UN PAESE
Una banda di ladri da dx a sx – Orsoni chi? – Si inventano cappotti per rubare bottoni – Giustizialismo – Mazzetta, staiserenissima – Paolo Flores d’Arcais: 12 misure per combattere il furto dei politici – Una corruzione smisurata – Tassazione degli immobili – Bad bank – Apparentamenti europei – La Cina limiterà le sue emissioni – Stati uniti d’Europa?- Marchi del made in Italy che non ci sono più
Papa Giovanni: “Tutto verrà alla luce. Tutto si potrà sapere. Chi vorrà potrà vedere e capire. Chi non vorrà resterà nel buio della sua ignoranza”.
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E’ stato stimato che l’intera corruzione europea porta via ai popoli di 27 Paesi 120 miliardi di euro. La metà di questi, ovvero 60 miliardi, derivano dalla sola corruzione politica italiana.
Viviana
Travaglio: “Lo scandalo del Mose e dell’Expo, dalla Gronda al terzo valico, mostra che i partiti da più di 40 anni non fanno che rubare sempre, tutti, dal Pdl al Pd, su tutto, ogni giorno, su qualunque cosa e spesso inventano le opere pubbliche unicamente per rubare (vedi il Mose o l’Expo o la Tav in Valsusa e pensiamo a chi rivoleva le Olimpiadi a Roma o il ponte di Messina), rubano tutti, sempre, dappertutto, in ogni partito, nel Pd come nel Pdl come nel Centro, su tutto, su qualunque cosa. E il merito principale che hanno i 5stelle è fare una politica trasparente, senza spendere e senza metterci soldi e con rappresentanti che durano solo 2 legislature.”
E Renzi cosa fa? Fa quello che hanno tutti fatto gli ipocriti dei partiti da più di 40 anni: finge di indignarsi (ma quanta indignazione abbiamo visto in questo Paese!?) . Dice che chi ruba soldi allo Stato li ruba ai cittadini ed è reo di alto tradimento. E POI RIMANDA! Si indigna, certo: si indigna. E poi? POI RIMANDA! Come fanno tutti. Come si è sempre fatto. Allo stesso modo con cui Berlusconi ha fatto leggi per depenalizzarsi tutti i suoi reati, allo stesso modo con cui il Pd-DS, ha sempre accettato di buon grado senza cambiarle tutte le storture del diritto penale e processuale perpetrate da Berlusconi, allo stesso modo con cui i due compari si sono spartiti di buon grado per 20 anni appalti e mazzette, allo stesso modo con cui i Ds si sono spartiti con Craxi appalti e mazzette. PERCHE’ QUI NON CAMBIA NULLA!!!
Così a Roma Renzi rinvia il decreto per dare maggiori poteri a Cantone per risanare l’Expo. Rimanda la legge anticorruzione italiana che doveva ratificare quella europea che sta lì ad aspettare da anni. Fa slittare la nuova discussione sulle tangenti.
Si ruba SUBITO ma si interviene sul reato DOMANI. “Comincio lunedì. Oggi lasciatemi rubare in pace”. Poi, naturalmente, quello che fa scandalo è il cappellino di Casaleggio o il vaffanculo di Grillo. E c’è chi ha pure da esecrare i toni acidi dei 5stelle! Ma a questo punto, lasciatemelo dire, il vaffanculo è persino un motto troppo educato per chi a questo gioco ci sta e lo difende!
ORSONI CHI? (Marco Travaglio)
Dunque, secondo Luca Lotti, sottosegretario a Palazzo Chigi e fedelissimo di Renzi, Giorgio Orsoni “non è iscritto al Pd, non ha tessera, è un sindaco indipendente e il Pd, che lo sostiene in consiglio comunale a Venezia, non significa che rubi. L’accostamento tra il Pd e un capo d’accusa personale lo trovo alquanto forzato”. Fantastico! Dunque, siccome Greganti arrestato per le tangenti Expo era iscritto al Pd dal 2011, ciò significa che il Pd rubava su Expo. Siccome poi, fra i 35 arrestati a Venezia, c’è anche Giampietro Marchese, iscritto al Pd ed ex vicepresidente del consiglio regionale, accusato di aver intascato mazzette per mezzo milione in 8 anni fino al 2013, vuol dire che il Pd rubava anche sul Mose. Resta da capire che differenza ci sia fra il Pd e FI, anche perché, all’arresto di Scajola per la latitanza di Matacena, B fece sapere che “questo Matacena non me lo ricordo proprio” e “Scajola si era allontanato da tempo dal partito”, che dunque non c’entrava.
E anche questo Galan era solo deputato dal ‘94, poi governatore del Veneto e infine 2 volte ministro, dunque chi lo conosce? Ma sì, dai, i partiti non c’entrano e gli arrestati sono tutti figli di madre ignota. Renzi si chiama fuori, e con ragione, perché almeno lui con la stagione degli Orsoni, come con quella dei Greganti, non c’entra. Poi però dice “fuori i ladri dalla politica”, e lì è impossibile seguirlo: per lui i ladri sono solo i condannati in Cassazione, il che significa che per cacciarli dalla politica bisogna attendere una decina d’anni da quando rubano, anzi da quando vengono beccati a rubare. Troppo tardi, Matteo. Anche Sandro Gozi se la cava con la favoletta del vecchio che resiste al nuovo: “Le inchieste vedono sempre coinvolti personaggi di un’altra fase politica”. Sì, buonanotte: Orsoni fu eletto sindaco di Venezia nel 2010, quando Gozi era già parlamentare da 4 anni (allora in quota Prodi, non ancora convertito a Renzi), dopo aver lavorato al ministero degli Esteri dal 1995 e alla commissione europea dal 2000 e alla giunta pugliese di Vendola (come “consigliere diplomatico”, mica bruscolini) dal 2005. Quindi l’“altra fase politica” di cui Gozi ciancia è anche la sua. Toti, poveretto, tiene a precisare che le vicende di Galan sono “personali”, ma soprattutto che questi arresti rischiano di influenzare “la vigilia dei ballottaggi”. Insomma è la solita giustizia a orologeria, a differenza della corruzione, che è quotidiana, h 24, dunque non guarda mai l’orologio. Anche Alfano, ancora incredulo per non avere nemmeno un Ncd arrestato su 35, non trova di meglio che commentare la tempistica della retata, fra l’altro in un italiano malfermo: “Sono arresti che per i partiti che li hanno subìti hanno avuto il privilegio di arrivare dopo le elezioni. Ad altre formazioni politiche a qualche giorno dal voto non è stato riservato lo stesso privilegio”. Cioè: a noi avete arrestato Paolo Romano prima che riuscissimo a mandarlo a Strasburgo e a scudarlo con l’immunità, per gli altri invece avete aspettato che passassero le elezioni, non è giusto. Poi c’è Fassino, che va un po’ oltre gli stessi avvocati di Orsoni. Questi, prudenzialmente, non si sa mai, si limitano a osservare che al loro assistito “si attribuiscono condotte non compatibili con il suo ruolo e il suo stile di vita”. Il che fa un po’ sorridere: quanto al ruolo, Orsoni non sarebbe certo il primo sindaco che prende mazzette; quanto allo stile di vita, visto che Orsoni vive in una casa da favola con vista sul ponte di Rialto, un maggiordomo in livrea e una barca con le insegne della Compagnia della Vela, non si capisce se sia troppo povero o troppo ricco per rubare. Ma, come ben sappiamo, entrambe le condizioni sociali sono tutt’altro che incompatibili con le mazzette. E poi che dovevano fare i giudici, dinanzi alla confessione di almeno 3 corruttori e alle intercettazioni che provano le mazzette a rate e le continue visite del tangentaro Mazza-curati a casa del sindaco prima durante e dopo le elezioni del 2010?
