MASADA n° 1900 16-1-2018 IL CROLLO DEGLI ULTRA RENZI
Blog di Viviana Vivarelli
Suk parlamentare più che mai- Più di 50 partiti – Campagna elettorale di chi rinnega se stesso – Quelli che ora promettono di abolire le stesse stronzate che ci hanno imposto – Ma Spelacchio batte ogni scandalo politico- ‘Liberi e squali’ – Le contraddizioni di Grasso – Guadagnare 70 euro la settimana o 320.000 l’anno – Sgarbi è da radiare dalla televisione e dalla politica – Le furbate di Maroni – I malfatti della Lega – 50.000 maestre in sciopero – Bonino for ever e con chiunque – La protesta dei sacchetti – Democrazia partecipata a Roma – Divergenze nel cdx – Troll da Piddì- Caso Renzi/De Benedetti- Insider renzino – La disillusione elettorale
“Non smettere mai di contestare; non smettere mai di dissentire, di porti domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettere di pensare. Sii una voce fuori dal coro. Sii un peso che inclina il piano. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai. “.
(Bertrand Russel)
Zampano
Cosa ha detto Renzi a De Benedetti?
“Lui è il gatto ed io la volpe
stiamo in società,
di noi ti puoi fidar…”
E. Bennato
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DAVVERO LA FANTASIA AL POTERE !!
Reiyel Rhode
Metti il jobs act. Leva il jobs act
Leva l’art. 18. Rimetti l’art. 18
Metti la legge Fornero. Leva la legge Fornero
Metti il canone tv. Leva il canone tv
Metti i contratti precari. Leva i contratti precari
Metti le tasse universitarie. Leva le tasse universitarie
Metti l’Imu. Leva l’Imu
Sono dei fenomeni!
LUCA
Assistiamo alla nascita di un partito per ogni giorno solare che passa ? L’importante, per loro, è togliere il maggior numero di voti al M5S !!! E’ un sistema suggerito direttamente dalla Mafia, quando sorsero le “leghe per il Sud”… spaccare l’Italia per appropriarsene. Se Grasso fosse rimasto nel PD, gli italioti avrebbero forse votato PD… ma se Grasso sta in un partito a parte, Grasso attrae altri voti a quel partito, voti che non vanno agli avversari. In Parlamento è stato compiuto ogni genere di sopruso e di violazione della Costituzione. Chi avrebbe potuto e DOVUTO evitarlo? I Presidenti Grasso e Boldrini, rifiutando, per es., l’approvazione delle leggi elettorali con il voto di fiducia al Governo che con le leggi elettorali non c’entra; invece i due Presidenti hanno fatto passare tutte le forzature e poi hanno fatto i finti dissidenti a cose fatte. Ora vengono a dichiarare di voler essere l’argine ai nuovi fascisti ? I “nuovi fascisti sono proprio loro…!!! Su quante leggi hanno impedito la normale discussione parlamentare… in combutta con i renziani e i destroidi (parlando con la dovuta decenza)…?
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Michelino
” Bastiano…”
” Dimmi Saruzzo ”
” Siamo ancora comunisti?
” No, ora siamo liberi e uguali ”
” Uguali a cosa? ”
” Uguali a prima ”
B Orazio, testimonianza
”Giovedì mattina prima di arrivare in ufficio mi fermo in un bar, non il solito perché, era già tardi per prendere un caffè. A servirlo dietro al bancone c’era un ragazzo mingherlino credo abbia avuto la maggiore età ma il suo fisico ne dimostrava molti meno. Mi chiede: “Dottò come lo volete il caffè?” Io gli rispondo: “Normale, grazie!” e poi gli chiedo: “Ma quanti anni hai”? E lui:”17 dottò, perché”? E io: “Era così per sapere” e poi con una forte curiosità gli chiedo: “Quanto prendi per questo lavoro” e lui: “Dottò 70 euro a settimana e sto tutto il giorno”. Quando mi ha detto questo, per istinto, mi sono girato verso la cassa dove credo ci fosse il titolare e istintivamente l’ho fulminato con uno sguardo. Ho evitato, per il momento di creare tensioni e magari problema al ragazzo. 280 euro al mese e probabilmente se al ragazzo non gli stava bene avrebbero trovato qualcun’altro che magari per lo stesso lavoro avrebbe accettato pure meno. Di questi casi ce ne saranno migliaia in questo Paese. Ecco perché il reddito di cittadinanza è qualcosa che bisogna fare anche con il sangue. Bisogna dare la possibilità alle persone di non essere ricattare più, bisogna dare alle persone la dignità. Me ne fotto del canone Rai o dell’aiuto alle banche, qui c’è di mezzo l’essere umano calpestato ogni santo giorno.
Se avete letto fino a qui ora vi tocca fare solo una cosa e sapete benissimo quale sia.
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Marco Travaglio
Colpa di Virginia. “A Roma Grillo sta portando a termine l’operazione Italia come Lagos” (il Foglio, 29.12). “Spelacchio è morto” (La Stampa, 28.12). “Flop dell’ordinanza anti-botti ma feriti in calo”, “Divieti anti-botti violati ma diminuiscono i feriti” (Il Messaggero, 2.1).
Dunque, nell’ordine: Roma è stata appena annessa alla Nigeria; un abete segato e trasportato a Roma sarebbe vissuto in eterno se non avesse incontrato la Raggi, che l’ha stecchito all’istante; se la gente lancia petardi a Capodanno malgrado il divieto della sindaca, la colpa non è della gente che lancia petardi, ma della sindaca che li ha vietati. Prossimamente su questi schermi: “Strage a Canicattì, flop del Codice penale”.
Ma mi faccia il piacere
Marco Travaglio |
Credere, obbedire, scompisciarsi. “Il Governo non tira i remi in barca. Paese fuori dalla crisi: a Roma si dice ‘nun ce se crede’…” (Paolo Gentiloni, Pd, Presidente del Consiglio, conferenza stampa, 28.12). Infatti, anche fuori Roma, nun te crede nessuno.
Sali e Tabacci/1. “Il bel gesto di Bruno Tabacci… dice qualcosa di utile e soccorrevole sulla povera politica italiana. Mettendo a disposizione di Emma Bonino il suo simbolo le evita l’umiliazione di dover raccogliere in fretta e furia – lei sola – le firme per presentarsi alle elezioni, come imporrebbe un cavillo della nuova (cavillosa) legge elettorale” (Michele Serra, Repubblica, 5.1). In effetti l’idea di dover rispettare la legge è quanto di più umiliante si possa immaginare. Radicalmente parlando.
Sali e Tabacci/2. “L’inghippo firme che metteva fuori la lista dei Radicali” (Repubblica, 5.1). Quindi l’inghippo non è di Tabacci, il democristiano che presta il suo simbolo alla donna politica più antidemocristiana della storia per aggirare una legge appena fatta dagli alleati del democristiano e dell’antidemocristiana, ma è la legge.
Meglio sòla. “‘Tradita la Carta’. Bonino rompe con i dem” (Corriere della sera, 2.1). “Bonino rompe col Pd: ‘Firme impossibili. Così andiamo da soli’” (Repubblica, 2.1). “Bonino non molla: ‘Meglio soli’” (Libero, 3.1). “L’incubo ricorsi chiude la porta a Bonino” (La Stampa, 3.1). “Bonino rompe col Pd, ira Renzi ma si tratta” (Il Messaggero, 4.1). “La Bonino pretende 10 seggi sicuri, il Pd gliene offre 4” (il Fatto quotidiano, 7.1). Ah, ecco, era una questione di principio.
Amici suoi. “Rivendico la nostra azione di Governo e le scelte fatte sui manager (altro che amici degli amici)” (Matteo Renzi, segretario Pd, 30.12). Uahahahahahahah.
Beatrice Vaccin. “Vaccino gratis per bambini contro l’epidemia di influenza. L’’iniziativa del ministero e dell’Istituto superiore di Sanità per la prossima stagione” (La Stampa, 5.1). Gentile ministra Lorenzin, mio cugino ha di nuovo l’unghia incarnita: avete niente per lui?
Grido di dolore. “Il Paese sta meglio, ma qualcuno vuole far fuori la nostra classe dirigente” (Davide Faraone, Pd, sottosegretario alla Pubblica Istruzione, il Foglio, 29.12). Ecco, bravo: ora fatti una domanda e, se ci riesci, datti una risposta.
Sempre più Fedeli/1. “C’è il rafforzamento della formazione per i docenti, che svolgono le funzioni di tutor dedicati all’alternanza, perché offrono percorsi e assistenza sempre più migliori a studenti e studentesse” (Valeria Fedeli, ministra Pd della Pubblica Istruzione, Ricerca Scientifica e Università, 21.12). E niente, è più forte di lei: non passa giorno senza che la Fedeli si offra al Governo Di Maio.
Sempre più Fedeli/2. “Il linguaggio è fondamentale per consegnare alle giovani generazioni una società libera dall’odio” (Valeria Fedeli sulla polemica aperta da Lucia Annibali contro il sottoscritto per una frase sull’acido, 30.12). Ecco: un linguaggio sempre più migliore e sempre meno italiano.
Aboliamo la tv. “Una volta le persone che vivevano nella povertà non sapevano nulla di come si viveva nei Paesi del benessere, e quindi non avevano spinte a venire qui. Adesso anche nelle più sperdute tribù dell’Africa esistono dei grandi schermi televisivi con delle batterie, anche se non arriva la corrente, e la sera tutto il villaggio si raduna a vedere il televisore che illustra la nostra vita” (Silvio Berlusconi, leader FI, Coffee Break, La7, 28.12). Quindi la televisione influenza la gente? Guardi che, se lo dice lei, ci crediamo eh!?
Toghe azzurre. “Sì all’alleanza con Salvini. Io premier? Servo le istituzioni” (Franco Frattini, Presidente di sezione del Consiglio di Stato, La Stampa, 2.1). Poi tutti insieme a combattere i giudici politicizzati.
Il titolo della settimana. “Basta Corteggiare le donne, ci hanno stufato” (Vittorio Feltri, Libero, 29.12). Caro Vittorio, ora più che mai: parla per te.
