di dossier nel cortile di via Arenula come fece Calderoli col lanciafiamme per 250mila presunte “leggi inutili”?
Dalle prime indiscrezioni, pare che tenteranno di convincere 2,6 milioni di cittadini che han fatto causa e attendono da anni giustizia a lasciar perdere o ad accordarsi con chi li ha danneggiati fuori dal tribunale, sostituendo il giudice con un avvocato (tanto ne abbiamo da vendere: 250mila e passa). In alternativa, le parti potrebbero sempre giocarsi la causa a pari e dispari (bim-bum-bam), a braccio di ferro, o magari a briscola, tressette, poker e sette e mezzo. Oppure rivolgersi a Previti, che già dei giudici faceva a meno perché se li comprava e le sentenze, per sicurezza, se le scriveva da solo: un precursore.
C’è poi il meraviglioso “chi sbaglia paga”, da applicarsi esclusivamente ai giudici (se valesse anche per Renzi, con tutte le stime del Pil che è riuscito a cannare in 6 mesi finirebbe all’ergastolo). Lo slogan è molto popolare, specie in un paese con milioni di criminali che votano e fanno votare, e le rare volte che si riesce a condannarli si sentono tutti Enzo Tortora.
Ma anche questa è pura chiacchiera: l’errore giudiziario presuppone il dolo (cioè che il giudice lo faccia apposta) o la colpa grave (un abbaglio tale da sbagliare persona o ignorare una prova gigantesca dell’innocenza o della colpevolezza dell’imputato), cose che capitano in casi eccezionali.
Infine le intercettazioni: per dare un contentino ad Alfano, cioè a B, il premier annuncia che in caso di tangenti la conversazione si pubblica ancora, mentre “se c’è del tenero tra me e il ministro Martina” non più. Purtroppo, fra tutti gli esempi che poteva fare, gli è uscito il peggiore. Se il premier andasse a letto con Martina, i cittadini avrebbero il diritto di sapere se l’ha portato al governo perché è un bravo ministro o perché è bravo a letto. Ma forse Renzi pensava a qualche altro ministro”.

TRAVAGLIO SMONTA RENZI

In 6 mesi abbiamo avuto:
1. la legge svuotacarceri (la terza in 3 anni, quella che lascia liberi tutti gli spacciatori e non solo quelli),
2. la riforma del voto di scambio politico-mafioso (che l’altro ieri ha regalato a un politico siciliano Udc l’annullamento della sua condanna a 6 anni per aver comprato voti da un boss),
3. la rivoluzionaria, epocale Riforma della Giustizia.
Travaglio ricorda la conferenza stampa di Matteo Renzi, a fine luglio, con le 12 linee guida, le slide sberluccicanti e l’invito del premier “Scriveteci le vostre idee a rivoluzione@governo.it  ”?
Devono avergli scritto Berlusconi, Verdini, Dell’Utri, Alfano e Schifani. Infatti ieri il premier col gelato ha annunciato un bavaglino sulle intercettazioni per avvocati, giornalisti e cittadini.
Quanto alla prescrizione, che falcidia dai 100-150 mila processi all’anno e l’Europa ci chiede di bloccare al momento del rinvio a giudizio come in tutti i paesi civili, è tutto un faremo, vedremo, delegheremo: zero assoluto.
Così come su falso in bilancio, frode fiscale, autoriciclaggio e anticorruzione. Dare la colpa a B o Alfano è giusto, ma riduttivo:
Renzi, quando vuole, fa come gli pare (ne sanno qualcosa i suoi ministri, Giannini in primis). La boiata di ieri porta dunque il suo nome e la sua responsabilità.
Diciamola tutta, allora, fuori dai denti: la rottamazione, la rivoluzione, l’innovazione sono annunci vuoti, promesse vane, parole al vento.
Il bulletto di Rignano s’è messo prontamente a cuccia e protegge come i suoi predecessori una classe dirigente che campa sulle prescrizioni (senza, sarebbe decimata dalle retate), sugli scambi e le trattative con le mafie, sui bilanci falsi, sulle frodi fiscali e sulla speranza di non essere intercettata (o, nel caso lo fosse, almeno di non finire sputtanata sui giornali).
Una riforma della giustizia che non limiti le intercettazioni e la loro conoscibilità, non intimidisca i magistrati, ma anzi li aiuti a scoprire corruzioni, voti di scambio, falsi in bilancio e frodi fiscali sarebbe cannibalismo puro.
Renzi ha fatto la sua scelta, premeditata. Non ha ceduto a un diktat di B o di Alfano. Continua a fare accordi con B e Alfano perché la pensa come loro. È ora di prenderne atto, onde evitare future sorprese, delusioni e prese in giro.
Ricordate il nuovo reato di voto di scambio (416 ter Codice penale) approvato in Senato il 16 aprile dopo 3 passaggi parlamentari? È la prova della premeditazione.
Mentre il Fatto, alcuni magistrati (Di Matteo, Gratteri, Ingroia) e i 5Stelle gridavano al colpo di spugna o almeno al pastrocchio, lorsignori (politici di ogni colore, ma anche purtroppo i pm Cantone e Roberti) giuravano che la riforma era perfetta o almeno molto migliore della precedente.
In apparenza era così, visto che finalmente puniva il politico e il mafioso che scambiano voti o promesse di voti non solo per denaro, ma anche per “altre utilità” (appalti, assunzioni, favori). In realtà riduceva le pene, che prima andavano da 7 a 12 anni e ora vanno da 4 a 10. E – come subito avvertì il Massimario della Cassazione – era scritta apposta per risultare inapplicabile e mandare assolti i colpevoli. È il Renzi-style: pacchetti ben infiocchettati e, dentro, il nulla o il peggio.
Vediamo come e perché.
1) Nel primo passaggio al Senato, su impulso dei 5Stelle, il Pd aveva accettato di inserire fra le altre utilità promesse dal politico al mafioso in cambio di voti la “disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione”. Poi però quella frase fu cancellata. Dunque se il politico promette al mafioso di mettersi a disposizione della sua cosca in cambio di voti, è molto improbabile che commetta reato.
2) Perché il voto di scambio sia reato non basta che il politico accetti la promessa di voti dal mafioso: grazie a un altro codicillo appositamente aggiunto in extremis al testo base della riforma, bisogna pure dimostrare che il mafioso si è impegnato a procurarglieli “mediante le modalità di cui al 3° comma dell’art. 416 bis”, cioè con “la forma di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà”. Se invece il mafioso chiede i voti gentilmente, o non si riesce a dimostrare che abbia promesso di chiederli con minacce, l’accordo col politico non è reato.
È questa la scappatoia che ha salvato l’Udc Antonello Antinoro, Mister Preferenze di scuola cuffariana: incontrò due volte il boss di Resuttana, gli consegnò una busta di 5 mila euro in cambio di voti per le Regionali 2008, un picciotto chiamò il suo cellulare il giorno prima delle elezioni per comunicare che “tutte le cose stanno andando nel modo migliore” e l’indomani l’“onorevole” fu eletto con 25 mila preferenze.
Però, scrive la Cassazione, il “nuovo articolo 416 ter” rende “penalmente irrilevanti condotte pregresse consistenti in pattuizioni politico-mafiose che non abbiano espressamente contemplato… il concreto dispiegamento del potere di intimidazione proprio del sodalizio mafioso e che quest’ultimo si impegni a farvi ricorso”: “ai fini della punibilità, deve esservi stata piena rappresentazione e volizione da parte dell’imputato di avere concluso uno scambio politico-elettorale implicante l’impiego da parte del sodalizio mafioso della sua forza di intimidazione e costrizione della volontà degli elettori”.
Chi ha infilato quella frasetta nella legge ne conosceva benissimo gli effetti impunitari. Noi, e non solo noi, l’avevamo scritto e detto per tempo, non solo sul Fatto (sul sito di Servizio Pubblico c’è un dibattito fra il sottoscritto e la sempre ignara Picierno, a imperitura memoria).
Dunque non fu un errore o una svista: fu un delitto legislativo premeditato per salvare chi, in certe zone d’Italia (e non solo al Sud), non sa come prendere voti se non comprandoli dalle mafie. La trattativa Stato-mafia è un format inossidabile, che sopravvive a ogni rottamazione vera o presunta. Sarebbe ora di depositarlo alla Siae”.

STURMTRUPPEN (Travaglio)

Ricordate le armi ai curdi? La settimana scorsa gli annunci tonitruanti del governo e dei giornaloni al seguito ci avevano quasi convinti che fossero partite per il Kurdistan iracheno. Le ministre Pinotti e Mogherini avevano interrotto le ferie di un centinaio di parlamentari, peraltro ignari dell’esistenza del Kurdistan, per deportarli nelle commissioni Difesa ed Esteri e comunicare al mondo che il Califfato aveva le ore contate: l’Italia, nota superpotenza militare, stava inviando ai nemici del califfo al-Baghdadi alcuni aerei cargo stracolmi di kalashnikov, razzi katiuscia e missili anticarro “perfettamente funzionanti” (parola della Pinotti, che li aveva personalmente oliati e collaudati al poligono di tiro di Arma di Taggia). Si tratta, com’è noto, di vecchie ferraglie di fabbricazione sovietica (anni 70), sequestrate vent’anni fa dalla Procura di Torino a miliziani croati e destinate alla distruzione per ordine dei giudici, ovviamente disatteso dai nostri governi che le tennero ad arrugginire nei magazzini, senza che nessuno le usasse, nemmeno il nostro scalcinato esercito. Lo stesso giorno Renzi si recava sul posto, prima a Baghdad poi a Erbil e, nella migliore tradizione italiana, prendeva impegni contraddittori per non scontentare nessuno: al premier iracheno prometteva di rispettare la sovranità nazionale del Paese, cioè di inviare le armi al governo legittimo (si fa per dire); poi rassicurava i capi curdi, ansiosi di riceverle nelle proprie mani. Ieri abbiamo chiesto se il formidabile arsenale abbia poi preso il volo, e in quel caso per dove. Risposta: tutto fermo.
Non che le sorti della guerra ne risentano, anzi: finché i curdi non le vedono, ci risparmiamo il rischio che ci rispediscano indietro le armi e ci dichiarino guerra per lo sfregio. Ma la partita si fa avvincente, perché qualunque decisione prendano le nostre Sturmtruppen sarà un disastro: se spediamo le armi ai curdi, il governo di Baghdad – teoricamente nostro alleato – s’incazza, mal sopportando l’indipendentismo di quel popolo; se le spediamo alle autorità irachene perché le girino ai curdi, è difficile che queste lo facciano, per non favorire la disgregazione del Paese, così s’incazzano i curdi, teoricamente nostri alleati. Par di vederli, i nostri strateghi, riuniti davanti al Monopoli per uscire dal vicolo stretto. Idea: mandiamo metà armi a Baghdad e metà al Kurdistan. Anzi no, spediamo fucili, razzi e missili ai curdi e le munizioni agli iracheni. Meglio ancora: paracadutiamo il tutto nel deserto, e il primo che arriva prende tutto, come al gioco del fazzoletto. C’è poi l’eventualità che, ammesso e non concesso che le armai arrivino e funzionino, i curdi le cedano agli attuali alleati sciiti, che oggi sono amici nostri in funzione anti-Isis, ma domani potrebbero diventare nemici e costringerci a una nuova missione di pace, cioè di guerra, per levargli le nostre armi. Anche in politica estera, insomma, la rottamazione tarda ad arrivare. Nell’attesa ci si barcamena con i doppigiochi di sempre: quelli della solita Italietta che non è mai riuscita a terminare una guerra dalla stessa parte in cui l’aveva iniziata. Si parte con un alleato, poi si vede come butta e se marca male si passa al nemico per partecipare alla festa sul carro del vincitore. Fu così nelle due guerre mondiali, ma anche nella Prima Repubblica: l’Italia stava con la Nato, ma anche con Mosca (Andreotti la Germania la preferiva divisa in due); con Israele, ma anche con i terroristi palestinesi che volevano annientarlo; con l’Inghilterra, ma anche con i generali argentini che occupavano le Falkland. Quando Reagan bombardò Gheddafi per farla finita con i fondi libici all’internazionale del terrore, avvertì Craxi e Andreotti che corsero ad avvertire il colonnello per farlo scappare. Poi venne Berlusconi, che stava con tutti e col contrario di tutti: con Bush, ma anche con Putin, ma anche con Gheddafi. Che poi il governo B. contribuì a bombardare, ma solo un po’ (“non lo chiamo per non disturbarlo”), e a far massacrare da quegli stessi ribelli che ora sono nostri nemici. Passano le ere geologiche, ma resta inevasa una domanda di Otto von Bismarck: “Sapete per caso con chi stanno oggi gli italiani?”.

LA SCHIFORMA PSICHIATRICA (Travaglio)

Questa volta Calderoli ha esagerato per difetto. La schiforma costituzionale approvata l’8 agosto dal Senato non è una merdina, come graziosamente l’ha definita nelle sue vesti di relatore, cioè di esperto. È una merdaccia sesquipedale. E non solo per il contenuto (i senatori non più eletti dai cittadini, ma nominati dai consigli regionali, l’immunità, l’innalzamento delle firme per le leggi popolari da 50 a 150 mila e le altre boiate denunciate nell’appello del Fatto). Ma anche per la forma. Che, com’è noto, è anche sostanza: una prosa che pare uscita dalla penna di un malato di mente in avanzato stato di ubriachezza, in un dedalo di rimandi, rimpalli, commi, cavilli, circonlocuzioni, supercazzole burocratesi che deturpano anche l’estetica della Costituzione, nota finora per la cristallina chiarezza e la sintesi tacitiana. Prendiamo solo tre dei 47 articoli “riformati” da questi squilibrati: il 70, il 71 e il 72, che illustrano l’iter di formazione delle leggi.
L’attuale art. 70 conta 9 parole: quello nuovo 363. L’art. 71 quadruplica, da 44 a 171 parole. Il 72 le raddoppia: da 190 a 379. Roba da regolamento condominiale, non da Carta costituzionale. Si dirà: ma d’ora in poi finisce il bicameralismo perfetto. Sì, buonanotte: il palleggio Camera-Senato (e di nuovo Camera e di nuovo Senato, in caso di leggi emendate strada facendo) sopravvive “per le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali, per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali in materia di tutela delle minoranze linguistiche, di referendum popolare, per le leggi che danno attuazione all’articolo 117, 2° comma, lettera p), per la legge di cui all’articolo 122, 1° comma, e negli altri casi previsti dalla Costituzione”. E le altre leggi? “Sono approvate dalla Camera dei deputati”. Quindi il Senato non le tocca più? Magari: “Ogni disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati è immediatamente trasmesso al Senato della Repubblica che, entro 10 giorni, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, può disporre di esaminarlo. Nei 30 giorni successivi il Senato della Repubblica può deliberare proposte di modificazione del testo, sulle quali la Camera dei deputati si pronuncia in via definitiva. Qualora il Senato della Repubblica non disponga di procedere all’esame o sia inutilmente decorso il termine per deliberare, ovvero quando la Camera dei deputati si sia pronunciata in via definitiva, la legge può essere promulgata”. Cioè la Camera, a maggioranza semplice, può infischiarsene delle modifiche proposte dal Senato. Ma non sempre: fanno eccezione “i disegni di legge che dispongono nelle materie di cui agli articoli 114, 3° comma, 117, commi 2°, lettera u), 4°, 5°, 9°, 118, 4° comma, 119, 3°, 4°, limitatamente agli indicatori di riferimento, 5° e 6° comma, 120, 2° comma, e 132, 2° comma, nonché per la legge di cui all’art. 81, 6° comma, e per la legge che stabilisce le forme e i termini per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Ue”: in questi casi, per snobbare le indicazioni del Senato, la Camera deve votare a maggioranza assoluta. Senza dimenticare che “i disegni di legge di cui all’art. 81, 4° comma, approvati dalla Camera dei deputati, sono esaminati dal Senato della Repubblica che può deliberare proposte di modificazione entro 15 giorni dalla data della trasmissione. Per tali disegni di legge le disposizioni di cui al comma precedente si applicano nelle medesime materie e solo qualora il Senato della Repubblica abbia deliberato a maggioranza assoluta dei suoi componenti”. E non è mica finita, perché “il Senato della Repubblica può, con deliberazione adottata a maggioranza assoluta dei suoi componenti, richiedere alla Camera dei deputati di procedere all’esame di un disegno di legge. In tal caso, la Camera dei deputati procede all’esame e si pronuncia entro il termine di 6 mesi dalla data della deliberazione del Senato della Repubblica”. Tutto chiaro, no? Quindi, ricapitolando. Il disegno di legge parte dalla Camera, che lo approva. Il Senato può metter becco su richiesta di almeno 1/10 dei senatori entro 10 giorni. Poi può votarlo uguale o emendarlo entro 20 giorni. A quel punto la Camera lo riapprova come pare a lei (recependo o ignorando le modifiche del Senato) a maggioranza semplice. Ma non sempre: per una lunga serie di materie, se vuole fregarsene del Senato deve farlo a maggioranza assoluta. Per chi fosse sopravvissuto fin qui, c’è poi il caso delle leggi di bilancio e dei rendiconti annuali: il Senato ha solo 15 giorni per rimaneggiarli, e deve farlo a maggioranza assoluta; nel qual caso la Camera, per ignorare le modifiche senatoriali, vota a maggioranza assoluta, mentre per recepirle le basta quella semplice. Sempre più difficile: che succede ai ddl di conversione in legge dei decreti del governo? Il Senato deve cominciare a esaminarli entro 30 giorni da quando arrivano alla Camera, pure se questa non ha ancora finito di vagliarli: anche perché il governo può imporre alla Camera di votarli entro e non oltre 60 giorni, all inclusive. Tutto questo, si capisce, allo scopo di snellire, semplificare e accelerare secondo i dettami del pie’ veloce Matteo. Otto giorni fa il Sole 24 Ore ha tentato di illustrare graficamente il nuovo percorso delle leggi: ne è uscito una specie di gioco dell’oca per repartini psichiatrici che, se tutto va bene, moltiplicherà i tempi, paralizzerà le procedure, arroventerà le risse e aumenterà i contenziosi fra governo e Parlamento e fra Camera e Senato. L’Ucaf, Ufficio Complicazione Affari Semplici, ha colpito ancora. Chiamate l’ambulanza.

MA MI FACCIA IL PIACERE (Travaglio)

Il solito ignoto. “Bisogna togliere il Paese dalle mani dei soliti noti, quelli che vanno in tutti i salotti buoni a concludere gli affari di un capitalismo di relazione ormai trito e ritrito. Questa è la rivoluzione culturale che serve all’Italia: spalancare le finestre e fare entrare aria nuova” (Matteo Renzi, Pd, presidente del Consiglio, Tempi, settimanale vicino a Cl, 24-8). Tipo Berlusconi? O la Marcegaglia? O Cl? Il solito gnorri.

“Contrariamente a quel che si dice, io nei salotti non ci sono mai entrato” (Sergio Chiamparino, Pd, presidente della Regione Piemonte, la Repubblica, 24-8). Lui entrava direttamente nei caveau.

Saldi e ribassi. “Berlusconi avverte il premier: sul fisco non facciamo sconti” (il Giornale, 19-8). Senza parole, ci arrendiamo.

Libera docenza. “Berlusconi si mette a dieta e si prepara a fare il prof. Da metà ottobre terrà un ciclo di lezioni” (Libero, 20-8). Ha avuto la cattedra di furto con scasso.

Voce del verbo inserire. “Non serve abolire l’articolo 18. Basta il contratto di inserimento” (Giuliano Poletti, Pd, ministro del Lavoro, Corriere della sera, 17-8). Inserimento di cosa, non osiamo immaginarlo. Ma è meglio se intanto i lavoratori camminano rasente ai muri.

Alla memoria. “Togliatti fu uno dei padri della Costituzione: la Camera ospiterà una mostra a lui dedicata in autunno” (Laura Boldrini, Sel, presidente della Camera, 21-8). Prima che Renzi, Boschi, B. & Verdini distruggano anche quella.

La stratega. “Di Battista è un fanatico esaltato con la sindrome del pene piccolo” (Licia Ronzulli, eurodeputata FI, La Stampa, 23-8). Vuoi mettere invece la pompetta di Lui.

Prima o poi. “Io penso che la luna di miele del governo potrà durare ancora un po’, grazie alle indubbie qualità di comunicazione del nostro giovane premier. Ma gli italiani sono un popolo concreto e prima o poi si accorgeranno che questo governo e questa maggioranza non sono in grado di tener fede alle tante, troppe promesse” (Paolo Romani, capogruppo FI al Senato, La Stampa, 18-8). Di solito se ne accorgono dopo una ventina d’anni.

Sacconi di fesserie. “L’obbligo di reintegro di un lavoratore licenziato senza giusta causa è una cosa assurda” (Maurizio Sacconi, Ncd, presidente commissione Lavoro del Senato, la Repubblica , 18-8). In effetti non si capisce per quale giusta causa gli italiani debbano mantenere ancora Maurizio Sacconi.

La grande riforma/1. “La polizia ad Alfano: ‘Con lo svuotacarceri dimezzati gli arresti degli spacciatori’” (la Repubblica, 18-8). Renzi aveva promesso di dimezzare i processi arretrati: fatto!

La grande riforma/2. “Il senatore Caliendo (FI) ha chiesto al ministro Orlando di inasprire la responsabilità civile dei magistrati” (Corriere della sera, 22-8). O almeno di abolirli.

La grande riforma/3. “Nessun patto segreto sulla giustizia con Berlusconi” (Andrea Orlando, Pd, ministro cella Giustizia, la Repubblica, 22-8). Infatti è palese.

Vivi o morti. “È caccia al giornalista: Grillo mette nel mirino pure chi è appena morto. Dal blog fango anche su Orlando, deceduto pochi giorni fa” (Il Giornale, 18-8). Lo stesso che il Giornale metteva nel mirino del fango quando era vivo.

Il detassatore. “Meno tasse ma tagli di spesa” (Matteo Renzi, Pd, presidente del Consiglio, La Stampa, 22-8). “La Tasi sarà più cara dell’Imu per una famiglia su due. E per oltre due terzi di quelle che vivono in case modeste e hanno figli” (la Repubblica, 23-8). Ah, ecco.

Lavoratori! “Prima di entrare in Parlamento lavoravo” (Andrea Romano, deputato Scelta civica, Canale5, 17-8). Poi per fortuna ha smesso.

Canti Orfinici. “Il Pd stia vicino a chi fatica” (Matteo Or-fini, presidente Pd, la Repubblica, 23-8). Tipo lui, che non ha mai lavorato in vita sua.

Piccoli Solgenitsin crescono. “Una volta nei circoli del Pci – e negli altri partiti – si dibatteva, anche se poi c’era il centralismo democratico. Da noi no. Nel M5S non è permesso alcun dibattito” (Tommaso Currò, deputato M5S, la Repubblica, 23-8). Fortuna che Repubblica è riuscita a contattarlo nel gulag in cui è recluso, altrimenti nessuno l’avrebbe saputo.

Etica pussa via. “Codice etico ? Certe parole mi fanno venire in mente gli avvocati. Preferisco definirlo comportamentale e sarò io il giudice in base alla mia testa e alla mia mentalità. Non ci saranno punizioni standard” (Antonio Conte, nuovo ct della Nazionale di calcio, Corriere della sera, 20-8). Scommettiamo?

SOTTO IL SECCHIO NIENTE (Travaglio)

Nell’estate del coatto trionfante, del presidente del Consiglio dei ministri che si prende a secchiate d’acqua per fare beneficenza a favore di telecamera e soprattutto a costo zero, delle ministre ritratte in retrospettiva col photoshop che fa quello che può, della riforma costituzionale in quattro e quattr’otto col trolley dietro la porta, delle vecchie armi arrugginite inviate ai curdi come le perline colorate agli indios e i farmaci scaduti agli africani, per giunta da parte di politici che confondono il Kurdistan col cardigan, va rovesciato il vecchio adagio “un popolo ha la classe politica che si merita”. Semmai è vero il contrario: una classe politica ha il popolo che si merita. I turisti italioti che sfoderano il pisello a Barcellona sono l’effetto collaterale degli auto-gavettoni e dei tweet tamarri del premier a base di “maddeche”. Ve li immaginate De Gasperi, Einaudi, Togliatti, Fanfani, Moro, Berlinguer, Almirante, La Malfa che s’infradiciano d’acqua gelida su richiesta di Fiorello? Poi uno si meraviglia se il presidente del maggior partito è Matteo Orfini, che non avrebbe sfigurato con Totò sul wagon-lit: “Onorevole lei, con quella faccia? Ma mi faccia il piacere!”.
L’altro giorno Orfini, nel penoso tentativo di nascondere il patto Pd-Berlusconi sulla giustizia, non ha trovato di meglio che twittare (comunica solo così, come i ragazzini ipnotizzati dall’iPhone): “I grillini rifiutano il confronto sulla riforma della giustizia… coi terroristi bisogna interloquire, ma guai a farlo col governo…”. Solennissima sciocchezza, visto che Di Battista non s’è mai sognato di affermare che i 5Stelle debbano dialogare con l’Isis: semmai le diplomazie. Renzi, altro compulsivo dell’hashtag, ha subito ritwittato l’orfinata, salvo poi accorgersi che era troppo grossa persino per i suoi standard. Allora ha precisato che non era sua intenzione accusare la forza politica più votata in Italia nel 2013 di parlare solo coi terroristi. Ma Orfini ha ribadito il concetto a Repubblica, che proprio non sapeva come riempire una pagina: “I 5Stelle vogliono aprire il dialogo con i jihadisti dell’Is e poi rifiutano di parlare col governo del loro paese”. Non è ben chiaro che cosa c’entri un’analisi sul Medioriente con la presunta riforma della giustizia in Italia. Ma la domanda è oziosa: le parole, per Orfini, sono riempitivi accidentali per dimostrare la propria esistenza in vita. Alla tenera età di 40 anni, l’altro Matteo è già riuscito a essere dalemiano, bersaniano, giovaneturco e renziano. Nell’aprile 2013 giurava: “Fra Marini e Rodotà scelgo Rodotà”. Poi votò Napolitano. Larghe intese con B.? Giammai: “Un governo Pd-Pdl e senza Grillo è impensabile, non esiste in natura. Al governo con Berlusconi ero e resto contrario”. Poi votò il governo Letta, con B. e senza Grillo. Il 26 agosto disse all’Unità: “Se il governo Letta cade non vedo altra strada che il voto”. Poi Renzi iniziò la fronda a Letta e Orfini lo ammonì: “Basta provocare, faccia il segretario e la smetta con certe guasconate”. Poi Renzi pugnalò Letta e prese il suo posto con l’appoggio di Orfini, promosso a presidente. Lui che due mesi prima aveva votato Cuperlo contro Renzi, “sedotto dalle sirene liberiste di questi ultimi venti anni”. Infatti – tuonava – “Renzi premier sarebbe una follia”, “è l’ultimo giapponese di una linea abbandonata in tutto il mondo”, “mi ricorda i Righeira e gli Europe, fa scelte estetico-musicali da paninaro. La sua idea della politica spettacolo è figlia di quegli anni”. “È passato dalla rottamazione al riciclo. L’allegria con cui si passa da veltroniani a bersaniani a renziani senza provare a giustificare i propri cambiamenti è un male storico del Pd. E questa ipocrisia è un problema per chi si candida a cambiarlo: non si può pensare di rivoluzionare il Pd con Veltroni, Bettini, Franceschini e Fassino, che tentano di abbracciare chi è ritenuto il vincitore pur essendo l’opposto della rivoluzione di cui parla Renzi. Non si possono premiare opportunismo e trasformismo. Altrimenti portiamo nel nuovo partito tutti i vizi e i difetti del vecchio Pd. Renzi doveva cambiare il partito, ma forse il partito ha cambiato lui.L’abbraccio mortale lo sta portando sempre più verso un patto di oligarchi”. Mancava solo Orfini. Poi è arrivato.

ARMIAMOLI E PARTITE (Travaglio)

Ha fatto bene Renzi a visitare Baghdad, dove ha incontrato il governo di quel che resta dell’Iraq, e poi anche il campo profughi di Erbil, dove ha parlato con i capi dell’enclave autonoma curda. Ha fatto male invece a non telefonare subito a Roma per bloccare le allegre ministre Mogherini & Pinotti che stavano incassando l’ok delle ignare commissioni Esteri e Difesa all’invio di armi ai curdi. Ciò che il premier ha visto e sentito in Iraq era più che sufficiente per indurlo ad archiviare l’idea balzana di spedire una carrettata di vecchi kalashnikov, missili e razzi anticarro di fabbricazione sovietica sequestrati nel lontano 1994 alle milizie croate e da allora giacenti nei magazzini del nostro esercito. Che si guardava bene dall’usarli, il che la dice lunga sulla loro efficienza. Qui non si tratta di fare del pacifismo a buon mercato: anche le missioni di pace e i corridoi umanitari esistono grazie alla protezione armata. Qui si tratta di domandarsi chi stiamo armando, con quali armi, con quali procedure e contro chi verranno usate non solo oggi, ma anche domani.
1) Chi stiamo armando? I guerriglieri curdi, che si oppongono alle milizie jihadiste sunnite del Califfato (Isis), anch’esse dotate di armi occidentali ereditate dagli arsenali di Saddam Hussein, e animate da spirito di vendetta dopo l’umiliazione subita dai sunniti con la sconfitta saddamita e la salita al potere di un regime sciita. Dunque al momento i curdi che andiamo ad armare sono alleati degli sciiti, sostenuti dall’Iran, che fino a qualche anno fa erano la bestia nera dell’Occidente. Chi ci garantisce che le nostre armi non passino dai curdi agli sciiti che fra qualche anno ci toccherà disarmare quando decideremo di reiscriverli all’albo dei terroristi? 2) Con quali armi? Il capo di gabinetto del presidente della regione autonoma curda Fuad Hussein spiega al Corriere che ai suoi soldati occorrono “blindati anti-mina, armi anticarro nuovo modello, visori per la guerra notturna ed elicotteri da guerra”. Noi, per tutta risposta, inviamo i ferrivecchi di cui sopra: c’è da sperare che i curdi non ce li rimandino indietro con spedizione a carico del destinatario. La Germania, che è la Germania, ha deciso di inviare caschi e giubbotti antiproiettile, che almeno servono a qualcosa. E la Svezia ha comunicato: “Non siamo una potenza in campo militare, mentre lo siamo in campo umanitario, quindi invieremo cibo, medicinali e soccorsi”. Un discorso serio che avremmo dovuto fare anche noi: invece due mesi fa il governo ha tagliato i progetti umanitari all’Iraq e ora se la tira da superpotenza militare con i fondi di magazzino per soddisfare gli uzzoli interventisti della Pinotti, in corsa per il Quirinale, e della Mogherini, ansiosa di accreditarsi in Europa per l’inutile poltrona di Mister Pesc (lesso). 3) Con quali procedure? Il premier dimissionario iracheno al Maliki e quello incaricato al Abadi han chiesto a Renzi di non consegnare le armi ai curdi, ma al governo di Baghdad, mentre il presidente dell’enclave curda Barzani gli ha chiesto di spedirle direttamente a lui. Il perché è semplice: il governo filosciita iracheno detesta cordialmente i curdi, che ricambiano con interessi, rivendicando la propria indipendenza e profittando della guerra al Califfo per farsi il proprio stato. “Una soluzione di compromesso – dice Renzi al Corriere – potrebbe essere far arrivare le armi a Erbil, ma consegnarle a un inviato di Baghdad”. La classica farsa all’italiana: per armare i curdi, diamo le armi a un inviato del governo che odia i curdi, e poi se la vedano loro. Ma non si esclude un’altra furbata: io le armi le lascio qui, per non saper né leggere né scrivere, e il primo che passa se le prende. Del resto – secondo le cronache, depurate dalla retorica sulla “storica visita” e sullo “scout Matteo” – Renzi ha promesso ad al Maliki “il rispetto della sovranità irachena”. Impegno che fa a pugni con le armi alla regione curda che Baghdad non riconosce, anzi osteggia. Finirà come al solito, con l’Italietta alleata contemporaneamente di due nemici che si odiano. Così ci guadagneremo la prestigiosa carica di Mister Pesc In Barile.

ALLA FIERA DELL’EST (Travaglio)

La politica dell’Occidente in Medio Oriente ricorda sempre più la filastrocca di Branduardi Alla fiera dell’Est. E venne l’acqua che spense il fuoco che bruciò il bastone che picchiò il cane che morse il gatto che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò. Ieri con la frettolosa, quasi furtiva decisione delle commissioni Esteri e Difesa di allinearsi – senza il voto del Parlamento – agli Stati Uniti inviando armi ai peshmerga curdi contro i jihadisti sunniti dell’Isis, si aggiunge un’altra strofa al macabro calembour. Tutto cominciò nel 1979, con l’invasione sovietica dell’Afghanistan: americani e occidentali armarono e foraggiarono i mujaheddin, considerati partigiani per una giusta causa, la resistenza all’Armata Rossa. Coi resti di quei soldi e di quelle armi, una volta respinti i russi e attaccati dall’Occidente con la scusa della lotta ad al Qaeda dopo l’attentato alle Twin Towers (commesso non da talebani, ma per lo più da sauditi), gli afghani presero a combattere gli occidentali e diventarono terroristi.
Risultato: anziché portare la democrazia a Kabul, abbiamo consegnato l’Afghanistan a talebani, che prima del nostro arrivo stavano sui coglioni a gran parte della popolazione, mentre ora sono popolarissimi. Intanto un po’ più in là, tra il 1980 e l’88, si era combattuta la guerra tra l’Iran degli ayatollah sciiti e l’Iraq di Saddam Hussein, tiranno laico ma filo-sunnita. Usa e Occidente stavano ovviamente con Saddam. Lo armavano fino ai denti contro i terroristi iraniani. E chiudevano un occhio, anzi due quando sterminava – anche con le nostre armi – i curdi iracheni in combutta con la Turchia, nostra alleata di Nato. Poi decisero che anche Saddam era diventato un terrorista: nel ‘90 l’attaccarono con tutta la Lega Araba per costringerlo a ritirarsi dal Kuwait, nel 2003 lo riattaccarono per levargli le “armi di distruzione di massa” che noi stessi gli avevamo fornito, recidere i suoi legami con Bin Laden (inesistenti: i due si erano condannati a morte a vicenda), destituirlo, impiccarlo e riportare la democrazia pure a Baghdad. Lì, fra l’altro, svernava suo gradito ospite il terrorista palestinese in pensione Abu Abbas, che nel 1985 aveva sequestrato la nave Achille Lauro e assassinato l’ebreo paralitico americano Leon Klinghoffer e che il governo Craxi aveva gentilmente sottratto alla giustizia italiana e americana a Sigonella per riconsegnarlo alla chetichella al suo padrone Saddam.
I risultati della democratizzazione forzata dell’Iraq sono noti: gli sciiti rialzano la testa, scoppia la guerra civile con i sunniti e, per contagio, esplode anche la Siria con stermini ordinati dal tiranno Assad. Che però è laico e dunque buono per noi, che infatti non muoviamo un dito. Effetto collaterale multiplo: tra Siria e Nord Iraq nasce il Califfato Islamico col braccio armato Isis, una legione straniera di 30 mila uomini reclutati fra i più estremisti degli estremisti sunniti di Iraq, Siria, Libano, Somalia ed Europa, ferocissimi contro le altre confessioni: cristiani, ebrei, sciiti, curdi e yazidi. Per difenderli, idea geniale: armarli contro chi avevamo armato o non avevamo disarmato prima. Ricordate Abdullah Öcalan? Sbarcò in Italia dalla Russia nel ‘98, sotto il governo D’Alema con l’appoggio dei Comunisti italiani: leader del Pkk, il partito indipendentista dei curdi di Turchia, chiese asilo politico a Roma. Ma, su pressione di Usa e Turchia che lo consideravano un terrorista, fu spedito in Kenya e lì catturato dai servizi di Ankara che lo rinchiusero in galera, dove fu condannato a morte, pena poi commutata in ergastolo. Ora altro contrordine: i curdi non sono più terroristi, ma di nuovo combattenti per la libertà (…)

RIFORMA DELLA GIUSTIZIA? MA QUALE?
DI PIETRO

In sintesi:
Le vanterie di Renzi su una valida riforma della Giustizia sono una truffa. Fingono di aver reso reati il falso e il bilancio e l’autoriclaggio e di aver ridotto la prescrizione, come ordina l’Europa, ma è falso. Intanto non sono leggi ma proposte, che resteranno sospese come migliaia di altre che già occupano i magazzini del Parlamento. Poi hanno accontentato ogni forza politica facendo un gran pasticcio. Se pure diventassero leggi, non colpiscono i colpevoli ma la giustizia stessa.
Il reato di concussione per induzione è sparito, resta quello per costrizione come se i politici minacciassero di morte o di estorsione i concussi e non agissero su di loro per vie burocratiche, bloccando pratiche,appalti o carriere. In tutta Mani Pulite c’è sempre stata la concussione per induzione, mai con minacce violente. Invece è stata aumentata la responsabilità civile dei magistrati per intimidirli. Sono stati posti limiti alle intercettazioni e non basta più che ci siano sufficienti indizi di reato ma devono essere gravi, come se i crimini dei pubblici ufficiali facessero meno danni di quelli mafiosi.
Orlando si è vantato di aver portato a casa la nuova prescrizione ma ha previsto solo brevi interruzioni tra un grado del giudizio e l’altro, quando bastava che dopo il rinvio a giudizio, la prescrizione si interrompesse.
Si sono vantati di aver accorciato i tempi del processo ma lo hanno solo troncato dopo un tot, mentre ogni processo può e deve farsi entro un termine ragionevole, come in tutte le moderne democrazie, eliminando un grado di giudizio, per cui la pena scatta dopo la prima sentenza e al più c’è il giudizio di legittimità della Cassazione.
Il voto di scambio non è più reato (tutti unanimi meno il M5S), per cui i politici che chiedono voti alla mafia si salvano. E decade il processo al cuffariano Antinoro (mister Preferenze) in quanto, pur avendo dato 5000 € a un boss per avere voti, ora, grazie al 416 ter, non è più punibile, in quanto non c’è la prova che il boss abbia estorto quei voti con minacce di violenza.

GRAVI RESPONSABILITA’ DELLA BCE PER LA DEFLAZIONE
berluscameno

“Così è se vi pare”. Luigi Pirandello nella sua commedia e dramma teatrale affronta il “tema della verità”. La verità non esiste, ci dice. Noi invece sappiamo –già adesso –che la verità implacabile della nostra prossima distruzione economica rappresenta un dramma autentico tratteggiato come una rovina sociale!
E i “tagliagole” non sono solamente quelli che usano il coltello. Ma anche quelli che fanno uso dei “Trattati UE Fasulli” per ridurci in miseria! La Merkel deve capire e far comprendere anche a Draghi che la Bce (ossia Draghi) sta sbagliando a non combattere (da subito) la deflazione in UE. “La lowflation (inflazione molto bassa) soffoca la ripresa e chiama in causa la Banca centrale europea (BCE), l’unica istituzione in Europa libera di fare politiche macroeconomiche. Ad avviso di molti c’è troppa poca discussione intorno alle sue scelte e troppo conformismo nei giudizi degli osservatori. Le sue colossali responsabilità sono molto sottovalutate.
Le responsabilità della Bce vanno oltre la politica monetaria. Promuove austerity e deregulation del mercato del lavoro, forte del suo status e dell’assenza di “check and bilance” democratici europei. Influenza persino la composizione dei bilanci pubblici (Francia), sostenendo che l’austerità è “growth friendly “(crescita facile) se taglia la spesa invece di alzare le tasse:
il contrario di quanto insegna l’economia (Th. di Haavelmo) quando il vincolo alla crescita proviene dalla domanda! Altrove, le banche centrali si coordinano con la politica di bilancio: dichiarandosi senza riserve” lender of last resort “(prestatori di ultima istanza)consentono ai governi di indebitarsi a tassi bassissimi; o comprano titoli pubblici e girano loro gli interessi.
La Bce è il centro ideologico dell’ Eurozona: senza una discontinuità politica non diventerà mai una banca centrale” normale”. La retorica dell’austerità con riforme strutturali è ormai separata dall’analisi della crisi che ha prodotto la “svolta” del 5 giugno: e però, la Bce ha grandi difficoltà a capire e applicare le politiche keynesiane. L’assetto istituzionale è strutturalmente carente: l’interpretazione dei Trattati (truffaldini) non è affidata a un organo terzo (Parlamento Ue), né vi è controllo sulla performance dei banchieri centrali (e delle Lobby che li dirigono), che sono istintivamente avversi all’inflazione più che alla disoccupazione. Per uscire dal disastroso paradigma vigente nell’ Eurozona urge un negoziato – discreto, ma di alto livello – sulla Bce.
Le politiche monetarie “non convenzionali” sono essenzialmente di due tipi: la Forward Guidance e il “Quantitative Easing” (QE). La prima mira ad alzare le aspettative di inflazione per abbassare i tassi reali “percepiti”, stimolare il credito, e la propensione all’investimento. Si fa alzando l’obiettivo d’inflazione; i Trattati europei non frappongono ostacoli. Ma la BCE si limita (invece)ad annunciare “tassi bassi” per lungo tempo. Essa continua inoltre a rimandare il “QE” perché non vuole comprare titoli pubblici: attende lo sviluppo del piccolo mercato europeo degli Abs (meno rischiosi?). Potrebbe intanto acquistare titoli americani, inglesi, svizzeri, ecc., svalutando l’euro en passant. È difficile, invece, che i fondi TLTRO(mille miliardi di euro), da settembre a disposizione delle banche per prestiti alle PMI, aiutino la ripresa. Le banche europee hanno sofferenze elevate: perché dovrebbero offrire nuovo credito, oltre a quello già offerto ai clienti migliori, aumentando ancora i rischi in portafoglio?
Perché le imprese dovrebbero fare nuovi investimenti (con nuovi crediti)se le vendite non ripartono? Tanto più quelle italiane, con debiti “in eccesso” per 400 miliardi (Visco). La “lowflation “ (così la deflazione)indica che per rilanciare la domanda occorre innanzitutto alzare l’offerta di moneta e le aspettative sui prezzi, e ridurre i rischi di disoccupazione.
Ma nel contesto attuale di problemi generalizzati di indebitamento, essa sta lavorando nell’ area euro a danno della ripresa, specialmente nei paesi più fragili, nei quali vanifica gli sforzi per ridurre il debito, riguadagnare competitività e contrastare la disoccupazione. La Bce deve essere certa che le politiche siano adeguate agli obiettivi di invertire la deriva verso il basso nell’ inflazione e di prevenire il rischio di uno scivolamento nella deflazione. Dovrebbe di conseguenza prendere in considerazione tagli ulteriori al tasso di riferimento e, ancora più importante, cercare i modi per un incremento sostanziale dei suoi assetti patrimoniali, che si definiscano come TLTRO o come “facilitazioni quantitative”, Q.E.(acquisto di asset pubblici e privati).” La coppia Merkel e Draghi giocano un ruolo molto importante nella prossima tragedia economica europea. Draghi è il regista economico e la Merkel è la stratega politica nella attuale conduzione ed interpretazione dei Trattati Europei truffaldini(Patto di stabilità e Fiscal compact).
Nel gioco al massacro che hanno messo insieme questi due autentici mestatori di disordini internazionali, noi italiani ,assieme ad altri popoli dell’UE ,abbiamo solo il ruolo delle vittime designate. Ma siamo ormai alla conclusione. Possiamo immaginare che vittime e carnefici periranno assieme in questa autentica “tragedia shakespeariana”. Ma nulla sarà più come prima!

AUTUNNO CALDO
berluscameno

Arriva l’autunno caldo, ma Renzi spera in Berlusconi per evitare la Troika. Dopo i dati negativi sulla disoccupazione a luglio e la deflazione in agosto, l’Italia rischia di vivere un autunno molto teso sul fronte dell’economia e dei conti pubblici. Anche se politicamente Matteo Renzi ha più di una carta da giocare, lo spettro della Troika si fa più concreto.
Disoccupazione in crescita e quasi ai massimi storici toccati a maggio, l’Italia entrata in “deflazione” ad agosto, mese in cui per la prima volta dal lontanissimo 1959 registra un calo tendenziale dei prezzi. A ciò si aggiunge un’economia in pieno stallo, tornata tecnicamente in recessione nel periodo aprile-giugno, quando il PIL è scivolato dello 0,2% sui tre mesi precedenti.
I consumi sono diminuiti a giugno del 2,6%, mentre la produzione industriale continua a scendere e con essa la fiducia delle imprese, riportatasi ai livelli del mese di dicembre 2013.
La Confindustria implora misure energiche per uscire finalmente dalla recessione , deflazione ed alta disoccupazione.
A queste difficoltà si sommano quelle relative alla gestione dei conti pubblici. Il debito pubblico è già salito al 135,6% del PIL, mentre il deficit sarebbe già al 3% del PIL, ossia al massimo del tetto consentito dal Patto di stabilità.
L’unico aspetto positivo è la tregua, o meglio, la grazia concessaci dai mercati finanziari, che ieri ci hanno consentito di emettere BTP a 10 anni al rendimento del 2,39%, il nuovo minimo storico.
I BOT a sei mesi sono stati piazzati allo 0,136%, quando nel novembre 2011 erano esplosi al 6,4%.
Eppure, in quel momento avevamo fondamentali economici di gran lunga migliori. Cosa ci aspetta in autunno?
Scherzandoci su, il premier Matteo Renzi ha risposto alla domanda di un giornalista, la scorsa settimana, sostenendo che se i sindacati vorranno un autunno caldo, sarà anche un bene, data la stagione estiva un po’fredda e deludente. C’è poco da ridere, però. Anzi verrebbe da piangere nel vedere certi economisti tra cui Padoan) che sostengono la politica “delinquenziale” dell’ Austerity (già bocciata dal FMI) in un periodo economico di forte recessione, deflazione ed alta disoccupazione. I prossimi mesi si annunciano infernali, ma non sul fronte sindacale,dove le varie sigle appaiono ormai del tutto screditate tra i lavoratori. Saranno l’Europa e i mercati finanziari – sì, proprio quelli dei rendimenti ai minimi storici – ad accrescere le proprie pressioni sull’Italia, affinché faccia qualcosa per contrastare la crisi recessiva ormai cronica.
Matteo Renzi come Silvio Berlusconi? Un po’meno bistrattato in Europa e nel mondo, ma non certo politicamente più stimato o ritenuto più credibile. L’isolamento in cui il suo governo si sta imbattendo a Bruxelles è evidente. Sono trascorsi due mesi dall’assunzione della presidenza europea e il nulla di fatto è sotto gli occhi di tutti.
Finita l’estate, si dovrà mettere mano ai conti pubblici. Volente o nolente, se si vogliono rispettare gli impegni con la Commissione europea, una piccola manovra correttiva dovrà essere varata. Renzi proverà a resistere, mentre l’assenza di riforme strutturali (concrete )gli alienerà le simpatie del mondo imprenditoriale, della grande stampa, della Germania, della sua stessa maggioranza e, infine, degli stessi mercati.
In queste settimane si è fatto un certo parlare di Troika (UE, BCE e FMI), ossia di un commissariamento dell’Italia, similmente a quanto avvenuto nella sostanza a fine 2011, quando il governo Berlusconi dovette cedere il posto a Mario Monti, sotto i colpi dello spread.
Ma Renzi ha un asso nella manica, politicamente parlando: se perdesse anche pezzi della sua maggioranza, troverà il sicuro sostegno di Silvio Berlusconi e della sua Forza Italia, che non hanno intenzione di tornare alle urne o di affrontare la sfida di un ennesimo governo tecnico. Sarebbe una carta apparentemente vincente sul fronte politico l’alleanza con l’amico-avversario di Arcore, ma non si reggerebbe su un programma omogeneo. Il PD sosterrebbe mai una simile operazione?
E non riscontrerebbe la fiducia dei mercati e dell’Europa, trattandosi della somma tra personalità e partiti che hanno già dato e con risultati sotto gli occhi di tutti.
In alternativa, Renzi potrebbe realmente dimettersi per andare al voto anticipato e vincere -con ottime probabilità- le elezioni. Ma il presidente Napolitano non lo consentirebbe, se i mercati ci attaccassero.
Sarebbe pronto a nominare un nuovo premier, magari non un tecnico tout court, ma una personalità condivisa dalle due coalizioni e dal profilo misto, come di un tale Giuliano Amato, quello del prelievo forzoso dello 0,6% sui conti bancari e postali degli italiani nel 1992.
In tutto ciò, potremmo anche assistere allo scontro tra il premier e il ministro dell’Economia Padoan, che forse non ci starebbe a passare per uno scriteriato contrario al necessario risanamento dei conti . Insomma, sarà un prossimo autunno caldo per Renzi !

ISLAM
Nunzio Miccoli

Dopo il dissennato bombardamento della Libia, voluto dalla Francia e appoggiato dagli Usa, in Libia c’è la guerra civile e il paese si sta spaccando, con due parlamenti, due governi e due eserciti in lotta tra loro, uno islamista e uno laico; il partito islamista domina a Misurata e Tripoli e nel parlamento di Tobruk dominano gli islamisti che in precedenza avevano combattuto con i laici contro Gheddafi.
In sostegno del fronte laico sono intervenuti Egitto ed emirati, che hanno bombardato la fazione Islamista di Misurata e aiutano anche finanziariamente il fronte laico; i laici erano prevalenti in Cirenaica, ma sono stati sconfitti, hanno abbandonato Bengasi, controllata al 70% dagli islamisti, e si sono ritirati a Tobruk; perciò hanno preso prevalenza gli islamisti di Misurata e Tripoli che hanno come sponsor Qatar e Turchia.
L’Isis di Siria e Irak è più letale di Al Qaeda, perché armato di armi pesanti e perché internazionalizzato, esso opera in tanti paesi e potrebbe intervenire anche in Europa, con uomini di tutto il mondo di fede islamica; i suoi mezzi derivano dai sequestri di persona, dal petrolio, da una fondazione privata, da donatori del golfo arabo, dalla Turchia e dall’emiro del Qatar. Gli europei islamici, che partecipano alla sua jihad, hanno il passaporto europeo, quindi si possono muovere agevolmente in Europa e alcuni di loro sono già rientrati in Europa ma, per il momento, operano solo in Irak, Siria, Libia, Gaza e Afganistan, combattono contro governi locali e predicano la guerra santa e il califfato.
Contro Gheddafi e Assad, gli islamisti sunniti sono stati aiutati dai paesi del golfo arabico e dall’occidente e lo sono tuttora dalla Turchia e dal Qatar, hanno rimproverato agli Usa di non aver voluto attaccare Assad, ma ora l’Arabia afferma di dissociarsi dall’ISIS, da Hamas e dai Fratelli musulmani egiziani, sostenuti dal Qatar. In Qatar sono interessi petroliferi americani e gli Usa, fino a oggi, gli hanno fornito le armi.
Blear affermò di avere il dover di sostenere i musulmani inglesi che lottavano contro Assad, che poi hanno in parte alimentato l’ISIS, il Qatar ha finanziato l’agenzia giornalistica italiana Ansa e Inghilterra e Germania hanno premuto per una cessione di Unicredit al Qatar; in queste operazioni commerciali e finanziarie l’occidente può essere stato ambiguo, cointeressato economicamente, ingenuo, connivente o omertoso; in genere, spesso l’interesse economico trascura gli altri aspetti delle questioni.
Il Qatar ha finanziato l’ISIS con due miliardi di dollari, anche tramite suoi uomini d’affari, mentre il Kuwait finanzia il gruppo terroristico Al Nusra di Siria; tra i loro obiettivi sono sciiti, ebrei e cristiani, ma poi verrà il momento degli occidentali in genere; i paesi arabi fondamentalisti usano il terrorismo, come fatto varie volte nella storia, anche dai paesi occidentali, creeranno molti lutti, ma non potranno prevalere contro un occidente unito, contro Russia e Cina, che hanno minoranze islamiche, perciò, dal comunismo a oggi, hanno cercato anche di alimentare la guerra tra Russia e occidente.
Ufficialmente Arabia, Qatar e Kuwait sono alleati degli Usa, però il Qatar, diversamente dagli Usa e apparentemente dall’Arabia, sostiene i fratelli musulmani e non voleva la tregua a Gaza, inoltre sostiene l’ISIS; secondo Al Maliki, ex presidente dell’Irak, il Qatar e l’Arabia saudita sostengono assieme l’ISIS. Anche Kuwait e Bahrein sono coinvolti, cioè tutta la parte della penisola araba integralista, questi stati, con l’aiuto della Turchia, comprano armi dismesse nei Balcani e reclutano e addestrano volontari, lottano contro i governi arabi moderati e laici, anche se non troppo democratici, e contro l’odiato e corrotto occidente.
L’Islam, ricco di petrodollari, non pensa, come la Cina, di favorire il progresso tecnico e scientifico, vuole solo le armi più potenti occidentali, l’arma nucleare pakistana è stata finanziata dall’Arabia che finanzia la costruzione di moschee in Albania; per estendere il califfato al mondo intero, l’Islam non adotta la politica graduale del carciofo di Cavour, ma vuole l’espansione partendo dai punti di crisi, che naturalmente alimenta. L’occidente, con il plauso dell’Islam militante, si è diretto contro Libia e Siria e poi, secondo le sue aspirazioni, doveva dirigersi contro Russia e Iran; saranno capaci gli Usa, per rappresaglia e sanzione, di congelare i fondi privati degli emirati del golfo e dei sauditi, come hanno fatto con quelli russi? Per il momento pare si stiano riavvicinando a Siria e Iran.
Anche l’Europa ha avuto una realtà tribale e non nazionale, però ancora oggi l’Islam è caratterizzato da una litigiosità tribale, reclama pizzo e riscatto in cambio di protezione, che sono state le molle che hanno fatto nascere gli stati nazionali che impongono le tasse; per i suoi disegni, come hanno fatto gli stati con i servizi segreti, contro altri stati e contro il proprio popolo e contro altri popoli, oggi l’Islam integralista ricorre all’arma del terrorismo, delle infiltrazioni militari e dei mercenari o combattenti volontari, ricorre al terrorismo, l’Italia ne ha sofferto molto, dal 1969 a oggi.
I paesi islamici sono stati spesso alleati dell’Unione Sovietica contro l’occidente e nel 1989, con la caduta del muro di Berlino, Saddam Hussein affermava che il mondo arabo non voleva pagare il costo della distensione e della fine della guerra fredda; certi stati arabi, utilizzando una visione laica, sognavano il panislamismo e il panarabismo, mentre oggi preferiscono usare la visione religiosa perché favorisce il sacrificio dei combattenti; tuttavia, i dirigenti politici, che sono capaci di trasformarsi da comunisti in liberisti o islamisti, non sono dei veri credenti, ma usano le ideologie solo per un disegno di potere e di egemonia.

Nunzio Miccoli http://www.viruslibertario.it; numicco@tin.it.

GLI SPRECHI DI RENZI

Il cittadino Maiorano ha deciso di fare un esposto in procura: “Per 12 giorni il nostro amatissimo premier Matteo Renzi con moglie e tre figli ha soggiornato in un lussuoso albergo di Forte Dei Marmi, il Roma Imperiale, a Forte Dei Marmi (Lucca). Le tariffe di tale albergo riguardanti 5 persone con pernottamento e colazione (esclusi i due pasti principali) oscillano tra i 1300-1600 euro giornalieri … Da cittadino che paga tutte le tasse e non fa spesso furbate come Renzi (vedi affitti pagatigli da Carrai riguardo la sua ex abitazione in via degli Alfani a Firenze) vorrei sapere come Renzi si sia potuto pagare tale faraonico soggiorno oppure se lo stesso albergo gli abbia fatto sconti o se abbia addirittura regalato a Renzi l’intero soggiorno, perché nell’una o nell’altra cosa la legge sul finanziamento pubblico dei partiti IMPONE una dichiarazione congiunta per motivi di trasparenza (Renzi non è parlamentare) e quegli obblighi Renzi è tenuto a rispettare come segretario del PD. Non di meno il codice di condotta adottato per tutta l’amministrazione pubblica con norme più severe inserite a palazzo Chigi vieta a chiunque lavori, Renzi compreso, alla Presidenza del Consiglio dei ministri, di non accettare doni di tale natura che si tratti come in questo caso di uno sconto di centinaia di euro o di offerta natura della vacanza stessa.
Faccio presente alla Procura della Repubblica di Lucca che l’albergo è di proprietà della famiglia Maestrelli proprietari della società PI.DA spa, già finanziatore di Renzi nelle sue campagne elettorali. Chiedo all’Ag di indagare in relazione a tutti i reati che ravviserà e di informarmi in caso di eventuale archiviazione attraverso l’avvocato romano prof. Carlo Taormina”.

FALLITO IL PIANO SBLOCCAITALIA DI RENZI PER MANCANZA DI FONDI

Quale sarà il nuovo piano di REnzie dopo quello fallito di oggi???
Sbocca Italia, sbrocca Italia, sbronza Italia, sbrodola Italia, sbruffa Italia, sbuccia Italia, sbuffa Italia, sbaffa Italia, sbadiglia Italia, sballa Italia, sbalestra Italia, sballotta Italia, sbanca Italia, sbanda Italia, sbaracca Italia, sbaraglia Italia, sbarca Italia, sbatti Italia, sbava Italia, scrocca Italia, scoccia Italia, ecc…………
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Marco Palombi
Questo “Sblocca Italia”, venduto da Matteo Renzi come lo strumento che avrebbe scosso la sonnacchiosa economia italiana, s’iscrive di diritto nella lunga lista dei vari “Semplifica Italia”, “Cresci Italia 1” e “2.0” partoriti dalla fantasia di Corrado Passera e Mario Monti, i cui fasti furono rinverditi dal “Decreto del Fare” di Enrico Letta. Ora Renzi e i suoi ministri si mettono in colonna dietro quei grandi cultori del tutto fumo e niente arrosto. Con un di più: Renzi non segue la buona regola di tenere basse le aspettative e dunque la delusione è più cocente quando ci si trova di fronte all’ennesimo testo di semplificazioni più o meno lambiccato. “Aria fritta”. Le risorse nuove di cui si serve un decreto capace – a stare al premier – di sbloccare “appalti per 43 miliardi” – sono spiccioli: circa duecento milioni di euro quest’anno, poco più di 500 il prossimo. Il resto dei roboanti annunci sono solo soldi presi da un capitolo e spostati su un altro nell’illusione – si spera confermata – di far partire più in fretta i cantieri, magari già nel 2015
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Luigi
Camera dei deputati… rinnovo del vestiario dei dipendenti… 1, 5 milioni di euro…
Un commesso percepisce 60.000 euro di stipendio ‘base’, ma può arrivare anche a prendere 400.000 euro l’anno… e non hanno soldi per vestirsi !!!

Geronimo68
“Il nostro Paese non è solo in recessione, ma è anche in deflazione. Il combinato disposto di queste due realtà rende la situazione economica al limite del sopportabile. E se la deflazione non viene combattuta rischia di innescare una spirale pericolosissima che aggraverebbe ancora di più la recessione.” (Panorama).
Quando il PIL non cresce a paesi con un altissimo debito pubblico come l’Italia può accadere: il rapporto debito/PIL è formato da un numeratore, il valore del debito, e un denominatore, il PIL. Più è alta l’inflazione più il denominatore sale, anche in assenza di crescita “reale”, per il solo fatto che i prezzi aumentano. Nella stessa situazione, con il PIL reale fermo o in crescita molto bassa, se non c’è inflazione, o addirittura con deflazione, il PIL nominale cala, rendendo il rapporto debito/PIL sempre più elevato e potenzialmente ingestibile.

INTERCETTAZIONI
Come ci aspettavamo, Berlusconi l’ha avuta vinta sulle intercettazioni. E non solo Berlusconi ovviamente, ma tutti quei politici che hanno scheletri nell’armadio. Ha messo lo stop alla pubblicazione delle intercettazioni con la scusa che violerebbero fatti di privacy, mentre si contano sulle dita di una mano le volte in cui la vita privata di qualcuno è davvero finita sui giornali attraverso gli atti d’indagine. Eppure il bavaglio è diventato un punto fermo della riforma della giustizia concordata da Renzi e Berlusconi.
Ovverride: Cioè cosa fanno adesso, rendono gli atti giudiziari riservati? Se non erro quando tutti gli atti sono a conoscenza di entrambe le parti sono atti pubblici, quindi cosa non si dovrebbe pubblicare?
Ma possibile che con il paese in deflazione questi continuano a parlare del nulla?

RIDIAMARO : – D

Ordinary Madless
Renzi ha annunciato il contenuto del `pacchetto giustizia': perlopiù è antrace.
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Pirata 21
Renzi: “Abbiamo riformato la giustizia per favorire gli investitori”. Mafia, ‘Ndrangheta e Camorra.
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Miguel Mosè
“Non serve una legge per cambiare il Paese”. E’ il momento di avviare la fase mistica.
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Cobra89
– Renzi il 23 maggio: “Dal 2015 gli 80 euro anche a pensionati e partite IVA”… adesso non garantisce più.
– Renzi il 23 luglio: “Metteremo in campo 43 miliardi per infrastrutture”… ce ne sono solo 3,8.
– Renzi nella presentazione del DEF: “Entro la fine dell’anno il PIL sarà a + 0,8% ma spero di essere smentito positivamente”… il PIL è a – 0,2% nel secondo trimestre e a – 0,3% su base annua.
Renzi il 31 luglio: “Cottarelli faccia come crede, i tagli li facciamo anche senza di lui”… la forbiciata sulle partecipate è slittata.
– Renzi il 1° agosto. “Italiani andate pure in vacanza tranquillamente, a settembre ci sarà una grande ripresa col botto”… il Paese è in deflazione per la prima volta dopo 55 anni.
– Renzi il 24 agosto: “Il 29 agosto vi sorprenderemo con la riforma della scuola”… la riforma non è stata nemmeno presentata.
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Nuovo slogan del Governo: Dopo “Cambiare verso”, “Passo dopo Passo”. Il prossimo sarà “Scusi, vado bene per la Grecia?”
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In risposta alla vignetta dell’Economist che rappresenta Renzi col gelato in mano, Il premier ordina un carrettino di gelati per mille euro

qwfwq
Questa mattina si è presentata da noi in negozio una delle responsabili del cerimoniale di Palazzo Chigi…». Stefano De Bortoli, astigiano, anni 26, è l’uomo che per conto della gelateria «Grom» ha organizzato il carretto di gelati a Palazzo Chigi. Il capo della catena, Guido Martinetti, lo descrive come uno dei nostri «dipendenti migliori». «Saranno stati quattro-cinque chili di gelato, tutto crema e limone», dice lui. Costi? «Ancora non abbiamo fatto il consuntivo», risponde. Più o meno? «Considerando il gelato e l’utilizzo del carretto, non credo che arriviamo a mille euro». Una volta fatti i calcoli, probabilmente oggi, «faremo fattura e il conto lo salderà Palazzo Chigi
Mi rendo conto della difficoltà, ma provate ad immaginare cosa sarebbe successo se una pantomima del genere fosse stata inscenata da Obama, Merkel, Hollande o dal presidente del Burundi, Nkurunziza
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Renzi: Preferisco il gelato artigianale.
Economist: Anche noi preferiremmo un leader autentico
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Angelo sterminatore
Sull’Economist, Renzi assieme alla Merkel, Draghi ed Hollande, con un gelato in mano. Quando leccare diventa una professione.
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Pensa all’hotel (solo dormire) di Renzi al mare da 1600 euro a notte!
70.000 euro per i due viaggi “di rappresentanza”. E c’è pure una cifra “strana”, pari a 3.000 euro pagati con la carta di credito in un albergo di Boston, senza alcuna voce di spesa né giustificativi. Cosa può costare 3.000 euro, di notte, in un albergo?
Le spese in bar ed enoteche spesso sfiorano il clamoroso, con conti pari a 600 euro.
Pensa ai 20 milioni di euro da presidente della provincia. Pagati dal contribuente
E sarebbe costui quello in grado di far fare economie all’Italia?
Abbiamo un altro magna-magna affiancato a quelli vecchi.
Quando aveva solo 29 anni riuscì a spendere qualcosa come 50mila
euro per il cibo. Con conti singoli che spesso superano i mille euro. Il
31 ottobre 2007 la provincia paga 1300 euro alla pasticceria Ciapetti di Firenze. Il 5 luglio alla Taverna Bronzino viene saldato un conto di 1.855 euro.
E ora è cresciuto…..
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Pirata 21
Renzi a Parigi:”Io non sto facendo una battaglia per l’Italia”. Ah ecco mi sembrava.
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Lo smantellamento della Costa Concordia darà lavoro a migliaia di persone. Finora Schettino ha fatto più di Renzi. [@leomorabito]
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Il violino c’è
il piano
violoncello
oboe
archi
chitarra fiati
tromboni
batteria
coristi:
RENZI HA FATTO LA BANDA LARGA
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http://masadaweb.org


MASADA n° 1569 ROMANZO- UNA SECONDA POSSIBILITA’ – CAPITOLO 15

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Viviana Vivarelli

Una antologia di fatti paranormali – Il sogno premonitore – Un profumo dall’al di là – Il cane nero – La Bologna delle acque – Santa Caterina de Vigris – Bene e Male camminano vicini

Tu sei una stregona naturale”, mi disse Jimmy Jonatahn.

La chiaroveggenza è sopita nell’animo di ognuno
Sinesio vescovo di Cirene

E questo solo c’è dato saper del Destino
Che la vita nostra è una Coppa, e Qualcuno la beve.

Omar Khâyyam

Al pranzo di ieri ho scoperto qualcosa che mi ha molto meravigliato: il signore di 88 anni di cui Enrico mi ha dato la foto per curarlo a distanza, che aveva segni di demenza senile, una costola incrinata, un’anca dolorante e camminava col bastone, e che dopo un mese è meravigliosamente guarito, nulla sapeva di quello che facevo, per cui è escluso quell’effetto placebo su cui contavo molto. Questo è interessante e rende ancora più strana la sua guarigione. Comunque, due guarigioni sono troppo poche per essere qualcosa di serio. Questo doppio incredibile miglioramento dello stato di salute nel corso di una guarigione a distanza può attribuirsi al caso ed essere una coincidenza, per cui ora io aspetto altre foto e altri casi per esplorare questa possibilità ignota, che ancora mi sembra molto bizzarra.

Mio marito era una persona straordinaria ma era prevalentemente un logico e un operativo manuale, non credeva nel paranormale e non voleva nemmeno sentirne parlare, esattamente come mia figlia, per cui per loro non avrebbe alcun senso parlare dei fenomeni che invece per 29 anni infestarono la mia vita. Su questo piano la nostra differenza era totale.
Oggi il paranormale si è allontanato da me e posso solo parlarne ma non ne sento la mancanza. Quando sei dentro fenomeni inspiegabili, lo spavento è grande. Il mondo ignoto ti assale come una inquietante minaccia. Ogni uomo vuole vivere al centro delle sue certezze, non conta se stanno solo nella sua abitudine e tradizione, il paranormale le smantella tutte, rischiando di gettarci nella follia.
E’ dunque molto più rassicurante avere una vita normale, con percezioni ordinarie, essere come tutti e non trovarsi immischiati in esperienze anomale e inspiegabili, ma nessuno può scegliere di sperimentare la realtà in un modo o in un altro e le bizzarrie possono sempre capitare a tutti, anche ai più scettici e razionali, anzi io spero proprio che possano capitare anche a loro, così scenderebbero dai loro basamenti sicuri. Credo che sperimentare anche i lato oscuri della vita possa rendere le persone meno granitiche e dunque più possibiliste anche verso chi nel buco nero del mondo ci è capitato per natura o per caso.
A me, per 29 anni, è capitato in sorte di sperimentare tutta una antologia di fatti insoliti. Non so perché ciò sia successo, né perché sia iniziato e di colpo finito. La porta che si era aperta su una percezione allargata si chiuse di colpo e ora non so più cosa aspettarmi, sono tornata ad essere una persona comune. Certo non vorrei più rivivere certi fatti che mi hanno spaventata terribilmente, non voglio vedere più i morti né avere premonizioni di fatti funesti, ma sono come rassegnata e non capisco perché alcuni siano tanto irritati se racconto i miei eventi, come se costituissi una minaccia.

Una storiella racconta che un pesce e una tartaruga vivevano in fondo al mare. Ma un giorno la tartaruga risalì alla superficie, mise la testa fuori dall’acqua e scoprì un mondo imprevisto, fatto di cielo e di terre emerse. Faticosamente risalì la riva e contemplò qualcosa di cui non aveva mai avuto conoscenza. Cielo e terra erano così diversi dal fondo del mare che non riusciva quasi ad accettare la propria esperienza per quanto fosse tangibile. Fu una cosa travolgente e destrutturante. Poi la tartaruga ritornò giù nel profondo. Il pesce arrivò a sentire cosa era successo. E lei cercò di spiegargli cosa aveva visto, ma non aveva parole, non aveva termini conosciuti, non riusciva a trasmettere quello che aveva sperimentato. Il pesce conosceva solo il mare, e la tartaruga non riusciva a spiegargli il cielo, la terra, non riusciva a trovare concetti o frasi che potessero fargli capire la sua incredibile esperienza, così la tartaruga risultò insufficiente e non credibile e il pesce concluse che gli stava raccontando un sacco di storie o era impazzita e se andò disgustato.

Quando una esperienza è troppo strana o bizzarra c’è un solo modo per capirla: viverla. Per questo, di fronte allo scetticismo di tanti, io non so cosa fare, solo non capisco perché chi è troppo razionale debba irritarsi e aggredirmi. Eppure anche io un tempo ero come loro, scettica e testarda, e pronta a ridere delle cose che non capivo.
Io sono sempre stata una insegnante di materie molto razionali, ho frequentato quattro università, ho studiato filosofia, diritto e economia, mi sono applicata in scuole tradizionali su materie tradizionali che implicano l’uso di memoria e logica. Non ho vissuto l’esperienza di sottogruppi sociali legati a superstizioni, credenze o fideismi. Non vengo dalla campagna o da comunità isolate portatrici di riti o credenze. Non ho frequentato sette o guru. Sono un animale occidentale, urbano, e i miei libri sono sempre stati testi scientifici. Ho studiato filosofia, matematica, fisica, filosofia, psicologia, diritto e economia…materie molto logiche, che lasciano poco spazio all’immaginazione. E nella prima parte della vita, fino ai 37 anni, ho sviluppato come tutti prevalentemente l’emisfero logico.

L’unica esperienza di premonizione in famiglia che ricordo apparteneva a mia madre.
Mia mamma veniva dalla campagna veneta, aveva fatto solo la terza elementare e aveva lavorato tutta la vita modestamente e in disparte; era una persona silenziosa e schiva, abituata a vivere nel silenzio e nella sopportazione. La sua vita non era stata molto felice. Era religiosa ma non osservante, e, quando una disgrazia stava per cadere sulla famiglia, sognava la Madonna sull’altare in mezzo alle candele, e, in qualche modo, il sogno le diceva che qualcosa di brutto sarebbe arrivato ma che la Madonna l’avrebbe salvata. Il sogno non era solo premonitore ma anche salvico.
Mia mamma si chiamava Giuditta, che vuole dire ‘lodata’; viveva appartata dal mondo e quasi non parlava, non aveva manifestazioni di affetto verso di me, per cui per lungo tempo ho pensato che fosse anaffettiva ma probabilmente era solo una piccola donna che non aveva ricevuto molto affetto e non era abituata a manifestarlo. Veniva da un paese povero e contadino del Veneto, Preganziol, presso Treviso, e non aveva mai conosciuto la propria madre. Uultima di sette fratelli, era stata subito orfana di entrambi i genitori, il padre era morto in guerra e la madre si era buttata giù dal fienile alla notizia della sua morte in un raptus di disperazione, quando lei era appena nata. La bambina era stato consegnato a una vecchia nonna, sorda e cattiva, paralizzata alle gambe che la picchiava e non le aveva certo trasmesso il senso della protezione materna, né lei era stata capace di elaborarla verso di me, per esempio difendendomi dalla violenza di mio padre, ché anzi diceva che io per lei ‘ero come una sorella’, perché l’esperienza di sorella era l’unica forma di parentela che aveva conosciuto, ma la Madonna rappresentava per lei l’essenza della forza materna che ti protegge e ti difende dai pericoli. Non mi è mai parso che mia madre fosse osservante o pregasse o andasse in chiesa. Era così timida e chiusa in se stessa, così incapace di manifestazioni affettive che, quando in età adulta, le ho ricevute dalle amiche, mi sono meravigliata e imbarazzata. Ricordo che le prime volte che mi abbracciavano mi irrigidivo come per paura, mentre ora sono io che abbraccio gli altri. Forse mia mamma era solo molto timida e chiusa e nessuno le aveva insegnato a manifestare i sentimenti, meno che tutti mio padre che aveva una personalità imperiosa e violenta. Per manifestare affetto bisogna averlo ricevuto; anche i modi dell’affetto, come tutte le cose, si devono imparare e vedo certi bambini giapponesi amici dei miei nipotini che hanno genitori compassati e chiusi per cultura, che non conoscono né insegnano nessuna manifestazione affettiva.
Nei sogni di mia mamma la Grande Madre, la Madonna, appariva come un archetipo, una forte immagine protettiva, un’essenza di amore che oltrepassava ogni madre reale e ogni Madonna di chiese costituite.
Mia madre sognò la Madonna quando mio padre in guerra ricevette un calcio di un cavallo alla testa, lui non morì ma perse un occhio e sei anni di guerra gli lasciarono un’ulcera che lo rese acido e bilioso con una specie di odio permanente per il mondo che sfogava in famiglia con scenate e violenza.
Quando ero bambina, ricordo un giorno di agitazione, dopo che il sogno della Madonna si era ripresentato. Eravamo nel dopoguerra, sfollati a Firenze dall’Appennino in una casa assegnata dal Comitato Alloggi, una casa molto povera e fatiscente vicina a Piazza Santa Croce, nella zona più vecchia e povera della città. Io ero una bimbetta piccolina (quando venni già dai monti avevo due anni) e avevamo un gabinetto in uno stanzino senza finestre con solo il cesso e quel giorno mi ero nascosta, per giocare, nell’incavo profondo di una finestra con la mia bambolina di celluloide. Improvvisamente, con enorme fragore crollò tutto il soffitto di questo gabinetto. Mia madre, che mi aveva vista entrare ma non mi aveva vista uscire, cacciò un urlo di terrore e si mise a scavare frenetica tra le macerie e credendomi già morta e, quando io sortii da sotto la finestra, si mise a piangere e forse mi picchiò anche per sfogare la paura… La disgrazia era venuta ma la Madonna ci aveva salvati.
Quella Madonna, che non veniva da un mondo culturale ma archetipico, rappresentava la Grande Protezione, la madre che lei non aveva mai avuta, una forza sovrumana che aleggiava intorno, dentro e fuori di lei, e si sostanziava in quel sogno sempre uguale a cui mia madre aveva dato la sua precisa interpretazione. Nessuno le aveva detto cosa fosse quel sogno, semplicemente lei ‘lo sapeva’. Un pericolo sarebbe venuto ma la Madonna ci avrebbe salvati.

Il sogno parla con i suoi simboli e spesso ognuno di noi ha una messe di simboli personali, altri vengono da un inconscio collettivo che ci indica i grandi cambiamenti dell’energia: la nascita, l’evoluzione, il miracolo, la morte…
Il sogno si collega da una parte all’inconscio individuale e dall’altra a un archivio di conoscenze universali, che sta fuori dal tempo e dallo spazio e da cui possono arrivarci segnali con simboli che non dovremmo conoscere ma che in modo strano e anomalo entrano nel nostro mondo perché fanno parte della nostra parte invisibile. A volte accade addirittura che noi sogniamo da svegli, come avessimo delle piccole trance.

Una signora viene da me per un incontro individuale e le chiedo la sua data di nascita per fare il tema natale, la scrivo per bene sul quaderno, poi credo di copiarla bene su word ma il computer mi scrive una data del tutto diversa, di cui non mi accorgo, e quando lei sente la data si commuove perché è la data di nascita dell’uomo che ama di nascosto e a cui sta pensando intensamente con dolore. Non è una coincidenza, è un errore significativo, rivelatore, che non dipende né da me né da lei. O forse è stato un lapsus della sua memoria che ha sostituito la propria data di nascita con quella di lui per una inconscia identificazione.
Sul computer ne ho avuti molti di questi errori non casuali ma significativi, come se ci fosse un’interferenza, che può venire da una parte di noi che agisce senza la nostra volontà o da una parte di una energia non identificata.
Ho passato la mia intera vita a leggere e a studiare e l’avvento del computer mi ha facilitato moltissimo velocizzando le mie ricerche e le mie riflessioni, ma il paranormale non si trova a disagio con gli strumenti elettronici, anzi li usa come se gli andassero bene, allo stesso modo con cui la mia energia, come entro in salotto accende il televisore senza telecomando, oppure, in una casa di Milano, fece saltare il contatore delle scale, solo il mio ovviamente, quando ci passai davanti e sfido qualunque elettricista a spiegarmene i motivi. E sempre la mia energia blocca qualunque registratore a pile dopo pochi minuti, anche questo in modo inspiegabile; tre Sony ho comprato e tutti e tre si sono rifiutati di funzionare standomi accanto, mentre funzionano benissimo con chiunque altro .
Anche scrivere otto o nove ore al giorno su un computer, come ho sempre fatto per le dispense dei miei corsi, può provocare a volte uno stato modificato di coscienza, in cui a volte non so più se la mia mente detta quello che devo scrivere o semplicemente legge quello che la mano scrive in modo quasi automatico.

A volte è come se ci fosse una perdita temporanea di coscienza mentre la mano corre veloce, poi la coscienza torna ci si accorge che le parole di senso compiuto che sono state scritte non vengono dalla nostra volontà o dalla mente cosciente. E queste frasi possono avere un significato morale, spirituale, leggermente alieno, comunque perturbante. E’ qualcosa che assomiglia alla scrittura automatica, ma senza alcuna trance voluta, semplicemente per qualche secondo la mano ha funzionato in modo automatico come se fosse collegata a un’altra mente e allora ci si chiede: che cos’era? Siamo stati attraversati da un messaggio, ma da dove veniva questo messaggio?

Una volta, in mezzo alle pagine che stavo stampando, è emersa una pagina piena di segni casuali, lettere staccate, senza senso, ma in mezzo, una richiesta ripetuta di aiuto. “Aiuto! Aiuto! Aiutami!”
Ma chi chiede aiuto? Da dove? Chi scrive attraverso me? Ci mi manda incomprensibili messaggi? Sono io stessa o sono un tramite? E per chi? Per cosa?

Tante volte mi sono chiesta perché solo alcuni hanno questi fenomeni e non tutti. L’ho chiesto anche a Donata che è una medium, e il suo spirito ha risposto:

“Come un pescatore che getta l’amo
non può pensare di raccogliere
tutti i pesci del lago
solo alcuni si avvicinano alla lenza
o condurranno se stessi
verso altre mete
Così sono le anime
Non tutte sono pronte
a sentire la verità

Il POETA (scrittura automatica di Donatella)

Qualche volta le cose sembrano manifestare volontà loro proprie. Un tempo, quando ero a Firenze, dopo la miracolosa guarigione, avevo fatto la scrittura automatica e ho conservato un piccolo fascio di fogli scritti con una grafia quasi indecifrabile che sembra un elettroencefalogramma e che appare e scompare a piacer suo. In genere caccio questi fogli in una delle mie librerie a caso e poi tra i libri pressati non li trovo più. Ho fatto 13 traslochi in vita mia e accadde che dopo uno di questi, le pagine andassero perdute. Un giorno, durante un pisolino, mi sono tornate a mente e ho visto chiaramente una libreria, delle sei che ho, e dove erano questi fogli; mi sono alzata dal letto, ho allungato la mano in questa libreria ed erano proprio lì. Poi li ho persi di nuovo. Cerca e cerca, niente! Passano anni. Poi viene un signore per un colloquio, un uomo che si chiama Maurizio e fa lo scrittore. Lo faccio entrare ed ecco che i fogli sono proprio in mezzo al tavolo. Com’è possibile? E perché? E penso che probabilmente la cosa ha un senso e io devo leggere quelle pagine a Maurizio per un motivo che conosce solo lui.
Jung diceva che le cose hanno una loro anima e quando non vogliono farsi trovare non si fanno trovare e noi dobbiamo lasciar perdere. Oppure al contrario sembrano emergere dal nulla per qualche motivo che non sappiamo. E’ difficile credere che le cose abbiano una loro intenzionalità, ma in un universo di energia, tutto in fondo è uno, animato e inanimato, tutto è collegato e l’intenzione supera le nostre divisioni semantiche. L’intelligenza è più ampia di quello che crediamo. E le nostre distinzioni tra persone e cose sono solo forme codificate in cui arginiamo la nostra paura e ci diamo false certezze.
Di fronte agli eventi paranormali non ci sono parole. Mastro Eckart, che era un mistico, diceva: “Possiamo solo dire che una cosa è, non che cosa è”.
Noi ascoltiamo i racconti di stranezze con scetticismo o anche interesse ma sempre come se ascoltassimo delle favole, ma poi, quando qualcosa di strano accade proprio a noi, restiamo turbati, come se qualcosa di profondo e enigmatico si stesse rivelando ma non sappiamo cosa e non riusciamo a inquadrare il nostro turbamento nel mondo delle certezze tradizionali.

Io ho una grande amica, Elsa, saggia e spiritosa, che faceva l’infermiera in chirurgia al S. Orsola. Ora è anziana e in pensione e le sue gambe hanno vari problemi per cui esce poco di casa. In questa sua vita da pensionata e reclusa ha alimentato varie curiosità medianiche per cui tenta con degli amici dotati di ricevere messaggi dall’al di là.
Il padre di Elsa viveva a Riolo Terme in una casa con giardino. Poi i genitori di Elsa sono morti e la casa è stata chiusa e lei ci torna raramente.
Un inverno accade un fatto strano: in una seduta medianica Elsa si sente dire che deve tornare in quella casa di Riolo. Ci va e, quando arriva alla casa dei suoi genitori, vede che è nevicato, cosa rara a Riolo. Il giardino è tutto bianco, ma in mezzo al giardino e alla neve la pianta di rose è piena di rose fresche fiorite. E’ un tipo di rosa rossa, rifiorente, in cui però il fiore dura un giorno, ed è inverno e sulla pianta non c’è nemmeno una foglia, mentre in genere d’inverno qualche foglia può restare, ma la pianta è tutta in fiore e le rose spiccano rosse sulla neve bianca. E, quando Elsa entra in casa, invece di trovarla fredda, trova le stanze così tiepide che deve toccare i termosifoni per sentire se sono accesi.
Gli abitanti del paese hanno chiamato questa fioritura invernale “le rose di Zuanin”, le rose di Giovannino.
Sempre Elsa in una seduta col tabellone si sente dire dalla guida che la figlia passa un brutto momento e lei chiede un regalo per consolarla: un mazzo di fiori. Quando la figlia entra nel proprio appartamento, al piano di sopra, trova nell’ingresso un gran profumo di fiori di tutte le qualità, il profumo è solo all’ingresso e non c’è nulla nelle stanze che possa giustificarlo, né piante né fiori. E’ un regalo delicato che arriva chissà da dove.