Assolverlo preventivamente per lo stile di vita, o magari per il ruolo? Fassino, comunque, fa di più e di meglio. Prima invita i giudici ad assolvere Orsoni alla svelta perché “chi lo conosce non può dubitare della sua onestà e correttezza”, quindi la prossima volta i magistrati, prima di arrestare qualcuno, chiamino lui: “Scusi, Fassino, vorremmo arrestare Tizio: lei per caso ne conosce l’onestà e correttezza? No perché, nel caso, noi lasceremmo perdere”. Sulla parola di Fassino però è lecito qualche dubbio, visto il lombrosario di pregiudicati che lo circonda al Comune di Torino (Quagliotti, La Ganga, Gallo), tutta gente che chi la conosce non può dubitare della sua onestà e correttezza, ci mancherebbe. L’altro giorno l’imprenditore Maltauro, arrestato per Expo, ha detto a verbale che “Greganti si consultava con Bersani e Fassino”. Bersani ha smentito, correttamente, di aver “mai in vita mia incontrato o parlato con Greganti” . Fassino invece ha smentito ciò che Maltauro non ha mai detto (“in vita mia non mi sono mai occupato di appalti”), mentre non ha smentito ciò che Maltauro ha detto sui presunti referenti del Compagno G. Ora, può darsi che Fassino non si sia mai occupato di appalti in vita sua. Di affari, però, sì. Nel 1993 il presidente di Euromercato Carlo Orlandini disse ai pm di Torino, di aver incontrato nel 1989 Fassino, allora segretario provinciale del Pci, per parlare del progetto dell’ipermercato Le Gru di Grugliasco (poi finito in uno scandalo di tangenti rosse); e, subito dopo l’interrogatorio, inviò un fax a Fassino per rivelargli quel che aveva dichiarato ai magistrati. Che bisogno aveva di fare quel fax violando il segreto investigativo? E che c’entrava Fassino con un centro commerciale? Nel 2005 l’ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio raccontò al pm milanese Francesco Greco: “A fine 2004-inizio 2005 sono venuti da me Fassino e Bersani a chiedere se si poteva fare una grande fusione Unipol-Bnl-Montepaschi. Io li ho ascoltati”. Pochi mesi dopo, nell’estate del 2005, il segretario Ds Fassino veniva intercettato al telefono col patron di Unipol, Giovanni Consorte, impegnato nelle scalateillegali dei furbetti del quartierino, mentre riceveva notizie riservate sull’affare Unipol-Bnl: “Allora, siamo padroni della banca?… Portiamo a casa tutto”. A che titolo Fassino sponsorizzava fusioni bancario-assicurative? Oggi – senz’aver mai risposto a queste domande, anche perché nessuno gliele ha fatte, forse perché tutti ne conoscono la risposta – Fassino è uno degli alleati più influenti di Renzi. Il problema, in soldoni, è tutto qui.
berluscameno
Non ne possiamo più.
Luigi la Spina (la Stampa): “Sembra sgretolarsi, infatti, quel muro di complicità, di interessi, di protezioni, di omertà che ha permesso a un ceto di politici, alti burocrati, vertici finanziari e bancari, giudici di corti amministrative e contabili, membri di autorità indipendenti, con una manovalanza di collaudati procacciatori d’affari, di costituire «cupole» di potere delinquenziale, inossidabili rispetto a qualsiasi cambiamento governativo e inscalfibili da qualunque controllo di legalità.
Da decenni, questi centri di malaffare hanno dominato e imposto la loro volontà su tutte le opere pubbliche avviate in molte città e in varie regioni del nostro territorio.
Una classe politica, quella della cosiddetta «Seconda Repubblica», tanto, a parole, impegnata in una guerra permanente tra i due schieramenti, quanto, nei fatti, legata a complicità trasversali occulte, in un costume di malaffare dilagante che coinvolge anche la società civile in pesanti responsabilità.
Gli esempi sono illuminanti, basta partire dalla capitale, dalla rete della cosiddetta cricca «Balducci e Anemone», rivelata dalle indagini sullo scandalo della ricostruzione dopo il terremoto dell’Aquila.
Si può proseguire dalla signoria esercitata dalla Carige e dal suo dominus assoluto, Giovanni Berneschi, sulla Liguria, con l’appoggio dei Scajola (padre e figlio)e da quella del Monte dei Paschi su Siena, sotto il ferreo controllo della sinistra storica, padrona in quella città.
Si può continuare con l’ex governatore del Veneto, il forzista Giancarlo Galan, per ben tre volte a capo della Regione, dotato di una tale consapevolezza di sé, del suo potere e di una tale impudicizia politica da intitolare, senza alcuna autoironia, una sua autobiografia, uscita nel 2008, «Il Nordest sono io».
Per arrivare alla rete affaristica che aveva costituito l’ex presidente della provincia di Milano, il PD Filippo Penati, svelata dalle inchieste che l’hanno costretto all’ abbandono della vita politica.
Infine, come summa esemplificatoria del sistema corruttivo politico che ha dominato l’Italia negli ultimi decenni, si deve citare il caso dello scandalo Expo, dove la persistenza di personaggi come Greganti e Frigerio al centro del malaffare lombardo rappresenta, del tutto plasticamente, la granitica invulnerabilità di tali «cupole» del potere delinquenziale. “
Ma per quanto tempo ancora si può continuare così ?
SI INVENTANO CAPPOTTI PER RUBARE BOTTONI
Marco Travaglio
Marco Travaglio spiega il suo editoriale pubblicato oggi su Il Fatto Quotidiano, in cui invita, a proposito dello scandalo Mose di Venezia, a chiedere scusa a Beppe Grillo e al M5S. E osserva: “Da mesi parliamo di un’elemosina di 80 euro, delle 5 auto blu vendute, del grano saraceno dei 5 Stelle, del cappellino di Casaleggio mentre gli altri rubano. Ma vaffa, ma chi se ne frega del 90% delle cose di cui parliamo, mentre ancora oggi destra, sinistro e centro si stanno mangiando il Paese”. E sottolinea la spesa abnorme per il Mose: “Rubano su tutto, da sempre, su qualunque cosa, scientificamente, 24 ore su 24, senza consulenze, senza eccezioni, senza appalti. Le regole vengono inventate per permettere a chi ruba di rubare”. Ma non si astiene dal criticare Grillo: “Era giusto bastonare Grillo per la scelta di Farage, ma riportiamo le cose alle loro dimensioni”. E osserva: “Il vero sistema è inventare una politica che non abbia bisogno di soldi, per farla e per avere soldi. Questo è il merito principale del M5S”
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PAOLO FLORES D’ARCAIS
Ora, il problema economico dell’Italia si chiama evasione fiscale, corruzione, mafia, il resto è epifenomeno. Una massa monetaria enorme, equivalente a una decina di “manovre fiscali” tipo “lacrime e sangue”, viene rapinata ogni anno da quei tre fenomeni. Grassazione gigantesca e permanente, che basterebbe aggredire significativamente (la metà, perfino un terzo della ricchezza comune saccheggiata), per disporre di risorse tali da soddisfare contemporaneamente aneliti alla sicurezza e pulsioni allo sviluppo, meno diseguaglianza e più crescita: salario di cittadinanza, incentivi a piccole e medie imprese, investimenti massicci in cultura istruzione e ricerca, boom di autostrade telematiche e di energie rinnovabili … e via riformando. Grassazione che, oltretutto, seleziona gli imprenditori seconda la capacità di “essere ammanicati” anziché secondo le tradizionali doti weberiane o schumpeteriane – propensione al rischio, innovazione, per non parlare della razionalità ascetica – distorcendo e ammorbando il mercato in direzione Mackie Messer.
La chiave di volta della ripresa economica, per uscire dalla crisi economica, perciò, in Italia si chiama giustizialismo: una rivoluzione della legalità, intransigente nel colpire invischiati con mafie (o comunque corrivi), corrotti, evasori: cominciando dai piani alti, dai ricchi e potenti, politici finanzieri e imprenditori, dall’establishment insomma (altrimenti non è intransigenza, e rende il tartassato da Equitalia una vittima o un eroe). [En passant: giustizialismo e garantismo sono la stessa cosa, se i termini non vengono manipolati: la legge eguale per tutti, per l’ultimo dei “villani” e il primo di “lorsignori”. Poiché “giustizialismo” è stato usato da berlusconiani e inciucisti come anatema contro coloro che, semplicemente, “hanno fame e sete della giustizia” (beati, secondo Gesù, Matteo 5,6), assumiamolo con orgoglio, quel termine, facciamone una bandiera].
La stessa “rottamazione” delle forme più ottuse ma onnipervasive di burocratismo, e del familismo amorale che strangola in culla ogni meritocrazia, non verrà neppure avviata, senza una stagione di giustizialismo, che garantisca manette ai grandi evasori (in primis per conti cifrati all’estero), abrogazione della prescrizione dopo il rinvio a giudizio, introduzione del reato di intralcio alla giustizia, autoriciclaggio, ecc., oltre alle restaurazione e/o ampliamento e/o inasprimento per falso in bilancio, voto di scambio, aggiotaggio e tutta la panoplia dei crimini da colletti bianchi.
Esattamente quanto Renzi NON intende fare. […]
Renzi si racconta favole, se pensa di poter ammodernare il paese senza aggredire con roncola e anzi machete il viluppo affaristico/politico/criminale, senza bonificare la melmosa morta gora in cui sono avvilite le capacità imprenditoriali e santificate le rapacità criminali, tra “autorities” complici sempre e comunque, e una “informazione” simile alle tre scimmiette. La vigente “costituzione materiale” italiana, avvolgente muro di gomma che vede irresponsabilità burocratica, illegalità e favoritismo, saturare, in amorosi sensi, ogni poro della vita istituzionale e sociale.