Giorgio Cremaschi
Renzi vuol abolire lo stesso canone rai che ha messo lui in bolletta
Grasso vuole eliminare il Jobs act che ha votato lui
Berlusconi e la Meloni vogliono eliminare la legge Fornero che hanno approvato
Salvini approva le alleanze che ha rifiutato
…valanga di pentimenti o di prese per i fondelli?
LIVIANA
Alla faccia dei “sabotatori !
Spelacchio è destinato, anziché a una frettolosa sepoltura, a un radioso futuro. Perché, incredibile a dirsi, tutti lo vogliono, manco fosse una star o un capolavoro. Se lo contendono fior di musei per farne un’installazione permanente.
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IL SUK
Ma dove le troveranno tutte quelle poltrone che saranno richieste all’armata Brancaleone quando, dopo il voto, dovranno fare le coalizioni?? E ve li immaginate, poi, i ricatti successivi ad ogni muover di foglia!!
Se volevano paralizzare Governo e Parlamento, creando l’assolta ingovernabilità, ci sono riusciti! E tutto per non far vincere il M5S! Complimenti alla democrazia degli accrocchi! Sono riusciti a fare il terzo sistema elettorale incostituzionale addirittura peggio del Porcellum e dell’Italicum!
GRASSO A 320.000 EURO
Durante il Governo Renzi è stata approvato il limite di stipendio per i dipendenti pubblici, ma Grasso non lo ha rispettato. La norma voluta dal Governo Renzi chiedeva a tutti coloro che svolgono una funzione pubblica di rispettare il limite annuo di 240mila Euro e non è poco: questa regola è stata approvata dal Parlamento e rispettata anche dal Presidente della Repubblica. Invece a quanto pare Pietro Grasso, Presidente del Senato, non ne ha voluto sapere e così la sua ultima dichiarazione dei redditi (2016) ammonta a 320.530 Euro!
Pietro Grasso non è solo Presidente del Senato ma anche ex magistrato antimafia, così i suoi redditi complessivi superano abbondantemente quella cifra. Grasso non è obbligato per legge a farlo, si tratta di un regolamento interno che il Senato non accetta volentieri; così la terza carica dello Stato non ha voluto dare l’esempio e addirittura guadagna più del Presidente della Repubblica. Il Presidente del Senato è uscito dal PD perché il partito non incarna più, a suo dire, i valori della sx e così ha fondato il suo partito. Questa norma aveva comunque una scadenza, 31 Dicembre 2017 e non è stato rinnovata.
La norma era stata presa a seguito delle proteste dei 5 Stelle e ai tanti scandali riguardanti dirigenti pubblici con Stipendi da grandi imprenditori.
Non abbiamo capito quali valori della sx stia difendendo questo Grasso.
Forse ‘Liberi e squali’ sarebbe stato meglio.
SULLE FAKE NEWS DEI MEDIA SU UNA POSSIBILE ALLEANZA TRA M5S e Leu (Liberi e uguali).
Di Maio:
“Mai alleanze con Laura Boldrini !
Non discuteremo MAI di alleanze con chi ha avuto il ‘coraggio’ di piegare i regolamenti parlamentari per consentire alle banche di intascare 7,5 Miliardi di Euro dei Cittadini Italiani.
Della Presidente della Camera non ho alcuna stima politica, giudizio ulteriormente aggravato dalla totale incapacità di gestire l’aula di Montecitorio in questi 5 anni.”
SGARBI E’ DA RADIARE DALLA TELEVISIONE E DALLA POLITICA
Viviana Vivarelli
E’ ricominciato l’attacco a base di ingiurie e parolacce di Sgarbi, persona ignobile protetta da Berlusconi. Ora sotto attacco sono Di Maio e il M5S.
Occorrerebbe mettere un freno alla sua coprolalia penalizzandola duramente e facendogli passare la voglia di riprovarci. Ma a Sgarbi più che un freno ci vorrebbe una mordacchia.
Sgarbi, da quando esiste, non fa che collezionare querele da persone che ha insultato o diffamato, e purtroppo spesso non le paga dichiarando di essere ‘nullatenente’ e non subendo pene alternativa come il sequestro dei beni o la sospensione da incarichi e candidature.
Quando ha pagato le penali, i soldi ce li ha messi Berlusconi.
Sgarbi è stato querelato dal pool di Mani Pulite Di Pietro, Colombo e Davigo, Caselli, Orlando, Travaglio, Ilda Bocassini, il critico d’arte Roberto Reggi, il pm Raffaele Tito, il magistrato Gianfranco Amendola, l’Arma dei carabinieri, i giudici Franco Battaglino e Paolo Gengarelli, lo storico dell’arte Daniele Benati, il critico d’arte Italo Tomassoni…
Non si capisce perché a un simile forsennato individui venga data la licenza di parlare in televisione. Dovrebbe essere radiato da ogni media in quanto impresentabile e dichiarato incandidabile per insanità mentale.
In USA c’è l’esame obbligatorio di sanità mentale per il Presidente. In Italia la stessa precauzione dovrebbe esistere per bloccare soggetti con palesi patologie mentali come Sgarbi. Non dovrebbe essere concesso di candidare o mostrare in tv individui da manicomio che invece sono liberi di vomitare le loro ingiurie impunemente e anzi sono pagati per farlo, perché per certi partiti la diffamazione ha sostituito ogni ideologia come arma elettorale.
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TEATRINI ALLUCINOGENI
Viviana Vivarelli
Maroni non si ricandida in Lombardia perché teme ciò che può uscire da future indagini. Pensiamo solo ai processi Brebemi, Pedemontana e Equitalia. Noi non sappiamo di cosa ancora può essere accusato ma lui lo sa e ha bisogno di una immunità parlamentare, vuol fare il salto di qualità e non pensa certo a tornare a suonare la trombetta, per cui ha già iniziato i contatti giusti per un posto di Senatore o, se il cdx vincerà, per un nuovo posto da Ministro. Molla la poltrona di Governatore della Lombardia per una più comoda a Roma. Magari ce lo ritroveremo come Ministro degli Interni per la seconda volta. La dichiarazione viene dopo l’incontro con Berlusconi che gli avrà dato ampie garanzie a Roma dopo una vittoria che credono scontata. Questa è gente che non molla la poltrona facilmente. Al più la scambia con una più alta.
Ha detto: “Conosco la responsabilità di Governo e ho una sola preoccupazione: che possano assumere persone come Di Maio, che è una Raggi al cubo. Se va al Governo lui, l’Italia rischia di diventare Spelacchio“. Ce ne vuole di faccia di tolla per dire questo dopo quel che ha combinato la Lega con Bossi e dopo che, grazie a loro, il Paese intero è diventato un enorme Spelacchio e andrà anche peggio quando Draghi abbandonerà i QE.
Maroni ha detto di sostenere Salvini premier ma non so come la prenderà Berlusconi, visto che lui non può essere candidabile ma vuole decidere lui chi candidare, anche se per ora tutto è in alto mare. Il fatto è che Berlusconi si fida solo di se stesso e non molla il potere facilmente.
La Lega è stata 8 anni al Governo con Berlusconi e ora vorrebbe farci dimenticare le porcherie che hanno commesso assieme? Dalle tangenti Enimont al fallimento della banca Credieuronord, dalle allegre cogestioni della Regione Lombardia di formigoniana memoria ai cerchi magici, passando per il Trota, Belsito e i diamanti della Tanzania. E ve lo ricordate Maroni quando in tv dichiarava solennemente: “In Lombardia non ci sono mafie di alcun tipo” e faceva raccolte di firme contro Saviano? Immagino le risatacce dei mafiosi vari! I leghisti ne hanno fatte di cotte e di crude ma i loro elettori non ne hanno ancora a sufficienza, La stupidità umana è infinita, ma nella Lega di più.
Basterebbero a farli odiare i due sistemi elettorali incostituzionali, prima il Porcellum illegittimo (legge Calderoli della Lega), inaugurando i Parlamenti dei nominati, oggi, con FI e PD, l’antidemocratico Rosatellum (collegio uninominale incatenato a liste e listini in coalizione e pluricandidature) per continuare con i nominati perché la loro unica preoccupazione è restare incollati alla poltrona, spelacchiati, ma sempre nominati con liste fisse, fregando la volontà degli elettori e distruggendo la sovranità popolare.
Salvini pensa di vincere con le felpe antimigranti, quando il Patto di Dublino lo firmarono proprio la Lega e Fi, anzi fu proprio Maroni a ratificare Dublino II, fu proprio Maroni a fare la più grande sanatoria dei migranti, che ne accettò 200.000 e fu proprio la Lega a dare l’avvio alla più imponente messa in regola degli immigrati nel 2002 con la Bossi-Fini. Tra la fine del 2002 e il dicembre 2003 grazie alla Lega furono regolarizzati 247.525 immigrati. Fu sempre Maroni a parlare di distribuzione dei migranti su base regionale. Tutto dimenticato? Ma cosa gli infarciscono ai loro elettori?
La Lega di colpe ne ha fin troppo per ergersi a difensore dell’Italia. Si pensi solo alla Cirami, la ex Cirielli sulla prescrizione, la legge sul falso in bilancio, le leggi Frattini e Gasparri, la salva Rete 4, il condono fiscale e quello per i coimputati, il decoder di stato e il salva decoder, la legge Pecorella, il lodo Maccanico-Schifani, la distruzione della costituzione bocciata dagli italiani…e ora il Rosatellum. La Lega votò persino Ruby nipote di Mubarak. Ma cosa ci vengono a raccontare?
Come dice Hubble: “Di addentatori di polpacci non sappiamo cosa farcene”.
Maroni è stato:
-accusato di resistenza a pubblico ufficiale
-leghista da sempre con Bossi, Ministro con Berlusconi nel 2001 e nel 2008.
-COMPLICE in quegli scandali che sono stati il fallimento di ella Lega, la quale nel corso degli anni è riuscita a far fallire del CREDITO NORD, RADIO PADANIA e LA PADANIA
-come ministro del welfare è stato capace di produrre la legge BIAGI
Marroni dov’era in tutto questo? Ma c’è una sola ragione per cui uno dovrebbe votare un soggetto del genere? Sono droghe padane.
Scrive robertit2002: “Dopo il casino dei tablet che non funzionavano, delle elezioni non servite a nulla, l’autonomia annullata e che nessuno ha capito, la ripresa che non c è stata, la scarsa trasparenza sugli appalti ed una criminalità organizzata presente dappertutto, il disastro della capitale del farmaco e ora vedi gli incendi dolosi ai depositi di materie plastiche gestiti dalle ecomafie … speriamo solo nei 5 stelle.”