Il profumo fa parte del paranormale, è la più sottile delle sensazioni materiali, quella più smaterializzata, è anche la prima che si avverte quando si comincia a comunicare con il mondo sottile. Molti eventi straordinari sono legati al profumo, spesso è un profumo legato a un defunto e lo preannuncia. E’ qualcosa che presenta un elemento inafferrabile ma tuttavia reale e indica una presenza spirituale.
La cosa curiosa è che anche persone solitamente poco olfattive possono avvertire nitidamente questi profumi speciali, che oltrepassano la soglia del fiuto ordinario. Io sono uno di questi casi. Mentre mia figlia avverte subito se in casa ho del prezzemolo, a cui è allergica, o un mezzo limone andato a male nel frigo, io non sento quasi mai gli odori. Ma, quando arrivò il giorno dell’anniversario di un anno dalla morte di mio marito, e io nemmeno ci avevo fatto caso, il 28 di febbraio, mentre ero sdraiata sul divano sentii chiaramente il profumo del suo dopobarba della Atkinson. E quel profumo in casa non c’era, perché nei suoi ultimi giorni era finito e lui me lo aveva chiesto ma vicino a casa non l’ho trovato e, appena era arrivata mia figlia da Londra, ero corsa in centro a comprarglielo, ma, poi, dopo la sua morte, avevo regalato la bottiglietta ancora intatta. Era un profumo non persistente, che in genere durava pochi secondi e poi svaniva, ma quando dopo un anno risentii quel profumo, durò ben un’ora, come se avessi la boccetta sotto il naso. Poi mi alzai dal divano per andare in bagno e al ritorno non c’era più. Ma fu molto emozionante sentirlo.
E anche quando in luglio sono andata una settimana in montagna, ed era la prima vacanza dopo la sua morte e la prima in assoluto della mia vita che facevo senza di lui, al mio ritorno in casa, l’ho sentito bussare come al solito sul tavolino basso di salotto (quello che ha costruito lui) e insieme ho sentito, inconfondibile, il profumo del suo dopobarba della Atkinson. Io mio marito non lo sento al mare o in montagna o in casa di mia figlia, lo sento solo nel mio salotto di casa, davanti alla sua poltrona, come un bussare sul piccolo tavolino basso. E davanti a me, nella grande libreria di noce, che sembra una massiccia libreria del 1500, guardo sempre la sua foto ed è bello, sta bene, mi sorride.
Questa foto stava prima davanti a un pacchetto di foto di famiglia ma poi accadeva che, senza causa apparente, senza vento o corrente d’aria, questo pacchetto volasse per aria, ogni tanto, in modo elegante, come una fisarmonica fino a metà della stanza, anche se dalle parti era tenuto fermo da due oggetti pesanti. Alla fine ho tolto tutte le foto meno la sua, per non stare ogni volta a raccattarle tutte in terra.

Questa cosa del profumo che ci ricorda una persona cara non è successa solo a me ma mi è capitato tante volte di sentirla raccontare.
Quando una persona lascia la nostra stanza, la nostra vita (è forse una stanza la vita?) può arrivare ancora il suo profumo, come una traccia della memoria. I morti a volte appaiono così, con una sottile traccia mentale che evoca la loro, rarefatta, presenza. Non so però quanto mentale sia questo profumo, visto che, a volte, mi è capitato di sentirlo insieme ad altri.
Anche Donata sente a volte il profumo del medico che è stato suo maestro in vita e che ora continua ad esserlo in forma più sottile, profumo di gardenia o di sigaretta, e anche suo marito, a tratti, sente questo odore accanto a lei.
Un giorno lei e il marito sono in macchina con due amici e tutti ed ecco che tutti e quattro avvertono di colpo un profumo che arriva; gardenia e sigarette, quei tre pacchetti al giorno che alla fine hanno ucciso il suo amico.

Qualche volta solo uno sente il profumo, altre volte questo è avvertito anche da un’altra persona, molto raramente da tutti, proprio perché si tratta di un profumo particolare che richiede un altro tipo di senso, diverso da quello ordinario.
Quando arrivai a Bologna tanti anni fa, abitavo in centro, in via San Felice, uscivo da sette anni di depressione terribile a Pavia ed ero piuttosto scossa da questo trasloco che avrebbe poi aperto una fase nuova e migliore nella mia vita.
Già al momento dello scarico degli oggetti accadde una cosa strana, avevo la casa ingombra di scatoloni, e in camera presi uno di questo, pesante di biancheria, e lo posi in mezzo al letto, ma per tre volte lo scatolone balzò in aria e finì a terra, il che forse era spiegabile con la distribuzione dei pesi interni, ma la cosa avvenne in modo strano, come se si fosse sollevato per aria, per tre volte consecutivamente.
E per tre giorni sentii un forte odore di incenso, un profumo molto intenso che penetrava tutta la casa e prendeva anche la prima rampa delle scale; pensai che si trattasse di qualche sostanza aromatica diffusa da chi puliva le scale ma lo sentivo solo io e la cosa era strana perché l’odore era molto forte. Poi arrivò da me Laura bruna e la prima cosa che disse fu: “Mamma mia ! Che odore d’incenso”.

Laura bruna è una bella signora molto dolce e timida, piena d’amore per ogni cosa, credo sia una delle persone più amorevoli e femminili che abbia mai incontrato. Le sue doti di percezione sono naturali e non ricercate.
Quando si stende sul letto per un riposino ha delle piccole trance in cui entra in uno stato di grazia, percepisce estasi allo stato puro, si solleva dal proprio corpo e vaga fuori di esso. A volte queste alterazioni di coscienza avvengono anche mentre è sveglia e occupata in qualcosa.
Un giorno esce per andare a prendere la nipotina a danza, perde coscienza e si ritrova dopo un po’ di tempo alla scuola di danza ma le manca tutto il tempo di mezzo, come se avesse camminato in sonno e questo la spaventa.

Circa la mia amica Elsa, vorrei raccontare ancora un sogno, che mi ha turbato molto e di cui io, che ho interpretato migliaia di sogni, non so proprio dire il significato.
Io sono figlia unica, mio padre non voleva una figlia femmina e mi ha sempre rifiutata per essere nata con questa tara (!), colpevolizzandomi perché non avevo realizzato il suo desiderio dell’erede maschio, mi ha rifiutata al punto da rinnegarmi nel suo testamento e costringendo anche mia madre a copiare la sua assurda decisione. Per di più io sono nata con una malformazione bronchiale per cui ero spesso malata e tossivo la notte tendendolo sveglio. Il risultato è stato una tortura continua, per cui mi ha fatto vivere come una reclusa, impedendomi tutte le forme di contatto che un bambino prima, o un’adolescente o giovane poi, hanno con i propri coetanei. Mi ha costretto a vivere in una solitudine totale, chiusa in casa con una madre pressoché muta, lasciandomi solo la possibilità di studiare o di aiutare mia madre nel suo lavoro di sarta, senza mai parlare con nessuno, vietandomi rapporti umani, negandomi perfino le gite scolastiche, rifiutando il ragazzo di cui sono stata innamorata dai 15 ai 29 anni, quando poi ci siamo sposati e che ero costretta a vedere di nascosto. Visto che avevo avuto la disgrazia di nascere femmina, deludendolo così atrocemente, mi aveva dato l’obbligo di studiare per diventare una professoressa di matematica (cosa che io odiavo) per mantenere poi lui, quando avrei lavorato. E io l’ho deluso anche in questo, perché alla fine mi sono sposata e me ne sono andata da casa e non sono diventata una professoressa di matematica, ma ho sviluppato studi proprio in campi opposti e non l’ho mantenuto come lui aveva progettato.
Non mi ha mai considerata una persona, ma uno sbaglio di natura, che almeno poteva fruttare del denaro, un po’ come un campo o una vacca, ma, per questo suo desiderio distorto, mi ha almeno permesso di studiare.
Credo che chiunque altro, in simili condizioni, sarebbe diventato pazzo o se ne sarebbe andato di casa. Io non feci né l’una né l’altra cosa. Sono diventata una aggressiva e una ribelle, una che diffida sempre degli uomini ed esalta la propria condizione femminile, ho esercitato una infinita resistenza contro il mondo, ma i 29 anni di reclusione, da cui uscivo solo per studiare o lavorare, mi hanno dato un tempo infinito per elaborare doti di introspezione e sviluppare ricerche di conoscenza. Oggi mi pare che proprio questi 29 anni di solitudine forzata siano stati formativi di quello che sono ora e abbiano fatto di me un soggetto diverso da chiunque abbia avuto una vita normale.

Un giorno d’agosto, quando ormai sono a Bologna da un po’, la mia amica Elisa mi telefona dal campeggio del mare per dirmi che ha fatto un tabellone e si è manifestato un vecchio signore che dice di essere mio fratello e di proteggermi dall’’al di là.
La notte stessa sogno che vado nel paese dei morti. Cammino su un ponte di marmo sgretolato e in macerie sotto cui passa un fiume dove non c’è acqua ma erba (“Ti accompagnerò per verdi pascoli”- dice il Signore) e arrivo di là, nella città dei morti; lunghe file di case vuote con finestre tutte uguali, dove non c’è nessuno. Per strada incontro mio padre. E’ in buona salute e sorregge un vecchio signore che non se la passa molto bene. Io mi spavento, temo mio padre come quando era in vita e così, per paura che mi faccia del male, cado in ginocchio dicendo: “Perdonami!”. Ma lui allegramente mi fa segno di alzarmi. Allora gli chiedo se ho un fratello, e lui mi risponde che è proprio l’uomo che sta sorreggendo Spiega che lo ha generato a 18 anni quando, con altri emigranti, passò a piedi il confine francese, in Piemonte. Nei giorni precedenti aveva soggiornato nel paese di Pavone, seducendo una ragazzina di 14 anni, che aveva dato alla luce un figlio chiamato Aion. Mi mostra le foto della ragazzina che è in un prato con una cuginetta, mentre prova dai sari rossi e oro portati da uno zio tornato dall’India. Quell’uomo morente che mio padre sorregge, e che poteva avere dieci anni più di me, è appunto il mio fratello maggiore. Io resto molto stupita. Poi torno al mondo dei vivi ripassando il ponte della vita e della morte. Adesso il ponte sembra nuovo e integro con belle statue di marmo bianco e sotto scorre un fresco fiume cristallino.
Sconcertata da questo sogno insolito e molto dettagliato, mi sveglio facendo dei conti sull’età che mio padre poteva avere quando è emigrato in Francia e poi vado a cercare nell’auto l’album geografico, ed effettivamente vicino al confine francese trovo un paesino che si chiama Pavone. In quanto al nome Aion, è quello di un dio indiano che si fece uomo e venne ucciso,e il suo nome vuol dire ‘nato nel tempo’. Anche un’opera di Jung porta questo titolo. Il sogno è strano, ma io, poi, non ho mai voluto verificare all’anagrafe del paese Pavone se nel 1935 era veramente nato un bambino senza padre di nome Aion. Mi sono accontentata dei significati simbolici del sogno. Ma è rimasto il turbamento e la stranezza che un paese con un nome così insolito fosse realmente nel punto indicato.

Molti stati modificati di coscienza coinvolgono le nostre onde mentali senza la nostra volontà, come se avvenisse di colpo una variazione di frequenza nell’attività elettrica del cervello. Il nostro cervello funziona come una radio che può sintonizzarsi su livelli diversi di realtà, come se abbandonasse la stazione in cui solitamente siamo sintonizzati entrando in altri canali, che ci fanno vedere altre realtà; qualche volta le ricordiamo, altre volte non c’è comunicazione tra una banda e l’altra, come nei casi in cui Laura bruna non ricordava spezzoni del suo tempo e si spaventava perché aveva attraversato strade, aveva camminato a lungo, ma tutto era cancellato nella sua mente cosciente come se avesse agito in stato sonnambolico.
Anche il medium in trance a volte non sente nulla di quello che dice e anche sotto ipnosi si possono fare e dire cose che sono poi cancellate quando torna la coscienza.
Io ho avuto una perdita simile per pochi secondi, il tempo di attraversare una strada: prima ero di qua, poi ero di là, ma mancava il tempo dell’attraversamento. La cosa mi ha spaventato. In realtà il tempo è solo quello della coscienza, noi prendiamo atto del nostro esistere solo quando ne siamo coscienti. La coscienza è una lampada che esiste solo quando è accesa. Ma quando la coscienza è spenta cosa accade? Esiste ancora un io? Sembra di sì. Ma dov’è? E quando un uomo è in coma, dov’è il suo io?
Quanti modi di essere abbiamo? Quanti modi di conoscere?
Forse la morte è solo uno spostarsi da uno stato di coscienza a un altro e forse ognuno produce il suo velo di Maia, il suo mondo apparente, virtuale, a cui si aggrappa come una certezza, finché dura, ed è in questa costruzione virtuale che creiamo la visione del nostro corpo, della nostra mente e delle cose che sembrano attorno a noi, mentre in altri livelli la percezione potrebbe essere diversa. Strane cose accadono e non le conosciamo.

Laura bruna è una persona deliziosa, molto carina e dolce, è un’artista spontanea e naturale, scrive poesie molto semplici, sogna, dipinge quadri che vincono premi alle mostre, ma c’è in lei una semplicità e ingenuità da bambina. Dalle cose della vita trae sempre una lezione di fiducia e d’amore.
Nella sua casa c’è una entità sottile, i cui segni sono a volte percepiti anche dalla figlia, e Laura lo avverte come un odore, un odore piuttosto terreno in verità, un miscuglio di tabacco e olio da motori, come se fosse lo spirito di un meccanico, qualcuno che lavorava in un’officina ma che certamente aveva un carattere allegro. Quando arriva, le accende la radio e mette su sempre musica vivace; in verità è uno spirito curioso che accende tutto quello che si può accendere, traffica con gli elettrodomestici e li attiva, accende l’aspiratore di cucina, muove le tendine. Passa avanti e indietro in modo rapido e Laura lo sente come un vento veloce, come io sentivo come un vento veloce e felice mio marito la mattina dopo la sua morte.
Questo spirito allegro produce una serie di piccoli fenomeno e anche la figlia di Laura ha assistito con stupore ad alcuni di essi.
Laura ha simpatia per questa energia invisibile e molto attiva, dice che le fa compagnia, che è amichevole. Una volta, mentre guardava la televisione accanto al marito, il suo amico sottile le è passato di lato così velocemente da farle uno sfregamento doloroso sulla guancia. Laura ha gridato: “Ahi!” e il marito ha chiesto cosa avesse, ma lei ha finto che fosse un crampo, è andata in bagno e ha visto allo specchio che aveva la guancia rossa, allora si è irritata e ha detto mentalmente al suo amico che se doveva fare così era meglio che non venisse più. Quando è tornata a sedersi accanto al marito ha sentito qualcosa che le accarezzava una caviglia in segno di scusa.
Non solo lo spirito le accende la radio cercando musica allegra, ma una volta, di notte, ha messo in funzione una piccola radiosveglia senza pile come se avesse una energia elettrica tutta sua.
Così Laura sentì il profumo d’incenso che sentivo anch’io. E un altro giorno vide l’intera stanza, dove eravamo in gruppo, tutta attraversata da girandole luminose, silenziosissime, che apparvero e sparirono improvvisamente, nessuno se ne accorse ma io e lei le vedemmo.
Nella prima casa di Bologna non sentii solo odore d’incenso purtroppo, all’inizio sulla soglia tra l’ingresso e il salotto avvertii, nitidissimo, odore di cane bagnato, sentivo che era un cane nero, malefico, potevo quasi vederlo e ne ero disgustata come fosse l’odore del demonio, avevo la pelle d’oca e un profondo senso di orrore. L’odore si sentiva solo in un tratto piccolissimo sulla soglia, bastava che spostassi di poco la testa e spariva ma in quel punto era forte e inquietante. E so che nella carta del Matto dei tarocchi compare, allo stesso modo, questo cane nero, come segno del Male. Anche nella simbologia egizia il cane nero era collegato al Male. Anubi, dio dei Morti, era indicato con una testa di cane o di sciacallo, animale che si nutre di carogne. Nell’antico mondo romano il cane nero era collegato a Ecate, dea venerata anche nel vicino Oriente, e sinonimo di luna nera, signora della stregoneria e collegata al regno dei morti e alle streghe. Il cane nero era venerato nei crocicchi, indicanti le quattro 4 fasi della Luna. In Gran Bretagna il cane nero ricorre il monte leggende, il Back Dog o Black Shucks o Skriker o Gytrash o Padfoot, presente nel folklore di molte zone.
Io non parlo mai, anche nelle mie lezioni, del Male e questo mi è anche stato rimproverato perché anche il Male, dopotutto, fa parte della vita, ma io credo che dobbiamo essere sintonizzati sul Bene e che parlare del Male sia, in qualche modo, evocarlo. Comunque parlerò anche di qualcosa di malefico. La prima casa di affitto a Bologna, dopo i 7 anni di depressione a Pavia, fu in Via Riva di Reno, detta così perché sotto di questa scorre il Canale di Reno che fu coperto negli anni postbellici e fino ad allora era usato per lavare i panni. Da lì partiva una serie di canali navigabili che poi sfociavano nel fiume Reno, e da questo fino al Po. Era la ‘Bologna delle acque’, o piccola Venezia. In fondo a questa strada, all’inizio di Via dei Falegnami, c’è ancora un negozio che ha il curioso come di ‘Bottega della pioggia’. Ero dunque passata da una casa sopra un canale sotterraneo a una casa vicina a un fiume sotterraneo e in radioestesia si conosce bene l’influsso che l’acqua ha sulla mente della persone. Di queste acque sotterranee di Bologna si può avere una breve vista da una finestrella che si apre in Via Piella, e che mostra uno squarcio del Canale delle Moline, il tratto del Canale Reno, nel Centro storico. Il Canale delle Moline, formatosi all’altezza di via Marconi con parte dalle acque del canale Reno, prosegue il suo corso lungo via riva di Reno, poi parallelamente a via Augusto Righi per poi deviare a Nord lungo via Capo di Lucca. Superati i viali di circonvallazione (le antiche mura) si unisce alle acque provenienti dall’Aposa e dal Savena per poi immettere nel Navile alla chiusa della Bova. Anche questo canale è quasi completamente coperto tranne piccoli tratti visibili da un giardino pensile in via Capo di Lucca e dalla finestrella in via Piella. Nella Bologna medievale, la Bologna dalle cento Torri, i canali erano molto importanti per le comunicazioni e alcuni erano navigabili. Il Canale delle Moline, in particolare, era utilizzato per produrre l’energia di ben 15 mulini ad acqua della città. Ancor oggi c’è una associazione degli amici delle via d’acqua e dei sotterranei di Bologna che organizza visite guidate per ripercorrere questi canali sotterranei. Dico tutto questo perché io sono una che sente la forza delle acque e l’acqua, specie quella sotterranea, è una forza potente che agisce sulle onde mentali. E io, nel mio periodo ‘magico’, ho conosciuto ben tre case delle acque: quella di Pavia che sorgeva sopra un canale, quella del centro di Bologna che era vicina a un canale e quella attuale del quartiere di Corticella che è nata su una marcita di acque per la canapa.
Su acque sotterranee sorgono le cattedrali gotiche e anche i grandi santuari e su una fonte sotterranea sorge il luogo più santo di Bologna, la Basilica di San Luca, che è anche uno dei luoghi più energetici d’Italia.
Anche gli Etruschi cercavano fonti sotterranee per scavare su queste il ‘mundus’ o pozzo, che metteva in comunicazione le energie del sottosuolo con quelle del cielo. Attorno a uno di questi pozzi costruivano i loro accampamenti, che spesso diventavano città, come è avvenuto per Bologna, che ha il suo antico mundus proprio al centro della zona storica, vicino alle due torri, nel complesso delle sette chiese, dove alla fine dell’epoca romana sorgeva un tempio dedicato ad Iside che poi divenne luogo di culto cristiano e meta di pellegrinaggi per guarigioni miracolose.
Tornando alla mia prima abitazione di Bologna, in via Riva di Rieno, ricordo che curiosamente dal 1997 proprio questa strada fu scelta dagli esercenti per la festa di Halloween, il 31 ottobre, per esorcizzare gli spiriti maligni. La notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre apre la festa di Ognissanti, che nel mondo celtico era la notte delle streghe o dei morti viventi, la festa di Samhain, All-Hallows-Eve, cioè la notte prima di Ognissanti (in inglese arcaico All Hallows Day, moderno All Saints), presente nei testi medievali irlandesi e quelli più tardi del folclore irlandese, gallese e scozzese per gli incontri soprannaturali avvengono in questo tempo.
Curiosamente, proprio in Via Riva di Reno c’è la sede del GRIS, gruppo di ricerca contro le sette sataniche. E proprio qui, vicino alla mia casa, c’è un palazzo dove poi trovarono il covo dei bambini di Satana, una setta dedita ai culti del diavolo.
In questa casa dove rimasi due anni non vissi molto bene anche se fu qui che ricominciai a rinascere. Fu un crocicchio, il luogo dove la nostra vita diverge e può prendere un’altra strada.
C’era un punto in un corridoio di quella casa dove non guardavo mai per paura. Una volta venne il primo fidanzato di mia figlia che aveva doti particolari e quando arrivò nello stesso punto del corridoio, si bloccò e disse che c’era qualcosa di cattivo annidato lì, io lo zittii perché non volevo che mia figlia sentisse e si spaventasse, dal momento che abbiamo vissuto insieme varie esperienze negative inquietanti, ma anche io ‘vidi’ una specie di ragnatela nera enorme in un angolo in alto.

Queste percezioni a volte sono nitidissime, a volte sono sottili come se ci fosse una leggera differenza per es. tra un profumo reale e uno paranormale, potrei dire che a volte sembra di percepire i profumi come altre cose, con i sensi, a volte con la mente. Potrei chiamarli profumi mentali.

Per diversi anni sono andata a Riccione in primavera per il convegno su “L’uomo e l’ignoto” tenuto dalle Edizioni Mediterranee, mi interessano le conferenze e mi interessa il pubblico strano ed eterogeneo dove è facile fare qualche incontro pittoresco. Una volta ero seduta nel cinema quasi vuoto prima dell’inizio delle conferenze e si siede accanto a me una signora distinta, cominciamo a parlare, è una insegnante di lettere siciliana, le chiedo se si dice Màndala o Mandàla perché la pronuncia dei nomi orientali non è mai molto chiara e lei comincia a parlare del Tibet e mi dice che ci va continuamente, io credo che parli di viaggi reali ma sono viaggi dello spirito (viaggi astrali li chiama qualcuno), attraverso cui tuttavia lei afferma di avere la conoscenza completa di questo paese. Dice che è superstite di una tragedia familiare, marito e figlie morti e così i genitori, dice che “solo un’energia che la tira dall’alto le permette di tenere su la testa”. Mentre parla pianamente raccontandomi la sua odissea in modo pacato e quieto, sento d’improvviso nel cinema polveroso un forte e fresco profumo di rose, come quando si esce al mattino in un roseto bagnato dalla rugiada. Nel frattempo sono arrivate due sue amiche che le si sono sedute a fianco. Io dico “Com’è che sento odore di rose?”. Le amiche ridacchiano e mi spiegano che la signora ha la caratteristica di creare profumi. Io penso a delle boccette, ma loro dicono “No, no! I profumi li crea dal nulla!”. “Come? dico io “Anche un profumo di incenso?”, non finisco di dirlo che l’odore di rose si trasforma in profumo di incenso, mentre tutte ridono di me e del mio stupore.

Mi viene in mente l’evento del tutto inspiegabile per cui certi corpi di santi non si corrompono con la morte ma restano integri e alcuni mandano leggeri profumi, per es. il corpo di santa Eteldreda morta in Inghilterra nel 670 che fu riesumata 16 anni dopo ed era intatto o, più recentemente, il corpo di Bernadette Sobirous la veggente di Lourdes, morta nel 1879, che ancora oggi è integro e profuma. Qualcuno potrebbe parlare di imbalsamazione o mummificazione, ma in verità anche ai giorni nostri non ci sono molte pratiche valide a questo scopo, e le famose mummie egizie non sono ben conservate e plastiche come certi corpi di santi, vecchi di secoli. Questo fenomeno dell’incontaminazione del corpo dopo la morte e dell’effusione di profumi delicati in luogo dell’odore della corruzione è noto anche in Oriente e, nel Medioevo, era indice di santità.
A Bologna c’è una santa che si chiama Caterina de Vigri, era una suora del 1400 che divenne badessa del monastero delle clarisse del Corpus Domini di Bologna, morendo poi nel 1463 dopo grandi sofferenze. Era stata educata finemente alla corte estense come damigella di compagnia di Margherita d’Este. Intelligentissima e di temperamento vivace, aveva ricevuto una educazione raffinata con musica, pittura, danza, sapeva poetare e dipingeva accurate miniature. Per sette anni era stata badessa diventando famosa per capacità taumaturgiche. A 50 anni era morta e seppellita il giorno stesso nella nuda terra. “Le sorelle venivano a visitare spesso il cimitero, piangevano, pregavano e leggevano presso la tomba, e notavano sempre il dolce odore che la circondava. Dal momento che non c’erano fiori, né erbe aromatiche accanto alla fossa, ma solo arida terra, esse si convinsero che il profumo proveniva proprio dalla tomba”, per questo dopo diciotto giorni “fu dissotterrata e si scoprì che era rimasta intatta e profumata e ancora si muoveva. Quando trovammo il corpo e ripulimmo il viso, notammo che era stato schiacciato e sfigurato dal peso della tavola di legno che vi era stata posta sopra. Inoltre, scavando, tre delle sorelle l’avevano danneggiato con la vanga. La ponemmo in una bara, e stavamo per riseppellirla, ma uno strano impulso ci spinse a sistemarla temporaneamente sotto il portale. E fu allora che il naso schiacciato e l’intero viso ripresero gradualmente la loro forma naturale. La defunta divenne di colore bianco, bella, intatta, come se fosse ancora viva, le unghie non erano annerite ed Ella emanava un odore delizioso. Tutte le sorelle erano profondamente agitate; il profumo si diffondeva nella chiesa e nel convento, impregnando le mani che l’avevano toccata, e non sembrava esserci alcuna spiegazione. Dopo essere diventata abbastanza pallida, Ella cominciò a cambiare colore, diventando più rossa, mentre il Suo corpo cominciava ad emettere un sudore piacevolmente profumato. Passando dal pallore ad un colore d’ambra incandescente, Ella trasudava un liquido aromatico che a volte sembrava acqua limpida, ed a volte un miscuglio di acqua e sangue”. Fu chiamata la santa dell’eterna giovinezza. Il suo corpo non fu più sepolto, ma fu collocato su un seggio, dove ancora sta, incorrotto, dopo cinquecento anni. Il corpo, annerito nei secoli, ma mai consumato, è ancora visibile a Bologna, nella sua cappella, senza alcuna maschera, seduta e non sigillata. Ancor oggi in certe ricorrenze viene esposta e ogni volta viene cambiata di abito. Oggi la pelle è diventata scura, ma ha avuto come una mummificazione naturale che l’ha lasciata morbida, sta in posizione semireclina, come una bambola; se si pensa a quanto rapido sia il rigor mortis e a come sia difficile vestire un corpo umano quando diventa rigido, abbiamo l’idea della stranezza del caso.
La Santa è ancora oggi visibile a Bologna, in una cella accanto alla Chiesa del Corpus Domini e viene considerata la co-patrona di Bologna.

Il Bene e il Male stanno sul cuore del mondo
talvolta per trovare la libertà devi conoscere la prigione
talvolta per trovare il Bene devi essere prossimo al Male
ogni cosa ti viene data come occasione
ma il Cercatore non sa cosa cercare
e cammina come un cieco bendato nel buio della sua sola Notte
mentre intorno brilla lo sfolgorante Giorno
e si fissa a pensare al non senso della Morte
mentre cammina sul cuore della Vita.

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INDICE ROMANZO

CAPITOLO 1 : http://masadaweb.org/2014/07/13/masada-n-1545-13-7-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-1/

Regressioni a vite precedenti – La guarigione a distanza – Le visualizzazioni- I numeri simbolici

CAPITOLO 2 : http://masadaweb.org/2014/07/17/masada-n-1546-17-7-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-2/

Le malattie psicosomatiche – Induzione e ipnosi come forma di terapia – Le verruche

CAPITOLO 3 : http://masadaweb.org/2014/07/22/masada-n-1547-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-3/

Tutto comincia dalla testa – Talismani: la croce di Ankh – Rievocare altre vite o momenti traumatici del passato – Incubi ricorrenti – Leggere negli altri una storia fatta di tante storie

CAPITOLO 4 : http://masadaweb.org/2014/07/28/masada-n-1550-28-7-2014-una-seconda-possibilita-romanzo-capitolo-4/

Isobare psichiche – Rane – La lezione del dolore – La lezione del piacere – La sessualità sacra – La verginità eterna – Ma cos’è l’orgasmo? – Eiaculazione precoce, vaginismo e omosessualità

CAPITOLO 5 : http://masadaweb.org/2014/07/29/masada-n-1551-29-7-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-5/

Pene d’amore – Il tradimento – La trasgressione – Amare l’impossibile

CAPITOLO 6 : http://masadaweb.org/2014/08/06/masada-n-1552-6-8-2014-una-seconda-possibilita-romanzo-capitolo-6/

La casa infestata – Sogni premonitori – Messaggi dall’al di là – Le vite precedenti

CAPITOLO 7 : http://masadaweb.org/2014/08/13/masada-n-1554-13-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-7/

Storia di Deneb – Testimonianze sulla premonizione – Sentirsi estranei a questo mondo – Rispettare la propria unicità – La diversità è un dono – I prescelti

CAPITOLO 8 : http://masadaweb.org/2014/08/13/masada-n-1555-13-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-8/

Le discriminazioni – La cultura è il frutto del potere – Rifiuto sociale delle diversità – Chiaroveggenza – Il motivo per cui siamo venuti a nascere – Un compito che si realizza in più esistenze successive – Profezia – Il terzo occhio – L’archivio globale

CAPITOLO 9 : http://masadaweb.org/2014/08/16/masada-n-1557-16-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-9/

Il mio amico omosessuale – I segni sincronici – L’essenza di una coppia

CAPITOLO 10 : http://masadaweb.org/2014/08/21/masada-n-1560-21-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-10/

Esistere come non umani – Nostalgia delle esistenza perdute – Altri mondi-
Siamo tutti angeli caduti – Un messaggio dell’Imperatore

CAPITOLO 11 : http://masadaweb.org/2014/08/23/masada-n-1562-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-11/

Vedere i fantasmi – Bachi vampirici, boli, ragnatele, girandole di luce – I punti nodali – Figure non terrestri – Una guarigione miracolosa- Uscire dal corpo – La psiche, l’anima, lo spirito – il Tunnel – L’Osservatore- L’Aldilà

CAPITOLO 12: http://masadaweb.org/2014/08/25/masada-n-1563-25-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-cap-12/

Un ignoto chiamato l’angelo – La potenza energetica di un gruppo – Messaggi da lontano – L’animale totemico – La voce diretta – La scrittura automatica – Storia di Lucina

CAPITOLO 13 : http://masadaweb.org/2014/08/30/masada-n-1565-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-13/

Omaggio a Elisa – L’amore è più forte della morte- I figli. Un mistero

CAPITOLO 14: http://masadaweb.org/2014/09/02/masada-n-1567-2-9-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-14/

Entrare in pensione – L’arte dell’ospitalità – La meraviglia del cucinare – Metti la passione in ogni cosa che fai e supera te stesso a la vita diventerà meravigliosa
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MASADA n° 1570 9-9-2014 ROMANZO- UNA SECONDA POSSIBILITA’ – CAPITOLO 16

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Viviana Vivarelli

Rituali – Sogni di premonizione – Telepatia – Ciò che è in alto si lega a ciò che in basso – Sogni lucidi – Le coppie kahrmiche – La vacuità

Devi evolvere verso livelli diversi di vacuità mediante lo svuotamento della mente dai contenuti propri dei livelli progressivamente superati. Al più alto livello di vacuità basato sulla meditazione di calma, il Buddha osserva che ciò che rimane è costituito dalla non-vacuità dei sei campi sensoriali che, condizionati dalla vita, sono basati sul corpo stesso“.

Là, nell’acqua stellata dei sogni, vivono gli ultimi regni, passano gli ultimi arcangeli. Il resto non è che noia ed ombre”.

Anna Maria Ortese

Ho fatto fare una regressione a Cristina. La mia amica Cristina è una persona strana e a volte inquietante e anche la sua regressione è stata insolita. Si è vista come ‘una statua’, in una foresta, una statua che stava in una nicchia, e quando le ho detto di guardarsi i piedi ha visto piedi simili a quelli dei monumenti orientali, con le dita lunghe uguali come nella statue buddiste, una statua con le mani appoggiate sul petto, che non parlava, non si muoveva, non faceva nulla, solo contemplava la foresta. Alberi leggeri stavano intorno all’uomo-statua, la natura cambiava, veniva la pioggia, il sole, veniva la neve… ma l’uomo-statua non cambiava l’immobile calma e il vuoto dei suoi pensieri. Era in questo mondo, ma era come se non vivesse più in questo mondo. Nella foresta venivano a volte passanti, turisti che lo riprendevano con le loro macchine fotografiche. Non era uomo né donna, non aveva un nome, una storia, non aveva più un corpo, semplicemente stava. Ho chiesto una frase in cui potesse riassumere la sua vita, il suo compito. Ha bisbigliato che non c’era nessuna differenza tra lui e gli altri, semplicemente gli altri non avevano coscienza di ciò che erano.

Ho testato Cristina col biosensor e ho trattato con le mani i suoi piedi senza toccarli. Ha dei problemi ossei e le fanno molto male i piedi. Le mie mani formicolavano potentemente e lei sentiva il formicolio dell’energia e ha continuato a sentirlo per molto tempo anche dopo che avevo smesso l’imposizione delle mani. Mi sono lavata due volte le mani con l’acqua fredda e ho scosso con forza le mani ma quel formicolio prosegue.
Le ho fatto una foto e ora tratterò anche lei. Ho trovato il terzo paziente. Vediamo se anche adesso ci sarà un miglioramento. La guarigione a distanza è un enigma che voglio studiare. Sono convinta che ne trarrò beneficio. Se vuoi capire se una cosa funziona, falla!
Stamani il biosensor mi dava per Cristina problemi intestinali, pancia gonfia. Le ho chiesto se aveva mangiato qualcosa che le avesse fatto male. Lei ha riso. La sera prima aveva sgarrato alla sua dieta ferrea e vegetariana e aveva fatto una cena stratosferica “a base di fritto di pesci e crostacei, millefoglie di gamberoni, con un antipasto esaltante: cappesante con spuma di Campari (ottenuta con il sifone) e nocciola di mousse del corallo della cappasanta mixata con burro e panna addensata. Il tutto annaffiato con un Verdicchio ottimo e affiancato da crostini ferraresi”. Nessuna meraviglia se avesse qualche problema digestivo!
Secondo la radioestesia l’immagine fotografica di una persona riporta tutti i suoi dati energetici, e la cosa ancora più strana è che questi sono rilevati sempre in tempo reale, cioè danno indicatori sulla salute di quella persona ‘al momento’. Ecco perché si può fare la cura a distanza. Perché è come avere quella persona davanti.
La cosa non ha alcun senso per le scienze ufficiali, ovviamente, ma sperimentalmente funziona. Io non so perché. Ma il mondo è pieno di cose che scientificamente non sono provate ma esistono lo stesso, in barba alle barbosissime scienze.

Oggi sono rimasta imbarazzata davanti a una giovane donna sposata che da sette anni portava avanti una relazione casuale con un uomo sposato che vive lontano da lei. Non c’era alcuna attrazione particolare. Nulla che lui le possa dare che non le dia già suo marito. Nessun desiderio di sviluppare questa relazione diversamente, di avere di più, di cambiare suo marito con lui. Solo questi rari e sporadici incontri, due o tre volte nel corso dell’anno. E questo va avanti da sette anni. Cosa ci può essere che lega alla trasgressione una donna che non sia altro che sperimentare la trasgressione stessa? Rompere la monotonia della routine, del conformismo, del dovere coniugale, per qualcosa di proibito che, se risaputo, romperebbe due matrimoni, creerebbe dolore e non costruirebbe nulla di nuovo. E l’attrazione di quella cosa proibita del tutto gratuita, non necessaria, nemmeno desiderata in sé ma solo ‘proibita’, che ha creato un circuito obbligato che non si può spezzare.
Mi ha chiesto ‘un rituale’ per rompere questa relazione senza capo né coda che le tiene prigioniera. Le ho risposto che, nel momento stesso in cui lei era venuta da me col desiderio di interrompere questo ciclo perverso, la relazione era finita, era morta dentro di lei. Ma non bastava. Voleva un rituale che segnasse indelebilmente la sua rottura. Io non faccio ‘rituali’. Ne ho un sano disprezzo, perché sarebbe come mettere un piede nel mondo della stregoneria. Ma lei di questo aveva bisogno: qualcosa di simbolico e visibile che indicasse in modo tangibile, la fine voluta. La voleva vivere, proiettandola in qualcosa di sostanziale e visibile da distruggere. Mi è venuta in mente Lucina e il suo tentativo di rompere il legame ombelicale col figlio, tagliando il ramo di un albero. Così ho capito di colpo che dovevo accontentarla, perché le mie parole, da sole, non bastavano. Le ho fatto scrivere il nome dell’amante su un foglio bianco senza staccare la penna dal foglio con grande precisione così da formare un cerchio in cui l’inizio del nome si attaccasse alla fine. Ho girato a cilindro il foglio stesso e, sopra un piatto, le ho chiesto di bruciarlo. Ha accesso un fiammifero e ha dato fuoco al sottile cilindro. Il foglio è arso rapidamente, andando in cenere. Il fumo era molto nero anche se la pagina era bianca. Mi ha chiesto perché fosse così nero. Ho detto che era qualcosa di negativo, ma ora non c’era più. Era tutto finito. E’ rimasta colpita. Mi ha ringraziato con le lacrime agli occhi. L’ho baciata sulla fronte. Era turbata e sconvolta, come se quell’atto avesse davvero rotto quella cosa senza senso che si trascinava da sette anni senza che lei riuscisse riuscire a interromperla.
Dopo, mi è venuta una gran tristezza e mi è sparita la voglia di fare qualsiasi cosa.
Tracce di cenere grigia restavano sul pavimento leggermente mosse dal vento.

Per il tipo di incontri che faccio e per gli oggetti di cui mi occupo, paranormale e psicoanalisi che si intrecciano, mi è avvenuto nella mia vita di ascoltare migliaia di storie. E’ la vita uno spettacolo fantasmagorico dove non ci sono due persone uguali e dove sacro e profano si uniscono in forme indescrivibili a tracciare tutte le variazioni che dall’umano promanano sotto il cielo di Dio. In quelle variazioni, visibile e invisibile si rincorrono come due realtà altrettanto sostanziate. Noi viviamo in molti mondi, sia che lo accettiamo oppure no.
In questa mia esperienza di varia umanità, che non saprei definire se magica o psicologica, ho ascoltato migliaia di sogni che cerco di interpretare alla maniera junghiana, ci sono vite stesse che sembrano sogni da cui il sognatore fa fatica a svegliarsi, ma i sogni più curiosi sono quelli di premonizione e ogni tanto mi capita di sentirmeli raccontare.

Franca ha una buona sensitività naturale che ha poi esercitato in vario modo. Racconta: “Era un periodo particolarmente tragico per gli aerei…Nel sogno ero come una mente osservante senza corpo. Vedevo un aereo e l’interno era come quello di un aereo normale: lunghe file di sedili occupati da persone con la cintura allacciata che guardavano fuori dal finestrino. L’umore era festoso come quando si parte per una bella vacanza. All’improvviso l’aereo si inclinò paurosamente, si udirono grida, oggetti caddero, e contemporaneamente la sensazione di gioia fu cancellata da quella di terrificante certezza della morte imminente. Ci fu un vorticare di pensieri: passato, presente, terrore della morte si mescolarono tumultuosamente. Improvvisamente mi sentii catapultare fuori da questo caotico ambiente e mi trovai sospesa, ferma sul nulla, al di sopra di sconfinate boscaglie osservando stupita da lontano un cilindro argenteo che scendeva in verticale e, a contatto con la boscaglia, esplodeva con grande bagliore.
Al risveglio la sensazione di terribile angoscia non mi aveva ancora abbandonato. Ho cominciato a cercare notizie sui giornali per eventuali riscontri, alla fine ho trovato che un Tupolev delle linee russe sembrava essersi dileguato in volo. Alcuni giorni dopo è comparsa la notizia che l’aereo viaggiava ad altissime quote, è precipitato in verticale sulla taiga ed è esploso a contatto col suolo. Nessun superstite. Era la primavera del ’96. Non dimenticherò mai cosa si prova a un passo dalla morte.

Sempre Franca: “Nel gennaio del ‘97 per un mese sono stata perseguitata da un’angosciante sensazione, la stessa che ha preceduto sempre la morte di qualche persona che conosco. La sera del 21 ho avvertito la brutale sensazione di dover dormire, la definisco brutale perché sentivo che, se non fossi andata a dormire, avrei aggredito chi me lo impediva, una cosa che non mi capita quasi mai. Ho sognato che mi trovavo in compagnia di qualcuno a passeggio nei campi; alla mia sinistra c’era un filare di vecchie viti e su un palchetto c’era un falco. Ho esultato di stupore e ammirazione perché amo molto i falchi. Mentre lo additavo alla persona che era con me, un gruppo di cornacchie sui filari di vite si è levato in volo. Il falco, fulmineo, ne ha puntato una a caso e con gli artigli le ha squarciato il petto. La povera cornacchia è morta sul colpo ed è rimasta inerte fra gli artigli del falco. La cosa è stata cruenta, però non ho sentito avversione per la durezza del falco, era come se fosse il suo lavoro, uno doveva prendere e uno ha preso. La mattina dopo, andando al lavoro, ho visto sulla mia destra, su un filare di viti identico a quello del sogno, un falchetto e la sensazione di stupore a mi ha di colpo rammentato il sogno. Nel pomeriggio, una mia collega è venuta trafelata in ufficio a dirci che un mio collega, che da mesi non vedevano, perché la fabbrica era ferma, era morto di colpo. Il giorno prima la ragazza con cui conviveva si era suicidata. Avevano litigato e lei si è presa un tubetto di compresse e, nel pomeriggio, lui l’ha trovata morta. Mentre chiamava qualcuno per aiuto, sulla porta, ha avuto un blocco respiratorio e anche lui è morto, forse il dolore, il senso di colpa e chissà cosa lo hanno stroncato.
Mentre andavo al suo funerale a Ferrara, ho visto ben tre falchetti lungo le reti di recinzione dell’autostrada
”.

A fine luglio ero in vacanza in Spagna, al mare. Ho sognato che in terra c’erano sparpagliate tante monete straniere, ne ho riempite le mani e mi venivano consegnati anche dei fogli arrotolati come la mappa di un tesoro; avevo una sensazione di grande fortuna.
Alcuni giorni dopo sulla spiaggia ho trovato realmente una manciata di monete spagnole di varie pezzature, tante da riempirmene una mano, il valore era di circa 35.000 lire.
La vacanza stava per finire quando ho sognato un bellissimo cane zoppo che cercava disperatamente il suo padrone. Al pensiero di quella povera bestiola infelice sono stata male e al risveglio avevo un dolore infinito.
Il giorno dopo, al rientro in Italia, mi attendeva la notizia che un mio zio carissimo era morto, avevano cercato di avvisarmi per il funerale ma ero in viaggio, mi ha lasciato in eredità 30 milioni. Lo zio faticava a girare per via di una gamba che gli doleva da anni. Era morto la stessa notte in cui sognavo quel cane solo e disperato
.”

Come i sogni di previsione anche la telepatia appartiene a quel mondo che oserei dire quotidiano dove il paranormale si affaccia con più facilità, tant’è che la telepatia è stata uno dei primi oggetti di studio della parapsicologia.
La scienza studia ciò che avviene nel mondo fenomenico, quello che Schopenhauer chiamava ‘die Vorstellung’, il mondo della rappresentazione, dell’apparire, ovvero di ciò che si situa nelle coordinate tempo, spazio, causa. Ma la realtà è molto più ampia e misteriosa. Il mondo dell’essere ingloba il mondo dell’apparire e a volte lo contraddice. La realtà unisce fenomeni materiali, sogni, visioni, sensazioni, illusioni… manifestazioni a più livelli. La telepatia mostra che i nostri corpi sembrano distinti e separati, ma qualcosa dentro o sopra di noi può unirsi al di fuori del tempo, dello spazio e della causa, in virtù di coordinate che ancora non conosciamo.
C’è una telepatia spontanea che si attiva per messaggi inquietanti legati alla morte, al pericolo grave, alla malattia (60%), poi c’è una telepatia che si attiva per piccole cose, una fatta per gioco, una fatta per esperimento.

Le mie prove di telepatia risalgono a quando avevo poco più di 20 anni. Oltre a studiare, lavoravo all’Enalotto tre giorni la settimana, e uno dei miei colleghi era un giovane molto semplice e un po’ anomalo; pur essendo intelligente era troppo buono rispetto agli altri e quasi incapace di usare malizia o infingimento, fatto che lo rendeva sprovveduto di fronte agli scherzi dei compagni. Aveva molta simpatia per me e così nel tempo libero parlavamo volentieri di interessi comuni. Quando ci venne in mente di provare se c’era della telepatia tra noi, inventammo una tecnica molto semplice. Alle dieci di sera lui avrebbe pensato una figura che aveva anche disegnato. Io a casa avrei fatto il vuoto mentale e avrei guardato nella mente se vedevo qualcosa disegnando a mia volta ciò che compariva.
La prima sera tutto andò bene, lui disegnò una spirale molto fitta aperta al centro, io disegnai una ciambella in chiaroscuro con un buco in mezzo.
La seconda sera, provò un disegno più complesso, un mare con onde e il sole e una barca a vela. Io disegnai delle onde, un cerchio e una vela, molto stilizzati. La terza sera mi addormentai, alle dieci in punto mi svegliai come se il batacchio di una porta avesse rimbombato, disegnai il batacchio, un anello con in cima un rettangolo per cerniera. Lui aveva disegnato un cerchio con sopra un piccolo rettangolo, non era proprio il batacchio di una porta, ma era molti simile. La sera successiva non arrivò niente, poi mi stancai e smettemmo.

Da giovane ero molto carina e credo che Paolo, così isolato, deriso e senza donne, si fosse un poco innamorato di me. Gli altri lo prendevano in giro per la sua ingenuità, io gli davo ascolto e rispetto, lo trovavo interessante, per lo meno bizzarro e diverso da tutti. Di Paolo, poi, persi le tracce, mi sposai, andai via da Firenze, non ne seppi più nulla. Una volta mi arrivò una notizia confusa che Paolo aveva frequentato l’università e un giorno era partito per l’India a piedi, la cosa non mi sembrò nemmeno inverosimile, perché era sempre stato un tipo fuori dalla norma. Passarono molti anni senza che mi ricordassi più di lui. Ma una notte feci un sogno inquietante: sognai Paolo, sul Lungarno, vicino al Ponte Vecchio, in un punto dove durante l’alluvione parte della strada era franata nel fiume; stava sul bordo della frana in modo pericoloso, fissando le onde sporche e tumultuose. Era pallidissimo e sulla fronte aveva il segno di un serpente di sangue, come se le vene fossero emerse vermiglie. Il sogno mi lasciò un turbamento sgradevole, così chiesi di lui ad amici di Firenze. Mi dissero che Paolo stava morendo per un tumore alla testa e che, stranamente, aveva messo un avviso su alcuni giornali col mio nome e cognome, chiedendo se qualcuno avesse mie notizie e potesse dargli il mio nuovo indirizzo. Io sentii un brivido di freddo ma non feci nulla per farmi ritrovare.

Più tardi ho fatto altre volte questo gioco della telepatia, con amici, con gruppi di bambini, e a volte i riscontri erano curiosi.
Mi sembra di aver intuito che la telepatia è un vettore che ha un verso, un po’ come per le radio, ci sono menti riceventi e menti trasmittenti, almeno in prevalenza, io sarei piuttosto una mente ricevente, ma qualche volta come trasmittente non sono andata male.
Il primo giorno che entrai nel Liceo Leonardo da Vinci di Firenze, mi misi al primo banco, come ho fatto sempre;il mio futuro marito. che era allora un ragazzo di 14 anni, si mise all’ultimo, come ha fatto sempre. Lui, da buon lavativo, tendeva a mettersi fuori vista, io, da prima della classe, a farmi notare. Dopo un po’ avevo già fatto alcuni interventi con l’insegnante di lettere, ma ad un certo punto, senza girarmi, mi irritai e sbottai a dire: “Quel ragazzo che sta in fondo pensa che io sia una scema!”. Tutti esplosero in una risata, meno lui. Il pensiero mi era arrivato netto, senza nemmeno che ne vedessi l’autore che mi stava dietro.
Con questo ragazzo, che poi divenne mio marito e che dovevo amare per 57 anni, c’erano ogni tanto dei piccoli episodi telepatici, come avviene spesso con chi ci è molto caro. Mi diceva: “Oggi ti faccio sentire una cosa che non conosci!” E io: “Cosa? Un Cinzano bianco?”. In genere lui voleva stupirmi con regali che non mi aspettavo ma io indovinavo il regalo prima di vederlo. Una volta mi disse: “Ti ho portato una cosa che non indovineresti in mille anni” e io pronta: “Un biglietto per l’Arena di Verona!”, ci rimase di stucco! Noi non andavano mai a teatro, non parlavano mai di musica, era assolutamente fuori luogo tra noi. Invece era proprio un biglietto per l’Arena. Tra parentesi, andammo all’Arena di Verona in Lambretta, c’era l’Aida, e a metà del primo atto vennero giù le funi del cielo, ci bagnammo come pulcini e perdemmo tutto lo spettacolo, ma quello non lo avevo previsto.
Con mia mamma c’era ogni tanto qualcosa di simile, mi comprava qualcosa e lo vedevo mentalmente prima di vederlo fisicamente, piccole cose da mangiare, oggetti… mia mamma era sarta, ricordo un vestito rosso di cui non avevo saputo scegliere il tipo di bottoni, appena li comprò li vidi prima che li tirasse fuori dal sacchetto, di cristallo sfaccettato come diamanti, piuttosto grandi, molto anomali e vistosi, ci stavano benissimo sul rosso ma io poi non riuscivo a mettermi addosso tutto quel rosso, mi dava noia agli occhi.
Questi flash mentali sono sempre di una assoluta chiarezza, tanto che li ricordo benissimo anche oggi. Venivano per conto loro e non erano gran che utili, solo per far stupire la gente.
Più tardi, nei miei 29 anni di medianità, questi flash visivi aumentarono, erano intere scene di vita dell’altro che mi scorrevano come in un televisore posto in mezzo agli occhi e che raccontavo in uno stato di stupore, come un osservatore può raccontare scene reali. Ma, dopo 29 anni sono quasi del tutto scomparsi, anche se, pochi giorni fa, in un negozio, è entrata una mamma con una bambina piccola in carrozzina e ho sentito che si chiamava Sara, ma esitavo a dirlo, per cui ho solo ipotizzato che quella bella bambina avesse un bellissimo nome, e si chiamava, appunto, Sara. Ho anche ‘visto’ che quella neonata sarebbe stata una persona speciale, una grande personalità che avrebbe fatto grandi cose per il mondo, ma non potevo stare a dirlo o mi avrebbero preso per matta. Sensazioni così sono state frequenti un tempo, adesso sono quasi scomparse, ma sempre erano dotate di una totale certezza che sembrava superare la certezza delle percezioni sensoriali.
Una volta dissi alla signorina del dentista: “Lei è di Cesena!”. Era vero, ma a che scopo avere questi pensieri? Non so nemmeno come parli uno di Cesena. E a che serve poi sapere che uno è di Cesena?
Quando insegnavo filosofia nei licei la telepatia arrivava a volte a chiarirmi le cose. Una volta entrai in una classe delle magistrali che aveva la porta in fondo alla classe, io entrai dal fondo nel corridoio centrale verso la cattedra, era il mio primo giorno, sostituivo un insegnante e procedevo nel corridoio centrale guardando i ragazzi da dietro. Arrivai alla cattedra rapidamente e, mentre andavo, sentii arrivarmi da destra una fitta di ostilità, mi volsi rapidamente verso una ragazza e le dissi: “Perché ce l’hai con me?”. Lei diventò rossa. Molto tempo dopo, quando ci conoscemmo meglio, mi disse che si era innamorata dell’insegnante di filosofia che c’era prima di me e, quando io lo avevo sostituito, aveva provato un vero odio per la nuova venuta, l’intrusa che occupava il posto del suo caro.
Mi sono rapidamente resa conto da sempre che, non solo la mente può ricevere ondate di energia che si irradiano da altre menti, sentimenti o addirittura parole, frasi, a volte simboli o immagini o interi video, ma può a sua volta mandare suggestioni. Così quando dovevo essere interrogata, preparavo benissimo un argomento e lo pensavo ripetutamente, e capitava spesso che il professore mi chiedesse solo questo. La cosa funzionava soprattutto nelle materie più ostiche per me, tipo fisica o chimica, e mi ha salvato la pelle in molte occasioni. Ci facevano delle interrogazioni terribili di riepilogo, per esempio ogni due mesi o ogni tre, ed era un vero sforzo ricordarsi tutto, specie per me che non ho molta memoria, così la telepatia aiutava. L’esame per il diploma di liceo fu un vero incubo, portavamo tutte le materie di tre anni, allucinante, eravamo così sotto tensione che un mio compagno si tagliò le vene dei polsi e poi lo salvarono in extremis; quell’esame me lo sogno ancora la notte, fa parte dei miei incubi personali, mi fanno ridere quelli di ora che portano due scritti e tre materie a scelta. Le date della storia mi scappava da tutte le parti, e l’incubo fu che non riuscii a preparare tre anni di storia e arrivai solo alla rivoluzione francese, quella la sapevo benissimo, dopo c’era il deserto. Mi sembrava che i professori di classe li avessi addomesticati, ma qui c’erano esaminatori sconosciuti. Provai a pensare fortemente alla rivoluzione francese. Indovinate cosa mi chiesero? Ovviamente la rivoluzione francese.
Se io ero andata bene, però il mio ragazzo era un vero rebus, era intelligente ma aveva passato molto del suo tempo a far fughino con me o a far tutto fuorché studiare, giocava a pallacanestro, lavorava, faceva faccende per la sua famiglia specie dopo la morte della madre, quando lui aveva 18 anni, aveva più buchi che conoscenze, in astronomia e geografia poi era una totale frana. Io assistevo al suo esame da una parte e così pensai fissamente alle costellazioni, la cosa più semplice da spiegare anche se uno non sa nulla di astronomia, e, se Dio vuole, gli chiesero le costellazioni.
Una cosa ho imparato subito: le negazioni non funzionano. Cioè, se voglio che non mi sia chiesto per es. Napoleone, dire “Napoleone no” ha l’effetto contrario, Napoleone arriva, perché la negazione sparisce. Dunque la mente deve tenersi ben lontana da quello che non vuole e non pensarci proprio. La mente deve attrarre le cose che vuole.

Quando è arrivata mia figlia, una piccola cellula nuova, nel mio essere, l’ho saputo subito, prima di vedere assenze mestruali, mi era chiaro che lei c’era anche se non era ancora in programma, ero assolutamente sicura, come se avvertissi una variazione sottile inspiegabile. Questo capita spesso alle puerpere. Il filo che le lega al nascituro è assolutamente straordinario ed è un legame che spesso non si interrompe mai finché la madre vive.
Così, la mattina in cui mia figlia nacque, se pure mancava un mese e mezzo al giorno previsto, mi sono alzata e ho detto: “Ci siamo!” Non avevo niente, né dolori né altro, ma ho cominciato a fare la valigia, ho lavato i piatti della colazione e ho telefonato a mio marito che dovevamo andare all’ospedale perché il parto arrivava. Subito le acque si sono rotte e mi hanno messo una flebo per procurarmi doglie e dilatazione. Così è nata molto prima del dovuto, ma il mio corpo lo sapeva.
Non so come funzioni la telepatia, è una parte della nostra mente che si attiva, che sa le cose, le legge, le vede immediatamente, anche quando le cose non sono presenti o deducibili, c’è una particolare certezza, come se la conoscenza fosse più diretta, anche se non si capisce cosa attraversi e come funzioni.
Tra madre e figlio questo legame telepatico è spesso presente. La madre, anche quando dorme in una stanza diversa dal neonato, ‘avverte’ quando il bambino si è svegliato o sta male, si sveglia e accorre. Quando poi il figlio è cresciuto, se si trova in pericolo di vita, accade che la madre lontana lo sappia in qualche suo straordinario modo.
Invece a me accadde che fosse mio marito ad avvertire che mia figlia di pochi anni era in pericolo. Era dopo pranzo e mio marito, stanchissimo, dormiva in camera nostra profondamente. Io ero in cucina e la bambina giocava nel corridoio. Ma ad un tratto la piccola si cacciò un giocattolino di plastica in bocca e quello restò incastrato nella gola, mentre lei diventava asfittica e paonazza. Mio marito, che era immerso in un sonno profondo, ruzzolò giù dal letto buttandosi fuori dalla camera e, ancora nel sonno, afferrò la bambina e le cacciò un dito in gola, estraendole il pezzo di plastica e riattivando la respirazione. La bambina piangeva spaventata ma era salva. Io non mi ero accorta di niente ma lui, nel sonno, aveva avvertito il pericolo ed era arrivato. Appena in tempo.

C’è un segno sul palmo della mano che indica il ‘salvataggio miracoloso’, ed è un triangolo. Nella mia mano destra, che la mano del destino, la linea della vita è corta, 35-37 anni. E a quella età, secondo i medici del sanatorio, io dovevo morire. Ma nella mano destra, che è la mano della volontà e della grazia, verso i 35 anni parte sulla linea della vita un lunghissimo triangolo, che supera i 65 anni, il periodo della grazia e del risveglio del paranormale; poco dopo la sua fine, un taglio netto indica la morte di mio marito. Poi la vita continua ancora, ma è attraversata da un altro lutto e poco dopo anche la mia vita finisce.
Le linee della mano sono strane e non sempre comprensibili. Ci sono varie tecniche di lettura, quella indiana, quella gitana… “Sui segni della mano è scritto il tuo destino” dice la Bibbia.
Le mani dovrebbero corrispondersi, ma accade che cambino improvvisamente.
Quando mi ruppi il polso sinistro e un cattivo medico me lo riattaccò malamente, senza allineare bene i due pezzi, mi uscì visibile sul palmo un grosso nervo e, dopo un po’, si formò un nervo simmetrico sul palmo destro, il cui polso non aveva avuto nessuna lesione.
Quando mio marito è morto, il dito anulare della mano destra, che indica la situazione matrimoniale, si è storto improvvisamente.
Ogni parte del nostro corpo, ogni parte del nostro viso, rappresenta la nostra vita e quello che ci accade. Anche il corpo è un libro su cui leggiamo la conoscenza di noi stessi.

A volte la conoscenza arriva con un sogno. I sogni sono di tanti tipi, la maggior parte si possono trascurare, sono insignificanti o fisiologici, poi ci sono i sogni eccezionali e infine quelli straordinari. E’ difficile dire cosa renda un sogno straordinario, ma, quando arriva, spesso è un sogno paranormale. Allora è netto, preciso e forte. Il 50% dei fenomeni PSI o paranormali si verificano attraverso sogni: telepatia, chiaroveggenza, premonizione..
La chiaroveggenza è la facoltà di avere precognizioni (sogni predittivi del futuro) postcognizioni (sogni di conoscenza di eventi ignoti del passato) o conoscenze dirette di ciò che è nel presente ma non è alla nostra portata ordinaria. E’ come se ci fossero altri canali, oltre quelli sensoriali e logici.
La sincronizzazione è un’analogia e ci dice che possiamo essere tutti uno.
Due eventi, secondo Jung, si dicono sincronici quando si incontrano come portatori simbolici di uno stesso significato, ma uno è interiore, l’altro esteriore; uno sta nella psiche, l’altro nella natura; uno sta dentro di noi e l’altro fuori di noi.
In una visione analogica del reale tutto si corrisponde, il simile cerca il simile. Come in un diapason note di uguale altezza si richiamano, così in un mondo analogico, energie di uguale vibrazione si riconoscono e si ritrovano in un universo comune, come isobare di significato.
La relazione non è più per contiguità o causa, come nella fisica deterministica, ma per somiglianza energetica, come riuscì ad intuire l’alchimia.
Una visione analogica è sincretica, secondo una modulazione qualitativa. E questo non ha a che fare con la statistica che misura i dati quantitativi del mondo, ma piuttosto con l’arte che pone il simbolo nella forma.
La mente non solo comunica ma manda anche potenti suggestioni. Praticamente basta stare in gruppo tutti in silenzio rilassati per qualche minuto per avere una forte sincronizzazione delle onde mentali. Questa scatta, per motivi a noi ignoti, al 31° minuto ed è facilmente verificabile dal tracciato di elettrodi connessi alla testa.
In una coppia affettiva si arriva al 90% di sintonizzazione. In tale situazione si possono avere eventi telepatici. La sincronizzazione è l’indicatore di una unità energetica e nulla unisce le energie quanto l’agire insieme o provare sentimenti ed emozioni insieme. A volte queste connessioni si producono per il semplice fatto di entrare in stato alfa, cioè con basse onde mentali, stato in cui le onde cerebrali hanno una frequenza compresa tra i 7 e i 14 cicli al secondo, il cosiddetto stato di rilassamento. A tal fine è di aiuto lo yoga, la meditazione trascendentale, la preghiera…

Poi ci sono i sogni lucidi, cioè da svegli, come se la consapevolezza fosse di colpo allargata.
Per tre volte, ho fatto le vacanze in un villaggio turistico in Calabria, al Roller. C’era un ragazzo di Milano che ci insegnava yoga. Si chiama Flavio. Molto giovane, sembrava un indiano, magro, scuro, con la barba lunga nera, grandissimi e bellissimi occhi neri cerchiati, come un guru. Parlava pochissimo, non ci insegnava uno yoga tradizionale, ma col rilassamento ispirato da lui avvenivano facilmente delle modificazione di coscienza. Flavio prese a volermi bene e voleva insegnarmi a sentire l’energia. Me la fece anche sentire fisicamente, come due palle calda e fredda nelle mani, tanto fisicamente che non potevo accostare i palmi. Fu da allora che presi a sentire la mano destra come calda e irradiante, rossa, e la mano sinistra come fredda e attirante, blu, come le due parti di un circuito energetico. Me ne sono ricordata adesso che faccio la guarigione a distanza, anche se credo che ponendo le mani a breve distanza del corpo reale il passaggio dell’energia sia potenziato.
Facevamo esercizi yoga due volte al giorno in cima a una piccola collina, in mezzo all’erba e ai fiori, in una piattaforma ampia ombreggiata da una tettoia di canne, con sotto di noi lo spettacolo del bellissimo mare della Calabria. L’atmosfera era perfetta. Ricordo ancora la pace bellissima del luogo, il cielo blu, il mare sotto di noi, il giallo degli steli, il ronzare delle api.
Dopo le respirazione e gli esercizi di asana, Flavio ci guidava in un rilassamento profondo, è il rilassamento come avere abbandonato la sponda della veglia senza essere approdati alla sponda del sonno, un luogo di mezzo dove non si è più vigili ma nemmeno incoscienti dove possono verificarsi con grande facilità fenomeni telepatici o di chiaroveggenza.
Preciso che, mentre io stavo al villaggio tre settimane ogni volta, il gruppo cambiava spesso, perché i turisti avevano in genere permanenze di una settimana, e c’era dunque molta variazione di persone. Così in genere non conoscevo i partecipanti della giornata.
Una volta vidi arrivare una signora che mi parve attempata e catalogai come una zitella senza figli. Ma nel rilassamento la vidi trasfigurata, portava una vestina di teletta leggera bianca e trasparente, con un gran pancione da mamma in attesa, era immersa per metà nell’acqua azzurra del mare e perfettamente felice.
Alla fine del rilassamento, Flavio ci faceva dire cosa avevamo visto, ma io non dissi nulla del mio sogno perché mi imbarazzava dire a una zitella che l’avevo vista incinta. Ma quando ci accomiatammo e cominciammo a scendere il sentierino che ci riportava al villaggio, lei mi venne vicino sorridendo e disse. “Tu hai visto me, vero?”. Allora io un po’ cautamente raccontai che l’avevo vista, ma con una gran pancia da puerpera. E lei ridendo, mi disse, che era sposata e fino a tarda età aveva sperato in un figlio e, quando ormai aveva perso ogni speranza, ecco che le era nato un bellissimo bambino e lei ne era enormemente orgogliosa. In effetti vidi poi questo magnifico bambino robustissimo, di pochi mesi, che sembrava un ercolino e che il papà si portava a cavalcioni delle spalle affinché tutti lo ammirassero.
Notare: lei era stata sicura che io l’avevo visualizzata, anche se non ci eravamo nemmeno parlate. Io avevo visto con la vera mente ciò che la mia coscienza lucida non era riuscita a vedere.
Ma la storia ha anche un suo significato misterioso. All’epoca, io iniziavo una difficile menopausa, ero angosciata, mi sembrava che con la menopausa la mia capacità di generare nella vita fosse del tutto compromessa. La visione telepatica veniva a dirmi: “Non si è mai troppo vecchi per generare vita. Tu come lei”.

Sempre a proposito di telepatia, c’è un altro episodio che non riguardò me ma uno strano ragazzo che arrivò un giorno sempre a queste lezioni di yoga. Con un bel viso, ma piccolo e tosto, bruno bruno e con occhi scurissimi ardenti, mi fece subito una forte impressione, sguardo magnetico, grande forza vitale. Come mi sdraiai sulla stuoia, cominciai a star male, cadevo da tutte le parti in preda alle vertigini, e non dipendeva dal posto perché mi mettevo sempre nello stesso punto. Flavio, che vede tutto, dice a me e a lui che ci scambiamo, io sto subito meglio, l’altro dice di provare un grande malessere. Ci rilassiamo e io vedo il nuovo arrivato che cammina in cima a una grande processione di uomini vestiti di bianco, su per una strada di montagna, in un posto senz’alberi, rossastro, con pietre e terra rossa, un gran sole caldo e cielo blu. Sopra di lui sventola un drappo bianco lungo, con simboli cristiani, lui cammina esaltato guidando la processione come fosse un santo.
Quando racconto il sogno, lui ride e dice che fa parte di una setta religiosa: “i pentecostali”.
La volta dopo è lui a raccontare. Si riprende dalla visualizzazione ed è molto agitato, ha visto una montagna, il cielo è scuro come per una tempesta, sente un grandissimo rombo, sta succedendo qualcosa di terribile; nella visione corre giù per il sentiero della montagna e vede che sui bordi ci sono lunghe strisce rosse di pericolo che il vento sembra strappare. Il giovane racconta il suo sogno tremando, è pallidissimo, sta male. Rimaniamo male anche noi. Scendiamo al villaggio in silenzio e, quando arriviamo, ci dicono che sono arrivare notizie terribili per radio: è crollata la diga di Stava.

Qualche volta sembra che il messaggio abbia una base kahrmica. Dopotutto anche le analogie kahrmiche potrebbero rientrare nell’analogia energetica. Siamo simili in tante cose, a volte nelle emozioni e negli affetti, a volte nelle storie. Ci sono molti modi per essere uno.

Una volta venne da me una signorina laureata in legge, aveva avuto una relazione tempo prima con un ragazzo di Ferrara, poi si erano persi di vista. Ora accadeva che, quando questo ragazzo aveva qualche problema, lei lo sognava. Così aveva sognato quando gli era morto il padre, quando aveva avuto un brutto incidente con la macchina, quando era finito in ospedale per una malattia, aveva sognato anche che stava con un’altra ragazza e alla vigilia del matrimonio aveva litigato con lei e l’aveva lasciata. Ogni volta che aveva uno di questi sogni, al mattino telefonava a questo giovane e aveva conferma che il sogno aveva rivelato qualcosa di vero. Queste sequenze la turbavano molto, da una parte le sembrava che, se c’era un legame così forte con lui, forse voleva dire che aveva fatto male a lasciarlo, forse avrebbe dovuto sposarlo, però da un’altra parte le sembrava che questo non andasse bene, del resto si erano lasciati proprio perché sentivano il loro rapporto come qualcosa di inopportuno.
Io le dissi che forse era un incontro kahrmico, forse in un’altra vita lei era stata sua madre e le era rimasto il cordone ombelicale, quel tipico rapporto telepatico, assolutamente inspiegabile, per cui una madre sente se il proprio figlio è in pericolo ovunque esso sia, ma era un rapporto kahrmico che li legava. Lei diceva: “Mi sembra di averlo sempre conosciuto! Lui è stato parte di me, ma non capisco in che modo!”
Gli incontri kahrmici sono così, con questa impressione di deja vu o di reciproca appartenenza, come se le nostre energie si fosse mescolate in un altro tempo e spazio lasciando una confusa memoria. Ma questi legami non possono condurre a un matrimonio, questo sarà difficoltoso o fallirà, perché ogni vita va vissuta nel suo presente e guardando avanti, non può partire da antiche storie perdute e rinnovare il passato. Così le dissi che, se era un legame karhmico, a maggior ragione non avrebbe dovuto finire in un matrimonio e doveva lasciarlo andare.
Quando mia figlia ha avuto il secondo bambino il suo incontro con lui è stato sconvolgente. Ha detto: “Mi sembrava un antico amore che veniva di lontano”.
Del resto la prima volta che io ho visto mio marito, che era un ragazzone di 14 anni, molto alto e biondissimo, l’ho visto come una donna bionda un po’ florida, con grandi tette. Non è stata una visualizzazione interiore, ma proprio un flash esterno, così violento e rapido che ci sono rimasta male. Prima era una ragazza bionda con le tette, poi era un giocatore di pallacanestro molto bello e aitante. Ogni tanto, parlando di lui, mi sbaglio e dico: “Mia sorella…” Quando mi va bene, dico: “Mio fratello”, …ma ‘mia sorella’ sento che sarebbe più esatto. Per 15 anni gli ho detto che non potevo sposarlo perché pensavo a lui come a un fratello, poi, un febbraio, ho avuto un momento di distrazione e ho ceduto. Come ho poi raccontato, il nostro matrimonio è stato strano, come non consumato.
Qualche volta penso ancora che lui fosse una mia sorella maggiore che mi ha fatto da mamma, forte e sicura, molto protettiva, un po’ brontolona, molto pratica e concreta, un po’ come è lui. Io sono viva adesso grazie a lui, come forse un tempo sono stata viva grazie a una sorella. Il rapporto di protezione e accudimento è continuato su due vite successive ma in vesti diverse. E ora che lui è morto, io so che continua a proteggermi. Tutto oltre la vita. Oltre ogni morte.

Chissà se la telepatia funziona non solo per i pensieri, le immagini mentali di questa vita, di questo momento, oppure se raccoglie sprazzi e spezzoni di altre vite che non ci appartengono più a livello consapevole, ma in qualche modo fanno parte di un percorso più ampio incistato dentro di noi a livelli più profondi e a volte la nostra mente profonda comunica anche con quelli.
La telepatia è un fenomeno molto ampio di comunicazione tra menti. Ciò fa ipotizzare un piano esistenziale dove le parti sono in contatto telepatico tra loro, qualcosa che va oltre il conosciuto e oltrepassa il tempo e lo spazio e le normali relazioni ordinarie.
Nei miei incontri individuali, per 29 anni, quando qualcuno veniva a trovarmi, avveniva questo, non volevo che mi dicesse nulla di sé e cominciavo a dipanare una storia, una vita, così come la mia mente la vedeva e costruiva, come fosse la trama di un romanzo, ma la cosa che costruivo era una vita, la persona che avevo davanti. Io parlavo di lei come se costruissi un’opera d’arte, un quadro, un racconto. Ho letto che anche Jung faceva così, aveva questa capacità. Costruiva una storia che sembrava di fantasia ed era proprio la storia della persona che aveva davanti, come se la conoscesse nei minimi particolari.
Dunque la mia non era divinazione ma telepatia romanzata, non era una mantica ma un’arte, l’arte di vedere un uomo nella sua interezza paratemporale, e per questa mia capacità la gente veniva da me da ogni parte d’Italia: per sentirsi raccontare.
Però la cosa non funzionava al cento per cento, anche se i successi erano altissimi, a volte occorreva un rapporto particolare tra me e l’altro, occorreva che ci fosse nella sua vita qualcosa di simile alla mia, un punto di energia che mi corrispondesse. Poteva accadere, qualche rara volta, che incontrassi una energia troppo diversa dalla mia e provassi una sensazione di vuoto, in cui il collegamento non scattava, occorreva una affinità energetica, così che potessi sentirmi l’altro dentro, e parlassi dell’altro come se parlassi di me. Qualche volta questa immedesimazione era così forte da essere anche fisica. Se l’altro aveva male a un ginocchio, io sentivo male a un ginocchio. Se aveva voglia di scappare, i miei piedi erano agitati. Se era molto stanca, sentivo la sua pesantezza. Era una simbiosi spontanea. Ma non potevo averla se la persona era lontana, se mi portavano solo un nome o una lettera.
Mi occorreva la vicinanza fisica e se l’energia dell’altro era troppo diversa dalla mia poteva accadere che non mi sintonizzassi affatto, o mi sentissi invasa, provavo freddo, o una specie di disagio da estraneità.
Sappiamo così poco della nostra mente e dei suoi poteri che molte cose inverosimili potrebbero essere possibili. Le onde di informazione sono come quelle di una radio, di un televisore, passano non viste nell’etere, ma sono colte e rese visibili dalla mente che riesce a captarle e a tradurle in stimoli sensoriali.
Noi viviamo in un piccolo spettro che coglie una parte infinitesima di universo, cieco, sordo e muto a tutto l’altrove, che scorre indisturbato fuori dalla nostra banda ricettiva. Però, a tratti, improvvisamente, qualcosa viene captato, è percepito, ci stupisce o ci spaventa, come il cavallo coi paraocchi che coglie improvvisamente il barbaglio di un albero ignoto che gli passa di lato dalla strada e si impenna. L’essere è ciò che sta nella banda, il non essere ci sfiora inosservato tutt’attorno e, quando entra nella nostra visuale, il mondo si capovolge come la mosca di Moebius che si trova improvvisamente a camminare a testa in giù sulla controbanda del suo percorso ordinario. La straordinarietà del reale allora ci assale e la telepatia non è che un senso straordinario che si apre per farci intuire altre possibilità di lettura dell’universo.
E dunque cosa sono io, uomo? E cosa potrei essere se queste condizioni non mi intrappolassero in un gioco già giocato, costringendomi in condizioni ormai scritte di conoscenza?
Quando viene la febbre, il collasso della pressione, la caduta dei globuli, la nausea del vivere, il trauma del ricordo, la cessione del sentimento, l’indigestione… il sistema rallenta, si scompone, perde pezzi di affidabilità, non si tiene più insieme, i soldati mollano la guardia, la truppa si scompagina, le difese crepano, e l’ignoto irrompe. Lo stesso accade quando siamo in lutto, quando viene il dolore, quando stiamo male, quando ridiamo insieme, quando ci innamoriamo…
La cittadella, allora, viene invasa misteriosamente e la mente si accorge con spavento che sono entrati nomadi e zingari, alieni… La mente perde la sua capacità di sintesi e strutturazione e può stare solo insensibilmente a guardare. La censura è morta, il contenuto inaccettato ha fatto irruzione nella piazza. Si può essere addormentati oppure semplicemente tramortiti in uno stato di veglia, nell’improvviso spavento di chi si credeva in un porto e si scopre con orrore in un improvviso oceano non di questa terra.

Ecco che sono molto eccitata. Ho immagini che non so dove situare. Se chiudo gli occhi vedo persone così viventi, che non sembrano nemmeno allucinazioni o immagini. Apro gli occhi in fretta perché queste visioni sono eccessivamente forti e mi turbano. Il vivente è una specie di calore caldo e rossastro, come una sensitività che emana dai corpi, morbosa e difficilmente sostenibile al mio io alieno. Queste immagini mi sconvolgono grandemente per la loro intensità. Sono normali scene di interni: persone sedute attorno alla tavola che mangiano sotto una lampada serale… ma è come se le vedessi con infrarossi, così vive, quasi brulicanti di vita, che mi fanno stare male come se facessi una infrazione. Non guardo la vita normalmente, vedo ‘il vivente’ come fosse un qualità, un modo di essere, come se penetrassi la vita per vie illecite e la spiassi da una percezione non umana, è qualcosa di proibito e perturbante. Chissà se Van Gogh dal suo delirio era così che vedeva il mondo!

Gli studiosi dicono che non ci sono fenomeni telepatici spontanei tra persone che non si conoscono, ma non è vero. Molto interessanti i fenomeni telepatici tra gemelli.
Una signora scrive: “Io credo che, se si è effettivamente in sintonia con un’altra persona a livello emozionale e forse vibrazionale, si formi, in un modo che non sappiamo, una via preferenziale dove passano in entrambi i sensi informazioni di tutti i tipi che il nostro cervello commuta in dati, parole, pensiero o sensazioni fisiche… Tipico il pizzicorino in alcune parti del corpo, la spalla sinistra, la sommità della testa, la nuca, il freddo improvviso o il tremito, cioè informazioni a livello pelle, spesso prima che arrivino altre impressioni come un ‘avviso psichico’ che preannuncia il fenomeno, oppure tali da accompagnare il fenomeno telepatico, malinconia, tristezza, senso di morte…per es. una volta mi si è avvicinata per farsi leggere i tarocchi una signora e io non solo ho avvertito subito che aveva gravissimi problemi psicologici ma ho cominciato a tremare, a battere i denti, sono gelata, sentendo anche una fortissima agitazione da angoscia ecc., del resto spesso la telepatia è un sentire somatico, improvvisi mal di schiena, gelo del cuore, sovraeccitazione nervosa, improvvise fitte ecc., cioè sensazioni telepatiche somatizzate, come se il corpo stesso avesse una sua capacità telepatica, queste sensazioni possono essere simboliche, o analoghe. Qualche volta io racconto all’altro le cose che vivo sul corpo come indicatori simbolici di stati d’animo).

Una signora mi raccontò che di colpo ebbe la visione di suo figlio che aveva un incidente d’auto e era stato sbalzato fuori dalla macchina e giaceva incosciente con una gamba fratturata su un prato. Messa in grande agitazione, chiamò il marito, il quale seguendo le sue indicazioni partì con lei in auto e a qualche km da casa trovarono la macchina del figlio fracassata e lui che giaceva sul prato con la gamba rotta come lei aveva visto.

Un’altra mi disse che, quando era andata col marito a Monaco, la loro auto era stata rubata con tutto il bagaglio. Avevano fatto denuncia alla polizia tedesca e ogni giorno andavano al commissariato per sentire se c’erano notizie dell’auto rubata. Fecero amicizia con un poliziotto che aveva avuto una disavventura simile in Italia e che era convinto che queste cose nel suo paese non succedessero. Amava l’Italia ed era molto dispiaciuto del fatto. Una notte la signora sognò il luogo esatto dove era la sua macchina, una piazza, con una chiesa, un giardinetto, delle ringhierine di ferro…Raccontò la cosa al poliziotto, ma questi disse che piazze così ce ne potevano essere tante. La loro amicizia era andata avanti, e il poliziotto invitò i due coniugi a cena portando anche sua moglie. Andarono in una piazza vicina, c’era la chiesa, il giardino, le ringhierine in ferro…e c’era la macchina.

Mettere insieme fatti non basta. Noi abbiamo bisogno di finalizzare questi fatti in un insieme teleologico, capire come le parti stanno in un tutto, qual’è l’organismo o lo scopo che tiene insieme le cose ovvero avere una visione metafisica di ciò che accade, cioè rispondere alle domande: che senso ha tutto questo? A cosa conduce? Dove mi porta?
Noi vogliamo ‘sapere’, perché sapere è un modo di essere. Noi siamo ciò che sappiamo. Identificare qualcosa inserendolo nel già conosciuto ci arricchisce, ci rafforza. Quello che arriva come ignoto ci destruttura, manda in crisi le nostre certezze, ci mette in pericolo. Per questo tanti si oppongono al paranormale con tanta cattiveria, sentono l’attrazione verso un pericolo che rischierebbe di distruggerli. Anche per conoscere ci vuole coraggio. Il coraggio di confrontarsi col diverso da noi, che potrebbe essere nient’altro che la nostra parte ombra, il nostro anti protone che se incontrasse il suo protone lo annichilirebbe.
Per molte vie noi cerchiamo: ascoltiamo, leggiamo, abbiamo esperienze. Ma ad un certo punto la ricerca può fare un salto e uscire dalla mente coscienziale. Se qui io tratto la comunicazione a tutto raggio, so che c’è anche una parte dentro ognuno di noi profonda o fuori di noi sottile che può essere contattata per il nostro scopo di vita, valida per integrare il suo mistero, come in ogni quadro che si rispetti nessun oggetto è realmente reale se il pittore non disegna anche l’ombra che proietta al suolo. Questa parte aliena di noi che ci completa è un altro ignoto che a noi si comunica e con cui dobbiamo avere la forza di comunicare. Io non so lo scopo di questo e nemmeno credo che ci debba per forza rendere migliori o che possa rendere più chiaro l’inesplicabile. So solo che siamo qui per conoscere e ogni rifiuto che facciamo a questo imperativo universale è un passo in meno sulla via che dobbiamo percorrere per essere il più possibile individui reali in un universo reale.
Possiamo fare questo passo in più con la scrittura automatica o col dettato interiore, che è una demi trance e non richiede una perdita totale di coscienza. Forse anche questa è una esperienza telepatica e non voglio credere che sia solo creativa, anche se non saprei dire con che cosa mi contatti fuori o dentro di me.
Molti sensitivi si sono dichiarati ‘scrivani’ di una energia indefinita di cui ascoltavano la voce e che non apparteneva al loro controllo. Non è detto che questa voce emerga solo con un forte stato modificato di coscienza. Il sensitivo Piancastelli sente a volte ‘la voce’ nella sua testa e discute con essa, è o non è d’accordo, rivendica la sua individualità distinta, come di fronte a un personaggio interiore, un interlocutore invisibile. Ed è ‘la qualità’ della voce, il suo fine o scopo, a dire se uno è un sensitivo o se è solo uno schizofrenico. Semper a rebus discemur.

Ecco delle pagine che appartengono a uno di questi ‘dettati’ fatti da una voce invisibile. Le ho trovate per caso mentre cercavo annotazioni sulla telepatia. Non le ricordavo come non ricordo mai nulla di quello che scrivo mio malgrado, ma mi sembrano adatte a concludere temporaneamente questo argomento. Quando leggo queste parole sono presa sempre da un certo sbigottimento. Prima di tutto non le ho scritte io, e non hanno quel senso di appartenenza e di familiarità che ritrovo anche in vecchi scritti miei, poi mi sembra di non capirle del tutto, anche se le parole sono semplici e mi somigliano, sono fatte a mia misura, infine c’è in esse una particolare confusione tra quello che sono io e qualcosa che proprio non sono, per cui anche se lo stile non mi è indifferente nello stesso tempo mi sembra strano, come se uno vedesse sì i propri capelli, del colore dei suoi capelli, ma lunghi e fitti il doppio e in una pettinatura insolita. Non so se altri sensitivi trovano nei loro scritti medianici questa commistione tra il loro essere proprio che può apparire anche come stile o scelta delle parole o visione della vita o anche ortografia e dall’altra parte qualcosa di alieno a loro stessi che piove dal nulla, che è ‘un passo avanti a te’, per citare sempre uno di questi dettati. Preciso che queste parole mi arrivano al rallentatore una dopo l’altra, come in un lentissimo dettato scolastico (mentre io scrivo e penso molto rapidamente) e che somigliano a sospiri più che a suoni, come bolle che emergono da un’acqua tranquilla, per cui posso solo scriverle lentamente in modo frantumato, perdendo il senso totale del discorso che ritrovo solo a dettatura finita quando rileggo.
La domanda, rivolta alla guida spirituale, a cui lo scritto risponde, è proprio questa:
COME POSSO DISTINGUERE CIO’ CHE E’ MIO DA CIO’ CHE E’ TUO?