Renzi sembra intenzionato a fare qualche pulizia: dei piccoli privilegi, però, non dei grandi. Che si chiamano impunità, in tutte le sua articolazioni e proteiformi varianti. Giovanni Berneschi, boss finanziario di Banca Carige e “inamovibile vicepresidente dell’Abi”, proprio di questo si vantava in ogni telefonata (per fortuna intercettata) con i suoi pari della Specie (di cui la Casta è solo una sezione). Non si vantava, anzi: descriveva una situazione ambientale. Pensare che la stragrande maggioranza dei banchieri non si collochi – quanto a pratica della corruzione – nel corpaccione centrale della curva statistica di Gauss, non sarebbe neppure ingenuità ma volontà complice di non sapere.
Agli albori della irresistibile ascesa di Matteo Renzi, scrivevamo (prendendolo molto molto sul serio, vista l’analogia): “Il liberale Gobetti sapeva che in Italia un capitalismo moderno, e una borghesia non di rapina, poteva affermarsi solo in alleanza con forze in rivolta morale e materiale contro l’esistente stato di cose. E il liberale Renzi, che anzi si picca di essere più progressista di un liberale tout court? La struttura di classe della società italiana è del tutto incomparabile con quella di quasi un secolo fa, va da sé, ma il problema delle alleanze, sociali e di opinione, si pone in modo fortemente analogo”. Il terreno ineludibile di questa alleanza si chiama giustizialismo, ma Renzi NON vuole scendere in questo campo, dove si gioca la partita decisiva.
Tutte le donne e gli uomini del Presidente, e infine anche Renzi in prima persona, appena avuta notizia dei 35 arresti, hanno dichiarato la volontà di “tolleranza zero” verso la corruzione, e proclamano anzi che le misure che già stanno realizzando valgono come esempio e vanno in tale direzione.
Purtroppo non è vero. La legge delega 67, del 28 aprile, già approvata alla Camera, elimina la carcerazione preventiva per reati con pene fino a 5 anni: se fosse stata approvata anche dal Senato, quelli del “Mose” sarebbero tutti a spasso a fare dichiarazioni contro la persecuzione giudiziaria! Approvarla ora sarebbe delinquenziale. Ma non risulta che lei, Presidente Renzi, abbia dichiarato che la 67/28 aprile muore qui.
Lei, presidente Renzi, ha detto che la corruzione politica andrebbe punita come l’alto tradimento. Se davvero vuole mandare all’ergastolo i politici corrotti (l’ergastolo è infatti previsto per l’alto tradimento), non saremo certo noi “giustizialisti” a opporci. Tuttavia basterebbe assai meno. Con i fatti, però, non con le dichiarazioni per i Tg.
Se lei vuole effettivamente combattere la corruzione ci sono misure stranote (e a costo zero) di sicura efficacia (proprio per questo l’establishment corrotto le ha sempre bloccate). Mi permetto di farle un succinto elenco (non esaustivo), noto anche ai sassi:
(1) abrogazione della prescrizione non appena intervenga il rinvio a giudizio; (2) gare d’asta “chiuse”, senza possibilità di rivedere i costi in corso d’opera; (3) ritorno alla concussione prima dello “spacchettamento” (che ha diminuito le pene per i politici); (4) possibilità di intercettazione per tutti i reati corruttivi e “manageriali” (oggi solo se il massimo è superiore ai 5 anni); ritorno al falso in bilancio nella forma più severa degli scorsi decenni; (5) idem per la falsa testimonianza (un tempo era previsto l’arresto immediato in flagranza); (6) introduzione del reato di intralcio alla giustizia, con ampiezza di fattispecie e pene deterrenti di stile anglosassone; (7 … 12) mi fermo qui, ma altre misure analoghe sono perfettamente note, mentre solo l’autoriciclaggio sembra previsto da una prossima legge, e intanto la legge pseudo-antimafia ha poche settimane fa reso indagini e contrasto più ardui anziché più facili.
Insomma, rinunci pure all’alto tradimento e relativo ergastolo, se si limitasse a una dozzina di provvedimenti veri come quelli che abbiamo richiamato l’Italia cambierebbe radicalmente verso. Mi permetto di dubitare che avrà il coraggio di questa dozzina di misure. Se avessi torto ne sarei felice, e come me milioni di italiani onesti, e le chiederemmo scusa coram populo per aver dubitato della sua coerenza tra dire e fare.
UNA CORRUZIONE SMISURATA
NUNZIO MICCOLI
Gli Italiani sono convinti che la corruzione politica esista in Italia ma non in Germania, i Tedeschi sono convinti che la mafia esista in Italia ma non in Ucraina, la realtà è diversa; la commissione europea ha pubblicato il suo primo rapporto sulla corruzione in Europa ed ha accertato che pare costi ai cittadini molto più del bilancio dell’Unione Europea che è di 120 miliardi l’anno. L’informazione, per assecondare chi vuole distruggere l’Italia, mette in rilievo le graduatorie fasulle sulla corruzione nei vari paesi e non mette in rilievo questi fatti, anche perché in Italia i padroni dello stato temono che gli italiani, per reazione, aumentino l’evasione fiscale.
L’Italia non è un’anomalia dell’Europa ma ne è un concentrato; infatti, risulta che il cancelliere tedesco Helmut Kohl accumulò milioni di marchi da chi gli chiedeva favori, in Francia, il presidente Jacques Chirac fu condannato, per appropriazione di fondi pubblici; in Germania il cancelliere Gerhard Schroeder garantì un prestito di un miliardo di euro alla Gazprom russa, per la costruzione di un gasdotto, poi si dimise da cancelliere e diventò dirigente della Gazprom, è un altro caso di conflitto d’interesse.
Sotto il governo di Angela Merkel, il capo della Bassa Sassonia fu costretto a dimettersi per aver ricevuto un finanziamento di favore per costruirsi la casa, due ministri sono stati costretti ad andarsene e sono stati privati del dottorato, per aver violato la proprietà intellettuale, uno dei due aveva anche un conto segreto in Svizzera, dove faceva arrivare denaro di provenienza illecita; anche il ministro delle finanze francese Jerome Cahuzac è stato inquisito, per un conto segreto milionario da lui posseduto in Svizzera.
E’ un fatto che la politica serve anche per arricchirsi, Sarkozy ha ricevuto, per la campagna elettorale che lo portò alla presidenza, 20 milioni di dollari da Gheddafi e poi decise di bombardarlo; Christine Lagard, ex ministro delle finanze francese è sotto inchiesta per aver concesso un risarcimento, non dovuto, di 420 milioni di euro al suo amico Bernarde Tapie, un truffatore, già carcerato. Il presidente francese Francois Holland, per i suoi incontri galanti, usava un appartamento della donna di un gangster corso.
In Inghilterra la camera dei comuni è stata denunciata per molte malversazioni di denaro dei contribuenti; l’Irlanda ha sofferto di una crisi d’insolvenza, eppure il suo premier Bertie Ahern si è fatto assegnare lo stipendio più alto tra i premier europei, pari a 310.000 euro l’anno. In Spagna il premier Mariano Rajoy ha ricevuto mazzette per contratti pubblici di costruzioni e il tesoriere del suo partito Barcenas è sotto arresto per aver accumulato 48 milioni di euro in conti svizzeri; tuttavia, Rajoy conservato la sua carica.
In Grecia l’ex ministro della difesa è stato condannato a vent’anni di carcere per estorsione e riciclaggio di denaro sporco; in Turchia il capo del governo Tayyip Erdogan e tre ministri hanno ricevuto tangenti da imprese, Erdogan, perché le indagini non si spingessero oltre, ha risposto con epurazioni nella polizia e in magistratura; nel 1999 anche la commissione europea di Santer fu costretta a dimettersi per corruzione. Il Qatar ha pagato mazzette milionarie ai dirigenti FIFA e al relativo comitato organizzatore, per ospitare i mondiali di calcio del 2020; sicuramente è successo anche per altre manifestazioni internazionali e per le olimpiadi.
Comunque, con queste inchieste, generalmente banchieri e politici di spicco, come succede in Italia, generalmente non finiscono in carcere, l’impunità per le alte cariche, da un punto di vista pratico, se non giuridico, esiste; infatti, mettendo le mani avanti, in Italia il governatore della Banca d’Italia chiese l’irresponsabilità penale per i banchieri, ma non la ottenne. Oggi l’Unione Europea soffre delle distorsioni create dall’euro, del fiscal compact e del patto di stabilità, ma soffre anche di corruzione politica, di poca democrazia, di scarsa partecipazione dei cittadini alla politica e di pochi controlli sulla spesa pubblica.