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Fabrizio Leoni: “Sono un po’ perplesso sul marketing elettorale incentrato sull’autonomia della Lombardia, perché non dovrebbe essere proprio il cavallo vincente di Maroni. Contrariamente a quanto lui si vanta d’aver conseguito il 22 ottobre, il referendum ha coinvolto soltanto un terzo degli elettori lombardi con diritto di voto, è stato un mezzo fiasco, come il sistema elettronico ed informatico di voto che gli s’è pure inceppato, facendo aspettare quasi due giorni per il risultato finale. Non mi pare proprio sia stata una sfida epocale, visto che alle trattative con Roma sull’autonomia regionale partecipa anche l’Emilia Romagna, che non ha fatto alcun referendum, risparmiando 54 milioni di euro che sono serviti solo alla sua immagine.”
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Ele Bitetto: “Un tempo avevamo i Bandiera, i Toti, i Baracca pronti a sacrificarsi per la Patria. Ora abbiamo Maroni pronto a sacrificarsi per il Parlamento. Alla vita hanno preferito la poltrona”.
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GiuseppeM8509: “Certo che sentir parlare di spelacchio da uno che fa parte di un partito che ha rubato milioni di soldi pubblici per far gozzovigliare la famiglia Bossi, far avere la laurea in Albania al Trota (peraltro anche nominato in Regione Lombardia), diamanti e paradisi fiscali in Tanzania consigliati dalla ‘ndrangheta, è roba da voltastomaco. Ma un briciolo di vergogna ce l’ha costui? Maroni altro sòla della politica, dalla Regione al Parlamento, ma tanto si è visto quello che ha fatto alla sua Regione, soprattutto per quanto riguarda la sanità (tutti arrestati in Regione per scandali riguardanti proprio la sanità).
Unico obbiettivo: poltrona e 20 mila euro al mese pagati da NOI cittadini.
Italiani SVEGLIA! Solo il M5S può liberarci da questi parassiti.”
Stefano Ragusa
Roberto Maroni non rinuncia alla candidatura della Regione Lombardia, per “motivi personali”, ma perché nel processo per il quale è imputato e per il quale va incontro a condanna quasi certa, decadrebbe da governatore con sentenza di primo grado. Mentre, sempre per la legge Severino, da Senatore decadrebbe solo a sentenza definitiva, come il frodatore Berlusconi. Sentenza definitiva che, con i tempi biblici della magistratura arriverebbe dopo la fine della prossima legislatura. Nella Lega Nord non c’è niente di reale. È tutta una finzione per gonzi. Maroni, Tosi e Salvini si sbarazzarono di Bossi dicendo che non gradivano la sua amicizia con Berlusconi, poi ci si sono alleati. La verità è che Bossi aveva il processo dei diamanti. Tosi disse di uscire dalla Lega perché non gradiva Salvini, poi è rientrato dalla finestra con la quarta gamba di Berlusconi. La verità è che si stava indagando a Verona su piste ‘ndranghetiste. Maroni dice di non volersi ricandidare in Lombardia, poi si candida al Senato. La verità è che decadrebbe dopo un anno con una più che probabile condanna al processo nel quale è imputato.
SCIOPERO DI 50.000 MAESTRE
Viviana Vivarelli
50.000 maestre elementari sono in sciopero perché una sentenza del Consiglio di Stato ha cancellato i loro diritti, diritti che pensavano ormai consolidati, ammettendo nelle graduatorie solo i laureati ed escludendo chi ha un diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002.
Questa botta che taglia diritti finora concessi e ora rifiutati, piomba come un fulmine scriteriato a metà anno scolastico, mentre sarebbe stata meglio assorbita e avrebbe creato meno caos nel periodo delle vacanze estive e senza che la Fedeli dica parola. Anzi la Ministra ha dichiarato che lo sciopero è illegittimo.
Ci sono persone che lavorano nella scuola da 40 anni e ancora lo Stato non ha garantito loro un posto di lavoro, persone che hanno speso soldi e tempo per fare tutti i fantasmagorici corsi abilitanti a pagamento e concorsi inutili inventati dallo Stato, persone che hanno maturato esperienze per aver lavorato nella scuola per decenni che valgono più di un foglio di laurea, persone che secondo le leggi vigenti erano entrate in ruolo e ora improvvisamente se lo vedono negare e decadono alla seconda fascia di graduatoria senza avere alcuna certezza di riprendere le loro classi a settembre.
E sarebbe questa la ‘buona scuola’?
La Costituzioni vuole che una nuova legge non faccia perdere i diritti acquisiti ma evidentemente questo vale solo per i vitalizi, mentre per i diritti acquisiti dai cittadini comuni va bene la retroattività.
E così per insegnare in una scuola materna ci vuole una laurea ma per fare il Ministro renziano va bene avere un diplomino triennale da assistente sociale. La sgrammaticata, non laureata che dirige il Ministero dell’istruzione, ha detto: “Speriamo che l’anno scolastico si CONCLUDI (sic) in maniera serena”. E’ il suo discorso ‘più migliore’. Almeno insegnatele la grammatica! Fedeli: «Sarebbe opportuno che lo studio della Storia non si fermasse tra le pareti delle aule scolastiche ma ‘prosegua’ anche lungo i percorsi professionali. E poi non si parla che del congiuntivo sbagliato di Di Maio, che poi non era nemmeno suo! Sempre la Fedeli confonde va al Premio Cherasco Storia e confonde Vittorio Emanuele III, un re abbastanza indimenticabile per tutto quello che ha combinato, con il povero Vittorio Amedeo III, che visse più di 200 anni prima e fu sconfitto da Napoleone
Dunque 50.000 maestre scioperano e le aggiungiamo ai ‘milioni’ di nuovi lavoratori proclamati tali dalla Boschi!! E alla lotta al terrorismo e ai listini sanitari uguali in tutta Italia che, secondo la Boschi, si sarebbero ottenuti se gli italiani votavano sì alla riforma costituzionale. Ma dove???
Luciano: “Ennesima perla di “quelli che sanno governare” ..leggi contraddittorie che non tengono conto della realtà e fatte senza capire le conseguenze. Continuate a votarli mi raccomando! Da aggiungere al pasticcio degli esodati fatti dai “tecnici”, i famosi “competenti” in cui la legge prima ha garantito una cosa, e poi se l’è rimangiata.
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trenomerci: “La legge che chiede una laurea è del 1990 ma il corso di laurea è stato attivato solo 10 anni dopo. Fase transitoria prevista dai politici di turno, mai del tutto messa in pratica. Concorsi bloccato per 13 anni ed ecco il caos. In quei lunghi anni c’è stato chi ha lavorato come precario nel mondo della scuola, si è aggiornato, laureato, specializzato. Aspettando diligentemente il concorso ordinario o quello riservato (previsto dalla Legge). Nel frattempo sono usciti i primi laureati in SFP che sono finiti in una graduatoria “preferenziale”: diritto al ruolo solo per il fatto di essere in QUELLA graduatoria. Non essendoci stati più concorsi, il diploma andava benissimo per le supplenze all’infinito, ma non per il ruolo. A questo punto il ministero e i sindacati hanno colpevolmente fatto finta che i diplomati (utilissimi come tappabuchi!!!) fossero spariti. Poi quando sono partiti i ricorsi di massa, qualcuno si è accorto che la vecchia questione è sempre li’, ma ingigantita. Ricorsi vinti, in abbondanza! Ricordiamo anche lo stessi Consiglio di Stato, prima di quest’ultima sentenza, si è pronunciato in senso diametralmente opposto per ben 7 volte, sulla medesima questione. Un Consiglio di Stato che smentisce se stesso: qui c’è anche un serio problema di giustizia. ll mondo della scuola è “volutamente” contorto,ma è bene capire come stanno le cose e di chi sono le responsabilità.”
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saro45: E’ giusto che ci voglia un titolo di studio come la laurea, ma tutte queste maestre diplomate hanno lavorato in classe con i bambini e quindi sono diventate brave sul campo, di sicuro sono più brave rispetto a chi è laureato, anche se conosce bene pure l’inglese e non è mai stato in classe. Quindi, ben vengano i laureati ma dopo che sono stati assunti tutti i vecchi diplomati con anni e anni di esperienza. Basta con la guerra tra poveri! Ve lo immaginate un diplomato che lavora alla Camera o al Senato, licenziato dopo tanti anni perché c’è il laureato che vuole il suo posto?
LA STRAGE DEI CAPACI
Marco Travaglio
“Da tempo ci domandavamo chi scrive i testi a Renzi. Cioè – parafrasando Altan – chi è il mandante di tutte le cazzate che dice. Ora l’abbiamo scoperto: essendo notoriamente un uomo colto, soprattutto sul fatto, il segretario del Pd si ispira ai grandi maestri del surrealismo. Ed è lì, non alla Ruota della Fortuna, che incontra il magico mondo di B.. Prendete le loro ultime promesse elettorali. Entrambi all’inseguimento del M5S, che da tempo ha brevettato il reddito di cittadinanza, tentano di copiarlo come possono. B. parte primo: “Salario minimo di 9 euro l’ora”. Ieri Renzi rilancia sul Quotidiano nazionale: “Salario minimo a 10 euro l’ora”. Un euro in più. La trovata ricorda un racconto surreale di Cesare Zavattini in Parliamo tanto di me sulla gara mondiale di matematica che premiava chi diceva il numero più alto. “L’algebrista Pull scattò: ‘Un miliardo’. Un oh di meraviglia coronò l’inattesa sortita; si restò tutti con il fiato sospeso. Binacchi, un italiano, aggiunse: ‘Un miliardo di miliardi di miliardi’. Nella sala scoppiò un applauso, subito represso dal Presidente. Mio padre guardò intorno con superiorità e cominciò: ‘Un miliardo di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi, di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi…’. La folla delirava: ‘Evviva, evviva…’. Ma mio padre continuava ‘…di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi…’. Il Presidente Maust, pallidissimo, mormorava a mio padre, tirandolo per le falde della palandrana: ‘Basta, basta, vi farà male’. Mio padre seguitava fieramente: ‘…di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi!’. A poco a poco la sua voce si smorzò, l’ultimo fievole ‘di miliardi’ gli uscì dalle labbra come un sospiro, indi si abbatté sfinito sulla sedia. Il principe Ottone gli si avvicinò, e stava per appuntargli la medaglia sul petto, quando Gianni Binacchi urlò: ‘Più uno!’. La folla portò in trionfo Gianni Binacchi”.