Non occorre distinguere.
Come la pioggia che lava tutto e si riunisce al mare, così ciò che viene dall’alto si unisce al basso con continuità di rapporto.
In verità non c’è circospezione e scissura tra ciò che fluisce continuo come il raggio di luce.
Le contrapposizioni appartengono alla tua realtà sociale ma non alla verità increata.
Immagina una scala, in cui la luce discenda e non è più forte e meno forte, ma ogni gradino ha la sua ragione di essere. Nel luogo dove tu sei puoi godere solo della luce che ti inonda come di un piano di realtà a sé stante, ma la luce è interna e integra e non si spezza e non si separa.
Ciò che giunge a te dipende dalle tue coordinate o da quelle del gruppo che ti contiene. In esso la verità si rivela per quel tanto che ne potete contenere ma essa non viene meno né si accresce, ché la quantità del dato rivelato non dipende da forza maggiore ma da quanto puoi contemplare e capire, sopravanzando solo di quel tanto che ti conduce sottilmente più avanti.
Non disperare nella tua impazienza se i tuoi nessi non corrispondono a quelli dell’essere e conduciti sempre in attesa di quel che si compie, senza criticarlo né forzarlo, senza capirlo né negarlo.
Il colloquio giova alla luce come a chi ne è illuminato, ma è il referente a condizionare il messaggio, come il bambino condiziona l’alimento che la madre gli porge secondo l’età.
Assimilare è la tua evoluzione, anche se sei trasformato anche dal cibo che non capisci.
In fondo è solo la comunione d’amore l’atto salvico, al di là del comprendere e ciò che ci unisce è esso stesso il fine e lo scopo.
Non domandare dunque quanta verità vi sia nel messaggio e non separare ciò che solo nella tua mente è separato ma nella nostra è un gioco unitario di luce.
Vero o non vero, mio o tuo, tutto ciò non importa.
Solo il tuo silenzio è importante come una porta che si apre sull’altrove da te che è in te.
C’è un comunicare diverso da quello delle parole, se pure usa parole, che spinge all’unione assoluta, per cui il messaggio è solo un mezzo ma il suo contenuto non è il fine, ché qui non importa spiegare ma aprire e connettere ciò che è inconscio alla sapienza consapevole, ovvero le parti del non io alle parti dell’io, affinché l’Unità si compia, là dove solo è pace e gioia.
Ci sono tra i livelli del sapere gli stessi rapporti che tra l’uno e l’altro di voi, che nessuno sta in cima e sopravanza ma tutti siete collegati agli occhi nostri come una corolla fitta e una vita ininterrotta.

Il rapporto non tende dunque a una trasmissione da altro a altro ma a una connessione da se stesso a se stesso

Penso all’uomo-statua. Non desidera più. Non cerca più. In lui esterno e interno combaciano. I mondi si sono uniti in un universo più grande. E in quell’universo la conoscenza assoluta si chiama ‘pace’. La comunicazione perfetta ha trovato il suo centro. Nella contemplazione del centro è sparita ogni distinzione. Il rumorio della vita si è acquetato. Come nel centro del tifone c’è una pace tranquilla. L’estrema consapevolezza si espande nella vacuità. E la vacuità è il cuore dell’intero Tutto.

« Certamente, o Ānanda, tu hai ben udito, ben appreso, ben inteso e ben ritenuto le mie parole. Adesso, come allora, o Ānanda, io dimoro pienamente in uno stato di vacuità. Così come questo palazzo della madre di Migara è ora vuoto di elefanti, di buoi, di cavalli, vuoto d’oro e d’argento, vuoto di gruppi di uomini e di donne, e la sua sola non vacuità è questa unica cosa, la comunità dei monaci, allo stesso modo, o Ananda, il monaco non pone mente all’idea di villaggio, non pone mente all’idea di uomo, ma pone mente a quest’unica cosa, alla foresta. Nell’idea di foresta la sua mente si placa, si ferma, si libera; ed egli riconosce: ‘Le cure (le preoccupazioni, le ansie) che dipendevano dall’idea di villaggio non esistono più; le cure che dipendevano dall’idea di uomo non esistono più e l’unica cura che rimane è quella che dipende dall’idea di foresta »
Culasuññata Sutta (Piccolo discorso sulla Vacuità). Majjhima-nikāya, 121

“……………..
qualcosa resta che ci avvicina nella luce della vita
come se il sigillo dell’ombra indicasse
col fuoco le sue segrete creature.

Neruda
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http://masadaweb.org


MASADA n° 1571 11-9-2014 ITALIA IN COLLASSO

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Deflazione – Blocco agli stipendi- Protesta dei poliziotti – Mini-job e salario minimo – Renzi contabilizza nel Pil anche droga e prostituzione – Sanzioni alla Russia e stop all’export italiano – Favole e balle – Sovranità democratica e cognitiva – Ma sapete voi cosa vuol dire veramente globalizzazione? – Crisi liberista in Francia – L’ipocrisia nella questione ucraina – Repubblica e Corriere megafoni delle sparate di Renzi

Blog di Viviana Vivarelli

«In capo a tutti c’è Dio, padrone del cielo. Questo ognuno lo sa. Poi viene il principe Torlonia, padrone della terra. Poi vengono le guardie del principe. Poi vengono i cani delle guardie del principe. Poi, nulla. Poi, ancora nulla. Poi, ancora nulla. Poi vengono i cafoni. E si può dire ch’è finito.» (Fontamara – Secondo Tranquilli)
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Sara Ahmed, The Cultural Politics of Emotion
La solidarietà non presuppone che le nostre battaglie siano le stesse battaglie, o che le nostre sofferenze siano le stesse sofferenze, o che le nostre speranze siano rivolte verso lo stesso futuro. La solidarietà comporta impegno e lavoro, così come la consapevolezza che, anche se non viviamo le stesse sensazioni, o le stesse vite, o nelle stesse membra, non possiamo che vivere se non su basi comuni.”
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Alvaro di Moliere
Non si fa in tempo a commentare un articolo che già Ronzinante, il somaro del cavaliere, se ne esce con un altro annuncio. E’ di poco fa: “Subito dopo la visita a Sua Santità, riformeremo la sanità. Prima di Natale torneremo al proporzionale, ma solo perché fa rima con Natale. Per rassicurare i mercati ci occuperemo degli esodati. Riformeremo i cattolici, gli alcolici, i machiavellici, i mefistofelici, i sonnambuli, i funambolici, i salicilici, i parabolici e pure i simbolici.
Intanto, le prime sirene della croce verde annunciano l’arrivo dei barellieri sotto la residenza del pdc. Guerini, il portannunci cerca di riportarlo alla ragione:
“Presidente, i vicini devono aver chiamato le autolettighe! Vogliamo prendere qualche goccetta di Nervoben?”
“Ma quali gocce! Silenzio! Riformeremo gli ospedali, gli annali e pure Bali. Si apriranno nuove prospettive per gli statali, per i laterali e per i pedali. E poi…e poi…”
“Presidente. Ci sarebbe la caposala al telefono”.
“Riformeremo le caposala e pure le multisala…e poi…e poi…”
..ma dove va l’Italia?.. e poi…e poi

Dal 2007 al 2014 il Debito Pubblico Italiano, ha avuto il seguente andamento:
1.602.115
1.666.603
1.769.254
1.851.252
1.907.392
1.988.658
2.041.293
2.168.400
Come si può vedere facilmente, in 7 anni il debito pubblico è aumentato di 552 miliardi, pari al 35,346%. Il resto è fuffa.
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ISTAT
A luglio 2014 il tasso di disoccupazione è pari al 12,6%, in aumento di 0,3. Ovviamente Renzi, da vero incompetente, dopo aver perso 6 mesi per la riforma elettorale (con zero effetti sull’occupazione) vuole mettere le mani sulla riforma della giustizia (anche qui con zero effetti sull’occupazione).
Istat, sale la disoccupazione a luglio. “Con Renzi persi 1000 occupati al giorno”.
Il numero dei senza lavoro è pari a 3 milioni 220 mila, in aumento del 2,2% rispetto al mese precedente (+69 mila) e del 4,6% su base annua (+143 mila).
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Cobra 89
– Cgia: effetto 80 euro annullato
– Confcommercio: effetto 80 euro invisibile
– Codacons: effetto 80 euro un flop clamoroso
– ISTAT: PIL in recessione: – 0,2% nel secondo trimestre – 0,3% su base annua
– Bankitalia: debito pubblico aumentato di 100 miliardi in 6 mesi
– Confindustria: risorse stanziate insufficienti
– Moody’s: Italia concluderà l’anno col PIL in negativo
– Unimpresa: con Renzi spesa pubblica aumentata
– Analisti di Mediobanca: inevitabile manovra da almeno 10 miliardi
– ISTAT: “Italia in deflazione per la prima volta dal 1959″
– Governo: “Confermiamo il blocco salariale non ci sono i fondi”.
Renzi quella è la porta! Ma no, il popolo applaude. Il masochismo è infinito.

RENZI CONTABILIZZA NEL PIL ANCHE DROGA E PROSTITUZIONE

Come vediamo, Renzi partecipa alla Grandiosa Truffa contabilizzando nel Pil proprio i fondi neri. Invece di combatterli li sdogana
COME FOSSERO QUANTIFICABILI!!!
COME FOSSERO DENUNCIABILI !!!!!
COME SE FOSSERO TASSABILI!!!!!
Ma si può vedere una stronzaggine maggiore??????
Abbiamo lo sdoganamento dei capitali criminali!!! La loro legalizzazione finanziaria!
Ora ci manca anche che faccia l’apologia del crimine!!!
Chissà Riina come gode!!
A questo punto di bassezza non ci era arrivato mai nessuno!

I 5stelle vogliono uno Stato CIVILE!!!
…e non un Paese famoso per avere i governanti più corrotti d’Europa, tre organizzazioni criminali come mafia, camorra e ‘ndrangheta che sono tra le più potenti del mondo e hanno fatto un patto con lo Stato con un fatturato stimato a 130 miliardi, una massoneria che ha occupato tutti i gangli del Paese, una evasione fiscale da 600 miliardi e le tasse più alte di qualsiasi Paese al mondo, mentre ogni mese viene distrutto un pezzo di democrazia!!!! E un cialtrone che blatera come un venditore d’aste per spacciare l’inverosimile!
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IL MINI-LAVORO RENDE LIBERI
Andrea Strozzi

Nel corso del 2013, il numero di italiani con un patrimonio superiore al milione di dollari è passato da 176 a 203 mila, pari a una crescita del +15.3%. A livello mondiale ed europeo, tale dinamica è stata rispettivamente del +14.7% e del +12.5%.
In alcune statistiche, in effetti, “passo dopo passo” riusciamo a non farci battere da nessuno…Contestualmente, stiamo sdoganando un mercato del lavoro ormai platealmente ispirato al modello salariale dei mini-job tedeschi, che riflette in pieno le dottrine finanziarie neonaziste con cui la Ue sta soggiogando le economie periferiche dell’area. Sui cancelli del nuovo lager eurocratico, la retorica del “meglio poco che niente” (nefasta e inevitabile degenerazione locale del turboliberismo globale) sostituirà progressivamente il tristemente più famoso “Arbeit macht frei”. Proprio come i nostri cugini tedeschi, saremo cioè tutti liberi di lavorare. Senza tutele e a 400 euro al mese. La verità è che, oggi come allora, milioni di esistenze vengono comunque immolate sull’altare di una follia ideologica bieca e totalizzante: razziale allora, tecnocratica oggi. Per dubbi o delucidazioni, chiedere a un qualsiasi trentenne ingegnoso e di buona volontà, che non può oggi costruirsi una famiglia e avere dei figli.
Eppure ho sentito con le mie orecchie alcuni rappresentanti politici dichiarare di preferire che i loro figli fossero precariamente occupati a 400 euro e senza garanzie, piuttosto che disoccupati ma imbottiti di articoli 18. Sul piano teorico, potrei anche essere d’accordo: come le scelte che ho fatto in vita mia dimostrano pienamente, mi considero infatti il più accanito sostenitore di una vera e sana flessibilità professionale. Purtroppo, però, non in un Paese come l’Italia. Dove la precarietà dei lavoratori viene scientificamente brandita da molte aziende come vile strumento ricattatorio. Prima o poi lo capiremo: un farmaco contro l’artrite non necessariamente può curare anche la meningite. E in Italia i problemi non sono articolari, ma del sistema nervoso centrale.
Il nostro mercato del lavoro si trasforma spesso in un insulto alla buona volontà e alla professionalità dei singoli. E questo non perché ci sia insufficiente flessibilità, ma solo perché a regolamentarlo sono quasi sempre le peggiori dinamiche nepotistiche e clientelari, come dimostra un tasso di mobilità sociale tra i più bassi Dell’Ocse (misurato dalla correlazione retributiva intergenerazionale; cioè, in parole povere, quanto lo stipendio dei figli dipenda da quello dei rispettivi genitori).
Il vero dramma – che in parte spiega anche la polarizzazione dell’opinione pubblica intorno a soluzioni politiche che di fatto rappresentano dei veri e propri crimini intergenerazionali – è che a noi, complessivamente…va bene così. La relation-economy ci piace perché, in questo, noi italiani siamo imbattibili. Ci prestiamo volentieri alle più nocive prassi nepocratiche (di cui la meritocrazia non è che una foglia di fico), perché siamo davvero, costituzionalmente, poeti e naviganti: sappiamo raccontarcela come nessun altro e veleggiamo allegramente da un padrone a un padrino (a volte, a un papi) con estrema disinvoltura. Il vento, manco a dirlo, si chiama opportunismo.
Chi, in politica e nella società, ha tentato di opporsi a quest’ordine di cose, ha raccolto un 20-25% di consensi elettorali e un’ostilità mediatica senza precedenti. Chi ha invece preferito farsi ipnotizzare dall’illusione di una possibile continuità di rotta con il recente passato – essenzialmente basata sull’immobilismo sociale ed istituzionale – si è messo in tasca ottanta euro e una buona dose di auto-persuasione (astutamente ribattezzata come “ottimismo”). Sommessamente ricordo che, quando erano costretti a salire sui convogli diretti ai campi di sterminio, anche i deportati venivano persuasi che la finalità fosse quella di un ripopolamento della Germania dell’Est: per certi aspetti, gli 80 euro dell’epoca.
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SALARIO MINIMO

Dal gennaio del 2015 sarà introdotto in Germania un salario orario minimo di 8,50 euro. Arriva molto tardi il salario orario minimo nel più forte paese industriale europeo, più volte campione mondiale di esportazioni. La Germania è il 22° paese in Europa a introdurlo. Dopo il Lussemburgo dove il salario orario minimo è di 11,10 euro, dopo la Francia con 9,53 euro, l’Olanda 9,11 euro, il Belgio 9,10 euro, l’Irlanda 8,65 euro. Ma anche dopo la Slovenia, Malta, la Spagna, la Grecia, la Romania e la Bulgaria.
Tra i grandi paesi industrializzati ormai mancano all’appello solo l’Italia, dove l’introduzione di un salario orario minimo appare cosa ancora molto lontana, l’Austria, la Svezia e la Finlandia.

LE PAGHE DEI POLIZIOTTI
Il capo della polizia italiana Manganelli guadagnava 621.253 euro annui. Monti lo ridusse a 294.000 euro. Sempre troppo visto che il capo dell’FBI guadagna 116.000 euro e decisamente una bestemmia davanti ai 1300 euro di un semplice poliziotto.
Mentre le retribuzioni di dirigenti e manager pubblici sono aumentate a dismisura, il guadagno degli appartenenti alle Forze dell’ordine italiane è di circa la metà dei loro omologhi europei. Dall’avvento dell’euro, infatti, le buste paga degli operatori di
polizia sono aumentate di pochissimi punti percentuali; in pratica, un’inezia.
Invece tutto intorno, dagli affitti alle rette degli asili, dai mutui all’assistenza sanitaria, è stata una continua impennata al rialzo. Le buste paga dei lavoratori dipendenti hanno visto, anno dopo anno, il cristallizzarsi delle retribuzioni, mentre in una forma uguale e contraria si registra una impennata dei profitti dei manager pubblici, politici nazionali e locali. Trend che peraltro continua ad andare avanti senza soluzione di continuità.
Forze dell’ordine italiane: 1.200 € al mese! Una vergogna!
– Austria: un agente di Polizia all’inizio della sua carriera guadagna 1.723 euro al mese, ogni due anni ci sono gli scatti di anzianità con il rispettivo aumento salariale. In media un agente di polizia guadagna con le varie indennità 1.900 € al mese a inizio carriera.
– Germania: un agente inizia dal livello A7 con uno stipendio di 1.622 euro per arrivare in pochi anni a 2.174 € nello stesso livello , si può raggiungere il livello A9 con uno stipendio di 2.533. Per chi invece lavora a contatto con il pubblico percepisce una ulteriore indennità di circa 170 euro.
– Belgio: un agente di Polizia all’inizio della sua carriera guadagna 1.755 € al mese per arrivare a 2.478 € al mese, nel giro di pochi anni.
– Francia: parte da circa 1.683,69 € netti per arrivare a 2.198,60 € nel giro di pochi anni.
– Inghilterra: tenendo presente che la sterlina ha un valore maggiore rispetto all’euro, lo stipendio iniziale di un agente è di circa 1.962 sterline al mese. Per chi lavora in città grandi, come Londra, il poliziotto ha una gratifica maggiorata di circa 6.000 sterline annue. I poliziotti godono di particolari privilegi quali il trasporto gratuito su tutti i mezzi del Regno Unito, l’uso di alloggi di servizio e possibilità di acquisto di un immobile a tasso molto agevolato.
In Italia molti poliziotti fanno un doppio lavoro. I contratti sono fermi dal 2009, mentre
intorno tutto è aumentato oltre il limite dell’umana sopportazione.
Tutti i politici italiani si sono fatti paladini della specificità delle forze dell’ordine, ma le loro buone intenzioni (di facciata?) si sono perse nei meandri di Camera e Senato, mentre i privilegi dei politici vengono approvati in un giorno.
Magari riduciamo le scorte?
Figurarsi! Meglio bloccare gli stipendi dei poliziotti. L’Italia affonda. Ma dei tagli alle spese inutili o di contorno alla Casta nessuna traccia.

Salvatoreg rudy49
Perché sono di scorta ai nostri deputati, 8 poliziotti con turni in quinta, 2 x 6h ad ogni deputato? Per non parlare ai magistrati, e le ville di Berlusconi, vengono messi a sorveglianza anche nelle residenze “appartenenti” al soggetto da scortare, quindi anche alla villa al mare ed in montagna.
Ho fatto il militare nell’arma e posso dirvi con certezza che sorvegliavamo ville al mare anche quando il magistrato risiedeva in città e lì non andava.
La questione non sono i numeri ma la legge che produce certi numeri, almeno quelle che mancano.
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RENZI BLOCCA LO STIPENDIO AI POLIZIOTTI

Per gli idioti che confrontano il ‘numero’ dei poliziotti italiani con quelli tedeschi, dimenticando volutamente che noi abbiamo il privilegio di avere 3 mafie e il livello di corruzione più alto d’Europa, ricordo anche che:
ci sono 900 persone tra ex politici, giornalisti e condannati che hanno la scorta fissa da anni e ci vanno pure al mare.
Calderoli ha avuto 8 uomini di scorta per anni, 24 ore su 24,davanti alla sua villa, che ci sono costati 900 mila euro.
Negli Usa hanno diritto ad una scorta permanente solo il pres. e il vicepres. e in Germania ce l’hanno solo il capo dello Stato, il pres. del Bundestag e i ministri.
In Francia solo il Pres. dell’assemblea nazionale e quello del Senato
Invece in Italia girano con sirena e lampeggianti 584 personalità, scortate da più di 2 mila agenti. Una spesa colossale per 1 miliardo e 99 milioni l’anno.
Come si concorda questo spreco indecente con la spending review e col blocco degli stipendi?
Fini aveva 9 agenti, Schifani 20, Monti 30. Ma hanno la scorta pagata dai cittadini pure il pres. della Lazio Lotito o l’ex ministro Pomicino, Fede, Belpietro, Feltri, Vespa e poi ogni sorta di ex: Pera, Bertinotti, Casini, la Pivetti, Diliberto, Fassino, Mastella e consorte, e pure Taormina(4!) Caliendo, Lombardo girava con 18 agenti e 4 auto blu.
Perché Renzi i tagli non li fa qui?
4000 agenti impegnati in scorte a vip e politici.
La Boldrini ha 12 agenti di scorta con 4 auto di cui due blindate e ha ottenuto anche la scorta di due agenti alla figlia nei suoi viaggi e pure al suo amante.
La scorta di B è formata da almeno 40 persone con due auto blindate e costa 2 milioni e mezzo di euro l’anno, senza contare che le sue abitazioni private sono presidiate dai carabinieri come fossero sedi di ministeri. Chiediamo dunque a Renzi quali sono le
ragioni di tanto spreco, dal momento poi che B è tanto ricco da permettersi di pagarsela lui la scorta?
E’ vero che abbiamo 331.000 membri delle forze dell’ordine e abbiamo troppi corpi di polizia: Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria e Corpo Forestale. A cui sono da aggiungere la Polizia Provinciale e Municipale per 60 mila unità. Ricordo che si stimano in 400.000 i malavitosi a vario titolo a piede libero. Noi avremmo 5,5 poliziotti ogni 1.000 abitanti. In Germania sono 2,9 ogni mille, in Spagna poco più di 2,8, in Francia ed Inghilterra 2, in Svizzera ed Olanda 1.
Pensiamo però quanto le leggi siano diverse. Nei paesi detti, se uno sgarra anche per piccoli motivi, viene punito. Da noi Renzi lascia fuori dal carcere chiunque compia reati fino a 5 anni!! Ci si rende vagamente conto di quanto questo aggravi l’ordine pubblico?
E che ce ne facciamo poi di tanta forza dell’ordine quando il 99% di chi viene arrestato è immediatamente liberato grazie alle leggi colabrodo o dopo poco viene prescritto? E ora Renzi ha inventato anche ‘il processo a termine’! Ma fatemi il piacere!
Il lavoro di un poliziotto non solo è pagato poco ma il Governo proprio ci sputa sopra!

Un Marziano
Vi rendete conto, che tra uno scherzo e l’altro, sono 8 anni, dico 8 (e alla fine sarà un decennio) che abbiamo una legge elettorale, base del sistema democratico, di fatto illegale e incostituzionale? Che abbiamo votato 3 volte con questa legge? Unici! Nel vero senso della parola, perché non mi viene in mente nessun’altra Nazione che è riuscita a fare tanto. Almeno non nel mondo civile.
Non solo: una legge che porta il nome di un malato di mente che crede alla macumba e che noi stiamo lasciando lavorare sulla nuova? Di nuovo: unici!
Legge che non si può cambiare fino al 2018 per non correre il rischio di elezioni, elezioni che sono la base di una qualsiasi democrazia.
Per favore, non ditemi che sono il solo a considerare tutto questo una follia) Sarebbe una commedia se non fosse per il fatto che la gente continua a soffrire.
Naturalmente questo è solo uno delle migliaia d’esempi che posso portare.
Dopo l’economia creativa, la democrazia creativa :-)
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Alessandro
La loquacità di Renzi, con battute, metafore e giochi di parole è FUNZIONALE a prendere il potere. Il potere è FUNZIONALE a modificare leggi, norme e regolamenti utili per eliminare le opposizioni e avere un solo uomo al comando. Un solo uomo al comando, che nomina pure il Presidente della Repubblica, la Corte Costituzionale e mette tutti i suoi uomini nelle posizioni chiave, è FUNZIONALE sopratutto per poter emanare ogni e qualsiasi tipo di legge si voglia. Avuto il controllo su tutte le istituzioni ed eliminata qualsiasi voce dissonante dalla sua (compresi i sindacati), ciò gli consentirà di poter attuare i progetti dei poteri forti. Renzi non diventerebbe solo potentissimo, ma… ricchissimo. Gli oscuri obiettivi politici e di interessi di Renzi. Le PRIVATIZZAZIONI arricchiscono i poteri forti e le lobbie, ma impoveriscono i cittadini con gli aumenti progressivi delle tariffe, senza controllo, favoriti e non contrastati dalla politica che gliele ha concesse. Perché, se no, Renzi, con yeswomen e yesmen del PD, i veri “progetti” li farebbe con Berlusconi? E’ un cronoprogramma studiato da tempo. I primi passi con la legge elettorale dittatoriale sono stati già quasi realizzati. Ed è per questo che il PD non vuole il M5S al governo!

DESTRUTTURAZIONE DELLA DEMOCRAZIA
Andrea Atzori

Il governo Renzi nasce con aspirazioni colossali, mirate non solo a rottamare l’intera classe dirigente, ma addirittura a riformare tutta l’impalcatura dell’apparato istituzionale dello Stato. Un’opera imponente di riassetto della struttura organizzativa
dell’intero settore politico, amministrativo e costituzionale dello Stato, che si sta rivelando una bufala, una riedizione delle solite, stantie rivendicazioni di una casta conservatrice e reazionaria; che affonda le proprie radici nell’autoritarismo di personaggi privi del senso alto della funzioni pubbliche istituzionali
Questo è, infatti, il vero problema della vita politica nazionale. Una classe politica che fa solo finta di affrontare enormi problemi di governabilità per nascondere la realtà della situazione, per cui essa stessa è l’unico vero grande problema.
Hanno dissolto la democrazia con manovre di palazzo, accordi tra i leader dei vari partiti e il coinvolgimento del capo dello Stato. La legge elettorale, oggi dichiarata incostituzionale, dopo 8 anni, dalla Consulta, che ben poteva intervenire prima, è stata lo strumento attraverso cui si è riusciti a scardinare la costituzione ed introdurre una nuova dittatura
L’Italicum riporta gli stessi motivi per cui il porcellum è stato dichiarato incostituzionale (premio di maggioranza e preferenze) per cui chiamare gli elettori al voto è diventato una pura formalità. Neppure nei sistemi anglosassoni, i partiti potrebbero rendersi responsabili di una tale flagrante violazione del principio fondamentale su cui si regge un sistema democratico, cioè l’opposizione tra maggioranza e minoranza. La fusione tra democratici e conservatori, sia in Italia, sia in Gran Bretagna o Stati Uniti, produrrebbe sempre lo stesso infame effetto, la formazione di un partito unico, libero e scevro da qualunque ostacolo nella strada che conduce diritta alla tirannide!
La verità che in Italia non si vuole ammettere, è il fatto che questa alleanza, premonitrice della fusione tra le forze politiche maggiori, un tempo opposte, contraddistinte come dx e sx, era già stata decisa molto prima dell’esplosione elettorale del Movimento cinque stelle e non ha niente a che fare con esso. Infatti, se il fenomeno Grillo è sorto come contraccolpo e reazione alla corruzione politica infinita ed inarrestabile, questa stessa corruzione è anche la calamita che attrae tra loro i due schieramenti bipolari ed è anche il collante che li tiene uniti.
La democrazia non finirà in Inghilterra, paese in cui essa ha radici ben più profonde e solide, ma verrà spazzata via in Italia; non per colpa di Grillo, ma della corruzione dilagante ed imperante in cui tutto il paese nuota.
Il cancro della democrazia è sempre stato la corruzione politica. Non è un caso che l’Italia sia il paese più corrotto in Europa e tra i più corrotti nel mondo intero.
Se ad un sistema elettorale già maggioritario si aggiunge anche il premio di maggioranza e il rifiuto all’espressione di preferenze, l’elettore diventa solo un fantoccio, un semplice spettatore chiamato ad assistere ed applaudire la commedia messa in scena dalla gerarchia militarizzata assurta al potere assoluto ed incontrastato. E, infatti, grazie al Porcellum, ha potuto inzeppare il parlamento persino delle sue donne di piacere. Un sovrano assoluto non avrebbe potuto fare di meglio. Partiti personali, contraddistinti dal cognome del leader fondatore o principale esponente, come F.I di Berlusconi, Scelta Civica di Mario Monti, UDC di Casini, IDV di Di Pietro, PD di Matteo Renzi mostrano come il privato abbia preso il posto del pubblico. Il signore e signorotto, lotta per assurgere ai vertici del potere, impossessarsi delle leve del comando, fare cosa propria cioè proprietà privata e personale dei servizi, delle funzioni e del patrimonio pubblico. Leader e partito sono la stessa cosa. Il partito al potere vuol dire che il suo padrone è il vero detentore del potere e le elezioni diventano una farsa. Accecati dalla bramosia e sete di danaro e dall’esigenza pressante di rendersi “legibus solutus”, per attraversare indenni, la rete con cui la magistratura va a pesca di delinquenti, la classe politica tutta concentra le proprie energie, esclusivamente, nell’elaborazione ed emanazione di leggi ad personam, cioè mirate a rendere immuni tutti i membri della casta. La governabilità a cui Renzi tiene tanto è questa!
Questo governo frutto della collusione tra tutte le forze politiche di dx anche estrema, a cui il PD si fa pregio di appartenere, che abbracciano quasi l’intero arco delle forze politiche in Parlamento, escluso il M5S e SEL, forti dei numeri di una maggioranza ormai pressoché assoluta, tentano di scardinare la costituzione, apportandovi modifiche incompatibili con i principi della democrazia. La resistenza eroica, delle ultime frange di una minoranza votata a distruzione e forse morte sicura, contro l’assalto di potenze oscurantiste, scudate dal capitale bramoso e voglioso di ingoiare con un solo boccone tutto il patrimonio pubblico, frutto del sacrificio di milioni di lavoratori e pensionati ormai ridotti sul lastrico, lascerà sul campo di battaglia, solo un deserto intriso di sangue. Per chi ha l’olfatto sensibile, l’aria già sparge l’odore acre della contrapposizione violenta tra due sistemi politici e sociali incompatibili ed inconciliabili. I maggiori costituzionalisti italiani, tra cui Alessandro Pace, Stefano Rodotà, Lorenza Carlassare, Gustavo Zagrebelski, hanno inviato una lettera a Napolitano, chiedendo di non stravolgere la costituzione in senso autoritario, sia riproponendo una legge elettorale copia dello stesso Porcellum a cui hanno solo cambiato il nome e che esce dall’accordo stipulato al Nazareno tra Renzi e B, sia procedendo ad una riforma del Senato in cui i suoi membri non sono eletti, ma costituiti in parte da sindaci ed in parte governatori delle regioni.
La classe dirigente italiana è frutto di un vizio di fondo, un peccato originale che dovrà essere riscattato o punito. I concorsi pubblici truccati, falsificati senza alcun pudore o rimorso di coscienza, hanno costruito e strutturato un mondo fondato sulla menzogna. La corruzione che costituisce la premessa per la distruzione del sistema democratico, delle libertà fondamentali e delle garanzie a favore della persona umana, ha già istituito in Italia un potere fascista, che collabora con quello delle altre organizzazioni criminali. Il fascismo è nella vita quotidiana del paese. Ha preso il sopravvento sulle libertà, perché ogni uomo onesto che voglia vivere onestamente, non può farlo, in quanto è costretto a vendersi al potente di turno per poter sopravvivere.

Viviana
Renzi non fa che leggi per aumentare l’impunità della casta e la liberazione di delinquenti dal carcere. C’è una tale ignominia nel suo intento di liberare dal carcere chi ha commesso reati fino a 5 anni, o di stroncare i processi senza sentenza all’ora x, per legge, liberando quindi i criminali, o insiste nelle liste bloccate per conservare la merda in parlamento. E, se si vuole vedere fino dove arriva la sua perversione, basta pensare alla turpe idea di contare nel Pil anche i redditi da droga o prostituzione, come se mafia o papponi pagassero le tasse. Vergognosa anche la legge ad personam con cui ha bloccato il proprio processo depenalizzandosi il reato, tal quale Berlusconi. Ed è solo la prima che fa a favore di se stesso. Ma di questo passo ne vedremo delle altre. Ma chi ancora lo difende si rende conto della propria complicità con un delinquente?
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Gilioli
Come la chiamiamo una società dove il 10 % possiede oltre il 50%, dove se nasci povero tale resti perché l’ascensore sociale è fuori servizio da decenni, dove i servizi pubblici vengono ridotti ogni anno, dove i beni d’accesso universale sono invece privatizzati e monetizzati, dove i parlamenti eletti sembrano svuotarsi sempre di più di sovranità rispetto a poteri e meccanismi esterni, comunque non eletti? Come lo chiamiamo questo posto dove il denaro si fa con il denaro invece che con il lavoro – e il lavoro è diventato un lusso per cui ammazzarsi, umiliarsi e sottoporsi dumping sempre peggiori? Come la chiamiamo la società dove il libero sviluppo di pochissimi è diventato la sacra condizione per la disperazione di tutti gli altri?

Ho tanto rispetto per la cosiddetta minoranza Pd – Fassina and co – che chiede di togliere il pareggio di bilancio dalla Costituzione: meglio tardi che mai, sapientis est mutare consilium etc etc. Allo stesso modo, ha forse ragione D’Alema quando mette in dubbio i risultati di questi primi sei mesi di governo Renzi, un tale casino di sparate che nessuno capisce più cos’è già legge, cos’è in discussione alle Camere, cos’è intenzione, cos’è annuncio e cosa puttanata pura per far titolo sul Tg.
Epperò: ma come Fassina? Ma come D’Alema? Intendo dire: in sei mesi di governo Renzi, il meglio che si è saputo fare a sx è resuscitare Fassina e D’Alema? Ci rendiamo conto vero che questi due signori sono privi di ogni credibilità, sì? Sappiamo che se anche dicono che piove in un giorno di pioggia, tutti pensano che ha ragione chi dice che c’è il sole?

APOLOGIA INVERSA ALLA GLOBALIZZAZIONE
mmanuel1337

La violenza esercitata dal potere sui corpi e sulle vite degli individui viene presentata come conseguenza naturale e fisiologica di quella ristrutturazione internazionalizzata dei sistemi produttivi, commerciali e finanziari che viene pudicamente definita globalizzazione e che, nei suoi tratti essenziali, è autoritariamente governata dall’alto ad opera delle politiche neoliberiste. La riduzione generalizzata della spesa pubblica e dei servizi sociali, la coartazione economica che ottiene tramite la semplice distribuzione differenziata delle ricchezze (peraltro secondo dislivelli sempre più scandalosi) l’asservimento di individui formalmente liberi ed economicamente schiavi rispondono perfettamente alle politiche neoliberiste e, insieme, vengono sempre di nuovo imputati alle sacre leggi dell’inevitabilità sistemica: sono i segni di quella schiavitù economica che convive con la libertà formale e che è la cifra del nostro presente. È, se vogliamo, il “teorema di Marx”: nel primo libro del Capitale, Marx spiega che la differenza tra l’antico schiavo e il moderno salariato sta nel fatto che il primo era legato al suo padrone da catene, mentre il secondo è vincolato al capitale e al mercato da fila invisibili, da una violenza, appunto, che non si vede ma che, non di meno, è ben presente.
Il pensiero unico neoliberista – nuovo oppio del popolo – non cessa di celebrare, in stile panglossiano, le virtù di un mondo in cui la libertà e l’individualità sono ricavate per astrazione dalla compra-vendita liberoscambista, dall’illimitata circolazione delle merci sul piano liscio del mercato globale. E tutto questo mentre si consuma, nel silenzio generale, l’ennesima riscrittura ideologica della storia del Novecento, secondo l’ormai consueta dialettica di rimozioni e trasfigurazioni sempre orientate all’imposizione dell’oggi come destino irredimibile. Si tratta dell’oblio integrale, e tutto fuorché ideologicamente neutro, della ricca costellazione di pensatori marxisti (Karel Kosík, Ernst Bloch, György Lukács, per menzionare i più grandi) che contestarono fermamente il socialismo reale, nell’idea che occorresse riformarlo o trasformarlo in modo radicale, e, insieme, conservarono la passione durevole della critica anticapitalistica, rimanendo fedeli all’ideale del comunismo come ulteriorità nobilitante.
Se per violenza intendiamo una forza senza misura che diventa potere se – come suggerito da Elias Canetti nel suo capolavoro, Massa e potere – si stabilizza nel tempo, coincidendo con la capacità di costringere altri a fare ciò che di per sé non farebbero (o impedendo loro di fare ciò che di per sé farebbero), ebbene il mancato riconoscimento del carattere eminentemente economico della violenza e del potere nel nostro tempo rientra a pieno titolo nelle molteplici forme dell’ideologia e della sua dinamica di santificazione dell’esistente. Difficile non percepire il carattere del potere economico – nel senso della violenza stabilizzata nel tempo – che oggi pervade ogni cellula della nostra società.
L’essenza dell’odierna “condizione neoliberale” consiste nella dinamica di naturalizzazione e di assolutizzazione dell’economico, in un quadro in cui il vocabolario della razionalità economica diventa la sola sorgente in grado di conferire senso alle esistenze e alle azioni. Nel trionfo di quello che Gramsci chiamava “cretinismo economico” (Quaderni del carcere, VII, § 13), l’ordine dell’economia spoliticizzata è assolutizzato, poiché tutto dipende da esso e gli è subordinato; ed è, insieme, naturalizzato, secondo una sussunzione di ogni aspetto della vita umana sotto il paradigma che si fonda sul discorso economico e sull’ordine neoliberista pensato come naturale e, dunque, non negoziabile, né trasformabile
L’assenza di alternative è il modo in cui la coartazione che le tradizionali dittature ottenevano tramite la violenza nella sua forma esteticamente più lampante viene oggi garantita in forma impersonale e anonima, come se, appunto, fosse responsabilità univoca del sistema della produzione. Il mondo del fanatismo dell’economia non permette chance: impone l’adattamento ai suoi movimenti sottratti – con buona pace di Habermas – a ogni agire comunicativo e a ogni etica del discorso. Ciò si traduce, nell’immaginario comune, in formule che, nella loro limpidezza, valgono anche più della “vuota profondità”, come la qualificava Hegel, dei sofisticati sistemi filosofici in cui non di rado trova oggi cittadinanza (in primis nel rifiorire di vecchi e nuovi realismi): “non c’è più niente da fare”, “non esistono alternative”, “il mondo non può essere cambiato”, “ce lo chiede l’Europa”, e molte altre ancora dello stesso tenore.
Può essere utile, ancora oggi, dedicare del tempo alla lettura di uomini che, davvero, vivono del tutto nell’impegno della costruzione di una visione unitaria, capace di restituire progressivamente, anche nel lettore meno accorto, la coscienza dell’essente.
Uomini impegnati o lettore poco accorto, questo è il problema.

COLLASSO ITALIA PER DEFLAZIONE. COME SCONFIGGERLA?
berluscameno

Ma chi si deve interessare di combattere la disoccupazione dilagante in Italia ?
Il problema da combattere oggi è la deflazione e non l’inflazione. La deflazione si origina da un freno nella spesa di consumatori e aziende, i quali in attesa di ulteriori cali dei prezzi preferiscono attendere e risparmiare, creando una spirale negativa.
Le imprese, non riuscendo a vendere a determinati prezzi i beni e servizi prodotti, finiscono per collocarli (svenderli) a prezzi inferiori. Così facendo si riducono i ricavi delle imprese che di conseguenza sono obbligate a ridurre gli investimenti e i costi del lavoro, generando disoccupazione (in Italia la disoccupazione (disoccupati + coloro che non lavorano) si attesta al 24%, mentre la disoccupazione giovanile balza al nuovo record negativo storico del 46,5%).
Il Paese ha un avanzo primario del 2,5% del PIL e nonostante questo dato, che sembra incoraggiante, il suo debito continua ad aumentare, passando dal 120% al 136,5% del rapporto debito\Pil in due anni. Nell’area euro l’Italia è seconda solo alla Grecia in fatto di rapporto debito -Pil. Ad Atene in ottobre era pari al 169,1%. Tra gli altri debiti pubblici più grandi dell’eurozona figurano il Portogallo (131,3%) e l’Irlanda (125,7%).
Ma quale sarebbe la ricetta per contrastare la deflazione e la disoccupazione incontrollata?
Secondo Keynes, in tempi di crisi il risparmio è distruttivo perché se tutti risparmiano la domanda aggregata diminuisce e con essa diminuisce la ricchezza in quanto diminuiscono produzione e occupazione. Negli USA a marzo 2009 l’inflazione era scesa sotto lo zero; hanno risolto il problema ricorrendo a forti iniezioni di liquidità da parte della Federal Reserve (FED), attraverso i vari Quantitative Easing (QE1-QE2-QE3).
In Europa la situazione è più complessa. Non è un caso che Draghi abbia ulteriormente tagliato i tassi (ma non ha ancora fatto nessun Q.E. Infatti le Banche e la Merkel e Padoan non vogliono ricorrere a questo unico mezzo per debellare finalmente la disoccupazione): il tasso di rifinanziamento (solo per le Banche ) è stato ridotto allo 0,15% . L’obiettivo per la BCE, è quello di inondare di liquidità i mercati finanziari (che ringraziano) nella speranza vana di riattivare i consumi che si possono solo riattivare se aumentano gli occupati nel sistema industriale reale.
La BCE non può finanziare direttamente gli Stati dell’area Euro, stampando moneta, poiché è vietato dai Trattati. Essa è quindi costretta a far passare il flusso monetario (con mille miliardi al tasso dello 0,25% o TLTRO ) tra le mani delle sole banche e non dell’economia reale (le aziende piccole , medie e grandi italiane rimangono -così -sempre assetate di denaro e non possono assumere nessuno!). Il branco famelico del Bankster UE non rinuncerà mai a “TUTTO “ il denaro versato dalla BCE.
E purtroppo la BCE non è la FED. (Solo la FED ha come compito primario statutario quello di diminuire la disoccupazione in USA).
Ma la BCE “deve ” cambiare il suo statuto: al primo posto deve scrivere e dare la priorità alla lotta alla disoccupazione.
E non solo quello di “ingrassare ” di denaro pubblico le banche dei Bankster
Il problema principale è proprio questo, dovuto all’incapacità degli stimoli monetari della BCE di finire nelle mani “pulite “di famiglie e imprese. Dal 2009 la BCE, con modalità diverse, ha immesso liquidità nel sistema aumentando la base monetaria, ma questa poi non si è tradotta in M3 (offerta di moneta all’economia reale ) perché buona parte di questa moneta è stata utilizzata dalle banche dei Bankster per acquistare titoli di Stato. Infatti è stato bello e molto comodo per le banche commerciali UE (Bankster)ricevere denaro fresco al tasso dello 0,15% da utilizzare per speculare in strumenti finanziari (derivati tossici), per riacquistare le proprie obbligazioni o per ristrutturare il proprio capitale in vista dell’applicazione dei più severi requisiti dell’European Banking Authority, invece di dirottarlo nell’economia reale come dovrebbe obbligare la regolamentazione bancaria. Ma da quando “le concessione bancarie governative “sono state date –tramite gli uffici degli amici degli amici installati nei posti di comando dei governi dei Paesi UE -a degli autentici gangster che usano il denaro “pubblico “ al solo fine di aumentare a dismisura i loro loschi traffici finanziari e lo spudorato riciclaggio di denaro tramite le loro Banche Ombra situate nei paradisi Fiscali?
I governi europei sono –ormai – inermi al diktat della finanza sporca : l’economia di un paese della zona euro dipende dal cartello (Lobby) delle banche commerciali che decidono quanti titoli di stato acquistare, se acquistarli e a che tasso acquistarli (grazie alle complicità delle colluse ed altrettanto delinquenziali agenzie di rating).
In questo momento è necessario che quanto sopra espresso non resti una voce isolata fuori dal coro, bensì urge che economisti e politici abbiano il coraggio di proporre una concreta uscita dall’euro e quindi dalla austerity merkelliana oppure che si proponga una più corretta gestione della zona euro da parte degli esponenti della sola economia reale e non tramite la gestione “predatrice”(e fine a se stessa ) delle varie Banche d’affari (Loro !). Occorre anche la contemporanea riappropriazione della sovranità monetaria italiana. Spero che in Italia un partito si faccia al più presto paladino di questo obiettivo. E se ciò avvenisse lo voterebbero milioni di italiani consci del fatto che il vero cancro da debellare sia -ormai – solo la finanza prenditrice dei “santi” Bankster ! Solo facendo in modo che l’ attuale “associazione finanziaria farlocca” non abbia più potere di “arraffo” impunito sull’economia reale avremo la possibilità di uscire dalla crisi e risollevare la nostra economia.

SANZIONI ALLA RUSSIA E STOP ALL’EXPORT ITALIANO
Marcuzzo

“Renzi, pur di meritarsi la nomina della Mogherini ha dovuto appoggiare senza riserve le sanzioni irrogate dalla Ue alla Russia nel contesto della crisi ucraina, coinvolgendo il nostro Paese in una vicenda nella quale non ha alcun interesse diretto se non quello di starne il più possibile lontano.” (IFQ)

Putin ha preso debita nota dell’accondiscendenza del Premier/Gelataio: la prima misura di ritorsione adottata in risposta alle sanzioni è stata quindi di vietare l’importazione in Russia proprio di quelle merci la cui produzione è fiore all’occhiello incontestabile del nostro Paese.
E così dopo la prima bastonata sull’agroalimentare, stimata dalla Coldiretti in circa 700 milioni all’anno, un paio di giorni fa è scattato l’allarme anche per il settore moda, il cui export verso la Russia ammonta a più di 2 miliardi di Euro l’anno.
Se la matematica non è un’opinione, dunque, la vittoria finale di Renzi nella faida interna al Pd potrebbe costare all’Italia circa 3 miliardi di Euro l’anno in termini di mancato export.
E mentre l’Italia perde mercato e la disoccupazione dilaga (e fu la principale causa dell’avvento del nazismo) le due più importanti società petrolifere, americana e russa, prendono accordi per il petrolio dell’Artico, un accordo di cartello. In questa sceneggiata bellica l’Italia fa il vaso di coccio, facendosi pure del male e facendo del male: con le armi non si scherza.
Altri mille di questi 100 bellissimi giorni di merda
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Twitter
“Ah, almeno non ti avessi incontrato io che qui sto morendo e tu che mangi il gelato”
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Fornitura gas russo, ministro Guidi: “Temiamo le ripercussioni di Putin”.
Ma va?
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Marcuzzo
Sembrano le guerre di Mussolini, con il fucile di legno
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JackTheLeopard
Mi sento un Buddha piccolo piccolo, quando nel mio piccolo cerco di convincere qualcuno che il progresso oggi riguarda sì la tecnologia ma non è l’ultima versione di uno smartphone bensì il modo con cui essa può essere usata per risolvere i veri problemi del mondo. Ad esempio, quel meccanismo per cui un operaio in Corea viene sfruttato quasi come uno schiavo per produrre questi smartphone. Ma a dirlo mi becco sempre dell’hippie, del no tav, del centro sociale, del gandhi, del fidèl o anche del pirla
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Cla van
Se invece di badare SOLAMENTE e sottolineo solamente alla comunicazione si guardassero anche gli atti che vengono fatti? Ad esempio si è tirato il secchio in testa per fare la pubblicità a favore della SLA ma stanziamenti a favore della ricerca? Cioè se invece di fare quella buffonata avesse fatto come il rapper napoletano (di cui ora mi sfugge il nome ma che ha partecipato a Sanremo) che invece di tirarsi la secchiata in testa ha dato un assegno di 1000 euro a favore della ricerca? Non è quest’ultima una mossa più efficace sia dal punto di vista comunicativo che da quello pratico? Purtroppo siamo talmente abituati ai buffoni (e il fatto che Monti non facesse cose ridicole tipo questo qui, a parte il cane vabbè, non vuol dire che non fosse un buffone) fa sì che per essere bravi a comunicare si debba essere per forza un pagliaccio? Fra parentesi, vi prego guardate le facce che faceva ieri Renzi in conferenza stampa quando parlava la Boschi…. ho riso per tutto il tempo e ho mandato una mail a Mr. Bean per dirgli di imparare da Renzi come si fa….

FAVOLE
berluscameno

Come diceva Nietzsche: “Non appartengo a nessun partito. Nessun partito me lo perdona”.
A mio parere “essere di sx “ significa vivere ed operare nella attuale società cercando di migliorarla. (Senza rischiare di andare in galera, però: eventualmente appioppata “quale riconoscenza per il lavoro svolto!”). Infatti molti non sanno che “i migliori cervelli dell’attuale congrega e governance mondiale operano con il fine preciso di impedire di fatto lo sviluppo in meglio dell’attuale società: sono infatti affascinati dalla schiavitù sociale operante al tempo dei Faraoni dell’antico Egitto!”
Ma torniamo ai nostri tempi “perigliosi”, specie per coloro che un lavoro “vero “non l’hanno ancora trovato!
Passano le settimane, passano i mesi, le riforme non vedono la luce. L’economia italiana non si riprende, le tasse aumentano, e un giorno o l’altro tutti daranno addosso a Matteo Renzi, con l’entusiasmo di chi sa di appartenere ad una massa e di non correre rischi. Non ci si potrà stupire. Le grandi simpatie della folla sono volatili, e dall’ Osanna al Crucifige la strada non è molto lunga. Se poi c’è di mezzo la delusione, il mutamento di stato d’animo è particolarmente comprensibile.
È cosa molto gradevole prendere sonno con un’interminabile ninna nanna di promesse: ma al risveglio i messaggi di un portafogli vuoto contano più delle battute – indubbiamente brillanti – del più scoppiettante Presidente del Consiglio che abbiamo mai avuto. Quel giorno bisognerà difendere l’innocente giovanotto fiorentino: chi crede a promesse assurde non è meno colpevole di chi le fa. Se arriva un Principe Azzurro e ci dice che farà una riforma epocale al mese – non in un vago futuro, ma nei prossimi 120 giorni – chi lo prende sul serio è una vittima predestinata della Catena di S. Antonio, dei venditori di terreni sulla Luna e, se non è più in galera, di Wanna Marchi. Fra l’altro l’intraprendente ammaliatore sa, o almeno dovrebbe sapere, che si muove in un contesto da film horror. Avanzando cade nel baratro del default finanziario; indietreggiando è divorato dal coccodrillo della recessione; aggrappandosi al ramo del fisco lo vedrebbe spezzarsi perché già sopporta un carico eccessivo. Forse potrebbe salvarlo la corda della spending review, ma purtroppo, se ne accorgerà, ogni volta che tenderà la mano per afferrarla, essa si ritirerà di scatto, magicamente. L’unica alternativa che gli è concessa (come del resto a tutti i suoi predecessori) è in che modo fallire: se provandoci o rimanendo fermo, ed essendo accusato – come gli altri – di non aver fatto nulla.
Finché l’Italia non cambia sul serio (e non si vede come) questa difesa del Primo Ministro va conservata accuratamente, perché potrebbe servire parecchie volte, per chiunque commetta l’imprudenza di formare un governo in Italia. L’attuale situazione economica si pone rispetto al nostro governo, e in fondo rispetto a tutta l’Europa, come il Pacifico in tempesta rispetto ad un peschereccio. O non c’è nulla da fare, di fronte alla forza della Natura, o nessuno ha capito ciò che potrebbe fare. Da anni un economista come Paul Krugman (Premio Nobel in economia) raccomanda una ricetta opposta a quella sin qui adottata dai Paesi UE, ma se gli Stati Europei che più contano non gli hanno dato ascolto, si può far torto ai nostri ministri di non averla adottata da noi? È vero che Renzi, diversamente dal mite Enrico Letta, ha avuto la tracotanza di parlare dell’Italia come di un Paese che sfida l’Europa, che la guiderà e la tirerà fuori dalla recessione. Ma via, era una battuta tanto per ridere, fra le tante altre. Diversamente bisognerebbe prendere Münchhausen per un personaggio storico.
Il nostro futuro non è incoraggiante. Gettando una moneta, l’alternativa realistica è una sola. O testa, e continueremo a peggiorare lentamente, come abbiamo fatto fino ad ora, o croce, e il peggioramento sarà brusco, magari non solo per noi ma per tutta l’Europa. Ma esiste anche l’alternativa irrealistica: nessuno ignora che, cadendo, una moneta può rimanere in piedi sul suo bordo. E se questo accadesse, l’Italia improvvisamente ripartirebbe a razzo, Renzi farebbe tutte le riforme promesse, i magistrati e i sindacati non si metterebbero di traverso, la Pubblica Amministrazione diventerebbe snella e veloce come una mezzofondista e soprattutto – miracolo degno della resurrezione di Lazzaro – il fisco si dimezzerebbe.
Sarebbe un finale favoloso. Del resto, chi può negare che le favole a volte si avverano sul serio?

SOVRANITA’ DEMOCRATICA E COGNITIVA
Sergionero

Il “capitalismo di relazione”! Equitalia e simili facezie non possono negare la diagnosi (infausta) di liberismo che sta nel macro quadro . .
Il liberismo è l’indebitamento dello Stato presso i privati, la rinuncia al conio.
In secondo luogo la presenza di banche private.
In un unico concetto, il liberismo è la degenerazione della finanza da servizio pubblico a mercato privato.
Ha in premessa il concetto che l’investimento pubblico non si ripaga, nega quindi le straordinarie performance economiche di Germania e Giappone del dopoguerra, e anche il galleggiamento attuale dell’ultimo il cui funerale viene previsto dal Sole 24 a cadenza mensile fin dagli anni 90, ma sono gli altri che crepano.
Purtroppo la parola magica per uscire da questa crisi non è di quelle che al sx ama, si chiama Sovranità, sovranità anche democratica e cognitiva, bisognerebbe epurare i centri studi e tecnici pubblici da soggetti formati dagli interessi privati come gli studenti della Bocconi, o intrallazzati con banche come i Monti e Draghi .
Lo stesso Adam Smith scriveva che il monarca non può dar ascolto al mercante, ma per i banditi liberali al comando anche lui era statalista.
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MA SAPETE VOI COSA VUOL DIRE VERAMENTE GLOBALIZZAZIONE?
Berluscameno

Vuol significare quello che hanno studiato a tavolino, organizzato e cercato di applicare nella realtà ( a partire da un secolo fa e sino ai nostro giorni ) i vari soci del Gruppo Bilderberg o di altra nuova organizzazione ancora più segreta ed esclusiva .
Un governo mondiale con una struttura amministrativa copiata pari – pari da quella esistente nel sistema di Governo Comunista Cinese : “ tutti zitti ed in riga , altrimenti vi mandiamo nei campi di rieducazione”.
Una sola religione mondiale : probabilmente quella cattolica -cristiana . Infatti quella Indù o Mussulmana sono troppo esigenti con i loro credenti.
Forse una eccezione potrebbe essere accordata alla religione Ebraica, anche per la considerazione che la religione cristiana –cattolica ha origine e deriva da quella ebraica o giudaica più antica.
(O forse l’eccezione viene fatta per riguardo alla famiglia Rothschild: famiglia europea di origine tedesca –giudaica che istituì il sistema bancario e finanziario a partire dal XVIII secolo). La governance mondiale sarà strutturata con le modalità simili a quelle già opportunamente concordate e realizzate con la nascita dell’Unione Europea tra 27 Paesi .
(Anche se in realtà l’UE è un “non Stato” realizzato tramite la firma di Trattati bilaterali tra l’ UE e ciascun Paese UE! )
Una Assemblea pletorica (senza alcun potere effettivo ) eletta con il voto dei Popoli dei Paesi del Mondo , e poi tutti gli altri componenti degli organi esecutivi scelti direttamente (senza alcuna elezione ) da poche ed importanti personalità Politiche ed economiche di valore mondiale!
Questa sarà -in sintesi- la prossima “democrazia globalizzata” da propinare ai popoli dei Paesi del mondo.
Ho però come un presentimento che prima che si arrivi a questa svolta decisiva di “democrazia globale ed epocale” circa la metà della popolazione mondiale toglierà il disturbo(ossia verrà opportunamente eliminata )tramite qualche “trovata bellica “ad Hoc , oppure tramite qualche “Ebola “ improvvisamente impazzita!

CRISI DI GOVERNO IN FRANCIA SEMPRE NEL SENSO DEI BANKSTER
berluscameno

Il premier francese Manuel Valls ha auspicato “un patto” per l’Europa con la Germania, ribadendo le ragioni delle politiche di austerità. Isolata la posizione di Matteo Renzi, che pensava che la Francia si sarebbe schierata con l’Italia contro la politica di austerity, di cui la cancelliera Merkel è la madrina e sponsor.
Non poteva andare peggio per il premier Matteo Renzi, che nel giro di 48 ore ha assistito a una crisi di governo in Francia e alla sua ricomposizione, il cui significato è stato chiaro sin dall’ inizio. Il rimpasto voluto dal presidente François Hollande è servito per estromettere dalle cariche i ministri riottosi e contrari alle politiche di austerità, in particolare, l’ex ministro dell’Economia, Arnaud Montebourg, il quale aveva proposto al premier Manuel Valls e al presidente stesso, tramite esternazioni pubbliche, un’intesa con l’Italia di Renzi contro l’”assurda” austerità imposta dalla Germania. Non solo Montebourg è stato fatto fuori senza tanti complimenti, ma al suo posto è arrivato il giovane Emmanuel Macron, 36 anni, ex banchiere d’affari alla Rotschild e considerato favorevole alle politiche di austerità (figurarsi se un ex Bankester sarà mai contro le politiche di austerità merkelliane) fingendo- però – di interessarsi alle riforme strutturali. (Infatti un ex banchiere si chiederà sempre: ”ma io cosa ci guadagno con le riforme strutturali?”). Schiaffo alla gauche, che con Hollande pensava di difendere il modello sociale francese, ma è un pugno anche contro il governo italiano, che pensava di avere trovato un interlocutore convinto in Europa per risolvere questioni di bottega, come i problemi dei propri conti pubblici ballerini.
La Francia sta messa male anch’ essa. Per quest’anno, il deficit potrebbe attestarsi sopra il 4% del PIL, allontanando la prospettiva di una sua discesa sotto il tetto massimo del 3% e quella del pareggio di bilancio. Ma il premier riconfermato Valls ha precisato ieri che serve un “patto forte, duraturo e produttivo” tra Francia e Germania per il rilancio dell’Europa. Dunque, se vi fosse ancora dubbio, Parigi ha riaffermato l’alleanza strategica con Berlino, approvandone le politiche di austerità, limitandosi a chiedere che il ritmo di discesa del deficit sia compatibile con la situazione economia straordinaria. E sempre Valls ha confermato la sua fiducia nella BCE, che “saprà utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per giungere al target d’inflazione al 2%”. Adesso è più forte l’asse franco-tedesco.
E la crisi politica francese si è così risolta allontanando le ombre di un possibile scontro con la Germania della cancelliera Angela Merkel e ribadendo le ragioni dell’alleanza franco-tedesca. Il nuovo governo transalpino si limiterà a chiedere che il suo deficit scenda meno velocemente di quanto finora previsto e su questo punto ha già trovato un’apertura forte della cancelliera, che ieri in un incontro con i reporter a Berlino ha dichiarato che non si tratta di vedere se il deficit sia al 3, al 2 o all’1% o se si raggiunge il pareggio di bilancio, ma è necessario che la Francia faccia le riforme. Renzi rimane isolato in Europa.
In sintesi, la “cacciata” dei ministri anti-tedeschi in Francia è servita a riacquistare la fiducia della Germania, che ha immediatamente ricompensato gli alleati con un’apertura, forse anche clamorosa, sul deficit. Renzi, che aveva puntato tutto su un’intesa con Parigi, è stato messo nell’ angolo. Non solo si è visto sfilare un prezioso alleato nella sua crociata anti-tedesca, ma dovrà fare i conti con il “nein” dei tedeschi a un indebolimento del Patto di stabilità, nonostante le parole pronunciate nel weekend dal governatore della BCE, Mario Draghi.
Ci ha pensato lo stesso ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, a puntualizzare che il discorso di Draghi sarebbe stato travisato e interpretato troppo in un’unica direzione. Il ministro ha ribadito la necessità che la Germania e l’Europa facciano le riforme strutturali(ossia aumentare le tasse nazionali e diminuire le spese statali!) per crescere (verso il basso!) e diventare più competitive al fine di poter comprare più prodotti germanici. Come dire: Draghi avrà detto quel che ha detto, ma nessuno osi mettere in discussione l’austerità “demenziale” merkelliana non adatta -particolarmente – in Paesi UE con forte recessione e dilagante disoccupazione! D’altronde, la stessa Merkel, intervenendo proprio sul caso francese, ha confermato la linea di Berlino: “non si cresce con l’aumento della spesa pubblica”.
Un’altra “fesseria “ economica (per un Paese in recessione come l’Italia)detta dal Capo della Grande Germania alleata (per affari ed intrallazzi vari) della Grande Russia di Putin !

L’IPOCRISIA NELLA QUESTIONE UCRAINA
berluscameno

Ucraina e Russia. L’Europa sta a guardare, ancora incredula.
Leslie Gelb dice «Russi, americani, europei e ucraini stanno battendo il record mondiale di venalità, menzogne, ipocrisia e autolesionismo». E quando Leslie Gelb parla di «menzogne e ipocrisie» occorre ascoltare. Già dirigente del Pentagono, poi al «New York Times» e presidente del Council on Foreign Relations, Gelb è l’autore dei celebri «Pentagon Papers», i dossier che spiegavano alla Casa Bianca come gli Stati Uniti stessero perdendo la guerra in Vietnam, giusto mentre il presidente Johnson assicurava che la stavano vincendo. Ipocrisia al potere.
Ora Gelb, dal sito «Daily Beast» scrive che l’intera classe politica di Kiev, pro Russia o pro Ue che sia, è corrotta al midollo e rivende ogni accordo diplomatico al miglior offerente. L’Europa della cancelliera Merkel, secondo Gelb, «ha sbagliato tutto» perché offrendo un patto economico all’ ex presidente Yanukovich, fantoccio di Putin, ha spaventato il Cremlino, obbligandolo a offrire 15 miliardi di dollari come «carota» per comprare l’Ucraina, trasformati poi in «bastone» dell’occupazione in Crimea quando Kiev si ribella. Per Gelb l’America è altrettanto ipocrita e impotente, perché Bush figlio non mosse un dito mentre Putin sperimentava la tattica ora usata in Crimea ed Ucraina, attaccando la Georgia nel 2008, e creando i due staterelli pirata di Abkhazia e Sud Ossezia fingendo di avere subito provocazioni dai “derelitti” georgiani. La Casa Bianca ha approvato la separazione del Kosovo dalla Serbia e non si vede perché Putin non debba ripetere la stessa operazione con l’Ucraina.
Obama. Il Presidente agisce con lentezza, sa di non avere un’opzione militare, ma sa che se Putin, sfrenato, occupasse anche Kiev, scatterebbe un’ora tragica, come per Kennedy nella crisi dei missili nucleari sovietici a Cuba 1962.
La Casa Bianca dunque non provocherà Putin, ma il Memorandum di Budapest firmato anche dai russi, garantisce a Kiev, in cambio dell’arsenale atomico sovietico ceduto dall’ Ucraina, integrità del territorio nazionale .
Washington calcola che, senza i voti dei russi in Crimea, con la paura dei carri armati russi sul suolo Ucraino , quel che resta dell’Ucraina sarà sempre più filo europeo, sperando così che l’aggressività di Zar Putin avvicini altri Paesi agli Usa.
La situazione resta apertissima e pericolosa. Svezia e Polonia – il ministro degli Esteri polacco Sikorski è il leader europeo che con maggiore forza denuncia l’invasione della Ucraina chiedendo ulteriori sanzioni – tornano ad armarsi.
Ma Usa e Ue giocano ogni mossa in reazione a Putin, senza una vera strategia di lungo periodo.
Da lontano guarda tutto questo la Cina, il Paese che teme la deriva post-sovietica del disordine più di tutto, che ha come antagonisti gli Usa nel Pacifico, ma che non può all’ infinito tollerare le instabilità seminate, dall’ Est Europa all’ Asia Centrale, dalla Russia, storico nemico dell’etnia Han.
Tante chiavi della II Guerra Fredda passano da Pechino, solo in apparenza lontana da Sebastopoli.
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I RAZZISTI SONO ALTRI E NON GRILLO
Paolo De Gregorio

Titolo in prima pagina sul Fatto Quotidiano: “Grillo di nuovo contro gli immigrati, portano la TBC. Ridurre un problema complesso alla solita battutaccia da bar serve solo a rubare qualche voto alla Lega”.
Spero che anche voi che mi leggete abbiate imparato, come me, a diffidare da chi usa il termine “complesso”, aggettivo generico che non significa niente e serve solo a denigrare chi cerca di evidenziare un problema che è semplice, chiaro, e indica responsabilità precise al fine di evitare ulteriori tragedie.
Dovremmo tutti, a cominciare dal sindacato di polizia, essere grati a Grillo che ha dato visibilità al fatto che ben 40 agenti di polizia, impegnati nel fronteggiare l’immigrazione massiccia degli ultime mesi, siano risultati positivi al test TBC, che richiederà anni di cura per queste persone che sono state impiegate nel loro lavoro senza adeguati strumenti protettivi, tipo tuta e maschera speciale, né informate dei pericoli che corrono, con la piena responsabilità dei loro dirigenti e quindi del ministro degli Interni Alfano. Cercare queste responsabilità e buttare fuori i responsabili non è “complesso”. E’ necessario e facile solo se c’è la volontà di farlo e la “class action” invocata dal sindacato di polizia mi sembra una iniziativa valida da appoggiare e seguire in tutti i modi.
Un’altra cosa elementare, che capiscono anche i bambini, è quella che non abbiamo strutture adeguate al flusso di clandestini per poterli mettere in quarantena (come si faceva in America con gli emigrati italiani) ed evitare così il diffondersi di malattie gravi, compresa l’ebola, che ha 21 giorni di incubazione prima di manifestarsi e richiede strutture e impegno eccezionali se si vogliono evitare contagi di massa.
La cosa da urlare ai quattro venti, invece di cianciare di “complessità”, è affermare che un paese in recessione, pieno di debiti, non può spendere cifre enormi per difendersi da un fenomeno non voluto né provocato e ciò non c’entra niente con il “razzismo”. Non desiderare nelle nostre strade migliaia di disperati, senza tetto, magari anche malati, che non hanno nessuna possibilità di lavoro se non schiavizzati dai caporali per la raccolta stagionale di pomodori e frutta, non è razzismo.
La strategia possibile è quella di non farli più partire con accordi politici con i paesi da cui avvengono le partenze, con servizi di “intelligence” italiani che segnalino alle autorità i concentramenti di persone in attesa di imbarco, Sarebbero risparmiate molte vite e molti soldi, evitati problemi sanitari e, non ultimi, i profitti mafiosi dei trafficanti di uomini. Ma la mia è solo una pia illusione nel pretendere razionalità e capacità di governo dai nostri politici che noi sudditi ormai non eleggiamo più, e che vengono nominati dalle vecchie cricche di potere di PD e Forza Italia, in desolante continuità con il passato. Purtroppo i cittadini non si sono ancora resi conto che oggi una vera alternativa c’è, ed è rappresentata da un movimento che fa scegliere i suoi rappresentanti nelle istituzioni dai cittadini e dal territorio.

TRAVAGLIO. IL BALLO DEL BLABLA
Ma non chiamiamola austerity.

Sguazzare nel magico mondo di Matteo Renzi è impresa faticosa e noiosa, ma istruttiva. Catalogare annunci, promesse, impegni, imperativi, scadenze, ultimatum, slogan, parole d’ordine, slide, tweet, hashtag, post, persino sms è un modo come un altro per studiare l’Italia e gli italiani del 2014. Dopo le mille balle blu berlusconiane, siamo tutti in una comunità di recupero per disintossicarci con terapia omeopatica e graduale: drogati da quattro lustri di patacche e bufale, rischiamo la crisi se ce le tolgono di colpo. Renzi è il metadone: l’oppioide che surroga sostanze psicotrope più forti e previene l’astinenza. Non bastasse l’annuncite che lui stesso ha confessato (negandola) l’altro giorno, quando ha annunciato “basta annunci” annunciandone di nuovi, ad aggravarla provvede la cosiddetta informazione.
Che, come già con Monti & Letta, puntella il terzo governo estraneo agli elettori con un surplus di promesse, di solito su progetti segretissimi, anche per chi dovrebbe averli partoriti. Quando Renzi dice “i giornali sono pieni di progetti segreti del governo, talmente segreti che non li conosce nemmeno il governo”, ha le sue buone ragioni. Ma ha il torto di accorgersene tardi: quando aveva il vento in poppa e tutti i poteri forti ai suoi piedi con stampa e tv al seguito, sull’annuncite marciava felice. Intanto generava illusioni che neppure un incrocio fra Cavour, Roosevelt e De Gaulle avrebbe mai potuto soddisfare, dunque destinate a trasformarsi in delusioni. Ora che l’elastico torna indietro, lui tenta la fuga verso la normalità. Mille giorni al posto di cento (“una riforma al mese”). “Passodopopasso ” anziché “tuttoquisubito”. Ma doveva pensarci prima. Sei mesi di populismo e futurismo alla fiorentina, pancia in dentro petto in fuori, yeyé e brumbrum, ha inoculato nel Paese un’ansia da prestazione che ora gli si ritorce contro. Nessuno, a parte B., aveva tanto personalizzato la politica in una sola faccia, un solo corpo, una sola bocca perennemente aperta. E dire che all’inizio Renzi pareva saperlo che a metter troppa carne al fuoco si produce tanto fumo da oscurare le poche cose davvero fatte:
“Basta spot, tanti fatti e pochi annunci. Concretezza da sindaci. I miei ministri devono lavorare e tacere” “Voglio uscire dal Truman Show, siamo qui per parlare il linguaggio della franchezza, al limite della brutalità” Ma erano annunci, pure quelli. Poi, come scrisse Panorama, partì il Ballo del Blabla.
(si citano i titoli di Repubblica e Corriere su proclami di Renzi, tutti sistematicamente elusi)

LE BALLE DI RENZI CON REPUBBLICA E CORRIERE COME MEGAFONI

Articolo 18. “Non parlo dell’articolo 18” (Giuliano Poletti, Pd, ministro del Lavoro). “Abolire l’articolo 18 entro fine agosto” (Angelino Alfano, Ncd, ministro dell’Interno). “L’articolo 18 è un totem ideologico, inutile discuterne: bisogna riscrivere tutto lo Statuto dei lavoratori” (Renzi). “Taglio di 3 anni per i nuovi assunti. Primo passo per cambiare l’articolo 18” . “Via l’articolo 18” (Enrico Zanetti, Sc, sottosegretario Economia). “Poletti: non serve abolire l’articolo 18. Basta il contratto di inserimento” “Il problema non è l’articolo 18, riguarda 3 mila persone” (Renzi).
Nel ddl delega “Jobs Act” c’è solo un accenno al “contratto a tutele crescenti”.

Auto blu. “Le auto blu andranno all’asta come abbiamo fatto a Firenze. Dal 26 marzo diremo ‘venghino signori venghino’” (Renzi). “Vendesi auto quasi nuova colore blu. 100 auto blu all’asta online dal 26 marzo” (slide di Renzi). “Le autoblu su eBay dovrebbero fruttare 370 mila euro” “L’auto blu piace usata e su internet scatta la corsa all’acquisto”. “Pazzi per le auto blu: boom di offerte e prezzi più alti della media” “Sono state vendute tutte le 52 auto blu messe all’asta su eBay” (Palazzo Chigi).
In realtà ne sono state vendute solo 7 e hanno fruttato appena 50 mila euro.

Burocrazia. “Decreto ‘licenzierà’ i consiglieri di Stato” “Ora una violenta lotta alla burocrazia” “Il piano anti-burocrazia. Renzi: ‘Entro mille giorni tutti i certificati online o inviati a casa entro 48 ore’” “Certificati online per dire addio alle code”
Tutto fermo.

CARCERI. “Non è possibile un nuovo indulto-amnistia dopo 7 anni dall’ultimo. Non serio, non educativo e non responsabile. Sarebbe un autogol e un vulnus al principio di legalità che la gente non capirebbe” “Approvato in Senato il decreto carceri: risarcimenti e sconti di pena ai detenuti in celle sovraffollate, stretta sulla custodia cautelare, niente carcere se la pena non supererà i 3 anni. Lega e M5S: ‘Indulto mascherato’” “La polizia ad Alfano:
Con lo svuotacarceri dimezzati gli arresti degli spacciatori.

CASA. “Piano casa da 1 miliardo e mezzo” “Arriva il piano casa con affitto e riscatto” “Riforma del catasto a breve” “Altolà di Padoan alle spese: il pacchetto casa a rischio” “Sconto fiscale per chi affitta alloggi nuovi” .
Bloccato quasi tutto per mancanza di fondi.

CONFLITTO DI INTERESSI. “Occorre una legge sul conflitto di interessi” “Caro Roberto… un’altra emergenza, strettamente connessa a quelle delle mafie, pure da affrontare – come ci ha di recente ricordato l’Ue – è la corruzione il cui costo ammonta a 60 miliardi ogni anno, pari al 4% del Pil italiano, circa metà dei danni provocati in tutta Europa” “Senato, il ddl anticorruzione slitta al 10 giugno” “Daspo a vita contro i corrotti. Stretta nel codice etico dei Dem”
Il 16 giugno il ddl Grasso anticorruzione, discusso in commissione per un anno ed emendato da partiti e governo, è pronto per l’approvazione alla Camera. Ma il governo, previo colloquio di Renzi con B. e Verdini, lo blocca annunciandone uno nuovo. Che per ora non c’è né è all’ordine del giorno.

COSTI DELLA CASTA. “Dimezzare subito il numero e le indennità dei parlamentari. E vogliamo sceglierli noi con i voti, non farli scegliere a Roma con gli inchini al potente di turno” Con l’Italicum e il Senato delle Autonomie, i parlamentari non si dimezzano, ma scendono da 950 a 730, e le indennità dei 630 deputati restano intatte. “Io da sindaco di Firenze guadagno 50 mila euro netti l’anno. Perché un parlamentare o un consigliere regionale deve guadagnare molto più di me?” Ma con le sue riforme i deputati continueranno a guadagnare molto più dei sindaci. “Ridurre gli stipendi e dimezzare il numero dei parlamentari e abolire tutti i tipi di privilegi che fanno credere alla gente che i politici siano tutti uguali” Ora anche i sindaci e i consiglieri regionali nominati senatori avranno un privilegio in più: l’immunità parlamentare.

CRESCITA DEL PIL. “La domanda interna si rianima, il calo dei prezzi aiuta i redditi più bassi” (Draghi). “Con misure serie, irreversibili, legate non solo alla revisione della spesa, nel primo semestre 2014 avremo già i primi risultati” (Renzi). “‘Il taglio dell’Irpef può aumentare la crescita dello 0,4%’: per gli economisti tra 5 e 6 miliardi in più l’effetto sui consumi” “Alimentari, trasporti e abiti: le famiglie spenderanno così 9 miliardi del bonus Irpef” “Il governo accelera sul Def. Sale la stima sul Pil: potrebbe salire all’1,1%” “La crescita del Pil quest’anno potrebbe arrivare fino all’1%” (Visco). “Abbiamo abbassato le previsioni di crescita del Pil rispetto al governo Letta. Sono prudenti, ma saranno smentite. Lo prometto” (Renzi). “Arriva il rimbalzino del Pil: secondo trimestre positivo. Attesa una crescita compresa tra lo 0,1 e lo 0,4%” “Che la crescita sia 0,4 o 0,8 o 1,5% non cambia niente per la vita quotidiana delle persone” (Renzi). “Renzi: ‘Difficile confermare il Pil a +0,8% del Def’” “Il Pil non me lo aspettavo così giù. La ripresa non arriva: avevamo previsto lo 0,8, invece sarà inferiore” “L’Italia non fallirà”
A fine anno si prevede una crescita negativa. Consumi ancora giù. Consumatori sempre più pessimisti.

DEBITI DELLA PA. “Sblocco totale e non parziale dei debiti delle PA per dare uno choc”. Ma 22,5 miliardi il Tesoro li ha già pagati; altri 25 li ha già stanziati e coperti Letta; gli altri 47 sono fuori bilancio, mai certificati. “Entro 15 giorni il decreto per sbloccare 60 miliardi alle imprese” Poi si scopre che non è un decreto, ma un disegno di legge. “Entro luglio pagheremo tutti i debiti della PA: oltre ai 22 miliardi già pagati, 68 miliardi totali” “Subito 60 miliardi per pagare le imprese. Ma Padoan non è convinto” “Così il governo restituirà grazie a Cdp 60 miliardi alle aziende creditrici” “Renzi si accorda con le banche per dare 60 miliardi alle imprese” . “Crediti alle imprese, lo Stato paga tutto” “Caro Vespa, scommettiamo che rimborseremo alle aziende tutti i debiti della PA entro il 21 settembre, il mio onomastico? Se perde lei va in pellegrinaggio a piedi al santuario di Monte Senario, ma se perdo io sa dove mi mandano gli italiani?”
“Il grosso dei pagamenti avverrà nel 2015” (Delrio). “Padoan: debiti PA a 6 miliardi: ‘Entro l’estate paghiamo’. Per Bankitalia sono 91 miliardi, Confindustria li stima in 100, il governo ne certifica molti meno” . “Entro il 21 settembre dovremmo riuscire a pagare tutti i debiti della PA” (Renzi)
Al 21-7, sul sito del Tesoro, risultano pagati 26,1 miliardi, più 30,1 di risorse rese disponibili agli enti debitori ma non ancora pagate (totale: il 63% degli stanziamenti 2013). Il governo Renzi ha stanziato 13 miliardi. E adesso ha passato la palla a Cassa Depositi e Prestiti e alle banche.

DEBITO PUBBLICO. “Nessuna preoccupazione sui conti pubblici” (Renzi).
“Debito pubblico record: 2168 miliardi. In 6 mesi 100 miliardi in più”

EUROPA. “Non sforeremo il 3%” . “L’intesa tra Obama e Renzi: ‘Giusto cambiare l’Europa’”. “Renzi a Obama: ‘Convincere la Merkel a cambiare verso’ “L’Europa ci darà più tempo per rispettare il Fiscal compact sul debito” “Asse tra Renzi e Cameron per rivedere i trattati Ue” “L’Europa deve cambiare. Ora contiamo come Berlino” “Prima sfida Renzi-Merkel” “Stimo la Merkel, non è un nemico. Ma basta austerità” “Non temo le pagelle Ue, ma vanno cambiate le regole. Basta con gli eurotecnocrati” “Merkel frena la sfida con Renzi” (Stampa, 5-7). “Non prendo ordini dall’Ue” “Le riforme in Italia le decido io, non Troika, Bce e Commissione” (Renzi, 10-8). “Sulle riforme condivido dalla A alla Z le parole di Draghi”. “Riforme, Renzi rassicura Draghi. Due ore di incontro informale” “Sforiamo il 3%” (Enrico Zanetti, sottosegretario Economia). “Zanetti parla a titolo personale” (Padoan). “Renzi prepara la battaglia: ‘La crisi colpisce tutti, non siamo noi il problema dell’Ue, la Merkel si ammorbidirà’”
Nei fatti, il governo non contesta alcun trattato: rispetta il 3% e vuole rinviare il pareggio di bilancio strutturale al 2016.

EVASIONE FISCALE. “Avanti con la lotta all’evasione: non con i blitz a Cortina o Ponte Vecchio, ma con la tecnologia” “Fisco, anche le bollette per la caccia agli evasori. Nel piano l’incrocio delle banche dati, dai conti correnti alle utenze” “L’evasione non si combatte con nuove norme. Serve la volontà politica. Più controlli? È una logica parziale, rafforza l’idea che l’Agenzia delle Entrate è il nemico. Invece dev’essere un partner, un amico”
Nessun cambiamento fissato o previsto in materia.

FAMIGLIE. “Ora aiuti alle famiglie” “Arriva lo sconto fiscale per le mamme lavoratrici: ecco gli aiuti alle famiglie”
“Sul bonus alle famiglie stop del Tesoro”
“Rinvio sul bonus alle famiglie numerose” Nulla, non c’è un euro.

FISCO. “Maggio, riforma del fisco” “Ora nuovo fisco” “Scontrini detraibili, il 730 sarà precompilato” “Nuovo catasto e 730 precompilato, parte la riforma delle tasse” “Tasse e fatture digitali. Fisco più semplice”
Tutto fermo in attesa dei decreti alla delega fiscale.

FLESSIBILITÀ. “Ue: più riforme più flessibilità. Renzi: vertice tosto ma è un successo. Accordo molto buono” “La flessibilità ottenuta da Renzi in Europa non è poco. Di allenta il Patto di Stabilità. Parliamo di circa 7 miliardi di euro” (Delrio). “Renzi non ha mai chiesto maggiore flessibilità” (Wolfgang Schäuble, ministro delle Finanze tedesco)
“La crescita di Renzi spacca la Ue”
“Renzi, scontro con i tedeschi sulla flessibilità” “Matteo snobba i falchi: ‘Il patto è con la Merkel, flessibilità o Juncker salta’” “La Bundesbank non si intrometta, non ci fa paura: decide la Merkel e la sua linea è un’altra” “La flessibilità serve a tutti, non solo a noi” Padoan crede nella vittoria sui falchi: ‘Eviteremo manovra e infrazione’” “Sconto all’Italia, apertura Ue. Spiraglio da Bruxelles: sul tavolo in autunno”
“La Commissione Ue frena: la trattativa sulla flessibilità? Solo una congettura” .
Nessun accordo raggiunto, nessun negoziato formale, solo il rinvio unilaterale del pareggio di bilancio al 2016 da parte dell’Italia.

F35.
“Sì ai supercaccia F35, ma sui numeri il governo glisserà” “L’Italia taglierà le spese militari’” “Tagli anche sugli F35’. Ma Pinotti rassicura i militari: ‘Sono necessari alla sicurezza’” ‘Le spese militari non vanno ridotte” “Gli Usa confermano: ‘Dall’Italia nessun taglio alla fornitura di F35’ ” “Via metà degli aerei. Il governo ha deciso: ne acquisterà solo 45” “Dopo i guasti la Pinotti frena: ‘Non compreremo niente che non sia sicuro e non funzioni perfettamente’”
Nessuna riduzione degli acquisti di F35.