Il Mercato Unico Europeo, durante la sua applicazione, fece aumentare il reddito dell’Unione di 4 punti percentuali, mentre l’euro, sbandierato per vantaggi che doveva dare, fino al 2008, anno dell’inizio della crisi, solo di un punto, poi il reddito ha cominciato a decrescere, assieme agli investimenti pubblici, ai salari e alla spesa sociale; l’Italia ha il primato del peggiore risultato in Europa. (“Il disastro Italia”)
NUNZIO MICCOLI
Durante i primi cinquanta anni dell’unità d’Italia, il governo di Roma sfruttò il sud d’Italia, invece di aiutarlo, oggi la Germania vorrebbe fare la stessa politica con i paesi Pigs mediterranei; c’è qualcuno che, per risanare i conti, ha proposto alla Grecia di vendere delle isole e all’Italia di cedere la Sardegna alla Svizzera e di privatizzare aziende ambite dallo straniero; è un fatto che i politici e dirigenti pubblici, per denaro, si venderebbero pezzi dello stato, cioè di terre e di grandi aziende pubbliche.
L’Unione Europea ha fiducia e stima in Rajoy e non in Berlusconi, eppure Berlusconi, anche con i suoi lati oscuri, seguendo gli indirizzi di Thatcher e Blair, ha tagliato la spesa per l’istruzione e ha aiutato la chiesa, d’altra parte, come altri grandi della politica, ha commesso abusi. Le stravaganze sessuali di Berlusconi, anche con le minorenni, sono tipiche dei sultani, degli imperatori romani, delle grandi corti, anche papali; la ricchezza si unisce sempre a sesso e potere. Bisogna riconoscere che Francoforte, Berlino, Bruxelles erano contro Berlusconi e pronte a favorire le speculazioni dei mercati contro l’Italia.
Berlusconi aveva promesso tanto e fatto poco bene agli italiani, però aveva aiutato la chiesa, della quale seguiva gli input, e appoggiato Napolitano, che poi lo hanno scaricato; Napolitano, un trasformista verace, è stato universitario fascista, nel 1945 si fece comunista, nel 1956 applaudì la repressione russa in Ungheria; nel 1964 salutò l’espulsione di Solzhenitsyn dalla Russia, poi votò per la cacciata dal Pci del gruppo del manifesto che aveva condannato l’invasione russa della Cecoslovacchia del 1967.
Negli anni ’70 diventò il comunista preferito di Kissinger e, al tempo di Berlinguer, Napolitano rappresentava la destra migliorista del PCI, finanziata anche dalla Fininvest, per conto di Craxi; al tempo del referendum sul nucleare, il quotidiano del PCI, l’Unità, rifiutò un articolo di Giovanni Battista Zorzoli a favore del nucleare e perciò Napolitano pretese la testa del direttore che, guarda caso, nel 1993 finì veramente in galera per corruzione. Tanti dirigenti sono ricattabili, esistono dossier riservati su di loro, quando si muovono con indipendenza, la magistratura si muove contro di loro.
Da ministro dell’interno in un governo di centro sinistra, Napolitano fece da coperchio alla strategia della tensione e alle stragi, non fece rivelazioni e sostenne il segreto di stato; da presidente della repubblica, ha aiutato Berlusconi firmando la legge Alfano del 2008, che garantiva l’immunità e nel 2010 promulgò la legge sul legittimo impedimento, entrambe incostituzionali; ma le leggi incostituzionali promulgate dai presidenti della repubblica sono tante, è così che essi attentano alla costituzione..
Nel 2011 l’Italia è andata a bombardare la Libia, dopo aver firmato con essa un trattato di amicizia, e cooperazione e alleanza militare, ma questa volta i suoi soci atlantici non le hanno rinfacciato di non aver rispettato i patti; l’Unione Europea e gli Usa, d’accordo con Vaticano, Napolitano e Carlo De Benedetti, patrono di Repubblica, la Pravda italiana, e l’Espresso, aiutati dalle società di rating, dalla magistratura e dall’informazione, hanno fatto cadere Berlusconi, che ha promesso molto ma non ha fatto molto bene all’Italia, e hanno messo al governo, con un colpo di mano antidemocratico, come si fa con le colonie, Monti, Letta e Renzi, amici dei mercati e del gruppo massonico Bilderberg e della banca d’affari Goldman Sachs.
Così il paese è stato consegnato nelle mani dei banchieri, destinato a ripetere le prodezze del governo Ciampi, con le relative privatizzazioni. Anche Draghi e Napolitano sono uomini del gruppo Bilderberg, nel 2012 Napolitano è intervenuto per bloccare l’interrogatorio di Nicola Mancino, ministro dell’interno nel 1992, sul tema del collegamento tra stato e mafia; il magistrato inquirente aveva registrato una telefonata tra Mancino e Napolitano, che perciò ha invocato l’immunità e ha chiesto la distruzione dei nastri registrati; in quell’occasione, media e classe politica hanno difeso, a spada tratta, Napolitano.
Con le lodi generali dell’informazione e della politica, a Napolitano è stato concesso un secondo mandato, poi il governo Renzi si è accordato con Berlusconi sulla legge elettorale; Renzi viene dall’ambiente cattolico, diventato sindaco di Firenze, ha costruito una rete di collegamento con imprese e banche, è collegato al costruttore Marco Carrai, legato all’Opus Dei, occupa un suo appartamento senza pagare l’affitto, perciò è indagato dalla magistratura.
La politica di Monti ha intensificato la recessione italiana, perciò Napolitano sciolse le camere e nel 2013 indisse nuove elezioni, ma il M5S superò centro destra e centro sinistra; il centro sinistra fu favorito dalla coalizione e perciò, con il benestare di Berlusconi, formò il governo. Nel 1993, dopo mani pulite, nacque la seconda repubblica e fu introdotto il sistema elettorale maggioritario, nel 2005 integrato con un premio, così nacque il sistema elettorale chiamato Porcellum, che nel 2013 alle elezioni favorì il centro sinistra, con l’unica opposizione del M5S.
Correndo per la presidenza del PD, Renzi è stato finanziato dalla fondazione Big Bang e dal fondo speculativo Davide Serra, che ha un piede a Londra e uno nelle isole Cayman; a Renzi, candidato alla presidenza del PD, fu offerto un pranzo dall’élite bancaria e si recò anche nella City di Londra; Renzi è in rapporti con il banchiere Denis Verdini, legato a Berlusconi, è stato a pranzo da Berlusconi, assomiglia a Berlusconi, ma è più giovane e non ha il patrimonio di Berlusconi, è buon comunicatore, ma è informale nell’abbigliamento. (“Il disastro Italiano” di Perry Anderson – 29/45/2014 – Net Italy).
La corte costituzionale ha giudicato incostituzionale il Porcellum, che dovrebbe essere sostituito dal nuovo sistema elettorale Italicum di Berlusconi e Renzi, che assomiglia al precedente, ma è stato studiano per impedire la vittoria di Grillo; pare però che anche l’Italicum sia anticostituzionale. Bisogna ricordare che, per ottenere un certo risultato, tutte le democrazie, se non manipolano le elezioni con i brogli, manipolano i sistemi elettorali.
In teoria, la corte costituzionale potrebbe cancellare anche l’Italicum, però dieci dei suoi 15 giudici sono di emanazione della politica e non è vero che i giudici sono sempre indipendenti dalla politica, a volte sono loro strumento; ma qualche suo eroe, troppo indipendente, è stato anche ammazzato, è il caso di Falcone e Borsellino. E’ triste che in Italia nessun partito si batta più veramente per la laicità e per la sovranità del paese, nei confronti di Vaticano, Usa e Unione Europea; essi sono la vera Troika che schiavizza l’Italia. I politici, i dirigenti e l’informazione, perso il collegamento con gli italiani, per conservare la poltrona e i privilegi, si sono legati strettamente a loro.
Nunzio Miccoli http://www.viruslibertario.it; numicco@tin.it.
TASSAZIONE DEGLI IMMOBILI
L’Economista Zingales ha sostenuto la necessità di tassare sempre di più gli immobili in quanto gli stessi costituiscono attività non produttive.
(Certo- potrebbe essere vero- se una persona “normale” potesse vivere- per sempre – nella foresta disabitata con una tenda da campo e un sacco a pelo!)
Negli immobili (faceva presente un giornalista di Libero) si comprendeva anche quei capannoni vuoti (a volte accade che l’impresa prima funzionante all’ interno del capannone fallisca per debiti) a cui il nuovo ( o il vecchio)proprietario ha tolto in tetto del capannone proprio per non pagare più altre tasse.
Un altro economista-presente al dibattito televisivo –faceva presente che il valore degli immobili in Italia (fonte Banca d’Italia) raggiunge i 5.600 miliardi di euro.