Così ha fatto Renzi col salario minimo. B. dice 9 euro? E lui risponde: “Più uno!”. Se B. non rilancia a 11, ha vinto lui. Tanto poi non se ne fa niente. Si scherza, via. È il bello della campagna elettorale delle forze competenti, quelle che ci sanno fare, mica come quei baluba dei populisti che non sanno neppure fare la O col bicchiere. L’ha detto anche il premier anestetico Gentiloni da Fazio: “Nessuno ha una squadra minimamente comparabile a quella del Pd”. Quindi gli italiani prendano buona nota e votino solo ed esclusivamente Pd: guai a “giocare al Rischiatutto con forze che non sanno governare il Paese” e a “disperdere i risultati ottenuti”.
Meglio la Ruota della Fortuna, cioè Matteo & his friends. Gente in gamba che il mondo ci invidia perché ha dimostrato di saperci fare, come possono testimoniare i lavoratori Alitalia, Ilva e Almaviva, gli abbonati Rai e i clienti delle banche. Non a caso, per dire, abbiamo mandato in giro per il mondo uno statista come Alfano travestito prima da ministro dell’Interno e poi degli Esteri. E abbiamo alla Pubblica Istruzione una falsa laureata, tal Fedeli, che scrive “traccie” al posto di tracce, “battere” al posto di “batterio” e dice “sempre più migliori” e “sarebbe opportuno che lo studio della Storia non si fermasse nelle aule scolastiche ma prosegua…”. E alla PA una tal Madia che ha copiato la tesi di dottorato, ma purtroppo non le leggi che ha scritto, infatti gliele han fatte a pezzi un po’ la Consulta un po’ il Consiglio di Stato un po’ i Tar. E alla Salute una diplomata al Classico, tale Lorenzin, che si crede esperta di vaccini, infatti vuole rifilarli a tutti. Meglio dunque restare in buone mani: quelle che negli ultimi sette anni, ma anche più indietro, ci han regalato solo miracoli. I 2.267 miliardi di debito pubblico (nel 2011 era a quota 1.897, poi è cresciuto di 53 l’anno), i 15 miliardi di debiti di Roma, i 3 di Torino, la crescita più bassa d’Europa, la disoccupazione (soprattutto giovanile) più alta, il record negativo di investimenti esteri e quello positivo di corruzione ed evasione. Le due leggi elettorali incostituzionali (Italicum e Rosatellum). La nuova Costituzione scritta a quattro piedi da un’avvocaticchia etrusca, tale Boschi, e da un plurimputato, tal Verdini, bocciata da 2 elettori su 3. La Buona Scuola fallita e smantellata pezzo per pezzo persino dal Governo Gentiloni. Il Jobs Act che sforna precari e, senza incentivi, fa tremare un milione di assunti per finta.
Gli 80 euro retrattili per un milione di lavoratori. Il bail-in a scoppio ritardato con i tre decreti sui non-rimborsi ai risparmiatori fregati dalle banche, mentre Renzi dormiva per non disturbare il referendum e la Boschi faceva il giro delle sette chiese per salvare l’Etruria del suo babbo. Il Fiscal compact e i trattati di Dublino votati in Europa dagli stessi partiti che in Italia s’indignano se l’Ue ci chiede di rispettarli. La legge-burla sulla legittima difesa con licenza di uccidere, ma solo di notte. Il Codice degli appalti pieno di svarioni e boiate che bloccano gli appalti. Le casette promesse ai terremotati “per Natale” (senza mai specificare l’anno) e mai viste dalla metà dei destinatari. I figuroni in Europa con le multe da procedura d’infrazione, le 85 cause perse su 94 in dieci anni alla Corte da Strasburgo e il ritiro della candidatura di Padoan all’Eurogruppo per eccesso di ribasso. Il Rosatellum che, appena approvato, fa già schifo a chi l’ha scritto, tant’è che il pregiudicato ineleggibile B. può scrivere “Presidente” sul logo di FI e bisogna riesumare Tabacci per salvare la Bonino dalla fatica erculea di raccogliere 400 firme per circoscrizione. Il canone Rai infilato in bolletta dallo stesso clown che ora promette di abolirlo. Massì, teniamoci stretti questi campioni di capacità. Nel senso longanesiano del termine: “Buoni a nulla, ma capaci di tutto”.
Franco Ranocchi
E`penoso che un cittadino italiano voti ancora Matteo Renzi.
Stasera a 8 e 1/2 si è potuto conoscerlo meglio, non ha minimamente accennato ai 10 milioni di poveri che sono una realtà solo italiana in Europa, ha sparato bugie, specialmente sui 5 Stelle ma la cosa più penosa è stato quando ha ammesso che farà una coalizione coi partiti a cui stanno a cuore i problemi di sx, quote rosa, accoglienza di immigrati e 80 euro a chi ha famiglia.
Un Boys Scout 13enne avrebbe più senso della comunità di questo ciarlatano.
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Stefano Ragusa
Attenzione non è un fotomontaggio. È tutto vero! Il sindaco Nardella “in qualità di Presidente del maggio musicale” cambia il finale della Carmen, “che non muore per dare un messaggio contro la violenza sulle donne”. Distruggono il capolavoro di Bizet per fare propaganda politica. E giù i fischi alla prima…Ininterrottamente da 24 ore, la perculata sui social. Ora immaginate se la Raggi, alla prima dell’Opera (di cui il sindaco della capitale è Presidente) avesse tweettato (e fatto perché santo cielo, l’hanno fatto sul serio!) una cagata del genere, cosa sarebbe venuto giù! Per Spelacchio sono riusciti ad aprire fissi un mese su tutti i tg mondiali! Di Nardella, che sta usando fior di quattrini pubblici (il Maggio fiorentino è un baraccone abominevole in profondo rosso da anni) una roba da radiarlo a vita da ogni carica pubblica… nisba! Tutto sotto silenzio.
(e intanto Renzi depenalizza lo stalking , persecuzione reiterata che spesso si conclude con un femminicidio e né Nardella, né Orlando, né gli altri compari facciamo una piega).
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Stefano Ragusa
Vogliono abolire la Fornero, ma l’hanno votata. Vogliono abolire il canone rai, ma l’hanno messo in bolletta. Vogliono abolire le tasse universitarie, ma hanno le hanno aumentate del 14,5% in 5 anni. La loro unica speranza è un’amnesia collettiva.
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La Bonino non trova le firme e viene raccattata da Tabacci nel Centro democratico.
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Stefano Ragusa
La Bonino ha fatto una schifezza. C’è una norma, di principio, di consuetudine, di diritto, di buon senso, per cui un partito già presente in Parlamento non deve raccogliere firme, rappresentando già un elettorato. Bonino, non riesce a raccogliere nemmeno le firme del condominio come tutti i comuni cittadini, come Grillo che le raccolse sotto la neve e si fa letteralmente PRESTARE il simbolo da un democristiano, la cui storia ed elettorato, è l’esatto opposto del suo (e quindi non può rappresentare un cazzo di nessun elettorato radicale…) per infilarcisi dentro. Una gigantesca enorme presa per i fondelli, un tradimento pazzesco alla volontà degli elettori. Immaginate per un momento se tra quelle migliaia di sostenitori di Tabacci ci fossero dei cattolici, magari ciellini milanesi, forse anche obiettori. Che repellono i radicali come il diavolo l’acqua santa. Immaginate anche costoro, su posizioni diverse, come Grillo, abbiano raccolto le firme per Tabacci sotto la neve quell’inverno 2012-13… A distanza di 5 anni, si accorgano che i loro sforzi, le loro firme, quelle dei conoscenti fervidi sostenitori della famiglia, siano stati usati per sostenere una candidata amica di Soros collaborazionista nazista, abortista, divorzista, eurista, liberista. Nemmeno nei peggiori film horror.
Stefano Ragusa
La protesta dei sacchetti non è banale. Deriderla, sminuire il valore dei due centesimi, è un atteggiamento snob e classista. Uno schiaffo alla povertà. Irrispettoso verso il vecchietto che tira a campare con 500 euro al mese. E sì, conta anche su quei due centesimi.
1) Non ce lo chiede l’Europa, come sostiene il PD. La direttiva alla quale fa riferimento del 2015/720 dice espressamente al punto 13 “Gli stati membri possono scegliere di ESONERARE le borse di plastica con uno spessore inferiore ai 15 micron” cioè esattamente quelle che il PD ha deciso di farci pagare. Tutto il contrario. http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/…
2) Non è vero che paghiamo la stessa cifra “perché prima ce la incorporavano nel prezzo”. Intanto il prezzo è lo stesso di prima, ma con l’aggiunta del sacchetto. paghiamo di più di prima.
3) Non è vero che far pagare i due cent alla cassa, serve a responsabilizzare chi abusa dei sacchetti, neanche fossimo degli scolaretti. Quei due cent sono in realtà una tassa occulta, girata automaticamente al commerciante per compensare il maggior costo dei sacchetti bio.
4) “ci sono 150 aziende fornitrici di biosaccheti nessun monopolio o favoritismo” FALSO. Novamont, l’azienda della renziana Catia Bastioli, non produce sacchetti, ma GRANULI di plastica. Novamont ha il brevetto mater Bi, la plastica con l’amido di mais. i granuli vengono venduti ai produttori di sacchetti. In Italia solo Novamont produce mater Bi, avendo il brevetto. Novamont è monopolista di fatto della materia necessaria per produrre quei sacchetti.
5) Renzi dice che vediamo complotti ovunque, ma è stato il Giornale a sputtanarlo, ma non può dirlo, perché la mummia padrona del giornale, è il suo compare.