GIUSTIZIA. “Entro giugno faremo un pacchetto organico di revisione della giustizia che non lasci fuori niente” “Caro Roberto… quello che va aggredito, hai ragione, è la ‘Mafia SpA’, presente in ogni comparto economico e finanziario del Paese… Gli appartenenti alle organizzazioni criminali sanno di non rischiare molto sul piano penale, anche perché manca il reato di autoriciclaggio. Il paradosso di un estorsore o uno spacciatore di droga che non viene punito se da solo ricicla o reimpiega il provento dei suoi delitti sarà superato con assoluta urgenza attraverso l’introduzione del delitto di autoriciclaggio. Aggredire i patrimoni mafiosi può essere una delle grandi risposte che il governo è in grado di dare, dal punto di vista economico, per fronteggiare la crisi” “La riforma della giustizia si fa entro giugno” “Giustizia, riforma a tappe. Pronto il testo che introduce l’autoriciclaggio” “La riforma della giustizia sarà al Consiglio dei ministri del 30 giugno”
Il 30 giugno vengono presentate 12 righe di generiche “linee guida”. “Nessuna stretta sulle intercettazioni” “Ho incontrato Renzi e mi ha assicurato che i 12 punti della giustizia li scriveremo insieme” (Silvio Berlusconi). “Riforma della giustizia entro il 20 agosto” (Orlando). “Processo civile, boom dell’online e tempi giù del 62%” “Orlando da Napolitano, che raccomanda: ‘Massima attenzione ai temi divisivi’: intercettazioni, prescrizione e falso in bilancio” “Giustizia, si parte subito da civile e dalla responsabilità delle toghe” “Giustizia, primo via libera. Ma serve più tempo per Csm e intercettazioni” “Limiti ai pm e mini-bavaglio ai giornali. Stretta in arrivo sulle intercettazioni” “Prescrizione congelata e meno ricorsi in appello” “Giustizia, il governo stringe sulla responsabilità dei giudici” “Sì alla stretta sugli ascolti dei non indagati” (Repubblica, 28-8). “FI attacca su intercettazioni e prescrizioni”
“Processo civile, subito un decreto. Sul penale il governo prende tempo”
“Pensiamo a un tribunale con competenze più ampie per le imprese” (Renzi. Ma il Tribunale delle Imprese l’aveva già istituito il governo Monti). “Renzi: giudici, chi sbaglia paga”
Per il governo è urgente solo il processo civile (decreto); non invece prescrizione, falso in bilancio e autoriciclaggio (ddl solo annunciati, senza una maggioranza in Parlamento che li voti).

IMMIGRATI.“Cie, Alfano studia il taglio dei tempi di permanenza e pensa di abbassare il limite di 18 a 4-6 mesi” “Profughi nelle caserme di tutte le Regioni: ecco il piano Alfano” “Al via operazione Spiagge Sicure. Gli italiani stanchi di essere insolentiti da orde di vu’ cumprà, dobbiamo radere al suolo la contraffazione” “Alfano: pronti a fermare Mare Nostrum”
Approvata una legge delega sui Cie. Per il resto zero.

ITALICUM. “Occorre una legge elettorale per scegliere direttamente gli eletti e un tetto di tre mandati parlamentari, senza eccezioni” (Renzi). Ma, con le sue “riforme”, i partiti continueranno a nominarsi i deputati e per il Senato si aboliscono addirittura le elezioni. “Il Porcellum è la peggior legge elettorale possibile, in cui i parlamentari sono nominati” (Renzi). Infatti sostituisce la peggior legge elettorale possibile con la peggior legge elettorale possibile, in cui i parlamentari sono più nominati di prima. “Vogliamo una legge elettorale che consenta ai cittadini di scegliere il presidente del Consiglio e i parlamentari in modo libero, come succede nei Comuni. I partiti devono consentire alla gente di scegliersi le persone, perché un cittadino possa guardare in faccia i propri rappresentanti. Poi se fanno bene li conferma, se fanno male li manda a casa e magari i politici proveranno l’ebbrezza di tornare a lavorare” (Renzi)
Ma con le sue “riforme” i partiti seguiteranno a impedire alla gente di scegliere e guardare in faccia i propri rappresentanti. “Il Porcellum non è il male assoluto, peggio c’è solo il proporzionale puro. Ma è molto meglio il Mattarellum: almeno vedi in faccia i parlamentari, perché con queste liste elettorali possono mettere dentro di tutto” (Renzi). Ora, con le liste dell’Italicum, Renzi potrà mettere dentro di tutto.
“Il Mattarellum è senz’altro migliore del Porcellum: se, per garantire la governabilità, si aggiungesse un premio di maggioranza del 25%, sarebbe perfetto. Ma la soluzione migliore sarebbe la legge elettorale per l’elezione dei sindaci” (Renzi). Sia il Mattarellum sia la legge dei sindaci consentono ai cittadini di scegliere: Renzi preferisce l’Italicum, che non lo consente.
“Nonostante i gufi, la legge elettorale è passata alla Camera ed entro settembre sarà approvata: non ci saranno mai più larghe intese e chi vince governa 5 anni. È una rivoluzione impressionante” “Italicum entro l’anno”
L’Italicum slitta per insanabili dissensi fra tutti i partiti.

LAVORO. “Il 17 marzo, all’incontro con la Merkel, avrò pronto il piano sul lavoro” . “Renzi: ora un Jobs Act da 100 miliardi” “Sussidio disoccupazione anche per i precari: 1.000 euro al mese per chi perde il posto. Il piano costerà 8,8 miliardi” “Il Jobs Act va bene così: tra 10 mesi vedrete i risultati” “Slitta a settembre il Jobs Act”
Il Jobs Act è spiaggiato in Parlamento. Ora il governo promette di approvarlo entro il 2014. Per i decreti attuativi passerebbe un altro anno.
etc etc
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MASADA n° 1572 . 16-9-2914 ROMANZO – UNA SECONDA POSSIBILITA’ -CAPITOLO 17

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Viviana Vivarelli

La memoria delle cose: la psicometria – Psicometria ambientale – I cadaveri del Teatro Gorki – I prigionieri di Parco Talon – I rastrellati delle Caserme Rosse – Il deja vu – Memorie di vite precedenti

Il punto non è parlare dello spirito e neppure credere in esso, ma consentirgli oggi di operare in tutta la vita materiale, di riconoscere che la materia non può esistere mai senza lo spirito.”
R. Steiner

La realtà è una, non esistono materia e spirito. La realtà è una e si esprime in molte forme: in un livello come materiale, in un altro come spirituale.”
Osho

Ieri sera ho rivisto un film molto piacevole, “Le parole che non ti ho detto”, che parla di un grande amore che prosegue dopo la morte. L’attore principale è Kevin Kostner e mio marito gli somigliava moltissimo, per cui ho pensato per tutto il tempo a lui, con nostalgia e rimpianto. E di lui avevo parlato alla mia visitatrice del pomeriggio, chiedendogli anche, come ho preso ormai l’abitudine di fare, una frase per lei. In genere queste frasi che sento nella mia mente sono brevi. Per lei era molto semplice, quasi banale: “Devi cambiare, ma ci sono molte speranze che tu lo faccia”. Non una gran cosa, ma era adatta alla sua situazione.
Per tutta la durata del film, dunque, ho pensato intensamente a mio marito e mi sono dispiaciuta di non aver parlato abbastanza di lui in questo libro, dal momento che ha avuto una importanza così grande nella mia vita, al punto che credo che continui a proteggermi ed aiutarmi anche adesso.
Sul palmo della mia mano la mia vita a un certo punto diventa doppia, come se si svolgesse su un doppio binario e, in qualche misura è stato così.

Mio marito era un ingegnere e nei suoi hobby era un artigiano, aveva fondato la sua vita sulla logica e l’operosità, era un uomo razionale, molto pratico e concreto, scettico su ogni cosa che esulasse la concretezza e dalla visibilità, e mia figlia ha preso totalmente da lui, dubitando delle mie capacità e delle mie visioni al punto che ho evitato sempre con cura di parlarne con loro, per non incontrare la loro incredulità e non essere presa per visionaria o mitomane. Pur tuttavia, questa mia vita alternativa, anche se non credo abbia raggiunto mai livelli di grandezza, ha costellato ogni mia giornata di episodi magari piccoli ma inspiegabili e significanti, al punto che non potrei più rinnegarla o nasconderla.
Mi chiedo se adesso che mio marito è nell’aldilà e ha una visione diversa delle cose la mia linea e la sua si possono avvicinare, ma temo che ancora una volta questo non sia possibile, perché se prima la sua visione era troppo razionale, adesso sono io, legata ai limiti della materia, a brancolare nel buio di cose che non capisco.
Alla fine del film, ieri sera, il ventilatore a soffitto si è accesso di colpo e ha preso a vorticare velocemente, per cui mi sono spaventata e sono corsa a cercare nei cassetti della libreria il telecomando per fermarlo. Non so se prenderlo come una casualità o se è in qualche modo un segno di assenso a quello che il film significava: un grande amore può proseguire anche dopo la morte.

Non so quanto gli oggetti possano partecipare al nostro mondo emotivo, sottolineando a loro modo i nostri pensieri. Non è una visione animistica, è piuttosto la speranza che la natura partecipi a ciò che noi siamo. Un evento esterno e un evento interno possono essere simultanei, come a farci pensare, con questa coincidenza temporale o significativa, che ci sia un mondo misterioso sovrapposto a quello fisico che può agire anche attraverso le cose o gli eventi per farci fare salti spirituali. Un induista penserebbe più semplicemente che il mondo è solo uno. Sono i nostri condizionamenti culturali a credere che ci sia uno spirito contrapposto alla materia, ma l’energia è una sola e il Tutto parla con molte voci.
Il problema è capire se anche le cose inanimate appartengano al mondo dei significati.
Ma il cercatore, come nelle favole, dovrà fare attenzione a tutto. Non potrà ignorare i messaggi che gli arrivano dalle cose, perché anche queste fanno parte della storia.

Molto tempo fa ho fatto e fatto fare dei test per interrogare gli oggetti per capire se comunicano con la nostra mente e se sono portatori, come ogni vivente, delle loro vicende, se, cioè, possiedono una memoria che possono raccontarci. Questi test appartengono a una branca del paranormale che si chiama ‘Psicometria’: ricavare da un oggetto informazioni non visibili che l’oggetto sembra avere in sé ‘invisibilmente’ e può comunicare alla nostra mente.
In genere il soggetto che agisce prende in mano l’oggetto o lo tocca ma così vede l’oggetto o ne riceve per contatto molte informazioni immediate, e io volevo che la trasmissione delle informazioni arrivasse alla mente senza l’intervento dei sensi ordinari. Dunque ho deciso che bastava imporre le mani a occhi chiusi a una decina di cm sopra l’oggetto mentre questo era coperto da un panno opaco e non sapevo cosa fosse, nella convinzione che il campo informativo dell’oggetto avrebbe agito ugualmente ma senza le informazioni tattili o visive o olfattive di tipo ordinario. Meglio ancora se l’oggetto era impacchettato in carta o stoffa, celato alla vista e scelto a caso tra tanti da un aiutante e né io né lui sapevamo cosa aveva scelto, per impedire una trasmissione telepatica di dati.

Il primo oggetto che ho nascosto per mia figlia è stata la mia fede nuziale.
Lei ha detto che vedeva un giorno freddo di primavera, una chiesa toscana con le pietre a vista (mi sono sposata nella chiesa dei frati cappuccini di Montughi a Firenze, che è appunto una chiesetta toscana con pietre a vista ed era un sei di marzo molto freddo), ha sentito le campane e ha descritto un frate con i piedi scalzi nei sandali e una barba scura (come era appunto il sacerdote che ha celebrato il mio matrimonio).
Dunque anche una persona scettica e materialista come lei può ugualmente percepire cose invisibili. Le sue convinzioni logiche e razionale non interferiscono con le sue capacità di captazione dell’invisibile e questo è incoraggiante.

Poi lei ha nascosto per me un coltello finto di legno che è stato lavorato in un campo scout al tramonto. Io ho visto il pendio di un prato all’imbrunire, molti ragazzi vestiti di scuro, alcuni col cappello ampio, un fuoco di accampamento e ho sentito una grande pace.

Altre prove le ho fatte con varie persone e quasi sempre gli esperimenti hanno avuto un buon margine di successo. A volte l’oggetto raccontava la sua storia o descriveva l’ambiente in cui si trovava, a volte si collegava a dati conosciuti allo sperimentatore, a volte a dati a lui ignoti anche di altri tempi, a volte l’oggetto mostrava di sé solo un’immagine fisica riconoscibile o si descriveva in modo simbolico. Persone diverse ne avevano visioni diverse.

Per es. ho visualizzato una catenella d’oro come un insieme di piccoli centri lucenti, dunque secondo la sua forma.
Mentre di una chiave vedevo una mensola presso l’ingresso di una casa, in basso, dove l’oggetto veniva posato spesso, e, vicino, una porta finestra con una tenda bianca che dava sul giardino.
Un cestino pieno di piccole pietre rotonde prese su una spiaggia dell’isola d’Elba e donate in segno di buon augurio da un’amica è stato visualizzato da mia figlia attraverso un disegno che riproduceva una specie di nido pieno di cerchi, e lei ha detto che si trattava di qualcosa collegato a un giorno molto felice e che conteneva cose che erano state prese come dono per portare fortuna.

Per fare questo esercizio, consiglierei di tenere la persona ad occhi chiusi in condizioni molto rilassate e in totale silenzio, con respiro lento e tranquillo, l’atteggiamento deve essere ricettivo e vuoto, di attesa verso qualunque cosa possa venire, disegni, forme, colori, concetti, emozioni, ricordi. Un aiutante dovrebbe scegliere un oggetto particolarmente significativo o connesso a un evento emozionale, meglio se si tratta di qualcosa che è stato portato indosso e di cui si conosce la storia o anche una lettera o foto dentro una busta.
Nel caso in cui si voglia toccare l’oggetto, questo può essere portato sulla fronte o sull’ombelico o posato sul petto. Altrimenti si può imporre su di esso le mani senza toccarlo, oppure si sta semplicemente al proprio posto indirizzando la mente all’oggetto, che è nascosto, senza pensare a nulla e attenti a qualunque cosa possa apparire alla mente.
Soggetti diversi possono ricevere dall’oggetto informazioni diverse. L’oggetto può dire qualcosa sul luogo dove sta di solito o su una giornata particolare in cui è stato investito di valori emozionali o simbolici, o dare informazioni sulla sua fabbricazione, su una persona in particolare che lo ha contattato, sul suo significato o forma, o può connettersi alla persona che lo ha utilizzato per ultima, alla sua salute o ad altri elementi che la riguardano.
Un modo molto buono sarebbe distendere il soggetto su un divano e farlo rilassare completamente con un rilassamento guidato, così da modificare il suo stato di coscienza e portarlo ad onde alfa, poi porgli sul petto o sulla pancia l’oggetto in questione, avvolto in un panno opaco, registrando tutto quello che dice di vedere o di sentire e si può notare che le facoltà paranormali aumentano progressivamente via via che procede il rilassamento o la suggestione ipnotica.

Mery, durante un viaggio in Egitto ha raccolto, in ogni luogo dove è andata, un sasso, lo ha numerato e ha fatto delle foto. La serie di pietre è stata presentata a un’amica, Luisa, che, imponendo le mani sopra ognuna, ha cercato di visualizzare a occhi chiusi il messaggio portato da ogni pietra. Per quanto la cultura di Luisa non sia grande e il suo modo di esprimersi sia semplice, i risultati sono stati significativi, anche se non possiamo escludere un passaggio telepatico di informazioni.
Per es. su una certa pietra Luisa ha detto che vedeva un foro da cui si entrava in un luogo sotterraneo (pietra presa presso una tomba), fuori c’era un viale di colonne (Valle delle Regine). Luisa diceva di vedere dei ragazzini in costume, sotto i 16 anni (la tomba raccoglieva i resti dei principini morti. Se essi avevano più di 16 anni venivano sepolti nella Valle dei Re, altrimenti nella Valle delle Regine, che si trova non molto lontano dalla Valle dei Re, dove sono state trovate 70 tombe delle mogli dei faraoni o dei loro bambini. In passato, la valle era nota come “il luogo dei bambini del Faraone”; molte tombe erano addirittura mantenute da sacerdoti che svolgevano i riti funerari e offrivano ogni giorno doni e preghiere. Luisa vedeva questi principini con le teste rase, salvo un lungo codino posteriore, e sembra che questa fosse proprio la loro acconciatura. Vedeva delle donne attorno a loro che li conducevano e li sentiva tristi e rassegnati.

La persona più dotata nel campo della psicometria che ho mai incontrato è stato un bellissimo giovane di nome Fabio, molto dotato e anche eccezionalmente prestante, che ha fatto una forte impressione sul gruppo, quando avviamo fatto, in classe, dei rapidi test.

- Fabio ha sollevato le mani tendendo gli occhi chiusi e senza toccarlo sopra un fagotto che conteneva un sassolino piccolo di una spiaggia dell’isola d’Elba portato dalla mia amica Laura bionda. Poiché io avevo preparato molti fagotti simili dello stesso tipo e poi ne ho preso una a caso, possiamo diminuire l’effetto telepatico, perché io non sapevo esattamente di quale oggetto si trattasse e mi mancavano anche alcune informazioni che ho avuto poi da Laura stessa. Il sasso era stato preso nel bel tramonto rosso in una giornata calma con mare piatto e Laura aveva dovuto discendere un crinale frastagliato, camminando con difficoltà sulle asperità per raggiungere la spiaggetta. Ricordiamo anche che l’isola d’Elba, come molte isole dell’arcipelago toscano, ha un’origine vulcanica.
Fabio ha detto: “Lago.. piattume… acqua piatta… eruzione, escrescenza.. qualcosa che si erge su qualcosa di piatto.. granuli…rosso arancione…tante punte.. qualcosa di frastagliato.. tante punte in piano… sostegno al piede.. qualcuno che cammina… formicolio… né positivo né negativo”.

- Un altro fagotto conteneva una collana d’oro con un pesante Tao d’oro rotondo con i segni ‘più o meno’, un ciondolo che all’interno è formato da un metallo magnetizzato e che mi è stato regalato dal gruppo del martedì. La sua funzione è di rovesciare i vortici energetici del quarto chakra quando siano disturbati riequilibrandoli. Devo dire che questo pesante Tao si comporta in modo strano su di me, a volte ruota rapidamente, e all’inizio mi restava perpendicolare al petto come incerto su quale posizione prendere. Per complicarmi la vita ho messo il ciondolo con catena dentro una scatolina di porcellana a forma poligonale con delle punte.
Giusy dice: “Qualcosa che si impugna.. di lungo… con due estremità tondeggianti, dentellato .. che gira tipo come un trapano” (il dentellato è riferibile alla scatolina, il trapano che si impugna e gira mi ha fatto pensare alla bacchetta del rabdomante che pure si orienta sui vortici magnetici).
Marco tra il pubblico, di lontano, per lo stesso oggetto ha detto: “Vortice.. raggi discendenti luminosi… rosso e nero…spirale …rotolamento”.
Donatella invece ha sentito direttamente che era una collana con qualcosa di rotondo sul petto.

- Un terzo fagotto conteneva una pietra ovale piatta e bucherellata di circa sette cm un po’ rossiccia presa da Mery in un bosco presso Saturnia da una tomba etrusca.
Alessandro dice: “Solida.. scuro.. metallo ferroso … aria … qualcosa che può volare ..qualcosa che passava e volava.. cilindro… una parte appuntita… negativo …non mi piace forse anche per la sua funzione”.
Giusi nel pubblico di lontano visualizza una bara bianca portata da uomini vestiti di rosso. Non so se i sacerdoti etruschi vestissero di rosso ma, poiché la pietra viene da una necropoli, il riferimento alla morte è interessante e sappiamo che il colore rosso era scelto dagli Etruschi come colore rituale.
Livia ha visto un vasetto oblungo tipo urna con due teste di cavalli ai lati. Forse un’urna funebre. Le urne funebri erano sempre presenti nelle tombe etrusche e contenevano i resti del defunto. Se questi era nobile e ricco potevano avere dei disegni con cavalli.

Mia figlia mi mette sotto un tovagliolo il pennello da barba del padre col manico di metallo, che sta sopra una mensola di legno, e io dico: “Una faccia scura, una faccia di scimmia pelosa, non gli occhi, la parte sotto gli occhi, una scimmia pelosa dietro delle sbarre metalliche cilindriche.. riscontro.. rispecchiare ma non è lo specchio… qualcosa che fa riscontro.. qualcosa che ripete, come fa una scimmia, scimmiottare, ripetere dei gesti…si vede qualcosa che ripete dei versi ma non è uno specchio.. peloso.. pelo, la scimmia pelosa sta sopra il legno, sta sopra un sostegno di legno ma c’è anche una sbarra di metallo.”

- Nuovo test, mia figlia incarta in un tovagliolo un Gesù Bambino che fa parte di un presepe napoletano che mi ha regalato, preso nella famosa strada dei presepi di Napoli; il bambinello ha una fascia traversa sull’inguine e sta in una cestina di creta che lo circonda. Io: “Un grande cielo stellato, in mezzo una macchia nera e in questa una piccola astronave (?) che viene di lontano, un oggetto sferico metallico con tante protuberanze. Il cielo stellato e la macchia nera al centro. Qualcosa di ovale con una fascia traversa in mezzo.. forse è uno stemma, lo stemma di qualche cosa di cavalleresco, con una striscia attorno ovale e una fascia che lo taglia di traverso. Cavalleria, nobiltà, lotta alle inimicizie, simbolo antichissimo, forza del cuore, segno assolutamente vincente. Vedo anche una ragazza giovane non molto alta, semplice, è un’artista, dipinge qualcosa, ha molta fantasia, lavora attorno a qualcosa. Attorno ci sono delle casette ma molto piccole, come di un paese di fiaba e c’è sempre il cielo stellato sullo sfondo.” Ci sono riferimento alla bottega dove il Bambinello è stato comprato ma è curioso che il Cristo sia descritto come un extraterrestre, qualcuno che viene dallo spazio, per quanto potrebbe trattarsi di una cometa.

Nella casa di Firenze fui soggetta a psicometria ambientale. Possiamo supporre che certi ambienti restino impregnati di informazioni, specie se in essi si sono attivate forze molto drammatiche e qualcosa di noi potrebbe percepirle. Si dice che a Maratona alcuni riescano ancora a sentire il nitrito dei cavalli.

E in Romagna c’è il castello di Montebello dove i visitatori vanno in cerca delle tracce psichiche di Azzurrina, una bambina scomparsa nel Medioevo, il 21 giugno 1375.
Una vecchissima leggenda legata alla rocca parla di una strana bimba, Guendalina, dalla pelle pallida, gli occhi azzurri e i capelli chiarissimi dai riflessi azzurri. In realtà era nata albina e aveva i capelli bianchi, ma i genitori, conoscendo i pregiudizi della gente contro gli albini, cercarono di colorarle i capelli di biondo ma i capelli degli albini non tengono il colore che tese all’azzurro. Nei tempi antichi c’era molta diffidenza contro gli albini perché si credeva che portassero sfortuna e si cercava di ucciderli per eliminare la mala sorte. Accadde così che la bambina scomparve mentre giocava a palla in una stanza dalla rocca. Ma in certi giorni, all’imbrunire, un flebile lamento sembrava provenire dal nevaio. Era appena percettibile e bisognava essere molto attenti per udirlo. Passò quasi un altro secolo e tutti, proprio tutti si dimenticarono di Deline. La sua vicenda pareva essere definitivamente sepolta nel passato. Poi, un giorno, uno strano giorno, incominciarono improvvise le apparizioni...”.
Io sono stata al castello di Montebello, ho salito gli erti scalini, sono entrata nello stretto, gelido e umido ambiente dove si dice che la bambina sparì e ho avuto, come tutti, brividi di freddo e di paura. Hanno creato effetti elettronici per far sentire i colpi della palla e i lamenti della bambina, ma qualcosa, in quel luogo effettivamente c’è. Ogni 21 giugno arriva qualche studioso dei suoni e registra quello che si sente effettivamente in quel passaggio e qualcosa ogni volta si sente: ci sono i rumori di un temporale, lo scrosciare della pioggia, i tuoni e poi… un flebile lamento di bambina.

Così è facile avere delle sensazioni particolari e anche delle visualizzazioni in ambienti la cui energia è stata devastata da fatti di sangue, oppure è possibile sentire delle energie negative in forma fisica là dove ci sono cimiteri o acque sotterranee.
Nella mia vita ho cambiato casa una ventina di volte. La peggiore dove ho abitato è stata a Pavia, una casa cupa dove ho avuto una lunga e continua depressione di sette anni, che ho combattuto come potevo studiando anche all’università per la seconda laurea. Prima di andare in questa casa, l’ho sognata, come faccio spesso prima di ogni nuova casa; ho visto una specie di castello con due torri laterali che era di una sola proprietaria, una donna impossibile. Sotto l’edificio passava dell’acqua torbida e al primo piano ardeva un fuoco d’inferno.
Il palazzone aveva realmente due ali laterali che potevano far pensare a un castello ed era gestito da un’unica donna, una ex ballerina che aveva sposato un uomo molto ricco, e che ora dirigeva tutto, avida e veramente impossibile. Io in quella casa ho realmente abitato un primo piano, la più brutta e triste casa dove sia mai stata, e là sono stata molto male, ma la cosa curiosa è che, prima di andarmene, ho scoperto che c’era veramente un corso d’acqua sotterraneo che passava sotto la casa.

Della casa infestata di Firenze ho già parlato. Dopo Pavia siamo venuti a Bologna, dove finalmente sono finiti i miei sette anni di depressione e sono rinata a vita nuova, non più insegnando nella scuola ma nei miei corsi autogestiti di divulgazione culturale agli adulti cominciando col mio bellissimo gruppo gratuito di lavoro che ho coordinato per 8 anni.
Ma anche a Bologna ci sono stati alcuni luoghi inquietanti.

In Via Gorki, nel quartiere di Corticella, c’è un teatro. Le due o tre volte che ci sono stata mi sono sentita molto male, sofferenza, vertigine e mancanza di fiato, la mia visualizzazione mi dice che sotto il teatro c’è un lago di acqua nera, ferma, in cui galleggiano dei cadaveri, li vedo neri e smozzicati, come coperti di nafta. Questa sensazione di disagio e vertigine mi è stata confermata anche da altre persone. Questo teatro mi dà la nausea. La mia idea è che l’edificio sia stato costruito in un luogo dove ci sono acque sotterranee e che ci siano dei morti sepolti nelle sue viscere o anche che, un tempo, qui ci sono state delle acque stagnanti presso le quali si è svolta una sanguinosa battaglia che ha lasciato molti cadaveri. Ma la sofferenza di queste immagini è stata così forte che, dopo le prime volte, in quel teatro non ho voluto più andarci.
Ormai abito qui da 25 anni e solo da poco mi hanno detto che un tempo dove è ora la mia casa (e il teatro è vicino) c’era una marcita per la canapa e una fila di pioppi (l’ultimo è stato abbattuto da una bufera l’anno scorso). E ho scoperto che nel 1500 in questo luogo c’erano delle paludi e ci fu una battaglia con molti morti.

Un’altra visione diretta è stata a Casalecchio, al parco Talon.
Parco Talon è il parco più grande di Bologna, che un tempo faceva parte dei possedimenti dei Marchesi Sampieri Talon e conteneva alcune delle loro ville costruite a partire dal 1600 quando avevano creato passeggiate con statue e ornamenti in pietra.
All’ingresso del parco, salendo nei boschi di sinistra, c’è una radura con un tavolone in mezzo. Una volta abbiamo fatto una riunione là del gruppo del martedì e siamo state quasi tutte male. Là io vedevo delle dame in crinolina che passeggiavano con ombrellini da sole. Ma la visualizzazione peggiore e diretta è stata più in basso e più avanti: delle scuderie poste di poco sotto il livello della terra, perché si scendeva uno scalino per entrarci, non c’erano cavalli, e gli stalletti laterali, sulla sinistra entrando, erano vuoti, nel corridoio c’era un ufficiale tedesco con i pantaloni gonfi che entravano negli stivali neri, camminava avanti e indietro, agitando un frustino e nel locale c’era solo una sedia e un tavolino. Ho pensato che era un posto dove si interrogavano i prigionieri.
Sto leggendo ora le note del parco sul web: “Durante la seconda guerra mondiale la villa fu requisita dai tedeschi e fu sede del comando germanico, e proprio per questo motivo fu colpita da numerosi bombardamenti. L’edificio fu quasi interamente raso al suolo dal bombardamento il 18 aprile del 1945, due giorni prima dalla Liberazione di Casalecchio di Reno. ”

Un’altra sensazione di grande disagio fisico e psichico, paura violenta e caos, sangue e morte, l’ho provata davanti alle Caserme Rosse, piccoli edifici rossi sulla via di Corticella, dove a Bologna, ho tenuto i miei primi corsi di divulgazione culturale agli adulti.
Quello che non sapevo è che nel 1944 le Caserme Rosse erano state il lager di Bologna.
Quando entravo nel giardino, davanti all’edificio dove ora c’è il prato, ero presa dalle vertigini e da un senso di profondo orrore, come se il luogo fosse ancora impregnato di morte. Solo molti anni dopo ho letto che alle Caserme Rosse furono imprigionati molti carabinieri, militari e civili rastrellati dai Nazifascisti prima della deportazione nei lager nel ’44. “I rastrellamenti nazifascisti portarono almeno 35.000 civili e 2.000 Carabinieri della Regione Lazio nel centro di smistamento delle Caserme Rosse per essere poi trucidati ovvero deportati, i più forti di loro, verso i lager tedeschi.” “Le Caserme Rosse ospitavano i prigionieri razziati durante i rastrellamenti dell’esercito tedesco, soprattutto nelle città e sull’Appennino toscano ed emiliano. Nel solo periodo tra giugno e ottobre 1944 transitano alle Caserme Rosse circa 35.000 prigionieri. Nel campo, sorvegliato da soldati tedeschi e repubblichini, è effettuata una visita medica decisiva ai fini dell’assegnazione al lavoro nel Reich (spesso nei lager da cui pochi ritorneranno) o al lavoro sul fronte italiano al servizio dell’Organizzazione Todt e della Wehrmacht.”
“Il lager di Bologna: all’indomani dell’8 settembre ’43, la caserma allievi ufficiali di via Corticella diventa un campo di concentramento per migliaia di rastrellati da utilizzare come schiavi in Germania, o sulla linea Gotica in Italia, secondo le nuove necessità belliche tedesche.” “Pochi sanno che l’alba della nostra Repubblica vide molti membri dell’Arma dei Carabinieri sacrificarsi per difendere la popolazione dal nazifascismo. Una storia che lega i destini del ghetto ebraico di Roma e del “Campo delle Caserme Rosse” a Bologna. All’indomani dell’8 settembre ’43, la caserma allievi ufficiali di via Corticella diventa un campo di concentramento per migliaia di rastrellati da utilizzare come schiavi in Germania, o sulla linea Gotica in Italia, secondo le nuove necessità belliche tedesche. Oltre duemila carabinieri furono catturati e condotti in lager nazisti, per decisione di Herbert Kappler, comandante delle SS e della Gestapo a Roma, al fine di allontanare dalla Capitale i carabinieri prima di mettere in atto la prevista deportazione degli ebrei. Kappler temeva infatti che un rastrellamento nel ghetto avrebbe provocato una rivolta e che, in quel caso, i carabinieri avrebbero preso le difese della popolazione romana. Non a caso dopo solo una decina di giorni da quel rastrellamento arriva il “sabato nero” del ghetto: sono le 5.15 del mattino quando le SS invadono le strade del Portico d’Ottavia rastrellando 1.024 persone (oltre 200 i bambini). Probabilmente molti di quei carabinieri-martiri che, disobbedendo ai nazisti, obbedirono alla bandiera italiana, transitarono anche dal “lager di Bologna”. Nel contesto della Seconda guerra mondiale, nessun paese come l’Italia possa vantare un fenomeno così plebiscitario – parliamo di seicento, settecentomila uomini – di resistenza morale al nazismo come quello messo in atto dai militari italiani nei lager. Essi hanno fatto veramente, direbbe Gandhi, politica non violenta, “lotta non armata ma non inerme”».
Questo era anche il luogo dove si rastrellavano gli ebrei per portarli con i camion nei campi di concentramento.
Ma, anche senza sapere nulla di questi fatti, le mie sensazioni di orrore e di morte erano fortissime con effetti fisici e psichici.

In alcuni casi si ha l’impressione che il luogo ci mandi dei segnali, delle informazioni, in modo più ampio di quanto possa fare un oggetto in situazione ordinaria. In altri casi invece sembra che in quel luogo ci sia qualcosa che ci ha riguardato in passato e che stentiamo a ricordare, come se esso facesse parte di una nostra storia dimenticata.

Un mio amico di Firenze si chiamava Alessandro Baglioni. Faceva un sogno ricorrente: era un soldato della seconda guerra mondiale, si vedeva in divisa, in una radura, armato, che correva avanti col mitra in pugno, vedeva un filo spinato e cercava di superarlo ma veniva tranciato da una raffica di proiettili e moriva rimanendo appeso al filo spinato. Il sogno si ripeteva più volte angosciosamente.
Un giorno Alessandro era con degli amici su una jeep in campagna, a un certo punto è diventato pallidissimo e ha gridato che si fermassero, è sceso come un sonnambulo e si è inoltrato nel bosco, è arrivato a una radura e si è messo a raspare per terra con le mani, dal terreno sono emersi dei pezzi di ferro, dei residui bellici…..

Il deja vu può colpire anche persone molto razionali: mio marito, che era allergico a tutto quanto il paranormale, mentre eravamo a Montecassino e salivamo la scalinata, ad un certo punto, quasi tra sé, disse un nome e cognome tedeschi. “Ma cosa dici?” faccio io. Saliamo ancora un po’ e leggiamo su una tomba lo stesso nome e cognome. Combinazioni?

Non solo ci sono luoghi che sembrano mandarci messaggi o ci producono emozioni o sensazioni sconvolgenti, ma a volte capita che, arrivando in un luogo nuovo, si sia assaliti dalla certezza di averlo già visto, di avere familiarità con quel luogo, e diciamo: “Io qui ci sono già stato!” Non solo il luogo in qualche modo ci è noto, ma spesso esso ci provoca una forte emozione.
La stessa situazione può attivarsi, oltre che a contatto di un luogo nuovo, a contatto di una persona che vediamo per la prima volta. Si agita allora dentro di noi una ridda confusa di emozioni, come se qualcosa si sollevasse da un passato lontano e premesse per venire avanti. La persona che ci colpisce così tanto può essere associata ad emozioni tanto buone che cattive, può attirarci o spaventarci o entrambe le cose, abbiamo sensazioni che non mettiamo bene a fuoco, ma di una cosa siamo certi: che noi quella persona l’abbiamo già conosciuta in un modo importante.
Questo fenomeno si chiama ‘deja vu’= già visto, e il 95 % delle persone lo ha provato almeno una volta nella vita.
Pitagora ne parlò già 2500 anni fa e lo considerava una prova della reincarnazione.
Gli psicologi naturalmente negano questa possibilità, parlano di elaborazione mentale di ricordi simili, o di paramnesia, cioè errata archiviazione dei ricordi, dicono che potrebbero esserci ricordi indicativi che si collegano a emozioni rimosse e le risvegliano. Dicono anche che questi fenomeni sono più frequenti negli epilettici, che hanno una carenza nell’ippocampo di un neurotrasmettitore, l’acido gamma amino butirrico. Ciò può provocare una scarica nervosa incontrollata che dà disturbi della memoria, e qui mettono anche i luoghi che ci sembrerebbero familiari. La sede della memoria è posta nel sistema limbico, che governa anche le emozioni. E nel sistema limbico c’è una zona detta ippocampo che archivia i ricordi. C’è una memoria a breve termine che registra l’evento e una memoria a lungo termina che lo archivia, la prima è come una lavagna che via via si cancella, la seconda invece mette via fatti più importanti per ritirarli fuori poi anche dopo molto tempo, di solito questa rievocazione viene fatta seguendo linee associative, analogiche. Per questo gli psicologi ritengono che in ciò che ci sembra familiare ci sia qualcosa che somiglia a reali ricordi o si associa ad esso, ma queste teorie non spiegano come mai sia possibile sapere prima cose particolari non ancora percepite (dietro questa svolta c’è un mulino ecc.), e la possibilità di conoscerle non come preveggenza, ma come memoria del passato. Soprattutto non si capisce come mai questo fenomeno del ‘riconoscimento’ prima della percezione sia più forte nei bambini.

Conosco una persona che si chiama Mery il cui bambino è stato studiato da Irene Pompas, che è una giornalista e psicologa che pratica l’ipnosi regressiva. Io non faccio ipnosi perché, non essendo medico non mi permetterei mai (ma nemmeno lei lo è) e non la pratico anche perché mi sembra una tecnica troppo invasiva che mette il soggetto nelle mani dell’ipnotizzatore che può fare di lui quello che vuole mentre è in stato di incoscienza. In questo senso conosco un ipnotizzatore molto famoso a Bologna, le cui pratiche dovrebbero essere denunciate perché sono moleste e possono produrre danni gravissimi ai soggetti della cui mente si appropria e ne ho avuto la prova con due persone che conoscevo le cui vite sono state distrutte da questo delinquente.
Io mi limito a far fare un rilassamento profondo in cui la persona è in stato alfa ma conserva la sua vigilanza, resta cosciente, e ricorda, quando riapre gli occhi, tutti i dettagli di quello che visto. E né io né lui sappiamo poi se quel che è stato visualizzato è un sogno o se ha qualche possibilità di essere vero. La cosa è più interessante se la vita che emerge ha qualche connessione con quella presente, ma resta una visualizzazione e in genere è troppo vaga e generica per permettere di fare dei riscontri storici.
Comunque sia, il libro ‘Terapia R’ della Pompas è interessante, come lo è ‘Karma’ della Fausta Leoni. Io ho una libreria intera piena di libri sulla reincarnazione, la letteratura è ricchissima su questo argomento con ricerche anche molto impegnative, e molti casi riguardano bambini indiani che hanno raccontano vite precedenti con molti particolari e di esse hanno avuto riscontri concreti, e, siccome la cosa è accettata dalla cultura religiosa di gran parte dell’India, quando queste reminiscenze emergono, i giornali spesso le riportano, avvalorando quella teoria della reincarnazione che induisti, buddhisti, animisti posseggono e che la Chiesa cristiana ha ripudiato unicamente per differenziarsi dagli altri culti, ma, a parer mio, compiendo una dissolutezza, anche perché ciò è stato deciso nel concilio di Nicea, mentre la reincarnazione esisteva nel primo cristianesimo.

Il bambino di Mery fino ai 12 anni ha manifestato delle capacità impressionanti. Quando era molto piccolo e andò con i suoi per la prima volta verso Monghidoro, sembrava prevedere ogni cosa che avrebbero trovato lungo il viaggio: “Ecco ora c’è un ponte, poi la strada gira… ecc.” come se ci fosse stato tante volte.
Questo bambino è sempre stato molto strano.
Una volta la madre aveva messo in casa la foto di un santone indiano. Negli stessi giorni la biciclettina del bambino era sparita e lui l’aveva presa molto male. Così ha sognato quel santone che gli metteva una mano sugli occhi, dicendo: “Guarda dov’è la tua bicicletta”. Ha visto un luogo, c’è andato, e la bicicletta era lì.
Quello stesso bambino ha avuto fenomeni di spostamento di oggetti. Un giorno, nella sua camera, un pesantissimo cassettone è stato trovato sul tappeto al centro della stanza, ma ovviamente né lui né altri avrebbero potuto spostarlo così facilmente.

Sul deja vu, impressione di aver già visto certi luoghi o certe persone ho sentito molte testimonianze: “Ecco, io so cosa c’è dietro quest’angolo, c’è un’officina .. e poi un cortile ecc.”. Il padre della mia amica Donatella, quando vedeva in tv certe zone di New York, diceva: “Io so cosa c’era qui” e raccontava di strade e di botteghe che ora non esistono più, come se avesse abitato lì, tanto tempo fa.
In molti paesi situazioni simili sono spiegate con la credenza che l’anima attraversi varie vite e possa, a volte, conservare delle memorie di vite precedenti o che queste memorie possano accendersi a seguito di eventi traumatici o anche casualmente.
Io non so dirvi con certezza se a queste esperienze corrisponda verità, certo è che sono più frequenti di quello che uno immagina. Soprattutto i bambini manifestano a volte richieste strane, come l’insistenza a essere chiamati con un altro nome o il rifiuto della propria madre, come ‘madre non vera’. In altri casi memorie non appartenenti alla vita attuale sembrano destarsi a seguito di pericolo di vita, o durante viaggi o esperienze nuove…o anche semplicemente per caso.
Il bambino di Mery le diceva spesso che lei non era sua madre, e che lui aveva un’altra madre con un altro nome. Diceva anche di essere un marinaio che si chiamava Papefogue e di conoscere i nomi delle vele e degli alberi di una nave, pronunciava questi nomi in un dialetto misto di inglese e francese. Il bambino diceva di essere un marinaio che era morto affogato.

Ivana è madre di un bambino, Michel, molto intelligente e dotato, di grande sensibilità, lei è dedita alla spiritualità e dice di ricevere messaggi da entità. A 2 o 3 anni Michel racconta di essere vissuto in Amazzonia e di avere un’altra madre di nome Huneya e chiamava così sua madre, a volte. Abbracciava gli alberi perché diceva che erano sacri, l’erba era sacra, e diceva che i vermi bianchi li cuocevano sotto la terra. Quando la mamma gli chiedeva: “Dov’eri piccolino quando non eri qua?” il bambino rispondeva: “In un posto bellissimo pieno di luci”. Michel non gioca con gli altri bambini e ha fatto capire che giocare non gli dà soddisfazione, dice: “Il senso della vita è guardare un bel tramonto o un sasso”. Ha scritto anche un libro, e in prima elementare leggeva i libri di Bevilacqua. Il papà è più concreto e vorrebbe vederlo come tutti i ragazzi. Il bambino disegna fumetti bellissimi e suona a orecchio come se già conoscesse la musica. In molte cose si comporta diversamente da un bambino normale.
Di storie così me ne sono sentita raccontare moltissime.

Il mio nipotino Matteo, appena è stato capace di stare in piedi, ha manifestato tendenze guerriere. In genere la sua impostazione è di afferrare un bastone al centro e di combattere con un piede avanti e uno indietro lanciando urla sillabiche: “Ka!” “Ta Ka!” “Ta Ka Ta!” Non prende il bastone dalla cima con una spada, come fanno solitamente i bambini, ma lo afferra come fa un combattente di kendo. Per cui possiamo pure ipotizzare che lo sia stato e vedere come si comporterà imparando (di nuovo?) qualche arte marziale.

La mia nipotina Sofia invece è una streghetta. Questa bimbetta di cinque anni, bianca come la luna, alta e sottile e decisamente affascinante, è sempre stata attratta dalle cose misteriose, in particolare i fantasmi e li ha sempre cercati ovunque ci fossero zone buie, senza che nessuno le abbia mai parlato di loro. Una delle prima parole che ha pronunciato è stata ‘artigli’, termine che non rientra proprio nel linguaggio comune di un bambino. Sofia vede nella sua mente gli oggetti che quella disordinata della madre perde in casa. Sente ‘prima’ quando uno dei loro conoscenti è morto e dice di sapere cosa c’era sulle pareti della casa ‘prima’. “Ecco, mamma, in camera tua c’è un chiodo e là, prima, c’era attaccato un orologio”.

Il più famoso ricercatore nel campo della reincarnazione è Ian Stevenson, dell’Università della Virginia, che ha raccolto parecchie centinaia di presunti casi di reincarnazione. E non sono pochi i casi di bambini che hanno saputo fornito informazioni così dettagliate, da permettere di risalire ad una loro vita precedente.
Stevenson ha constatato che questi ricordi spariscono in genere dopo i dieci anni.

I casi anche molto dettagliati di memorie che riaffiorano sono tanti.
Ne cito solo due:

Cameron Macaulay è un bambino scozzese che, vive con la madre Norma, separata, e un fratello maggiore vicino a Glasgow, in Scozia. A 3 anni comincia a raccontare di un’altra vita, un’altra madre, un’altra casa, un cane, un’isola di cui ricorda il nome. Via via che cresce aumenta i dettagli dei suoi ricordi, dice di essere cresciuto a Barra, un’isola sperduta a nord della Cornovaglia, a 300 chilometri dalla sua città. Dove non è mai stato. Nomina di continuo la sua vecchia famiglia, la mamma e i fratelli di prima. Cameron parla anche del suo padre di prima, Shane Robertson, morto in un incidente d’auto. Descrive sempre la casa di prima: grande, bianca e affacciata su una baia di Barra, dalla quale diceva di sentire il rumore degli aerei che atterravano sulla spiaggia. Spesso il bimbo si lamenta della sua casa di adesso, dotata di un solo bagno mentre quella “di allora” ne aveva tre. Per tre anni la mamma e le maestre non ci fanno caso. Ma sei anni il bambino entra in crisi, piange tutti i giorni perché vuole tornare dalla famiglia e dagli amici di allora. Per risolvere la questione una volta per tutte, la madre decide di andare col bambino nell’isola di Barra. Nel frattempo è venuta a sapere che una casa di produzione tv cerca i storie legate alla reincarnazione. Così contatta la troupe e tutti insieme partono. A loro si unisce anche Jim Tucker, americano, direttore della clinica di Psichiatria infantile della Virginia University, incuriosito dalla vicenda.
Cameron è felicissimo. Ma arrivati sull’isola, la casa descritta dal bambino non si trova. Quando stanno per rientrare la madre ha un’intuizione: Cameron aveva detto di vedere, da casa, la spiaggia sulla quale atterravano gli aerei. Pochi chilometri ed ecco la sorpresa: in lontananza appare la casa bianca, isolata e affacciata su una splendida baia…
Cameron non ha dubbi. Trova con sicurezza un pertugio ben nascosto dai cespugli: un’entrata segreta che non si sa come potesse conoscere, poiché dall’esterno era totalmente invisibile. Una famiglia Robertson era esistita veramente su quell’isola e aveva abitato in quella casa bianca, affacciata sulla baia di Cockleshell. Proprio come descritto da Cameron. La casa era ora disabitata: gli ultimi discendenti del clan se ne sono andati da tempo. Ma la sera arrivano all’hotel alcune foto di quella ormai famosa famiglia Robertson, mandate dall’anagrafe: il bambino riconosce il cane maculato e l’auto nera di cui parlava spesso.

L’altro caso che ho scelto è un caso criminale molto noto in India.
Un bambino era nato da una famiglia non ricca né colta ma a due anni e mezzo, si offese perché gli era stato chiesto di togliere un bicchiere dalla tavola. Disse che per certe cose aveva dei servitori, e si irritò molto. Disse di essere uno sharma (una sottocasta dei bramini) e di non appartenere come suo padre alla casta inferiore dei baniani. Affermò anche di possedere una ditta di prodotti farmaceutici, la Sukh Sharcharak, e disse di avere nella città di Mathura una moglie con cui continuava sempre a litigare, un padre e due fratelli, uno dei quali gli aveva sparato.
Cinque anni dopo, mentre si trovava a Mathura per affari, il padre di Gopal cercò di appurare la storia del figlio, e venne a sapere che c’era un’analogia fra la storia di Gopal e la vita di un certo Shaktipal Sharma, che aveva a Mathura una moglie, con cui aveva continuato sempre a litigare, un padre e due fratelli, e una volta era stato dirigente di una ditta di prodotti farmaceutici.
Sharma era morto nel maggio del 1948, ucciso dal fratello.
Gopal nacque il 26 agosto 1956.
Gopal seppe identificare la moglie di Sharma, ma solo dopo che si erano incontrati due volte e dopo che la donna aveva rivelato la propria identità al padre di lui. Come prova aggiuntiva a favore dell’ipotesi della reincarnazione, c’è il dettaglio di una voglia di agrumi della madre di Gopal quando era incinta e il debole di Sharma per gli agrumi.

“Per l’anima non c’è mai nascita né morte. Esiste e non cessa mai di esistere. È non nata, eterna, esiste sempre, non muore ed è originale. Non muore quando il corpo muore”
(Bhagavadgita 2.20).
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INDICE ROMANZO

CAPITOLO 1 : http://masadaweb.org/2014/07/13/masada-n-1545-13-7-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-1/

Regressioni a vite precedenti – La guarigione a distanza – Le visualizzazioni- I numeri simbolici

CAPITOLO 2 : http://masadaweb.org/2014/07/17/masada-n-1546-17-7-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-2/

Le malattie psicosomatiche – Induzione e ipnosi come forma di terapia – Le verruche

CAPITOLO 3 : http://masadaweb.org/2014/07/22/masada-n-1547-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-3/

Tutto comincia dalla testa – Talismani: la croce di Ankh – Rievocare altre vite o momenti traumatici del passato – Incubi ricorrenti – Leggere negli altri una storia fatta di tante storie

CAPITOLO 4 : http://masadaweb.org/2014/07/28/masada-n-1550-28-7-2014-una-seconda-possibilita-romanzo-capitolo-4/

Isobare psichiche – Rane – La lezione del dolore – La lezione del piacere – La sessualità sacra – La verginità eterna – Ma cos’è l’orgasmo? – Eiaculazione precoce, vaginismo e omosessualità

CAPITOLO 5 : http://masadaweb.org/2014/07/29/masada-n-1551-29-7-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-5/

Pene d’amore – Il tradimento – La trasgressione – Amare l’impossibile

CAPITOLO 6 : http://masadaweb.org/2014/08/06/masada-n-1552-6-8-2014-una-seconda-possibilita-romanzo-capitolo-6/

La casa infestata – Sogni premonitori – Messaggi dall’al di là – Le vite precedenti

CAPITOLO 7 : http://masadaweb.org/2014/08/13/masada-n-1554-13-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-7/

Storia di Deneb – Testimonianze sulla premonizione – Sentirsi estranei a questo mondo – Rispettare la propria unicità – La diversità è un dono – I prescelti

CAPITOLO 8 : http://masadaweb.org/2014/08/13/masada-n-1555-13-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-8/

Le discriminazioni – La cultura è il frutto del potere – Rifiuto sociale delle diversità – Chiaroveggenza – Il motivo per cui siamo venuti a nascere – Un compito che si realizza in più esistenze successive – Profezia – Il terzo occhio – L’archivio globale

CAPITOLO 9 : http://masadaweb.org/2014/08/16/masada-n-1557-16-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-9/

Il mio amico omosessuale – I segni sincronici – L’essenza di una coppia

CAPITOLO 10 : http://masadaweb.org/2014/08/21/masada-n-1560-21-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-10/

Esistere come non umani – Nostalgia delle esistenza perdute – Altri mondi-
Siamo tutti angeli caduti – Un messaggio dell’Imperatore

CAPITOLO 11 : http://masadaweb.org/2014/08/23/masada-n-1562-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-11/

Vedere i fantasmi – Bachi vampirici, boli, ragnatele, girandole di luce – I punti nodali – Figure non terrestri – Una guarigione miracolosa- Uscire dal corpo – La psiche, l’anima, lo spirito – il Tunnel – L’Osservatore- L’Aldilà

CAPITOLO 12: http://masadaweb.org/2014/08/25/masada-n-1563-25-8-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-cap-12/

Un ignoto chiamato l’angelo – La potenza energetica di un gruppo – Messaggi da lontano – L’animale totemico – La voce diretta – La scrittura automatica – Storia di Lucina

CAPITOLO 13 : http://masadaweb.org/2014/08/30/masada-n-1565-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-13/

Omaggio a Elisa – L’amore è più forte della morte- I figli. Un mistero

CAPITOLO 14: http://masadaweb.org/2014/09/02/masada-n-1567-2-9-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-14/

Entrare in pensione – L’arte dell’ospitalità – La meraviglia del cucinare – Metti la passione in ogni cosa che fai e supera te stesso a la vita diventerà meravigliosa

CAPITOLO 15 : http://masadaweb.org/2014/09/05/masada-n-1569-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-15/

Una antologia di fatti paranormali – Il sogno premonitore – Un profumo dall’al di là – Il cane nero – La Bologna delle acque – Santa Caterina de Vigris – Bene e Male camminano vicini

CAPITOLO 16: http://masadaweb.org/2014/09/09/masada-n-1570-9-9-2014-romanzo-una-seconda-possibilita-capitolo-16/

Rituali – Sogni di premonizione – Telepatia – Ciò che è in alto si lega a ciò che in basso – Sogni lucidi – Le coppie kahrmiche – La vacuità
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http://masadaweb.org


MASADA n° 1573 13-9-2014 ITALIA DESTRIMANE

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Un ragazzo ucciso da un poliziotto – Roberto Saviano contro Renzi- Addio Province? Tranquilli, è la solita bufala di Renzi – Cannabis terapeutica – Renzi mette uno dei suoi a capo del CSM – Le mani sulla magistratura – Orfani bianchi, il costo drammatico delle badanti dell’est– I Mormoni a Roma- Minoranze religiose in Italia

Armando di Napoli

Nei tuoi occhi abbandonati
esplode la tempesta ricamata di follia
rinnegando la bella miseria nella soave esaltazione
attimi di tradimenti nel contrabbando d’illusioni in affitto
ancora il mondo sprofonda nella mortificazione perversa
mercificazione immemore che striscia silenziosa
sulla pelle dell’anima del destino…
.

Con decreto governativo l’onestà sarà presto un reato punibile con la prigione. Si avvera così la profezia di Collodi raccontato nel capitolo 19 di Pinocchio che denunzia al tribunale di essere stato derubato delle sue monete d’oro e per questo condannato a quattro mesi di carcere.
“Allora il giudice, indicando Pinocchio ai gendarmi, disse loro: “Quel povero diavolo è stato derubato di quattro monete d’oro: pigliatelo dunque e mettetelo subito in prigione”
. (Questo accade nel paese degli Acchiappacitrulli, il perfetto paese renziano. Padroni arroganti e impazienti non accettano più una legge uguale per tutti, la legge se la fabbricano ad personam coi loro parlamenti di yes-men).
.
Gozer
Sinistra?
Questi ormai sono diventati “destrogiri”…

Arriva Renzi
si udì un rumore sinistro
(e ovviamente quel ‘sinistro’ non era di sinistra)
.
Scanzi
L’informazione italiana è drogata da notizie marginali, che fungono da armi di distrazioni di massa: Renzi che mangia il gelato, Renzi che mangia i tortellini, Renzi che mangia la Costituzione. E tutti a ridere (non tutti, precisiamo).
.
Gianni Rodari: “Ma come fai a parlare di libertà ad uno schiavo che si crede un uomo libero?”
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Per gli Italiani la democrazia indica solo una parentela lontana. Come la prozia.
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Pipaluce
In effetti uno di sinistra, per rivoluzione politica in seno alla non-destra italiana, si sarebbe aspettato un CHE Guevara, che avvolto in una bandiera rossa avesse preso le redini di un partito cartone animato, che ha tradito tutti gli italiani in ordine alfabetico, uno per uno, negli ultimi 25 anni. Invece è arrivato Giumbolo e il sospetto, vista la pancia, è che il CHE se lo sia ingoiato tutto intero. Della bandiera rossa nessuna traccia… però sembra che, messo di profilo, qualcuno abbia visto distintamente la Balena Bianca.
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Gli aforismi di Ivan Arillotta

Solo il dolore resta, nessuno lo tocca.
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“Comprendersi è una specie rara di incidente”
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Scrivere in silenzio, bestemmiare sui fogli bruciati e soffrire nei soliti posti.”
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Siamo una maledizione che parla di sé, e che parla da sola. Rendersi conto di averci provato con la forza di mille muti. Bisogna scrivere sempre, non c’è altro da fare.”
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“Prendere la penna e ricominciare da capo, muti e immobili. Alla fine, in qualche modo e in qualche posto, ci siamo.

UN RAGAZZO UCCISO DA UN POLIZIOTTO
Nicolai Caiazza

La pena di morte é stata mai abolita? La domanda é: é possibile applicare una “procedura” di giustizia sommaria se una persona scappa o non si ferma all’alt della polizia? Di fronte all’esecuzione di chi ha fatto una trasgressione non grave c’é da considerare la sproporzione tra il livello della trasgressione e la pena applicata. Questa differenza é uno spazio riempito da odio razziale o odio sociale. A Ferguson é stato l’odio razziale che ha fatto scavalcare il limite della punizione per spingere direttamente verso l’omicidio. Al RioneTraiano si é trattato di odio sociale. Di questo odio sociale che é parte della preparazione del personale dei Servizi statali di repressione ne sono testimone le cronache degli ultimi anni: si può seviziare e anche uccidere purché non si tratti di persone ricche o comunque appartenenti ad organi di potere.
La reazione dei lettori sui blog dei giornali, sopratutto del Mattino di Napoli, é un indice anche del livello di astio sociale che ormai serpeggia tra la popolazione. Invece di solidarizzare con la madre del giovane ucciso, molti si sono addirittura accaniti contro di lei accusandola di non aver dato la giusta educazione al figlio: non gli ha insegnato che non fermarsi all’alt fa correre il rischio di morte. Altri hanno anche parlato di ipocrisia della madre. Pietá l’é morta. Quando le persone non riconoscono il dolore di una madre che ha perso un figlio é perché siamo arrivati a un livello di depravazione sociale ancora sconosciuto. Il tono generale é di solidarietá invece per il carabiniere che avrebbe reagito con giustizia perché i ragazzi non si sono fermati all’alt, così che si protesta preventivamente contro una sua incriminazione.
“Faccio ancora un giro e poi torno” aveva detto Davide alla madre. Un giro in motorino in tre era evidentemente l’unico svago possibile prima di andare a dormire. Il grado di noia contro il quale devono lottare i giovani é enorme. Luoghi di incontro, di intrattenimento, di divertimento sono un lusso ancora proibito in molti quartieri. Ma non é un caso. Il potere vuole che i giovani stiano a casa per istupidirsi davanti alla Tv.

Federica Fabbretti
Sulla morte del giovane ucciso del poliziotto Saviano ha scritto: ”E’ importante ricostruire le dinamiche e accertare le colpe. Ma concentrare tutte le discussioni, le dichiarazioni e le energie solo su questo, non è altro che lo strenuo tentativo di chiudere gli occhi di fronte a una realtà che fa paura e che non si vuole vedere.” Oppure una realtà che fa comodo che venga esposta in modo così superficiale. Eventi tragici come questo o come la morte di Stefano Cucchi o la mattanza avvenuta durante il G8 di Genova nella scuola Diaz e nel carcere di Bolzaneto, ma anche come le decine di poliziotti feriti da molotov e spranghe di ferro nelle manifestazioni infiltrate dai cosiddetti “black block” o a seguito di scontri a fuoco con mafiosi e delinquenti di ogni genere, dovrebbero servire da campanello d’allarme prima e da stimolo poi per chi ha il potere di porre rimedio alle falle di un sistema che permette ad episodi del genere di verificarsi. L’unico compito, quindi, di chi ha questo potere dovrebbe essere quello di analizzare la situazione a fondo, comprendere le cause che l’hanno generata e infine trovare un modo per evitare che la storia si ripeta. Invece assistiamo ogni singola volta al ripetersi dello stesso identico film: i giornali escono il giorno successivo con articoli praticamente identici tra loro, nei quali, accanto al racconto dettagliato dell’evento, viene descritto nei minimi dettagli il dolore privato di chi ha subito quella terribile tragedia, facendo a gara per scovare il particolare più impressionante e scabroso della vicenda, la foto più cruenta e scioccante, la testimonianza che farà più scalpore; mentre i politici si affannano ad esternare la loro opinione nel modo più roboante possibile, prendendo una o l’altra parte, pronti ad addossare colpe e ad esprimersi in frasi banali e, a volte, addirittura ipocrite. Il silenzio degli intellettuali è assordante.
Il risultato di questa incredibile superficialità è stato, è tuttora e continuerà ad essere, da una parte la mancata risoluzione del problema e, dall’altra, l’acuirsi della rabbia, dell’egoismo, della sfiducia, del senso di impunità, della cultura della giustizia-fai-da-te e della diffidenza verso chi non rientra nel proprio piccolo mondo conosciuto. Ad ogni ragazzo ammazzato o malmenato crescerà la rabbia dei cittadini verso le forze dell’ordine e ad ogni poliziotto o carabiniere ferito o ucciso (sì, perché due settimane fa è stato ucciso un carabiniere e nel gennaio scorso fu ferito gravemente un poliziotto ad un posto di blocco) crescerà quella degli agenti verso i cittadini e di entrambi verso lo Stato. E quando, alle vittime di questi crimini, lo Stato non sarà in grado di dare giustizia, in entrambe le fazioni crescerà il senso di impotenza, il desiderio di vendetta, lo spirito di branco ma, soprattutto, diminuirà sempre più la lucidità e la capacità di analisi critica necessarie per compiere sempre e in ogni caso la scelta giusta e per non dimenticarsi mai che, prima di essere manifestanti o poliziotti, siamo tutti cittadini e, ancor prima, esseri umani.
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Armando di Napoli

Si frantuma la menzogna
negli scantinati l’odore del degrado
nemmeno l’ombra dei raggi del sole
invasi di vergogna
entrano nelle fessure assonnate
il rione dorme ancora quando
infilzato da un fragoroso sparo
squarcia il cuore del
profumo dell’adolescenza
i polsi ammanettati dallo squallore disumano
contro ogni sacralità
la nefandezza mascherata dal crimine efferato
sboccia forgiando rabbia
Davide rimane a terra
in una pozza di sangue
nel silenzio straziante della notte
che si mischia con lacrime innocenti…

SAVIANO CONTRO RENZI

«Il momento è gravissimo e la necessità di serietà è illimitata: il primo ministro e i ministri dovrebbero rendersi conto che non è possibile sempre e comunque strizzare l’occhio alla più stantia rappresentazione della cialtroneria nazionale. La situazione del paese è gravissima e si pensava che con l’uscita di scena di Silvio Berlusconi, quell’eterno rinvio ai tipici personaggi della commedia all’italiana fosse esaurito. Si sperava che il pagliaccio e l’abile battutista con responsabilità di governo avessero lasciato il terreno a una generazione di persone serie, in grado di cogliere la gravità delle situazioni e dunque capace di lavorare con discrezione a soluzioni anche dolorose, ma di largo respiro». E invece questa speranza, questo sogno, rischia di essersi già infranto. Sarebbe necessaria per esempio un’azione per riportare in Italia i cervelli in fuga all’estero, per “recuperare” una generazione che ha investito sulla formazione e ora si trova senza lavoro o “in esilio”. Ci vuole un investimento forte sul capitale umano. E invece dobbiamo rassegnarci all’idea che ogni Governo si senta in obbligo di annunciare una “rivoluzione” nel mondo della scuola. Annunci di rivoluzioni che servono solo a mascherare nuovi tagli. Ci vorrebbe serietà, capacità di dire la verità al paese e di guardare al futuro. Ci si aspetterebbe umiltà, silenzio, riservatezza: esistere solo quando si è al lavoro, rifuggendo ogni futilità.
Se il giorno in cui si è ufficializzata la deflazione che ha portato l’economia italiana al 1959 il nostro Premier ha teatralmente mangiato il gelato, forse a breve sarà costretto a presentarsi al Paese in ginocchio e con la testa bassa, in un vuoto di parole, finalmente rappresentativo del disastro».
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Paolo Cicerone

Ve lo ricordate il “Vvenghino signori venghino, si vendono le auto blu”?
Quanto ha fruttato finora allo Stato? Ve lo dico io: 50.000 euro
Esattamente LA META’ di quanto Alessandro Di Battista ha restituito col taglio del suo stipendio.
Pigliatevi la pillola rossa Itaglioni!

ADDIO PROVINCE ? TRANQUILLI, E’ LA SOLITA BUFALA DI RENZI
Travaglio

“In realtà con il ddl Delrio le province restano e le poltrone aumentano: 1.774 consiglieri eletti vengono fatti fuori (i 3 mila che secondo Renzi resterebbero senza indennità? Un numero random), ma soltanto a beneficio di oltre 26 mila (avete letto bene, ventiseimila) nuovi consiglieri che entrano, più 5 mila assessori. Senza dimenticare che la Corte dei conti ha già da tempo espresso perplessità sul ddl Delrio, sia per il guazzabuglio istituzionale che architetta (ridondanza di enti che si sovrappongono con le stesse funzioni), sia per il concreto rischio di spendere di più, invece che risparmiare. L’abolizione delle Province di Renzi e Delrio ricorda l’illusionista de La grande bellezza e la sparizione della giraffa. “Io posso farla sparire, ma mica sparisce davvero – ammette il mago – è solo un trucco”. E in fondo, come gli spettatori di uno spettacolo di magia, anche gli Italiani sanno che gli annunci di Renzi sono soltanto un trucco. Ma è così dolce e rassicurante far finta di crederci. Vero?
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Barnum è stato il più grande direttore di circo equestre. Un giorno era affacciato alla finestra su una piazza piena di gente e un giornalista gli chiedeva il segreto del suo successo. “Vede quelle persone laggiù?”- disse Barnum- “Solo il 3% ragiona con la sua testa. Bene, io lavoro per le altre 97”. Quanti politici fanno così?

PARLAMENTARI STRAPAGATI

In un grafico dell’Economist, che evidenzia lo stipendio dei parlamentari del mondo in rapporto alla ricchezza nazionale di ogni cittadino, risulta che l’Italia è al primo posto dei Paesi europei, il Paese che ha i parlamentari pagati di più.
Quindi il reddito di un parlamentare è, rispetto alla ricchezza nazionale delle singole persone;
6…….. volte in Italia
2,5….. volte in Germania
2,2 volte in Inghilterra.
2 ……..volte in Francia
1,9……volte in Svezia
1,7……volte in Spagna
uguale in Norvegia.
Come vedete l’Italia detiene un record, ma negativo.
Questa è la dimostrazione che i nostri politici per essere credibili, si devono ridurre i loro redditi, non ridurre i nostri stipendi.
(E’ dunque sacrosanta la decisione dei 5stelle di ridursi lo stipendio. Come è sacrosanta la loro regola per cui dopo due legislature è bene che uno se ne torni a casa, per non consolidare una posizione di potere che in Italia porta inevitabilmente alla corruzione.)
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LA CRISI E’ UNA MANOVRA PER CANCELLARE OGNI FORMA DI WELFARE
Roberto Marchesi

Il premio Nobel 2008 dell’economia, Paul Krugman, dice che è difficile credere che siano già passati 6 anni dall’inizio della terribile “Grande Recessione“, e che ancora non si veda una reale ripresa economica all’orizzonte, ma soltanto un lento, debole, recupero, che può trasformarsi in ogni momento in un nuovo crollo. Krugman vede perciò il pericolo che l’insistenza dei “troppisti” (quelli cioè che dicono che si dà già troppo aiuto all’economia) potrebbe condurre molto facilmente e rapidamente ad una nuova scivolata in recessione, così grave e profonda da non fermarsi più. Egli identifica ancora sostanzialmente gli stessi soggetti come la “congrega dei deflazionisti”. I “troppisti” sono gli americani, non tutti, ma certamente quasi tutti quelli che guidano o che seguono ideologicamente il partito repubblicano. I “deflazionisti” sono chiaramente gli europei, che da 3 anni, sembra facciano (al di là delle chiacchiere) proprio tutto ciò che è possibile per far scivolare l’intera Europa in un micidiale vortice deflazionistico.
Troppisti e deflazionisti hanno in comune la conoscenza di una semplice parola magica capace di risolvere qualsiasi problema economico: “Austerity“.
Non fa niente che economisti di chiara fama (oltre a Krugman) dicano che l’attuale recessione, specialmente in Europa, sia già peggiore di quella degli anni 30, i troppisti insistono a dire che si devono continuare le politiche di tagli alle spese superflue (il che poi vuol dire ridurre drasticamente le paghe dei lavoratori, i permessi retribuiti e le ferie pagate) e le lentezze burocratiche e normative (con le quali, per es., impediscono alle imprese moderne di farti mangiare ciò che vogliono e agli speculatori di alleggerirti il portafoglio grazie a prodigiose alchimie finanziarie).
Persino la nuova presidentessa della Fed, Janet Ellen, dice questa crescita sostiene i benestanti, ma lascia indietro tutti gli altri e che non è ancora il momento di allentare la leva del sostegno finanziario all’economia, ma loro proseguono imperterriti nelle loro strampalate teorie di rigore. Del resto, ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che il loro vero obbiettivo non è uscire dalla crisi, ma lasciare che la crisi faccia il suo lavoro, come espone Thomas Edsall (Tagliare le provvidenze ai poveri). E come altri sostengono anche dopo la risoluta presa di posizione della Bce con cui Draghi (in ogni caso di gran lunga più capace del suo predecessore Trichet), otterrà certo effetti positivi, ma insufficienti perché non sono stati attuati subito quando c’era già l’es. di tutte le altre banche centrali che già lo facevano. Era la Merkel (e alleati) a proibirlo? E perché? Va bene, faceva l’interesse della Germania (questo ormai lo sanno anche i bambini) ma perché i governi di Francia, Italia, Spagna, ecc. gliel’hanno lasciato fare?
Ma c’è di più! Ricordate chi c’era a governare quando è cominciata la grave crisi europea? Le destre, ovvero i liberisti, ovvero i nemici giurati del welfare. E ancora oggi, in piena crisi e recessione dell’intera Europa, che cosa ci dicono? Che la colpa della crisi è il costo del lavoro, troppo alto per competere, ecc… Mica dicono per es. che nella opulenta America pagano ancora i lavoratori comuni meno di 10 dollari all’ora e che praticamente nessuno (salvo certi manager) ha diritto a ferie e permessi pagati. Allora bisogna allineare il mercato del lavoro in basso ovviamente. Pagare di meno per rendere di più (e guai a chi lo chiama sfruttamento!).
Nel pieno della peggiore crisi economica dal dopoguerra c’è ancora chi sale in cattedra (Alfano) a sostenere l’esigenza di abbattere lo Statuto dei Lavoratori o almeno (come più furbescamente propone Renzi), modifichiamolo per migliorarlo. Qualcuno può credere davvero che questi ammazza-welfare vogliano davvero migliorarlo? I pensionati sono già al terzo anno di pensione congelata. Adesso vogliono congelare persino le paghe delle Forze dell’Ordine. No, non quelle dei Questori, quelle degli agenti, naturalmente!
Chi siede nelle stanze dei bottoni non può essere un cretino. Come si fa a non pensare che questa prolungata crisi sia tutta una manovra del neo-capitalismo globalizzato per cancellare ogni forma di welfare in Europa e nel mondo? (In America praticamente non è mai esistito)
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Seconda volta che Casaleggio viene invitato a Cernobbio e ci va.
Seconda volta che Renzi viene invitato a Cernobbio e non ci va.
Non c’era nemmeno il ministro del lavoro Poletti.
Il governo snobba gli industriali? Fa male, visto che sono loro che reggono l’economia di questo Paese. Non sapeva cosa dire? Non aveva nulla da dire?
Casaleggio ha parlato come industriale del web elogiando, come suo solito, internet e la sua connessione con la democrazia diretta:
“Internet ha delle proprietà fisse che possono influenzare diversi aspetti della nostra società, in questo caso la politica. Si sta affermando un po’ in tutto il mondo, la democrazia diretta, che si contrappone alla democrazia rappresentativa. I cittadini attraverso la democrazia diretta partecipano direttamente alle iniziative politiche invece di votare dei rappresentanti che prendono le decisioni al loro posto.
La democrazia diretta si diffonderà in futuro grazie all’aumento dell’informazione libera dovuto a Internet che non è solo un supermedia destinato a assorbire tutti gli altri, ma soprattutto è un processo di trasformazione della società in cui il politico diventa esecutore della volontà dei cittadini e del programma”.

RENZI&AMICI
Alessandro

Renzi parla di meritocrazia poi sistema parenti e amici. Giunta, partecipate, Montecitorio: il sindaco di Firenze ha piazzato decine di fedelissimi. Intanto predica: «Se vinco io metto i più bravi, non i fedeli! Basta con le correnti e gli amici degli amici!». A Firenze, Maria Elena BOSCHI venne nominata da Renzi quando era sindaco nel consiglio di amministrazione di Publiacqua, la più grande azienda toscana di servizio idrico, insieme a Erasmo DE ANGELIS, che ne diventa il presidente ed ora è stato nominato da Renzi sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti. Il 4 maggio 2014 Pier Luigi BOSCHI, padre della ministra Maria Elena, è stato promosso vice-presidente della Banca Etruria. E qualcuno dei suoi tanti slogan usati per conquistare le piazze, “basta con gli amici”, “il nuovo che avanza”, appaiono farseschi ma molti ci cascano.
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CANNABIS TERAPEUTICA
Mauro Romanelli, consiglio regione Toscana (Sel)

“Esprimo massima soddisfazione per il via libera, arrivato dai ministri della Salute e della Difesa, alla produzione di cannabis a fini terapeutici presso lo Stabilimento Chimico Militare di Firenze. L’Italia ha tutto ciò che serve per avviare una produzione a livello industriale: il centro di ricerca per le colture industriali di Rovigo, un istituto pubblico autorizzato alla produzione di cannabis per scopi di ricerca, può inviare il materiale allo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze e far partire una produzione nazionale di cannabinoidi a fini terapeutici, senza dover dipendere da oligopoli esteri. E’ una misura di civiltà oltre che ad un’opportunità economica e produttiva che solo la poca laicità di questo Paese non faceva emergere, costringendo migliaia di persone a non poter usufruire di cure che la cannabis può invece assicurare. I principi attivi dei cannabinoidi, sintetici o naturali, sono inseriti ufficialmente tra le sostanze dotate di efficacia terapeutica…e sono da anni impiegati nel mondo nel trattamento dei sintomi di diverse patologie (come la nausea e il vomito nei pazienti sottoposti a chemioterapia, sindromi dolorose neuropatiche, reumatiche, di origine tumorale ecc, stati di stress post-traumatico, alcuni effetti delle terapie retrovirali nei pazienti affetti da HIV, asma, sla, diabete, sclerosi multipla). Questa scelta porterà dunque ad un notevole risparmio, dato che le medicine, fino a oggi importate dall’estero, hanno costi molto elevati. Una notizia ottima e che sollecita la Giunta Rossi a cambiare il regolamento della Legge Regionale, perché quello attuale è penalizzante. La Giunta sta esaminando proposte di modifica che abbiamo realizzato coi malati. La Toscana ha sempre svolto, da un punto di vista legislativo, un ruolo di apripista in merito a temi molto delicati, contraddistinguendosi per laicità ed equilibrio. Il recente riconoscimento della Conferenza delle Regioni che ha dichiarato come modello la legge toscana sula fecondazione eterologa ne è un’ulteriore dimostrazione. Dopo aver aperto la strada con la Legge Regionale, sarebbe davvero un paradosso che finissimo per diventare il fanalino di coda, perché abbiamo partorito un regolamento assolutamente inadeguato”.

TESTE DI LEGNINI
Marco Travaglio

Ricordate i profeti della fine di B e della “pacificazione” dopo la “guerra dei vent’anni”? Noi l’abbiamo sempre saputo, e scritto, che erano tutte balle. L’Italia politica, quella del Palazzo e quella dell’indotto, è talmente impregnata di berlusconismo che B continuerà a comandarla anche da morto. Figurarsi ora che è ancora vivo e vegeto, anche se momentaneamente ristretto ai servizi sociali. Forse non tornerà più a Palazzo Chigi, ma chi sta meglio di lui? Al governo c’è il suo pupillo, fra l’altro suo fervente ammiratore, che gliele dà tutte vinte e riesce a fare anche quello che a lui non riuscì, meglio di come l’avrebbe fatto lui, nel silenzio tombale di chi strillerebbe se a farlo fosse lui. Non gli resta che assistere compiaciuto allo spettacolo dalle finestre di Cesano Boscone, senza neppure pagare il prezzo di logoramento che consuma chi governa. Tanto il governo sta in piedi grazie a lui, ma lui formalmente è all’opposizione, anche se vota sempre con la maggioranza. Comanda per interposto Renzi. Geniale.
Prendete quel che è successo ieri: dopo mesi di fumate nere, il partito unico renziano Pd&FI&frattaglie varie ha deciso che il vicepresidente del Csm sarà Giovanni Legnini, 55 anni, in politica da 38, avvocato e docente in aspettativa, ex Pci, ex Pds, ex Ds, ora Pd, già sindaco di Roccamontepiano (Chieti), senatore dal 2004, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del governo Letta e all’Economia nel governo Renzi. Cioè: per la prima volta un membro del governo in carica passa, senza soluzione di continuità, a vicepresiedere il Csm. Così il governo mette il cappello e le mani sulla più alta carica elettiva dell’organo costituzionale che dovrebbe garantire l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati (seconda solo al capo dello Stato, membro di diritto). Con tanti saluti a quel che resta della divisione dei poteri. Nemmeno B. era arrivato a tanto, anzi sotto i suoi governi si erano sempre alternati vicepresidenti dell’area di opposizione (Capotosti nel ‘94, Rognoni nel 2002, Vietti nel 2010), in nome di quella democrazia dei contrappesi ora archiviata.
Renzi piazza al vertice operativo del fu organo di autogoverno dei magistrati un membro del suo stesso governo, con il via libera di B. che ottiene due posti nel nuovo Csm, mentre i 5Stelle – che hanno molti più voti di lui – dovranno accontentarsi di uno. Cose da pazzi, mai accadute neppure nella nostra repubblichetta delle banane. Si spera che, al momento di votarlo, i membri togati del nuovo Csm abbiano un sussulto di dignità e oppongano un netto rifiuto al vicepresidente Legnini, commissario politico del governo, ma c’è da dubitarne. Basti pensare che due togati hanno goduto della sfacciata propaganda elettorale del sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, che in un paese normale sarebbe stato cacciato a pedate dal governo, invece è sempre lì per conto di B. che lo designò quando ancora sosteneva il governo Letta. Ora, quando sarà insediato, il Csm più governativo della storia dovrà nominare circa 300 capi degli uffici giudiziari, decapitati da Renzi con la dissennata norma che prepensiona i magistrati a 70 anziché a 75 anni.
Completa il quadro dell’immonda spartizione l’accordo Renzusconi per mandare alla Corte costituzionale due vecchi politicanti come Luciano Violante (noto participio presente, molto gradito al Colle che lo promosse “saggio”) e Donato Bruno (noto amico di Previti). Il primo è in politica dal ‘79, il secondo dal ’96: ora andranno a giudicare le leggi che hanno contribuito a scrivere e ad approvare. L’apoteosi del conflitto d’interessi.
Chi pensasse a un cedimento di Renzi al berlusconismo declinante non avrebbe capito nulla: Renzi non cede a B., Renzi la pensa esattamente come B. Perché ha le stesse urgenze di B. La sua classe dirigente (si fa sempre per dire) è lo stesso frittomisto di incompetenti e di inquisiti, come dimostrano i casi di Richetti & Bonaccini. Con l’unica differenza dell’età. Se non si sbriga a mettere sotto controllo i giudici, finisce come B. Ma, diversamente da B., ce la può fare. Quod non fecerunt berluscones, fecerunt renzini .

Viviana Vivarelli
Il principio fondamentale su cui riposa ogni democrazia è l’equilibrio dei poteri, per cui legislativo (parlamento), giudiziario (magistratura) ed esecutivo (governo) stanno alla pari, sono indipendenti e autonomi, e si controllano a vicenda
E’ proprio sull’equilibrio tra poteri che Renzi interviene pesantemente, accentrando tutto il potere sul governo, indebolendo il parlamento che dovrebbe essere l’organo di rappresentanza popolare mentre è fatto da nominati e ora infiltrandosi nella Consulta e ne CSM.
Il golpe è chiarissimo: spezzare la democrazia nelle sue fondamenta e instaurare il potere di un uomo solo.
Il Consiglio Superiore della Magistratura è un organo di autogoverno, con lo scopo di garantire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura dagli altri poteri dello Stato, in particolare da quello esecutivo, secondo il principio di separazione dei poteri espresso nella Costituzione della Repubblica italiana.
Se Renzi nomina lui i giudici del CSM, come potrà questo essere indipendente dal Governo??
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Giovanna Maggiani Chelli
Presidente Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili

La giustizia non appartiene al nostro tempo e soprattutto non appartiene a questo ventennio fondato giusto sulla strage di Via dei Georgofili e tutto quello che la paura di quel tritolo ha comportato .
La Magistratura non corrotta e non asservita al potere politico, per fare carriera, è l’ultimo baluardo di una resistenza alla corruzione mafiosa e allo scambio di voto politico mafioso, che dal 1993 in avanti noi non abbiamo più potuto ignorare.
Abbiamo contato i morti e ne abbiamo verificato lo stato dei corpi la notte del 27 Maggio 1993 sui tavoli degli obitori. Ormai è successo; il sangue è stato versato, è stato troppo doloroso non smetteremo mai di chiedere giustizia.
Non saranno gli starnazzi di chi si crede che si possa guardare avanti in nome di un nuovo che nuovo non è a farci desistere dal chiedere giustizia.
Oltre non occuparsi di combattere la mafia ci manca pure che il Governo metta le mani sulla magistratura! Limiti alla magistratura in termini di libertà e indipendenza e limiti quindi all’obbligatorietà dell’azione penale sarebbero un torto gravissimo per chi aspetta giustizia come noi, sempre negata nella sua completezza in questi 21 anni.