Dopo l’introduzione della tassa comunale TASI (che ha sostituito l’IMU) il valore dei suddetti immobili può essere considerato svalutato del 15 /20 %. Quale vantaggio ha ottenuto lo Stato da una simile svalutazione del patrimonio immobiliare degli italiani (che pagano già 300 miliardi di euro ogni anno di spese condominiali per la conservazione di quel patrimonio edilizio!)?
Tutti sappiamo che per valutare una attività commerciale – ad esempio una farmacia –attualmente si applica un moltiplicatore di “6” al reddito annuale effettivo prodotto dalla suddetta attività commerciale.(Prima si moltiplicava per due o per tre il fatturato annuo prodotto dalla attività commerciale).
Pertanto il valore attuale di una attività di farmacia che rende cento mila euro di reddito effettivo annuo avrà un valore commerciale di 600 mila euro.(Questo valore in diminuzione si è verificato a seguito delle liberalizzazioni delle attività commerciali effettuate dal Governo Monti.
A seguito di queste discussioni televisive(sulla tassazione degli immobili) mi sono posto alcune domande relative al “valore attuale” di un posto di dirigente pubblico che ha (ora, per intervento di Renzi ) un tetto massimo di stipendio di 240 mila euro.
Ebbene applicando il moltiplicatore di “6” al reddito effettivo del dirigente pubblico (che si potrebbe ridurre dopo aver pagato le tasse a 120 mila euro annuali) si otterrebbe un valore del suo “posto “pubblico di ben 720 mila euro.
E ciò equivarrebbe al valore della proprietà acquistata (o ricevuta in eredità) di due o più appartamenti di civile abitazione ubicati in una media città italiana.
Ma la “ricchezza” de l posto di lavoro statale (sopra valutato) – da cui estrae il suo reddito effettivo annuale il dipendente dello Stato- non viene mai calcolata come possibile “ricchezza “ -da eventualmente sottoporre a tassazione da parte di uno Stato magari favorevole alla istituzione di una possibile “patrimoniale”sulla ricchezza!
Perché ?
#MAZZETTASTAISERENISSIMA
Marco Travaglio
Se esistesse ancora un minimo di decenza, milioni di persone perbene – elettori, giornalisti, intellettuali, eventuali politici e imprenditori – dovrebbero leggersi l’ordinanza dei giudici di Venezia sul caso Mose e poi chiedere umilmente scusa a Beppe Grillo e ai suoi ragazzi. Anni e anni sprecati ad analizzare il suo linguaggio, a spaccare in quattro ogni sua battuta, a deplorare il suo populismo, autoritarismo, giustizialismo, a domandarsi se fosse di destra o di centro o di sinistra, a indignarsi per le sue parolacce, a scandalizzarsi per le sue espulsioni, ad argomentare sui boccoli di Casaleggio e sul colore del suo trench, a irridere le gaffe dei suoi parlamentari, a denunciare l’alleanza con l’improbabile Farage (l’abbiamo fatto anche noi, ed era giusto farlo, ma in un paese normale: dunque non in Italia). Intanto destra, sinistra e centro – quelli che parlano forbito e non hanno i boccoli – rubavano. Rubavano e rubano tutti, e insieme, sempre, regolarmente, scientificamente, indefessamente, su ogni grande e piccola opera, grande e piccolo evento, appalto, consulenza, incarico.
Anzi, ogni grande e piccola opera, grande e piccolo evento, appalto, consulenza, incarico servono soltanto a far girare soldi per poterli rubare. Tutti i più vieti luoghi comuni del qualunquismo bar – sono tutti d’accordo, è tutto un magnamagna – diventano esercizi di minimalismo davanti alla Cloaca Massima che si spalanca non appena si intercetta un telefono, si pedina un vip, si interroga un imprenditore. Basta sollevare un sasso a caso per veder fuggire sorci, pantegane, blatte e bacherozzi maleodoranti con i nostri soldi in bocca, o in pancia (il Mose doveva costare 2 miliardi, ne costerà 6 e ora sappiamo perché). La Grande Razzia che ha divorato l’Italia e continua a ingoiarsene le ultime spoglie superstiti è sopravvissuta a Mani Pulite, agli scandali degli ultimi vent’anni e alla crisi finanziaria, nutrendosi dell’impunità legalizzata, dell’illegalità sdoganata e dell’ipocrisia politichese di chi vorrebbe ancora convincerci che esistono i partiti, le idee, i valori della destra, del centro e della sinistra.
Invece esiste soltanto una gigantesca, trasversale, post-ideologica associazione per delinquere che si avventa famelica su ogni occasione per rubare, grassare e ingrassare a spese di quei pochi fessi che ancora si ostinano a pagare le tasse. A ogni scandalo ci raccontano la favola delle mele marce, la frottola della lotta alla corruzione, l’annuncio di regole più severe, la promessa del rinnovamento, della rottamazione. E intanto continuano a rubare, secondo un sistema oliato e collaudato di larghe intese del furto che precede e spiega le larghe intese di governo. E la totale mancanza di opposizione a sinistra negli anni del berlusconismo rampante e rubante. Anche l’art.27 della Costituzione, quello della presunzione di non colpevolezza, diventa una barzelletta se si leggono le carte delle indagini su Expo e sul Mose, dove i protagonisti delinquono in diretta telefonica, o a favore di telecamera: non c’è bisogno della Cassazione, e nemmeno della sentenza di primo grado, per capire che rubavano davvero. Politici, imprenditori, funzionari, generali della Finanza, giudici amministrativi e contabili. Il solito presepe di sempre, che avvera un’altra celebre battuta da bar: a certi livelli “non esistono innocenti, solo colpevoli non ancora presi”. Renzi non ruba, e i suoi fedelissimi sono lì da troppo poco tempo.
Ma rischia di diventare il belletto per mascherare un partito marcio con cui – per prenderne il controllo – ha accettato troppi compromessi. Marcio nella testa prim’ancora che nelle tasche. Ieri, senz’aver letto un rigo dell’ordinanza, l’ineffabile Piero Fassino già giurava sulla leggendaria probità del sindaco Orsoni appena arrestato (“chi lo conosce non può dubitare della sua onestà e correttezza”), invitando i giudici ad appurarne al più presto l’innocenza per “consentirgli di tornare alla funzione di sindaco”. Perché, se ne appurassero la colpevolezza cosa cambierebbe? Fassino lo promuoverebbe a suo braccio destro, come ha fatto con Quagliotti pregiudicato per tangenti?
BAD BANK
Berluscameno
Ma lo vogliamo dire -una volta per tutte -che un Banchiere Gangster non può essere definito di dx o di sx.(Si veda l’ultimo caso accaduto alla dirigenza della Banca Carige di Genova). E la ‘ndrangheta che ha al suo “soldo “ sindaci che si definiscono di dx o di sx (leggere le testimonianze del pentito Capo “Jovine”) si può definire amica dei politici di “destra “ o di quelli di “sinistra” ?
A mio modesto parere un uomo politico che approfitta del Ruolo svolto nella società al fine di appropriarsi di denaro appartenente allo Stato, ossia alla società tutta, dovrebbe essere definito come “un delinquente” che rimane in attesa del giudizio della magistratura inquirente e basta!
COME FUNZIONA UNA “BAD BANK”. La “Bad Bank” cos’è ? E’ un veicolo societario in cui far confluire gli Asset Tossici di una banca in modo da alleggerirla da titoli pesanti e difficili da smaltire. Da qualche tempo in Italia si sta rafforzando l’idea di costituire una “bad bank” per far ripartire il credito all’ economia reale (ovviamente per chi ci crede). Per comprendere il funzionamento di tale meccanismo tecnico è utile descrivere quanto realizzato in Spagna per salvare il sistema bancario nazionale. In Italia da mesi circola l’ipotesi della creazione di una “bad bank”, idea di recente rilanciata da indiscrezioni giornalistiche sull’attenzione anche da parte della Banca d’Italia a tale soluzione. La “bad bank” servirebbe a sterilizzare il peso assunto nei bilanci bancari dai crediti deteriorati, la cui mossa ormai impedisce oggettivamente alle banche di fornire nuovi prestiti a famiglie e imprese: da un lato i crescenti accantonamenti hanno ridotto il patrimonio disponibile per concedere ulteriori affidamenti, dall’ altro la paura di incappare in nuovi crediti problematici (che le banche non potrebbero fronteggiare) costituisce un forte freno psicologico. Se a ciò si aggiunge la difficoltà di raccolta incontrata dagli istituti (che porta anch’essa a ridurre i crediti concessi), il risultato non può che essere quello di un “credit crunch” che si autoalimenta.