DEMOCRAZIA PARTECIPATA A ROMA
Consiglieri M5S Roma
A Roma l’attesa è finita. Il futuro della città di Roma sarà nella democrazia diretta e partecipata e nella possibilità per i cittadini di essere coinvolti e ascoltati. Finalmente dopo mesi di lavoro approda in Aula Giulio Cesare la proposta di revisione dello Statuto di Roma Capitale del M5s a prima firma di Angelo Sturni che introduce nuovi strumenti di democrazia diretta e partecipata per favorire il coinvolgimento dei cittadini alla vita pubblica: parliamo del referendum propositivo, abrogativo e consultivo senza quorum, del bilancio partecipativo, delle petizioni popolari elettroniche e delle consultazioni online. Ecco quello che succede quando è il M5S a governare: si realizza quanto dichiarato in campagna elettorale.
Con l’avvio della discussione in Assemblea Capitolina inizia un processo di trasformazione della città che condurrà i romani a partecipare attivamente ai quei processi decisionali che avranno un impatto sul loro territorio: dalla mobilità, all’urbanistica, al bilancio e all’ambiente. Con la modifica della carta fondamentale della capitale siamo di fronte ad un punto di non ritorno per la democrazia diretta a Roma. Le riforme istituzionali a cui stiamo lavorando porteranno la città allo stesso livello delle altre capitali europee e del mondo dove queste innovazioni sono già realtà consolidate e aiutano gli amministratori locali a governare meglio.
Già da quest’anno Roma diventerà inoltre la casa della democrazia: a settembre 2018 ospiterà infatti il Global Forum on Modern Direct Democracy accogliendo ospiti di tutto il mondo, provenienti dalla società civile e dalle istituzioni, che contribuiranno a sviluppare la piena partecipazione dei cittadini in tutti i processi decisionali. Un evento importante, definito con la firma del memorandum d’intenti da parte del sindaco Virginia Raggi assieme al co-Presidente dell’associazione Bruno Kaufmann.
BERLUSCONI, SALVINI E MELONI, FRATELLI COLTELLI
Viviana Vivarelli
Ma davvero il cdx è unito dallo stesso programma??? In realtà non si sa ancora cosa sarà questo programma né chi sarà il leader designato, visto che Berlusconi non può autocandidarsi ma non accetta che il leader sia Salvini né che a scegliersi il leader sia il partito che prende più voti.
L’ennesimo capitolo dello scontro è il no di Forza Italia alla legge Molteni approvata alla Camera con l’appoggio di Pd, M5S e Fratelli d’Italia, ma osteggiata da Forza Italia che con il suo no in commissione Giustizia del Senato non ha permesso l’approvazione della legge in sede deliberante, vale a dire senza passare per l’Aula, e di fatto, vista la fine della Legislatura, l’ha definitivamente affossata.
La legge Molteni è un dispositivo che riforma il rito abbreviato nei processi, eliminando la possibilità di accedere a sconti di pena per gli autori di reati gravissimi, come lo stupro e l’omicidio.
Naturalmente il diniego di Forza Italia ha fatto andare su tutte le furie Matteo Salvini.
Fratelli d’Italia non era d’accordo sulla legge elettorale, promosso da Matteo Salvini ed accettato da Silvio Berlusconi.
Berlusconi a sua volta è stato molto freddo sull’inutile referendum sull’autonomia della Lombardia promosso da Maroni, referendum a cui ha partecipato solo un elettore su 3 e che era perfettamente inutile ma è costato 43 milioni ai Lombardi.
Anche le posizioni verso l’Europa sono diverse.
La Meloni non voleva il Rosatellum, Berlusconi sì.
Salvini vuole cancellare la legge Fornero, Berlusconi non vuole.
In politica estera Salvini e Berlusconi non potrebbero essere più diversi. In Europa il PPE e AFD sono opposti e incompatibili. Nei rapporti con la Turchia, Berlusconi è amico di Edogan, Salvini tuona contro tutto ciò che è islamico. Diversi sono Lega e FI sulla lotta all’immigrazione clandestina, sulla riforma delle pensioni, sulla giustizia, sulle tasse, sull’Euro.
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La procura di Roma apre un fascicolo sulla presunta fuga di notizie che ha portato alla pubblicazione di alcuni documenti depositati in Commissione Banche. I quotidiani riportano una telefonata del 16 gennaio 2015 in cui De Benedetti parla col suo broker Bolengo che cura i suoi investimenti, dicendo di aver parlato con Renzi (‘Mi ha detto che il decreto passa’). Il reato ipotizzato dalla procura di Roma è la rivelazione del segreto d’ufficio. Col decreto che trasformava le Popolari in Banche d’azioni, Banca Etruria, il cui Presidente è il babbo della Boschi, ha visto le sue azioni salire del 66%, un bel regalo per una banca fallita e multata per 144mila euro, indagata dalle Procure per “violazioni di disposizioni sulla governance, carenze nell’organizzazione, nei controlli interni e nella gestione nel controllo del credito e omesse e inesatte segnalazioni alla vigilanza”.
Dopo la soffiata, De Benedetti ordinò l’acquisto di azioni degli istituti di credito che stavano per essere trasformati in spa, incassando così plusvalenze per 600mila euro. E anche il finanziere Davide Serra, amico di Renzi, fa un immediato acquisto di quote delle Popolari ottenendo immediati guadagni con la sua Algebris. Capite perché vorrebbero eliminare le intercettazioni? Perché sono la principale prova dei reati di personaggi politici. E così, mentre gli sciacalli divorano il Paese, i lacchè fanno leggi per impedire che i servi ne sappiano qualcosa. Non solo i media danno false notizie, spesso le notizie non le danno proprio.
Ma la procura di Roma non indaga su chi ha trasmesso notizie che cambiavano il valore delle azioni (il ‘Porto delle nebbie’ colpisce ancora), ma su chi ha fatto conoscere la telefonata. La difesa dei forti è sempre più facile della difesa dei diritti dei cittadini. Vitalone, Squillante, Metta, Carnevale… insegnano. A Omnibus, su La7, il giornalista Bechis afferma: ”Ma cosa volete mai, i 600.000 euro guadagnati da De Benedetti sono come per noi 50 euro!”. Dispiace che un giornalista così serio abbia detto una battuta così cinica ma forse era sarcastica. Cioè: se uno è un poveretto e ruba del cibo per mangiare è un criminale, ma se un miliardario guadagna illegalmente 600.000 euro “sono inezie”. Giustizia rovesciata. Si arresta chi ruba un pezzo di parmigiano in un supermercato (4 mesi) ma si sorride se un potente ottiene in un minuto e con mezzi illeciti 600.000 euro anzi magari si vota poi con noncuranza il delinquente che glielo ha fatto fare. Ovviamente la Procura ha già chiesto l’archiviazione. Provate voi, ora, a fare un piccolo intrallazzo remunerativo contro la legge e vediamo come fa a finire!
Ma la cosa peggiore non è nemmeno vedere la corruzione dei politici che si sposa con quella di certi imprenditori, nel tentativo di spostare la colpa su chi fa conoscere certi intrallazzi, la cosa peggiore è vedere come minimizzano e si arrampicano sugli specchi per farlo i cloni del Pd!! Non capiscono che ci difende un delinquente è, a sua volta, un delinquente ed è questa l’impressione che lasciano sugli onesti?
TROLL DA PIDDI’
Viviana Vivarelli
Leggere sui blog i commenti dei piddioti più fanatici, prezzolati o meno, porta ad essere scossi da risate irrefrenabili per la loro incongruenza e la stupidità senza fine. Una decerebrazione tale da conclamare il Pd come il più demenziale dei partiti italiani, il vero partito delle capre. Per la vostra ilarità vi consiglio un certo Paoletto su IFQ e la coppia Marco 2 centesimi e Giova 2 sul blog di Gilioli (Espresso). Ti fanno proprio squassare. Ed è talmente intenso l’impegno con cui si palleggiano falsità assolute da far pensare a un copione mattutino di cui sono i copiaincolla automatici.
Ricordiamo intanto che, in base all’art 180 del testo unico sull’intermediazione bancaria:
“È punito con la reclusione fino a 2 anni e con la multa da 20 a 600 milioni chiunque, essendo in possesso di informazioni privilegiate in ragione della partecipazione al capitale di una società, ovvero dell’esercizio di una funzione, anche pubblica, di una professione o di un ufficio: a) acquista, vende o compie altre operazioni, anche per interposta persona, su strumenti finanziari avvalendosi delle informazione medesime; b) senza giustificato motivo, dà comunicazioni delle informazioni delle informazioni, ovvero consiglia ad altri, sulla base di esse, il compimento di taluna delle operazioni indicate”.
Sul caso De Benedetti, Travaglio, oggi, precisa che:
-non è vero, come dicono Renzi e de Benedetti che tutti i media avevano parlato del futuro decreto che avrebbe trasformato le Popolari in Banche per azioni, alzandone subito il valore, e che addirittura Renzi aveva tenuto una conferenza su questo all’Ubs. L’Ubs non ne sa nulla e nessun media ne ha mai parlato
-non è vero che è tutto archiviato. A inizio 2015 la Consob acquisì la telefonata illegale, archiviò gli aspetti amministrativi della pratica e rimandò quelli penali alla procura di Roma. La stessa Consob, non si sa perché, non contestò nulla a Renzi, mentre addebitò a De Benedetti il reato di insider trading, cioè compravendita di titolo da parte di chi era venuto in possesso di informazioni privilegiate (che non era legale diffondere).
Insomma in questo reato ci sono dentro in 3: Renzi, il suo agente Bolengo e De Benedetti ma, misteriosamente, la Procura di Roma indagò solo Bolengo e non gli altri due. Poi ha chiesto per l’archiviazione per Bolengo ma dopo due anni il gip non ha ancora deciso se farla o no, mentre Renzi e De Benedetti sono finiti nel cassonetto degli “atti che non costituiscono reato”. E perché, visto che il reato non potrebbe essere più chiaro?
Si dovrebbe dunque dire che Renzi e De Benedetti sono ‘santi’ ad honorem?
Intanto l’Anticorruzione apre una istruttoria su Spelacchio!!? Ma siamo scemi o ci prendono per tali?
max ros: “Il più grande debitore insolvente del Monte dei Paschi di Siena, quello che non le ha reso 600 milioni, gira libero in un Paese come il nostro, va tranquillamente a colazione a Palazzo Chigi e suggerisce anche le riforme al Governo, vedi Jobs Act. Siamo FE-NO-ME-NA-LI!!!