MA QUALI DATI STATISTICI???
vv
La cosa assolutamente folle è leggere i famigerati analisti che prima davano Renzi al 41% quando il 50% degli elettori non ha nemmeno votato e alLE Europee sul numero totale degli elettori ha preso il 20%!
E leggere ora che Renzi è sempre al 60%, quando resta pur sempre un 50% di elettori che si ritraggono dalla partitocrazia e ci devono stare in quei 100 anche i voti delle altre forze politiche. Ma che conti fanno? Insomma persino un deficiente potrebbe considerare poco seri certi numeri bislacchi e demenziali. Ma che senso ha sparare cifre così inverosimili??? Quello di una propaganda becera e falsificatrice?
Cifre non molto diverse furono sparate dagli stessi analisti su Monti che ora sta allo 0,5%. Mi dite com’è possibile che Renzi abbia deluso duramente intere categorie di Italiani (dai dipendenti pubblici agli insegnanti ai poliziotti…) e con perfetta impudicizia i cosiddetti sondaggisti continuino a sparare simili balle su un consenso del tutto inesistente?
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Sauro manda:
LE BADANTI DELL’EST
Orfani bianchi: Il costo drammatico delle badanti
Famiglie distrutte, bambini suicidi. Del calvario in patria delle nostre badanti non sappiamo nulla
Lidia Baratta

Si svegliano una mattina. E le loro mamme non ci sono più. Partite. La maggior parte verso l’Italia. A fare le badanti, a prendersi cura dei nostri vecchi e dei nostri figli. Mentre i loro vecchi e i loro figli restano da soli, in Romania, Moldavia, Ucraina, Polonia o Russia. Da un lato l’Italia che invecchia ogni giorno di più, dove le famiglie – tantomeno lo Stato – non si occupano più della famiglia. Dall’altra i Paesi dell’estremo Est dell’Europa, dove invece le famiglie si sgretolano per risolvere i problemi delle nostre. I figli a distanza crescono con i padri, le nonne, le zie, i vicini di casa o addirittura da soli in istituti per minori. “Orfani bianchi”, li chiamano: secondo l’Unicef sono almeno 350mila in Romania, 100mila in Moldavia. E spesso la separazione dalla madre è troppo dolorosa, l’attesa troppo lunga da sopportare. Nei casi meno drammatici, questi figli finiscono per essere depressi, sviluppano dipendenza dalle droghe o dall’alcol, o prendono la strada dell’illegalità. Nei casi più drammatici si tolgono la vita, anche a dieci, undici, dodici anni. «Un gesto estremo», spiega Silvia Dumitrache, presidente dell’Associazione donne romene in Italia, «credendo che sia l’unico modo per far tornare le mamme a casa». Quanti siano i suicidi tra gli orfani bianchi non si sa con precisione. Non esiste alcuna statistica, né il governo romeno si occupa del fenomeno (basti pensare che in Romania un ministero per i Romeni nel mondo esiste pure, ma non ha neanche un anagrafe degli emigrati e ora ha chiesto alla Chiesa ortodossa di aiutarlo nel censimento). «Io ho contato almeno 40 suicidi di bambini negli ultimi anni», racconta Silvia, «poi mi sono fermata, non ce la facevo ad andare avanti».
Le badanti in Italia sono più di un milione e seicentomila (dati Censis): più di quattro quinti sono donne, e oltre il 77% è straniero, in maggioranza romene, seguite da ucraine, filippine, moldave, marocchine, peruviane, polacche e russe. Donne che lasciano tutto, figli compresi, per garantire alle famiglie a distanza una vita migliore. I mariti perdono il lavoro, e loro partono. È il mercato dell’assistenza familiare che le cerca. Le vediamo guidare sotto braccio i nostri vecchi, accompagnarli negli ultimi anni della loro vita, occuparsi di quello di cui non vogliamo (o possiamo) più occuparci. Ma di quello che si sono lasciate alle spalle, delle famiglie che hanno salutato a migliaia di chilometri di distanza per prendersi cura delle nostre sappiamo poco o nulla.
«Diaspora romena», la chiama Silvia Dumitrache, che a Bucarest faceva la redattrice in una rivista culturale. «È un fenomeno che ha a che fare con l’emigrazione economica, ma anche con l’emancipazione della donna romena» «In Romania, soprattutto nel Nord del Paese, molti uomini hanno problemi di alcolismo e finiscono per diventare violenti. Così le donne fuggono in Italia a lavorare. Chi paga le spese di queste situazioni sono i bambini che restano con le nonne o con le zie, ma senza le mamme». Secondo Unicef, il numero dei minori lasciati a casa (left behind) in Romania sarebbe pari al 7% della popolazione romena tra gli 0 e i 18 anni. Più della metà (52%) vive nelle zone rurali, dove è più frequente che siano le madri a partire, contrariamente alle grandi città dove più spesso è il padre ad allontanarsi; e più della metà ha meno di dieci anni.
Il fenomeno non è nuovo in Romania, dove durante la dittatura comunista esistevano i cosiddetti «bambini con la chiave al collo», chiamati così perché passavano il loro tempo davanti alle porte delle loro case con la chiave appesa al collo, in attesa che i genitori rientrassero dopo una giornata di lavoro. Quella generazione è la stessa che oggi emigra lasciando i figli a casa pensando che «così come è stato per loro in passato, il compito del genitore sia quello di sostenere i figli da un punto di vista materiale proprio perché sono stati abituati a una distanza emotiva e a volte anche fisica dei genitori». Ma Silvia Dumitrache ha anche un’altra spiegazione: «Ceausescu emanò un decreto in cui impedì l’aborto», racconta, «nacquero i cosiddetti decrezei, bimbi non voluti cresciuti con poco affetto, non abituati a una genitorialità presente. Per questo rimangono molti bambini da soli in Romania e in altri Paesi no, per questo molti bambini si tolgono la vita in Romania e in altri Paesi no. C’è questa sofferenza accumulata. È come una malattia. Resta da chiedersi che genitori saranno a loro volta questi “orfani bianchi”».
Solo in Italia i romeni sono più di un milione (di cui oltre la metà donne), circa quattro milioni in tutta Europa. Silvia è una di loro, stabilitasi nel nostro Paese, a Milano, undici anni fa per curare suo figlio. Finché una sera del 2010 in tv vede una documentario, Home Alone. A Romanian Tragedy, che racconta la storia di tre bambini suicidi in Romania dopo la partenza delle madri per l’Italia. Tre bambini che un giorno, dopo la scuola, si sono impiccati. «Davanti a quelle immagini ho capito che dovevo fare qualcosa», racconta Silvia, «così prima ho creato un gruppo su Facebook per cercare di attirare l’attenzione dello Stato su questi eventi disastrosi, poi grazie alle conoscenze che avevo in Romania è partito il progetto “Mamma ti vuole bene”, in romeno “Te iubeste, mama!”». Tramite la rete delle biblioteche nazionali romene, molti paesi e città romene si sono popolate di postazioni Internet da dove i bambini rimasti soli possono collegarsi gratuitamente via Skype per parlare, e guardarsi, con le mamme a distanza. Silvia è appena tornata dalla Romania, dove ha fatto il giro di alcune delle biblioteche che hanno aderito al progetto. Un gruppo di bambini le ha dato dei disegni da consegnare alle madri in Italia. Uno di loro non sa neanche dove sia la mamma. Quando ne parla Silvia non riesce a non commuoversi. In uno dei disegni c’è scritto: «Mamma ti voglio bene. Ero sconvolto quando mi hai lasciato da solo». E ancora: «Cara mamma, mi manchi molto da quando te ne sei andata»; «è difficile senza di te, ti prego di tornare».
«Non basta il telefono per restare in contatto con le mamme», spiega Silvia, «serve il contatto audiovisivo, per vedere come crescono i propri figli, soprattutto quando le donne non riescono a tornare a casa almeno una volta all’anno. Ma spesso in Romania anche se una scuola possiede un computer connesso alla Rete, i bambini non possono usarlo perché manca il personale di sorveglianza. Nelle zone rurali un computer non è un giocattolo che costa poco. Il mio sogno è dare un portatile a ognuno di questi bambini di modo che possano parlare con le loro mamme». Certo, «non è come essere a casa con il proprio figlio e dargli il bacio della buona notte. Però ci si può confidare, fare i compiti insieme, ci si può guardare negli occhi. E non lo dimentichi, vai a dormire con quell’immagine». Cosa che fa bene ai figli, ma anche alle mamme. «Perché se stanno bene le mamme, stanno bene anche i figli».
«Se spieghi a tuo figlio dove vai e per quanto tempo, è come andare dal dentista: il medico ti dice che il dente ti farà male per un certo periodo di tempo, ma c’è una fine. Diverso è quando si parte mentre il bambino dorme perché la mamma di solito per non far male al proprio figlio non glielo dice. Magari glielo dice il giorno dopo la nonna: “La mamma è dovuta partire e fra poco torna”». In Romania, se va bene, restano i padri, i vicini di casa, le altre donne della famiglia, che si occupano della cura dei figli. Se va male, i bambini finiscono negli istituti per minori. «I genitori», spiega Silvia, «nella maggior parte dei casi vanno via senza avvisare le autorità, non lasciando la tutela legale dei bambini a nessuno. Le procedure sono lunghe e chi prende in affido un minore deve avere determinate caratteristiche, sottoporsi a un test psicologico, per questo si evita di farlo. Tante, poi, non dicono che sono venute in Italia a fare le badanti perché si vergognano. Magari in Romania sono ingegneri, insegnanti, hanno una preparazione universitaria. Così partono e basta. Ma se un bambino viene aggredito o se fa uso di alcol e droga, allora interviene l’autorità pubblica e finisce in un istituto. Di recente è stata approvata una legge che multa i genitori che vanno via senza avvisare le autorità, ma l’effetto è che la gente si nasconde di più. Partono senza dire niente neanche ai vicini di casa».
Si prende il pullman alle 5 del mattino, dopo due giorni si arriva in Italia, dove magari qualche altra connazionale ha già trovato una famiglia per te. Il percorso è tanto semplice quanto difficile. Portare con sé i bambini spesso è impossibile. Fare la badante significa vivere nella stessa casa dell’anziano assistito, lavorare senza sosta, trascorrere notti in bianco. È un lavoro logorante. «Vivono in clausura, senza uscire e senza parlare con nessuno», dice Silvia. «In tante sviluppano forme di asma, stanno male, hanno sguardi vuoti e assenti. Non è normale che si faccia una vita del genere. E i bambini percepiscono il malessere delle mamme. Alcuni si suicidano proprio perché pensano che così le mamme tornano a casa e smettono di soffrire». Secondo un’indagine di Acli Colf, il 39,4% delle badanti dice di soffrire di insonnia, e il 33,9% di ansia o depressione. Una su tre, nell’ultimo anno, non è mai andata da un medico a controllare il proprio stato di salute, e tra le under 35 il dato sale al 44,2 per cento.
Nel 2005 due psichiatri ucraini, Andriy Kiselyov e Anatoliy Faifrych, hanno coniato un nome, “sindrome italiana”, per identificare la depressione diffusa tra tante donne badanti tornate in patria dall’Italia. Madri poco più che ventenni, piombate senza filtri in case sconosciute a curare anziani malati, spesso in condizioni di isolamento, che al ritorno nel proprio Paese poi fanno fatica a reinserirsi in famiglia, a parlare con i figli per i quali magari si sono trasformate in asettici bancomat dispensatori di soldi e regali. «I figli per colmare la mancanza di affetto chiedono sempre di più, ma anche per i parenti che si prendono cura dei figli». In Romania, racconta Silvia, «ho incontrato una donna che al ritorno dall’Italia non capiva dove si trovava, non riusciva a comunicare con i propri figli. Queste donne si sentono invecchiare insieme agli anziani che curano. Non hanno più 20 anni, ma 70».
La “sindrome italiana” è l’altra faccia della medaglia degli orfani bianchi, l’altra faccia dell’assenza di servizi pubblici che porta le donne italiane (su cui ricade ancora il 70% del tempo della cura della famiglia) che vogliono entrare nel mondo del lavoro a rivolgersi ad altre donne, più povere. Secondo il Censis, la crescita della domanda di servizi di assistenza porterà il numero degli attuali collaboratori domestici a più di 2 milioni entro il 2030. Un boom, scrive Mara Tognetti Bordogna in Donne e percorsi migratori, che ha consentito «alle donne italiane di lavorare fuori casa “conciliando” gli impegni familiari, senza nulla cambiare nella relazione di genere».
Le donne continueranno a partire, «e vengono giudicate male dalla comunità in cui vivono e dalle autorità. Per i bambini che restano, la parte dolorosa non è tanto il distacco, quanto l’attesa che non finisce mai. E poi c’è la mancanza di comunicazione, il non poter immaginare cosa fa la mamma nell’altro Paese. Ti senti abbandonato. Per questo i bambini si tolgono la vita. Pochi si accorgono del loro disagio, perché in Romania, soprattutto nelle zone rurali, la figura dell’assistente sociale è assente». La situazione è ancora più grave in Moldavia: qui il numero dei suicidi tra i preadolescenti è altissimo, e il governo ha avviato una campagna di informazione e sostegno per le emigrate e le loro famiglie. Cosa che in Romania ancora non esiste. «Manca la prevenzione, ma anche il supporto delle famiglie a distanza», spiega Silvia. «Sia lo Stato di partenza sia lo Stato di arrivo sono colpevoli di questo disagio. È un fenomeno sottovalutato a livello europeo».
E non è un caso che il progetto “La mamma ti vuole bene”, messo in piedi da Silvia con i pochi mezzi a disposizione, non riesca a rompere il muro di gomma dei palazzi romani e a trovare fonti di finanziamento per essere diffuso tra le badanti italiane. «L’Italia è l’unico Paese al mondo con oltre 1,5 milioni di badanti», dice, «ma non ha una politica adeguata. Dal 2008 non è cresciuta la spesa dello Stato nella cura degli anziani, è cresciuta solo la spesa delle famiglie». Molte delle badanti «quando arrivano non conoscono l’italiano e vivono situazioni di disagio, con l’aggiunta della sofferenza dovuta al distacco dalle proprie famiglie e dai propri figli», spiega Silvia. Nel 2011 la giunta comunale di Milano aveva approvato un progetto pilota per uno sportello di accoglienza, ma senza finanziamenti. Ora sta per nascere uno “sportello donna” nella Cascina Cuccagna della città per due ore alla settimana, ma anche qui non ci sono finanziamenti. «Serve un progetto governativo di accoglienza e informazione per affrontare in modo serio questo problema, il volontariato da solo non basta». Un esempio: «Vogliamo far emergere il lavoro nero? Insegniamo a queste donne a usare un conto bancario senza maneggiare solo contanti». Il sito che Silvia aveva creato per fare informazione tra le immigrate straniere, famigliaonline.it, è fermo ad aprile 2013. Motivo: mancano i soldi per pagare qualcuno che curi la parte informatica. «Vorrei che diventasse una piattaforma di comunicazione tra la diaspora romena e la Romania», ripete più volte.
Ma la vita delle donne straniere che curano i nostri anziani, per il momento, resta confinata nelle case di chi le ospita. Le vedi nei parchi delle nostre città di domenica pomeriggio, quando hanno qualche ora di riposo. O in attesa nelle stazioni dei pullman cariche di scatole e valigie. Le poche che riescono a tornare per pochi giorni nei loro Paesi hanno le borse piene di giochi, qualcuna carica sul pullman anche qualche bicicletta. Ma di loro, dei loro figli e delle loro famiglie, soprattutto da quando Paesi come la Romania sono entrati in Europa, non si occupa nessuno. Né lo Stato di partenza, per il quale sono il miglior contribuente: «I soldi che queste donne spediscono ogni mese alle loro famiglie vengono usati senza che però loro facciano spendere niente allo Stato, e non pesano neanche sul tasso di disoccupazione». Né lo Stato di arrivo, come l’Italia appunto, che pure alle badanti riserva sempre delle quote maggioritarie nei decreti flusso, e che alle badanti ha ormai demandato il lavoro di cura dei suoi anziani.
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I MORMONI ALLA CONQUISTA DI ROMA
ALBERTO CUSTODERO e ORAZIO LA ROCCA

Nel giro di 30 anni i fedeli italiani della “Chiesa di Gesù e dei Santi degli ultimi giorni” sono passati da 9mila a quasi 30 mila (sono oltre 15 milioni in tutto il mondo) e hanno deciso di far sorgere il più grande tempio d’Europa proprio a Roma, a festeggiare i 50 anni dell’attività missionaria nel nostro paese. Sorretta da un fiume di denaro, stimato in 10 miliardi di dollari l’anno.
I Mormoni stanno edificando a Roma il centro di culto più grande d’Europa, a 18,2 KM dal simbolo del cattolicesimo nel mondo, la basilica di San Pietro.
L’attività missionaria mormone in Italia ha portato i fedeli dagli appena 1.400 del 1970 agli attuali quasi 30 mila. La Chiesa mormone è strutturata oggi in 99 congregazioni, 7 “pali” (più o meno l’equivalente delle diocesi) e 5 distretti, per un totale di poco meno di 30.000 membri, duemila dei quali a Roma.
Hanno costumi molto severi: vietano ai loro seguaci tè, caffè, tabacco, alcol, marijuana e droga. E in alcuni casi persino letture giudicate offensive.
Predicano l’astinenza prematrimoniale e la fedeltà “eterna” al coniuge. Abolita invece, da oltre un secolo, la poligamia. Impongono inoltre l’obbligo di vestirsi “con modestia” (niente vestiti attillati, o che mostrino spalle e gambe”). Temono che “Satana alligni nei nuovi mezzi di comunicazione”, soprattutto internet. Proibitissimi pornografia, pettegolezzi, barzellette immorali. I peccati sessuali, masturbazione compresa, sono tra i più gravi. I loro rituali sono alquanto diversi rispetto a quelli dei “fratelli” cattolici. Nei templi, riservati ai soli adepti, si celebrano “il battesimo dei morti”, “il matrimonio eterno”. E “si stringono alleanze con il Signore”. Il rituale mormone, pur avendo un significato religioso proprio e molto diverso dal punto di vista formale, è ampiamente derivato da quello massonico.
La “Chiesa di Gesù e dei santi degli ultimi giorni” è una delle più opulente organizzazioni religiose nel mondo, capace di tentare anche la scalata alla Casa Bianca con il candidato repubblicano Mitt Romney, poi battuto da Obama. Il suo bilancio non solo non è gravato dalle spese, come avviene per i cattolici, non ha un clero retribuito (il loro è laico, fatto da volontari). Ma è alimentato a dismisura dai versamenti di un decimo del guadagno di tutti i 14 milioni di fedeli sparsi in oltre 150 nazioni. Nei bilanci della sede principale, a Salt Lake City, nello Utah (Usa), confluisce un immenso fiume di denaro, stimato in 10 miliardi di dollari l’anno.
Sono talmente ricchi, i mormoni, che quelli d’Italia, firmando nel 2007 l’Intesa con lo Stato italiano, si sono potuti permettere il lusso di rinunciare all’otto per mille dell’Irpef. “Non ne abbiamo bisogno”. Il loro immenso patrimonio consente loro di mantenere 135 Templi nel mondo, di finanziare la costruzione di 11, e di progettarne altri 14. Il loro stato di benessere economico rende possibile perfino fare quello che definiscono “un eccezionale dono alla comunità romana: una replica esatta della cattedrale di Copenaghen in marmo di Carrara”.
E’ il dodicesimo in Europa e, come per i Massoni, il 12 è una cifra simbolica. 12 è il grado di “gran maestro architetto”; 12 le tribù di Israele che finanziarono il tempio di Salomone; 12 le colonne nella loggia; 12 i segni zodiacali; 12 gli anni che i bambini mormoni devono compiere per celebrare il “battesimo dei morti” e ricevere il “Sacerdozio di Aaronne”; 12 le statue degli apostoli che saranno donate a Roma.
I lavori finiranno nel 2015. I Mormoni on hanno badato a spese: “La qualità dei materiali è l’espressione della loro riverenza verso il padre celeste”. Il tempio di via di Settebagni sarà un’opera all’altezza della Citta Eterna. L’aspetto è quello di un’astronave, la guglia alta 43 metri (contro i 138 di San Pietro) sembra un’antenna puntata sull’universo. La navata è lunga 50 metri e larga 2.
Costruito su tre piani. Il Tempio nel quale i fedeli entreranno “con pensieri puliti, corpo pulito e vestiti puliti” si erge su una superficie di 3mila800 metri quadri (contro i 23mila di San Pietro), ed è articolato su tre piani. L’area ospiterà anche il Centro visitatori (2500 metri quadri su due piani); la Biblioteca genealogica, una delle 49 in Italia gestite della Chiesa, utili per rintracciare gli antenati eventualmente da battezzare post mortem. E la Foresteria, quindici appartamenti e 22 stanze da 4 posti dislocati in un edificio di due piani, con l’acqua riscaldata da energia solare.
Ma sul costo dell’opera, i mormoni mantengono il più stretto riserbo. “Paghiamo tutto di tasca nostra e quindi non divulghiamo i conti delle nostre operazioni”. Il costo è segreto, il fasto assicurato. E il Signore sarà contento.

Minoranze religiose fra i cittadini italiani
Protestanti 435.000 30,7%
Testimoni di Geova (e assimilati) 415.000 29,3%
Buddhisti 135.000 9,5%
Musulmani 115.000 8,1%
Ortodossi 110.000 7,8%
Ebrei 36.000 2,5%
Movimenti del potenziale umano 30.000 2,1%
Cattolici “di frangia” e dissidenti 25.000 1,8%
Induisti e neo-induisti 26.000 1,8%
Mormoni (e assimilati) 25.000 1,8%
Movimenti organizzati New Age e Next Age 20.000 1,4%
Area esoterica e della “antica sapienza” 15.000 1,1%
Sikh, radhasoami e derivazioni 6.000 0,4%
Altri gruppi di origine cristiana 5.000 0,4%
Bahá’í e altri gruppi di matrice islamica 4.000 0,3%
Gruppi di Osho e derivati 4.000 0,3%
Nuove religioni giapponesi 3.000 0,2%
Altri gruppi di origine orientale 2.000 0,1%
Altri 6.000 0,4%
Totale 1.417.000 100,0%
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BELLISSIMO VIDEO DI MARCO TRAVAGLIO SPIEGA L’INCIUCIO ALLA FESTA DI IFQ

http://www.loschifo.it/video/marco-travaglio-racconta-linciucio-intervento-integrale.html

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Nunzio Miccoli
La distinzione tra liberismo e statalismo è illusoria, lo stato è l’impresa privata di maggior successo, se i ricchi capitalisti sono sfruttatori, speculatori, evasori ed egoisti, lo stato, che è posseduto da un’élite e non dai cittadini, operando anche per interposta persona o ente, è ladro, violento, iniquo, discrimina, non rispetta i patti con i cittadini e con gli altri stati, viola la costituzione, è esattore, biscazziere, usuraio e inflazionista; spaccia legalmente, direttamente o tramite la banca centrale, moneta falsa di carta.
Per quanto riguarda l’inflazione, quando i salari sono fermi, lo stato, nazionale o plurinazionale è l’unica fonte dell’inflazione, perché produce moneta e perché aumenta tasse, tariffe e costi energetici. Poiché l’Italia ha rinunciato alla sovranità monetaria, cioè a battere moneta, ora la responsabilità dell’inflazione, derivante dalla monetazione, ricade solo sull’Europa; però, a causa dell’attuale crisi, con conseguente caldo di domanda e di disoccupazione, generalmente si preferisce parlare di deflazione, ma potrebbe essere meglio definita bassa inflazione, perché una piccola inflazione c’è, mentre con la deflazione i prezzi scendono e il potere d’acquisto della moneta aumenta, cioè essa si rivaluta.
I prezzi aumentano anche con l’aumento dei salari, causati dalle leggi di mercato o dai contratti sindacali; quando la produzione e i prezzi aumentano, i salari giustamente aumentano, come i listini delle merci; in questo momento i salari, anche a causa della concorrenza fatta dai contratti atipici, sono fermi o in decrescita, perciò unica fonte d’inflazione rimane lo stato, italiano o europeo, l’inflazione aumenterà ancora di più quando l’economia dovesse riprendersi.
E’ logico che i cittadini a basso reddito desiderino l’indicizzazione di salari e pensioni, come un reddito di cittadinanza per quelli che non hanno nemmeno quelli, però i vincoli europei impediscono all’Italia questa strada, già percorsa da altri paesi. Comunque, pare strana una parola spesa al riguardo dall’informazione, solo a favore di dipendenti pubblici e di forze di polizia, dimenticando operai che hanno, rispetto a loro, meno diritti, meno sicurezza di lavoro e minori salari. Poiché solo la produzione di operai, artigiani e contadini crea vera ricchezza, come nelle economie schiaviste, a carico di queste categorie sono servizi, stato, famiglie e pensionati.
Un poliziotto, con le varie voci di stipendio, stessa anzianità e stesso titolo di studio, guadagna più di un operaio, fa carriera più di un maestro elementare e guadagna più di un impiegato archivista dello stato; spesso i carabinieri, con la causa di servizio, gentilmente concessa, vanno in pensione a 50 anni, è un privilegio concesso dalla politica, come certe pensioni d’invalidità. Sarebbe più logico ed equo adibirli ai servizi interni e mandarli in pensione all’età in cui vanno in pensione gli altri lavoratori.
Perciò sostenere che solo le forze di polizia vanno tutelate, perché fanno un servizio delicato e rischioso, può essere una forzatura, perché anche minatori e lavoratori delle fonderie hanno questi rischi; invece è vero che la politica intende conquistare i favori delle forze di polizia che le fanno la scorta e garantiscono la loro sicurezza dall’ostilità dei cittadini, infatti, sembra che la celere esista soprattutto per questo.
Una volta la sinistra voleva il disarmo della polizia, mentre oggi certa nuova sinistra, dopo aver dimenticato gli operai, sente di dover difendere soprattutto i diritti dei poliziotti. In compenso la televisione, colonizzata da presunti intellettuali di sinistra (si fa per dire), al servizio di lor signori, invece di fare vera informazione, con un colpo al cerchio e uno alla botte, a volte li critica duramente quando reagiscono eccessivamente e impulsivamente contro giovani che violano la legge; i poliziotti sono uomini come gli altri e, per la legge dei grandi numeri, possono sbagliare come i medici e i giudici, più responsabili sono i loro capi, che spesso ispirano le loro azioni e che sono protetti dalla politica.
Lo Jobs Act o legge delega varata dalla commissione lavoro presieduta da Maurizio Sacconi, mira ufficialmente ad aumentare occupazione, produttività e dimensione delle imprese; malgrado le dichiarazioni ufficiali della politica, mira anche a riformare l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori prevedendo, in caso d’ingiusto licenziamento o senza giusta causa, l’indennizzo invece del reintegro; lo Jobs Act mira a estendere il contratto di solidarietà, prevedendo anche la riduzione del salario in cambio della riduzione dell’orario di lavoro.
In Italia lavorare meno per lavorare tutti è stato uno slogan, attuato però, assieme alla cogestione, in Germania, dove perciò oggi si lavora meno ore che in Italia; lo Jobs Act permetterebbe anche ai lavoratori di assistere i minori malati. Per quanto riguarda le agenzie regionali per l’impiego, è previsto un contratto con il centro per l’impiego, l’agenzia sarà remunerata dalla regione solo a risultato ottenuto; è previsto anche un sostegno al reddito del disoccupato, si spera anche a vantaggio di quelli in cerca di prima occupazione. E’ prevista anche la riforma del collocamento delle persone con disabilità, ma non se ne conosce l’esatta portata; per i licenziamenti, è posto il divieto di far firmare ai neoassunti lettere in bianco di dimissioni; una formulazione superflua perché la pratica sembrerebbe di per se illegale, naturalmente in presenza di pronuncia giudiziale.
La legge 78, voluta dal ministro del lavoro Giuliano Poletti, o Jobs Act (perché una parola corrispondente italiana pare non esista), volendo favorire ulteriormente la flessibilità del lavoro, contraddice la disciplina europea, che tollera il lavoro a termine ma, contemporaneamente, punta a sostenere la stabilità dell’occupazione e per farlo, prevede che il lavoro a termine, diversamente che in Italia, sia pagato di più di quello a tempo indeterminato; a tale proposito, contro questa formulazione, la CGIL ha deciso di ricorrere alla Commissione UE.
Prima della crisi scoppiata nel 2008, tra il 2002 e il 2008 in Italia si fecero delle leggi miranti a flessibilizzare il mercato del lavoro che, a un primo esame superficiale, apparentemente fecero aumentare l’occupazione di 1,16 milioni di unità e diminuire la disoccupazione di 366.000 unità; però le unità di lavoro equivalenti o ULE, in inglese FTE, aumentarono solo di 797.000, concentrate soprattutto nell’attività finanziaria e immobiliare, furono regolarizzati 250.000 immigrati irregolari, mentre nell’industria l’occupazione, per effetto soprattutto delle delocalizzazioni, si ridusse di 67.000 unità.
Sembra che l’occupazione non dipenda tanto dalla flessibilizzazione del lavoro e dalla riduzione del costo del lavoro, ma soprattutto dalla domanda di prodotti, però questa flessibilità può svolgere una funzione anticiclica nei periodi di crisi; dal 2009, con la crisi e fino ad oggi, anche con queste leggi di flessibilità, si sono persi 1,5 milioni di posti di lavoro, il che ha favorito ulteriormente la precarizzazione del lavoro; infatti, in quel periodo, i lavori a tempo indeterminato sono stati solo il 15,8%, mentre la disoccupazione giovanile ha superato il 50%.
In pratica, quando aumenta la disoccupazione, senza interventi insani del governo, aumenta anche la flessibilità del lavoro, accadde per alcuni anni anche dopo la seconda guerra mondiale; in questo caso, anche se il lavoro fosse gratuito o volontario, in presenza di domanda calante, le imprese non assumono; questo fatto, visto che in questi ultimi anni le esportazioni italiane non sono andate male, sposta l’attenzione sulla capacità di spesa degli italiani, mortificati da troppe imposte sui redditi di lavoro e sulle pensioni più bassi. Fra l’altro, la no tax area, più bassa in Italia che in nord Europa, contribuisce ad elevare il tasso di evasione fiscale in Italia.
Per quanto riguarda il concetto di ULE o FTE, poiché i lavoratori non sono tutti uguali e alcuni di loro fanno più lavori o lavorano poche ore il giorno o pochi mesi l’anno, l’Europa ha introdotto il concetto di quantità di lavoro annuo equivalente, che tiene conto del lavoro complessivo per unità di lavoro; un’unità di lavoro FTE equivale a un lavoro a tempo pieno di 8 ore il giorno, eccettuate le feste, per 220 giorni l’anno, perciò, chi lavora meno, è riparametrato a tale unità, ad esempio, chi lavora 4 ore al giorni ma per tutto l’anno, sarà calcolato pari a 0,5 FTE.
Quindi gli occupati totali andrebbero calcolati in unità di FTE o ULE; se non si vuole fare della propaganda, le statistiche sulla disoccupazione vanno tarate, non è un lavoro impossibile, ma richiede un’analisi attenta; comunque, in Italia, poiché gli uffici collocamento non danno lavoro e nemmeno sussidi, tanti non s’iscrivono nelle loro liste e, pertanto, la disoccupazione totale potrebbe essere stata sottostimata, oggi pare che l’occupazione, anche giovanile, aumenti solo nell’agricoltura.
L’Eurostat ha consentito la rivalutazione del PIL italiano includendo, come in Usa e Germania, anche le attività illegali, quali prostituzione, traffico di droga, contrabbando e corruzione, ignorando però l’estorsione o racket, il gioco d’azzardo illegale e l’usura; perciò ha consentito una rivalutazione del Pil solo del 2%, cioè circa 30 miliardi di euro, che sono obbiettivamente inferiori di molto alla realtà, probabilmente le attività illegali, oltre a creare occupazione e consumo come quelle legali, arrivano a 200 miliardi di euro.
Nel calcolo del Pil, tra le attività legali, si esclude ancora il lavoro delle casalinghe; ad ogni modo, la contabilità statistica del reddito nazionale è fortemente soggetta a stime, infatti, i paesi arretrati sono prevalentemente agricoli e producono per l’autoconsumo, che sfugge alla rilevazione sul reddito, il loro reddito pro-capite andrebbe tarato considerando, oltre ciò, anche il loro livello dei prezzi più bassi. E’ per questo che i paesi agricoli, quando s’industrializzano, hanno un forte incremento del reddito nazionale.
Dopo una guerra o un terremoto che distrugge città, in Italia si afferma che il Pil potrebbe diminuire, in realtà, se gli stanziamenti previsti per la ricostruzione sono subito spesi, questo aumenta; però se, come accade in Italia, rimane per anni depositato in banca, remunerato a tasso zero mentre le banche amiche della politica lo investono, naturalmente questo reddito non aumenta.
Il reddito da usura è reddito, lo stato italiano ha anche amnistiato gli usurai, l’estorsione crea reddito a favore delle famiglie dei clan mafiosi, esattamente come le imposte statali creano reddito a favore dei dipendenti pubblici; ciò vale per una convenzione che include nel reddito nazionale lo stipendio dei dipendenti pubblici, mentre il vero reddito prodotto è quello di artigiani, operai, piccoli imprenditori e contadini. L’aumento stimato del reddito nazionale aumenterà i contributi dell’Italia all’Europa e farà scendere di poco il rapporto debito pubblico/ Pil e la pressione tributaria.
Renzi ha affermato di non volere lezioni dall’Europa però, poiché è sostenuto, come Monti, dai mercati che vogliono speculare sull’Italia, afferma che, in materia di lavoro, il suo modello è Germania; la nostra informazione, politicamente corretta, cioè autocensurata, ripete sempre che la Germania è la locomotiva d’Europa ed è un esempio di virtù. In realtà, in Germania esistono forti disuguaglianze, vi usano gli immigrati per esperimenti medici, i lavoratori marginali, soprattutto immigrati, vi lavorano senza sosta e con poca sicurezza, fanno i lavori più duri; il sindacato tedesco ha avuto la cogestione, ma poi è stato imbavagliato, così ora i lavoratori sono privi di difese.
La tesi che in Usa la vita dei lavoratori è dura, mentre in Germania esiste il welfare, sta per essere archiviata, i mini job da 500 euro il mese sono svolti da un quarto dei lavoratori tedeschi, che però hanno anche un reddito di sostegno statale, finche non verrà abolito, perché la tendenza è di andare verso lo schiavismo per tutti e perciò in Italia non vedremo mai il reddito minimo di cittadinanza. La politica di austerità tedesca, che l’Italia vuole emulare, oltre a provocare la disgregazione dell’Europa e degli stati europei, sta portando all’arretramento del Pil tedesco e ora, nonostante l’informazione tedesca sia più accomodante verso lo stato e le imprese che in Italia, anche la fiducia delle imprese tedesche è in calo.
Nunzio Miccoli http://www.viruslibertario.it; numicco@tin.it.
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Per quanto riguarda il peso dell’alta burocrazia in Italia e la sua opposizione al mutamento, Rodolfo Roselli scrive che le norme anticorruzione, approvate nel 2012 e sollecitate da organismi internazionali, sono state da essa boicottate, ignorando anche semplificazione, incompatibilità, trasparenza e scadenze; eludendo, in tutti i modi, ogni adempimento. I responsabili anticorruzione, previsti per ogni amministrazione, spesso non sono stati creati, si sono inventate difficoltà applicative senza fare proposte per superarle.
Secondo la legge, tutti i politici e i dirigenti pubblici dovrebbero pubblicare on line compensi e situazioni patrimoniali e le pubbliche amministrazioni dovrebbero mettere in rete i pagamenti per appalti e forniture, ma non lo fanno. Gli enti locali hanno creato migliaia di società inutili, che sono in perdita, ma non si possono vendere, per non gettare nel lastrico i loro dipendenti; a volte sono state assorbite da altre, risparmiando il costo dei consigli d’amministrazione, ma addossando gli sprechi alle società accorpanti.
Infatti, l’Ici ha dovuto prendere in carico 19 dipendenti di Buonitalia, assunti senza concorso, mentre non era in grado di assumere, per ragioni di bilancio, suoi dipendenti che avevano già vinto un concorso. Risulta che 2.761 società, soprattutto tra gli enti locali, hanno più amministratori che dipendenti; esistono 8.048 consorzi, enti e agenzie pubbliche che hanno amministratori ben retribuiti e distribuiscono ricche consulenze a membri del parlamento, esistono 1.213 società pubbliche senza un solo dipendente; in queste società i comuni partecipanti sono 33.065, cioè uno su tre.
Quasi tutte queste società hanno violato la legge che ha stabilito il blocco delle assunzioni, hanno perdite rilevanti e non sono soggette alla pubblicazione dei bilanci. Gli alti burocrati dei ministeri sono inamovibili e non si possono mandare in pensione, però ci sono anche consiglieri collocati a riposo che hanno riscosso il vitalizio a 50 anni. Quando si decide di mandare in pensione quelli di età più avanzata, la burocrazia avanza il pretesto che non ci sarebbe la copertura economica, anche se la pensione è minore dello stipendio.
Perciò il paese non si rinnova, la burocrazia dirigenziale ingessa il paese e la classe dirigente conservatrice è sempre la stessa, la gerontocrazia domina nello stato e in Vaticano; la burocrazia reagisce ai progetti di riforma facendo favori alla politica e facendo blocco alle leggi di riforma con lo sciopero bianco; con i suoi poteri di firma blocca gli uffici, se ne infischia delle leggi migliori e non vuole cambiare nulla.
Al riguardo, ci si aspettano provvedimenti di Renzi, per il momento, tra i provvedimenti del governo Renzi, c’è la riduzione della prescrizione, l’abolizione del reato di concussione per induzione, cioè fatto senza violenza, l’aumento della responsabilità civile dei magistrati, la limitazione delle intercettazioni, previste solo per reati gravi e l’abolizione del reato di voto di scambio, mafia e politica ringraziano.
Renzi ha anche toccato un vecchio tema, ha affermato che nella pubblica amministrazione, per fare carriera, deve contare più il merito che gli automatismi; val la pena di ricordare che l’amministrazione pubblica, per premiare gli amici della politica e della chiesa, ha operato più per favoritismo che per il merito, per ridurre la discrezionalità dei dirigenti, che erano collegati alla politica, sono nati codici, concorsi e carriera automatica.
Poi i concorsi pubblici sono stati snaturati e, con la complicità del sindacato, perché anche i sindacalisti volevano fare carriera, sono stati utilizzati per premiare, ancora una volta, gli amici e non quelli che avevano il merito; fra l’altro, in un paese confessionale di fatto, come l’Italia, per avere il merito, pare che bisognasse anche andare in chiesa; in questo quadro, poiché i cittadini sono stati spiati, i rivoluzionari sono stati bocciati ai concorsi, però tanti ex comunisti si sono riciclati democristiani, almeno di fatto, e perciò hanno potuto occupare poltrone importanti, al governo, in televisione, nei giornali, nella scuola, in banca e in magistratura.
Il presidente della confindustria Squinzi, che ha diverse aziende all’estero, ha affermato che bisogna ridurre il costo del lavoro, c’è da sperare che per gli operai e gli impiegati si riferisca alla riduzione del cuneo fiscale e non del salario netto, i lavoratori hanno già fatto grandi sacrifici, inoltre, paesi con costi del lavoro più bassi hanno minori tasse, minori prezzi dell’energia e minore costo della vita; però è provato che quando aumenta il salario, poiché aumenta la domanda, aumentano anche i prezzi, è per questo che hanno abolito la scala mobile, tuttavia aumenta anche il reddito nazionale.
Alti salari corrispondono ad alto valore aggiunto nell’impresa e nello stato e, comunque, l’inflazione non è determinata solo dall’aumento dei salari, ma anche dall’aumento dei costi energetici, degli interessi bancari, delle imposte, dal deficit del bilancio dello stato e dall’espansione monetaria. E’ inutile gridare al lupo, Squinzi dovrebbe sapere che nei processi industriali il costo della mano d’opera diretta, cioè quella delle catene di montaggio, è il costo minore rispetto agli altri costi industriali, ai costi commerciali e a quelli generali.
Intanto cresce la quota di reddito nazionale riservata ai ricchi e al grande capitale; mentre i piccoli imprenditori sono schiacciati dalle tasse, i capitalisti sanno che i profitti aziendali si possono nascondere al fisco e agli azionisti, visto che il legislatore legifera su commissione delle lobby, grazie ad escamotage legislativi, con trucchi contabili e di bilancio; ad esempio, sovrafatturando all’importazione e sottofatturando all’esportazione, costituendo così fondi neri all’estero. Analogamente, si possono fare prezzi più bassi a un’impresa partecipata o a un’impresa amica, perché una commissione tributaria ha stabilito che un’impresa può vendere anche sottocosto
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EUROPA
Viktor Orban, capo del governo ungherese, inviso alla commissione europea e al FMI, sta risollevando le sorti del suo paese, ha deciso di emettere direttamente moneta, ha ridotto il prezzo di gas, luce e acqua del 20%, ha ridotto l’iva sugli alimenti dal 27% al 5%, ha tagliato i prezzi dei trasporti pubblici del 10%, aumentato le pensioni minime e cacciato dal paese i massoni del FMI.
Il paese non si preoccupa del suo enorme debito estero, che cresce da solo con gli interessi e non lo rimborsa; dopo aver violato trattati internazionali utili a schiavizzare i popoli, Orban ha cacciato gli usurai del FMI, non vuole più aiuto e assistenza dagli organismi internazionali e non vuole più pagare interessi usurai a banche centrali private, come la Federal Reserve americana, anche perché è deciso a non pagare il suo debito; ora l’Ungheria, dopo aver recuperato la sua sovranità, emette moneta senza debito e i risultati economici sono eccezionali, anche l’Italia dovrebbe seguire il suo esempio (Dal Blog di Beppe Grillo).
Anche Irlanda e Islanda, per sanare la loro posizione debitoria verso l’estero, si sono mosse bene, l’Unione Europea ha ridotto alla Grecia il suo debito estero, la Spagna ha usufruito del fondo salva stati, finanziato anche dall’Italia; l’Inghilterra minaccia sempre di uscire dall’Unione e perciò riceve annualmente dalla UE un rimborso finanziario compensativo; la Francia gode di massicci contributi europei per la produzione di carne e latte che esporta anche in Italia, mentre l’Italia non ne può produrre ciò che consuma, altrimenti è multata.
La Germania, con il fondo salva stati, ha potuto rimborsare le sue banche creditrici verso i paesi più esposti dell’Unione. A causa dell’insufficienza dei nostri governi, dal punto di vista finanziario, i nostri rapporti con l’Unione Europea sono stati sempre passivi e disastrosi, però l’Europa Unita rimane ancora un dogma per tanti intellettuali italiani, forse perché, a loro volta, delusi dai governi italiani.
La televisione ha riportato foto satellitari che, secondo Kiev, provano la presenza di truppe e blindati russi in Ucraina, però non afferma che in Ucraina si è già infiltrata la Nato, che vuole installare missili alla frontiera russa; i neocon Usa rivogliono la guerra fredda e la cortina di ferro, non vogliono un mondo multipolare ma il ritorno dei due blocchi. Secondo accordi fatti nel 1997 tra la Nato e la Russia, in Polonia, nei paesi baltici e in Ucraina, non dovevano esserci basi Nato, ma in Polonia sono state già installate.
Henry Kissinger è contro la demonizzazione della Russia e di Putin e invita a trattare, secondo l’accademico americano John Mearsheimer, del Consiglio Relazioni Estere, la crisi ucraina è stata provocata dall’occidente e l’informazione ha fatto solo propaganda a favore dell’Ucraina. L’Ucraina era contesa tra Europa e Russia e perciò la Nato ha favorito un colpo di stato a Kiev, ha usato a tale scopo milizie ucraine neonaziste, addestrate dalla Nato in Polonia, e ha messo al governo di Kiev uomini vicini al Pentagono e al Fondo Monetario Internazionale, il che favorirà future speculazioni finanziarie e la penetrazione economica tedesca in Europa orientale; gli ucraini ne pagheranno il conto più dei russi.
L’occidente ha violato i patti del 1997 che volevano un’Ucraina indipendente ma neutrale, la Russia, volendo difendere i suoi interessi economici e militari, voleva solo l’autonomia amministrativa per la minoranza russa dell’Ucraina orientale e forse avrebbe anche rinunciato alla Crimea se le avessero riconosciuto la sovranità sulla base navale di Sebastopoli, come l’Inghilterra ce l’ha a Gibilterra. Però la narrazione ufficiale dei media ha altri toni.
Putin è disponibile a trattare e si sente spesso telefonicamente con la Merkel, ma il governo di Obama, fatto di neocon e poteri forti, vuole ricostituire i due blocchi, non vede di buon occhio un riavvicinamento tra Russia ed Europa, con relativi accordi economici ed energetici, ed è contrario agli accordi tra i paesi Brics che minano la posizione del dollaro. E’ per questo che gli Usa hanno premuto per la stipulazione dell’accordo di scambio di beni, investimenti e servizi tra Usa e Unione Europea, offrendo il gas liquefatto americano al posto di quello russo.
In questo quadro, è strana l’arrendevolezza al diktat americano dei governi europei, come l’appiattimento filoamericano della nostra informazione, che non esisteva nemmeno al tempo della prima guerra fredda; Obama ha imposto sanzioni crescenti alla Russia, fino ad oggi, non ha voluto che il presidente ucraino Porosenko trattasse con i separatisti ucraini e con la Russia, mentre l’esercito di Kiev bombardava le loro città. Il presidente ucraino denuncia una possibile invasione russa e perciò chiede aiuti militari alla Nato e l’intervento della UE, fino ad adesso, non ha voluto la conciliazione e ha demonizzato la Russia, che invece, per la pace, è disponibile a trattare (Fonte: Patrick Boylan : “Ci sono ancora speranze in Ucraina?).
USA
Paul Singer, a capo de fondo speculativo Elliot, compra debiti di aziende e nazioni in default e li rivende con profitto o si rivolge ai tribunali per chiedere rimborso, interessi e risarcimenti. Dal Perù aveva acquistato bond scontati per 11,4 milioni di dollari e ha ottenuto un risarcimento di 58 milioni; aveva rilevato un credito verso il Congo di 400 milioni di dollari pagando solo 10 milioni e ottenne un pagamento di 127 milioni; un’operazione analoga con un’impresa privata è stata fatta con la Chrysler.
Nel 2002 l’Argentina dichiarò default con 100 miliardi di dollari di debito estero, Singer rifiutò il pagamento al 30% come avevano accettato da altri creditori, dalla magistratura, con un investimento di 100 milioni di dollari, gli fu riconosciuto un risarcimento di 1,5 miliardi di dollari. In compenso, Singer, dopo essersi arricchito enormemente, si comporta da grande filantropo e, tra le altre cose, sostiene anche il matrimonio tra i gay. (Fonte: Il Sole 24 Ore).

Nunzio Miccoli http://www.viruslibertario.it; numicco@tin.it:
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MASADA n° 1574 21-9-2014 ROMANZO- UNA SECONDA POSSIBILITA’- CAPITOLO 18

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MASADA n° 1574 21-9-2014 ROMANZO- UNA SECONDA POSSIBILITA’- CAPITOLO 18

Viviana Vivarelli

CAPITOLO 18

Regressioni e progressioni: tornare nel passato, vedere il futuro – John William Dunne e i sogni premonitori – I livelli della coscienza e i livelli del tempo – Le immagini ipnagogiche

Ci è stato dato il tempo e lo spazio
come cosa di cui godere
il tempo gioioso, quello triste
il tempo pieno e quello vuoto
Ogni cosa da provare
ogni cosa da assaporare
Non dobbiamo disprezzare ogni tempo
o credere al tempo della noia
o rifiutare quello del dolore
Ci saranno dimensioni in cui il tempo non esiste
dove la vita appare diversamente
e non avremo nostalgia di questa.

Noi siamo su questa Terra
non per godere o soffrire
ma per sperimentare.

Il saggio è colui che riesce a ricostruire la sua vita
alla luce di un disegno globale
in cui gli furono offerte delle occasioni
presentate delle difficoltà
ma tutto ebbe un fine
e un compito
che lo univa
all’Universo.

.
Tutto è sempre ora
Eliot

Sabato mattina, mentre ero in farmacia, mi è andata la pressione a 40 e ho perso conoscenza. Mi hanno portata al pronto soccorso dove sono stata 8 ore, continuando a perdere conoscenza. Entravo ed uscivo dal mondo in modo fluido. Era persino piacevole. Gli esami non hanno trovato le cause del malore e, quando la pressione è risalita a 70 e mi sentivo più lucida, ho chiesto di essere rimandata a casa, anche per sfuggire alla scomodità del luogo e alla sgarbatezza della dottoressa che mi aveva in cura e che mi trattava come una colpevole da punire, non so per quale sua problematica interna. Non ricordo molto di questa giornata, salvo che mi piaceva molto sprofondare nel sonno.
Lunedì ho fatto un vero sforzo per fare la prima lezione del secondo corso su Jung anche se mi pare sia venuta bene lo stesso; del resto altre volte ho fatto la lezione in situazioni di difficoltà fisica e nessuno se ne è accorto. In una delle mie conferenze migliori, quella sui Celti all’istituto archeologico di Bologna, ero in fase permanente di presvenimento, ma tutto è andato benissimo, anzi ho avuto un grandissimo applauso che non finiva mai. Finora non ho mai permesso che il malessere fisico interferisse su quello che dovevo fare.
Comunque anche oggi, dopo 5 giorni dal malore, mi sento alquanto strana e pigra, ho mal di testa anche se ragiono lucidamente ma sono debole e fuori posto.
Forse a causa del malore, ho fatto uno di quei sogni a colori fortissimi che considero predittivi.
Arrivava a Bologna la mia nipotina Sofia e io le avevo comprato dei vestitini bellissimi ma aspettavo a darglieli perché mia figlia brontola sempre che faccio troppi regali, così le facevo solo intravedere i vestitini nell’armadio e lei sembrava attenta e interessata (i vestiti indicano dei modi di essere e io credo che Sofia sia una piccola maga come me, la sento come la mia erede spirituale). Dovevo uscire ma scoprivo che per me non avevo più vestiti, il mio armadio era vuoto (i vestiti indicano anche l’abito corporeo ovvero il tempo di vita), uscivo, ma poi, quando dovevo tornare a casa, la strada diventava infinita e si allungava sempre più per cui capivo che non sarei più tornata a casa (predizione di morte). Mi sembrava di risalire una strada o sentiero che stava a destra sul fianco di una montagna, fatto di lunghi scalini, da cui vedevo alla mia sinistra dei panorami splendidi, fiumi, cascate, montagne popolate da gruppi di cervi o stambecchi (animali che tendono al cielo ma che solitamente girano da soli, e credo che essi indichino le persone spirituali che vengono ai miei corsi), era tutto molto bello ma io non avevo più tempo per ammirare le cose belle della vita perché desideravo solo tornare a casa e non potevo perché il sentiero che poi diventava le strade della città, si allungava incredibilmente, c’erano anche delle acque che ruscellavano contro di me sugli scalini rallentandomi il cammino. Non serviva a nulla che io ripetessi il nome della mia strada e lo chiedessi ai passanti. A casa non ci sarei tornata mai più.”
Ho fatto spesso sogni di predizione di morte. E questo è uno.
Ho sempre amato il sogno. Il sogno non è solo un riposo. Il sogno è un viaggio.
A volte, nei miei laboratori, chiedo agli altri di descriversi con poche parole. Io mi vedo come una insegnante, ma anche come una sognatrice, una che vive la realtà del sogno come una realtà più vera. E sono anche una che fa sognare gli altri.

Quando si intende la vita come qualcosa di più ampio di ciò che si vede in stato ordinario, si può usare il sogno come una via di penetrazione più alta del reale. Freud lo chiamava ‘la via regale per l’inconscio’, ma il suo inconscio era uno sgabuzzino del rimosso, molto limitato e individuale, mentre i miei sogni sono una chiave per accedere ad un universo che di molto ci travalica e ci sovrasta, una via ‘magica’ (dal significato di ‘mag’, potenza), per una conoscenza-potenza di cui so molto poco ma che accetto come l’unica cosa che valga la pena di cercare.

In questi giorni, dopo aver fatto fare a qualcuno la regressione, ho cominciato a indicargli una progressione, cioè l’ho mandato avanti nel tempo di dieci anni. Il primo è stato Massimo, che lavora come assistente agli anziani e non è contento del suo lavoro. Ha 36 anni e l’ho mandato ai suoi 46 anni. Ed ecco che faceva un lavoro diverso, in un ufficio, come consulente, sempre a contatto col pubblico ma in un altro modo. Era sereno, certamente più realizzato di adesso. Aveva una bella casa grande ma la ragazza con cui ora convive non c’era più.
Non so se la progressione abbia molto senso né se contenga verità ma, se ne avesse, sarebbe anche pericolosa, in quanto tra un tot di anni potremmo essere anche morti o potrebbero esserci successe disgrazie che è meglio non conoscere o potrebbe indicare fatti che nel tempo possono cambiare. Forse che io non avrei dovuto morire a 35 anni e adesso ne ho 72?
Freud usava le associazioni del sogno solo per il passato, prendeva un pezzetto di sogno e chiedeva al paziente cosa gli veniva in mente e l’inconscio poteva legare in modo mirato il pezzetto di sogno ad un problema del suo passato.

Uno studioso dei sogni, John William Dunne, disse che allo stesso modo con cui possiamo vedere il passato potremmo conoscere il futuro, che può essere evocato, se il soggetto entra in una forma di attenzione continua, ricettiva, fluida, spersonalizzata, che è poi la svagatezza vacua del sensitivo o lo stato del sogno o del presogno.
Dunne era un pioniere dell’aviazione irlandese, un ingegnere aeronautico che progettò il primo aereo militare inglese, poco dopo l’impresa dei fratelli Wright. Ma divenne famoso anche per aver scritto vari saggi sulla natura del tempo.

Nel 1901, quando era un soldato in convalescenza sulla riviera italiana per le ferite riportate nella guerra dei Boeri, sognò di essere tornato in Africa e di incontrare tre uomini in una polverosa città del Sudan, dove erano approdati, sfiniti e laceri. La mattina dopo, leggendo il giornale, trovò la perfetta descrizione dei tre inviati di un giornale britannico che erano arrivati a Kartoum in condizioni di salute pessime a causa del lungo viaggio. Erano esattamente come li aveva sognati.

Dunne era convinto di aver fatto dei sogni di preveggenza e pensava che tutti ne potessero fare, anche se poi al risveglio non li ricordavano.
Si mise dunque a studiare la natura dei sogni, sostenendo che essi possono essere una mescolanza di passato e futuro e, se uno aveva la pazienza di registrarli e analizzarli, potevano dare delle previsioni interessanti. Secondo Dunne, il tempo è multidimensionale e gli eventi possono essere conosciuti prima del loro verificarsi.
Noi abbiamo l’abitudine di pensare che il tempo sia direzionato, come un vettore che ha un unico verso, ma nel sogno la mente può muoversi liberamente in ogni senso, in avanti come indietro. Anche Einstein trovò stimolanti le riflessioni di Dunne e il tempo è sempre stato un problema inesplicabile per fisici come per filosofi. Anche Newton aveva dei dubbi sul tempo che scorreva solo in una direzione.
Ci sono livelli della coscienza che ci fanno uscire dalla coordinate spazio-temporali ordinarie ed è come se gli eventi esistessero sempre contemporaneamente in un luogo ideale dove passato, presente e futuro sono compresenti, così che la mente può spostarsi su questi livelli e conoscere il passato ignoto come il futuro ignoto. Questo somiglia molto all’Akasha induista o al pozzo della memoria del gigante celtico Mimir. L’Akasha è l’archivio globale dell’Universo, dove tutti gli eventi esistono qui, ora. E’ il grande contenuto di memorie, ricordi, tutto ciò che esiste, di tutti i tempi e di tutti i luoghi.
Dunne ipotizza che, come ci sono tanti livelli dell’Essere, così ci sono tanti livelli della coscienza che possono contattarli. Sognando, si può attivare uno di questi livelli che può mostrare alla mente in forma confusa eventi sia del passato che del futuro. Ciò spiega i sogni premonitori. E Dunne ne ebbe parecchi.

Nella primavera del 1902, mentre era di servizio in Sudafrica, sognò di trovarsi su di un’isola che non conosceva, in grave pericolo a causa di un vulcano, o qualcosa del genere.
Scrisse: “ero assillato dal frenetico desiderio di salvare i quattromila abitanti del luogo, ignari del pericolo”. Nel resto del sogno cercava di persuadere le “scettiche autorità francesi” a mettere al sicuro gli indigeni dalla catastrofe che si sarebbe verificata a breve. Qualche tempo dopo,i giornali riportarono la notizia della devastante esplosione del monte Pelée, nell’isola francese della Martinica, nelle Indie Occidentali. Stupito, Dunne si accorse che quasi tutte le informazioni coincidevano con quelle del sogno, compreso il numero delle vittime e le circostanze con cui si era svolta la tragedia.
Secondo le sue convinzioni, il tempo è multidimensionale e quindi gli eventi esistono ancora prima che si verifichino e possono essere conosciuti.

Dunne faceva vari esercizi, per esempio leggeva il titolo di un libro che non conosceva e scriveva quello che gli veniva in mente in modo automatico; per es. prese un libro giallo e gli venne in mente una pendola che segnava le 10,30; poi, leggendo il libro, scoprì che questa pendola era il nodo centrale del giallo, anche se compariva solo a metà libro.

Dunque nella mente disidentificata, come nella mente onirica, agisce una capacità che viaggia a due sensi, che ricorda il passato anche ignoto e può conoscere il futuro, come se tutto fosse compresente.
Io usavo spesso questa mente ricettiva, mi davano il nome di una persona a me ignota e io dicevo tutto quello che mi veniva in mente, descrivevo quella persona, vedevo elementi della sua infanzia o fatti che gli erano successi e in genere l’esperimento aveva buoni risultati. Come è possibile questo? Anche la visualizzazione è un sogno a occhi aperti. La mente ricettiva deve arrivare a uno spazio vuoto, e, se accetta tranquillamente questo vuoto, essa può andare oltre, e, poiché la natura non tollera vuoti, ecco che nel vuoto emerge qualcosa, il futuro come il passato. Le sequenze temporali sono annullate. La storia non è più un vettore direzionato, e non è più lineare ma è tutta qui ora, compresente, come se si entrasse nella memoria di un enorme computer che contiene l’informazione totale. Di questa informazione posso avere degli sprazzi a caso, vedendo ogni volta cose diverse, come se girassi attorno a un oggetto, guardandolo ora da una parte, ora dall’altra.
Nei sogni spesso avviene questo, e a volte si capisce che i sogni sono seriali in quanto contengono uno stesso messaggio che viene dato in modi diversi attraverso metafore, come le tessere di un puzzle che compongono alla fine un disegno intero.
Dunne era convinto che la memoria si potesse muovere nei due sensi del tempo, come conoscenza globale, e può ricordare il futuro come ricorda il passato. Il tempo potrebbe essere un continuum con due versi di percorrenza e, nel sogno, a volte, appare proprio questa lettura a doppio binario, la fine del sogno è il suo inizio o il sogno è un flash sul futuro o su un passato ignoto, secondo quanto ci serve. Attivare la mente straordinaria può voler dire entrare nell’archivio totale, i sogni di premonizione si intensificano e le intuizioni salviche diventano frequenti.
Freud voleva che i sogni si riferissero solo al passato, ma Jung aveva una visione allargata perché aveva avuto molti sogni premonitori, del resto lui stesso faceva questo gioco di lasciare che la mente gli mandasse delle catene associative di informazioni su persone sconosciute e la cosa funzionava.

Tutto questo mi è utile per capire ciò che può accadere ai miei visitatori quando li metto in rilassamento profondo.
Quando siamo profondamente rilassati ma non addormentati e nemmeno sotto ipnosi, siamo in una fase che viene chiamata ipnagogica, che cioè si avvia verso il sonno. Mentre nel sonno noi tagliamo i contatti col mondo esterno, nella fase ipnagogica restiamo in contatto auditivo con l’esterno, sentiamo quindi la voce di chi ci parla e possiamo, debolmente, rispondere. La fase ipnagogica come quella ipnopompa (una precede il sonno e l’altra lo segue verso il risveglio) sono fasi di varco tra un livello della coscienza e un altro, fasi bar-do, ponte, come direbbero i Tibetani, e per questo godono delle caratteristiche di due stati di coscienza vicini, presentando per questo particolare interesse.
La fase ipnagogica, cioè che precede immediatamente il sogno, può presentare allucinazioni percettive, in genere visive e in rari casi anche auditive.
Il rilassamento profondo produce il distacco dalla percezione del proprio corpo e una sincronizzazione cerebrale. Tutti gli stati di sincronizzazione sono interessanti.
Per esempio, se prendo un rubino e lo scaldo, gli elettroni del suo centro di luce cominciano a rimbalzare secondo un movimento sinusoidale, in cui ognuno ha il proprio picco e il proprio momento di caduta, ma, se riesco a sincronizzare i picchi, si produce un raggio laser, una energia estremamente potente causata dalla sincronizzazione delle onde.
Allo stesso modo, se più persone fanno meditazione sotto la guida di un grande guru, e le sue onde mentali riescono a produrre la sincronizzazione delle onde mentali dei vari soggetti, si ottiene una energia mentale di grande potenza, unificata, che può essere terapeutica o produttiva di visioni, una sinergia che è potere puro.
L’angelo diceva: “Puoi dare protezione agli altri anche solo tacendo. Agisci con la mente come fosse un dirottatore di energia. Pensa alle onde su un lago tranquillo. Conduci le onde come fossero pecorelle al recinto.
In genere i nostri cervelli emettono onde non sincronizzate, e più queste riescono a muoversi in modo analogo, più noi percepiamo un senso di pace. Il rilassamento profondo, anche quando non è produttivo di visioni, è di per sé produttivo di pace e benessere. Dieci minuti di rilassamento totale sono come aver dormito profondamente per alcune ore. Quando i neuroni dicono la stessa cosa e si muovono allo stesso modo, producono un messaggio unico che è estremamente salutare.
Via via che procediamo dalla veglia al sonno passiamo da uno stato di desincronizzazione ad uno di sincronizzazione, la mente si distacca dal corpo che è come assente e paralizzato e il cervello comincia a captare delle scene visive. In genere lo fa senza emozione alcuna, in modo distaccato.

Il tempo è una cosa strana, i filosofi se ne sono occupati da sempre inutilmente, Sant’Agostino lo chiamava ‘una dimensione dell’anima’, intendendo però che era una ‘costruzione’ della coscienza, ma solo i sensitivi parlano di livelli di coscienza a cui corrispondono livelli del tempo ovvero di una conoscenza totale.
Il tempo è solo un modo di vedere, come mettersi gli occhiali o il binocolo. Possiamo vedere nel tempo o senza.
Nel nastro di Moebius una mosca cammina sul lato A di un nastro e può di colpo trovarsi sul lato B, per una distorsione dello stesso. Per la mente potrebbe essere la stessa cosa; in stato modificato di coscienza la nostra mente passa istantaneamente da un universo ad un altro, uno col tempo, l’altro senza, uno dominato da spazio e tempo e causa, l’altro che non li contiene. Il passaggio avviene istantaneamente nel sogno straordinario o nella visione.

Dunne scrive: “I sogni di preveggenza dicono che non siamo prigionieri del presente”, forse siamo NAVIGATORI, che possono andare in ogni direzione, non ci sono direzioni fisse ma solo informazioni possibili.
Dunne era un uomo molto intelligente, era un ingegnere aeronautico, amava la matematica e la fisica e faceva ipotesi filosofiche. Ipotizzò un ‘io’ che vive ogni fotogramma della vita coinvolto in esso, e un altro che può vedere l’intero film da fuori. Se il primo cessa di occupare tutto il campo della coscienza, il secondo può avere informazioni superiori a quelle ordinarie.
Forse siamo navigatori interdimensionali imprigionati in una navicella spaziale e temporale ma sempre in grado di uscirne, assistiamo allo scorrimento della realtà come uno spettatore assiste alle sequenze di un film, ma possiamo vedere il film tutto insieme o dare un’occhiata ai fotogrammi futuri.

Io questo lo avevo sognato in uni dei miei ‘sogni neri’. Finora non ho mai trovato nessuno che abbia avuto ‘i sogni neri’ e ne ho anche chiesto invano a psicologi e neurologi. Il sogno nero è in genere un sogno straordinario dove non c’è nulla, solo un’oscurità molto fitta e una voce grave fuori campo che mi spiega qualcosa. A volte nell’oscurità appare qualche figura luminosa, in modo emblematico. Una volta furono tracciati dei segni bianchi luminosi in aramaico, ma io non conosco l’aramaico. Un’altra volta apparve una formula simile a quella di Einstein E= Mc2, che era E=mM, l’Energia spirituale è il prodotto della Meditazione per il momento, cioè l’incremento di energia spirituale è in funzione di quanto tempo dedichi alla meditazione.
Nel mio più lungo sogno nero che durò un tempo interminabile mi venne dettata l’intera gerarchia angelica partendo dalle intelligenze che organizzano la materia più semplice per arrivare fino a Dio.
Circa il tempo, sognai di essere un puro sguardo in una stanza buia. In mezzo alla stanza era sospeso per aria un proiettore, un raggio di luce entrava e un raggio usciva; ciò che usciva si proiettava su uno schermo. Una voce fuori campo diceva: “Guarda! Ciò che vedi davanti a te è il tuo presente, ma nella stanza esiste anche il tempo futuro e quello passato, è tutta la pellicola, è solo il tuo sguardo che si focalizza sul tempo presente e vede solo quello!”.

Lo sguardo ordinario focalizza una immagine dopo l’altra; lo sguardo straordinario può vedere il film tutto insieme o capirne di colpo il senso o intravedere qualche fotogramma di un passato ignoto o di un futuro non ancora determinabile.
Immaginate il passato seduto alla vostra sinistra e il futuro a destra, pensate ora di poterli guardare entrambi, questo è il tempo spazializzato. C’è un osservatore in noi che ha questa facoltà, può vedere tutta la pellicola distesa. E’ come per un libro, l’occhio che legge scorre una parola dopo l’altra, ma esiste la pagina intera. La mente analogica può vederla, quella logica no.
Nel sogno premonitore la coscienza focalizzata esce di scena e subentra la coscienza allargata che vede l’intero, magari non vede bene, vede qua e là, o vede in modo simbolico, ma ciò che conta è il senso dell’informazione.
Questa mente può anche vedere la morte, perché la morte è una grande variazione dell’energia e irradia i suoi effetti nel futuro e nel passato come un sasso gettato nel lago che allarga i suoi cerchi e raggiunge entrambe le sponde.
Molti sogni o visioni paranormali riguardano la morte, perché essa è un grande cambio di stato.

Io sognai che camminavamo tutti in fila, andavano in un grande magazzino a cambiarci i vestiti (nel sogno cambiare vestito vuol dire morire, cioè lasciare questo abito corporeo. Nel Libro dei Morti tibetano si dice: “Come la sera lasci andare il tuo abito, per indossarne uno al mattino, così con la morte cambierai il tuo corpo con un altro”).
Il primo della fila era mio padre, poi veniva mia madre, poi mio marito, poi io e dietro mia figlia col suo fidanzato. Mio padre toccò il retro di una macchina e scoppiò come una bollicina (mio padre morì poco dopo, uscì da un supermercato con le borse della spesa, aprì il retro della macchina e gli scoppiò un infarto). Poi nel sogno sparì mia madre (mia madre è morta di colpo qualche anno dopo). Poi sparì mio marito. A quel punto io mi trovai sola e mi girai urlando: “Nicoletta” Nicoletta!” ma dietro di me non c’era nessuno.

Un giorno una mia allieva mi invita a cena e poi mi chiede cosa vedo nel suo futuro, io comincio a tremare ed entro in un forte malessere che mi prende lo stomaco, vedo delle viscere sanguinanti, sangue che inonda tutto, sono piena di morte, e leggo qualcosa sulla cronaca di un giornale che attiene a un grosso fatto di sangue. Tre mesi dopo, sua madre si ammala di tumore allo stomaco, viene operata e muore. Io non ne so nulla, ma passo una notte molto agitata in cui continuo a svegliarmi pensando che devo telefonarle ma non ho il suo numero, e mi metto a pregare per sua madre. La stessa notte lei sogna che io cerco invano di telefonarle e che alla fine le lascio scritto il mio numero sul muro. La mattina dopo lei mi telefona e mi avverte che la madre è grave. Io passo la mattina in uno stato di agitazione, a mezzogiorno la tensione si distende di colpo e in quel momento la madre è morta.

Il 50% delle esperienze paranormali avvengono in sogno o in uno stato di profondo rilassamento simile al sonno. Le premonizioni avvengono più facilmente nel sogno.

Prima della morte improvvisa di mia madre ho avuto tre incubi, che al momento non ho capito affatto:
-Andavo con mia madre su una ripida strada di montagna in una foschia piovosa. A un certo punto lei era troppo stanca per procedere oltre, l’ho fatta sedere su una sedia sul bordo della strada e sono tornata indietro per prendere la macchina ma ho perso la strada ed ero disperata perché non la trovavo più.
Notate la precisione del sogno: mia madre e’ morta in un pensionato, dopo pranzo, l’infermiera l’ha fatta alzare per la solita passeggiatina ma lei ha avuto un mancamento, ha detto che era stanca, si è seduta ‘sulla sedia’ ed è morta.
Qui compaiono diversi simboli: la montagna, che è l’ascesi e il cambiamento verso l’alto; la foschia piovigginosa: un tempo di confusione e pianto; l’auto che indica il modo con cui andiamo nella vita.

-nel secondo sogno io tenevo mia madre morta in braccio che pesava come una bambina, la testa è sparita di colpo e si è trasformata in alcuni grumi di tuorlo d’uovo. La testa indica in genere la parte vitale o intelligente della persona, e l’uovo è segno di rinascita.

-nel terzo sogno io abitavo al terzo piano di una casa e mia madre a piano terra. Scendevo con l’ascensore e scoprivo che era sparita: alcuni zingari avevano rubato tutto, lasciando su un lettino una neonata bellissima morta. Ero sconvolta, poi mi accorgevo che la bambina era viva, aveva nove mesi e grandissimi occhi scuri come quelli di mia madre da giovane. Ero molto preoccupata per questa bambina, tornavo su con l’ascensore, per prendere cibo o pannolini, ma poi l’ascensore spariva ed io ero disperata perché non potevo tornare dalla bambina e curarla.

Anche questo sogno indica una reincarnazione, ma diceva che, ovunque fosse il nuovo corpo di mia madre, io non avrei più potuto accudirla. La terra, il piano terra, si collegano alla terra madre, alle radici. Il tre è il mio numero fortunato, la cifra che caratterizza la mia vita. Ognuno di noi ha un numero simbolico. Il tre rappresenta il divino, ma anche il successo conseguito col sacrificio personale.
Notate l’ascensore che indica questa capacità della mente di spostarsi ad altri livelli (come ‘i veicoli’ buddhisti).
Gli zingari sono energie che salgono dall’inconscio per forti modificazioni di coscienza, energie di cambiamento,che ci derubano di ciò che abbiamo.
Interessante nel sogno la presenza del numero 9, un numero connesso con la nascita ma anche con la morte, nove è il tempo della gestazione ma nei sogni fa pensare che ci sia una gestazione della morte come della vita. La nuova bambina ha 9 mesi, e 9 è il periodo del concepimento, i piani della casa sono le dimensioni dell’essere, gli zingari le forze oscure della vita, l’essere derubati, ciò che si prova quando ci muore una persona cara; scale o ascensori o strade in salita indicano un cambio dimensionale.

Informazioni extratemporali possono venire in stato di trance, anche se la trance è una condizione particolare non paragonabile al sogno.

-Alcuni mesi prima della morte di mia madre, in una scrittura automatica, era venuto: “Tua madre avrà una morte dolce, come una bambina che si addormenta. In qualche punto di te c’è già la disperazione della sua perdita”.
La cosa notevole è che né coi sogni predittivi di morte, né con la scrittura automatica io realizzai che mia madre sarebbe morta di lì a poco; le frasi in cui veniva scritto della morte della madre nemmeno le lessi e me ne accorsi solo dopo. L’inconscio manda i suoi segnali ma la mente razionale non vuole accettarli, per una forma di autodifesa.
In qualche parte di noi esiste una intelligenza inconscia che conosce le cose prima e può anche cominciare a elaborarle prima che accadano realmente o che noi le conosciamo coscientemente.
Spesso ho trovato che i sogni premonitori di morte sono collegati al numero 3 e al 9, per es. il sogno viene 9 mesi prima della morte reale, come se la morte fosse una specie di nascita con 9 mesi di incubazione. Nei miei sogni del resto la morte appare sempre come una ‘nascita’. E nelle corse nel tunnel della morte ho sempre percepito di nascere con gran gioia, e non di morire.
Notiamo che anche nella predizione con cui Nostradamus prevede la propria morte con ogni dettaglio c’e’ un errore di 9 mesi.

Nella mia vita ho ascoltato migliaia di sogni, tutti molto interessanti. Questo è uno dei tanti. Notate come elementi reali siano mescolati ad elementi simbolici:

“La madre di Enza muore. Lei e la sorella la preparano, scelgono il vestito più bello, poi pensano che anche la biancheria deve essere bella. Tolgono da un cassetto una sottoveste di seta ma odora di stantio e pensano di lavarla, è estate e asciugherà rapidamente. La sorella porta la sottoveste lavata in terrazza per stenderla ma le vola via e cade di sotto. In quell’istante ricorda di colpo un sogno fatto diversi giorni prima: aveva sognato che la madre cadeva dalla terrazza, lei e la sorella andavano a prenderla e la trovavano morta a terra, con un filo di sangue che le usciva dalla bocca. Accanto a lei una neonata di due mesi vestita di bianco. La sorella racconta il sogno a Enza e osservano che, quando la madre è morta, un filo di sangue le usciva realmente dalla bocca. Non sanno spiegarsi la neonata. Ma, quando le due sorelle vanno nella camera ardente, vedono che ci sono due bare vicine, una è quella della madre, nell’altra c’e’ una bambina di due mesi, vestita di bianco”

Non sempre le immagini dei sogni sono chiare, spesso sono simboliche o appartengono a culture diverse dalla nostra, ma qualche volta i dettagli sono molto precisi.
Noi viviamo in un tempo direzionato, lineare; se aboliamo la direzione, resta un non-tempo. Se aboliamo l’occhio che separa le cose e le distende, resta l’unita’ del Tutto, come un libro che è lì tutto intero.
Forse la vita è un sogno personale all’interno di un sogno più grande, o noi viviamo un sogno parallelo a tutti i sogni possibili; siamo in una bolla all’interno di altre bolle o vicina ad esse e in certi momenti ci e’ dato di fare un salto da un punto all’altro del sogno totale. La coscienza vive nel tempo e nello spazio ma lo spirito li trascende e quello che chiamiamo ‘inconscio’ forse e’ solo uno strumento dello spirito.
Forse davvero la vita terrena è una gabbia virtuale costruita per scopi a noi ignoti, con un potere ipnotico che ci costringe a credere che essa sia reale.
Nei suoi sogni-visioni, Jung intuì cosa fosse l’eternità, ‘una realtà obiettiva’ in cui presente, passato e futuro sono una cosa sola, e tutto ciò che avviene nel tempo sta insieme in un tutto obiettivo, iridescente e indefinibile.

La ragione non può spiegarci la morte, la vita, il tempo…ma miti e sogni sono pieni di intuizioni. Noi viviamo in questo mondo con questa mente e non possiamo vedere le cose che come le vediamo. Siamo limitati e legati, ma dentro di noi c’è un anelito ad andare oltre. L’uomo di scienza è scettico su questo, ma in ognuno di noi c’è un poeta e un viaggiatore che possono superare i limiti del razionale. Se ci fidiamo troppo dell’intelletto, la vita si impoverisce, perdiamo la voce dello spirito e diventiamo sofferenti.
La premonizione può venire attraverso un sogno simbolico o realistico.
Simbolico è il sogno del ‘ponte’: “Una ragazza sogna di incontrare sul ponte della stazione di Zurigo la cugina che la informa che la nonna e’ morta. La mattina dopo arriva la notizia reale della morte”. Qui abbiamo una doppia simbologia: la stazione ferroviaria che indica ‘il viaggio’, il ponte che allude al passaggio interdimensionale. Come vedremo, anche ‘l’angelo’ ha un significato analogo, come energia di mediazione o passaggio.

Qualche volta la premonizione può apparire in un disegno, perché anche nella espressione artistica si manifesta la mente che sta fuori dello spazio e del tempo. Quando noi entriamo in uno stato creativo, usciamo dalla mente razionale e passiamo a uno stato modificato di coscienza simile a quello del sogno o della visione. Per questo l’artista non parla quando compone la sua opera. E’ assorto in un leggero stato ipnotico. Il linguaggio, come il pensiero verbale, appartiene alla parte sinistra del cervello, mentre la creazione o il sogno a quello destro.
Esiste un quadro moderno, in cui il pittore dipinse un amico con un buco nella tempia e questi, poco dopo, morì in guerra colpito alla tempia da una pallottola.
I sogni di previsione possono emergere nella vita cosciente sotto forma di segni o di disegni. In un mio laboratorio psicoartistico, una signora incollò sul suo disegno vari numeri che uscirono puntualmente al lotto il giorno successivo. Certo lo possiamo considerare un caso. Miriam pose, in un collage, un ovale ritagliato da una rivista, in cui da una parte c’era un Cristo in croce e dall’altra un numero. Quando ritrovò il padre perduto da anni, che stava morendo per una malattia terminale, risultò che il numero del suo letto in ospedale era lo stesso dell’ovale del Cristo sofferente.
Maria Teresa ebbe un figlio che morì a 14 anni, il giorno del suo compleanno, andando a sbattere col motorino appena ricevuto in regalo contro un pullman. Il giorno prima, il ragazzo aveva scritto sul suo diario scolastico: “Domani mi fanno secco! Vado a sbattere! Crash! Faccio il botto!” Forse parlava di una interrogazione che temeva, ma si era disegnato in una bara con una croce sopra, con attorno uomini incappucciati. Sopra aveva riportato una grata con i trasferelli del padre e sotto aveva messo la sigla GVS. Nella pagina accanto una sua compagna di classe aveva scritto: “14 anni / troppo pochi per amare / abbastanza per sognare” e lui aveva aggiunto: “Sufficienti per andare”. Quando, dopo la sua morte, la madre preparò la sua lapide al camposanto, si accorse con orrore che sopra la tomba c’era una grata simile a quella del diario. Il marmista le chiese se sulla lapide voleva scrivere GVS e lei ricordò di colpo la sigla scritta sotto il disegno della bara. Ne chiese il significato al marmista, il quale prima si schermì dicendo che era una vecchia sigla non più usata, poi spiegò che voleva dire “Giovane Vita Stroncata”.
Sempre Teresa, dopo la morte del figlio, sentì un forte rumore come di uccello che sbatte le ali, e aprendo la grata del camino cadde dall’alto una rondine morta, pur essendo dicembre, mese poco adatto alle rondini. Nell’antico mondo egizio ba = l’anima, il principio spirituale che sopravvive nell’al di là, è ritratto come una rondine in volo o come una rondine dalla testa umana.

Germana, prima di morire, sognò che prendeva un grande piroscafo per andare in America. Io sognai che salivo su una grande nave e la trovavo con sua madre (entrambe al tempo erano vive). Sulla stessa nave c’era un gabinetto dove potevo comunicare con i morti. Ma loro avevano il biglietto, io no, ero lì clandestina. Ricordiamo che in metafonia compare spesso la ‘nave dei morti’ per indicare la dimensione in cui sono le anime. Nel mondo celtico ‘morire’ era detto ‘andare oltre la nona onda’, cioè il nono livello dell’essere e spesso troviamo nei miti il concetto che i morti siano in un’isola, al di là di un oceano e che si possano raggiungere con una barca. Vedi la barca egizia del faraone che lo porta nel Duat o la barca di Caronte.
Il fiume, di converso, nei sogni rappresenta più spesso la vita terrena. Vedi Eraclito o Lao Tzu “La realtà è come un fiume…”.
Cadere in un fiume può indicare il rientro nel flusso della vita.

Il sogno non può essere interamente spiegato o capito razionalmente, è un fattore di trasformazione che agisce a livelli diversi da quelli della mente verbalizzata, è ‘energia in cammino’.
Le società antiche riconoscevano LA POTENZA DELL’ENERGIA CHE CAMMINA e la tribù intera partecipava con forme di penetrazione e sacralizzazione, con un sostegno collettivo, ai momenti solenni del mutamento, nei quali qualcosa moriva e qualcosa rinasceva, mentre si impartivano i sacri misteri, cioè si connetteva la psiche storica e immanente all’energia eterna e trascendente. I riti di iniziazione o di passaggio, con la loro drammatizzazione artistica e l’immedesimazione rituale, permettevano l’accesso a gradi di conoscenza superiore, accompagnando la riconfigurazione della vita umana o del ciclo naturale nei suoi momenti di variazione, attuando una armonizzazione collettiva. Ma il nostro mondo presenta un’anomia del sacro. E i sogni fanno le veci del rito segnando i passaggi dalla vita terrena: le piccole e le grandi morti.
Un tempo rituali sacri accompagnavano i tempi del cambiamento: la pubertà, l’ingresso nella giovinezza, il travaglio del parto, il momento della morte… come sostegno all’anima nelle sue metamorfosi, dal nascere al morire al rivivere.
Il rito e il mito erano contenitori dell’energia in divenire e facilitavano l’assunzione di nuove dimensioni o ruoli. Ma la nostra civiltà ha dimenticato il sostegno del rito, e allora l’inconscio lo reinventa nello spazio del sogno.
Il sogno non parla per essere capito ma per accompagnare un mutamento dell’energia. Jung dice: “I sogni possono essere racconti brevi che creano un shock dell’anima, (uno spostamento brusco dell’energia), come i Koan del Buddhismo Zen“.
Si muove qualcosa in un piano sovra-razionale, finalizzato a un senso non rivolto alla mente. La comprensione intellettiva e’ sempre marginale, il sogno non opera per una comunicazione ma per una elaborazione, che avviene ad altri livelli. Il sogno cuoce qualcosa che tu mangi magicamente.
L’analista o sciamano è un suscitatore di sogni, dinamizza energie inconsce, proprio perché il sogno e’ un accadere che la sua energia stimola.
Non è l’inconscio individuale a operare ma quello collettivo, attraverso immagini arcaiche. Per esso il tempo non esiste perché esso è situato fuori del tempo e domina perciò tutti i tempi. Siamo nel luogo dell’informazione pura, nel luogo dei significati in sé.
Per Jung l’uomo non conosce il suo futuro con l’intelletto, che è temporale e si basa su catene casuali contigue, mentre l’inconscio che è trascendente può conoscere tutto, il suo sguardo sorvola istantaneamente tempi e spazi diversi. Per Jung è possibile che il sogno, come mediatore dell’inconscio, veda anche la morte del sognatore, come altri eventi non conoscibili a priori o non deducibili da fatti noti perché esso sovverte l’ordine tradizionale della realtà ordinaria.
Nella realtà ordinaria l’evento accade su una linea temporale, seguendo o precedendo altri eventi; nella realtà straordinaria semplicemente ‘esiste’. Non ci si arriva per dimostrazione logica, o per sequenza, o per derivazione, semplicemente lo si vede in quanto ‘è’. Così la natura fattuale è più ampia della nostra percezione ordinaria e delle sue categorie e non si cura delle nostre dimostrazioni razionali o delle pretese da laboratorio, essa prova se stessa semplicemente accadendo. Accadere ed esistere sono fuori dai nostri schemi dimostrativi, ma possono essere percepiti in universi coesistenti o simil-centrati. Ci sono universi che noi costruiamo con le nostre coordinate scientifiche ed altri che semplicemente si mostrano e stanno al di fuori delle nostre costruzioni razionali.
L’archetipo è la forma a noi visibile di una comunicazione con l’eterno.
Il sogno straordinario sembra predire il futuro, in realtà il sogno ‘sa’ il futuro, perché partecipa del regno della totalità, contiene dunque tutte le forme primarie, tutti gli eventi, tutti i luoghi. Per noi è difficile concepire la possibilità di un piano che è talmente fuori dal tempo e dallo spazio da contenere tutti i tempi e gli spazi, ma molti fenomeni inspiegabili rientrano in questa ipotesi.
Per un sensitivo il livello ultradimensionale è un fatto di esperienza, e l’esperienza dice che la natura è paradossale solo rispetto alle ristrette categorie che l’intelletto umano moderno ha dato a se stesso. Se una parte della psiche vive in una realtà calata nella successione temporale e nell’estensione spaziale e un’altra parte si sperimenta invece in una realtà onnitemporale e onnispaziale, posso solo testimoniare che due livelli di me sperimentano due realtà diverse.
Passato, presente, futuro sono. E’ forse soltanto la coscienza che si sposta”.

Un allievo mi racconta:
Il tunnel della morte è l’elemento che ci investe non appena si diventa coscienti e in vari modi condiziona il nostro pensiero nel senso più lato. Il primo sogno di sensazione di morte credo di averlo avuto in uno stato quasi incosciente. Ero ammalato, una forte influenza, e avevo una febbre molto alta; a un tratto ecco una visione che non ho mai dimenticata e che ho sempre associato alla morte. Apparve un’immagine che dall’età di 6 o 7 anni ho sempre ritenuto insolita e strana, aveva una forma di spirale che partiva dall’alto verso il basso, dando un senso di sprofondamento e a mano a mano si restringeva in un turbinio di cerchi sempre più piccoli. Tutto ciò lo sentivo come un incubo, in quanto presagivo una specie di risucchio verso il basso, come una possibilità di perdermi e di precipitare in uno stato a me sconosciuto. Poi tutto ritornò normale, ma mi è sempre sembrato strano come questa visione che ho associato alla morte non l’abbia mai dimenticata e ancora tuttora la ricordi non senza turbamento. A volte mi chiedo se sarà questo che si realizzerà quando la vita terrena ci abbandonerà.