Una bad bank è una società veicolo in cui vengono fatti confluire gli “attivi problematici” di una banca in difficoltà. L’istituto di credito viene scisso in due parti, una buona (good bank) e l’altra cattiva (bad bank):
la banca buona mantiene le parti sane dell’attività creditizia, la parte cattiva riceve e concentra quelle attività definibili come “tossiche”. Il compito dalla “bad bank” è quello di gestire e valorizzare gli asset problematici, per poi procedere a cessioni a prezzi il meno penalizzanti possibile: il fine ultimo è la liquidazione di tutti gli attivi, ma tale obiettivo può essere realizzato in un’ottica di massimizzazione degli incassi, senza stretti vincoli temporali di cessione (quindi anche attendendo il miglioramento delle condizioni di mercato).
Utilizzando tale tecnica si riesce ad alleggerire l’istituto da crediti e/o titoli di difficile realizzo e gli si consente di tornare ad un’operatività ordinaria: l’espunzione dei crediti deteriorati dal bilancio automaticamente ripristina per la “good bank” il patrimonio libero necessario per far ripartire il credito. In sostanza il meccanismo consente di guadagnare tempo (e, si sa, nel settore finanziario il tempo è denaro): la good bank può riprendere l’attività creditizia da subito, la “bad bank “non ha assilli temporali nell’attività liquidatoria. E’ il caso di sottolineare che una “bad bank “può riguardare un singolo istituto in crisi, ma anche parte o tutto il sistema creditizio di un paese: in quest’ultimo caso si ricorre a tale soluzione (estrema) quando le sofferenze a livello di sistema sono così alte che il circuito creditizio smette di funzionare (situazione più grave di una “semplice” crisi da “credit crunch”).
Altro aspetto rilevante è che, poiché una “bad bank” viene attivata solo quando l’ammontare degli attivi problematici raggiunge valori elevatissimi, quasi sempre la costituzione implica l’intervento pubblico, che può variare da caso a caso per l’entità dei fondi messi a disposizione e per la forma tecnica specifica adottata. L’intervento pubblico è una caratteristica che ha un effetto contabile simile a quello di una ricapitalizzazione, ma conseguenze ben differenti sulla gestione dell’istituto oggetto di salvataggio. Contabilmente, infatti, la creazione di una “bad bank “è un’alternativa ad una ricapitalizzazione, visto che entrambe le operazioni incidono sul rapporto attivo/patrimonio: la rimozione dei “crediti problematici” agisce sul numeratore, alleggerendolo l’attivo di asset fortemente svalutati, la ricapitalizzazione rafforza il denominatore, aumentando il patrimonio con mezzi freschi (difficili oggi da trovare sul mercato). Ciò che cambia fra i due tipi di intervento, per le banche, è la libertà d’azione nella gestione:
se lo Stato interviene finanziando anche solo parzialmente una” bad bank”, di solito pretende che vengano limitati gli emolumenti dei manager e che alle risorse pubbliche impiegate vengano garantiti rendimenti (sotto forma di dividendi, cedole…) con il connotato di priorità rispetto alle pretese di remunerazione degli azionisti privati. Tali vincoli, chiaramente, non esistono (o sono meno forti) in caso di aumento di capitale a pagamento sostenuto dal mercato. Il punto è che oggi è molto difficile trovare investitori che vogliano impiegare in misura massiccia i propri capitali nel settore bancario/finanziario: ecco perché negli ultimi anni si è fatto ampio ricorso alle “bad bank”, almeno nei sistemi creditizi molto più compromessi di quello italiano.
L’Italia ha visto il primo caso di bad bank con la fine del Banco di Napoli, alla fine degli anni Novanta: il Banco venne acquistato dalla Bnl e dall’Ina per circa 30 milioni di euro, ma, dopo circa due anni di gestione molto deludente, la disastrata banca partenopea venne ceduta al San Paolo Imi. L’istituto torinese conferì i crediti in sofferenza nella Società Gestione Attività (SGA), perché venissero gestiti in modo da massimizzare i recuperi. Sebbene i crediti inesigibili avessero decretato la fine di una delle banche più antiche d’Italia, la SGA nel tempo è riuscita a recuperare oltre il 90% dell’esposizione complessiva.
A livello internazionale il ricorso alle bad bank non è infrequente: ad esempio in Svezia (dove, all’ inizio degli anni Novanta, fu creata una delle prime “bad bank” al mondo, la Sericum), in Gran Bretagna ed anche in Germania (ad esempio in Commerzbank, ma non solo) si è fatto ricorso a questo strumento.
SAREB, LA BAD BANK DI SISTEMA SPAGNOLA. Il più noto caso recente è sicuramente quello spagnolo: Madrid nel giugno 2012 ha creato una “bad bank” di sistema, la Sareb (Sociedad de Gestión de Activos procedentes de la Reestructuración Bancaria). Per poterne sostenere i costi ha dovuto chiedere ufficialmente l’intervento UE per la ristrutturazione e ricapitalizzazione dell’intero settore bancario iberico, accettando il controllo di Bruxelles sull’ operazione di salvataggio. E dopo queste notizie si può dire che le “Bad Bank “ sono portatrici di valori di dx o di sx?
APPARENTAMENTI
Barbara Spinelli aveva dichiarato di mettere la sua faccia solo di bandiera alla lista Tsipras ma di voler poi, in caso di elezione, lasciare il posto ad altri. Invece ci ha ripensato e andrà lei al Parlamento europeo.
Post non firmato
I partiti italiani e quella bruttissima abitudine di voler gabbare gli elettori appena chiuse le urne. Il M5S e la lista Tsipras per l’Europa hanno già un tratto in comune nella loro prossima presenza al Parlamento Europeo (qui di seguito PE) .
Gli elettori di entrambi gli schieramenti sono andati alle urne non conoscendo in quale gruppo politico sarebbero confluiti i loro eletti al Parlamento europeo ed adesso, una volta chiuse le urne, potrebbero ritenersi gabbati dai propri partiti riguardo alle scelte operate a proposito in modo antidemocratico.
La collocazione in un gruppo politico al PE dipende naturalmente dalle affinità politiche dei partiti che vi partecipano, ma ha anche un’importanza rilevante poiché in palio vi sono: maggior risorse economiche ed attribuzione di un segretariato, una maggior visibilità politica, attraverso maggior tempo di parola alle sedute plenarie, la possibilità di partecipare all’Assemblea dei capogruppo che decide l’ordine del giorno della sessione plenaria, l’ottenimento della presidenza di commissioni e l’assegnazione di relazioni legislative.
Riguardo alla lista italiana Tsipras per l’Europa sembrava logico, per un osservatore esterno, che gli eletti italiani sarebbero confluiti nella lista GUE/NGL della sx radicale, contraria al Fiscal compact ed al pareggio di bilancio, in cui una delle componenti principale é proprio quella greca di Tsipras.
Tuttavia ciò non teneva conto dell’atteggiamento ambiguo di Vendola e SEL, infatti SEL, da una parte partecipa alle liste di Tsipras per l’Europa e ne esprime candidati, ma dall’altra non comunica al Parlamento europeo di voler aderire al gruppo GUE
Per di più Vendola, invece di sostenere coerentemente la candidatura alla Commissione europea di Tsipras, si spende in campagna elettorale a favore di Martin Schulz, il candidato del gruppo S&D a cui aderisce il PD di Renzi, pensando probabilmente di ingraziarsi Renzi riguardo ad un’eventuale alleanza politica a livello nazionale.
Al momento della costituzione del Movimento Tsipras per l’Europa, una delle promotrici, Barbara Spinelli, la figlia di Altiero, uno dei padri fondatori dell’Ue, aveva dichiarato che avrebbe “tirato la lista” ma che non si sarebbe seduta al Parlamento Europeo, lasciando quindi il posto libero ai primi non eletti.
E’ invece notizia odierna che la Spinelli, ritornerebbe sulla sua decisione e potrebbe andare a Bruxelles, probabilmente per garantire l’adesione di almeno uno dei 3 candidati eletti nella lista al gruppo GUE, ma scatenando una guerra intestina tra i partiti politici (SEL, PRC) che hanno sostenuto la lista, in funzione di quale seggio la Spinelli sceglierà (era candidata in tutte le circoscrizioni
elettorali)
Riguardo al M5S, Grillo e Casaleggio non hanno fatto alcuna dichiarazione di apparentamento ad un gruppo politico al Parlamento europeo prima del voto.
Ma a risultati elettorali conosciuti (17 seggi), Grillo é volato in incognito a Bruxelles ad incontrare Farage, il leader dell’UKIP, 1° partito britannico dal risultato delle urne, con 25 seggi.
L’UKIP é un partito euroscettico che vuole l’uscita del Regno Unito dall’UE, mentre il M5S propone “soltanto” di indire un referendum sull’uscita dall’Euro.