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Il 15 gennaio nel mattino breakfast e colloquio Renzi-De Benedetti.
il 16 gennaio nel mattino – a Borsa aperta – De Benedetti acquista i titoli delle Popolari.
il 16 gennaio alle 17:58 – a Borsa chiusa – la Ansa diffonde la nota sulle Popolari.
Che altro c’è da dire?
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SPEAKER : Non c’è che dire, a Renzi, alla Boschi e a Padoan, piace avere amici come De Benedetti. Accettano più volentieri un invito a cena da lui che un incontro con gli operai di una fabbrica. Sono gusti. Se poi, durante un incontro tra amici ci scappa qualche informazione segreta, non è la fine del mondo, è solo un piccolo aiutino ad un amico che guarda caso è uno dei più ricchi in Italia. Meglio agevolare un ricco che 100 poveri. Forse è questa la visione di Renzi! Renzi….badate bene, uomo di sx. Anzi, anche De Benedetti, bontà sua, è uomo di sx…….a modo suo. Come si poteva pensare che due personaggi come Renzi e la Boschi, dopo la sconfitta al Referendum, potessero lasciare la politica, come da loro preannunciato. Se ciò fosse successo, avrebbero rischiato di essere invitati a casa mia e non da De Benedetti. Ve lo immaginate? E la maggioranza degli italiani credono ancora che questi possano sollevare le sorti dell’Italia. Che ingenui!
Nella lista dei debitori insolventi che hanno portato il rosso di Monte dei Paschi di Siena a 47 miliardi c’è di tutto, grandi imprenditori, agli immobiliaristi, coop rosse, partecipate pubbliche della Toscana e tra i protagonisti di spicco più emblematici figura la famiglia De Benedetti e la sua Sorgenia. I De Benedetti capita l’antifona della crisi irreversibile non si sono resi disponibili a ricapitalizzare come da richiesta delle banche. Alla fine il «pacco» Sorgenia è finito tutto in mano alle banche che hanno convertito l’esposizione creditizia in azioni. E Mps si ritrova ora azionista della Nuova Sorgenia con il 17% del capitale. Per rientrare dal credito prima o poi, occorrerà risanare la società e venderla. Oggi Sorgenia è tra gli incagli di Mps. Non solo, nel 2015 la banca ha svalutato i titoli Sorgenia per 36 milioni di euro.
(Domanda: sono andati a sequestrargli i beni? lo hanno penalizzato in qualche modo? Lo hanno forzato al rientro del prestito? Ma no, figuriamoci! Al n° 1 tessera Pd, hanno permesso di sanare il debito con azioni deprezzate dal valore di 27 milioni e gli hanno dato una informazione illegale che gli ha fruttato 600 milioni. In Italia i poveracci li menano ma i delinquenti li premiano!
Luce so fusa
De Benedetti comprò azioni di Etruria su suggerimento di Renzi.
Non può fare tutto la Boschi.
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Notturno concertante
Renzi, soffiata da 600mila euro a De Benedetti.
Ma quella sulla Consip valeva molto di più.
INSIDER RENZINO
Marco Travaglio
“Abbiamo spesso criticato Renzi per le sue politiche, ma abbiamo sempre pensato che fosse onesto. Cioè che facesse politica non per fare soldi o per farli fare ad amici e compari, ma perché ama il potere e la ribalta e vuole usarli per realizzare i suoi progetti (che in gran parte non ci piacciono, però fa niente). Ma, diceva Montanelli, “per quanti sforzi facciamo, di un politico non riusciamo mai a pensare abbastanza male”. Infatti ora scopriamo dagli atti di un’indagine (si fa per dire) della Procura di Roma, acquisiti dalla Commissione banche, che ci sbagliavamo. Il quadro che emerge è quello di una ributtante simonia fra interessi pubblici e privati, in barba al dovere d’imparzialità della Pubblica amministrazione e a suon di informazioni privilegiate a finanzieri-editori amici che le sfruttano per fare soldi col minimo sforzo. Come disse il compianto Guido Rossi, che però parlava di D’Alema, Palazzo Chigi è tornato a essere “una merchant bank dove non si parla inglese”. O forse lo si parlava, ma non sapremo mai con chi, perché l’indagine non è stata fatta a dovere e la lista completa degli affaristi che beneficiarono di soffiate sottobanco per riempirsi le tasche resterà avvolta nella nebbia.
È il più grosso scandalo politico-finanziario degli ultimi anni, ancor più grave del caso Boschi-Etruria e persino delle scalate dei “furbetti del quartierino”. Un’affaire che in qualunque altra democrazia stroncherebbe la carriera al protagonista. Cioè a Renzi, che qui faceva da spalla a Carlo De Benedetti, all’epoca titolare del gruppo Repubblica-Espresso, e ora anche di Stampa e Secolo XIX in società con gli Elkann-Agnelli. Tutto comincia a metà gennaio 2015: la Consob, organo di vigilanza sulla Borsa, nota un’improvvisa fibrillazione attorno ai titoli di alcune banche popolari. La più appetita è Etruria, che a furia di acquisti sale di valore fino al 65%. Cosa induce tanti investitori a comprare azioni di quella e di altre banchette pericolanti? Sanno qualcosa che i comuni mortali ignorano? La Consob attiva la Guardia di Finanza, che acquisisce dai broker gli ordini di acquisto sospetti (tutti registrati per legge). Uno è di De Benedetti che il 16 gennaio, un mese dopo aver definito in tv Renzi “un fuoriclasse”, telefona al suo broker di fiducia, Gianluca Bolengo. E l’invita a investire nei titoli di alcune banche popolari, visto che Renzi gli ha appena annunciato che sta per riformarle per decreto. De Benedetti: “Il Governo farà un provvedimento sulle popolari per tagliare la storia del voto capitario nei prossimi mesi… una o due settimane”. B.: “Questo è molto buono (…)”.
D.B.: “Quindi volevo capire una cosa … salgono le popolari?”. B.: “Sì su questo, se passa un decreto fatto bene, salgono”. D.B.: “Passa, ho parlato con Renzi ieri, passa”. B.: “Se passa è buono, sarebbe da avere un basket sulle popolari (…)”. Poche ore dopo il broker di De Benedetti inizia a comprare titoli di sei banche popolari poi coinvolte dal decreto. Di cui ancora nessuno sa niente (a parte l’Ingegnere e chissà chi altri): solo vaghe indiscrezioni sui giornali, ma nessun accenno alle date né tantomeno alla scelta del decreto a effetto immediato. Poi puntualmente, il 20 gennaio, il Governo Renzi approva il Decreto Popolari, e i titoli delle banche interessate – ora che la notizia è pubblica – salgono ancora. Così, in quattro giorni, l’editore di Repubblica ed Espresso realizza con la sua finanziaria Romed una plusvalenza di 600 mila euro: soldi che non avrebbe incassato se non avesse saputo (da Renzi, dice lui) ciò che non avrebbe dovuto sapere. Cioè se fosse stato un cittadino come gli altri. L’11 febbraio il Presidente Consob Giuseppe Vegas rivela alla Camera che una serie di “soggetti hanno effettuato acquisti prima del 16 gennaio, eventualmente accompagnati da vendite nella settimana successiva”, creando “plusvalenze effettive o potenziali stimabili in 10 milioni di euro”.
La Consob ipotizza un insider trading di “secondo livello” (depenalizzato nel 2004 da B. a illecito amministrativo), ma anche ipotesi di reato, infatti trasmette le carte alla Procura di Roma. Alla fine la Consob archivierà la sua istruttoria, con voto a maggioranza dei commissari e astensione di Vegas. Che fa la Procura di Roma, con quelle intercettazioni in mano? Poco o nulla: non iscrive né intercetta Renzi, De Benedetti e altri possibili soffiatori o profittatori di notizie riservate (cosa che invece fecero i pm di Milano e la gup Forleo nel 2005, alle prime avvisaglie dei reati finanziari dei “furbetti”, gettando una rete così vasta che alla fine acchiappò persino il governatore Fazio). Si limita a sentire in gran segreto il premier e l’Ingegnere come testi. L’unico indagato (per ostacolo alla vigilanza) è Bolengo, di cui 18 mesi fa il pm chiede l’archiviazione (per ora non accolta dal gip). La tesi è che non si possono sospettare Renzi e De Benedetti di insider trading perché l’Ingegnere non è preciso sulle due “informazioni privilegiate” che potrebbero integrare il reato: con Bolengo non parla esplicitamente di decreto (lo fa invece il broker, ma “in modo del tutto generico e non tecnico”), né mostra di conoscerne la data. Il 14 dicembre, in Commissione banche, Vegas parla non solo della Boschi, ma anche degli incontri fra Renzi e De Benedetti prima del Decreto Popolari. E subito la Procura si precipita a precisare che “non ha istruito alcun procedimento a carico di Renzi e De Benedetti”. Come se questo fosse un vanto. L’altra sera, a Otto e mezzo, Renzi sproloquia sul processo alla Raggi e, quando Lilli Gruber gli fa notare il caso molto simile del processo a Sala, svicola sulla Appendino. Poi aggiunge: “Mai ricevuto un avviso di garanzia in vita mia”. Un giorno o l’altro, forse, scopriremo il perché.
DI BATTISTA A DI MARTEDI’
LA DISILLUSIONE ELETTORALE
Bruno p. Napoli
Casta ed anticasta, Cristo ed anticristo ma il M5S non è certamente l’artefice di questo clima elettorale che sta condizionando le scelte dei votanti alle prossime politiche.
Per chi non se ne fosse accorto i partiti tradizionali si sono già disciolti con i loro fallimenti programmatici e c’è un aria nauseabonda di un ritorno al passato, di quelli più brutti fatti di clientelismo e accordi opportunistici tra voltagabbana e nomadi politici che non sono certamente un’attrattiva per l’elettore.
Ci si chiede perché l’astensionismo sia in ascesa e si addita il M5S come antisistema e destabilizzante per la politica ma non si è davvero sinceri se non si analizza la situazione attuale.
La dx è una accozzaglia nata sulle ceneri del duo Bossi-Berlusconi dove Salvini si barcamena con una lega “nuova” di zecca che comunque si alimenta dai programmi e dai proclami di quella vecchia.