Il sogno fonde l’antichissimo simbolo della spirale con uno altrettanto antico: il tunnel. Entrambi indicano un movimento, perché tutto e’ divenire nell’energia, morte e vita sono entrambi movimenti o mutamenti. Componendo le due spirali si ha il caduceo, i due serpenti arrotolati attorno all’asse centrale che Mercurio porta in mano, simbolo della medicina, della morte e della rinascita. Anche questo simbolo si rifà a forme archetipiche molto antiche. Le ritroviamo nelle spirali della Kundalini indiana, la spira di energia, latente nella zona sacrale, che la meditazione può attivare facendola innalzare così da illuminare tutti i Chakra, le ruote dell’energia. Questa spirale ha tre incroci e mezzo. Ancora nella Bibbia troviamo: “Due funi intrecciate è la vita”, il che fa pensare alle eliche del DNA.
La morte può apparire come farfalla, di segno positivo, o come falena, di segno negativo. Farfalla in greco è psiche’, che vuol dire anima.

Queste due esperienze mostrano come il simbolo sia presente nell’inconscio.
Una mia vicina della casa di Firenze era molto legata al marito, quando questi morì si trovò del tutto sola e cadde in una profonda depressione. Quando il marito era vivo e a primavera arrivavano la farfallina cavolaia, di colore giallo chiaro, lui scherzava dicendo che la farfallina era l’anima di suo fratello. Dopo la sua morte, la moglie si chiuse in casa senza comunicare più con nessuno, o era sveglia e dolorante o cadeva in un profondo sopore. Ma una volta, mentre dormiva sentì la voce del marito che la chiamava insistentemente: “Rina! Rina!”. Come aprì gli occhi, una enorme farfalla tropicale dai colori bellissimi volava nella stanza, e non si capiva come fosse entrata perché tutte le finestre erano chiuse.

Qui l’esperienza mi è stata narrata dalla stessa protagonista:
Mi chiamo Giovanna e debbo premettere che le falene, cieche e pelose, mi terrorizzano da sempre come, del resto, tutti gli insetti volanti. Forse, in una precedente dimensione, ho avuto qualcosa a che fare con i nativi d’America, che le considerano immagini di morte. Questo è un incubo ricorrente, dalla gioventù ai 50 anni. Mi trovo in un grande locale spoglio, con soffitti molto alti e finestre piccole, la luce è accesa e, improvvisamente, capisco che è entrata una grossa falena, dato che a tratti la luce si oscura al suo passaggio. Corro velocemente verso una porticina in fondo al locale per sfuggirle (so che se mi vede mi volerà addosso in picchiata) mentre mi cresce un forte ribrezzo al pensiero che riesca a toccarmi. Mi salvo chiudendomi dietro la porticina che immette in una stanzina senza finestre, vedo trapelare la luce dalle sottili fessure di contorno della porta che si oscurano di tanto in tanto al passaggio della falena. Improvvisamente sento che capisce che io sono lì dentro e la sento buttarsi a capofitto sulle fessure della porticina per riuscire a penetrare. Un terrore senza fine si impadronisce di me vedendo che piano piano si appiattisce e riesce nel suo intento, prima con le zampe e poi con tutto il corpo estremamente assottigliato e ingrandito. Mi guardo attorno e vedo un usciolino, corro, lo apro e lo richiudo dietro di me mentre tutto si ripete irrimediabilmente come in precedenza. A questo punto, prima che la falena riesca a toccarmi, mi sveglio urlando, tutta gelata, terrorizzata ma felice anche se sono consapevole che quella volta che non mi sveglierò sarà perché sono la falena mi ha raggiunto ed è la MORTE che ogni tanto mi avverte che lei è là e prima o poi mi prenderà.

Questo, invece, è un sogno premonitore di un incidente:
Una notte di alcuni anni fa ebbi un incubo. Sognai che durante un viaggio in auto, ero di fianco a mio marito che guidava, improvvisamente, a causa di un incidente, il cofano della nostra macchina, una golf verde scuro metallizzato, si accartocciò fino a toccare i vetro anteriore dell’auto. Non mi ero però fatta male. Gridai spaventata e mi svegliai. L’incidente avvenne nello stesso modo dopo circa tre mesi dal sogno, che ricordai di nuovo quando vidi accartocciarsi il cofano dell’auto davanti a me, nel medesimo modo, in cui lo avevo visto nell’incubo. Non ci facemmo male. Ancora oggi non riusciamo a comprendere come mai, pur vedendo le macchine ferme e frenando per almeno 50 metri, la macchina non rispose ai comandi e tamponammo l’ultima macchina ferma in fila. Si trattò infatti di un tamponamento a catena, noi eravamo gli ultimi. Altre persone coinvolte cercarono di sfruttare l’incidente per avere dei risarcimenti più forti dalle varie assicurazioni. Ricevemmo per anni, telefonate minacciose da alcuni di costoro.
Qualche tempo dopo sognai di essere alla guida della mia auto e che qualcuno mi tamponava di lato. Nel sogno ripensai all’incubo simile che si era avverato e sentii di voler ripetere l’ultimo sogno vedendo che l’incidente sarebbe stato minimo. Così feci. Così poi avvenne dopo circa tre settimane
.”

Jung credeva ai sogni di premonizione, di chiaroveggenza e di telepatia. Questi potevano essere frequenti nel particolare rapporto tra medico e paziente.
Una volta toccò con la mano la propria fronte e quella dell’altro e disegnò tra le due un cerchio come a dire: “Il sogno non viene fatto lì e nemmeno lì, ma viene fatto qui”, luogo intermedio, interumano o sovrumano.

L’inconscio collettivo è un piano di realtà, extratemporale e extraspaziale, su cui la mente umana riesce ad aprirsi in situazioni o condizioni particolari. E’ una dimensione che la mente può toccare ma che non appartiene alla parte razionale, la coscienza può capitarvi in sogno oppure in momenti straordinari della veglia.
Io sentivo uno scivolamento laterale, uno spostamento quasi fisico della mente, ma non potevo sempre produrlo e solo raramente potevo farne partecipi gli altri. Le immagini vi apparivano, a volte dentro la mia mente a volte fuori, spesso simboliche e mescolate a elementi reali.
Tutti i sistemi religiosi da migliaia di anni parlano di una dimensione dove non esiste il tempo e dove ogni conoscenza è possibile. La scienza lo nega, ma cosa è mai la scienza se non un piccolo passo della storia dell’intelletto di fronte all’ignoto di una realtà che la solo sovrasta?
Il mondo dei sogni è un varco di potere, un mondo di conoscenza e anche una porta dimensionale per entrare in realtà parallele. Lo sanno gli sciamani, gli uomini medicina, i veggenti, i santi, gli artisti, i sensitivi, che sono viaggiatori della mente e usano la mente per viaggi d’anima, per aprire altre realtà, conoscere l’ignoto, fare scoperte. La mente logica rifiuta questo, perché vuole controllare l’io, fa un discorso di potere. In un bel libro di fantascienza (‘Dune’) si legge: “Nelle profondità della nostra mente c’è un bisogno ossessivo di un universo logico e coerente. Ma il vero universo è sempre un passo al di là della nostra logica”.

Quando metto qualcuno in uno stato di rilassamento profondo, le onde elettromagnetiche del suo cervello rallentano e vanno in fase alfa. La persona non viene ipnotizzata né si addormenta ma entra in una fase ipnagogica, fase che precede il sonno, e questa fase è interessante perché rimane una parte della coscienza vigile ma allo stesso tempo si accendono percezioni prevalentemente visive analoghe a quelle del sogno, percezioni che possono essere ricordate e conservate, mentre possono essere guidate dall’esterno con domande e richieste fatte dall’osservatore.
Io dico al soggetto rilassato di guardarsi i piedi e le mani o i vestiti e di descriverli, poi di guardare davanti a sé, e gli faccio varie domande sul luogo che vede, su chi è ecc. Posso portarlo anche avanti o indietro nel tempo. Il soggetto è semiaddormentato e mi risponde anche se con voce più o meno impedita, perché il rilassamento muscolare ostacola un po’ la fonazione. A volte le immagini vengono a sprazzi e sono confuse. A volte sorgono vere e dettagliate storie di vita, anche molto lunghe che percorrono vite intere dalla nascita alla morte. E queste esistenze sono le più varie, di questo secolo o di tempi molto antichi. Possono avere dei chiari riferimenti a problemi attuali, a fobie, difficoltà, ossessioni.. oppure sembra che non abbiano alcun legame con la vita di adesso. Raramente sono vite eccezionali, più spesso rientrano nella casistica delle infinite esistenze comuni che costellano la storia del mondo.
Quando richiamo il soggetto a riacquistare la sua piena coscienza, gli faccio muovere i piedi, sgranchire le dita delle mani, riaprire gli occhi, egli ricorda perfettamente le sue visualizzazione e aggiunge nuovi particolari. In genere rimane steso e tranquillo finché vuole e guadagna dall’esperimento una grande serenità e calma.

Mi ha telefonato la bellissima Giulia. La vedo ogni tanto, con la sua aria languida ed elegante da danzatrice classica. Ad ogni incontro parlo con lei di lei per due ore, ma poi, come accade sempre per ogni visitatore, come se ne esce da casa, dimentico tutto di lei. Non so perché questo accade ma è come se qualcosa cancellasse tutto dalla mia testa, come una sinecura dall’impossessarsi dei ricordi di altri, dal mettere nella mia testa le loro vite, dal serbare memorie a cui non ho diritto. Questo proteggere il loro cuore mi rende però difficile capire di che parlano se mi ricercano e confermano quanto ho detto loro, le previsioni che ho fatto, perché non ricordo nulla e anzi mi meraviglio di quel che raccontano come se parlassero di un’altra persona, solo che io lascio sempre loro la registrazione di quelle due ore per cui non possono esserci falsi ricordi o conferme non dimostrate.
Così è stato anche per Giulia, che parla di episodi per me totalmente persi che potrebbero essere accaduti ad altri, visto che non ne serbo memoria.
Mi dice che tutto quello che le avevo predetto si è realizzato, persino un dettaglio curioso: sembra che abbia ‘visto’ sul sopracciglio di una delle figlie un segno come di V rovesciata, e, quando lei se ne era preoccupata, l’ho rassicurata dicendo che io parlavo di tutto quel che vedevo e a volte la cosa poteva sembrare grave ma poi non lo era.
Era dunque avvenuto che questa sua figlia le aveva telefonato dalla Sicilia, dicendole che, tuffandosi, era andata a sbattere sopra uno scoglio facendosi un taglio sopra l’occhio e, quando la madre le aveva chiesto che forma avesse questo taglio, aveva specificato che era come una V rovesciata, ma non era grave e infatti è presto guarita senza serbare segni.
Mi piace quando qualcuno mi conferma che il mio lavoro di ‘visionaria’ ha qualche fondamento, come se realmente io potessi vedere il futuro o questo si lasciasse realmente vedere. Chissà.
Ma della maggior parte dei miei visitatori io non so più niente, anche se spesso tornano, e mai, per mia richiesta, prima di un anno, perché non voglio creare dipendenze, o mi mandano qualcuno dei loro conoscenti, dal che dovrei arguire che sono stata loro di aiuto.
Ma c’è sempre questo imbarazzo curioso per cui non solo non mi ricordo affatto quello che ho detto, ma quanto mi riferiscono mi sembra estraneo e bizzarro e come non uscito da me. Ma chi mai può sapere, poi, se parliamo in stato di coscienza, o andiamo di lato alla nostra mente e alla nostra volontà come se un diverso spirito ci guidasse.
Questa situazione di estraneità a me stessa mi è ben nota ma non so che farci.
Queste vite che per poco attraversano la mia mi lasciano come un abbraccio a metà, come se io avessi partecipato a emozioni e dolori sentendoli come miei e poi ne venissi privata così che quelle persone a cui per un po’ sono stata vicina, avessero fatto parte di me e poi mi fossero come strappate via e, per non soffrire della loro perdita, io dimentico. Si vede che va bene così.
La telefonata di Giulia mi ha rasserenata un poco perché io sono convinta di aver perso almeno da 8 anni quella capacità di ‘vedere’ che avevo proprio al centro della fronte, come se fosse un video, scene della vita dell’altro, futuro e passato, tutto insieme, mescolato. Ora da molto tempo questo non accade più, adesso io ‘intuisco’ qualcosa che deve avvenire, lo penso e voglio credere a quel pensiero, ma non lo vedo più sensibilmente e la cosa da una parte mi fa sentire più leggera, dall’altra mi turba come facessi un imbroglio. Ma poi chi può sapere veramente come sia o come debba essere il nostro sguardo sul futuro, se come scene che vedi direttamente o come pensieri che ti attraversano la mente.
E’ tutto così confuso e poco codificato, tutto così poco ‘scientifico’ e incerto, e io cammino come una cieca su una strada di luce, senza sapere se ho diritto di andare dove sto andando.
Ben due sensitivi mi hanno predetto che le capacità perdute sarebbero tornate, io non so proprio che dire e dubito di me stessa, ma adesso tante cose sono cambiate e so che mio marito mi è accanto e quello che non vedo io, con la mia vista confusa e tremolante, può vederlo lui in modo chiaro e diretto. E spero solo che quello che vede non porti turbamento.
La vita evolve, cambia. Le cose che credevamo facili e possibili si fanno rarefatte e lontane. Le persone su cui contavamo di più ci vengono a mancare. Noi stessi non siamo più quelli di una volta e quando ci guardiamo allo specchio la mattina vediamo gonfiori sotto gli occhi che prima non c’erano e ci sforziamo di togliere alla bocca la sua piega amara. Il viso rivela chi siamo e io vorrei tanto avere un viso pacifico e sorridente.
Ma la vita conserva le sue sorprese e là dove ora manca la visione diretta soccorre la pazienza o, chissà, una nuova saggezza. Noi non sappiamo cosa saremo come non sapevamo cosa eravamo. Ma non dobbiamo mai disperare. Solo la vita conta e per la vita, fino all’ultimo, vale la pena di guardare.

Mio marito mi ha parlato. Mi ha detto che qualche anno dopo la sua morte ci sarà un’altra morte importante nella famiglia, io so di chi. Due anni dopo morirò anche io. Non ho dunque molto tempo ancora e ho il dovere di passarlo nel modo più sereno possibile, godendomi stilla a stilla anche questi momenti vuoti in cui non mi permetto di annoiarmi, perché anche il tempo vuoto deve essere goduto, un tempo che rimpiangeremo forse domani, dal regno dove il tempo non esiste, perché anch’esso è una ricchezza umana che dobbiamo conoscere, come un oggetto donato e misteriosamente senza parole. Non so bene cosa mi occorrerà fare in questo periodo che mi resta ma spero di stare nel mio meglio.
Non nutro più alcuna speranza di poter andare in Inghilterra e unirmi alla mia famiglia, mia figlia, i miei bambini. Ho anche smesso di studiare l’inglese perché tanto non servirà a niente conoscere qualche parola in più o in meno di una lingua che non parlerò mai, e so che ormai mi resta solo un tempo di solitudine da gustare meglio che posso. Spero solo di non essere troppo stupida e di non diventare troppo inabile nel provvedere a me stessa o sarà un bel guaio. Anche con una badante, se qualcuno non controlla la badante, la vita può essere molto dura e io cerco di non pensarci. So cosa hanno significato i 4 anni di malattia di mio marito e so che per lui sarebbe stato ancora più difficile se non fossi stata sempre accanto a lui ad assisterlo. Guai al vecchio che muore abbandonato a se stesso!

Spero in questo ultimo tempo di vedere ancora qualcosa perché so che la vita può dare i suoi insegnamenti finché abbiamo un ultimo respiro. Poi ci sarà la conoscenza eterna e uno stato di gioia come quella che prova adesso mio marito. Poi, dopo un tempo che non sappiamo, la vita ricomincerà di nuovo in un modo a noi ignoto.
A volte sogno di essere un monaco buddhista. Sono giovane e magro, senza famiglia. Passo la vita in meditazione sopra un tappetino consunto. Il cielo della Cina è sporco e inquinato ma io sono molto sereno nella mia preghiera e la offro in salvezza del mondo. Non so se davvero questa vita di preghiera mi aspetta. Ho pregato in modi tanto diversi nella mia vita, ma la preghiera migliore è stata quella del silenzio. Le mille volte che troppe emozioni negative mi assalivano, avrei dovuto contrapporre la preghiera del silenzio, convinta che la mia calma interiore si sarebbe irradiata tutt’attorno, benefica.

L’angelo diceva:
Puoi dare protezione agli altri anche solo tacendo. Agisci con la mente come fosse un dirottatore di energia. Pensa alle onde su un lago tranquillo. Conduci le onde come fossero pecorelle al recinto. Ci sono realtà oltre le parole. Quello che tu non sai io posso dirtelo ma solo schiarendo ciò che ti sta davanti al tuo passo.”

In questi giorni penso spesso alla morte. Anch’essa è una seconda possibilità di conoscenza. Ci penso in modo tranquillo, come all’ingresso in un mondo nuovo, tutto da scoprire, che può essere affascinante, ma si ha sempre un po’ di apprensione ad andare in un luogo totalmente ignoto e non so se forse all’ultimo avrò paura anch’io o se guarderò verso l’alto sorridendo come faceva all’ultimo mio marito. Mi sento come fossi un atleta che ha giocato carte false ma che ora dovrà entrare nell’arena e tutti vedranno quanto vale. Ma non so chi saranno questi ‘tutti’ che mi dovranno valutare e posso solo sperare che abbiano un poco di indulgenza. Jung diceva che noi tutti apparteniamo ad una famiglia di anime, alcune incarnate, altre no, e che è a quella famiglia che torneremo dopo la morte, prima che nuovi compiti ci aspettino.

L’angelo disse:
Quando arrivi a una svolta della vita, devi pagare il conto, come quando è finito il tuo soggiorno in un albergo e ricominci il viaggio. Pagare il conto vuol dire che non lasci in quell’albergo un dare e avere e pareggi tutti i giochi dell’energia.
Se in quell’albergo resterà qualcosa di te, sia pure mentale, una parte di te non ti seguirà nel viaggio e ne resterai menomato. Devi poterti mettere in grado di riprendere interamente quello che sei, nella tua purezza originaria, così da poter dire un giorno: “Io in quel luogo ci sono stato”, e da poterne parlare come di un qualunque altro luogo che hai visitato nella tua vita, parlandone con distacco o con ironica condiscendenza o fors’anche con amore.
Il mondo è un viaggio, e solo riprendendoti tutto il tuo bagaglio necessario potrai vivere nel presente, mettendo interamente la tua attenzione e il tuo cuore.
Scalda la tua presenza nell’istante che vivi, ché il mondo lancia verso di te infiniti tentacoli che tu continui a snobbare per una forma di inerzia partecipativa.
In fondo, sei un mancino della vita che si passa per destro, ma la mano sinistra è ancora rattrappita e le due mani insieme non afferrano la coppa.
La trasformazione deve essere molto grande ma richiede un travaglio ancora lungo.
I passeri non bevono, perché l’acqua sgorga troppo in alto e non ricade al suolo. Tra i due livelli c’è ancora un piano vuoto da riempire con la pazienza. Cura meglio il particolare, una scala ha bisogno di gradini intermedi. C’è ancora una grettezza che non si concede. Tutto il resto è ancora buio e non bastano gli sprazzi di una mente veloce.
Devi curare ancora molto di te nel punto dove ti contatti con gli altri. A che ti serve la sensibilità delle dita se le usi solo per il piacere?
Le persone contro cui hai combattuto ti hanno aiutato ma sei troppo orgoglioso per vedere la lezione da un piano più grande. Guarda tutto come opportunità di imparare se pure segui l’utile, volgiti almeno a un utile più grande o tutto si ridurrà alla tua persona. Il mondo non finisce sulla punta delle tue dita. In realtà il tuo mondo oltrepassa la tua persona come un dramma teatrale oltrepassa il protagonista che è al centro della scena.

Sono dunque prossima a una svolta del viaggio. Devo vivere il tempo che mi resta come una preparazione. Ma in ogni istante della nostra vita il commiato può essere prossimo, il primo come l’ultimo. Quello che mi aspetta potrebbe essere molto interessante. Sono serena. Credo di aver vissuto a sufficienza e non so cosa posso fare ancora, per quanto ad ogni istante di vita qualcosa di buono si può sempre fare e qualcosa di bello si può sempre scoprire.
Oggi mattina mi alzo e mi guardo allo specchio e mi trovo un pochino più vecchia. Un pochino più stanca. Vedo le differenze nelle palpebre. Io soffro di diabete e la prima cosa che il diabete colpisce è la vista. Porto già gli occhiali ma la mia vista ogni mattina è un poco più debole e mi ci vuole sempre più tempo per poter mettere a fuoco gli oggetti.
Ho sempre avuto sensi strani: orecchie che sentono poco i rumori del mondo ma sentono rumori che stanno fuori dal mondo, occhi che vedono poco da lontano e poco da vicino ma vedono cose invisibili, senso dell’odorato cieco agli odori ma che sente odori soprannaturali. Ognuno è secondo il proprio senso di vita.
Ma certe volte penso che mi piacerebbe rivedere l’aura che era una delle cose che rientravano nella visione diretta, è una specie di luce, a volte a lampi, che circonda il corpo ma specialmente il capo e le spalle di qualcuno.

Mi scrive Cristina:
“So che tu apprezzavi il Trono di spade: ti ricordi della giovane spadaccina, Arja Stark? Mentre il suo maestro di spada l’allenava, una volta le chiese:
“Quando verrà il Signore della Morte, cosa gli dirai?” E Arja, da quella baldanzosa che era, gli dava una bella risposta da Ariete o Scorpione: “Non oggi!

E non chiamatelo fissità,
il luogo dove passato e futuro sono uniti.
Non movimento da né verso,
non ascesa, né declino.
Fuorché per il punto, il punto fermo,
non ci sarebbe danza e c’è solo danza.
Posso solo dire là noi siamo stati:
ma non so dire dove.
E non so dire per quanto tempo,
perché questo è collocarlo nel tempo.
Tempo passato e tempo futuro
consentono solo scarsa consapevolezza.
Essere consapevoli è non essere nel tempo
ma solo nel tempo
il momento nel giardino delle rose
il momento nella chiesa
che l’aria attraversa quando il fumo ristagna
possono essere ricordati; mescolati a passato e futuro.
Solo attraverso il tempo si conquista il tempo.

Eliot
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MASADA n° 1575 28-9-2014 ATTACCO ALL’ARTICOLO 18

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Il nemico allo specchio, di Ferruccio de Bortoli – Il padre di Renzi indagato per bancarotta fraudolenta – La legge con cui Renzino si è liberato dalle pendenze giudiziarie – Il referendum per l’indipendenza della Scozia – Multa alla Banca d’America per l’abuso dei subprime – Il terrorismo “utile” agli USA – Italia in guerra: 100 milioni al giorno in armi, Alex Zanotelli – Italia: un tragico bilancio

Il metodo più efficace per prendere il controllo dei popoli e dominarli del tutto
è quello di sottrarre un pezzettino della loro libertà ogni volta, così da
erodere i diritti attraverso migliaia di piccole e quasi impercettibili
riduzioni. In questo modo, la gente non si accorgerà che diritti e libertà sono
stati rimossi fino a quando sarà oltrepassato il punto in cui tali cambiamenti
non possono essere invertiti
.” (Adolf Hitler, Mein Kampf)
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Adam Smith (1700): “Tutte le volte che il legislatore tenta di regolare le differenze fra gli imprenditori e i loro operai, i suoi consiglieri sono sempre gli imprenditori»”.
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Viviana Vivarelli:
“Chi attacca l’articolo 18 dicendo che ormai non tutela più nulla e quindi è un ammenicolo inutile è irritante e scandaloso come chi, dopo che ogni bene e valore di un Paese fosse distrutto, attaccasse la sua bandiera dicendo che ‘ormai’ non significa più nulla.
Chi difende l’articolo 18 difende un simbolo che non si riduce al mero ripristino al lavoro di chi viene arbitrariamente licenziato, ma intende riportare in alto i valori e la difesa dei lavoratori come la pietra base su cui si fonda una vera democrazia, perché se finiamo col togliere al lavoro ogni valore e ogni diritto e dopo aver eliminato l’articolo 18 eliminiamo anche l’articolo 1 che sul lavoro fonda l’intera costituzione, non resta che la difesa del profitto e quella è così arida e sordida che non può che riportarci in un nuovo medioevo parificandoci a quei Paesi che sono solo preda dei potenti come avviene nel terzo mondo.

Franco Cardini
Oggi, il trend liberal-liberistico vorrebbe “liberarci” dallo scomodo “corpo intermedio” che è lo stato: specie da quel costosissimo ingombro che è il welfare state, in modo da sottoporci meglio all’intensivo sfruttamento di apposite società di vampiri specie nei campi dell’istruzione, della salute, della sicurezza e dei trasporti. In ciò, una volta soddisfatti i voti che i vari padroni auspicano nei nostri confronti (e già la progressiva cancellazione dei diritti dei lavoratori con l’alibi della “ripresa” e della “flessibilità” ha azzerato le conquista sociali di un secolo e mezzo e sta facendoci regredire verso i tempi del “sciur parùn” e del capitalismo selvaggio), noi cittadini saremmo finalmente liberi di contrattare con le lobbie il nostro presente e il nostro futuro, il costo del nostro lavoro e dell’istruzione dei nostri figli, la nostra salute e la nostra sicurezza. In altri termini, saremmo schiavi del turbocapitalismo e dei suoi padroni.

Diritti che sono costati decenni di lotte fatti a pezzi nell’incuria di un parlamento di servi
Valori nazionali e universali calpestati bellamente da un pupazzo venduto a una cricca di magnati che promette la mattina ciò che rinnegherà la sera
Una setta deviata come la P2 che ormai la fa da padrona nelle istituzioni e nelle forze di difesa nazionali
Patti biechi e vergognosi con le tre bande della criminalità organizzata che ormai coinvolgono anche il Quirinale
Un ingresso in sordina nella terza guerra mondiale
Leggi a tutela del lavoro fatte a pezzi con la spocchia di un parvenue viziato e insolente a cui tutto è concesso
Depenalizzazione progressiva di reati gravissimi e ostacoli all’applicazione della giustizia per il trionfo dei peggiori
Delinquenti conclamati come Berlusconi, Verdini, Genovese, Bruno.. imposti come coautori della Costituzione o difensori di leggi incostituzionali
La Costituzione fatta progressivamente a pezzi nel caos di un potere protervo e bieco
.. e nessuno, oltre al M5S, davanti a questo immondo sfracello che faccia una sana opposizione?!

Ogni giorno il disgusto verso questi nemici dell’Italia cresce. Non riesco più a guardare un telegiornale. E i talkshow ormai mi creano una insopprimibile nausea, Lo sapete che siamo il Paese che trasmette più talk show in televisione tra i 27 Paesi europei? Ormai è un continuo e martellante lavaggio del cervello. Ci dicevano che in Cina per condizionare le masse cominciavano dall’asilo a trasmettere gli slogan del regime ma noi con gli slogan demenziali di Renzi ci dovremmo andare a pranzo e a cena. L’Italia non fa che echeggiare questo mantra ossessivo di piccole frasi a effetto, spot da negozio di periferia, battutine insulse, fanfaronate farlocche, facezie da bar dello sport. Sotto questa pioggia di meschinerie e di cialtronaggini, il nostro Paese muore, la cultura è a pezzi, l’economia fa a picco, l’immagine dell’Italia nel mondo è più offesa che sotto Berlusconi. E quando non parla il logorroico Renzi è anche peggio. Vedere di quali figure di arroganti e vacui cortigiani si è circondato fa cadere le braccia. Le sue donne sono anche peggio per vacua prosopopea e stolta aggressività della Santanchè o della Gelmini. Questo governo è persino peggio di quelli che lo hanno preceduto. Berlusconi aveva inaugurato il partito-azienda, ma Renzi ha messo su il partito-banda e tutti devono fare quello che il capo banda comanda.

MA QUALE 40% DI CONSENSO?!

Ogni giorno ci ripetono la balla che Renzi ha il consenso del 60% degli Italiani, il Pd un po’ meno. La balla è palese prima di tutto perché basta parlare un po’ in giro per capire che tutte le categorie sono incazzate e che di consenso a Renzi ce n’è poco anche tra i piddini, poi Renzi non è mai stato espressamente votato come leader salvo che alle primarie dove ha preso bellamente in giro i piddini con un programma o un non programma che non somiglia nemmeno di lontano a quello che poi ha fatto. Infine al massimo il suo 40% alle europee corrisponde al 20% degli elettori, per cui, anche se è vero che chi non vota non conta, sono sempre 2 Italiani su 10 che al massimo lo hanno scelto contro 8 su dieci che di lui non vogliono sapere una cippa. Comunque, visto che la Chiesa è sempre stato dalla parte del vincitore, suona interessante che gran parte dei vescovi italiani si sia palesemente schierato contro Renzi, dovrebbe essere per lui come una campana a morte, segno che i tempi stanno cambiando. E anche loro si sono decisi a dichiararsi dopo l’immondo attacco all’articolo 18.
Monsignor Nunzio Galatino, segretario generale della Cei gli ha detto: “Basta slogan! Ora pensi ai lavoratori! Bisogna guardare con più realismo alle persone che non hanno lavoro e che cercano lavoro!Le persone devono tornare al centro dell’agenda politica. Lo scontro sull’articolo 18 è sterile.”

L’ASSALTO ALLO STATUTO DEI LAVORATORI
VERSO UNA REPUBBLICA FONDATA SUL SERVAGGIO

Maria Mantello

Lo Statuto dei Lavoratori non è un capriccio, un puntiglio dei Sindacati, un privilegio da abbattere. È un baluardo contro gli assalti di quelle aree imprenditoriali e forze politiche con loro conniventi che vogliono cancellare diritti e tutele nella speranza di riportare i lavoratori a una situazione da medioevo, dove i padroni dell’industria e della finanza tornano a dominare senza Legge né Stato.
Quando infatti, nella grancassa ben orchestrata degli spot mediatici, la Costituzione sarà assoggettata agli interessi di chi comanda, la scuola statale privatizzata, le tutele e i diritti sul lavoro cassati, davvero l’Italia cambierà verso: non sarà più una Repubblica democratica fondata sul lavoro, ma sul servaggio.
In questo processo reazionario, lo scalpo della legge 300 ha un valore simbolico altissimo, da sbandierare come rivincita del padronato nella resa di conti antidemocratica.
Lo Statuto dei diritti dei lavoratori, legge 300 del 20 maggio 1970, non è una delle tante leggi del diritto del lavoro. È la Dichiarazione d’indipendenza dei lavoratori. L’orizzonte di demarcazione che la Repubblica democratica fondata sul lavoro ha voluto sancire come diritto umano alla dignità per una società affrancata da sfruttati e sfruttatori.
Una conquista formidabile, perché la Costituzione è entrata in fabbrica, come si disse giustamente allora, perché le libertà civili e democratiche non possono essere sospese sui posti di lavoro. Non più zone franche per la legge del padrone.
Con lo Statuto dei lavoratori si realizzava una fondamentale conquista di civiltà e di democrazia, che dava al “pane quotidiano” il sapore forte dell’emancipazione individuale e sociale nel lavoro e col lavoro. E proprio con l’art. 18 quell’emancipazione la si salvaguarda contro il ricatto del licenziamento ingiusto, introducendo il principio del reintegro del lavoratore, a cui dovevano essere versate le retribuzioni dalla data dell’illegale licenziamento azzerato dal magistrato.
Un formidabile paletto contro gli abusi di chi licenziava senza “giusta causa” (es. furti o altri reati) e “giustificato motivo” (notevole inadempimento degli obblighi contrattuali, ragioni inerenti all’attività produttiva, all’organizzazione del lavoro e al suo regolare funzionamento): «Il giudice… condanna il datore di lavoro al risarcimento del danno subito dal lavoratore per il licenziamento di cui sia stata accertata l’inefficacia o l’invalidità stabilendo un’indennità commisurata alla retribuzione globale di fatto dal giorno del licenziamento sino a quello dell’effettiva reintegrazione e al versamento dei contributi assistenziali e previdenziali dal momento del licenziamento al momento dell’effettiva reintegrazione».
E proteggendo il lavoratore dall’eventualità che possa essere liquidato con una somma sostitutiva del reintegro, l’art. 18 stabiliva che questa eventualità è possibile solo se lo richiede il lavoratore: «al prestatore di lavoro è data la facoltà di chiedere al datore di lavoro in sostituzione della reintegrazione nel posto di lavoro, un’indennità pari a quindici mensilità di retribuzione globale di fatto».
La riforma Fornero, nel clima di esaltazione per il governo dei bocconiani che aveva contagiato anche la sinistra, riuscì a mettere mani sull’art.18, prevedendo il reintegro solo nei casi di discriminazione del lavoratore (es. appartenenza politica, orientamento religioso, sessuale, ecc.) ma sostituendolo con l’indennizzo in tutti gli altri casi. Insomma una mancia di benservito!
Ma Renzi vuole adesso lo scalpo non solo dell’art.18, ma dell’intero Statuto, additato come un privilegio e impedimento della ripresa occupazionale.
E ci ripropone la vecchia favola per cui solo se c’è più flessibilità (ovvero assenza di stabilità del lavoratore, come pur la Costituzione prevede) le imprese assumerebbero e l’Italia uscirebbe dalla crisi.
La flessibilità l’abbiamo vista, i posti di lavoro no. E neppure la ripresa economica.
Abbiamo visto solo la moltiplicazione pluridecennale delle tipologie di aggiramento del contratto a tempo indeterminato (lavoro a collaborazione, ripartito, intermittente, accessorio, a progetto, ecc.), che dal “pacchetto Treu” alla “legge Biagi al decreto di maggio scorso dell’attuale ministro Poletti hanno reso strutturale la precarietà.
Lo scandalo è questo e non basta per eliminarlo la battuta facile intrisa nella bivalenza renziana delle formule: “togliamo le garanzie dell’art.18, ma garantiamo la sicurezza ai precari”.
Non argomenta il “giovane” Renzi, lui spara twitter-spot. Non vuole neppure essere disturbato a discutere con chi si oppone alla dismissione finale del diritto del lavoro. “O così o decreto”, ripete. Insomma “qui comando io”.
Eppure, all’epoca del governo Monti aveva detto “lo Statuto non si tocca”. Ma doveva conquistarsi il posto di capo-partito e quello di capo di Governo.
Adesso l’obbiettivo finale è avere in mano tutto il partito. E forse, l’attacco all’art. 18 gli serve per sbarazzarsi di quanto in esso resta di sinistra. Così alla fine si compirà l’ultima metabolizzazione del Pd: un partito qualunque. Un partito post ideologico, come usano dire quelli veramente di destra.
Chissà se anche tutto questo non rientri nel patto Berlusconi – Renzi.
Il Cavaliere intanto si gode la sua Resurrezione, e gongola in attesa di riprendersi tutto il palcoscenico della politica, mentre il suo ventriloquo gli fa il lavoro sporco.



NECESSARIO O INDISPENSABILE

Rosario Amico Roxas

Renzi ha la faccia di dire che lui è “necessario”, “La magistratura non può privare una nazione di un uomo come me “. Alla faccia della modestia !
Ma non può giustificare l’accanimento con cui ha dovuto sostenere quest’anomalia politica che va ben oltre le “larghe intese”, quando ha associato al governo B, idealizzandolo come “indispensabile”. Non si i tratta più di una alleanza trasparente, alla luce del sole, con la quale affrontare i problemi più urgenti del paese ma di una complicità, condita da sudditanza, dove il perdente detta l’agenda del governo e decide cosa trattare, come trattare, quando trattare, seguendo l’itinerario dell’interesse personale, lontanissimo dal perseguimento del bene comune. Renzi ha ottenuto il suo scopo: segreteria politica del PD e presidenza del consiglio, squadra di governo composta da apprendisti non in grado di creare dubbi, divergenza, dibattito interno. Non ha badato a spese Matteo nel perseguire il suo scopo: ha elargito impegni (…Mai più larghe intese), ha distribuito promesse (riforme della giustizia, legge elettorale, abolizione del senato, legge anticorruzione, ripristino della legge sul falso in bilancio). Ma la complicità prevede una parità di benefit, così B ha messo all’incasso le sue personali esigenze, bloccando, di fatto, il programma del governo, perché sarebbe contrario ai suoi interessi che il governo Renzi realizzasse manovre e riforme idonee a risollevare la nazione dallo stato di crisi che attanaglia particolarmente le fasce più deboli.
Intanto ci tocca notare una involuzione della crisi, dovuta proprio alla presenza ingombrante del pregiudicato B in quella stanza dei bottoni, trasformata in stanza dei bottini; nel 2013 il 10% della popolazione possedeva il 50% della ricchezza nazionale; oggi il 10% dei fortunati possiede l’55% della ricchezza nazionale, cioè i già ricchi si sono ulteriormente arricchiti, mentre si assottigliano le disponibilità economiche del 90% della popolazione, tutto secondo il liberismo berlusconiano. De Bortoli, nel suo editoriale, senza peli nella penna, ha chiaramente identificato il fetore della P2 che ammorba l’aria intorno al governo Renzi.
Renzi non potrà mai onorare gli impegni e le promesse, perché B glielo impedirà, da socio non occulto di un governo che lo ha elevato al rango di indispensabile, facendosi complice del disastro che si avvicina giorno dopo giorno.
Renzi potrebbe essere ancora in tempo per salvare la sua carriera politica, mentre deve registrare il fallimento globale degli impegni politici assunti. Nessuno più coltiva la speranza di assistere ad una inversione di rotta, piuttosto si è fatto largo la speranza di una revisione critica da parte di Renzi, con le dimissioni del suo governo e la restituzione al popolo sovrano di eleggersi i propri governanti, con un rinnovamento plebiscitario della classe politica che ormai ha stancato e deluso.
Se è così sicuro del fatto suo, accetti, Renzi, di coinvolgere gli elettori anche nella scelta degli alleati di governo, evitando accuratamente di rimettere in sella i pregiudicati, i plurindagati, i corrotti, i corruttori. Dimettendosi prima del fallimento totale potrebbe riacquistare un minimo di fiducia e salvare il salvabile della sua carriera politica, ma comunque dovesse andare, sarebbe il popolo sovrano a decidere, cosa che atterrisce B e manda in panico anche lui.

Sergio Scarpinio
Sembra non ci si sia accorti come la funzione vera del fascismo cominciò a svelarsi , così come per il renzismo, dopo il suo trionfo. Come per il fascismo si sviluppò il mito per la restaurazione dell’ordine , così per il renzismo si è ”sviluppata” la crociata dei sudditi ed in essa troviamo alleati ideologie e sentimenti delle più disparate provenienze dai verdini agli alfaniani alla destra estrema ai leghisti padani ! Così come fu il totalitarismo fascista, oggi è l’autoritarismo renziano: ” Il Colle è d’accordo con me ” ” il 70% del pd è con me ” “io non medio ” ” i sindacati si arrabbiano.. non è un problema ” ….Questa è dittatura
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Viviana Vivarelli
Che il Pd avesse rinnegato tutta la sua storia e i suoi valori era già evidente dal plauso ‘senza se e senza ma’ alla spregevole riforma Fornero e alla turpe agenda di Monti, dalle scelte che Napolitano ha imposto di ministri derivati ac perinde cadaver dai diktat del Fondo Monetario (vd Padoan), dalla politica filo USA (F35 e non solo). ma poi erano risultati già vomitevoli le adesioni incondizionate al protervo Marchionne e alla sua volontà padronesca di togliere ogni diritto ai lavoratori e di ricacciare i sindacalisti alla Landini all’impotenza ricattando i lavoratori senza pietà. Abbiamo anche dovuto vedere l’inchino alla Schettino del sindaco di Torino Fassino allo strapotere di Marchionne e ora il vomito irrompe senza freni, quando Renzi dichiara che ‘andrà a visitare una fabbrica al giorno, e sceglie proprio Detroit, inneggiando alla delocalizzazione a cui aveva già fatto omaggio facendo ministro proprio la Guidi, una che sul lavoro portato fuori dal nostro paese ha fatto il suo interesse primario.
Come li difenderemo i lavoratori italiani? Quando vanno a lavorare all’estero?

Renzi collude con i peggiori brutti ceffi italiani: Berlusconi, Verdini, Marchionne, Genovese… gente che disonora l’Italia, che va contro gli Italiani, che dovrebbe essere messa all’indice dalle persone perbene
Che tanti del Pd continuino a sostenere un simile farabutto è ormai una vergogna nazionale.
Con tale genere di persone il nostro Paese non può che sprofondare in un baratro economico, politico e morale.
Mi sento come si sentiva un Tedesco assistendo all’ascesa fatale di Hitler e comprendendo appieno la catastrofe verso cui andava il paese, mentre le piazze si gremivano di folle plaudenti.
Non c’è nulla di più atroce di vedere l’impazzimento generale per un despota mentre media e politici perduti inneggiano al peggio e persistono nel sostenerlo.
Quanto accade in questi tempi nel nostro Paese mi spaventa e mi fa sentire impotente.
E’ tutto talmente grave e talmente veloce e senza freni che mi sembra di vivere in un incubo.
Ma la sciagura maggiore è vedere l’inerzia morale di tanti Italiani che ormai sembrano plagiati da quel delinquente di Renzi peggio di quanto era avvenuto coi loro presunti oppositori da quel delinquente di Berlusconi.
Sono atterrita da quello che accade. Non solo l’inesorabile e irreversibile caduta a picco del nostro paese ma il degrado morale e politico di tanti cittadini che ormai si sono arresi come tanti zombi a uno che non ha né meriti né qualità ed è disposto a venderci tutti pur di fare la sua brillante carriera di potere.

Guglielmo Papa
Il bullo fiorentino ha una concezione padronale della società, con la spocchia di essere il solo a capire le cose del mondo. Posti agli amici degli amici, il Parlamento tenuto sotto ricatto di scioglimento, il Quirinale che ha abdicato da tempo al suo compito di garante, la convinzione paradossale di essere uno statista, la continua demagogia di un consenso fondato sul nulla, l’informazione diventata il suo scendiletto (altro che “cane da guardia sul potere”!). Queste alcune facce del sistema messo in piedi dal bullo, che si vanta anche di essere un boy scout, cioè uno dei simboli che nell’immaginario è sinonimo di lealtà e trasparenza (Enrico Letta non la pensa proprio così!).
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Helvétius
Complimenti, complimenti vivissimi! Avanti così! Importiamo il peggio da Marchionne, Germania, Usa, BANGLADESH, e non i contrappesi che in Germania e USA pure ci sono! Ma quelli che hanno votato il PD facciano una seria riflessione! Volevano questo? Volevano un Paese che applica politiche economiche fallimentari di estrema destra? Politiche ottocentesche da padrone del vapore? Da schiavisti?
Volevano accordi e suggerimenti da uno che guadagna con l’Italia, de localizza in Polonia e paga le tasse in Svizzera?
Tanti sono morti in piazza per avere dei diritti e questo vuole tornare indietro??
E in questo scialbo partito di vermi non c’è nemmeno un uomo vero che si ribelli a tanta protervia?
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pietrof7
Il fatto più grave a cui stiamo assistendo e che la stragrande maggioranza degli italiani stanno accettando, in preda a narcosi coattiva, una situazione che ci sta portando al default economico sociale e culturale! Purtroppo i vincoli imposti dall’Europa, dai trattati internazionali anche sul libero scambio della “merce lavoro” lasciano poco spazio affinché gli italiani possano gestire il proprio futuro, ma almeno qualcuno cominciasse a chiedersi quale democrazia vuole questo Renzi! Chi deve gestire quel po’ di sovranità che è rimasta e che cosa ne sarà, dei milioni di disoccupati attuali e futuri e delle generazioni dei giovani!

Daniel Fortesque
E il premier insiste: “Fiat esempio per Italia”. Magari fosse! E che aspetti?
Segui l’esempio di Marchionne, no? Prendi la parte del Paese che funziona e, con quella, vattene altrove! Vattene da Marchionne a Detroit o in Polonia! State così bene insieme, perché non cogliere la palla al balzo? Ti prendi quei 12 milioni di elettori evasori, con le loro rispettive famiglie, stimati dietro i 120 miliardi di evasione che ci abbiamo, ti prendi i corrotti e i corruttori che generano quei 60 mld di flessione che ci abbiamo, ti prendi quelli che fatturano 170 miliardi di riciclaggio di denaro sporco, ti prendi le 8.000 partecipate di amici che non vuoi penalizzare, le Province che hai abolito per finta visto che oggi state votando proprio per le Province ma senza i cittadini, di prendi magari anche quei sindacati farlocchi sempre pronti a reggerti il sacco, e ti prendi pure quella parte del PD “sé dicente” di sx, che diventa la tua pelle di orso, quando serve da farti da scendiletto per le riforme, e te ne vai in America, a fare fortuna là (ammesso che vi lascino entrare!).
A noi lasciaci pure i lavoratori col diritto al reintegro, se licenziati per ingiusta causa, che senza di voi, andremo alla grande! Alla grandissima!

IL NEMICO ALLO SPECCHIO
Il troppo discusso articolo di Ferruccio de Bortoli

Devo essere sincero: Renzi non mi convince…per come gestisce il potere. Se vorrà veramente cambiare verso a questo Paese dovrà guardarsi dal più temibile dei suoi nemici: se stesso. Una personalità egocentrica è irrinunciabile per un leader. Quella del presidente del Consiglio è ipertrofica. Ora, avendo un uomo solo al comando del Paese (e del principale partito), senza veri rivali, la cosa non è irrilevante. Renzi ha energia leonina, tuttavia non può pensare di far tutto da solo. La sua squadra di governo è in qualche caso di una debolezza disarmante. Si faranno, si dice. Il sospetto diffuso è che alcuni ministri siano stati scelti per non far ombra al premier. La competenza appare un criterio secondario. L’esperienza un intralcio, non una necessità. Persino il ruolo del ministro dell’Economia, l’ottimo Padoan, è svilito dai troppi consulenti di Palazzo Chigi. Il dissenso (Delrio?) è guardato con sospetto. L’irruenza può essere una virtù, scuote la palude, ma non sempre è preferibile alla saggezza negoziale. La muscolarità tradisce a volte la debolezza delle idee, la superficialità degli slogan. Un profluvio di tweet non annulla la fatica di scrivere un buon decreto. Circondarsi di forze giovanili è un grande merito. Lo è meno se la fedeltà (diversa dalla lealtà) fa premio sulla preparazione, sulla conoscenza dei dossier. E se addirittura a prevalere è la toscanità, il dubbio è fondato.
L’oratoria del premier è straordinaria, nondimeno il fascino che emana stinge facilmente nel fastidio se la comunicazione, pur brillante, è fine a se stessa. Il marketing della politica se è sostanza è utile, se è solo cosmesi è dannoso. In Europa, meno inclini di noi a scambiare la simpatia e la parlantina per strumenti di governo, se ne sono già accorti. Le controfigure renziane abbondano anche nella nuova segreteria del Pd, quasi un partito personale, simile a quello del suo antico rivale, l’ex Cavaliere. E qui sorge l’interrogativo più spinoso. Il patto del Nazareno finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti. Liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria. Auguriamo a Renzi di farcela e di correggere in corsa i propri errori. Non può fallire perché falliremmo anche noi. Un consiglio: quando si specchia al mattino, indossando una camicia bianca, pensi che dietro di lui c’è un Paese che non vuol rischiare di alzare nessuna bandiera straniera (leggi troika). E tantomeno quella bianca. Buon lavoro, di squadra.
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Aleanka
Renzi sta facendo un sacco di quelle cose che voleva fare Berlusconi, e guarda caso hanno sancito in privato il patto del Nazareno, il padre si dice che appartenga alla massoneria deviata che è poi diventata la P2, stessa cosa la Boschi il cui padre era al vertice della banca dell’Etruria che era la cassa forte della P2, guarda caso trattano con Verdini (quello che per anni ha pascolato e istruito Renzi) che si sa essere appartenuto alla P2. B apparteneva alla P2. Quindi è abbastanza chiaro che il potere sia tornato a loro dopo la parentesi Monti-Letta che appartengono alla massoneria dell’Euro. E, guarda caso, Napolitano ha imposto Padoan che è la continuazione di quei poteri forti europei che (usando Fm, Bm e Bce)e ci stanno affossando.
Siamo caduti dalla padella alla brace, solo il tempo ci dirà se è peggio il potere massonico nostrano o quello dell’Euro, l’unica certezza e che nessuno dei due fa l’interesse del popolo.

Cobra89
Renzi dice che sta combattendo contro i poteri forti! Sta forse togliendo il pareggio di bilancio dalla Costituzione? Ovviamente no, sta abolendo l’articolo 18. Per Renzi i poteri forti infatti sono l’opposizione parlamentare, la minoranza del partito, la FIOM e quei privilegiati degli operai che non accettano di poter essere licenziati senza giusta causa. Renzi ha superato qualsiasi limite del grottesco!
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GMignano
Il parlamento Italiano è l’immagine impietosa del paese disastrato ed in mano a bande armate che non lasciano spazio a nessuna speranza. Esempio più unico che raro di un mondo fatto di ipocrite rappresentazioni, di quella ormai vaga ed effimera promessa all’elettorato, fatta in tempo di elezioni. Una combutta di personaggi asserviti ai propri interessi e votati alle più infamanti decisioni pur di aderire all’enorme convitto in qualunque veste o partecipazione e in completo subordine ed obbedienza ai centri di interessi superiori che poi ne dividono i frutti. Un parlamento asservito ai giri di governi che non rispettano più l’antico mandato della Costituzione o più semplicemente i dettati di una convivenza civile fra popoli reduci da secoli di storia e di guerre che avrebbero dovuto rappresentare un monito su cui costruire un futuro migliore.
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Guardatevi Faccia a Faccia su La sette Scontro Iachino-Landini

http://www.la7.it/speciali-mentana/rivedila7/guerra-del-lavoro-faccia-a-faccia-landini-ichino-19-09-2014-136956

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VIA LE TUTELE DEL LAVORO
Viviana Vivarelli

La vergognosa riforma Fornero, votata col consenso incondizionato e complice “senza se e senza ma” del Pdl con Pd, ha già stuprato i diritti sul lavoro, senza il minimo beneficio sull’occupazione. Era rimasta solo una piccola parte rimasta dell’art.18, una tutela applicata in tutta Europa che è una nuda norma di civiltà e democrazia, che impedisce al padrone di licenziare senza alcun motivo o per un motivo discriminatorio un suo dipendente.
Questo padrone, in Italia, può già licenziare i suoi dipendenti per motivi economici e disciplinari, ma il reintegro per licenziamenti discriminatori e ingiustificati c’è anche in Francia e in Germania, dove addirittura parte dalle aziende sopra i 10 dipendenti e, se Renzi avesse avuto un minimo di decenza e di onestà, lo avrebbe allargato a tutti. Lo avrebbe dovuto fare anche se non si fosse presentato come di sx e se non fosse sostenuto da un partito che ha avuto radici e valori di sx.
Un governo civile e che si rispetti estenderebbe i diritti giusti anche a chi non ce l’ha, non abbasserebbe tutti al peggio. Ed è inutile che questo pupazzo blateri che l’abolizione di una tutela minima del lavoratore contro i soprusi farà aumentare l’occupazione, perché peggiore menzogna non la può dire. Oggi le aziende non assumono non perché resta questo brandello di art.18 ma perché non c’è lavoro e per creare lavoro occorre fare proprio l’opposto di quanto fa Renzi. E Renzi lo sa benissimo, tant’è che quando gli faceva comodo predicava esattamente l’opposto di quello che fa ora.

IL REFERENDUM PER LA SCOZIA LIBERA-UNA SVOLTA PER L’EUROPA
“Do you agree that Scotland should be an independent country?”
“Sei d’accordo che la Scozia diventi uno Stato indipendente?”

La Scozia è andata al voto per la prima volta nella sua storia per mantenere o lasciare la sua dipendenza dalla Gran Bretagna. Il 55% ha votato no, scegliendo di restare unito, il 45% voleva la separazione. Tra i due valori non c’è una grande differenza.
Per questo IFQ si chiede che Cameron ha davvero vinto.
Scrive Massimiliano Sfregola: “Non si ha memoria nel Regno Unito di una mobilitazione extra partitica e dal basso delle proporzioni dei comitati a sostegno dell’indipendenza, fortemente osteggiati dai poteri centrali (tutti i poteri: dal risveglio improvviso della politica di Londra alla molto disonorevole, per la deontologia giornalistica, copertura della Bbc) eppure manifestazione di vitalità nell’asfittica politica di Londra, piatta, lontana dalla gente, vicina ai capitali, conservatrice e legata ad un concetto di democrazia formale (ma non sostanziale) tanto decrepito da sembrare già un miracolo sia riuscito a sopravvivere fino al giro di boa del millennio senza particolari tumulti (solo i politici italiani possono osannare il sistema Westminster e giusto perché quasi nessuno di loro parla inglese e conosce l’Inghilterra)”.
Ricordiamo “l’immagine un po’ patetica del primo ministro Cameron che quasi in lacrime scongiurava il popolo scozzese di non demolire l’Unione e fa quadrato con l’altrettanto patetica, ma radicalmente opposta, dimostrazione di autorità del Cancelliere dello Scacchiere Osborne che si lanciava in uno “smielato pietismo e presagi di sventure: non ci lasciate, non fate andare via le aziende che -potete giurarci- se ne andranno in massa, non fate scappare i capitali, non contate sui giacimenti petroliferi quasi esauriti perché non diventerete una seconda Norvegia”. Questo marketing apocalittico è riuscito a convincere (o a terrorizzare) gli indecisi e a strappare un sospiro di sollievo a Cameron ed alla sua coalizione Brancaleone che nel 2015 spera di agguantare un secondo mandato (ora avete capito perché la scorsa settimana l’intero arco di Westminster si è trasferito in Scozia).”
Ma a questo punto il milione e mezzo di Si’ indipendentisti valgono di gran lunga di più dei 2 milioni di NO. E , pensate davvero che un terremoto simile lasci gli accordi nord irlandesi del Good Friday intatti? Si sono risvegliati anche il Galles e la Cornovaglia!”
La GB si è trovata a un passo dalla disgregazione.
E voi pensate che Irlandesi e Scozzesi vogliano davvero l’ingresso nella terza guerra mondiale a servizio degli USA decisa da Cameron? O che vogliano ancora questa permanenza nella pessima Ue anche se a mezza gamba?
Cameron avrebbe potuto proporre patti e leggi migliori, invece era “troppo occupato a tenere insieme la sua non-coalizione, a fare la guerra all’Europa e a rincorrere Farage, non aveva tempo per riforme migliorative della Costituzione. In un paese dove la partecipazione politica è al minimo, la gente non vota e solo l’1% dei cittadini ha una tessera di partito in tasca questo risultato è una buona notizia per la vitalità del sistema democratico ma una pessima notizia per i partiti britannici. Che entro il 2020, secondo un’indagine del Newsweek non avranno praticamente più alcuna rappresentatività. Allora forse ha ragione l’outsider per eccellenza, il deputato scozzese George Galloway: “La classe politica è riuscita in un’impresa nella quale aveva fallito anche Hitler: distruggere il Regno Unito”.

Un ottimo e persino a tratti sorprendente (per i suoi contenuti libertari ed autonomisti) intervento dello storico medievalista Franco Cardini, sul referendum scozzese (finito quasi alla pari 55 a 45 con una leggera prevalenza del mantenimento dall’adesione alla GB) segnala che esso è una data storica per l’Europa. Intanto mentre i SI’ indipendentisti erano sfacciati come se avesse già vinto, i “NO” arrivavano rapidi e sparivano alla chetichella, come se si vergognassero della loro scelta. “…paura del salto nel buio, la questione monetaria, il rischio e la fatica di dover ricominciare da capo con istituzioni tutte o in parte da riformare e magari da reinventare eccetera? O semplice paura, da parte di elettori miti e riservati, delle reazioni violente della “piazza” indipendentista? Le maggioranze, si sa, di solito sono appunto anche silenziose: e nella misura in cui le minoranze sono aggressive. Ma è poi davvero una maggioranza solida e qualificata un 55% contro un 45%? “
Anche qui bisogna intenderci. Le forze in presenza, in realtà, non erano proprio due, bensì quasi tre…il fronte indipendentista era profondamente solcato da una forte discriminante tra i “falchi” che volevano la scissione tout court – verdi e socialisti- e le “colombe” dello SNP che non se la sentivano di rompere con la tradizione monarchica e optavano per un regime di stati separati sotto un’unica corona, in regime di “unione personale”. Lo yes ha perduto, sia pure di misura, anche perché considerato ambiguo. Dalla Catalogna al Paese Basco, alla Bretagna all’Occitania alla Corsica, alla Sardegna al Lombardia al Veneto al Tirolo..l’Europa è piena di “casi a sé” che tuttavia non possono più ulteriormente venir ignorati. Accettando l’alea del referendum scozzese, il primo ministro britannico Cameron ha creato un precedente e avviato un meccanismo “a domino” che potrebbe diventare irreversibile. E’ stato agevolato dal fatto dal fatto che il Regno Unito manca di una Costituzione e che la Scozia ha una storia secolare di indipendentismo.
Subito un “Collettivo Indipendentista Lombardo” ha stilato il suo manifesto: “Con il consenso della gente si può fare di tutto: cambiare il governo, sostituire la bandiera, unirsi a un altro paese, formarne uno nuovo” (Miglio).
Oggi, gruppi coesi possono anche chiamarsi ‘nazioni’, ma questa ha bisogno del riconoscimento internazionale. Quanto avviene mostra tuttavia che in gran parte d’Europa sta avvenendo qualcosa di profondo. Siamo alla fine dell’era degli “stati nazionali”. Le “nazioni” una volta erano quelle che politici e intellettuali del Settecento avevano elaborato e riconosciuto come tali. Ora, i due principi della “sovranità di ciascuna nazione” e dell’”autodeterminazione dei popoli” hanno creato nuovi soggetti politici e la nuova Europa ha prodotto personaggi bel diversi dai De Gasperi, Adenauer e Schuman. Chi scrive è un europeista convinto che crede che unità europea resti un nobilissimo ideale e che un’Europa forte e unita resti una necessità mondiale, ma l’equilibrio garantito americana è tramontato mentre tutto quel che è “pubblico” e “comunitario” viene aggredito allo scopo di cancellare qualunque ostacolo al trionfo delle oligarchie finanziarie ed economiche che si muovono verso la concentrazione del potere e della ricchezza nelle mani di pochi che intendono ridurre all’impotenza tutto il restante genere umano. L’Europa di Bruxelles e di Strasburgo, l’Europa che stravolgendosi in Eurolandia ci ha consegnato legati mani e piedi alla lobby di finanzieri che gestiscono secondo i loro privati interessi la moneta comune mentre – anche ammesso che sia un gigante economico, come molti ancora affermano – è comunque un nanerottolo politico e militare (poiché gli eserciti europei della NATO, sono in realtà controllati dagli USA). Per questo, in mezzo secolo, non si è creato alcuno spirito identitario europeo, alcuna cultura comunitaria, alcuna coscienza civica per i 27 paesi.
L’Europa attuale ha fallito. Ma si può costruire un’Europa “dei popoli”? “Delle nazioni”? “Delle comunità”? Quando lo scellerato Wilson assoggettò croati, sloveni, bosniaci e montenegrini ai serbi alla faccia dei loro rispettivi e pur conclamati diritti, a quale principio autodeterminativo s’ispirò? Quando si permise alla giovane repubblica turca d’ignorare le istanze indipendentistiche tanto curde quanto armene perché Mustafa Kemal non voleva accedervi e le potenze vincitrici della prima guerra mondiale volevano punire i curdi per essere rimasti fedeli al loro sultano ch’era anche il loro califfo mentre degli armeni praticamente tutti si disinteressarono, a quale principio si obbedì? Quando per far risorgere dalle sue ceneri la Polonia si misero a tacere le voci nazionali di galiziani, ruteni e podolici, o creando il mostriciattolo cecoslovacco si passò sopra ai diritti dei moravi e dei tedeschi dei Sudeti, a quale principio di autodeterminazione dei popoli ci s’ispirò?
Nel crepuscolo degli “stati nazionali” ormai rimessi in definitiva e presumibilmente irreversibile discussione, la pretesa di servirsene ancora per fondare sulle loro esclusive basi una solida unità continentale europea appare ormai inadeguata politicamente e superata storicamente. Bisogna inventarsi un’Europa diversa, che si doti di un governo federale o confederale, e vedere quanta sovranità sia necessaria per farlo funzionare (non la sovranità che tacitamente abbiamo ceduto agli USA e alla NATO consentendo loro di impiantare decine di basi militari sui nostri territori che servono non solo alla sua politica aggressiva, ma anche a controllarci) partendo da una base che non sia più, o che non sia più esclusivamente, lo stato-nazione.
D’altronde, non possiamo però nemmeno tacere i pericoli di un trend di questo tipo. Noi non viviamo solo il tempo dell’eclisse dello “stato-nazione”, bensì anche quello dell’eclisse dello stato tout court. Nato come realtà assoluta, vale a dire superiorem non recognoscens verso l’alto e teso alla cancellazione dei “corpi intermedi” verso il basso in modo da ridurre gli individui alla nudità e all’impotenza nei confronti del suo volere, oggi lo stato – nemesi storica? – si vede a sua volta confinato al livello di “corpo intermedio”. Oggi, il trend liberal-liberistico vorrebbe “liberarci” dallo scomodo “corpo intermedio” che è lo stato: specie da quel costosissimo ingombro che è il welfare state, in modo da sottoporci meglio all’intensivo sfruttamento di apposite società di vampiri specie nei campi dell’istruzione, della salute, della sicurezza e dei trasporti. In ciò, una volta soddisfatti i voti che i vari padroni auspicano nei nostri confronti (e già la progressiva cancellazione dei diritti dei lavoratori con l’alibi della “ripresa” e della “flessibilità” ha azzerato le conquista sociali di un secolo e mezzo e sta facendoci regredire verso i tempi del “sciur parùn” e del capitalismo selvaggio), noi cittadini saremmo finalmente liberi di contrattare con le lobbie il nostro presente e il nostro futuro, il costo del nostro lavoro e dell’istruzione dei nostri figli, la nostra salute e la nostra sicurezza. In altri termini, saremmo schiavi del turbocapitalismo e dei suoi padroni. E attenti, voi che sognate il “piccolo-è-bello” di futuri stati che per adesso sono solo regioni o macroregioni. Magari la conseguita indipendenza vi renderà la piena disponibilità della ricchezza che producete e che ora va a coprire deficit e bisogni che non sono vostri, ma chi vi salverà dallo sfruttamento intensivo di quanti, approfittando della vostra limitata entità demografica e territoriale, vi si precipiterà addosso per vendervi tecnologia soprattutto nei campi della sicurezza e della salute?
Insomma, siamo davanti a una scelta. O continuare con quest’Unione Europea burocratica, rapace, “austera” a danno dei popoli e a beneficio di banche e di lobbie o cominciare a cambiarla. Il rovesciarla sarebbe impossibile se non in coincidenza con una crisi generale di portata tale da non augurare a nessuno. Non resta che modificarla gradualmente ma progressivamente e razionalmente: dare anzitutto voce istituzionale alle presenze, alle istanze e alle tradizioni popolari; proporre istituzioni comunitarie che siano in grado di dar voce, nel campo propriamente legislativo ed esecutivo, a forze non più racchiuse nella camicia di forza dei vecchi stati nazionali; favorire all’interno dei partiti e delle istituzioni politiche un’autentica circolazione di idee e di persone in grado di far sì che tutta l’Europa sia presente a livello di autocoscienza e d’informazione a ciascun europeo, consentendogli di restare se stesso e al tempo stesso di acquisire una prospettiva continentale.
… La strada sarà lunga: ma il primo passo da fare, ancora lontano, consiste nel radicare nei cittadini europei la consapevolezza di come oggi stiano le cose e di farla divenire di pubblico dominio, oggetto di quotidiana discussione a livello di media. …..
Dalla primitiva fondazione di quelli che avrebbero dovuto essere gli Stati Uniti d’Europa che sembravano attuare un’antica suggestione kantiana sono passati quasi settant’anni. E sono passati praticamente invano: è stato un tempo perduto, perché abbiamo pensato ad arricchirci ma non a creare autentici cittadini europei (e abbiamo fallito anche sul piano dell’arricchimento). E’ tempo d’invertire la rotta e di riprendere da zero il cammino iniziato. Ci vorrà tempo: e chissà se ne abbiamo abbastanza. Eppure, non c’è alternativa.

BANCAROTTA FRAUDOLENTA DEL PADRE DI RENZI
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Sei mesi fa il padre di Renzi è stato iscritto nel registro degli indagati per bancarotta fraudolenta, un reato penale molto grave che prevede fino a dieci anni di carcere, e per cui un soggetto crea una macchinazione ingegnosa per non pagare i propri creditori. Nel 2010 Tiziano Renzi separò dalla propria società un’altra società vendendola. E’ la stessa società di cui risultano titolari il padre di Renzi, Renzi e la sorella e in cui egli fu opportunamente assunto in qualità di dirigente (unica assunzione fatta dalla società stessa) appena 11 giorni prima della sua candidatura a presidente della Provincia di Firenze, espediente grazie al quale i contributi della sua pensione vennero assunti dalla collettività. La sede della società era in un immobile che fu abbandonato lasciando da parte un affitto di 8.000 euro e con danni vari interni per cui il giudice condannò il Tiziano a un pagamento di 11.000 euro. La società nel 2007 fatturava 7 milioni, poi nel 2010 parte di essa fu ceduta a un’altra società di famiglia. In queste transazioni il giudice ha visto del dolo per lasciare insoddisfatti i creditori. Niente paura, Renzi si è fatta una legge ad personam per depenalizzare la sua truffa all’erario, e ora non gli ci vuole niente per fare una legge ad personam patris per depenalizzare la sua bancarotta fraudolenta. Si tratta di un reato penale punito dai 3 ai 10 anni, quanto ci scommettiamo che per male che vada Renzi padre non si beccherà più di 5 anni e Renzi, il previdente, ha già fatto una legge per cui non si va in carcere con pene fino ai 5 anni.
Quando si dice le leggi ad orologeria!

Nel decreto sulla Pubblica Amministrazione della Madia, un piccolo comma cancella la condanna in primo grado di Renzi del 2011 per danno erariale, per aver assunto amici suoi sprovvisti del titolo di laurea richiesto per le loro funzioni. La nuova legge dice: “in ragione della temporaneità e del carattere fiduciario del rapporto di lavoro si prescinde nell’attribuzione degli incarichi dal possesso di specifici titoli di studio o professionali per l’accesso alle corrispondenti qualifiche ed aree di riferimento”.
Renzi era già stato condannato dalla Corte per danno erariale (fu “responsabile dell’assunzione irregolare di quattro persone nello staff della sua segreteria, con contratti a tempo determinato” al posto di uno solo e senza giusto motivo, solo per accasare dei propri amici) ma ora il reato decade per legge di Renzi. Renzi aeque Berlusconi.
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COMMENTI VARI
Nunzio Miccoli

Dopo il fallimento di Lehman Brothers, il governo americano ha multato per 16,65 miliardi di dollari la Banca d’America, la quale ha assorbito Merrill Lynch, per l’uso sconsiderato dei subprime sui mutui, che hanno generato gravi perdite agli investitori, tenuti all’oscuro dei rischi su queste operazioni d’investimento; fino a oggi, il gruppo ha speso 60 miliardi di dollari in risarcimenti a clienti, quest’ulteriore multa ridurrà gli utili dei piccoli azionisti, chiamati parco buoi dalle banche. Si spera che anche in Europa le autorità diventino altrettanto severe con le banche, fino a oggi coccolate, assecondate e aiutate, mentre in Italia la magistratura, anche con le denunce scritte, ha fatto finta di non vedere i loro abusi.
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Il governo ucraino è fatto di nazisti e nel paese ci sono stati elezioni truccate e un colpo di stato, ora il capo del governo, per eliminare l’opposizione, vuole rifare le elezioni con le candidature controllate, Eppure questo governo ha il sostegno economico e militare di quella Germania, che fa sempre la morale all’Italia, e serve agli Usa per l’isolamento, il boicottaggio e l’accerchiamento della Russia, favorendo quelle sanzioni alla Russia che aggravano la crisi economica. In questo quadro l’Italia, diversamente da altri paesi, pare che segua pedissequamente le direttive degli Usa, come fosse una colonia.
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Il terrorismo e le provocazioni internazionali sono dei modi di fare politica, nel 1961 gli Usa avevano pianificato degli attentati terroristici contro Cuba, ai quali si oppose il presidente Kennedy; per intervenire in Vietnam, nel 1964 gli americani pianificarono l’incidente del golfo del Tonchino; dal 1969, per fermare i comunisti, in Italia ci furono attentati terroristici addebitati a vari paesi e servizi segreti. Quando, com’è il caso dell’Italia, gli attentati servono a destabilizzare un paese, a creare crisi di governo o a speculare sulla sua valuta, non si conosce mai il vero mandante, se invece gli attentati sono degli avvertimenti, questo conosce; in quegli anni in Usa aumentò sul governo l’influenza dell’agenzia spionistica NSA e dell’apparato militare.
Nel 1964 cominciarono i bombardamenti americani sul Vietnam, propedeutici all’intervento militare vero e proprio e la cosa si potrebbe oggi ripetere in Siria e Irak; insomma, le provocazioni e il terrorismo possono favorire gli interventi militari utili anche all’industria militare e alla ripresa economica. Da ricordare che Inghilterra e Piemonte si servirono della mafia contro i Borboni di Napoli e gli Usa si sono serviti della mafia per invadere la Sicilia; in politica e in guerra il fine giustifica sempre i mezzi, ai cittadini non è lecito ciò che è lecito allo stato.
La guerra terroristica fu fatta anche durante la guerra d’indipendenza americana, durante la guerra civile americana e durante il risorgimento italiano; però, in epoca moderna, fa a tutti orrore il terrorismo dell’ISIS contro i civili che, con la paura indotta, potrà servire ad acquisire ad esso il consenso in loco, ma lo farà perdere a livello internazionale. Comunque, come c’insegna la televisione, addestrata alla propaganda, l’asimmetria politica vuole che ciò che è lecito a una parte non è lecito all’altra parte, perciò si rimprovera solo alla Russia di attentare alla sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina e l’Onu fa eco agli Usa e alla Nato; però nessuno nega le infiltrazioni russe o le loro violazioni della frontiera da parte dei russi, in guerra ci sono sempre state.
Da sempre gli imperi e i grandi stati hanno addestrato, armato e finanziato i terroristi e le rivolte dei popoli; anche l’Italia fascista aveva finanziato i terroristi di Corsica, Irlanda, Tunisia e dei paesi balcanici, l’Inghilterra aveva finanziato gli etiopi che combattevano contro gli italiani, i russi sostennero i repubblicani spagnoli che combattevano contro Franco; i combattenti seguivano la vita della vendetta e perciò non sempre erano dei galantuomini e, inevitabilmente, a volte erano terroristi.
Gli stati, per favorire la guerra, hanno svolto anche azioni provocatorie all’estero, violando diritto internazionale, sovranità dei paesi, diritti civili e libertà fondamentali delle persone, loro scopo, dopo aver rubato ai propri sudditi, era rubare in altri paesi; in questa strategia, i giornalisti non allineati sono boicottati o ricattatati con il denaro o la prigione, con accuse di calunnia e diffamazione a quelli che vogliono fare della vera informazione, è così che in Italia è nata la legge fascista sulla stampa, ancora in vigore.
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Il governo Renzi progetta di recuperare risorse al bilancio dello stato, tagliando le pensioni pubbliche, che generalmente sono più alte di quelle private e hanno goduto di un trattamento di favore, osiamo sperare che tagli solo le pensioni più alte e quelle privilegiate. La scelta di Draghi di favorire una politica monetaria espansiva, in una situazione di crisi occupazionale, potrebbe far aumentare i prezzi e non è detto che favorisca la domanda.
Però potrebbe favorire i lavori pubblici negli stati che sanno investire sapientemente e celermente in questi settori, tra i quali però non è l’Italia, meglio servirebbe allo scopo una politica fiscale espansiva, cioè la riduzione della pressione fiscale, un’armonizzazione fiscale tra gli stati europei, l’abolizione dei paradisi fiscali europei, un reddito di cittadinanza anche per gli italiani e l’eliminazione dei vincoli ai bilanci degli stati. La cosa migliore sarebbe anche abolire le banche centrali, compresa la BCE, in tal modo, il Tesoro degli stati potrebbe immettere direttamente moneta, senza indebitarsi, ma, per non favorire l’inflazione, sempre nei limiti del 2% fissato dalla UE.
Con un deficit di bilancio al 2% e le emissioni monetarie limitate al 2%, il debito pubblico si stabilizzerebbe e decrescerebbe con i rimborsi e con la ripresa dell’economia che favorirebbe la crescita del reddito nazionale; in tal modo, l’Italia non sarebbe più assediata dalle manovre economiche annuali e dagli incrementi fiscali, con la riduzione del debito e il calo dei tassi, anche il peso egli interessi pubblici diminuirebbe.
Purtroppo le banche, che hanno determinato la crisi, e i loro padroni occulti, che sono anche padroni delle banche centrali e degli stati, non possono rinunciare al business dell’emissione monetaria che costituisce una tassa occulta a loro favore e a carico dei cittadini; però debito pubblico e debito privato bancario, mercato privato e stato sono solo falsi dualismi, perché lo stato è un’impresa privata occulta, che appartiene a privati eccellenti che operano nel mercato e sono soci dello stato. Quest’ impresa è nata per riscuotere le imposte, in cambio di protezione, e poi ha imparato che si poteva guadagnare anche con il signoraggio monetario, le banche, sempre facenti capo a lor signori, per guadagnare di più, vi hanno aggiunto il signoraggio bancario e la speculazione finanziaria.
Per statuto, la BCE ha il compito di controllare l’inflazione e non di occuparsi della disoccupazione, poiché non può finanziare gli stati come ha finanziato le banche, per aumentare la liquidità in euro, dovrebbe paradossalmente acquistare titoli di stato americani e non degli stati europei; con ciò, finanzierebbe il debito pubblico Usa, ma, con la perdita, a causa dell’inflazione indotta, di mercati esteri, favorirebbe anche il deprezzamento del tasso di cambio dell’euro. Ora la bilancia valutaria dell’Europa è attiva e, di solito, gli stati hanno svalutato il tasso di cambio in condizione di passività e non di attività.
Keynes sosteneva che, per combattere la disoccupazione, nata con la crisi del 1929, non era sufficiente la politica monetaria, ma occorreva puntare sul deficit di bilancio invece che sul pareggio e occorreva puntare sui lavori pubblici e gli investimenti pubblici, che favoriscono l’occupazione e quindi la domanda; però la ripresa americana alla crisi del 1929 si ebbe effettivamente solo con l’inizio della seconda guerra mondiale, con le relative spese militari, con l’incremento della produzione a vantaggio degli alleati e con le aperture di credito a vantaggio di essi.
Per Keynes il mercato da solo non ha la capacità di autoregolamentarsi, come sostiene il dogma neoliberista, però nemmeno lo stato ha capacità taumaturgiche, perché è un’astrazione posseduta da un gruppo di privati che deve fare i suoi interessi, cioè è un’impresa privata occulta; oggi l’Europa langue perché, anche grazie alle delocalizzazioni industriali, vi crescono povertà, disoccupazione e disuguaglianze sociali, il welfare è sotto attacco da parte degli stati e delle istituzioni europee; prima Monti e poi Renzi, come ha fatto la Germania, hanno puntano a favorire la precarietà del lavoro, però la Francia sembra voglia resistere.
In questi ultimi anni, i dirigenti politici e bancari italiani, l’informazione italiana, gli economisti italiani e gli accademici italiani hanno dimostrato di conoscere poco quello che stava accadendo nella finanza internazionale e di conoscere poco gli scandali che avvenivano tra le classi dirigenti di paesi nostri soci; erano tutti intenti a guardare solo i vizi italiani, che detta fra noi, sono soprattutto vizi della classe dirigente italiana, che ha favorito il malcostume, ma hanno messo alla berlina l’Italia e gli italiani, anche di fronte allo straniero.
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ISLAM
Dopo il dissennato bombardamento della Libia, voluto dalla Francia e appoggiato dagli Usa, in Libia c’è la guerra civile e il paese si sta spaccando, con due parlamenti, due governi e due eserciti in lotta tra loro, uno islamista e uno laico; il partito islamista domina a Misurata e Tripoli e nel parlamento di Tobruk dominano gli islamisti che in precedenza avevano combattuto con i laici contro Gheddafi.
In sostegno del fronte laico sono intervenuti Egitto ed emirati, che hanno bombardato la fazione Islamista di Misurata e aiutano anche finanziariamente il fronte laico; i laici erano prevalenti in Cirenaica, ma sono stati sconfitti, hanno abbandonato Bengasi, controllata al 70% dagli islamisti, e si sono ritirati a Tobruk; perciò hanno preso prevalenza gli islamisti di Misurata e Tripoli che hanno come sponsor Qatar e Turchia.
L’Isis di Siria e Irak è più letale di Al Qaeda, perché armato di armi pesanti e perché internazionalizzato, esso opera in tanti paesi e potrebbe intervenire anche in Europa, con uomini di tutto il mondo di fede islamica; i suoi mezzi derivano dai sequestri di persona, dal petrolio, da una fondazione privata, da donatori del golfo arabo, dalla Turchia e dall’emiro del Qatar. Gli europei islamici, che partecipano alla sua jihad, hanno il passaporto europeo, quindi si possono muovere agevolmente in Europa e alcuni di loro sono già rientrati in Europa ma, per il momento, operano solo in Irak, Siria, Libia, Gaza e Afganistan, combattono contro governi locali e predicano la guerra santa e il califfato.
Contro Gheddafi e Assad, gli islamisti sunniti sono stati aiutati dai paesi del golfo arabico e dall’occidente e lo sono tuttora dalla Turchia e dal Qatar, hanno rimproverato agli Usa di non aver voluto attaccare Assad, ma ora l’Arabia afferma di dissociarsi dall’ISIS, da Hamas e dai Fratelli musulmani egiziani, sostenuti dal Qatar. In Qatar sono interessi petroliferi americani e gli Usa, fino a oggi, gli hanno fornito le armi.
Blair affermò di avere il dover di sostenere i musulmani inglesi che lottavano contro Assad, che poi hanno in parte alimentato l’ISIS, il Qatar ha finanziato l’agenzia giornalistica italiana Ansa e Inghilterra e Germania hanno premuto per una cessione di Unicredit al Qatar; in queste operazioni commerciali e finanziarie l’occidente può essere stato ambiguo, cointeressato economicamente, ingenuo, connivente o omertoso; in genere, spesso l’interesse economico trascura gli altri aspetti delle questioni.
Il Qatar ha finanziato l’ISIS con due miliardi di dollari, anche tramite suoi uomini d’affari, mentre il Kuwait finanzia il gruppo terroristico Al Nusra di Siria; tra i loro obiettivi sono sciiti, ebrei e cristiani, ma poi verrà il momento degli occidentali in genere; i paesi arabi fondamentalisti usano il terrorismo, come fatto varie volte nella storia, anche dai paesi occidentali, creeranno molti lutti, ma non potranno prevalere contro un occidente unito, contro Russia e Cina, che hanno minoranze islamiche, perciò, dal comunismo a oggi, hanno cercato anche di alimentare la guerra tra Russia e occidente.
Ufficialmente Arabia, Qatar e Kuwait sono alleati degli Usa, però il Qatar, diversamente dagli Usa e apparentemente dall’Arabia, sostiene i fratelli musulmani e non voleva la tregua a Gaza, inoltre sostiene l’ISIS; secondo Al Maliki, ex presidente dell’Irak, il Qatar e l’Arabia saudita sostengono assieme l’ISIS. Anche Kuwait e Bahrein sono coinvolti, cioè tutta la parte della penisola araba integralista, questi stati, con l’aiuto della Turchia, comprano armi dismesse nei Balcani e reclutano e addestrano volontari, lottano contro i governi arabi moderati e laici, anche se non troppo democratici, e contro l’odiato e corrotto occidente.
L’Islam, ricco di petrodollari, non pensa, come la Cina, di favorire il progresso tecnico e scientifico, vuole solo le armi più potenti occidentali, l’arma nucleare pakistana è stata finanziata dall’Arabia che finanzia la costruzione di moschee in Albania; per estendere il califfato al mondo intero, l’Islam non adotta la politica graduale del carciofo di Cavour, ma vuole l’espansione partendo dai punti di crisi, che naturalmente alimenta. L’occidente, con il plauso dell’Islam militante, si è diretto contro Libia e Siria e poi, secondo le sue aspirazioni, doveva dirigersi contro Russia e Iran; saranno capaci gli Usa, per rappresaglia e sanzione, di congelare i fondi privati degli emirati del golfo e dei sauditi, come hanno fatto con quelli russi? Per il momento pare si stiano riavvicinando a Siria e Iran.
Anche l’Europa ha avuto una realtà tribale e non nazionale, però ancora oggi l’Islam è caratterizzato da una litigiosità tribale, reclama pizzo e riscatto in cambio di protezione, che sono state le molle che hanno fatto nascere gli stati nazionali che impongono le tasse; per i suoi disegni, come hanno fatto gli stati con i servizi segreti, contro altri stati e contro il proprio popolo e contro altri popoli, oggi l’Islam integralista ricorre all’arma del terrorismo, delle infiltrazioni militari e dei mercenari o combattenti volontari, ricorre al terrorismo, l’Italia ne ha sofferto molto, dal 1969 a oggi.
I paesi islamici sono stati spesso alleati dell’Unione Sovietica contro l’occidente e nel 1989, con la caduta del muro di Berlino, Saddam Hussein affermava che il mondo arabo non voleva pagare il costo della distensione e della fine della guerra fredda; certi stati arabi, utilizzando una visione laica, sognavano il panislamismo e il panarabismo, mentre oggi preferiscono usare la visione religiosa perché favorisce il sacrificio dei combattenti; tuttavia, i dirigenti politici, che sono capaci di trasformarsi da comunisti in liberisti o islamisti, non sono dei veri credenti, ma usano le ideologie solo per un disegno di potere e di egemonia.