L’UKIP é anche un partito ultraconservatore e ultraliberista che non sembra proprio condividere ‘i valori fondamentali del M5S così come previsto dal Codice di comportamento del Movimento per le elezioni europee http://www.beppegrillo.it/movimento/codice_comportamento_europee.php .
Infatti riguardo all’energia e l’ambiente l’UKIP ha una posizione pro-nucleare, a favore dello sfruttamento delle energie fossili e del gas di scisto, mentre il M5S é a favore delle energie rinnovabili e dell’eliminazione degli inceneritori, e promuove il risparmio energetico.
Le convergenze a titolo personale tra i leader, appaiono più ampie su questioni legate alla sovranità nazionale come sull’immigrazione, visto che Farage si é espresso a diverse riprese contro la libera circolazione dei cittadini rumeni e bulgari e dei rom nel regno Unito e Grillo ha una posizione contraria all’immigrazione clandestina, emersa riguardo all’abolizione del reato di clandestinità, posizione che fu però sconfessata dal voto della rete. La rete del M5S é ora in subbuglio riguardo alla posizione di Grillo e Casaleggio che vorrebbero “vendere” al Movimento l’alleanza contro natura con l’UKIP di Farage, probabilmente già preconfezionata prima delle elezioni, ed il sito di Grillo rigurgita di articoli e comunicati stampa volti ad indorare la pillola per elettori ed attivisti riguardo a quest’alleanza.
Questi due esempi politici, diversi nei dettagli, sono accomunati dallo stesso arrogante agire dei partiti italiani in spregio ai propri elettori.
Sono esempi che portano alla conclusione come non ci si debba poi stracciare le vesti a causa della costante disaffezione dell’elettorato italiano verso i partiti, sfiducia che si manifesta attraverso la diminuzione progressiva del numero degli elettori.
Fin quando i partiti vorranno continuare a farla da padroni, relegando gli elettori al mero ruolo di spettatori di decisioni di rilevante importanza politica, prese nel segreto di piccoli comitati, e soltanto dopo il voto democratico, agli elettori non resterà che la scelta di stracciare la scheda elettorale!
LA CINA LIMITERA’ LE SUE EMISSIONI
Mia figlia Nicoletta,che è un’ecologista che si occupa di inquinamento, mi segnala da The Guardian
http://www.theguardian.com/environment/2014/jun/03/china-pledges-limit-carbon-emissions
La Cina,il più grande emettitore di gas serra al mondo, limiterà le sue emissioni totali per la prima volta entro la fine di questo decennio.
Jiankun, presidente del Comitato consultivo della Cina sul cambiamento climatico, ha detto in una conferenza a Pechino che sarà introdotto un limite massimo assoluto di emissioni di carbonio. Le emissioni della Cina sono aumentate drammaticamente negli ultimi due decenni, superando gli USA, precedente grande produttore .
Anche se l’impronta di carbonio cinese è ancora molto inferiore a quella americana, è ora in pari con la media europea. Questa dichiarazione appare un giorno dopo che l’amministrazione Obama ha posto nuove regole severe per ridurre le emissioni di carbonio dalle centrali elettriche del 30 % entro il 2030. Jotzo, che frequenta la conferenza di Pechino, ha aggiunto: “A livello globale siamo in una situazione molto migliore del vertice di Copenaghen nel 2009, ad esso parteciparono Obama, Gordon Brown, la Merkel e altri leader mondiali, ma finì in un accordo debole con obiettivi non vincolanti. L’obiettivo precedente era per un taglio delle emissioni dal 40-45 % entro il 2020, rispetto ai livelli del 2005. Questa soglia è una novità per la Cina, afflitta da problemi di inquinamento in gran parte dovuto alla combustione del carbone ad alta intensità di carbonio.
Christiana Figueres, segretario esecutivo Onu sul clima, dirige gli sforzi per raggiungere un accordo internazionale sui cambiamenti climatici. “Nelle ultime 24 ore abbiamo avuto due importanti annunci da Cina e Stati Uniti che inviano un segnale forte agli altri leader mondiali davanti a colloqui sul clima cruciali entro la fine dell’anno. Il governo cinese ha già piani ambiziosi per ridurre la dipendenza del paese dal carbone (ndV: ricordo che anche su questo Farage è contrario).
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STATI UNITI D’EUROPA?
Paolo De Gregorio
A elezioni europee concluse possiamo tranquillamente osservare che di Europa si è parlato molto poco e che i risultati elettorali per gli euroscettici sono stati contenuti, e soprattutto essi sono divisi tra loro sul da farsi. Una cosa è certa, che la paura di vedere di molto svalutata la propria capacità di spesa, in un eventuale uscita dalla moneta comune, ha tolto molti voti ai 5Stelle, voti che si sono riversati nel rassicurante partito democratico, la nuova DC del duemila.
Purtroppo l’Europa, malgrado la veneranda età (i trattati di Roma risalgono al 1957) non si è assolutamente diretta verso l’integrazione per arrivare agli Stati Uniti d’Europa, ma a tutt’oggi è gestita in modo autoritario dalla famosa “troika”: Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale, Commissione Europea.
La crisi economica iniziata nel 2007, proveniente dagli USA, prima finanziaria e poi estesa a tutta l’economia, non è stata fronteggiata da una Europa compatta e coesa ma ha visto alcuni paesi europei più forti (Germania, Francia, Inghilterra) insieme ad americani, cinesi e russi approfittare della crisi per comprare a prezzi stracciati i migliori marchi della nostra produzione industriale e dei paesi più deboli della comunità europea.
Ben diversa sarebbe stata la storia se l’Europa avesse preso in carico il debito di tutti i suoi Stati emettendo Eurobond (vanificando così la speculazione internazionale su singoli paesi), unificato la ricerca tecnologica e scientifica senza mandare i migliori cervelli oltre Atlantico, unificato gli eserciti e allontanato la Nato, unificato legislazione sul lavoro, giustizia e leggi elettorali.
Per una Europa del genere, fuori da ogni alleanza militare e politica, il futuro sarebbe stato quello di prima grandezza tra le potenze mondiali, insieme a Cina, Russia, Usa, India. Per una Europa del genere varrebbe la pena impegnarsi, abbiamo fatto elezioni una settimana fa e di tutto ciò non si è nemmeno parlato.
Comunque, per i disinformati dalla TV, ecco un elenco di fatti, sicuramente incompleto, che rendono la ripresa della nostra economia una chimera, che riguarda tutte le imprese italiane che sono state comprate da soggetti stranieri, a cui bisogna aggiungere le decine di migliaia di imprese italiane che hanno delocalizzato la propria attività in paesi stranieri dove pagano meno tasse e pagano meno la manodopera, determinando il licenziamento di centinaia di migliaia di lavoratori.
MARCHI DEL MADE IN ITALY CHE NON C’E’ PIU’
settore agroalimentare
2013 • CHIANTI CLASSICO (per la prima volta un imprenditore cinese ha acquistato una azienda agricola del Gallo nero)
• RISO SCOTTI (il 25% è stato acquisito dalla società alla multinazionale spagnola Ebro Foods)
2012 – PELATI AR – ANTONINO RUSSO (nasce una nuova società denominata “Princes Industrie Alimentari SrL”, controllata al 51 per cento dalla Princes controllata dalla giapponese Mitsubishi)
• STAR (passata al 75% nelle mani spagnole del Gruppo Agroalimen di Barcellona (Gallina Blanca)
• ESKIGEL (produce gelati in vaschetta per la grande distribuzione – Panorama, Pam, Carrefour, Auchan, Conad, Coop) (ceduta agli inglesi con azioni in pegno d un pool di banche).
2011 • PARMALAT (acquisita dalla francese Lactalis)
• GANCIA (acquisita al 70% dall’oligarca russo Rustam Tariko)
• FIORUCCI –SALUMI (acquisita dalla spagnola Campofrio Food Holding S.L.)