La furba mossa di Maroni di candidarsi alle politiche non è altro che un vecchio piano rispolverato per far rinascere un PDL isolando Salvini ma i tempi sono cambiati e Berlusconi addirittura pensa di reclutare a sx.
Caliamo un velo pietoso sul Pd il cui più evidente fallimento è quello di aver disilluso completamente quel popolo di sx che si doveva evolvere verso il partito della nazione di Renzi dove però hanno prevalso leopolde e gigli magici confondendo la sx con uno statalismo corrotto e furbesco.
Che ci resta il partitello di Grasso, costola “rivoluzionaria” del Pd o qualche centrista in cerca di autore tipo Casini e Tabacci?
La colpa di questa situazione è dell’antisistema, della sua ingenuità ,della sua incapacità di amministrare figuriamoci di governare però qualcuno spieghi agli elettori quale abominio democratico sia diventato il sistema di potere in Italia.
O SPIEGA O SI RITIRA
Marco Travaglio
Ieri, leggendo gli altri giornali (i tg Rai ormai fanno un altro mestiere, il più antico del mondo), abbiamo imparato una cosa nuova: la soffiata dell’allora premier Matteo Renzi che nel gennaio del 2015 avverte Carlo De Benedetti dell’imminente decreto sulle banche popolari, facendogli guadagnare in pochi giorni 600 mila euro in Borsa col minimo sforzo, è una notizietta da niente.
Molto meno importante della posizione cangiante di Di Maio sull’euro (apertura del Corriere e titolo in prima pagina del Messaggero), delle avventure di Spelacchio (terzo titolo di prima pagina del Messaggero), dell’appello del Pd a Grasso per la Lombardia (apertura di Repubblica), del calendario dei processi a Marra e alla Raggi (secondo editoriale di Sergio Rizzo su Repubblica) e della balla di Gentiloni sul record di occupati dal 1977 (apertura de La Stampa).
Infatti il più grave scandalo che abbia coinvolto un leader politico ed ex premier italiano dai tempi di B. non compare sulla prima pagina di Repubblica e neppure nelle restanti 51 del quotidiano edito da De Benedetti.
Invece, sulla prima del Corriere, occupa mezzo catenaccio sotto il titolo su Di Maio e l’euro (“Banche, la telefonata di De Benedetti su Renzi”, e chi ci capisce è bravo). Sulla prima del Messaggero, un titolino altrettanto enigmistico: “La telefonata: De Benedetti, Renzi e il caso delle Popolari”.
Qualche indizio in più lo fornisce il microtitolo de La Stampa: “De Benedetti: ‘Ho sentito Renzi. Il decreto sulle Popolari passerà’”. E noi, con la nostra prima pagina, chissà che ci credevamo: non è successo nulla.
Poi abbiamo sentito Renzi, intervistato da Massimo Giannini su Radio Capital.
Domanda: è vero che avvertì De Benedetti dell’imminente decreto sulle banche popolari?
Risposta, si fa per dire:
“Lo chieda a De Benedetti visto che è il suo editore… C’era un’agenzia sul fatto che O SPIEGA O SI RITIRA
Marco Travaglio
Ieri, leggendo gli altri giornali (i tg Rai ormai fanno un altro mestiere, il più antico del mondo), abbiamo imparato una cosa nuova: la soffiata dell’allora premier Matteo Renzi che nel gennaio del 2015 avverte Carlo De Benedetti dell’imminente decreto sulle banche popolari, facendogli guadagnare in pochi giorni 600 mila euro in Borsa col minimo sforzo, è una notizietta da niente.
Molto meno importante della posizione cangiante di Di Maio sull’euro (apertura del Corriere e titolo in prima pagina del Messaggero), delle avventure di Spelacchio (terzo titolo di prima pagina del Messaggero), dell’appello del Pd a Grasso per la Lombardia (apertura di Repubblica), del calendario dei processi a Marra e alla Raggi (secondo editoriale di Sergio Rizzo su Repubblica) e della balla di Gentiloni sul record di occupati dal 1977 (apertura de La Stampa).
Infatti il più grave scandalo che abbia coinvolto un leader politico ed ex premier italiano dai tempi di B. non compare sulla prima pagina di Repubblica e neppure nelle restanti 51 del quotidiano edito da De Benedetti.
Invece, sulla prima del Corriere, occupa mezzo catenaccio sotto il titolo su Di Maio e l’euro (“Banche, la telefonata di De Benedetti su Renzi”, e chi ci capisce è bravo). Sulla prima del Messaggero, un titolino altrettanto enigmistico: “La telefonata: De Benedetti, Renzi e il caso delle Popolari”.
Qualche indizio in più lo fornisce il microtitolo de La Stampa: “De Benedetti: ‘Ho sentito Renzi. Il decreto sulle Popolari passerà’”. E noi, con la nostra prima pagina, chissà che ci credevamo: non è successo nulla.
Poi abbiamo sentito Renzi, intervistato da Massimo Giannini su Radio Capital.
Domanda: è vero che avvertì De Benedetti dell’imminente decreto sulle banche popolari?
Risposta, si fa per dire:
“Lo chieda a De Benedetti visto che è il suo editore… C’era un’agenzia sul fatto che avremmo fatto quella riforma”.
La prima frase è ben oltre i confini della realtà, in bocca a un leader che ha fatto il premier per quattro anni e ora si candida a rifarlo, dunque dovrebbe chiarire ogni suo comportamento ai cittadini-elettori; tantopiù che a De Benedetti non c’è nulla da chiedere, visto che la sua versione l’ha già fornita in diretta nella telefonata del 16 gennaio 2015 con cui annunciò al suo broker che il decreto sulle Popolari “passa, ho parlato con Renzi ieri, passa”, entro “una o due settimane”.
Ora è Renzi che dovrebbe dire a che titolo incontrò l’Ingegnere il 15 gennaio, cinque giorni prima il varo del decreto, e come si permise di passargli informazioni così riservate, venendo meno ai suo doveri di riserbo e di imparzialità.
La seconda frase (“C’era un’agenzia sul fatto che avremmo fatto quella riforma”) è una menzogna. L’unico lancio Ansa sul tema, precedente l’incontro Renzi-De Benedetti, è del 3 gennaio, e non dice né che il Governo farà un decreto, né che è questione di giorni.
Anzi, tutto il contrario:
“Il Governo starebbe studiando di lanciare in primavera la riforma del settore – un intervento legislativo richiesto da decenni ma mai varato – di fatto per trasformare le banche popolari in spa”.
Dunque dalle agenzie De Benedetti non saprebbe nulla di ciò che invece comunica con grande certezza e con molti dettagli (decreto, tempistica ravvicinata e abolizione del voto capitario) il 16 gennaio al suo broker Gianluca Bolengo:
“Il Governo farà un provvedimento sulle Popolari per tagliare la storia del voto capitario nei prossimi mesi… una o due settimane”.
Anche Bolengo sa del decreto:
“Se passa un decreto fatto bene (le azioni delle popolari in Borsa, ndr) salgono”. Infatti l’Ingegnere gli dà mandato di fare incetta di azioni prima che il decreto venga varato (quattro giorni dopo, il 20 gennaio) e annunciato (la sera del 16).
E si mette in tasca 600 mila euro.
Lo stesso fanno altri pochissimi fortunati destinatari delle soffiate governative, accumulando un totale di 10 milioni. Il che non sarebbe avvenuto se la riforma, com’era normale, avesse seguito l’iter ordinario del disegno di legge (non c’era alcuna necessità né urgenza, per una norma attesa da decenni), con un ampio dibattito parlamentare che avrebbe richiesto tempi lunghi e posto tutti gli investitori sullo stesso piano. Ma, senza decreto, De Benedetti e gli altri pochi raider avvisati non avrebbero potuto fare il colpaccio.
La prova è proprio in un’Ansa diramata alle 17.58 del 16 gennaio, a Borse chiuse, quando De Benedetti ha già acquisito le azioni delle popolari tramite Bolengo.
Il 16 gennaio, sempre l’Ansa, alle 17.58:
“In arrivo norme per riformare la governance delle banche popolari e del credito cooperativo (Bcc) e favorire un consolidamento del settore. Secondo quanto si apprende da diverse fonti le misure sarebbero contenute nel provvedimento ‘Investment compact’ che il Governo varerà la prossima settimana”.
L’unico lancio Ansa con le informazioni precise sul provvedimento e la sua tempistica, dunque, è ininfluente ai fini dell’affarone dell’Ingegnere, che sa già tutto dal giorno prima. Il che aumenta la rilevanza della soffiata di Renzi che gli ha permesso di mettere a segno la speculazione nell’ultima finestra utile prima che inizino a circolare le voci sulla riforma.
Per speculare su titoli quotati, è decisivo avere informazioni privilegiate prima degli altri. Se viene annunciato un decreto su materie finanziarie, cioè con un impatto sui prezzi dei titoli, è realistico aspettarsi che il provvedimento verrà convertito in legge dal Parlamento così come è stato scritto dal Governo, altrimenti si creerebbe il caos.
Quindi la fase rilevante ai fini dell’investimento è quella dell’annuncio del decreto: è quello il momento di comprare i titoli delle banche che ne saranno avvantaggiate e vendere quelli degli istituti che ne saranno penalizzati.
Se invece fosse stato annunciato un ddl, capire quali titoli comprare sarebbe stato molto più complicato: ogni emendamento in Parlamento avrebbe potuto creare o cancellare opportunità di investimento, rendendo molto più rischioso scommettere in anticipo.
Il finanziere scommette solo se sa che le informazioni avute all’inizio dell’iter legislativo saranno ancora valide alla fine, così può stabilire subito cosa e quanto comprare: proprio il caso del decreto Renzi, che entrando in vigore subito non avrebbe rischiato modifiche successive fino alla conversione in legge.
Ciò che conta per De Benedetti non è tanto sapere che ci sarà una riforma, ma che avverrà per decreto, con alle spalle tutto il peso politico del Governo Renzi (allora fortissimo).
Ora, in tutto il mondo civile, questo scandalo porterebbe i protagonisti in tribunale (e i politici alle dimissioni). Invece siamo in Italia, anzi a Roma, dove la Procura ha trovato il modo di non indagare né intercettare Renzi e De Benedetti, e di inquisire il solo Bolengo (perché è l’unico a dire “decreto”), per poi chiedere subito di archiviarlo perché – scrive il pm, molto spiritoso, al gip – “utilizzava in modo del tutto generico e, palesemente, senza connotazione tecnica, la parola ‘decreto’”.