Nunzio Miccoli http://www.viruslibertario.it

L’associazione internazionale degli Swaps e dei Derivati o ISDA, che ha alimentato una bolla mondiale speculativa miliardaria, vuole provocare un altro default dell’Argentina; dopo che due fondi d’investimento americani hanno comprato parte del debito estero dell’Argentina a prezzi svalutati, con il favore di un giudice americano, pretendono il rimborso dei titoli al valor nominale, con una rivalutazione enorme dei loro crediti.
I creditori sono pronti a pignorare i beni dell’Argentina, con questa trovata, in tutta Europa, fondi soprattutto inglesi e americani, si apprestano a comprare, a prezzi stracciati, i crediti bancari in sofferenza, nel mirino sono banche di Spagna, Italia e Irlanda; tra loro, Banca Santander e Unicredit, i crediti incagliati di Unicredit sono pari a 40 miliardi di euro, quelli di tutte le banche italiane 130 miliardi di euro, quelle di tutte le banche dell’Unione Europea 1.500 miliardi di euro.
Nel business sono interessate Goldman Sachs, Merryl Lynch e Deutsche Bank, le banche sanno che, con la ripresa economica, favorita dall’Unione Europea, come ha favorito la crisi, la maggior parte dei mutui bancari saranno pagati al 100%, anche se scaglionati, ma con gli interessi; perciò ora si apprestano a comprare questi crediti al 4% del loro valore nominale, è proprio un’altra bella speculazione, la pagheranno gli azionisti delle banche, che dovranno coprire le perdite su crediti da ammortizzare (Fonte: Movisol).
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ITALIA IN GUERRA – 100 MILIONI DI EURO AL GIORNO IN ARMI!
ALEX ZANOTELLI

La guerra imperversa ormai dall’Ucraina alla Somalia, dall’Iraq al Sud Sudan, dal Califfato Islamico (ISIS),al Califfato del Nord della Nigeria (Boko Haram), dalla Siria al Centrafrica, dalla Libia al Mali, dall’Afghanistan al Sudan, fino all’interminabile conflitto Israele –Palestina. E’ il ‘cavallo rosso fuoco’ dell’Apocalisse :”A colui che lo cavalcava fu dato potere di togliere la pace della terra e di far sì che si sgozzassero a vicenda , e gli fu consegnata una grande spada.”(Ap.6,4) E’ la “grande spada” che è ritornata a governare la terra. Siamo ritornati alla Guerra Fredda tra la Russia e la
NATO che vuole espandersi a Est, dall’Ucraina alla Georgia. Nel suo ultimo vertice, tenutosi a Newpost nel Galles(4-5 settembre 2014), la NATO ha deciso di costruire
5 basi militari nei paesi dell’Est, nonché dare pesanti sanzioni alla Russia.
Renzi ha approvato queste decisioni e ha anche aderito alla Coalizione dei dieci paesi pronti a battersi contro l’ISIS, offrendo per di più armi ai Curdi. Inoltre si è impegnato a mantenere forze militari in Afghanistan e a far parte dei “donatori” che forniranno a Kabul 4 miliardi di dollari. Durante il vertice NATO, Obama ha invitato gli alleati europei a investire di più nella Difesa, destinandovi come minimo il 2% del PIL. Attualmente l’Italia destina 1,2% del proprio bilancio in Difesa . Accettando le decisioni del Vertice, Renzi è ora obbligato ad investire in armi il 2% del PIL .Questo significa 100 milioni di euro al giorno!!! Questa è pura follia per un paese come l’Italia in piena crisi economica. E’ la follia di un mondo lanciato ad armarsi fino ai denti. Lo scorso anno, secondo i dati SIPRI, i governi del mondo hanno speso in armi 1.742 miliardi di dollari che equivale a quasi 5 miliardi di euro al giorno (1.032 miliardi di dollari solo dagli USA e NATO). Siamo prigionieri del “complesso militare- industriale” USA e internazionale che ci sospinge a sempre nuove guerre, una più spaventosa dell’altra, per la difesa degli “interessi vitali”, in particolare della “sicurezza economica”. Come quella contro l’Iraq, dove hanno perso la vita 4.000 soldati americani e mezzo milione di iracheni, con un costo solo per gli USA di 4.000 miliardi di dollari. Ed è stata questa guerra che è alla base dell’attuale disastro in Medio Oriente, che fa ripiombare il mondo in una paurosa spirale di odio e di guerre al punto che Papa Francesco ha parlato di Terza Guerra Mondiale.
Davanti ad una tale situazione di orrore e di morte, non riesco a spiegarmi il silenzio del popolo italiano. Questo popolo non può aver dimenticato l’articolo 11 della Costituzione: ”L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.” Non è possibile che gli italiani tollerino che il governo Renzi spenda tutti questi soldi in armi, mentre lo stesso non li trova per la scuola, per la sanità, per il lavoro…. Tantomeno capisco il silenzio dei vescovi italiani e delle comunità cristiane, eredi del Vangelo della nonviolenza attiva. E’ ora che insieme, credenti e non, ci mobilitiamo, utilizzando tutti i metodi nonviolenti, per affrontare la “Bestia“. Chiediamo al governo sia di bloccare le spese militari che di “tagliare le ali” agli F-35
che ci costeranno 15 miliardi di euro. Noi non attendiamo più nulla dall’alto. La speranza nasce dal basso, da questo metterci insieme per trasformare Sistemi di morte in Sistemi di vita. Ce la dobbiamo fare!
Noi siamo prigionieri di un Sogno così ben espresso dal profeta Michea:

ITALIA: UN TRAGICO BILANCIO
Sergio di Cori Modigliani

I dati reali sono impietosi:
1) Siamo l’unico paese d’Europa che va indietro. Non produce, non avanza, non evolve. In recessione perenne.
2) Siamo il paese d’occidente col più alto consumo di materiale pornografico. In ogni minuto della giornata 16 milioni di persone (il 24% degli Italiani uno su 4) sono sintonizzati su un sito porno o stanno acquistando materiale pornografico.
3) Siamo il paese occidentale con il più alto tasso di ludopatia ossessiva, 15 milioni di persone.
4) Siamo il paese col più alto consumo di droghe pesanti, cocaina, eroina, ecstasy. Roma è la città d’Europa con il più alto consumo di cocaina, seguita da Firenze e da Milano.
5) Siamo la nazione d’Europa col più basso numero di laureati.
6) La nazione europea col minor numero di lettori.
7) L’unica nazione d’Europa, tra 28, in cui l’indice di lettura diminuisce e il fatturato delle case editrici si assottiglia. L’editoria è in crisi solo in Italia, nel resto d’Europa è in grande ripresa.
8) Siamo la nazione più narcisista dell’intero occidente. Ogni utente facebook ha una media di tre avatar e due pagine su se stesso.
9) Siamo il paese più corrotto d’Europa, secondi soltanto alla Bulgaria.
10) Il paese col più basso indice di spiritualità e sentimento, dove i primi 5 valori dell’esistenza sono legati al possesso di beni materiali.
11) Il paese al mondo col più alto numero di talk show televisivi dedicati alla politica.
12) E quello (legato al precedente) col più basso indice di partecipazione democratica. La gente va su facebook a insultare qualcuno e con ciò crede di fare politica.

SITO INTERESSANTE CHE MONITORA L’ASSENTEISMO DEI NOSTRI PARLAMENTARI

http://parlamento16.openpolis.it/lista-dei-parlamentari-in-carica/camera/assenze/desc

Per es.

Ghedini presenze del 18%
Verdini 24%
Stefania Craxi 18%
Scaiola 21%
Alfano addirittura 10%
Brambilla 5% (da eliminare)
Tremonti 1% (da eliminare assolutamente)
Berlusconi 0,37%
Carfagna 27%
Prestigiacomo 19%
Castelli 26%
Palma 25
Mantica 23
Colombo 17
Pera 16
Matteoli 14
Dell’Utri 2
Monti 0,46 (da eliminare subito)

Dopo un anno e mezzo dal voto, i deputati che si sono seduti con maggiore frequenza
fra i banchi sono stati 8 del Pd (fra cui Cinzia Maria Fontana, Giuseppe Guerini e Tino
Iannuzzi, tutti con un esemplare 100% alla voce «presenze») e due di FI, Giovanni Mottola e Rocco Palese.
Chi non si è mai fatto vedere è Antonio Angelucci (Fi), «imperatore» della sanità
nonché proprietario del quotidiano Libero, assente durante le votazioni nel 99,60% dei casi. Alle sue spalle c’è il trio berlusconiano formato da Marco Martinelli, Piero Longo e Rocco Crimi, che hanno collezionato – rispettivamente – il 97,42, il 94,01 e il 93,76% di assenze. Non scherza neanche Daniela Santanché, altro pezzo da 90 del partito dell’ex Cavaliere, che nel 77,80% dei casi non era presente in Aula al momento del voto.
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Vittorio50pg
Il problema non è che questi signori vanno a casa, è che poi ritornano…!
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http://masadaweb.org


MASADA n° 1576 30-9-2014 ROMANZO – UNA SECONDA POSSIBILITA’ -CAPITOLO 19

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Viviana Vivarelli

Nostalgia dell’amore perduto – Guarire a distanza – Si può trovare lavoro con una progressione? – Vedere l’aura – Funghi allucinogeni – La ciclosporina e gli gnomi – Silenzio e meditazione – Percepire l’energia in forma allucinatoria – Sentire l’energia con le mani – Leggere i colori con i polpastrelli – Il guscio aurico – Le energia vampiriche

Batte l’orologio e si spengono le luci. Il sonno scende come rugiada sulle ciglia del cadetto navale Gioachino Orla. Dormendo, è entrato nella battaglia navale e una campana l’ha chiamato sulla torretta di comando. Ma tutto è buio, non c’è ammiraglio che dà ordini...”

Si solleva la nebbia e sulla nebbia passa il richiamo degli uccelli. La linfa sale per i tronchi, la rugiada scende dalle stelle. Sta scritto: “Il destino viene gettato in grembo, ma cade come vuole il Signore”. Tommaso rigirava lentamente il bicchiere fra le dita…
L’Angelo mi ha guardato e non esige da me che una vita semplice. Il mio compito di prima non l’ho adempiuto bene. Ma questo saprò assolverlo. Voglio arrivare alla serenità del cuore.

Ernst Wiechert

L’angelo disse: “Devi dare l’entusiasmo!”
E tutto quello che mi si chiedeva era una vita semplice e la serenità del cuore.

Viviana

In questi mesi in cui ho preso a scrivere queste pagine autobiografiche, sono nell’ultima parte della mia vita e anche nella riconfigurazione di questa dopo la morte di mio marito, che si pone come profondo discrimine tra la mia vita di un tempo in cui per 57 anni sono stata vicina allo stesso uomo e gli sono stata materialmente fedele e la rinascita di adesso, ma sono anche in un inizio nuovo e incerto, che vede la perdita dei miei poteri di sensitiva, durati 29 anni, e un tempo nuovo in cui sperimento cose a cui non ho mai pensato: la guarigione a distanza e le regressioni a vite precedenti.
Su mio marito, potrei ripetere le parole di Nazim Hikmet: “ Il più bello dei mari è quello che non navigammo./Il più bello dei nostri figli/non è ancora cresciuto./ I più belli dei nostri giorni/ non li abbiamo ancora vissuti./ E quello che vorrei dirti di più bello/non te l’ho ancora detto”.

Per quella strana incoscienza mista di romanticismo e nostalgia che contrassegna noi donne, per quell’aura di mancanza e imperfezione che sempre ci tormenta, l’amore più bello e più sognato è quello che ci manca, e ora che mio marito non c’è più, è diventato lui l’amore impossibile e lontano a cui penso più spesso e che mi riempie il cuore di desiderio triste e struggente mancanza. Questo amore che ora mi dilania non c’era, o non c’era almeno così, quando lui era nella mia vita in carne e ossa, perché i nostri due caratteri erano così diversi e così oppositivi che la sua vicinanza creava più spesso attrito e aggressività e io mi sentivo più spesso tradita e abbandonata che compresa e amata. Ma ora che la morte ha placato tutto e la memoria costruisce le sue illusioni, la sua figura cambia ogni giorno, si smussa dei suoi eccessi, e il suo amore appare così diverso e così mio che egli sempre più diventa l’amante tanto sognato e si confonde col desiderio e il bisogno del mio cuore. Così io mi ritrovo ad amarlo oggi con più intensità di quanto l’ho amato, tumultuosamente, in più di mezzo secolo e oggi io posso parlargli con più confidenza e profondità di quanto mi sia permessa di fare mai nella sua lunga e scogliosa vicinanza. E’ questo il miracolo della morte. Porta perdono e quiete. Risana le ferite e riporta a memoria solo ciò che ci fu di più bello. E’ vero che quando ora mi parla lo fa ancora col suo stile semplice e pratico e invano io chiedo a lui di dirmi qualcosa di quel mondo dell’al di là di cui ora è signore, ma la sua risposta è sempre uguale: “Non hai gli strumenti per capirlo”, e per il resto le sue frasi sono elementari e pratiche: “Non mangiare la frutta” “Fatti vedere le vene” “Cerca di stare tranquilla”…
Le stesse frasi semplici e brevi mi dice quando gliele chiedo per altri, frasi solide e pratiche, di buon senso. Ma a farmi dire il futuro, che lui cos’ bene vede, ho paura. La sua visione è così chiara e per lui così facile da dire e senza emozioni o coinvolgimenti che le sue parole mi spaventano e, se sono negative, se parlano di morte, spero solo che non si avverino. Però dal suo punto di vista non tutto è visibile, ci sono cose che dipendono solo dalla nostra volontà e che solo quella può cambiare, anche all’ultimo momento. Allora mi dice: “Questo, ora, NOI non possiamo vederlo”. Dice NOI, come se appartenesse, ormai, a una famiglia più vasta.
Dunque ho iniziato questa strada delle guarigioni a distanza, prima con un rapido esame fatto col biotensor, poi con l’imposizione delle mani, ascoltando l’energia che filtra in fuori dalla destra e in dentro dalla sinistra. Curo in questo modo già sei persone, ogni mattina, e mando ad ognuna per e mail il resoconto di quello che ho visto, anche se sono molto imprecisa e vedo solo per zone, senza capire a quale organo preciso mi riferisco, ma devo dire che stanno tutti meglio; due addirittura, il signore di 86 anni e la mia amica sotto chemio, sembrano essersi ripresi in modo miracoloso. Però ho il sospetto che questo lavoro tolga a me ogni energia, mi risucchia proprio, nel momento in cui penso di darla a loro, perché, dopo aver curato così sei persone nelle loro foto, io sono molto stanca e non ho quasi più voce e sono molto irritabile, come esaurita. Ci deve essere un modo per praticare questa cosa senza estenuarmi e spero solo che si generi da sé. Anche quando facevo le prime letture degli altri per immedesimazione aurica, bruciavo come per una febbre, la cosa mi sfiniva e dovevo stare poi due ore in una stanza buia, stesa sul letto per riprendere me stessa, semisvenuta; poi, con la pratica, questo effetto negativo è scomparso. Spero dunque che scompaia anche questo sfinimento di adesso, anche se quello svenimento durato sette ore non è di buon auspicio.

Riguardo alle regressioni, vado avanti con facilità. Ma una stessa persona è tornata alla stessa vita precedente, vista a un’età diversa, aggiungendo altri particolari. E poi ho fatto con lei una progressione, cioè l’ho portata avanti nel tempo, ma, per paura di incappare in eventi sgradevoli che è meglio non conoscere, le ho chiesto di andare in un giorno bello del futuro e lei si è raccontata in una gita con amici sul Monte Bianco e poi l’ho mandata al suo prossimo lavoro e lei si è vista come commessa in una gioielleria di via Saragozza assieme a un uomo giovane, per cui, visto che sta cercando lavoro, le ho detto di andare a vedere in quella via se c’è veramente una gioielleria e di andare a chiedere se occorreva loro una commessa, visto che ha sognato di fare questo lavoro proprio lì. E vediamo ora cosa ne esce.

Oggi è venuta a fare una regressione Giulia la bella. Alta ed elegante, come una indossatrice, ma con qualcosa di morbido e languido nell’incedere come se avesse dietro una amaca che la attende, con la sua massa di capelli scuri e i suoi occhi misteriosi ed intensi. La vedo ogni tanto da almeno otto anni e lei dice che sente con me come un filo che ci lega, come se io fosse ‘un mediatore’ tra lei e qualcosa che la attira o che deve conoscere, per cui mi pensa ogni tanto e mi sente vicina.
Mi ha detto una cosa curiosa. Che la prima volta che entrò nel mio salotto, otto anni fa, e c’era mio marito seduto davanti al computer, e, come in un flash, non lo vide come l’uomo alto e virile che era, ma come una solida donna dal fisico rotondo e potente, come sono certe donne tedesche, dai fianchi ben piazzati e il seno robusto, coi capelli chiari. Insomma Giulia mi dice di averlo visto come lo vidi io a 14 anni, il primo giorno del liceo, quando vidi sovrapporsi a lui l’immagine di una solida e protettiva sorella maggiore.
Chissà se davvero le vite che abbiamo avuto, i corpi che siamo stati, possono proseguire nella vita di adesso come diapositive che ancora conservano la traccia di una sostanza, di un destino, e riaffiorano sotto le nuove immagini. E chissà se noi siamo ancora legati a quelle vite o almeno ad alcune di esse e se veramente a volte quelle vite riaffiorano nei nostri sogni o in stato di grande rilassamento.
Ad una vita passata sembrava rivolgersi la regressione di Giulia, quando è scivolata nella memoria di una donna del passato, Laila, bella, triste e sola. La dormiente ha snodato la sua storia di donna ricca e abbandonata, lasciata sola nella sua bella villa dalla scala marmorea, nel suo giardino di rose, mentre il marito amatissimo, Stefano, che aveva incontrato un giorno presso una fontana, e di cui si era subito innamorata, girava il mondo in attività che la portavano lontano da lei. E questa donna ricca ma dalla vita vuota, senza interessi, senza figli, senza lavoro, riponeva ogni suo senso nell’attesa di questo amore che si faceva vedere ogni tanto riempiendola di felicità per poi sparire poco dopo e lasciarla nella nuova attesa accanto a una finestra sul giardino, con per compagnia solo un lavoro di ricamo. Quante storie di donne abbandonate! Ricche, povere, ma ugualmente sole.
Mi chiedo quante hanno sciupato così una esistenza dedicata al nulla, con un amore che non le proteggeva né le confortava. Io mi sono trovata dopo 15 anni di fidanzamento difficile, negato dalla famiglia e dunque rubato e nascosto, con 30 anni di matrimonio in cui lui lavorava lontano per il mondo e si faceva vedere al fine settimana, e non sempre, nevrotico e a pezzi, e dunque non in grado di presentare il suo meglio, ma pronto a scattare in crisi isteriche immotivate anche senza un pretesto. Irriconoscibile da quel giovane gioioso e simpatico che era stato chiamato da piccolo “il bambino d’oro”, per il suo carattere pacioso e gentile. Ma il lavoro convulso e stressante in IBM gli aveva rovinato il carattere, e il suo desiderio di primeggiare, di vincere, aveva fatto il resto, costringendolo a turni di lavoro intollerabili, che reggeva con forti dosi di alcool e sigarette, riversando poi il nervosismo conseguente in famiglia in scenate assurde e dolorose. Ricordo ancora le prime attese, appena sposata, nella prima casa di Sesto Fiorentino, quasi vuota di mobili, e io, sola, in piedi nel buio che fissavo dalla finestra la strada malamente illuminata, sotto la pioggia battente, e aspettavo, aspettavo… Quando ascolto queste storie di donne in attesa di un uomo che non arriva mai, penso a me e alla mia solitudine, durata 30 anni, ché non è servito nemmeno fare 13 traslochi e cambiare città ogni volta per stargli vicino, ché gli cambiavano continuamente destinazione e lavoro, finché ho detto basta, e a Bologna mi sono fermata.
Così la povera Laila raccontava della sua vita solitaria di bambina pur in una casa piena di rumore e della sua morte per depressione, ma, ancora dopo morta, la poverina non riusciva a sfuggire dalla sua prigione dorata e aleggiava davanti alla propria tomba, nel giardino, continuando ad aspettare che quell’uomo che non c’era mai venisse a portarle dei fiori.
Nel raccontare, Giulia si era emozionata, la sua fronte era aggrottata, tutto il suo corpo era preda dall’emozione e stava per scoppiare in pianto come per una immedesimazione reale. E’ curioso vedere quante emozioni passano su quei visi che dovrebbero essere addormentati. Ma le visioni virtuali sono reali, l’immaginario è emotivo e ci trasforma come il mondo vero. E anche dopo il risveglio, Giulia è rimasta agitata e disperata e insieme abbiamo raccolto i particolari del suo ‘sogno’, il lungo vestito di pizzo color ocra, o il vestito bianco a balze di bambina, la sua pettinatura coi cappelli sollevati e raccolti morbidi in alto, l’aspetto della villa, il caminetto di marmo, lo scalone esterno, il nome del marito, che poi era sempre Stefano come quello del suo sposo attuale.
Mi ha raccontato poi che da piccola andava spesso a dormire nel lettone con la nonna, e, quando si disperava ed era angosciata e nessuno capiva perché, già da piccolissima, a due anni, rispondeva affranta: “Mi dispiace.. senza niente! Senza niente!” Così era passata quella sua vita ottocentesca: ricca e benestante, ma “senza niente.. senza niente!” , perché una donna è niente se non ha l’amore.
E quando lei ha incontrato il suo attuale Stefano, invece di essere eccitata o fremente, come si conviene allo sbocciare di un nuovo amore, gli aveva detto, stupendolo molto: “Ma tu non mi lascerai sola, vero?”
Di questa regressione la cosa che mi ha colpito di più è stata la partecipazione emozionale di Giulia a questa esistenza perduta, la sua angoscia e solitudine. Ma non sempre questa partecipazione esiste, a volte la visualizzazione è vissuta con distacco, come un sogno estraneo.
Il mio in put è sempre: “Vai alla causa del tuo problema!”. Bene, se il problema di Giulia è la paura dell’abbandono, questa esistenza, vera o presunta, traccia l’intera vita di una abbandonata, come se questa fosse reale e come se le tracce di memoria persistessero anche nella Giulia di adesso.
Chissà se tornare a vite precedenti può dare un significato più ampio a certe patologie, a tic, fobie, manie, paure, inconsce disperazioni! C’è un passo in cui Jung parla della tubercolosi e ipotizza che tra le sue cause possa esserci qualcosa che è accaduto in una vita precedente. Non ci sono molti punti in cui Jung parla di questo, ma sul proseguire della vita in tanti destini era più che certo. Io stessa, che nella mia infanzia ho avuto spesso incubi in cui affogavo, e sono nata con 4 bronchi e dunque a rischio di morte per soffocamento nei miei fluidi bronchiali, ho poi avuto due esperienze allucinatorie in cui mi sono viste morire affogata.

Ecco mi sono ricordata, a questo proposito, di una bella e maestosa signora che conobbi tanti anni fa a Cattolica. Eravamo in vacanza al mare proprio alla fine di Cattolica, nella villa che fu di Marconi, prossima alla spiaggia e in posizione elevata rispetto a questa, così che bastava scendere pochi scalini per essere sulla sabbia. Ricordo perfettamente questa bella donna bruna, alta, un po’ imponente, come sono certe belle donne dell’India del nord, con occhi molto grandi e scuri e capelli neri. Il sari da spiaggia completava la somiglianza con una vera donna indiana. Questa signora di cui non ricordo il nome, chiamiamola Maria, aveva una vera ossessione per il fuoco, per cui in ogni hotel chiedeva insistentemente la camera a piano terra, vicina all’idrante anti incendio e all’uscita, così da fuggire rapidamente in caso di incendio. Aveva una vera fissazione per gli incendi. Discorremmo a lungo e tra le altre cose, parlammo molto dell’India, per cui lei aveva un vero innamoramento. Mi disse che aveva una vera fobia del fuoco e che da piccola, quando qualcuno la molestava, gli piazzava contro le mani aperte minacciosamente, gridandogli: “T’affoco! T’affoco!”, minaccia in verità molto curiosa in una bambina. Mi disse pure che per molti anni da bambina aveva rifiutato il proprio nome, Maria, dicendo di chiamarsi Lalla.
Tornata a casa, lessi per puro caso, un libro che riportava la storia di alcuni santi eremiti indiani. Mi colpì immediatamente la storia di una santa indiana, Lalla, donna bellissima e imponente, che era diventata una eremita e usava fare le sue meditazioni in luoghi deserti completamente nuda. Ma la sua bellezza e la sua nudità avevano richiamato la curiosità morbosa dei pastori che venivano a spiarla da dietro le rocce. E se lei li scopriva li scacciava minacciandoli di morte con la stessa frase di Maria: “T’affoco! T’affoco!” Ma accadde che alla fine i pastori riuniti la assalirono e la uccisero bruciandola.

Oggi mi è parso per un momento di vedere mio marito, in cima alle scale, con le sue belle gambe nude e la sua camicia estiva celeste con le maniche corte, com’era quando si alzava da un pisolino del dopopranzo e apriva la porta della camera. Mi sono spaventata. Tra l’altro era una camicia che non metteva molto spesso. Ma è stata una visione breve, come un miraggio. Certo ora si fa sentire molto meno e mi manca sempre di più.
Chissà cos’è che ho visto e cos’era che vedevo in modo più prolungato nel mio tempo di veggenza passare nei punti della casa. Chissà se i morti conservano una loro traccia visibile ancorata alla loro immagine terrena che può essere vista anche dopo la loro morte!
E questa traccia potrebbe essere una parte dell’aura.

La prima volta che vidi l’aura fu 24 anni fa, poco dopo essere arrivata a Bologna, avevo 48 anni, ero in una palestra poco illuminata, seduta per terra e rilassata. Vidi 3 aloni diversi sulla testa e le spalle di 3 donne che non conoscevo.
La prima irradiava una luce tenue arancione chiaro. Le dissi: “Tu hai dei problemi tra cuore e mente” e lei mi rispose con franchezza: “Nemmeno si conoscono”. Quella donna era Laura bionda, una romagnola Scorpione, ed è divenuta una delle mie più care amiche. E’ uno spirito di grande altezza e intelligenza, e tuttavia sempre dibattuta per tenere a freno l’emotività e la passione, tipica degli Scorpioni. La spiritualità combatte in lei con qualcosa di viscerale e passionale che la uccide.
La seconda aura era di un verde dorato, come la luce che filtra tra le foglie fino a uno specchio lacustre nascosto. Un colore che ha a che fare con la vegetazione, con la meditazione. Pensai che quella fosse una persona riservata e tranquilla, silenziosa, abituata a svolgere ricerche in ambienti quieti, poco affettivi, calma in sé, e poco relazionata. Una biologa forse, o comunque qualcuno che lavora isolata in un laboratorio senza aver molti contatti sociali.
La terza aura era bianca come la cenere ed altrettanto fredda. Quella donna era psichicamente morta, con una depressione profonda. Mi concentrai su di lei (si alzò il Velo, come diceva Croiset) e la visualizzai in una piccola cucina di campagna, povera e sguarnita, con un camino spento, fissava la cenere, era disperata e sola, poi guardava fuori da una finestrella con sbarre, fuori c’era un orto pieno di sole ma lei non lo vedeva, era chiusa dalle sue sbarre. Ripeteva nel suo pensiero: “I bambini… non ci sono più i bambini!” La vita era visibile e a portata di mano di là delle finestrella, ma la donna era chiusa in un’inerzia di morte. Seppi poi che quella donna era una maestra d’asilo in pensione, molto sola, era grandemente depressa e con istinti suicidi e ho disperato per la sua vita.

Altre volte, sporadicamente, ho visto qualcosa che poteva essere l’aura.
Una volta, in una conferenza nella Biblioteca De Bono Bozzano, vidi una grossa signora con una trave nera pesante sulla testa, come fosse qualcosa di nebuloso molto forte e negativo. Non la conoscevo, ma sono un’impulsiva. La trave era accompagnata da una sensazione di oppressione molto densa, qualcosa che riguardava la seconda figlia. Così scrissi su un foglietto: “Mi scusi, ho visto una trave nera sulla sua testa, c’è qualcosa di terribile che è successo nella sua famiglia, ma la stessa negatività continua a pesare sull’altra figlia. Deve fare attenzione!”. La signora fu molto contrariata dal biglietto, non mi degnò nemmeno di uno sguardo e vidi poi che lo mostrava al direttore della biblioteca, Ravaldini, molto irritata e insieme schernendomi come fossi una mentecatta. Il tutto sarebbe stato senza senso se non che Elsa mi disse poi che la prima figlia di quella signora si era uccisa impiccandosi e che la seconda figlia era fortemente depressa. Certamente io avevo sentito l’energia di quella signora come fortemente distruttiva per chi le stava vicino. Ma il caso finì lì e non ebbe seguito. Mi restò solo la mortificazione di aver fatto una cosa che mi aveva esposto al ridicolo, ma ho imparato anche a superare questi preconcetti e il timore di quello che gli altri possono dire di me.

Vedere l’aura di qualcuno non è molto difficile e spesso ho insegnato come si deve fare; non è difficile vedere almeno il primo corpo aurico, quello eterico che indica lo stato di salute, l’irradiazione dell’energia fisica. Basta ritrarre lo sguardo come fosse un elastico. Non è difficile e con un po’ di esercizio ci si arriva.
Io questo l’ho scoperto molto presto, come ogni bambino solitario e indotto alla solitudine e ad una riflessione obbligata. Sono stata malata di bronchiectasia così a lungo da bambina e ho passato tanto tempo da sola in una stanza separata della casa, fredda e inospitale, oltre le scale, dove stavo a letto con la febbre, senza radio o televisione, libri o giocattoli, che è stato giocoforza che facessi degli esercizi con la mente, sperimentando le mie percezioni. Dovevo giocare con quello che avevo, e avevo solo la mia mente e i miei sensi. Così, da bambina, passavo tempi lunghissimi a giocare con le mie mani, con lo sguardo, con la luce. Non c’era molto altro. Alzavo una mano verso la luce della finestra e decentravo lo sguardo; è così che ho imparato a vedere l’aura della mano, o le cose che si vedono quando lo sguardo non è concentrato e rientra in sé. Ogni senso che si ritrae rientrando in se stesso apre altri sensi misteriosi nel mondo invisibile.
Nel mio caso la febbre, l’immensa solitudine e la respirazione soffocata funzionavano come un allucinogeno naturale. Ho un ricordo molto quieto delle mie “visioni” e dei lunghi tempi della malattia. Non ricordo che mi annoiassi. Del resto sono sempre stata bene in compagnia di me stessa. Non mi annoio mai quando sono sola. I miei pensieri sono sempre stato una eccellente compagnia e stare sola è una condizione a cui sono abituata. Sono le energie degli altri che mi creano turbamento e scompiglio e, troppo spesso, una grandissima noia. Non sopporto in particolare le lunghe telefonate di persone che troppo lungamente raccontano se stesse in modo ripetitivo e ossessivo, le subisco malamente, come una costrizione inaccettabile. Quando sono presenti, le ascolto anche volentieri, ma sono distratta da tanti particolari, il loro aspetto, la loro energia… ma la sola voce al telefono, distratta dal quadro totale è per me come per un bambino essere legato a una sedia nell’impossibilità di giocare.
Certo la vita mi ha costretto ad essere una persona ben strana fin da bambina, ovviamente diversa dagli altri e sempre leggermente disadattata in compagnia.
Dunque la solitudine mi è stata maestra da subito.
Spesso il bambino che sembra assorto e sembra che non giochi e non faccia niente, compie un suo lavoro misterioso e tranquillo di cui non può parlare, che gli dà serenità e pienezza e lo connette con invisibili forze e forme. I bambini lasciati soli con se stessi sono i primi sensitivi.
Don Juan dice che si possono separare le due immagini monoculari, anche se occorrono anni affinché questo sia facile. Ma io so che i bambini lo sanno fare spontaneamente e con grande facilità. E io per gioco lo facevo.
Occorre forzare gradualmente gli occhi a vedere separatamente la stessa immagine fino ad arrivare a una duplice percezione del mondo…si può cominciare con brevi occhiate con la coda dell’occhio.” Quando le due immagini sono separate si può guardare ciò che sta in mezzo. Questo può essere l’inizio per una nuova visione dell’invisibile.

Quando ero molto piccola, ricordo confusamente che giocavo con “gli omini che stanno sotto le mattonelle”, piccole forme sguscianti che intravedevo con la coda dell’occhio, abbastanza sfuggenti, come un piccolo popolo rapido e silenzioso. Potevo avere tre o quattro anni e di quelle forme non parlavo con nessuno, ero sicura che fosse un mio segreto; per loro nascondevo piccole offerte di cibo nei ditali di mia mamma, sui coperchietti delle bottigline: briciole di dolci o di frutta. E’ incredibile che un bambino molto piccolo possa avere una sua religione privata, con offerte e riti ai suoi piccoli dei. E di questo non una parola a nessuno, come un segreto leggermente inquietante, un po’ triste, un po’ pauroso! Sono stata molto sola, per 29 anni. Chi mi vede come sono adesso, estroversa e loquace, accogliente e pronta ad aiutare gli altri, nemmeno capisce cosa abbia significato per me vivere in una situazione di prigionia obbligata, ore e ore senza mai parlare con nessuno, in un isolamento spaventoso, con una madre pressoché muta e un padre che quando rientrava era un tornado di violenza, imprecazioni, bestemmie, oggetti sbattuti, mortificazioni. Eppure da tutto questo sono sopravvissuta e ora ne sono fuori e posso parlarne come di una cosa accaduta a una persona che non sono io. Sono stata derubata della mia infanzia, della mia adolescenza, della mia giovinezza. E non c’era il computer, non c’era la televisione. C’era solo la radio con Rai tre da cui ascoltavo della musica classica o da camera, quando potevo accenderla. Ma per la maggior parte c’era la solitudine e il silenzio. Compiti da fare. Libri da studiare. Quaderni da scrivere. I lavori di cucito di mia mamma da aiutare. E poi quel silenzio immenso che riempivo col rumore dei miei pensieri.
C’è chi diventa eremita dopo una vita intera passata nella vita, io sono stata costretta da un padre pazzoide a passare i miei primi 29 anni di vita nell’isolamento totale. E poi, quando mi sono sposata, sono andata dietro a mio marito, sempre lontano per lavoro, inseguendolo in 13 traslochi in città diverse, sempre sola, sempre senza amici, sempre con me stessa, sempre ricominciando. E spesso malata fino a 35 anni per quella malformazione bronchiale che doveva portarmi alla tomba e da cui mi sono miracolata.
Se almeno avessi avuto un computer! Se almeno avessi potuto comunicare con e mail con qualcuno! Come sono curiosi i destini! E per quale scopo misterioso vengono obbligati in certe direzioni!
Il silenzio e la solitudine sono stati così obbligati nella mia vita che anche adesso sono i miei compagni abituali, non più imposti ma ormai scelti, per abitudine e difesa dell’io. Ma oggi ho internet e non sono più sola.

Agli omini che vivono sotto le mattonelle vorrei aggiungere una storia. Il mio amico Gianluigi, ex direttore della Ranx Xerox, dopo una vita fatta di intenso lavoro e molta ambizione, si è ammalato gravemente al fegato ed è stato trapiantato. Era uno dei primi trapianti di fegato e sul momento andò molto male con forte rischio di rigetto, tanto da trattenerlo in ospedale per ben due anni, con la moglie Laura che gli rimase fedelmente accanto, nascondendosi ai dottori, come una clandestina. Per combattere il rigetto Gianluigi fu trattato con forti dosi di ciclosporina, un principio attivo a effetto immunosoppressivo, utilizzato per modulare la risposta immunitaria dell’organismo e combattere il rigetto. Quello che l’elenco delle controindicazioni non dice è che la ciclosporina è una sostanza psicotropa e ha effetti allucinogeni. Ora, la ciclosporina deriva da un fungo allucinogeno, la Cordyceps subsessilis Petch, che abbonda nelle foreste tropicali, in Giappone, Cina, Tailandia e Corea ma anche in Norvegia, e alcune delle sue specie sono state utilizzate da un migliaio di anni nella medicina tradizionale cinese. Ricordiamo anche che la Claviceps purpurea non è altro che la segale cornuta, che nei tempi passati ha prodotto anche da noi molti avvelenamenti alimentari e che dalla sintesi di un suo acido (acido lisergico) è stato sintetizzato l’LSD, uno dei più potenti allucinogeni che si conosca. Le Cordyceps sono funghi bizzarri e colorati, capaci di uccidere larve, ragni, formiche ed altri insetti e di utilizzare il loro corpo per propagare le spore. Alcune specie parassitano le formiche che impazziscono. Le altre formiche si accorgono del loro comportamento anomalo e le allontanano dalla colonia per proteggere la comunità, ma esse, come ultimo disperato tentativo di fuga dalla malattia risalgono gli alberi trovando una morte atroce finendo inchiodate sui rami dalle Cordyceps, anche a diversi metri d’altezza. In questo modo lo stroma del fungo si disperderà dall’alto, facendo impazzire altri insetti. Le proprietà medicinali di questo fungo furono scoperte in tempi antichi in Tibet, al punto che da esso dipende il 40% del raccolto rurale del Tibet. Trattato nelle giuste dosi, è un potente rinforzante energetico, e ad esso si devono le performance straordinarie delle atlete cinesi alle Olimpiadi, che, nel 93, stabilirono 9 nuovi record, perché la loro alimentazione era ricca di questi funghi, che aumentavano enormemente le loro prestazioni, perché aumentano l’adenosina trifosfato a livello cellulare che è quella molecola presente in tutti gli organismi viventi, che rappresenta la principale forma di accumulo di energia immediatamente disponibile. Nella medicina tradizionale cinese le proprietà curative delle Cordyceps riconosciute sono molte, dal semplice miglioramento della respirazione, ai problemi polmonari, renali, affaticamento, disfunzioni sessuali e tumori. Ci sono centinaia di società che commercializzano questo prodotto con le più varie proprietà curative. La forma imperfetta della Cordyceps subsessilis è conosciuta con il nome di Tolypocladium inflatum e ha dato origine alla Ciclosporina. In Occidente, malgrado i grandi successi raggiunti in chirurgia, il problema del rigetto degli organi trapiantati sembrava insuperabile. Con la ciclosporina iniziò una nuova era nei trapianti, sostituendo prodotti i cui effetti collaterali erano troppo pesanti. Nel 1981 furono praticati nel mondo 125 trapianti di cuore, nel ’85 erano 440, dopo 30 anni erano diventati operazioni di routine in parecchi ospedali. Ora la molecola della Ciclosporina viene sintetizzata chimicamente ma questo non toglie l’importanza per la farmacologia, e soprattutto, per l’uomo di questo esile funghetto.
Ma ricordiamo che la ciclosporina è un allucinogeno.
Accadde dunque che Gianluigi, sottoposto a forti dosi di ciclosporina, avesse delle allucinazioni. Vedeva ‘gli gnomi’. Non li vedeva solo lui, ma tutto il suo reparto di trapiantati, che aveva lo stesso tipo di allucinazioni. Gli gnomi apparivano a lui sempre come coppie amorose, appollaiati sulle mensola, seduti in ogni dove. Non tutti gli altri trapiantati però ne avevano una visione così idilliaca, per alcuni erano ostili e dispettosi. Sappiamo che l’Irlanda è famosa per le sue leggende su gnomi, fate e folletti, al punto che in certi crocicchi appare il cartello “Attenzione! Attraversamento gnomi!”, ma vederli al S.Orsola di Bologna è un’altra cosa.
Gianluigi non vedeva solo i folletti ma anche i fantasmi. Uno di questi,un anziano signore in pigiama, stazionava lungamente davanti alla porta di chirurgia e Gianluigi chiedeva all’infermiera come mai non lo facesse entrare, viste le attese così pazienti, ma, ovviamente, l’infermiera non lo vedeva.
Una volta, Gianluigi ebbe anche una visione grandiosa in cinemascope: ‘il mondo visto da Dio’. In una panoramica sconfinata gli apparvero le epoche storiche, distese pur con tutti i loro dettagli, persone, case, carrozze… un mondo infinito eppur visto con tutti i suoi particolari, una visione universale.
Poi, sistemandosi finalmente il nuovo fegato e cessando l’uso della ciclosporina, le visioni scomparvero.
In seguito Gianluigi diventò uno dei principali propagatori dei trapianti, costituendo una associazione di cui fu direttore, che aiutava finanziariamente i medici ad andare negli USA a studiare i trapianti, assisteva le famiglie dei trapiantati a trovare alloggio, stava vicino ai trapiantati stessi nel loro soggiorno in ospedale, propagandava le nuove tecniche incoraggiando le persone a donare gli organi per salvare vite, raccoglieva fondi per dotare gli ospedali delle attrezzature giuste ecc. Direi che per lui arrivare vicino alla morte, essere salvato e dedicarsi a una nuova attività utile al mondo ha costituito una eccellente ‘seconda possibilità’.

Ma torniamo alla mia feconda solitudine. A 14 anni mi innamorai di un romanzo della Medusa, ‘La vita semplice’ di Ernst Wiechert. Narrava la storia di un comandante tedesco di marina, Tommaso Orla, che dopo la guerra si era ritirato in totale solitudine facendo il pescatore su un lago tranquillo. Non so perché quella storia mi piacque tanto, non era certo adatta a una quattordicenne, ma forse somigliava alla mia vita. Mi colpì una frase, all’inizio: “Noi passiamo la nostra vita come in vaniloquio”. Mi sentii affratellata a quel capitano, come se anche io avessi avuto una vita troppo agitata e intensa, segnata dalla guerra, ma ora avessi bisogno di uscire dal mondo per ritrovare me stessa, solo che io in quella uscita dal mondo ci ero nata.
Enzo Biagi ha scritto: “Wiechert è forse lo scrittore tedesco che ho amato di più, perché è un incontro della giovinezza. Ormai è quasi dimenticato, e anche i suoi compatrioti lo han messo da parte. Il suo mondo, le sue storie, i suoi personaggi – contadini, servi, pastori d’anime – i suoi cieli prussiani e le foreste, le pianure sterminate, le paludi, le nevi, le torbiere, gli stormi migranti, sono lontani, cancellati da nuove trame, e anche la sua voce rassegnata si perde nel frastuono che ci circonda.”
Ma io il suo silenzioso mondo lo amavo.
I libri sono stati i miei unici amici. per anni e anni. Ne leggevo anche tre al giorno. Chissà se la morte mi coglierà mentre sto leggendo qualcosa.
Sempre Wiechert ha scritto: “Con l’ultima luce l’uomo riaccostò il libro agli occhi, quasi per assicurarsi che un certo passo vi rimaneva ancora, non svanito nel crepuscolo del mondo…

Oggi io do un senso positivo e significante a tutto quanto mi è accaduto. So che senza quel lungo tirocinio di solitudine e di vita silenziosa, non potrei essere quella che sono, in qualche modo devo esser grata a tutti gli ostacoli che la vita ha messo sul mio cammino, impedendomi di diventare una come tanti. So che nella vita siamo portati da una mano misericordiosa a imparare molte cose e che si può imparare a fare molto proprio non facendo o non riuscendo mai a fare quello che si desidera. Quella vita strappata, costretta, prigioniera, la mancanza di tante esperienze ‘normali’ che non ho mai avuto mi hanno fatto soffrire molto nella mia vita, ma oggi io abbraccio la solitudine forzata come un dono e, quando sto troppe ore con qualche amico, a un certo punto comincio a soffrire, sono sfinita, e desidero tornare al mio silenzio, alla mia quiete, alla mia meditazione, a quella vita che ‘altri’ hanno voluto per me e contro cui per tanto tempo ho lottato, ora la considero la mia natura più reale, la mia pace.
Così oggi amo lo mia solitudine e, tra tante cose che soffro, soffro soprattutto il dover stare forzatamente al telefono con qualcuno che mi si attacca e che vuole raccontarsi minutamente e continua a ripetere le sue storie e non si congeda mai. Allora io provo un senso di costrizione, una claustrofobia intollerabile, una vera fobia da prigioniera, e non so come troncare con chi mi tiene stretto a sé, come il bambino che viene bloccato nei movimenti e si divincola per fuggire via, via via, nel luogo più ampio e infinito che posso conoscere: l’interno di me.

Quando ero piccola e malata, la respirazione dava così poco ossigeno al mio cervello che ero facilmente immersa nelle piccole girandole scintillanti e a volte vedevo dei grandi globi luminosi biancastri sollevarsi silenziosi nell’aria ed ero come stordita dalle luci e prossima allo svenimento. A scuola, alle elementari, svenivo spesso, per cause imprecisate, come svengo adesso, sempre per cause sconosciute. Non mi dispiaceva perdere conoscenza, non mi è mai dispiaciuto uscire da questo corpo e affondare in un dolce oblio. Socrate diceva: “Come può esser bello un sogno senza sogni!” e io credo che non possa esservi momento più bello di quello in cui sprofondiamo nel sonno, e spero che morire sia così: un dolce sprofondare.
Ricordo che a scuola, quando c’erano questi svenimenti, mi sdraiavano su una panca sotto i cappotti finché mi riprendevo. Che strano che nessuno si sia mai preoccupato per questo! Ma eravamo nel primo dopoguerra, si mangiava poco, non c’erano ricostituenti salvo l’olio di fegato di merluzzo, io ero anemica, e forse vedere un bambino svenire a scuola era normale, come avviene oggi in Grecia.
In tutti i lunghi tempi della malattia, nella mia camera isolata e silenziosa, vedevo a volte delle sfere luminose che baluginavano presso il soffitto, dondolando, e sembravano guardarmi come avessero una intelligenza loro propria e mi volessero bene. Anche da adulta ho riprovato casualmente qualcosa di simile. Mentre facevo la mia prima tesi, di diritto penale, in grandi momenti di concentrazione, tutto spariva, il mondo diventava silenzioso come sospeso e le luci giravano dappertutto, luci organiche, come presenze misteriose, viventi. E un’altra volta, nelle riunioni dei miei martedì, in mezzo al cerchio, tutta la stanza si riempì di girandole di luce ovattate, come se fossi al centro di una esplosione di fuochi circolari luminosissimi e ogni suono scomparve di colpo. Quella volta Laura Bruna disse: “Quante luci! Vedo luci dappertutto!”. Immagino che il cervello produca delle piccole droghe naturali che hanno un effetto allucinatorio, almeno il mio cervello lo ha sempre fatto. Ora le piccole luci che girano a vortice appaiono raramente quando sono distratta e rallento lo sguardo ma sono piccole e poco significative, come piccoli girini dinamici. Vedo il centro scuro e la piccola coda che ruota rapidamente e poi si spegne sostituita da altre. Forse è solo un modo alternativo per vedere l’energia oppure più semplicemente un effetto fisiologico molto banale di scompenso respiratorio, anche se nessun medico mi convincerà totalmente che le mie impressioni hanno solo una base fisiologica ordinaria.

L’energia può essere percepita ad occhi chiusi o guardando in modo diverso, ma ci sono altri modi di percepire l’energia e altri sensi. Con la mano possiamo sentirla irradiarsi dalla pelle, la tattilità o l’imposizione delle mani senza contatto, “sente” l’energia sana come vento fresco, e quella infiammata come turgore o vibrazione elicoidale, formicolìo; la sensazione calda o umida è collegata alla malattia, quella di freschezza ventilata all’energia che scorre bene. Lo possiamo sperimentare tutti, non è difficile, imponiamo il palmo della mano destra sul corpo di una persona, vicino ma senza toccarla e ci concentriamo su quello che ‘sente’ la mano, poi passiamo ad un altro punto. Con un po’ di pazienza il palmo percepisce delle sensazioni diverse su punti sani o su punti infiammati.
Stranamente ho ricevuto una telefonata di mia figlia che mi dice che, quando verrà coi bambini alla fine di ottobre, vuole imparare da me a sentire questa energia sana e malata e ad imparare a distinguerla. Dico che ciò è strano, in quanto Nico sembra molto razionale e si è sempre rifiutata di partecipare alle mie percezioni, anzi si è tenuta sempre ben lontana da qualunque cosa io potessi dirne, come da ogni cosa che mi caratterizza per un desiderio accentuato di essere lei e non essere me, per questo vorrei tanto che la piccola Sofia mi somigliasse. A volte accede che la sensitività passi da nonna a nipote e in questa bambina affascinante e strana io vedo mondi futuri di misticismo e di magia.
In quanto a mia figlia, non credo fino in fondo alla sua sincerità. Troppe sono le cose che lei ha messo tra me e se stessa, e molte non sono nemmeno in grado di capirle. Jimmi Jonathan che mi fece il tema natale al modo dell’astrologia tibetana kahrmica, disse che io e lei eravamo stati due generali amici-nemici, in una vita precedente, e che in questa vita eravamo destinate ad amarci ma anche a combatterci e mal sopportarci. Disse anche che questo brutto legame kahrmico dovevamo risolverlo in questa vita o nella prossima saremmo state condannate a viverlo di nuovo.

C’è un particolare “fresco fermo” o “tiepido asciutto” che io collego al prana, o forza terapeutica, molto rassicurante. E c’è una energia brulicante e calda, febbrile, percepita come fosse a forma di piccole molle che indica la malattia e ti resta poi attaccata ai palmi delle mani, come se con l’atto stesso del curare il medico si infettasse. Io lavo le mani e le scuoto violentemente, ma, con certi soggetti, quel brulicare mi resta appiccicato ai palmi per un certo tempo in modo sgradevole.
Io non so bene come ci si possa purificare da quella energia malata che ti resta attaccata. In verità io non so schermarmi da nessuna cosa negativa nella vita.
Riguardo all’aura so che, quando l’uomo sviluppa la sua consapevolezza, i veggenti vedono la sua aura come dorata. AURA infatti significa “energia dorata”.
I colori della consapevolezza dell’uomo non sono veri e propri colori ma sfumature ambrate che possono sembrare colori: ambra rosata, verde pallido, ambra azzurra (rara), ambra pura (ancora più rara). Io li vedevo come lampi casuali attorno alla testa o le spalle. I colori erano luminescenze chiare ma intense, come i colori al neon, dove c’è molta luce ma il colore resta pallido. O come la visione di ciò che ci aspetta al termine del tunnel della morte. Come quell’intensa luce palpitante e viva che vidi tra me e mio marito la notte prima che morisse.
Questi colori possono esalare dalla sommità della testa come fumi improvvisi o si possono presentare simili ad aloni rapidi non simmetrici rispetto al corpo e di solito laterali come folgorazioni luminose in genere ovuliformi, o le vedevo di lato o sopra la persona delle macchie sfocate luminose o scure. Kandinskij li dipingeva. Ma io non sono mai stata una grande sensitiva e so che ognuno poi vede le cose a suo modo.
Io non ero in grado di vedere queste luci in maniera persistente e non potevo fare nessuna diagnosi in proposito, solo delle intuizioni generiche.

Rosario era un dentista molto giovane e aveva originali idee sulle relazioni dei denti con gli organi del corpo, mi chiese di guardare la sua aura e io lo misi di fronte a una parete bianca, accorciando rapidamente lo sguardo, cioè staccai la focalizzazione ritraendo lo sguardo verso di me come fosse un elastico, e subito emerse dal suo capo una debole luce giallina palpitante, ma d’improvviso questa crebbe di intensità e si allargò rapidamente. Io non lo sapevo ma Rosario, senza che me ne accorgessi, aveva fatto un’attivazione del Qi Gong, una tecnica orientale di controllo dell’energia. per quanto non sapessi niente di Qi Gong, vidi immediatamente la variazione della sua energia che accentuò la sua luce. Il tutto durò pochi secondi, poi si spense.

Castaneda scrive: “Don Juan mi spiegò che gli esseri umani, per chi sapeva vedere, erano esseri luminosi composti da qualcosa simile a fibre di luce che ruotavano da davanti a dietro formando l’aspetto di un uovo. La parte più stupefacente di queste uova era un fascio di luce che usciva dalla zona attorno all’ombelico, essa era della massima importanza nella vita di un uomo, era il segreto dell’equilibrio”.
“Le persone deboli hanno fibre molto corte, quasi invisibili, le persone forti le hanno brillanti e lunghe e sembrano un alone. Dalle fibre si può capire se la persona è sana, o se è meschina, o gentile o traditrice. Dalle fibre si può anche capire se una persona sa “vedere
”…
Vedere non è così semplice e solo il fumo (del pejote) ti può dare la rapidità di cui hai bisogno per cogliere una breve visione di quel mondo soltanto. Altrimenti guarderesti soltanto”.

Per quel che mi riguarda, io sentivo l’Energia come una vibrazione, la sentivo meglio con gli occhi chiusi e in condizioni particolari, non necessariamente da sola, anzi, il contatto col mio gruppo era facilitante. Se mi concentravo su questo vibrare lo vedevo come onduline rapide o spirali, un po’ quello che si immagine essere un elettrone, un punto scuro e attorno una piccola spirale che come si accende si spegne, ma ci sono anche piccole frecce o schegge un po’ luminose, pulsazioni balenanti come piccole scintille fioche. E’ un formicolare spesso senza direzione, in cui piccole luci appena colte si accendono e si spengono senza cessare di esistere. Se la voglio vedere come insieme, pre-sento un centro che non so nemmeno immaginare, e da essa l’Energia si diparte ad anelli concentrici. Mi sembra che essi divengano sempre più astratti e vaghi via via che si allontanano.
Posso immaginare qualcosa come 5 o 6 anelli attorno ad ognuno, poi la visione diventa sfumata e astratta. Questa immagine ad anelli oscillanti e concentrici è come se fosse la raffigurazione del Tutto e fosse anche la struttura energetica di ogni oggetto o persona. Per cui mi è facile immaginare ogni uomo come una serie di strutture ovoidali semoventi, sempre più rarefatte e sfuggenti alla percezione, fino ad essere invisibili.

Feci un sogno che mi colpì molto. Ero disincarnata e volavo in rettilineo ad altissima velocità in quello che mi pareva un fiume secco o il tunnel della vita, un mezzo tunnel aperto verso l’alto. La visione della realtà era molto diversa da quella ordinaria. Vedevo solo le tonalità alte dello spettro della luce, dall’azzurrino all’indaco, e ogni corpo sulle rive mi appariva come circonfuso da aloni successivi, via via più sottili e di sfumature in scala, sempre dall’azzurrino all’indaco. Questi corpi successivi erano come degli ovali deformati, ondulanti, tipo i Barbapapà, e oscillavano inserendosi nei corpi aurici dei corpi più vicini, così che il mondo intero appariva come un oceano di energie fluttuanti e comunicanti, che si inserivano una accanto all’altra. Fu dopo quel sogno che presi a intravedere un barbaglio dei corpi aurici dei viventi, soprattutto attorno alla testa e alle spalle, dove vedevo balenare luci e fiamme, che interpretavo a mio modo come modalità psichiche, considerando i colori come indicatori del carattere o di passioni temporanee. Queste stessi luci mi facevano apparire visioni mentali simboliche della storia di quelle persone. Presi anche ad insegnare agli altri come poter vedere almeno il corpo eterico, che circonda ogni corpo per 1-2 mm e che è il più facile da individuare, semplicemente cambiando la modalità dello sguardo e ritraendolo in se stesso, come fosse un elastico. La visione del corpo eterico è particolarmente chiara mettendo una mano in pieno sole su un tavolo bianco. Appare allora come un sottile strato azzurro-lilla tipo neon, che circonda il confine della pelle e che è più intenso e leggermente più ampio al mattino, quando siamo in forze e stiamo bene, e si assottiglia e impallidisce la sera, quando siamo più stanchi o stiamo male.

In molti casi l’immagine dell’aura è recepita spontaneamente se siamo assorti nell’ascolto e concentrati. E’ come un lampo pallido che subito si spegne, un alone luminoso ma non vivido, a volte un globulo luminescente o oscuro a lato della persona o che prende il suo posto quando questa si muove.
Anche un essere inorganico ha un’aura ma questa non contiene il movimento dei “girini” di luce. Del resto anche nei livelli aurici umani ci sono forse campi dove la luce è statica e non crea scorrimento. La mia amica Katrina che è stata la persona più santa che h conosciuto, vedeva da bambina l’aura degli alberi. Viveva in Germania, e la mandavano a pascolare le mucche in campagna. Lei adorava la natura e si stendeva nell’erba, tra gli alti steli, i fiori di campo e il ronzare delle api e, anche così piccola, cadeva in estasi. Vedeva, allora, attorno agli alberi allargarsi un’aura rosata, l’aura degli alberi.
E’ l’aura che fa fluire il legame sottile tra le nostre parti o ci connette invisibilmente tra noi, essa è un sistema comunicativo formato da molte parti, in cui i vari campi fungono da linguaggi o gradi. Essa è un concetto molto diffuso o comune in Oriente e in Tibet i medici vengono addirittura allenati a percepirla per capire le malattie del paziente o il suo temperamento. Ma, curiosamente, i nostri materialisti ricercatori del paranormale la ignorano, la disprezzano o la misconoscono, con un piede nella scienza e l’altro nella curiosità tipicamente occidentale, non abbastanza curiosi per provare e sperimentare, troppo grezzi e rigidi per essere possibilisti e aprirsi a una conoscenza nuova. Qualche volta ho l’impressione che essi continuino a parlare della foresta senza esserci mai stati e ben attenti a non entrarci, ma cosa darà la conoscenza dell’esperienza se non l’esperienza stessa?

Quando dicevo che non vedevo solo colori o luci, ma ricevevo da questi delle visioni del vissuto, spesso in forma simbolica, mi riferisco, forse a quello che viene chiamato ‘guscio aurico’ e che dicono sia la parte esterna dell’aura che conserva in sé, come in un DNA psichico, informazioni sulla vita passata o futura della persona, come un destino scritto in modo embrionale e che tuttavia il libero arbitrio può sempre modificare. Ed è forse quello che io vedevo quando avevo qualcuno davanti, nel mio periodo paranormale, e che fluiva al centro della mia vista interna, come un insieme di filmati televisivi, contenenti informazioni su quella persona, informazioni di cui non sempre egli era a conoscenza e che riguardavano la sua vita e le persone con cui aveva a che fare e anche alcune vite precedenti o il futuro ancora da conoscere. Di tutto io facevo una registrazione su cassetta, affinché potesse fare riscontri sulle cose a venire. E la quantità di persone che da tutta Italia venivano, col passaparola, ad ascoltarmi parlare di loro, testimonia che forse quello che dicevo aveva una qualche attendibilità.
L’aura possiede alcune caratteristiche che pongono certe sue informazioni (o formazioni) al di fuori delle coordinate tradizionali di spazio, tempo e causa. Questo non vale solo per l’aura delle creature viventi ma anche per gli oggetti che co-implicano, nella loro esistenza istantanea, relazioni e inferenze che ci riportano al mondo interrelato della comunicazione-azione tra uno e intorno. L’aura di un oggetto funziona come un archivio della memoria che conserva le tracce di tutto quello che l’oggetto ha contattato. In particolare esso sarà in grado di riferire secondo codici mirati, di ordine simbolico, a colui che comunica col suo archivio di informazioni, scegliendo quelle significative per il suo ordine di valori.
Quando vidi l’aura grigia della signora depressa, guardai forse per un istante nel suo guscio aurico, una specie di file esterno che contiene le informazioni presenti o future che danno il senso del suo essere proprio, a volte in forma simbolica come nei sogni, a volte con rappresentazione diretta.
Abbiamo visto che nella psicometria è come se la relazione uomo-oggetto creasse una interazione significativa, per cui l’oggetto parla all’uomo secondo quell’informazione che egli è in grado di ricevere in base alle sue esperienze e aspettative, così come accade normalmente nell’ambito relazionale umano per cui i ruoli e i rapporti selezionano la comunicazione.
Per dirla più semplicemente, se sarò in veste di insegnante mi rapporterò a un allievo secondo un codice di comportamento e un contenuto informativo, con un vigile sarò diversa, di fronte al mio superiore anche, e così via. Ogni situazione è sempre interattiva e produce un risultato di forme e contenuti che è la comunicazione mirata.

Una sensitiva descrisse una penna di colombo come se fosse lei stessa il colombo, vide la stia col mangime, sentì il viaggio nell’aria e le correnti ascensionali particolari che dirigevano il volo. Queste correnti magnetiche furono descritte con molte precisione prima che la scienza ne sapesse qualcosa.

Un altro esercizio facile, ma ci vuole pazienza, è quello di leggere con i polpastrelli. Noi crediamo che sia l’occhio l’organo deputato alla vista. Ma i ciechi vedono, anche se non con i coni e i bastoncelli dell’occhio. Un cieco sa quando c’è luce o buio, quando un ostacolo è davanti a lui ecc.. Questo esercizio prova che si può leggere anche con le mani.
Si ritagliano da una rivista patinata delle figure geometriche di vari colori (o si compra un album di pagine colorate), per es. un quadrato nero, un triangolo rosso, un cerchio giallo ecc. Poi, a occhi chiusi, ci si allena a distinguere i vari colori dalle vibrazioni particolari di ognuno, che i polpastrelli riescono a identificare senza toccarli, stando a uno o due cm di distanza. Ogni colore ha la sua vibrazione, è formato da una precisa lunghezza d’onda, e dà una sottile percezione tattile diversa, per es. alcun colori danno il senso di un brulicare, un vibrare, di freddo o di caldo, di leggerezza o di spinta ecc. Con pazienza si può imparare ad associare a ogni percezione sottile il colore corrispondente. Poi si impara a muovere leggermente le dita per capire dove il colore finisce e dove comincia il tavolo. Infine seguendo il contorno percepito della figura si può capire se è un cerchio o un triangolo. Mi ricordo che alla fine dell’allenamento ero in grado di leggere delle lettere o dei numeri colorati abbastanza grandi a occhi chiusi passando la mano sopra il testo a pochi cm. Ci vuole un po’ di pazienza ma non è difficile. Praticamente noi possediamo un certo uso della sensorialità, ma con pazienza potremmo anche variarlo e imparare usi nuovi. Questi esercizi danno il senso di quanto relativi siano i nostri parametri e di quanto essi siano il risultato di un apprendimento guidato conscio o inconscio, sia da parte di chi guida che di chi riceve.
Credo che questo esercizio del riconoscimento dei colori che affina la percezione dell’energia attraverso i palmi delle nostre mani possa essere utile per chi vuol fare il guaritore, perché la pranoterapia forse richiede un uso attento delle mani e la capacità di concentrarsi su di esse per fare diagnosi dell’energia e curarla.

Molte sono le cose da imparare. Continuamente. Tutta la nostra vita non è che un lungo apprendimento selettivo in cui sviluppiamo certe specificità, deprimendone altre.
La magia, spesso, è solo la destrutturazione delle nostre categorie organizzative per ristrutturare categorie diverse che producono realtà diverse. Tutto questo è possibile ma spesso non è proprio un gioco. C’è sempre del rischio nell’uscire dalla propria pelle come se essa costituisse il confine tra il noto e l’ignoto. Per questo io posso solo insegnare dei piccoli giochi, ma per altro metto in guardia. I poteri non sono il Potere e spesso annientano chi sfida i propri confini senza un giusto riguardo.

Il percepire può comprendere molte facoltà e può elevarsi secondo progressioni incredibili, oltre lo spazio denso, oltre il momento colto, oltre il nostro corpo, oltre la realtà normale, oltre la percezione ordinaria. Possiamo allora affermare che il “sopra-vedere” sia un atto sensoriale che appartiene al livello corporeo? Sì e no. E’ solo l’esperienza di ognuno che può decidere.
Chi non ha avuto un certo tipo di esperienza sarà portato a negarla, chi l’ha avuta e non se la sa spiegare si spaventa o diventa possibilista o cerca delle risposte come ho fatto io. Ma anch’io resto scettica poi riguardo ai fenomeni che non ho sperimentato direttamente e credo che un po’ di sano scetticismo e un po’ di senso critico facciano bene a chiunque. Non si può credere a una cosa solo perché uno ce la racconta, ma si possono sperimentare personalmente modi e stati e oggetti nuovi, si può essere curiosi ed accettare anche la possibilità di varcare i propri limiti. Andare anche solo un poco oltre noi stessi è sempre una grande avventura che vale la pena di provare. Senza diventare maghi o veggenti, possiamo raggiungere un po’ di parapsicologia quotidiana alla portata di tutti, che discende solo da un uso diverso delle nostre modalità relazionali, un affinamento delle nostre percezioni, una analisi più concentrata della nostra corporeità, un uso alternativo della mente, una liberazione dell’intuizione.

Il mondo è sempre come noi lo facciamo, ma sempre potremmo sfuggire alla presa del guardiano interiore per forgiarci il mondo in un modo diverso, non solo nel campo del percepire ma in quello, più profondo, dell’essere.
Le fiabe, in fondo, non dicono che questo. Esse ci chiamano all’impresa di uscire dai confini del nostro villaggio personale, percorrere sentieri inusitati, vie sconosciute, forse pericolose, ma che ci faranno conoscere nuove prospettive del vivere e dell’essere.

Il 6.6.95 vado dal ragazzo sensitivo Sergio Bonicelli, 22 anni, introverso, parla poco. Soffre di epilessia e ha avuto uno sviluppo ritardato. Gli antichi ritenevano che l’epilessia fosse un male sacro, che indicava la comunicazione col mondo delle essenze. Sergio è studente universitario, credo di economia e commercio. Benestante, ha una famiglia numerosa ed eterogenea. Non assomiglia ai fratelli che sono estroversi e vivaci, mentre lui sembra portarsi appresso una lentezza meditativa. Sembra che anche il padre abbia certe facoltà ESP e fa da manager al figlio, che è sotto osservazione medica anche per le sue doti. La madre, Maddalena, è una insegnante di lettere estrosa, molto simpatica e franca, dinamica, con scarso senso dell’ordine. Ha fatto meditazione presso Don Arrigo alle Pioppe di Salvaro, un sacerdote che pratica meditazione dopo letture dei Veda e dei Vangeli. Durante questi stati, lei ha visualizzato il terzo occhio. Mi dice: “E’ proprio come un occhio, rotondo e cigliato!” . Ma poi questa visualizzazione l’ha stancata, perché le sembrava non approdasse a nulla.
Il ragazzo mi fa sdraiare sul suo lettino in mansarda. Allunga il braccio destro con la mano parallela al mio corpo a 70 cm di distanza e non mi guarda ma fissa dentro di sé, assorto. Parla pochissimo per cui ho difficoltà ad avere delle risposte, ma continuo a interrogarlo per capire cosa vede: “Luce chiara o nero”, ma a volte parla anche di colori. Io sento effetti termici e a volte vento. Lui vede colori. La luce chiara corrisponde all’energia e alla salute, dove ci sono zone oscure c’è la malattia. Non vede l’aura come irradiazione attorno al corpo, ma linee di luce dentro il corpo, quel poco che dice mi sembra che somigli alla concezione dei meridiani dell’agopuntura cinese. Non conosce l’anatomia, né gli organi, né le malattie, per di più parla poco e dal punto di vista diagnostico il contatto è un po’ carente. Sicuramente ha forza pranica, perché sento le vibrazioni della sua mano anche da un metro di distanza. Licia, che ha fatto 4 sedute per un forte dolore al braccio (soffre di varie malattie croniche alle ossa, per le quali prende spesso sedativi potenti), è guarita dal suo dolore. Ha fatto con lui delle visualizzazioni molto curiose, che l’hanno coinvolta emozionalmente. Dice che il ragazzo, che parla pochissimo, compila delle vere cartelle cliniche. Con grande fatica e molti silenzi, visualizza varie macchie nella mia gamba sinistra (che in effetti mi duole), una macchia all’altezza del cuore (ma credo sia la mia malformazione al polmone), e una linea luminosa curva all’altezza dell’L 6 da cui esce una macchia nera (la mia ernia al disco), il punto è esatto. Mi sente come una persona molto strana, dice che la mia voce al telefono è diversa da quella che io sono. Dice questo perché è in grado di fare delle diagnosi anche solo attraverso la voce o per persone non presenti. Grosso modo, ha indicato i miei disturbi, la cosa non mi è molto utile in quanto conferma solo quello che so, ma è interessante studiare il suo modo di lavorare. In genere dice: “E’ difficile spiegarlo.. non so se posso dirlo con parole…mi vede divisa in due metà, una razionale radicata nella mia vita, e una irrazionale che cerca vie di fuga perché non sopporta la situazione ambientale (famiglia). Quando il desiderio di evasione di questa parte diventa troppo forte, ho disturbi da alienazione o OBE, è una via di fuga a livello paranormale. In realtà ha detto solo tre parole in croce, il resto è interpretazione mia. Cura: prendere la soluzione del “Menefreghismo” e sorridere di tutto quello che mi capita.
Anch’io gli esprimo le mie impressioni su di lui. Mi chiede come lo vedo in mezzo agli altri: “E’ un gatto. E’ notte blu, il gatto lunare sta sul davanzale della finestra, prima del vetro e guarda fuori con occhi brillanti. Dietro c’è la luna. Il gatto accetta il suo ambiente perché l’ambiente gli dà protezione ma è separato dall’ambiente e difeso nella propria autonomia e nella propria riservatezza. Così lui ha bisogno della famiglia e questa gli dà protezione e lo assiste, ma è separato e isolato da tutti. Il padre è prevaricatore, lo protegge ma anche lo controlla, ha una vivacità invasiva che può diventare sgradevole. Gli dico che non dovrebbe stargli troppo accanto e non dovrebbe lavorare con lui. Vedo che ha un fratello atletico, portato alla cura del corpo, alla forza. Assomiglia alla madre, che però lo batte in velocità, lo previene ma senza la sua profondità. Dico che forse ha una sorella più piccola (e in effetti c’è, di tre anni minore) ma mi sembra che il suo esatto contrario e che forse l’ha rimossa, perché non riesco nemmeno a immaginarla, è come se fosse fuori campo. (Mi dice sorridendo che è molto estroversa e sta sempre fuori casa). Vedo che lui non assomiglia a nessuno dei membri della sua famiglia. Secondo me dovrebbe essere come un nonno o una nonna della linea materna. (Mi dice che assomiglia al bisnonno materno). Quando è in mezzo agli altri, è come un osservatore, non partecipa, non è coinvolto, guarda gli altri da una posizione di isolamento. Gli pronostico che andrà via di casa e abiterà con amico piccolo e bruno, silenzioso. Non è portato a formarsi una famiglia. Ma lo aiuterà una donna più grande di lui, grassoccia, bruna, con capelli semilunghi, non bella, sarà più una madre che una moglie, lo aiuterà col suo rispetto e col suo silenzio. Lui ha bisogno di silenzio. Non credo abbia scelto studi giusti. La figura paterna è prevaricatrice e forse lo ha forzato, ma dovrebbe liberarsi dal suo giogo. La protezione in cui è immerso potrebbe diventare molto pesante per la sua autonomia..” Poi lo vedo di colpo come un vecchio cinese, molto vecchio, scarno, con la barbetta sottile e lunga, bianca, e capelli radi lunghi bianchi. Solo in una casina su una collina. Sono morti tutti i suoi. Quanto dolore! Quante morti! E’ molto serio e triste. Pensa a tutti i suoi morti, con tanta solitudine, ma c’è anche saggezza. Lo vedo poi cambiare, ora è un guerriero della parte nord dell’India. E’ chiaro di pelle, molto bello e dignitoso. E’ sopra un carro da guerra e attorno ha i morti di una battaglia. Il guerriero è molto stanco, la sua anima è dolente. Quanti morti! Non è possibile vedere tante morti! Entrambe le figure pensano: “Nella mia vita futura non voglio vedere più tante persone morire accanto. Starò lontano da tutti, cercherò di stare in disparte e di non essere coinvolto negli affetti e nelle perdite. Dovrò scavarmi una nicchia di solitudine e ogni tanto prendere riposo dal coinvolgimento della vita”

Così la mia mente lavorava a contatto con le persone.

Adesso, quando ricevo qualcuno molto agitato, sto male. La signora di oggi era un vortice di sensazioni negative. Nonno suicida, padre suicida, ondate di depressione, una situazione presente drammatica, reale o presunta, somatizzazioni che affiorano dappertutto e sembrano tenacemente inguaribili. Io cerco, in questi casi, di dare il massimo conforto, di dare quasi fisicamente energia positiva, faccio anche della pranoterapia. Ma non vedo i segni di miglioramento. Quando questi soggetti se ne vanno, sono sfinita, mi sento risucchiata. Se posso, mi addormento, cado in un sonno pesante popolato di incubi, da cui esco ed entro a ondate, come in un gorgo, un sonno che sembra quasi uno svenimento, poi cerco di mangiare qualcosa, di bere, di distrarmi. Ipotizzo di aver dato proprio la mia energia in senso fisico per come resto spossata. E la cosa peggiore è che mi sento a pezzi come se, malgrado il mio dare, io non avessi nemmeno sfiorato l’orlo del problema.

Ieri invece la regressione di Yuri lo ha portato in una luce infinita, piena di pace, una luce popolata di onde luminose, come in una delle visioni che aveva da bambino. praticamente una estasi naturale. Da quella luce Yuri non usciva, ne era totalmente assorbito, non andava né avanti né indietro. Quella luce si irradiava su di me come se mi investisse beneficamente e mi ritemprasse. Dopo abbiamo discusso pianamente per un’ora e mezzo. E’ come se lo conoscessi da sempre. E’ un figliolino in seconda. Le cose di cui parliamo non sono importanti ma io sto bene e anche lui sta bene. E’ come se le nebbie dell’inquinamento si allontanassero tutte per una grande pace. Dopo, ho dormito benissimo.

“Tommaso, condusse a fine il suo libro: “Non si può predicare Iddio, come non si predica la vita, il lavoro e l’amore. Bisogna attuarli: già per sé mandano luce, se in essi c’è luce..”

Ernst Wiechert


MASADA n° 1577 1-10-2014 ROMANZO. UNA SECONDA POSSIBILITA’-CAPITOLO 20

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Viviana Vivarelli

Perdere e ritrovare la speranza- Combattere la depressione- Uccidere la morte e riaccendere la luce- Cambiare l’Io con un Noi

Ci vuole molta vita per vivere la vita” (detto da una centenaria)

In questo ritrovarci
nell’assenza
saremo
ancora vicini,
saremo noi.
Danzando,
per altri pianeti
.”

Mandragora51

Come il serpente cambia la sua pelle, noi dobbiamo ogni tanto cambiare la nostra veste. E’ la vita che ci impone di abbandonare quello che abbiamo e quello che siamo per diventare ciò che non siamo ancora e trovare qualcosa che ancora non abbiamo. Ma c’è un momento tra la vecchia pelle e quella nuova dove tutto trema, dove siamo nudi, senza pelle, rosei e vulnerabili. Quel momento non è rimandabile perché fa parte dell’intero e senza di esso nulla può avvenire. Ma in quel momento possiamo essere feriti anche da una piccola cosa, come fossimo oltremodo indifesi e attaccabili, e in quel punto fragile dello spazio la depressione può insinuarsi, come un mostro subdolo e astuto, e impedire per sempre la nostra evoluzione futura. Con che si difenderà il soldato che viene attaccato proditoriamente quando ha messo a terra le sue difese e il suo corpo è tenero e nudo offerto al lambire dei venti? C’è una situazione topica di cui parla Jung, che viene chiamata ‘il guado’. Il guado è quel punto del fiume tra una sponda vecchia e una nuova, quando la carovana è in mezzo a una corrente bassa ma insidiosa e tutto è a rischio e i carri si muovono con difficoltà sul fondo invisibile e insidioso, la corrente rischia di travolgerli, le ruote stanno per incagliarsi o spezzarsi, tutto trema ed è in pericolo. La sponda vecchia è alle spalle. Bastano pochi metri e tutti saranno in salvo sulla sponda nuova. Ma è esattamente in quel momento che il nemico li assale.

Ho estratto una runa, si chiama OTHILA, è la separazione.
Dice la mantica:
Questo è il momento delle separazioni. Dovete spogliarvi della vecchia pelle ed eliminare tutto ciò che è stagnante. Quando compare questa runa, è il segno che dovete rinnovarvi. Nel ciclo dell’iniziazione, questa è una runa di perentoria rottura. Non potete far altro che accettare la sorte e sottomettervi. I benefici e i beni che state per ricevere saranno la conseguenza di qualcosa a cui dovrete rinunciare. Questa rinuncia può essere molto dolorosa perché riguarda un aspetto culturale a cui tenete molto. Dovrete perciò considerare con la massima attenzione quello che fino a ora avete sempre considerato un vostro orgoglioso diritto. Questa separazione potrebbe riguardare il vostro lavoro e il vostro prestigio sociale ma non abbiate paura, dopo sarete più liberi e in grado di diventare veramente voi stessi.

Ha suonato il citofono, era Roberto, l’amministratore condominiale di prima, un giovane brillante e anche bello ed elegante, molto simpatico e cordiale, che ha dovuto interrompere il suo lavoro e ha visto anche franare la sua famiglia, perché una malattia ha stroncato la sua energia riducendolo a un vegetale incapace di alzarsi dal letto e di prendere in collo i suoi bambini, finché la moglie se ne è andata coi figli e lo ha lasciato solo, perché non tutte accettano di stare vicine a un vegetale, sia pure dotato della capacità di amare e di soffrire, non tutte accettano di passare la vita vicino a qualcuno che non gode dell’interezza della vita.
Non lo sentivo da tempo, era grande amico di mio marito, facevano lunghe chiacchierate insieme attorno a un bicchiere di vino, anche quando si stava riprendendo dalla terribile malattia, tutti adoravano mio marito che riusciva ad accogliere confidenze incredibili da uomini che non si erano aperti con nessun altro e sa il cielo se per un uomo sia difficile aprirsi, era per loro l’amico che non dice mai di no, che ascolta ed aiuta, quella cosa che con me non sapeva fare mai. Non so come stia adesso Roberto e non voglio saperlo. Ha suonato al citofono e chiesto di mio marito e io ho detto rigida come un sasso: ”E’ morto da due anni”. Punto. Siamo rimasti tutti e due muti. Poi io ho salutato. Non ho avuto il coraggio di farlo salire, di rievocare con lui cose strazianti. Di sapere altre cose strazianti sulla sua difficile storia. Semplicemente non potevo. Ci sono dei limiti dopo cui si dice: “Basta. Vade retro. Caput. Da qui in poi io non ci sono”. Dopo, sono rimasta con lo stomaco o rovescio, come quando si fa qualcosa di tremendo, pur sapendo che, se potessimo riavvolgere il nastro, rifaremmo esattamente quello che abbiamo fatto.
Noi vorremmo che la nostra vita fosse un bellissimo film dove tutte le sequenze sono in armonia e tracciano una bellissima storia. Ma ci sono dei giorni in cui la disarmonia regna sovrana. Non c’è musica di sottofondo. Le scene emozionanti sono state tagliate. Un vento gelido ha invertito le pagine così che il senso è scomparso. Gli attori sbagliano le battute. Noi stessi abbiamo dimenticato la parte. Anche se l’immagine è scontata, piove sui nostri cuori ma siamo senza ombrello e una immagine migliore proprio non mi viene. Il film, diciamo, è una cagata. Ma ci tocca andare avanti lo stesso. E a quel punto ogni costrizione ulteriore, fosse anche ascoltare la tragica storia di uno che era amico di qualcuno di famiglia e ha una storia altrettanto triste diventa insormontabile, e non vogliamo proprio rievocare storie di agonie, perché per quella vita a quel punto, o per quel che resta, non ce la facciamo più.

Non ho paura di morire. Ho paura di smettere di vivere.
Ho voluto fare la storia del mio paranormale per sfuggire alla mia vita normale. Ma in qualche modo questo bilancio, una voce dopo l’altra, è stato come un congedo che mi ha lasciato più povera di prima, come se ogni contenuto di cui parlavo se ne andasse subito dopo, mi abbandonasse, andasse a far parte di un passato ormai morto da gettare in discarica.
Piano piano, temo di aver cominciato a perdermi e la nuova me non si vede a nessun orizzonte. Dopo il trauma terribile, ho cercato di fare tutto come un tempo, di ricominciare i miei corsi, di riprendere i miei comportamenti, di riallacciare le mie amicizie, di realizzare una più compiuta libertà, di diventare padrona di me stessa… Ma la morte di mio marito e l’essere rimasta sola mi hanno cambiata più di quanto credessi. Questi anni di lotta contro la sua malattia e di risistemazione della mia vita dopo di lui non sono stati senza prezzo. Mi sento improvvisamente fragile come un calice a stello, sottilissimo, come se rischiassi di colpo di andare in pezzi. E’ come se con lui se ne fosse andato l’albero maestro della mia barca, lo scopo della mia vita, il mio senso e la mia direzione, il mio porto sicuro. Ho sempre combattuto con la sua energia imperiosa e prevaricante, credevo che lui, come mio padre, fosse il mio impedimento e la mia lotta, invece era quello che mi dava un significato e un valore. Non si può vivere solo per se stessi. So di una amica che è andata a riprendere il vecchio padre al pensionato per riportarselo a casa, per avere qualcuno con cui cenare e parlare la sera. Ma la futilità del tutto è che ciò che mi ha fatto andare in frantumi non è stata la tragedia in cui sono stata immersa per sei anni ma è stata una stupida e insignificante sciocchezza, sono state delle critiche immeritate che hanno ferito il mio orgoglio di insegnante. Per la prima volta, dopo una vita passata a riscuotere, coi miei corsi, consensi ed affetto (e la mia casa è piena dei segni di stima e tutti i miei più cari amici sono ex allievi rimasti vicini a me nella mia vita), ecco che in questo mio ultimo corso le mie lezioni hanno ricevuto commenti negativi, e per me è stata una spiacevole novità e la cosa mi ha stroncata più di quanto dovesse e mi ha fatto perdere la voglia di continuare, proprio nell’attività che sento più mia e in cui ho avuto sempre la mia realizzazione migliore, ma non sono abituata all’insuccesso, a parole di noia, a rifiuti, e questi commenti negativi e un po’ maleducati di adesso hanno toccato un mio punto narcisistico di debolezza e hanno avuto su di me un immediato effetto distruttivo. Dunque dovrei smettere di insegnare? Ma se smetto di insegnare, cosa sono?
Ecco che, per la prima volta, dopo sei anni convulsi, mi trovo lunghissime giornate vuote che non so come riempire ma in cui nulla vale la pena di essere fatto o sembra potermi dare successo o procurarmi piacere. Per la prima volta mi sono ritrovata sdraiata per ore davanti al televisore per riempire un mondo diventato improvvisamente vuoto e privo di senso.
Come fosse una droga, i film che mi intrigano mi tolgono dal mio mondo, mi fanno sognare per un po’ vite diverse, mi fanno esulare dal mio senso perduto. Ma non avere più una persona da amare e per cui vivere, è terribile. Un uomo forse può farcela perché punta la sua realizzazione anche su altre carte: lo sport, la lotta, il successo, il danaro, il sesso… Ma per una donna essere privata di una persona da amare è fuori dalla possibilità di concepire la vita.
La solitudine non è essere soli, è non avere più qualcuno per cui vivere. E io non mi ero mai accorta che nel mio universo lui contasse così tanto. Se avessi i nipotini vicino, mi darebbero sicuramente nuova vita, mi sentirei di nuovo utile e necessaria, ma crescono lontano, a Londra e quando li vedo, ogni due mesi, per pochi giorni, è tutta una gimkana frenetica in cui non riesco nemmeno a godermeli, ci sono sempre troppe cose da fare, loro hanno sempre troppi impegni fuori casa, non c’è mai abbastanza spazio per ritrovarci, mia figlia mi sente come una estranea, una intrusa, una che irrompe da fuori in una routine che non mi prevede, così che io sono solo una figura fugace che porta loro un sacco di doni ogni tanto, come una specie di saltuario Babbo Natale, ma non partecipo del loro crescere, delle loro scoperte, del loro andare incontro alla vita. Io non sono necessaria per loro. Li lascio sempre sfinita, come uno che si sia seduto affamato a una tavola imbandita senza poter nemmeno assaggiare nulla, e, dopo, mi sento ancora più affamata.
So che non devo pensare questi pensieri. Del resto sono stata brava finora e ho resistito alla tentazione di cedere alla tristezza. Non ho celebrato nessun lutto. Non sono caduta in nessuna depressione. Ho continuato a darmi da fare al limite delle mie possibilità ed, essendo sola, ho affrontato da sola tutti i problemi della successione, del dopo morte, della nuova sistemazione della mia vita, della vendita di tutto ciò che avevamo, del cambiamento enorme di tutto, e sa il cielo che di problemi e pratiche ne ho dovuti affrontare con banche, burocrazia, aziende, ospedali, condomini, artigiani acquirenti…. Ma il bisogno aguzza l’ingegno e quello che non si è mai fatto si può imparare a farlo alla svelta sotto l’urto della necessità. Il fatto è che, quando mio marito si è ammalato, erano già tre anni che non uscivo di casa e vivevo come una invalida, rilasciando tutto a lui. Con lui bloccato in un letto, ho dovuto svilupparmi di colpo, e dover affrontare tanti problemi nuovi e per me enormi mi ha sveltito, ha sanato la mia schiena e le mie gambe, mi ha dato un vigore e una lucidità nuove, mi ha insegnato ad affrontare sanità, burocrazia, società, stato.. Direi che me la sono scavata in tutto e meglio di quello che avevano temuto i comuni conoscenti che pensavano che ero brava solo per i pensieri teorici ma non per la vita pratica. In qualche modo affrontare e risolvere tanti problemi contingenti mi ha fatto bene alla salute e mi ha rimessa al mondo. Ma poi ho sperato di ricostruire la mia vita come era prima della malattia di mio marito, amicizie, lavoro, svaghi, necessità e oggi vedo improvvisamente che questo non è più possibile. Sono cambiata io. E’ cambiato il mondo. L’orizzonte non è più quello di un continente conosciuto. Non ho più la mappa o le carte geografiche che offro sono incomprensibili agli indigeni. E’ come se avessi fatto un salto non di pochi anni ma di secoli. Sono tornata nel mondo ma non ho trovato più il mondo che conoscevo. Tutto è peggiorato. Si è deteriorato. Non c’è più lavoro. Non ci sono più interessi. Non c’è più gentilezza. Non c’è più amicizia. Non c’è più cultura. Il mondo si è improvvisamente rotto e io non sono più di moda, sono diventata di colpo un vecchio relitto, come se mille anni mi avessero coperto con una patina che io non vedo ma da cui lancio piagnucolii che nessuno capisce. E allora, di fronte al nuovo fronte di vita, nel mondo fatto di colpo estraneo, con i miei 72 anni che vorranno anch’essi pur dire qualcosa, dopo questi sei anni di lotta e di grinta anche immotivata, anche eccessivamente aggressiva, le mie energie di colpo hanno ceduto.
So che non è salutare avere pensieri negativi, so che non serve a niente, e che è facile lasciarsi andare alla depressione come sprofondare in un pozzo profondo. So che si deve occupare la propria vita immediatamente con qualcosa di utile ed estroverso e sociale da accendere immediatamente appena il buio si avvicina. Ma di colpo mi sono sentita così stanca. E forse quello svenimento improvviso durato sette ore era solo un allarme, un tentativo di fuga dal reale.
Come ha detto la mia Sofia di sei anni quando è andata alla grande manifestazione nel centro di Londra per il cambio climatico, col suo bravo cartello di protesta: “C’era tanta gente ma io ero così piccola!” Così mi sono mi sono sentita di colpo anch’io, tanto piccola davanti alla vita, come se fosse diventata una montagna altissima che mi sovrastava e che io non ho più la forza e la voglia di scalare.