• ERIDANIA ITALIA SPA (la società dello zucchero ha ceduto il 49% al gruppo francese Cristalalco Sas)
2010 • BOSCHETTI ALIMENTARE (cessione alla francese Financière Lubersac che detiene il 95%)
• FERRARI GIOVANNI INDUSTRIA CASEARIA SPA (ceduto il 27% alla francese Bongrain Europe Sas)
2009 • DELVERDE INDUSTRIE ALIMENTARI SPA (la società della pasta è divenuta di proprietà della spagnola Molinos Delplata Sl che fa parte del gruppo argentino Molinos Rio de la Plata)
2008 • BERTOLLI (venduta a Unilever, poi acquisita dal gruppo spagnolo SOS)
• RIGAMONTI SALUMICIO SPA (divenuta di proprietà dei brasiliani attraverso la società olandese Hitaholb International)
• ORZO BIMBO (acquisita da Nutrition&Santè S.A. del gruppo Novartis)
• ITALPIZZA (ceduta all’inglese Bakkavor acquisitions limited)
2006 • GALBANI (acquisita dalla francese Lactalis)
• CARAPELLI (acquisita dal gruppo spagnolo SOS)
• SASSO (acquisita dal gruppo spagnolo SOS)
• FATTORIE SCALDASOLE (venduta a Heinz, poi acquisita dalla francese Andros)
2003 • PERONI (acquisita dall’azienda sudafricana SABMiller)
• INVERNIZZI (acquisita dalla francese Lactalis, dopo che nel 1985 era passata alla Kraft)
1998 • LOCATELLI (venduta a Nestlè, poi acquisita dalla francese Lactalis)
• SAN PELLEGRINO (acquisita dalla svizzera Nestlè)
1995 • STOCK (venduta alla tedesca Eckes A.G., poi acquisita dagli americani della Oaktree Capital Management)
1993 • ANTICA GELATERIA DEL CORSO (acquisita dalla svizzera Nestlè)
1988 • BUITONI (acquisita dalla svizzera Nestlè)
• PERUGINA (acquisita dalla svizzera Nestlè)
Elaborazione Coldiretti (comunicato stampa 4 luglio 2013)
Oltre a queste imprese dell’agroalimentare, imprese di tutti gli altri settori economici sono stati acquisiti da soggetti stranieri e l’elenco non è completo:
Banca Nazionale del Lavoro acquisita da Francia (BNPParibas)
BULGARI-GUCCI-FERRE’-COIN “ Francia
VALENTINO “ Inghilterra
STANDA – DUCATI “ Germania
SAFILO “ Olanda
REX-ZOPPAS-ZANUSSI-MOLTENI “ Svezia (Elettrolux)
Inoltre, massiccia è la penetrazione dei grandi gruppi della distribuzione (Carrefour, Auchan, Leclerc, Ikea, etc.) che portano all’estero profitti da tutti i nostri consumi.
Aggiungiamo che i nostri cantieri navali sono in crisi grazie alla concorrenza di Cina e Corea del Sud che producono a prezzi inferiori e con minori attese per le consegne, anche Alitalia si avvia a diventare araba, mentre la Fiat (ora FCA) non è più italiana sia come sede che ai fini fiscali. Recentissimamente i russi sono entrati nella Pirelli con oltre 500 milioni di euro. ENI e Finmeccanica sono i cosiddetti gioielli ancora da cedere.
Da questi dati è evidente che miliardi di profitti di tutti i settori non restano più in Italia, aggiungiamo la piaga dei capitali esportati clandestinamente nei paradisi fiscali, pensiamo ai 2.107 miliardi di euro di debito pubblico che ci costa di interessi 80 miliardi di euro l’anno, e la famosa RIPRESA della nostra economia, senza scelte eccezionali da parte del governo, appare una pietosa bugia, buona per cittadini trattati da sudditi.
Questi sono i risultati della tanto decantata Unione Europea e della tanto decantata globalizzazione le cui logiche sono quasi tutte da abbandonare.
RIDIAMARO :- )
Sapete cosa c’è di peggio della fuffa? La fuffa schierata sparsa solo per malignità contro qualcuno. E,visto che Gilioli (più un altro centinaio di giornalisti), con rara bontà d’animo, ha messo il microscopio solo sul M5S, schernendo il 5stelle che credeva che il grano saraceno fosse un prodotto straniero (oltre tutto l’articolo era stato scritto da un relative precedente non 5stelle) voglio fare alcune citazioni che guarda caso non vengono dal M5S
Renzi: “Riprendiamo il tram tram quotidiano”.
Cota confonde deficit e debito pubblico.
Berlusconi: “Romolo e Remolo”..“E andiamo a trovarlo questo padre dei fratelli Cervi!”..“Mussolini quando usava il confino mandava qualcuno in villeggiatura”
“Alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto Gelmini: l’esperimento, l’Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro”
“Coinciso, quello è un’altra cosa” (Simone Baldelli, deputato Fi corregge il collega)
“Non c’è niente di peggio che il cieco che non vuole vedere” (Di Pietro)
“Sul bilancio dell’Assemblea l’onorevole Ciancio da questo pulpito e’ stata in un certo senso quasi dilapidata” (Gianfranco Vullo, assessore regionale Pd in Sicilia)
Senza sentire n’è i dirigenti del Pdl n’è verificare la sensibilità dei nostri elettori”” (Michaela Biancofiore in una lettera a Giulio Tremonti)
“Sto costruendo una formazione politica che voglio arrivare al cinquantuno per cento” (Antonio Di Pietro, ex leader Italia dei Valori)
Sarà un nuovo ponte fra l’Italia e l’Australia e quindi troveremo molti canadesi in giro per Varese” (Renzo Bossi, ex consigliere regionale Lega Nord in Lombardia)
“Non si tratta di fare guerre, con gli elicotteri (i caccia bombardieri F35) si spengono incendi, si trasportano malati, si salvano vite umane” (Francesco Boccia, deputato Pd)
“Dove c’è scritto che il Presidente della Repubblica deve avere una certa età?” (Roberta Lombardi, deputata M5S)
“Madrelingue tutte omologate e dicono tutti la stessa cosa” (Nicole Minetti, ex consigliera regionale Pdl in Lombardia)
L’ex deputato Udc, Vincenzo Alaimo offre una straordinaria prova di arrampatura sugli specchi. Alla domanda: Garibaldi, perché venne chiamato l’eroe dei due mondi? Lui risponde: «Dei due mondi perché praticamente erano due mondi diversi che venivano realizzati in un’unica struttura, diciamo geografica e anche politica…». Poi si supera, ascoltate: Chi si incontrò a Teano? «Il famoso incontro di Teano tra Vittorio Emanuele e… lo so ma non me lo ricordo..» La breccia di Porta Pia, Che data era? «Novecento… dunque nel ’46 c’è stata la liberazione, ’44, ’45 c’è stato… non vorrei dire le cose sballate… meglio dire che non lo so, ecco…» Fantastico no? Pensate a dirlo in classe, alle medie per esempio.
Ecco alcuni esempi, come ripeto NON del M5S:
«Non vorrei che lei di questo non se ne facesse un non plus ultra»
«Perché questo è proprio il vostro modo di amministrare la rebus pubblica»
«L’amministrazione dovrebbe preparare un vademecus per i turisti»
«Questo diciamocelo inter nostro»
«Bisogna avere l’animo coprendi
«Brutte tempora currunt»
«Stiamo attenti che questo problema non è così sic et simpliciter come qui dentro si sostiene»
«Vi consegno a brevi manum»
«Annoribus illis»
«Questo lo dico pro domo pacis»
«I due progetti di depuratore hanno vinto ex-
aqueo»
«Hora rotunda»
«La Lega è l’ alter ego allo sfasciume»
«Sappiamo tutti cosa vuol dire questo, mutatis mutanti»
«Homus nuovum»
«Si è classificato primo a exequie con un altro concorrente»
«Il doles della questione è che non ci sono soldi in bilancio»
«In media spes»
«Il sindaco giustamente pretendeva il decoro del comportamento e del modus vestendi»
«Non sappiamo come sono andate le cose: questo è proprio un quibus»
«Questa nuova disamina mundi che si vuol fare sul problema»
«Suspesibus»
«Questa pratica dovrà avere il suo normale liter procedurale»
«Ritengo opportuno predisporre un intervento a Doc»
«Ripresentiamo la delibera riscritta ex totum»
«Deus ut des»
«Do tu des».
«E brindiamo metaforicamente alle fortune dell’assessore: alla majora!»
«Con la delibera che ci proponete qui oggi si sottoscrive un vero e proprio actus scheletris»
«Qui c’è puzza di fumo bonis iuris, come dicono i legalisti»
«Conditio sicut erat»
«Bisogna vedere se questa maggioranza troverà un minimo di quibus unitario»
«Homus publicum»
«Su questo problema bisogna agire con salus grano»
«È proprio durante l’itinere che le delibere si bloccano»
«E io mi chiedo: cui prodet?»
«Come dicevi tu, ictus factus»
«E tutto è tornato sicumerat»
«Ultima dea, spe”
Prego Gilioli di ricordarsi che già prima che arrivassero in parlamento i 5stelle, c’erano nelle librerie interi volumi spassosi di raccolte di svarioni dei politici, per cui se proprio vuole attaccare i 5stelle, faccia la faticuzza di cercare dei motivi più validi. Ma che pena!
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Rob
Vorrei qui ricordare cosa disse l’Assessore alla Cultura del Comune di T. a un convegno: “Vorrei lanciare un monitor alla sala” (panico in platea)
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