Stasera ho visto un film bellissimo, messo insieme da Salvatores: “Italy on a day”, tanti Italiani in un giorno. E’ un collage incredibile di tanti pezzettini di video mandati da italiani che vivono ovunque e che descrivono la loro giornata dall’alba al tramonto, un collage di piccoli pezzi di vita, con tanti bambini, tante storie che si intravedono, tanto cuore. Mi ha commosso profondamente, come nella visione di Gianluigi sul “mondo visto da Dio”, quell’umanità viva, pulsante, tenera a patetica, un film costruito partendo da 45.000 video girati da sconosciuti che hanno risposto all’invito del regista e hanno offerto l’immagine di un’Italia sofferente, emozionale, amorosa, piena di speranza, con un senso poeticissimo di amore per la vita e di amore per la bellezza. Tutte quelle vite, tutta quella vita mi hanno strappato il cuore, commovendomi profondamente. Il mio cuore riprendeva l’ombrello. E non pioveva nemmeno. E’ come se avessi perso il senso di essere una persona e tutte quelle persone che dormivano, si svegliavano, si lavavano i denti, abbracciavano i loro bambini, curavano i loro anziani, spegnevano le loro candeline, lavoravano o erano lontane dalla loro patria o filmavano le cose belle che avevano davanti, mi avessero reso il senso della preziosità della vita, in ognuno dei suoi momenti, in ognuna di queste persone.
Quella preziosità io temo di buttarla via. Quella preziosità io temo di perderla, e, se succedesse, non avrei più il tempo di recuperarla. Se mi ammalassi di tristezza, non avrei più tempo per guarire.
Lo so che la morte può essere vicina anche se si hanno vent’anni, ma averne 72 fa capire in modo acuto che non c’è più molto tempo per godere, per amare, per stimare la vita. E la depressione è l’affronto più grave che possiamo fare all’universo e che possiamo fare anche a noi stessi. Non un solo attimo deve essere perduto. Non una sola stilla di vita deve essere buttata.
Capisco anche meglio di quando ho iniziato questo libro che il piacere delle piccole cose deve tornare e che ogni ora della giornata è sacra, come nel film di Salvatores, quando apriamo gli occhi al mattino, quando ci laviamo i denti, quando guardiamo il cielo o l’erba, quando sorridiamo a un bambino, quando ci diciamo che ci vogliamo bene. Noi dobbiamo impastare d’amore ogni più piccolo atto.
Anche se a volte è difficile.
Ma, mentre facevo questi faticosi pensieri, skape ha suonato ed erano i miei bambini da Londra, molto indaffarati a spiegarmi che a fine ottobre verranno con mamie a Bologna e che sarebbe stato Halloween, festa molto celebrata a Londra, ma loro non se la volevano perdere e la volevano festeggiare anche a Bologna, per cui dovevo darmi da fare per preparare il loro Halloween, avvertire i vicini che sarebbero passati vestiti da mostri a chiedere loro dolcetto o scherzetto, ad addobbare la casa con festoni e zucche, ad ospitare altri amichetti italo-inglesi di Bologna, a preparare una merenda orrendissima di cose che fingevano di essere torte di fango (cioccolata), dita di morti (cannoli), panini al sangue (pommarola) con denti di morto (mandorle). E Sofia mi ha fatto vedere almeno tre volte un grande cartello scritto da lei con le parole HALLOWEEN HA HA HA, che doveva essere assolutamente portato in giro. E mi ha dettato l’elenco delle cose che dovevano essere fatte ASSOLUTAMENTE!
Mia figlia si è accorta che io ero proprio in buca, e allora ha incoraggiato i bambini a dire alla nonna che le vogliono tanto bene, e loro si sono messi a strillare su comando il loro affetto e mi hanno abbracciata e baciata sul video del pc, e così la mia depressione è volata via.
Beh non è divertente? Io penso alla morte e i miei bambini, che il Cielo li benedica, mi chiamano per farmi festeggiare Halloween, la festa dei morti! E così mi ritrovo a dover pensare alla festa della morte come se fosse la festa del mio cuore che rivive ancora.
Dolcetto o scherzetto?

Uno strano miscuglio di morte e vita è la vita
E noi celebriamo la morte
E sotterriamo la vita
E dovremmo celebrare la vita
E sotterrare la morte

.
Notte buia notte scura
ora devi aver paura!
Notte buia di spavento
fuori soffia forte il vento!
Sulle ali di un pipistrello
io ti succhierò il cervello…
Coi denti di barracuda
mangerò la tua carne cruda,
con le spire di un pitone,
io ti mangio in un sol boccone.
Mentre serpi e sanguisughe
ti faran venire le rughe,
Se ti mordono i serpenti
ti verrà il mal di denti…
E coi morsi degli scorpioni
ti verranno dei bubboni.

I mostri esistono. Oh, se esistono! Siamo pieni di mostri! Si insinuano non desiderati, ci occupano come solo sanno fare le presenze mostruose. Si sentono i nostri padroni. Non dobbiamo permetterglielo. Dobbiamo solo cacciarli via.
Quante volte in passato ho permesso alla depressione di invadere il mio territorio! E quanto orrendi sono stati i sette anni che ho passato a Pavia sempre preda di quell’arpia che mi afferrava alla nuca con le sue grinfie artigliate e non mi permetteva di andare da nessuna parte, non di permetteva di fare nulla, di amare qualcosa, di volere qualcosa, irrigidendomi in una inerzia mortale e oggi l’ho sentito di nuovo il vento che mi soffiava dietro l’orecchio come una presenza malvagia, cercando di stringermi a sé. Il mostro l’ho vinto quando ero più giovane, ma la lotta è stata lunga, è durata sette anni. Ora non avrei nemmeno così tanto tempo. Un’altra depressione semplicemente non posso permettermela.
Qualche sera fa, per la prima volta, dopo 19 mesi dalla morte di mio marito, mi è sembrato che lui se ne fosse andato e che in casa ci fosse un pericolo. Ho sentito la casa come una caverna vuota, senza più il suo protettore. L’ho chiamato ma non ha risposto. Non sempre possono rispondere i morti. E allora di colpo mi sono sentita abbandonata, come se lui fosse morto davvero, come se mi avesse abbandonata del tutto. Ho sempre pensato che l’energia di mio marito mi proteggesse dal male, da vivo e da morto, ma per la prima volta mi sono sentita una terra desolata.
Ma il buio non è fuori di noi, ci arriva dentro e se si insedia tutto è perduto.
Noi questo non lo permetteremo.
Se nel nostro compito esistenziale c’era anche la lotta contro la depressione, dobbiamo considerare questa lotta come il nostro compito primario e uscirne vincitori.
Non è lecito lasciarsi andare quando milioni di persone stanno molto peggio di noi, e vivono faticosamente e combattono con tutte le loro forze e amano anche quando sembra ci sia molto poco di bello da amare e cercano con tutti loro stessi di guardare al meglio, di esaltare ogni piccola cosa delle loro giornate, perché quel che ci fa grandi non sono i regali della vita quanto quello che alla vita noi riusciamo a dare.
Ed è pensando a questo che voglio farvi leggere quello che mi ha scritto Miriam, quando la sua bambina è stata male.
.
La possibilità dell’amore – Noi

Vorrei condividere con te uno spaccato di vita.
Alla mia piccola si sono gonfiati dei linfonodi nel collo.
Siamo corsi al pronto soccorso .
Qui sotto quello che ho vissuto la notte.
In ospedale.
Bologna, ospedale pediatrico Gozzadini 9 Settembre 2014
Le due e mezza.
La porta scorrevole si apre al mio passaggio, compiacente. La pioggia batte e dispettosa una goccia spegne una sigaretta ormai vissuta. La bocca dell’uomo si ritrae. Lei ride.
Mi accendo una sigaretta anch’io e assaporo il tabacco .. Aspiro lungamente e non so se sia senso di libertà o di dipendenza, ma mi piace. Lui abbraccia lei e lei ride. Ride con tutto, anche con le scarpe. Lui. Lei.
Un uomo. Una donna.
Un marito. Una moglie.
Un padre. Una madre.
Non so ancora il perché ma guardandoli sento di capire il vero senso della parola “NOI”.
Ci sorridiamo a vicenda. Un triangolo di forza e mistero. Di silente complicità.
Non mi ricordo come ma mi ritrovo in mezzo a loro. A parlare di quanto lui fosse bravo fino a tre anni fa a ricordare tutti i numeri della rubrica del cellulare a memoria. Un vero talento. Sì, perché in tanti si ricordano i numeri di telefono a memoria ma nessuno ne parla con quella luce. E lei lo ama…. Ohhh sì!! E quanto! E’ il suo campione. E diventa un po’ anche il mio. Per un attimo.
Continua a battere insistente quella pioggia così pesante. Pesante come la realtà di quell’uomo e quella donna, di quel ” NOI” infinito.
Pesante come la condanna della loro creatura. Tre anni.
Non può mangiare e non può deglutire. Per venticinque volte le mani di un Cristo fattosi carne le hanno salvato la vita. Venticinque vite. E ha solo tre anni!
Ma ha un “NOI” così vicino e potente che anche la morte si vergognerebbe.
Quei due, quel”NOI” stanotte entravano e uscivano dalla stanza mia e di mia figlia.
Entravano come la luce. In silenzio, delicatamente, come se quella stanza fosse una chiesa. Mi accarezzavano, quei due. Mi dicevano parole così belle che nessun filosofo potrebbe competere.
Mi prendono la mano. Me la tengono stretta. O forse sono io che gliele stringo.
Mi parlano di Altamura, dove vivevano fino a tre anni fa. E mi viene subito in mente l’odore del pane.
Vivono in camper perché non possono permettersi il lusso di una camera in affitto. Lui, quando non e’ in ospedale con la sua creatura, consegna pizze…ma non si ricorda più i numeri della rubrica del suo cellulare a memoria.
Lei gioca ad impastare un pane che non conosce più, con la sua vita.
Grazie Lorenzo.
Grazie Miriam
Abbiamo solo il nome in comune…. tu sei meravigliosamente migliore di me.
L’unica cosa da dire e ribadire è il coraggio. Che non è vero che si diventa per forza cattivi dentro ad una esperienza simile. E nemmeno deboli, data la forza che ho visto con i miei occhi. Che si puoi essere altruisti e generosi pur non avendo nulla, ma in quel nulla avere tutto quello che cerchiamo disperatamente.

La depressione potrà prenderci sempre se siano un io
ma non potrà toccarci mai se diventiamo un noi.

Cara Miriam….

Ci sono persone
che guardi appena per pudore
e sei tutta avvolta da una cara
fragranza
come se l’anima entrasse
nel palmo di una mano
Dolce sorriso
occhi cari e profondi
Siano benedetti i fati
che ti hanno portato sulla mia strada
Il cielo è azzurro
l’ala della colomba
trema appena nel sole.”

Viviana

La notte tra un tempo consunto
E un tempo nuovo che arriva
Ho fatto un sogno
Una maestra in cattedra
E tanti pennarelli
Di tanti colori
Poi di colpo quei colori erano solo nero
Nero di macchia che macchiava
La cattedra
I vestiti, il collo, le mani, i bordi, le essenze
Macchie nere che deturpavano ogni cosa che vedevo
Che esplodevano nei luoghi più impensati
In un mondo che si colorava tutto di nero
Ma avevo dell’ovatta e un liquido
Magico
Non era così difficile da pulire e asciugare quel nero
Quelle macchie
Venivano via se solo si strofinava tutti insieme
Con cura e allegria
Tentava il nero di riemergere
Come sua natura
Tentava e tentava
Ma tutti insieme si strofinava e puliva e asciugava
Con allegria e costanza
Ridendo delle macchie nuove che affioravano
Senza mai dar loro vittoria
E il mondo tornava lindo
Come per sempre dovrebbe essere
Il mondo tornava ad essere bellissimo
Come da sempre dovrebbe essere

Viviana

fragilità

quando proprio non ne posso più
e ho provato tutte le strade
ma troppe si affollano le ombre
l’angelo è l’ultima chance
che temo e sfuggo
proprio in bordo al pianto:
“La tua fragilità ti conduce
sempre uguale
dopo che credi di essere di ferro
e spezzi gli altri con finta sicurezza
L’onda ti si ritorce sempre contro
per provare che sei inconsistente
e debole
Come un’eco
lo smarrimento è la contro faccia
dell’arroganza
della fretta ciarlona
del giudizio
che ti si ribalta
insostenibile
Piccola montagna umana di insipienza
montagna di niente
che ti devi ricostruire ripartendo ogni volta
da meno di niente…
Questa pausa è la necessità forzosa
di una coscienza infelice e imperfetta
dove le ali si mozzano al mattino
senza più luce
Il noi è l’io
E sempre ti attraversa
il riflusso dell’incomprensione
quando l’io è l’io
Oltre di questo. Niente.

Domani
……………..
certo la vita è anche l’amico che quando ti senti sola non ti scrive
o è il dolore che non ti fa dormire la notte
o la lontananza di chi ti è più caro
o l’impotenza quando sei impotente
ma la vita è anche molte altre
bellissime cose
che, se oggi ti sei dimenticata,
rincontrerai domani

..

Tregua

ed ecco nei campi del nostro cuore
torna la pace
Il sereno si specchia nei laghi
tranquilli
Se pure disgiunti camminiamo
per mano
Il roveto risplende purpureo
Le due parti spezzate
formano ancora
un pane.

Viviana

Ivan
noi che si rema contro la notte
giovani figli del primo pomeriggio
piantiamo un chicco in questa sincope del giorno
strappandola al ricordo del sogno
alla quiete di due occhi svenuti
all’immobile rigirarsi del sonno

noi che si rema contro la notte
si vede quasi l’alba la sera
il sole tra le stelle
il tram tra le guglie
mentre il buio t’ammicca
con uno sguardo sprofondato di seduzione disperata

noi che si rema contro la notte
si sta la sera a letto a sognare di sognare
non ci si ricorda di tirar su i remi in barca
il mondo ci sfugge al contrario cascandoci addosso
ma la nostra forza è una scintilla che brucia
soffocata dalla luna più testarda
ai piedi delle cascate del cielo
.

http://masadaweb.org


MASADA n° 1578 9-10-2014 UN PAESE A TESTA IN GIU’

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Viviana Vivarelli

Renzi vuol mettere il TFR in busta paga – Le truffe del Pd – Le tasse italiane sono tra le più alte del mondo – Motivi per cui non si investe in Italia – Ma fin dove vogliono arrivare i renziani? – Le prime crepe nel consenso a Renzi – Fuga dall’Italia. I giovani / Fotografia di una generazione in esodo- Condannato de Magistris; dovrà dimettersi da sindaco – Poteri forti: i bankster

Che epoca terribile quella in cui degli idioti governano dei ciechi”.
William Shakespeare
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Per me, odioso, come le porte dell’Ade, è l’uomo che occulta una cosa nel suo seno e ne dice un’altra.” Omero (chissà che ne avrebbe detto Omero di uno come Renzi?)
.
ATTACCO DELLA CEI A RENZI
Monsignor Galantino, segretario della CEI, rinnova i suoi attacchi a Renzi e rincara la dose, parla di ‘perdita della gente e di consenso’ di ‘attese tradite e soluzioni di corto respiro’, drogate dalla pubblicità. E’ un segnale di allarme e dice che il livello di guardia è vicino. Il Paese sta sempre peggio e non ne può più. La Chiesa sta dichiarando pubblicamente che il governo Renzi ha fallito. Ed è criminale che i media facciano finta di niente e non sottolineino le critiche della Chiesa di Bergoglio. Ormai essa è l’unica organizzazione territoriale che resta in Italia, vista la perdita di consenso di partiti e sindacati. Nunzio Galantino, capo della CEI, e dunque dei vescovi, dà voce a un’Italia tradita, rinnegata e amareggiata. In questo deserto di rappresentanza, la Chiesa parla al posto di chi soffre a causa di scelte politiche ed economiche sbagliate e segnala che il malessere sta crescendo. Anche questo Job Act imposto con la forza al Parlamento è indecente. E mettere il TFR in busta paga, visto che è il salvadanaio delle famiglie per i tempi grami della pensione o della perdita di lavoro, e spacciarlo per aumento dello stipendio è una beffa crudele. Su tali beffe si basa il governo di Renzi. Ma fino a quando?

Pierpaolo Farina: «Siamo un Paese così arretrato che D’Alema ha detto qualcosa di sinistra 18 anni dopo l’invito di Nanni Moretti».
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Leonardo di Caprio
Bersani: “Senza iscritti non è un partito”.
Renzi: “Infatti non lo è! E’ una ditta”-

RENZI PONE LA FIDUCIA SUL JOB ACT
Viviana Vivarelli

Con tutto il cuore, per l’amore che nutro per il mio paese, auguro a Renzi di cadere nel modo più rovinoso possibile e di trascinare nella sua caduta questa classe politica indecente e iniqua che ci porterà solo a un disastro peggiore dell’attuale e che non avrà pace finché non ci avrà fatto diventare come una repubblica sudamericana, ma temo, con un pessimismo ormai provato, che la presunta opposizione interna del Pd sia fatta di sciagurati senza coscienza esattamente come quella maggioranza imbelle e viziosa che segue passivamente le follie neoliberiste di Renzi, poltronisti a cui non frega niente di questo paese e di questo popolo e che per quella poltrona sono disposti a venderci tutto al peggiore governo di destra, un ‘poterismo’ autorefenziale che distruggerà progressivamente tutti i nostri diritti e le nostre tutele.
Visto lo stato miserando e esecrabile di questa casta di corrotti, non resta agli Italiani che cacciarli tutti, restituendo al popolo i suoi diritti e le sue tutele e aprendo l’Italia ad una democrazia sempre più diretta, universale, gestita assolutamente dal basso e con diritto di cacciare immediatamente ogni tentativo futuro di restaurazione delle vergogne attuali!
E’ senza fine il suicidio del Pd.
E non riguarda, come dicono certuni, la minoranza bolsa un po’ più a sx (si fa per dire) di Civati e Cuperlo né la minoranza conservatrice e osboleta dei D’Alema-Bersani ma proprio la maggioranza che segue bovinamente le assurdità antidemocratiche e antiitaliane di Renzi.
Se c’è qualcosa che Renzi sta rottamando assieme alla democrazia è proprio il partito in cui ha scelto di stare. Ormai siamo alla liquidazione finale di quello che fu il terzo partito comunista d’Europa, prima che il Renzi trionfante fondi, morto Berlusconi, il PR, partito di Renzi e basta.

MA QUALE CONSENSO? LE TRUFFE DEL PD
vv.
Tre milioni e mezzo di voti persi alle politiche. 400.000 tessere in meno. L’Unità fallita. Continuando questo trend, il prossimo anno il Pd non avrà più iscritti.
E così la sua riduzione a merchant bank sarà completa. (Vi ricordare come si arrabbiarono quando Travaglio li chiamò così?).

Scriveva un anno fa Travaglio: “D’Alema potrebbe essere per B un’ottima soluzione. Infatti D’Alema è quello che tutti sappiamo, l’uomo della bicamerale, una delle incarnazioni della casta, quello impicciato in varie vicende finanziarie che hanno contribuito a distruggere o a indebolire almeno il nostro sistema economico, si pensi solo alla privatizzazione a debito fatta per la Telecom nel 1999 con i famosi capitani coraggiosi, capitani senza capitali però che si fecero prestare i soldi dalle banche e riempirono la Telecom di debiti lasciandole come un colabrodo al successore. Era un gruppo di finanzieri, di raider, creato in laboratorio in quella che Guido Rossi chiamò la Merchant Bank dove non si parla inglese. Era Palazzo Chigi sotto il governo D’Alema con la fattiva collaborazione anche di Bersani e di altri geni della politica finanziaria di sx. Da allora poi abbiamo avuto il caso Unipol, il caso Monte Paschi, nei quali comunque un partito di cui D’Alema ha sempre conservato il pacchetto di azioni di maggioranza, ha la sua responsabilità quantomeno politica. Stiamo parlando di errori, tragedie a volte politiche, morali, parliamo di correttezza,di conflitti di interessi. Poi con Renzi tutto è andato in peggio.

Pasticcio Telecom
Pasticcio Monte dei Paschi
Mazzette Penati depenalizzate
20 miliardi dell’Ue spariti in Calabria con conseguente vendetta su de Magistris
Rete truffaldina di Genovese
Reati di Tedesco
Connivenza con FI sullo scudo fiscale
Mai fatta una legge sul conflitto di interessi, né una legge anticorruzione o sul’autoriciclaggio o sul falso in bilancio
120 piddini espulsi per critiche interne
Vergognoso patto del Nazareno
Sei miliardi in più di tasse
Truffa degli 80 euro
Finta abolizione delle Province
Finta abolizione del Senato
Legge Zanda per tentare di cacciare dal parlamento l’opposizione
Patto stato-mafia con vergognosa copertura di Napolitano
Veto alle intercettazioni
Costi della casta aumentati
Spaventosa legge Fornero, con l’età del lavoro più lunga d’Europa
Continua il blocco stipendio agli statali
Licenza ai demansionamenti
Aumento del precariato
Licenziamenti senza giusta causa
Truffa del TFR
Italicum peggio del porcellum
Buffonata di Violante e Bruno imposti 16 volte alla Consulta
Fiscal compact in Costituzione (unici in Europa)
Aumento della precarizzazione…

e uno dovrebbe prendere pure una tessera di fronte a simili porcherie?

400.000 tessere perdute dal pd che ora ne ha solo 100.000
Si è vicini al numero di zero tessere in Puglia, Sardegna, Molise, Basilicata e Sicilia. A Napoli nel 2013 gli iscritti erano 70mila, oggi guardando anche alle province si arriva a malapena all’ordine delle centinaia. Torino conta per ora 3mila aderenti, mentre solo l’anno scorso erano 10mila. Venezia non è da meno: in dodici mesi si è passati da 5500 tessere a 2mila. In Umbria erano 14mila, oggi sono meno della metà. Un risultato preoccupante per i 7200 circoli presenti in Italia e gli 89 all’estero.

IL PROGRAMMA DEL M5S IN 20 PUNTI

- Reddito di cittadinanza di 600 euro, prendendo i soldi dalle armi, i fondi neri in Svizzera, gli evasori, la patrimoniale, le slot machine…
– Misure immediate per il rilancio della piccola e media impresa
– Legge anticorruzione
– Informatizzazione e semplificazione dello Stato
– Abolizione dei contributi pubblici ai partiti
– Istituzione di un “politometro” per verificare arricchimenti illeciti dei politici negli ultimi 20 anni
– Referendum propositivo e senza quorum
– Referendum sulla permanenza nell’euro
– Obbligo di discussione di ogni legge di iniziativa popolare in Parlamento con voto palese
– Una sola rete televisiva pubblica, senza pubblicità, indipendente dai partiti
– Elezione diretta dei parlamentari alla Camera e al Senato
– Massimo di due mandati elettivi
– Legge sul conflitto di interessi
– Ripristino dei fondi tagliati alla Sanità e alla Scuola pubblica
– Abolizione dei finanziamenti diretti e indiretti ai giornali
– Accesso gratuito alla Rete per cittadinanza
– Abolizione dell’IMU sulla prima casa
– Non pignorabilità della prima casa
– Eliminazione reale e non fasulla delle Province
– Abolizione di Equitalia

Col TFR in busta paga il danno per le aziende è stato stimato in 5 miliardi
figurarsi come riprenderebbe l’economia!!!

Il 10 e 11 di ottobre grande kermesse dei 5stelle al Circo Massimo di Roma

CIRCO MASSIMO O MINIMO?
Marco Travaglio

Sondaggista: “Ma secondo lei Grillo lo sa che il M5S è ancora il primo partito fra gli italiani sino ai 45-50 anni, e sopra quella soglia crolla, regalando a Pd e FI tutto il resto del paese più vecchio d’Europa?”. Giro la domanda a Grillo, a Casaleggio e ai 5Stelle: oltre a ripetere continuamente che siete la principale e spesso unica forza di opposizione in Parlamento e nel Paese, vi rendete conto della responsabilità che avete? E cosa fate per comunicare la vostra quotidiana battaglia di opposizione in Parlamento e fuori, soprattutto a quella fascia di età che non sa niente di voi oppure sa cose false o molto parziali perché non usa la Rete e s’informa quasi soltanto dalle tv e dai giornaloni governativi, che se parlano di voi è per dipingervi come inaffidabili, litigiosi, inconcludenti, inutili? La 3 giorni al Circo Massimo è un’ottima occasione per riflettere su questi temi e rilanciare un Movimento che ha suscitato tante aspettative e solo in parte le ha soddisfatte.
Se invece diventerà l’ennesima seduta di autocoscienza, l’ennesimo sfogatoio di risentimenti interni, personalismi vacui e guerricciole intestine, si rivelerà un’occasione perduta e forse irripetibile. Il caso Pizzarotti è esemplare. Capitan Pizza s’è rivelato un onesto, oculato e concreto amministratore: chi prevedeva che Parma, nelle mani dei barbari “grillini”, sarebbe finita nel baratro, è rimasto deluso. Il baratro è quello che Pizzarotti ha ereditato dai suoi dissennati e spesso corrotti predecessori. E, costretto a fare le nozze con i fichi secchi, ha tutt’altro che sfigurato. La sua veste di sindaco, obbligato a fare i conti con la realtà, gli ha alienato le simpatie dei vertici e della parte più movimentista della base, che sognavano rivoluzioni impossibili: tipo sull’inceneritore che, carte bollate alla mano, era ormai impossibile bloccare. Quando, a giugno, un gruppo di duri e puri avviarono una raccolta di firme per sfiduciarlo, Grillo e Casaleggio ebbero il merito di fermarli, anche perché licenziare il 1° sindaco di capoluogo eletto dai 5Stelle sarebbe stato un autogol clamoroso mentre il Movimento s’accingeva a espugnare la rossa Livorno. La frattura sembrò ricomporsi, salvo riesplodere un mese fa, per colpa di Pizzarotti, che pareva incline a un accordo col Pd per le famigerate “nuove province” contro la scelta pentastellata di disertare un’istituzione che si vuole abolire per davvero (non per finta come ha fatto Renzi). Ora ci risiamo, con l’assurda decisione di escluderlo dai relatori sul palco del Circo Massimo e l’altrettanto assurdo sms che il sindaco di Parma ha inviato ad alcuni parlamentari invitandoli a “mollare” Grillo e Casaleggio. Costoro hanno inventato il movimento, che senza di loro non sarebbe esistito. È inevitabile che, a un certo punto della vita, i figli si liberino dei padri: ma quel momento non è ancora arrivato. Ciò che serve oggi è un gruppo ristretto di portavoce, eletto dai parlamentari o dagli iscritti, che rappresenti la “linea” ufficiale e ogni sera vada a spiegare attività e proposte alternative a quelle del governo nei tg ed eventualmente in qualche talk show giudicato praticabile. Senza paura di dialogare con le altre opposizioni e di sposarne le iniziative, quando sono buone: per es. il referendum della sx contro il pareggio di bilancio in Costituzione o quello della Lega (sostenuto anche dalla Fiom) contro la legge Fornero. Del resto furono proprio Grillo e Casaleggio a firmare il documento di Libertà e Giustizia contro la svolta autoritaria di Renzusconi. Le forze governative sono talmente numerose e schiaccianti che le opposizioni o si fanno sentire tutte insieme, oppure è come se non esistessero.

Mister Donnie
Nel Pd è sparita la base. Meno male che c’è sua altezza.
Nel Pd crollano gli iscritti. In compenso aumentano gli adepti.
Il Pd perde 400.000 iscritti in un anno. Neanche i morti vogliono tesserarsi più.
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VENDESI PENISOLA VISTA MARE SOLEGGIATA + GIARDINO USO PASCOLO CON 60 MILIONI DI PECORE!!!
Per info chiamare Renzi & Friends

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I’foda
Il Pd perde 400.000 iscritti in un anno. Meno male che Renzi c’è.
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Il mago di Floz
Il Pd ha perso quattrocentomila iscritti in un anno. Il candidato calcoli quanti ne perderà in mille giorni.
Ma non preoccupatevi! Ne perde solo qualche migliaio per corrente
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Montales
Il Pd fa registrare un calo sostanziale degli iscritti. Bene invece il registro degli indagati.
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Byebyepapi
Il Pd perde 400.000 iscritti in un anno.
Ne sono rimasti 40,8. : -))
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La rottamazione procede bene.
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jntruder
In un anno persi 400mila iscritti, smarrito l’articolo 18 ed anche l’identità di sinistra.
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Maurizio Neri

Crollo degli iscritti PD: “spianati”.
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Rocco Gazzaneo
PD, 400.000 iscritti in meno. 200.000 secondo la Questura.
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Paniruro
Pd, crollano gli iscritti: -400.000. Niente paura, erano solo quelli di sinistra.
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Ideona di Renzi:
Ve ne do due per uno! Tessera PD + tessera Forza Italia a soli 80 euro!
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I’foda
Il Pd perde 400.000 iscritti in un anno. Ma possono ancora migliorare.
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Dopo 20 anni di Berlusconi arriva Renzi
Dopo la grande figa: la grande fuga
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Andrea
Bersani: “Senza iscritti non è un partito”. Anche con gli iscritti somigliava più ad una cosca che ad un’organizzazione politica.

Mi piacque la risposta di un vecchio contadino, grande lottatore e comunista nel cuore, quando gli chiesero da dove ricominciare per ricostruire l’Italia e che disse: “Metterei la democrazia dentro i partiti!!
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Benito Visca scriveva nel 2013:
da contrordine

“Le primarie si stanno dimostrando il più micidiale strumento di autodistruzione del Pd,stando alle notizie che si susseguono nelle cronache politiche e gli avvenimenti, a dir poco penosi, ai quali in questi giorni assiste attonita l’opinione pubblica e pieno di rabbia l’elettorato di quel Partito, già messo a dura prova da esperienze precedenti. Episodi di malcostume e di “privatizzazione” del PD da parte di vari potentati si sono verificati praticamente in tutta Italia, ma come (purtroppo!) sempre avviene, il Sud ha primato. In Campania e nella provincia di Napoli specialmente, si sono registrati fatti inquietanti, prossimi alla più eclatante illegalità e compromissori del più elementare esercizio democratico, che dovrebbe rappresentare il bene inalienabile di ogni militante di partito: disseminazione di sedi improvvisate, migliaia di tessere
dichiarate all’ultimo momento, sopraffazioni contro singoli, applicazione delle regole rivolte al proprio utile, ricorso a forze esterne, impiego di elettori con tessere pagati da notabili..in poche ore il Pd napoletano ha visto crescere le proprie iscrizioni da 20.000 a 40.000. In un Pd che non trova innanzi tutto in se stesso la capacità e la volontà di un vera e propria revisione del proprio modo di essere e di agire, i fenomeni degenerativi tenderanno ad ampliarsi ed a creare una condizione irreversibile, in fondo alla quale ci sarà un altro partito, senza ideali, senza regole, senza un vero e credibile progetto di cambiamento di se stesso e della società; e sarà semplicemente un partito di notabili e arrivisti alla ricerca del proprio tornaconto.
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E ora manca che Bersani sia invitato dall’Università La Sapienza di Roma a parlare di come si gestisce il panico!
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Il Pd è passato dal ‘cupio dissolvi’ al ‘dissolutus sum’
Un requiem
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La democrazia cristiana si raffigurava come Gesù in mezzo ai ladroni
La democrazia renziana ha abolito Gesù e incoronato i ladroni
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Cartello segnaletico
CADUTA MASSE

Massimo Lanfranconi
Che ci faceva Michael Ledeen, uno implicato in tutte le faccende sporche in Italia, dall’omicidio Moro alla P2, al matrimonio di Marco Carrai, il finanziatore di Renzie? Che ci faceva il gotha della finanza “creativa” da Davide Serra (Algebris Investments), Chicco Testa (Banca Rothshild), Marco Morelli (Merril Lynch) fino a Lorenzo Bini Smaghi (Morgan Stanley). Insomma, tutti i rappresentanti italiani delle banche d’affari che hanno disintegrato l’economia reale, i veri vampiri che dietro le quinte manovrano i politici facendoli arrivare al posti chiave per fare i loro sordidi interessi. Ecco chi c’è dietro l’ebetino tramite il suo braccio destro Carrai, ecco perché Renzie è una delle persone più pericolose d’Italia una persona senza moralità e che è capace di tutto pur di mantenere il potere. Deve essere chiaro che il movimento non combatte una persona, ma tutto quello che c’è dietro questo pupazzo dei poteri forti che vuole gettare l’Italia in bocca a questi squali
E cosa dicono di Ledeen quelli che inveivano contro Grillo, perché uno dei soci di Casaleggio era Saasson, inserito in lobby multinazionali?
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Talia
Vogliono far passare l’idea che in Italia il problema per gli investimenti sia l’art. 18, e non osano nemmeno indicare gli ostacoli reali: corruzione, burocrazia, tasse troppo alte… Assistiamo ad una progressiva riduzione degli ultimi diritti rimasti. Ma nessuno ricorda che questo Paese con la Grecia sono gli unici in Europa a non avere un reddito minimo garantito, che fu chiesto dalla UE fin dal 1992, Il richiamo europeo conta solo dove gli conviene ! Ed è molto facile manipolare un popolo dolosamente disinformato!

RENZI VUOL METTERE IL TFR IN BUSTA PAGA

Il TFR o Trattamento di Fine Rapporto o Liquidazione ammonta a un 6,91% dello stipendio che viene accantonato e usato in parte dall’azienda e che dovrebbe servire a tutelare il lavoratore dipendente quando finisce il suo rapporto di lavoro. Viene calcolato sugli anni di lavoro e sull’ultimo stipendio e già il diritto che Renzi ha dato alle aziende di demansionare il dipendente lo ha leso profondamente, perché ovviamente permette di diminuire una retribuzione, cancellando i diritti acquisiti. Dopo il giochino indecente delle tre carte con cui Renzi ha dato 80 euro ai dipendenti che non superavano i 1500 euro e poi glieli ha ripresi con un aumento delle tasse di sei miliardi, l’aumento delle bollette, e la diminuzione degli assegni famigliari, ora Renzi ne ha pensata un’altra sempre contro i lavoratori: mettere il 50% del TFR in busta paga, il che per alcuni significherebbe avere 30 euro di più al mese ma perdendo quella liquidazione che fa molto comodo quando finisce il lavoro. Ovviamente avere il TFr in busta paga farebbe perdere gli 80 euro a tutti quelli che guadagnano tra i 20.000 e i 25.000 euro. Per cui con questo trucchetto Renzi riscuoterebbe più tasse e avrebbe meno da dare.
Renzi finge di voler aumentare la liquidità generale senza togliere un solo euro alle spese superflue, ai privilegi, agli abusi, agli sprechi, all’evasione fiscale e ai fondi neri all’estero di quella classe politica e di quei ricchi e corrotti che continuano a fare bellamente i propri interessi sporchi. Ogni sua iniziativa colpisce sempre e comunque i lavoratori dipendenti e i più poveri con un martellamento rigido, iniquo e progressivo. Il TFR è calcolato dall’INPS. Sono soggetti al TFR tutti i lavoratori del settore privato, e lavoratori del settore pubblico, limitatamente alle categorie rientranti nel c.d. pubblico impiego contrattualizzato assunti dopo la data del 31/12/2000. Il TFR viene dato anche se l’azienda fallisce. Il lavoratore, con almeno 8 anni di servizio presso lo stesso datore di lavoro, può chiedere una anticipazione non superiore al 70% del TFR ma solo per malattie o acquisto casa.
Passare il TFR in busta paga comporterebbe rischi forti sul futuro dei lavoratori, senza contare che non sarebbe tassato più al 19% ma al 39, e che comporterebbe un forte esborso per le aziende che quel TFR lo hanno investito e che non troverebbero certo credito dalle banche. Si calcola che il danno per le aziende sarebbe di 5 miliardi. Meglio sarebbe stato abolire l’Irap, che non esiste in nessun paese europeo, restituire alle aziende quei 90 miliardi che ancora lo Stato deve loro, malgrado le vuote promesse, o ridurre drasticamente la burocrazia che ingorga le aziende e ruba loro 45 giorni l’anno. Il M5S. ovviamente è contro questa iniquità, come chiede che lo stipendio del manager non sia più di 12 volte quello più basso del dipendente. Con Renzi non si cerca maggiore equità ma siamo nella logica dello schiacciamento dei senza potere e in quella della desertificazione di futuro.
Marina scrive: “Non credo che la proposta del TFR in busta paga possa essere attuata. Ci aveva già provato Tremonti e non era riuscito ad ottenerla: la gestione del calcolo è complicata, l’imponibile irpef non è lo stesso delle altre componenti della busta paga, i dipendenti pubblici hanno il TFS e non il TFR ( quindi, regole diverse), le imprese entrerebbero ancor più in sofferenza e si aprirebbe un discreto buco nell’INPS.
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Enrico
La proposta di ricevere in busta il TFR, al di là di cifre e statistiche, è un esempio eclatante di mancanza di lungimiranza e progettualità. Il piccolo beneficio mensile verrà annullato con un minimo di inflazione, con l’unico risultato di aver perso una riserva per il futuro. Nei paesi dove non esiste TFR, e presi a riferimento, ci sono tutele e previdenza più efficaci.
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Andrea Toscan
Ma come, ci hanno detto che l’italiano va educato al risparmio previdenziale in quanto le nuove norme determineranno un assegno pubblico insufficiente. E ore che si fa? Riduciamo la spesa pubblica e abbassiamo le tasse? (Tagliamo gli sprechi e rimoduliamo un fisco iniquo? mettiamo una patrimoniale? Aumentano le tasse alle slot machine? tassiamo i fondo neri all’estero? Tagliamo vitalizi, sprechi e spese inique?) No, troppo difficile! Tagliamo subito i costi della politica? Non ci pensano nemmeno! Invece, ideona, diciamo alla gente: “sono così generoso che ti metto in tasca i tuoi soldi”. Tanto quando avrai 70 anni e avrai un assegno più piccolo vienimi pure a cercare, se mi trovi. Come al solito si cerca sempre di infierire sui lavoratori e di spostare i problemi più avanti!
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E’ ovvio che passando il TFR in busta paga, questo cesserà di godere di tassazione agevolata e sarà tassato marginalmente, altri miliardi nelle casse dello Stato. Senza contare che chi riceve gli 80 euro a pelo, li perderà e saranno parecchi, per cui la perdita sarà maggiore del guadagno. Che a difendere questo abominio sia quel Patriarca che era tutt’uno con Giuliano Amato (vi ricordato il prelievo forzato sui conti correnti?) lo posso anche capire. Ma che sia proprio IFQ a pubblicare questo articolo non lo capisco affatto.
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E’ vero, come alcuni sanno, che il TFR è un’anomalia italiana, ma perché non si dice che altrove in Europa il lavoratore ha ben altri integratori ed aiuti pubblici e non si sottolinea che anche queste mancanze sono ‘anomalie italiane’?

Quello che appare chiaro è che, mentre stiamo vedendo lo smantellamento dei diritti del lavoro, Renzi ha cominciato ad attuare lo smantellamento del sistema previdenziale. Qualcuno si ricorda che nel suo programma c’era esattamente e puntualmente la distruzione e l’azzeramento del welfare? Qualcuno riesce a capire che non solo Renzi è più a destra di Berlusconi e sta realizzando il piano massonico di Gelli, ma si sta dirigendo a passo di carica verso una destra talmente retriva da essere peggiore del neocon americani?
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Silvestro de Falco
Il sistema previdenziale già non c’è più. Dal 1996 siamo passati al metodo a contributi definiti. Quanto metti tanto riprendi; è come mettere soldi su un conto corrente. Ognuno è responsabile del suo futuro. Non c’è più neanche l’integrazione al minimo. Ci si guarda bene dal dire che per ottenere questo tasso di sostituzione sono necessarie una crescita delle retribuzioni reali fra l’1,2 e 1,57 per cento e una crescita del PIL nominale fra il 3 e il 3,57 per cento, con un’inflazione del 2 per cento. Ipotesi altamente irrealistica alla luce degli sviluppi degli ultimi anni?
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Il TFR consente alle imprese di farsi un fondo per gli investimenti a tasso agevolato. Le aziende italiane stanno abbastanza male, le banche non fanno loro credito, la domanda è crollata, lo Stato non dà loro i 90 miliardi che deve, la burocrazia ruba loro 45 giorni l’anno per sole pratiche inutili e farraginose, il pizzo li strozza, e ora dovrebbero anche rinunziare al TFR???? E allora ditelo che volete solo affossare questo disgraziato Paese, ridurlo in miseria e svenderlo per due soldi al grande capitale straniero!

Rob
A mio avviso la mentre criminale che sta dietro la bella pensata del TFR è la stessa che in Europa medita di conteggiare nel PIL l’economia criminale. “Trovate” simile escono da classe politica e burocratica di infimo ordine (che forse mai questo Paese ha avuto dal 1860). Una classe mediocre è priva inoltre di qualsiasi etica. Si ricorre a questi pensieri quando nel Paese manca una progettualità lungimirante fatta di progetti seri e verificabili per creare lavoro e ricchezza. Certamente è difficile, dopo 40 anni di immobilismo, far ripartire un qualsiasi piano industriale o produttivo. Il TFR invece è proprio un tocco di magia furbastra che soddisfa l’appetito della pancia ma fa restare il problema, anzi lo sposta e lo aggrava per chi viene dopo. Il mondo non si ferma se si producono auto, chimica, elettronica etc noi non produciamo più niente, non produciamo più ricchezza, produciamo furbate, ma nessuno ha il coraggio di dire che non avendo a suo tempo impostato strategie e piani industriali, oggi la FIAT non potrà ( pur volendo) produrre auto in Italia . Cosa produrrebbe? La Panda nuova ennesima versione? (Cosa producono le furbatine di Renzi? Nuovi voti alla combriccola Renzi-Berlusconi?)
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I 30 o 40 euro di più al mese saranno nullificati da nuove tasse, dall’inflazione e dagli aumenti di bollette (giusto ne sta scattando uno), sono un altro trucchetto dell’incapace e ingannatore Renzi.
Scrive Aldo:
In questo Paese è ora di distinguere e vedere la differenza tra diritti acquisiti e privilegi acquisiti i diritti sono quando son di una larga fetta della popolazione e chissà perché vengono sempre calpestati mentre i secondi, ovvero i privilegi, vengono spacciati per diritti che in realtà calpestano i primi.
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Emolithic
Io vorrei sapere come sia possibile che un giornale come il FQ pubblichi certi deliri come l’articolo di Stefano Patriarca che elogia il provvedimento di Renzi. Stefano Patriarca è un anziano collaboratore di personaggi quali Trentin, Amato e Dini. Ecco, se volete uno dei responsabili/ispiratori di quella zozza riforma pensionistica che porta il nome di “Dini”, questo è proprio Stefano Patriarca. Evidentemente si vergogna di firmarsi…
Insieme a lui, spesso e volentieri, i deliri vengono firmati anche dal figlio Fabrizio Patriarca, che non riesce proprio a farsi eleggere nelle file del PD (ma si sa, con un padre così è solo questione di tempo…). Insieme, padre e figlio, con quell’altro squalo, Tito Boeri, hanno ultimamente firmato l’ennesimo delirio a sei mani dove propongono al governo di prelevare ai pensionati la quota di pensione che eccede il valore dei contributi versati (!!!?!?).
Ebbene, gente del genere non andrebbe né letta né pubblicata, bensì rinchiusa perché pericolosa per sé e per gli altri.
Cosa facciamo, redazione del FQ, continuiamo quindi a dargli “Voce”?

Alberto Brambilla, l’autore della norma del trasferimento del Tfr nei fondi pensione, stima gli accantonamenti annuali per il Tfr a 25 miliardi.
Di questi, 5,2 confluiscono nella previdenza complementare, 6 vengono versati dalle imprese con più di 50 dipendenti all’Inps e ben 14 sono finanziamenti per le piccole imprese. Con quel Tfr le imprese fanno investimento e innovazione…Mettendo il Tfr in busta paga si aprirebbero 3 buchi: all’Inps verrebbero a mancare 3 miliardi l’anno, i fondi pensione potrebbero contare su meno risorse e la previdenza integrativa continuerebbe ad avere vita stentata. E le aziende, all’improvviso, si vedrebbero private di una fonte di credito decisiva, proprio mentre la politica dei prestiti non è delle più agevoli. Non è affatto chiaro al momento quale sarà il trattamento fiscale di questo TFr in busta paga. Attualmente chi paga il 19% di tasse, entrando in busta paga pagherebbe il 39. Addio tassazione agevolata! Renzi dovrebbe dire chiaramente se questa quota farà cumulo con gli altri redditi e pagherà la tassa di questi e a guadagnarci sarà solo il Fisco. Con buona pace dei consumi.
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Anche di fronte a grosse stronzate come il TFR in busta paga o l’abolizione dell’art. 18 o il lavoratore licenziato indebitamente che dovrebbe mettere su un proprio avvocato privato, magari contro colossi come la Fiat, la finta opposizione interna del Pd bofonchia, mugola e poi vota compatta, come ha detto Bersani, “per lealtà al partito”. Ma in cosa consistono i principi e i valori per cui si sta in un Partito? Nell’ubbidienza ‘ac perinde cadaver’’? Ma allora il Pd non è un partito, è una setta. Sicuramente in Bersani come in Civati o Cuperlo conta di più l’appartenenza identitaria radicata che non l’ideologia politica. Cioè, detto in parole povere, conta più la poltrona dell’idea. A questo punto, come dice Gilioli, “nemmeno se Renzi reintroducesse il feudalesimo o dichiarasse guerra a San Marino” si smuoverebbe qualcosa. “Del resto c’è ancora in giro un sacco di gente che vota Pd perché una volta era il Pci: il che è un po’ come andare a letto con un’ottuagenaria perché da giovane era figa”. “Invece, continua Gilioli, io credo che nella famosa società liquida, insomma in una realtà di mutamenti continui e di radicazioni che contano sempre meno, le appartenenze emotive e storiche siano rischiose, cioè possano trasformarsi in gabbie più rigide ancora di quelle ideologiche”. Così il mingherlino Civati all’ultima direzione del partito ha iniziato il suo intervento accusando Renzi di dire cose di destra e anticostituzionali, ma lo ha concluso chiedendogli di accogliere solo un paio di emendamenti e poi lo voterà convinto che la sua poltrona vale meno della difesa di un ideale.

PERCHE’ NESSUNO INVESTE PIU’ IN ITALIA
Viviana Vivarelli

Il motivo per cui le imprese non investono in Italia non è l’art.18 ma le tasse esose.
Il sistema fiscale italiano è costoso e inefficiente. La pressione fiscale è molto alta (45%), una delle più alte del mondo e Renzi ha appena permesso una nuova mandata di aumenti delle bollette, che si aggiungono ai costi dell’energia più cari d’Europa, in più il sistema burocratico è farraginoso e complesso. Per una azienda di medie dimensioni, un intero mese se ne va solo in pratiche inutili.
L’Italia è prima in Europa per tasse sul lavoro e ai primi posti per tasse sulle imprese. Il cuneo fiscale è superiore di 11-13 punti alla media Ocse. Il sistema è anche estremamente macchinoso e chiede alle imprese un numero di adempimenti fiscali e ore-uomo impiegate molto sopra la media dei paesi sviluppati. Questi costi si sommano al già enorme carico fiscale per ridurre ulteriormente la competitività delle imprese e quindi la capacità del paese di attrarre investimenti e crescere. Le tasse producono inefficienza perché riducono gli incentivi a lavorare e produrre. L’Italia ha una struttura fiscale particolarmente deleteria per la produttività e le tasse sono concentrate soprattutto su lavoro e imprese. Oltre a ciò il fisco è inefficiente e costringe imprese e famiglie ad investire notevoli risorse per espletare le formalità fiscali. Tutto ciò determina uno svantaggio competitivo che deprime gli investimenti e quindi la crescita economica, l’occupazione e la produttività.
Le tasse tolgono risorse a chi produce e riducono gli incentivi a creare, produrre, investire, lavorare. Le imposte dirette sono peggiori di quelle indirette, quelle sulle transazioni incidono più di quelle sui patrimoni. Ci aggiungiamo un sistema creditizio arido e insufficiente che investe ormai solo nella speculazione finanziaria gli enormi capitali che riceve all’1% dalla Bce per avere un quadro disastroso per i produttori italiani e totalmente negativo per gli investitori esteri.
L’Italia ha una tassazione sul capitale abbondantemente sopra la media europea. Per l’Eurostat è ai primi posti in Europa e per la Banca Mondiale si piazza al primo posto tra i paesi industrializzati.
Se si snellissero le pratiche burocratiche e si diminuissero le tasse sul lavoro, non solo gli investimenti esteri aumenterebbero ma tanti imprenditori italiani non avrebbero necessità di delocalizzare all’estero. Ma Renzi, come già prima la Fornero e Monti, pensano colo di abbassare i salari e i diritti dei lavoratori, soluzione che aggrava solo le cose e che è già stata praticata in Grecia coi risultati che sappiamo. E, dopo che questi nostri pessimi governi hanno applicato le deleterie soluzioni imposte dal Fondo Monetario, abbiamo anche la sgradevole sorpresa di vedere il Fondo Monetario stesso, che cinicamente critica noi dei propri diktat e ci viene a dire che, siccome abbiamo fatto quello che ci è stato ordinato, ‘l’Italia non ha futuro”, e “La nostra crescita potenziale crollerà anche per gli anni futuri”. Insomma avremo fatti i compiti e per questo saremo bocciati!
L’Italia batte il record mondiale di tasse alte ed esose. Altro che articolo 18!
Se si snellissero le pratiche burocratiche e si abbassassero le tasse, non solo gli investitori tornerebbero a investire in Italia, ma gli stessi imprenditori italiani non delocalizzerebbero.
Tutte le statistiche ci dicono che in Italia s’investe poco sia nel manifatturiero che nei servizi, e ancor meno nella ricerca. Secondo le classifiche europee, siamo il paese dove è più difficile creare lavoro, insieme alla Grecia, e uno dei più ostici al mondo.

Motivi per cui non si investe in Italia:
-tasse del 45%, tra le più alte del mondo (19% in Polonia)
-tempi lunghissimi per avere permessi o licenze (ci sono paesi europei dove per aprire un esercizio ci vogliono 24 ore, da noi 8 mesi)
-troppe carte e troppa burocrazia, per di più la burocrazia è lenta, complessa e inefficiente
-processi interminabili e insicuri (una causa di lavoro può protrarsi per dieci anni)
-mancanza di infrastrutture
-servizi postali costosissimi
-mancanza di sicurezza: pizzo di tre criminalità organizzate
-mancanza di una rete informatica efficiente
-scuola che non dà una preparazione tecnica e scientifica (qui la spesa è la più bassa dell’Ue, la nostra università non è competitiva, è impossibile a privati di investire denaro in progetti di ricerca mirati)
-costo dell’energia tra i più alti del mondo industrializzato (manca energia verde)
-trasporto prevalente su gomma
-ritardo delle grandi infrastrutture, ferrovie, porti..
-procedure di controllo statale lentissime, non certe, non affidabili
-enormi lentezze nella concessione di permessi
-continue varianti dei piani regolatori
-per arrivare all’atto di approvazione di un piano di ricerca passano in media in Italia 260 giorni e quando passi questo primo esame ne aspetti altri 400 per vedere il primo anticipo del cofinanziamento pubblico. I disincentivi per il nostro possibile investitore sono troppi.

Dice un imprenditore:
“Se ti rivolgi a un ente pubblico (per es. una regione) per arrivare all’atto di approvazione di un piano di ricerca passano in media in Italia 260 giorni e quando passi questo primo esame ne aspetti altri 400 per vedere il primo anticipo del cofinanziamento pubblico.

Antonio Palese
Renzi dice che “Nel 2013 i lavoratori reintegrati grazie all’articolo 18 sono stati meno di tremila.” Non si rende conto che i lavoratori sono persone e che senza il reintegro avrebbero subito una grave ingiustizia che avrebbe coinvolto le loro famiglie. Mentre centinaia di migliaia di pubblici ufficiali incompetenti e corrotti, protetti dalle alte cariche dello Stato, costano ogni anno alla collettività centinaia di miliardi, Renzi si preoccupa di licenziare tremila lavoratori che non hanno violato né la legge, né il contratto di lavoro. Mi domando come reagirebbe se lui fosse trasferito a svolgere mansioni esecutive nel palazzo da dove emette pensieri debolissimi.
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Se le fabbriche sono cimiteri, non credano altri lavoratori come quelli della PA di essere esenti da rischi. Ormai anche i dipendenti pubblici sono a rischio di licenziamento. Intanto Renzi ha bloccato loro lo stipendio anche per il 2015,
poi ora possono essere trasferiti fino a 50 km di distanza, infine possono essere demansionati.
Quanto passerà prima che lo Stato li licenzi a migliaia come in Grecia!
Ricordiamo ai dipendenti pubblici che la Troika (Fm, Bce e commissione europea) ha imposto alla Grecia 8.500 licenziamenti, e che gli analisti dicono che la prossima a dover fare licenziamenti sarà l’Italia. Se l’Ue non dovesse ravvisare credibili (e certe) coperture di bilancio nella manovra di stabilità di Renzi (che sta andando malissimo e non li convincerà certo con battutine o slide) è già pronta a chiedere che la disoccupazione salga in Italia di almeno altri 4 punti percentuali: nel caso nostro potrebbero essere richiesti circa 10 volte più licenziamenti rispetto alla Grecia.
Cosa dirà Renzi se dovrà licenziare 100.000 persone? Che ‘ce lo chiede l’Europa??!’
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Sono diminuiti (perché ce ne vuole di faccia!) ma resistono ancora gli ultimi ultraliberisti di Renzi, quelli che spasimano per avere:
-la riduzione in schiavitù dei lavoratori
-la totale precarietà con libero licenziamento
-l’abolizione dei diritti del lavoro con azzeramento dell’art. 1 della Costituzione che sul lavoro poggia questo Stato
-l’abolizione delle tutele dei lavoratori
-salari al minimo
-aumento della disoccupazione (già la Troika ha pronto un diktat che ci chiede di aumentarla di 4 punti)
-distruzione dei sindacati
-progressiva eliminazione del voto popolare (con province e senato siamo già
a buon punto)
-e a questo ovviamente per dare la botta finale
l’abolizione dello stato sociale (Renzi ha già messo le privatizzazioni a 360° nel programma di ultradestra che Gori gli ha fatto per la Leopolda)
-trasformazione dei servizi pubblici gratuiti in servizi accessibili solo per
assicurazione privata
In pratica un ritorno alla grande al Medioevo!
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Ora Renzi vuole abolire i sindacati e vuole imporre per le querele sul lavoro tra padrone e dipendente il patto tra due avvocati. Ce lo vedo il povero salariato che mette su a spese sue un avvocatone per esempio contro un Ghedini o un Poggi!!

LE PRIME CREPE TRA I SOSTENITORI DI RENZI

Inutile fingere di non vedere che la macchina che sostiene Renzi ha cominciato a cedere: prima Scalfari con velate critiche, poi de Bortoli del Corriere che lo accusa di massoneria, infine parte della Cei che si dissocia. La cricca dei cento potenti che acclamarono e poi mollarono Monti e poi Letta sta ripetendo la stessa solfa con Renzi, l’utile idiota, perché, come dice Gilioli “da sempre i nocchieri dell’economia sanno che solo un governo ‘di sinistra’ può fare riforme di destra senza scatenare la piazza.” Ecco perché la corsa all’appoggio a Marchionne per cui Renzi va pure a Detroit, per riacchiappare il potere che gli viene gentilmente sfilato da sotto il sedere. Mi sa che anche la parabola di Renzi è alla fine. E ora? Ora, vista la scempiaggine degli Italiani, altra giostra e altro giro. Ma chi è a terra continuerà a restare a terra.
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Matteo
Un caffè 2.000 lire al posto di 200 lire
Un pacchetto di sigarette 10.000 al posto di 500 lire
Un litro di benzina 4.000 lire al posto di 500 lire
Un pennello usa e getta 4.000 lire al posto di 200 lire
Una Coca-Cola 4.000 lire al posto di 500 lire
Questi prodotti nel giro di 20 anni sono aumentati in modo esponenziale, non a causa dell’alto costo delle materie prime, ma perché nessuno ha tutelato i prezzi rendendo la vita 4 volte più cara di pochi anni fa, questo ha distrutto il paese rendendoci tutti più poveri senza spendere, ma aumentandoci i prezzi di ogni cosa.
Siamo entrati nell’Ue pensando di convogliare le energie dei paesi per il bene comune, invece ci hanno affossato facendo entrare paesi che di europeo non hanno nulla. A questo punto la parola Europa è priva di significato e utilità, serve solo a finire di spendere le ultime risorse del paese a discapito delle nostre future generazioni che non si potranno permettere di pagare servizi di base che necessitano a una nazione.
Bisogna riportare i prezzi al vero costo reale o sarà impossibile che il paese si riprenda.
Stanno boicottando la Nazione, lentamente ed irreversibilmente, svendendo ogni bene e deviando tutti i soldi dell’Europa nelle tasche di gente che considerano questo Paese già defunto e si sentono in diritto di rubargli i soldi in quanto pensano erroneamente che il cittadino non ne soffra o non se ne accorga.
Dal dopoguerra gli italiani hanno smesso di fare figli, le campagne si sono spopolate o resistono pochi vecchi. Siamo diventati vacche da mungere, ognuno affannato a difendere il suo campicello privato e nessuno che difende la Nazione di tutti. Stiamo pagando gli errori dei vecchi governi senza quasi sapere a chi dire grazie.

Sanjust43
La dittatura dei capitali sovranazionali che dopo la Grecia, l’Argentina, la Spagna il Portogallo e l’Irlanda, vogliono introdurre anche in Italia, presuppone che non vi siano intralci di tipo democratico. Smantellano l diritti dei lavoratori, faticosamente conquistati con i sacrifici e le lotte del secolo scorso, e le Costituzioni che questi diritti sanciscono e tutelano. Per far questo usano il ricatto della finanza mondiale sui debiti pubblici che oggi chi più chi meno tutti i Paesi hanno e attraverso il controllo dei media che in maggioranza sono controllati da grandi gruppi finanziari e industriali, sono in grado di condizionare le campagne ed i risultati elettorali e servirsi di “utili idioti” scelti da loro. Dobbiamo svegliarci altrimenti ci riporteranno pari pari ai livelli dei primi anni del novecento.
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UN PAESE A TESTA IN GIU’
ALDO ANTONELLI

Eduardo Galeano scrive: “Nel mondo così com’è i paesi che custodiscono la pace universale sono quelli che fabbricano più armi e quelli che ne vendono di più agli altri paesi; le banche di maggior prestigio sono quelle che riciclano più narcodollari e che custodiscono denaro rubato; le industrie di maggior successo sono quelle che avvelenano il pianeta; e la salvezza dell’ambiente è l’affare più brillante delle imprese che lo distruggono”.
L’Italia non fa eccezione. Anzi! Da noi si supera la soglia dell’indecenza sì da mostrare un paese a “testa in giù”.

Schettino
Abbandona nave, naviganti ed equipaggio e viene invitato da un’Università a tenere una lezione sul tema “Come gestire il panico”!

Calderoli
Il parlamentare di quella Lega, partito che vuole spiantare il Paese Italia e la sua Costituzione, che Umberto Bossi voleva usare come carta igienica, tiene l’incarico di relatore sulla riforma della Costituzione Stessa.

Marchionne
Delocalizza, chiude fabbriche, mette in cassa integrazione, cancella perfino il nome FIAT e viene osannato coma “salvatore dell’Industria Italiana”.

Renzi
Litiga con i sindacati, volge le spalle ad una parte del suo Partito, tratta e contratta con un condannato, conferisce alla dx quella dignità e rappresentatività che nega alla sx della “sua sx” e tenta di fare quelle riforme che la dx berlusconiana non è riuscita a fare.

Gli immigrati
Siamo andati, noi del Nord, nelle loro terre e le abbiamo sventrate, in ricerca di petrolio, diamanti, coltan e minerali preziosi, dando in cambio armi e rifiuti tossici sì da rendere i loro paesi inabitabili. Loro fuggono da noi e trovano le porte sbarrate ove qualcuno vorrebbe affiggere il cartello: “Tornate nei vostri Paesi”! Un tipo di sadismo che neppure ad Auschwitz dove era scritto: “Il lavoro rende liberi”. Un secolo dopo l’operaio che ha un lavoro, sia pur precario, deve ringraziare il favore che l’impresa gli concede di rompersi l’anima giorno dopo giorno. Trovare lavoro e conservarlo, sia pur a salario ridotto e a diritti frazionati, viene ritenuto una fortuna, un miracolo!
Di norma quanto più la notte è oscura tanto più risplendono le stelle. Purtroppo viviamo tempi in cui la notte è talmente plumbea da oscurare anche le stelle.

Sauro manda:
Fuga dall’Italia. I giovani/Fotografia di una generazione in esodo
Noemi Pizzola

L’Italia non è più un paese per giovani. Si scappa dall’assenza di un futuro stabile e sicuro. I dati parlano da soli: secondo il Censis oltre la metà degli espatriati ha meno di 35 anni, mentre l’Istat avverte che in un solo anno si sono persi 9.000 laureati. OfNews indaga su quali siano le opzioni che si aprono di fronte ai giovani intenzionati a lasciare l’Italia. A partire dai banchi di scuola fino all’agognato posto di lavoro
Nel 2012 l’Italia ha perso 9.000 laureati. I più si sono diretti in Germania, Regno Unito, Svizzera e Francia, mentre oltreoceano, le mete principali sono state Brasile e Stati Uniti, dove è in possesso di laurea un emigrato italiano su tre.
I dati sono quelli pubblicati dall’Istat lo scorso gennaio e contenuti nel “Rapporto migrazioni internazionali e interne al paese”. A cui fa eco il Censis: nell’ultimo decennio, dal 2002 al 2012, il numero di cittadini italiani trasferiti all’estero è più che raddoppiato e nel corso dell’ultimo anno, a partire, nel 54,1% di casi, sono stati i giovani sotto i 35 anni. Una generazione in fuga. In fuga dalla mancanza di lavoro, di opportunità e di meritocrazia. Partono verso maggiori opportunità di carriera (nel 67,9% dei casi), rassicurati da quel 7,9% che, per chi non lo sapesse, è il tasso di disoccupazione giovanile in Germania. Una differenza abissale se rapportato allo spaventoso 42,9% italiano (ultima rilevazione Istat a luglio 2014) e all’ancor più preoccupante dato spagnolo, stabile al 53,8%. E così, in appena 10 anni, dal 2002 al 2011, i dottori che hanno abbandonato il paesi sono passati dall’11,9% al 27,6%. Una perdita in termini di lavoro, manodopera ma anche di cultura, gravissima. Come ha spiegato l’Ocse, allo Stato italiano sostenere le spese scolastiche per portare un giovane a ottenere un diploma e successivamente la laurea, costa in media 124.000 euro. Soldi investiti nella formazione dei giovani (il futuro di un paese) che invece che essere “restituiti” in Italia in termini di lavoro, imprese, ricerca, idee, cultura, si disperdono all’estero.
Quasi banale, poi, elencare le altre motivazioni che portano a compiere questo tipo di scelta, snocciolate dalla ricerca del Censis: mancanza di meritocrazia, clientelismo, scarsa qualità delle classi dirigenti, spreco del denaro pubblico e, non meno importante, ridotta attenzione per i giovani. Aspetti che hanno reso intollerabile a molti il rimanere nel proprio paese di origine.
E a livello internazionale l’Italia non regge il confronto. I rapporti, entrambi del 2013, stilati dal Commonwealth e dalla HSBC (tra i più grandi istituti bancari al mondo), parlano da soli. Il primo riferisce dello sviluppo giovani e alla situazione lavorativa nel mondo: una classifica basata su 15 indicatori e 170 nazioni che vede l’Italia posizionarsi 51a, incredibilmente dietro a paesi come Costa Rica, Romania, Ucraina, Filippine e Mongolia.
Il 2° stila la graduatoria dei migliori paesi dove emigrare, secondo il parere di chi è già partito, classificati in base a opportunità economiche, esperienza di vita e politiche favorevoli alla famiglia. 23° l’Italia nella classifica generale, ma 37° sul piano economico e 34° sulle politiche messe in atto a favore della famiglia.
I vincitori? Australia, Canada e Corea del Sud secondo il Rapporto Commonwealth; Cina, Germania e Singapore secondo HSBC.
Le conferme di un esodo che sembra non avere fine e che vede gli italiani più giovani emigrare verso prospettive più allettanti, giunge dai dati più recenti pubblicati dall’Agenzia Nazionale Lifelong Learning Programme per Erasmus, registrando un costante aumento nel numero di studenti e neolaureati che intraprendono un periodo di studio o di tirocinio all’estero. Per fare un’esperienza di vita, per esercitare la lingua, acquisire maggiore competitività nel mercato del lavoro o tastare il terreno per un trasferimento futuro.
Tra il 2011 e il 2012 sono stati 23.377 gli studenti italiani che hanno aderito al programma comunitario Erasmus, studiando in un’università straniera o lavorando presso un’impresa oltreconfine, con un incremento medio del 6,1% rispetto all’anno precedente. La mobilità legata a un’attività di tirocinio ha invece visto un incremento del +31,7% rispetto all’anno precedente, contando ben 2.973 giovani studenti con un’età media di 25 anni e con un buon 60% di presenze femminili, che si sono recati all’estero per un periodo medio di 4 mesi. Ciò che hanno in comune mobilità per studio e mobilità per traineeship, è la scelta della destinazione. Spagna, Francia, Germania e Regno Unito raccolgono il 66% delle presenze studentesche italiane, di cui la Spagna, da sola, totalizza già il 30%.
Le scelte per i giovani intenzionati a conoscere in prima persona realtà, stili di vita e opportunità oltreconfine, ci sono. Già dai 15 anni. Infatti, prima si inizia a pianificare il futuro scolastico e formativo e meglio è. Una scelta che può apparire prematura, ma non lo è se si considerano i tempi con i quali è necessario presentare la propria candidatura e, quindi, vagliare tutte le possibilità.
Per la Germania, ad esempio, sono oltre 400.000 gli annunci di lavoro (68.000 invece in Francia), di cui oltre 300.000 con contratto permanente. Alcune delle professioni più richieste? Cuochi, ingeneri informatici, programmatori, infermieri, medici, oltre alla richiesta di professioni nel settore della meccatronica e dell’elettronica.
In Svizzera (oltre 5.000 le proposte di lavoro presenti sul sito) crescono l’industria chimico-farmaceutica e il settore alberghiero, mentre subisce perdite importanti il settore primario. La Danimarca conta circa 270 annunci, ricercando in particolar modo informatici, programmatori, sviluppatori, ingegneri meccanici, chef e falegnami. Ben 629.796, invece, le offerte di lavoro per il Regno Unito, dove, secondo l’International Standard Classification, il commercio all’ingrosso e al dettaglio è tra i settori che occupa la maggior parte della forza lavoro britannica, seguita dalla sanità e dall’assistenza sociale; mentre nel settore delle industrie energetiche (con cifre di impiego più basse) ci sono settori in significativa crescita, come il riciclaggio, la gestione dei rifiuti e la fornitura di acqua. La domanda è forte poi nei settori dell’informatica, dell’ingegneria e delle costruzioni.

CONDANNATO DE MAGISTRIS

Non solo c’è un’incompatibilità sistemica tra la classe dirigente e la magistratura indipendente ma c’è anche una incompatibilità sistemica tra classe dirigente ed intercettazioni. Vediamo una straordinaria continuità della tangentopoli italiana e delle impunità garantite ai suoi protagonisti. La corruzione fa parte della costituzione formale del paese, è una componente organica della politica italiana dove la corruzione è considerato un comportamento normale e quindi culturalmente accettato e ramificato. Ne consegue la lotta a oltranza a quei magistrati che cercano di smascherare la corruzione stessa. La stessa depenalizzazione strisciante o palese di molti comportamenti criminali della classe dirigente dal falso in bilancio, all’abuso in atti d’ufficio e contemporaneamente alla criminalizzazione del disagio sociale è l’emblema di una classe dirigente che ha buttato la maschera e sta
procedendo a tappe forzate alla costituzione di un diritto di classe a doppio binario: plotone di esecuzione per gli ultimi, per quelli senza potere, e foro addomesticato e domestico per i propri pari.
20 miliardi di fondi europei sparirono letteralmente in Calabria mangiati dai ventri profondi di vari poteri politici. C’era di che ricostruire l’intera Calabria. Nessuno dei ‘ladri di stato’ è stato punito o solo processato. Si punisce invece il magistrato coraggioso che portò avanti l’indagine e contro il quale si scaglio immediatamente il potere politico e si punisce il tecnico che gli ha procurato le prove dell’immane furto.
Già nel 2005 De Magistris aveva aperto un fascicolo per uso illecito di denaro pubblico legato agli aiuti comunitari per 200 milioni di euro. Associazione a delinquere finalizzata alla truffa. C’erano immischiati il generale della guardia di finanza Walter Cretella-Lombardo, consigliere del vicepresidente dell’Ue e il commissario europeo alla Giustizia, Franco Frattini, Cesa. Nelle intercettazioni apparvero i nomi di Fassino, Folena e dell’ex presidente dell’ANAS, Vincenzo Pozzi
L’inchiesta fu tolta a de Magistris nel 2007 dal procuratore Mariano Lombardi per ‘irregolarità procedurali.’ Nel 2007 parte l’inchiesta su 20 miliardi di fondo europei spariti, nelle carte dalle intercettazioni compaiono nomi eccellenti: Pietro Scarpellini, consulente “non pagato”, di Prodi, allora Presidente del Consiglio, il famigerato Luigi Bisignani, burattinaio del peggio italiano, il senatore Giancarlo Pittelli,di FI, Antonio Saladino, allora presidente della Compagnia delle Opere della Calabria. Dalle intercettazioni telefoniche escono colloqui tra il ministro della Giustizia Mastella e Saladino. Mastella chiese il trasferimento di de Magistris. Alla fine sia de Magistris che i suoi collaboratori furono rimossi dall’inchiesta. De Magistris fu oggetto di pesanti minacce. Oggi viene ‘punito’ per aver osato cercato di smascherare la gigantesca frode. Favi si attaccò alla presunta incompatibilità con le intercettazioni di Mastella che non poteva essere intercettato in quanto parlamentare. Ma ciò era insussistente in quanto le intercettazioni disposte dalla procura (come risultò dai giudici di Salerno) erano perfettamente legittime poiché non vi era modo di associare preventivamente l’utenza usata anche da Mastella ad un parlamentare.
Il 21 gennaio 2012 il GUP di Roma Barbara Callari rinvia a giudizio Luigi de Magistris e Gioacchino Genchi con l’accusa di aver acquisito nel 2009 in modo illegittimo i tabulati telefonici di alcuni parlamentari. De Magistris ha definito l’inchiesta “infondata”.
Luigi de Magistris ha indagato anche sul caso denominato Toghe lucane, un “comitato d’affari” comprendente politici, magistrati, avvocati, imprenditori e funzionari avrebbe gestito grosse operazioni economiche in Basilicata: abuso
d’ufficio, corruzione in atti giudiziari e associazione per delinquere e truffa aggravata per far sparire dolosamente fondi pubblici. De Magistris ordinò una perquisizione che mise in luce “una logica trasversale negli schieramenti”, con il “collante degli affari”. Ma sui 30 indagati da de Magistris fu chiesta l’archiviazione o l’assoluzione.
Mastella ordinò al CSM il trasferimento cautelare d’urgenza di de Magistris, per presunte irregolarità nella gestione del caso Toghe lucane. Sotto l’urto massiccio dei corrotti al potere che non volevano che le loro frodi venissero smascherate, nell’aprile 2009, de Magistris si dimise. In seguito fu scagionato dalle accuse. Nel marzo 2011 l’intera inchiesta fu archiviata e tutti e 30 gli indagati furono prosciolti.
Ora arriva la vendetta postuma di un potere politico che non tollera che nessun magistrato denunci le loro porcherie.
Dal 2003 a oggi de Magistris è stato oggetto di interrogazioni parlamentari che ne sostenevano l’incompatibilità ambientale e ne chiedevano l’allontanamento da Catanzaro. L’ex senatore di AN Ettore Bucciero ottenne un’ispezione ministeriale a suo carico. Sia l’inchiesta Poseidon che quella Why Not gli furono sottratte. In entrambe De Magistris stava indagando su personaggi politici di spicco, mafia e massoneria. L’attività di de Magistris si è scontrata più volte con il mondo politico che ha fermato le sue indagini mentre parte della stampa succube al potere lo ha criticato aspramente.
Il 17 marzo 2019 de Magistris, dimessosi da pm, entra in politica. Prima diventa eurodeputato, poi dà le dimissioni per candidarsi sindaco a Napoli. Ora la sentenza l

Ha detto: “Fare il giudice è un lavoro al quale ho dedicato quindici anni della mia vita e che è stato il mio sogno, la mia missione. Ma non mi è più possibile esercitare da alcuni mesi. Quello che ancora mi inquieta di più, in questo momento storico, è l’attività di delegittimazione, di ostacolo e di attacco nei miei confronti e della
mia professione, e nei confronti di tutti coloro che hanno cercato, in questi anni di accertare i fatti. Da ultimo, quello che è accaduto ai magistrati di Salerno che sono stati o sospesi o esiliati in altre parti del territorio nazionale”.
“Una volta c’erano i servizi deviati, la magistratura deviata, anche i giornalisti deviati, ora la cosa si sta ribaltando. Deviati sono quei pochi magistrati che fanno inchieste, i pochi giornalisti che scrivono, gli investigatori che fanno il loro dovere.”
“Se fosse stata utilizzata la metà dei fondi arrivati, la Calabria (20 miliardi!) questa regione poteva essere una piccola Svizzera.”
“Non mi è più possibile esercitare da alcuni mesi. Quello che mi inquieta di più, in questo momento storico, è l’attività di delegittimazione, di ostacolo e di attacco nei miei confronti e della mia professione, e nei confronti di tutti coloro che hanno cercato, in questi mesi, in queste settimane e in questi anni di accertare i fatti. Da ultimo, quello che è accaduto ai magistrati di Salerno che sono stati o sospesi o esiliati in altre parti del territorio nazionale. Il mio fine è solo la ricerca della giustizia.
Ormai è pubblico. La montagna ha partorito il topolino e per il topolino sono stato condannato. Mi ero chiesto se ci fossero le condizioni per fare il magistrato in Calabria. Il Csm mi ha risposto. Non ci sono.”
“Oggi tutto ruota attorno ai finanziamenti europei, alle società pubblico-privato e alle consulenze. I finanziamenti vengono pilotati su poche società, sempre le stesse, sempre con gli stessi dirigenti. Lì vengono fatte assunzioni guidate, parenti, amici, complici. I finanziamenti servono a tutto tranne che alle opere da realizzare. E con le consulenze i soldi prendono le giuste direzioni. Sono rimasto impressionato dal numero enorme di consulenze e dai nomi dei consulenti. Le persone addette ai controlli avevano parenti nelle società che dovevano controllare. Parenti di magistrati, parenti di poliziotti. Ho fatto accuse che sono in grado di dimostrare. Ho fatto nomi e ho portato prove” “Anche i testimoni e i denuncianti vengono intimiditi. L’omertà che stava scomparendo pian piano ritorna.”
“La Calabria sembra un Paese sudamericano. Un piccolo gruppo di persone detiene tutto il potere economico e politico. E la gran parte della gente vive in condizioni difficili.„
“La criminalità organizzata calabrese è la più potente. E presenta degli aspetti di laboratorio per le sue capacità collusive intra-istituzionali, politica, finanza, banche.”
La Germania ha 85.000 corrotti in carcere, la Francia 6.500. L’Italia che è la nazione più corrotta d’Europa (60 miliardi di danno l’anno, quanto metà di tutta la corruzione europea) ha in carcere solo 11 responsabili di questo reato e condanna i propri cittadini a situazioni di sofferenza morale, economica e politica.”

In questa Italia dove rubare e frodare costituiscono la prima dote di chi governa e che ha 3 delle peggiori organizzazioni criminali del mondo, mafia, camorra e ‘ndrangheta, che inquinano ogni attività e colludono con lo Stato, i carcerati per il reato gravissimo di corruzione sono 11 (UNDICI!)
In questo Paese ormai allo sfascio si assolvono i ladri e si condannano i giudici.
Si fanno leggi e di distorce la Costituzione contro il cittadino e a favore dei delinquenti.
In Italia la corruzione non è un reato, è un potere.

POTERI FORTI: I BANKSTER
berluscameno

Oggi i Banchieri vanno all’arrembaggio. Banchieri banditi e golpisti: è quanto emerge da due libri di recente pubblicazione recensiti sull’Indice dei libri di gennaio: “Il colpo di Stato di banche e governi, l’attacco alla democrazia in Europa” di Luciano Gallino e “Banchieri, storie del nuovo banditismo globale” di Federico Rampini. I due volumi offrono una visione dettagliata dell’essenza della crisi che stiamo vivendo, cercando di individuare responsabilità e connivenze, e non mancano di chiarire alcune questioni sull’ euro e sui rapporti tra Stati e Ue.
Per Gallino l’attuale “recessione” ed alta disoccupazione, lungi dall’ essere un fenomeno “naturale” e inevitabile o, come afferma Bruxelles, il prodotto del debito contratto dagli Stati per far fronte alla spesa sociale, è il risultato dell’accumulazione finanziaria perseguita per reagire alla stagnazione finanziaria di fine secolo. In particolare, la “creazione di denaro “, mediante la concessione di credito da parte delle banche e l’assoluta mancanza di responsabilità delle istituzioni economiche sovranazionali che avrebbero dovuto controllare e limitare questo procedimento, hanno provocato danni economici enormi. (Non è neutrale l’aver permesso di eliminare –con apposta legislazione in merito -ogni differenza tra“Banche d’Investimento o “speculative “ e Banche commerciali “classiche “). Che una finanza sconsiderata e irresponsabile abbia imperversato negli ultimi decenni non è certo una scoperta nuova. Ciò che risulta maggiormente ingiustificabile è l’impunità dei suoi attori, che ha fatto sì che poche decine di migliaia di responsabili facessero pagare il prezzo della loro condotta (illecita ) a decine di milioni di vittime, aspetto sottolineato anche da Rampini il quale, estendendo il discorso a livello globale, scrive che “nessun bandito della storia ha mai potuto sognarsi d’infliggere tanti danni alla collettività quanti ne hanno fatti i banchieri. Eppure, non uno dei grandi boss di Wall Street è finito in galera”. Stessa situazione o quasi in Italia o nella UE , in cui i protagonisti hanno potuto beneficiare della completa disponibilità da parte di un sistema politico totalmente asservito ai diktat del mondo finanziario dei Bankster. Dunque tutti colpevoli? Pare di sì, i due autori non fanno sconti a nessuno. Gallini include l’intero sistema politico e finanziario: Bce, Fed, Banca d’Inghilterra, fondi speculativi e sovrani, governi e Commissione europea. Rampini non fa distinzione tra banchieri “cattivi” (che negano il mutuo a famiglie ed imprese e speculano alla grande tramite i prestiti della BCE all’1 % di interesse, facendo poi prestiti bancari concessi solo ed esclusivamente agli “amici degli amici “) e forse “buoni” (i governatori delle banche centrali, da Bernanke a Draghi), considerandoli facenti parte dello stesso ingranaggio: qualcuno ha agito, qualcuno ha acconsentito e tutti sapevano.
Dagli scritti dei due autori emerge anche la stretta connessione tra queste problematiche e la deriva delle democrazie contemporanee: per Gallino la supremazia del mondo finanziario (dominato dai Bankster ) nei confronti di quello politico rappresenta un vero e proprio attacco alla democrazia: il “colpo di Stato” del titolo non è una frase a effetto ma è la realtà delle cose. Stessa posizione per Rampini: la consapevole e calcolata rinuncia da parte della politica alla propria centralità nei confronti della finanza è un tradimento del sistema democratico, ed è proprio questo “abbandono” che ha creato il clima di sfiducia e disillusione da parte dei cittadini verso le istituzioni. Il risultato?
Il proliferare di un populismo rabbioso e irrazionale che assume spesso i toni di un anti europeismo (vero o presunto) che scarica le responsabilità sulla debolezza dell’euro.
È possibile risolvere la situazione? Come uscire dalla crisi? Gallini propone di riportare la finanza al servizio dell’economia reale che sia in grado di creare innanzitutto occupazione; mentre Rampini si appoggia al concetto di “resilienza” indicato da Obama. La maggior parte del popolo sostiene la” necessità imprescindibile” di una svolta etica: siamo convinti che sia ancora possibile fare “buona politica” e “buona economia”, ma per ottenere questo risultato minimale occorre aderire onestamente al principio antico -ma sempre valido -di “servire e non servirsi”.
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