Cioè diceva decreto, ma non voleva dire decreto.
Fantastico.
Dunque, salvo che il gup che cova la richiesta di archiviazione da due anni, senza dire né sì né no, non la respinga o disponga l’imputazione coatta degli altri due, l’inchiesta finirà a tarallucci e vino. Dopodiché bisognerà riscrivere il Codice penale e tutti i dizionari alla voce insider trading: se non è insider questo, non si sa più cosa lo sia.
Ma qui c’è una questione politica ed etica grossa come una casa: cosa intende Renzi per “governare”? Rendere un servizio a tutti i cittadini in nome dell’interesse generale, o fare servizietti a pochi compari in cambio di favori o di buona stampa? Finora si pensava che, nel giro renziano, questo concetto familistico e privatistico dello Stato fosse un’esclusiva di babbo Tiziano e di Boschi padre e figlia. Ora si sa che è anche suo.
Chissà se nel Pd e nel csx c’è ancora qualcuno dotato di memoria e coraggio. Memoria per ricordargli la questione morale di Berlinguer. Coraggio per spiegargli con parole semplici che deve andare a casa.
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La procura di Roma apre un fascicolo sulla presunta fuga di notizie che ha portato alla pubblicazione di alcuni documenti depositati in Commissione Banche. I quotidiani riportano una telefonata del 16 gennaio 2015 in cui De Benedetti parla col suo broker Bolengo che cura i suoi investimenti, dicendo di aver parlato con Renzi (‘Mi ha detto che il decreto passa’). Il reato ipotizzato dalla procura di Roma è la rivelazione del segreto d’ufficio. Col decreto che trasformava le Popolari in Banche d’azioni, Banca Etruria, il cui Presidente è il babbo della Boschi, ha visto le sue azioni salire del 66%, un bel regalo per una banca fallita e multata per 144mila euro, indagata dalle Procure per “violazioni di disposizioni sulla governance, carenze nell’organizzazione, nei controlli interni e nella gestione nel controllo del credito e omesse e inesatte segnalazioni alla vigilanza”.
Dopo la soffiata, De Benedetti ordinò l’acquisto di azioni degli istituti di credito che stavano per essere trasformati in spa, incassando così plusvalenze per 600mila euro. Capite perché vorrebbero eliminare le intercettazioni? Perché sono la principale prova dei reati di personaggi politici. E così, mentre gli sciacalli divorano il Paese, i lacchè fanno leggi per impedire che i servi ne sappiano qualcosa. Non solo i media danno false notizie, spesso le notizie non le danno proprio.
Ma la procura di Roma non indaga su chi ha trasmesso notizie che cambiavano il valore delle azioni(il ‘Porto delle nebbie’ colpisce ancora), ma su chi ha fatto conoscere la telefonata. La difesa dei forti è sempre più facile della difesa dei diritti dei cittadini. Vitalone, Squillante, Metta, Carnevale… insegnano. A Omnibus, su La7, il giornalista Bechis afferma: ”Ma cosa volete mai, i 600.000 euro guadagnati da De Benedetti sono come per noi 50 euro!”. Dispiace che un giornalista così serio abbia detto una battuta così cinica ma forse era sarcastica. Cioè: se uno è un poveretto e ruba del cibo per mangiare è un criminale, ma se un miliardario guadagna illegalmente 600.000 euro “sono inezie”. Giustizia rovesciata. Si arresta chi ruba un pezzo di parmigiano in un supermercato (4 mesi) ma si sorride se un potente ottiene in un minuto e con mezzi illeciti 600.000 euro anzi magari si vota poi con noncuranza il delinquente che glielo ha fatto fare. Ovviamente la Procura ha già chiesto l’archiviazione. Provate voi, ora, a fare un piccolo intrallazzo remunerativo contro la legge e vediamo come fa a finire!
Ma la cosa peggiore non è nemmeno vedere la corruzione dei politici che si sposa con quella di certi imprenditori, nel tentativo di spostare la colpa su chi fa conoscere certi intrallazzi, la cosa peggiore è vedere come minimizzano e si arrampicano sugli specchi per farlo i cloni del Pd!! Non capiscono che ci difende un delinquente è, a sua volta, un delinquente ed è questa l’impressione che lasciano sugli onesti?
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Anche Bolengo sa del decreto:
“Se passa un decreto fatto bene (le azioni delle popolari in Borsa, ndr) salgono”. Infatti l’Ingegnere gli dà mandato di fare incetta di azioni prima che il decreto venga varato (quattro giorni dopo, il 20 gennaio) e annunciato (la sera del 16).
E si mette in tasca 600 mila euro.
Lo stesso fanno altri pochissimi fortunati destinatari delle soffiate governative, accumulando un totale di 10 milioni. Il che non sarebbe avvenuto se la riforma, com’era normale, avesse seguito l’iter ordinario del disegno di legge (non c’era alcuna necessità né urgenza, per una norma attesa da decenni), con un ampio dibattito parlamentare che avrebbe richiesto tempi lunghi e posto tutti gli investitori sullo stesso piano. Ma, senza decreto, De Benedetti e gli altri pochi raider avvisati non avrebbero potuto fare il colpaccio.
La prova è proprio in un’Ansa diramata alle 17.58 del 16 gennaio, a Borse chiuse, quando De Benedetti ha già acquisito le azioni delle popolari tramite Bolengo.
Il 16 gennaio, sempre l’Ansa, alle 17.58:
“In arrivo norme per riformare la governance delle banche popolari e del credito cooperativo (Bcc) e favorire un consolidamento del settore. Secondo quanto si apprende da diverse fonti le misure sarebbero contenute nel provvedimento ‘Investment compact’ che il Governo varerà la prossima settimana”.
L’unico lancio Ansa con le informazioni precise sul provvedimento e la sua tempistica, dunque, è ininfluente ai fini dell’affarone dell’Ingegnere, che sa già tutto dal giorno prima. Il che aumenta la rilevanza della soffiata di Renzi che gli ha permesso di mettere a segno la speculazione nell’ultima finestra utile prima che inizino a circolare le voci sulla riforma.
Per speculare su titoli quotati, è decisivo avere informazioni privilegiate prima degli altri. Se viene annunciato un decreto su materie finanziarie, cioè con un impatto sui prezzi dei titoli, è realistico aspettarsi che il provvedimento verrà convertito in legge dal Parlamento così come è stato scritto dal Governo, altrimenti si creerebbe il caos.
Quindi la fase rilevante ai fini dell’investimento è quella dell’annuncio del decreto: è quello il momento di comprare i titoli delle banche che ne saranno avvantaggiate e vendere quelli degli istituti che ne saranno penalizzati.
Se invece fosse stato annunciato un ddl, capire quali titoli comprare sarebbe stato molto più complicato: ogni emendamento in Parlamento avrebbe potuto creare o cancellare opportunità di investimento, rendendo molto più rischioso scommettere in anticipo.
Il finanziere scommette solo se sa che le informazioni avute all’inizio dell’iter legislativo saranno ancora valide alla fine, così può stabilire subito cosa e quanto comprare: proprio il caso del decreto Renzi, che entrando in vigore subito non avrebbe rischiato modifiche successive fino alla conversione in legge.
Ciò che conta per De Benedetti non è tanto sapere che ci sarà una riforma, ma che avverrà per decreto, con alle spalle tutto il peso politico del Governo Renzi (allora fortissimo).
Ora, in tutto il mondo civile, questo scandalo porterebbe i protagonisti in tribunale (e i politici alle dimissioni). Invece siamo in Italia, anzi a Roma, dove la Procura ha trovato il modo di non indagare né intercettare Renzi e De Benedetti, e di inquisire il solo Bolengo (perché è l’unico a dire “decreto”), per poi chiedere subito di archiviarlo perché – scrive il pm, molto spiritoso, al gip – “utilizzava in modo del tutto generico e, palesemente, senza connotazione tecnica, la parola ‘decreto’”.
Cioè diceva decreto, ma non voleva dire decreto.
Fantastico.
Dunque, salvo che il gup che cova la richiesta di archiviazione da due anni, senza dire né sì né no, non la respinga o disponga l’imputazione coatta degli altri due, l’inchiesta finirà a tarallucci e vino. Dopodiché bisognerà riscrivere il Codice penale e tutti i dizionari alla voce insider trading: se non è insider questo, non si sa più cosa lo sia.
Ma qui c’è una questione politica ed etica grossa come una casa: cosa intende Renzi per “governare”? Rendere un servizio a tutti i cittadini in nome dell’interesse generale, o fare servizietti a pochi compari in cambio di favori o di buona stampa? Finora si pensava che, nel giro renziano, questo concetto familistico e privatistico dello Stato fosse un’esclusiva di babbo Tiziano e di Boschi padre e figlia. Ora si sa che è anche suo.
Chissà se nel Pd e nel csx c’è ancora qualcuno dotato di memoria e coraggio. Memoria per ricordargli la questione morale di Berlinguer. Coraggio per spiegargli con parole semplici che deve andare a casa.
ANNAMARIA
“Ma il problema più grosso forse è che questa rivendicazione diffusa dell’istinto – e quindi dell’estensione dell’io, indifferente all’altro – è uno dei tratti caratterizzanti di questi anni e non riguarda solo il rapporto tra i generi. Ha ad esempio un emblema gigantesco e vivente in politica, con Donald Trump: io sono più forte, quindi posso inquinare il mondo perché mi fa comodo,.. ”
Ma il modello Donald Trump va alla grande anche in Italia. Ce lo spiega molto bene Franco Bechis.
“Domani mattina fondo una società, la indebito fino all’osso, poi allargo le braccia e spiego che quei soldi non li posso restituire e la società la metto in vendita. Non la compra nessuno? E allora se la prendano le banche che avevano prestato quei soldi. Certo, mi spiace che una di quelle rischi di andare gambe all’aria con quei debiti. Ma non è più affare mio. Adesso non ho tempo di discuterne, perché sono atteso in Banca di Italia dai suoi vertici che mi riceveranno come un eroe. Piaciuta la storia? Beh, non è fiction. Ma realtà. Solo che io non verrei mai ricevuto dalla Banca di Italia a piacimento. Perché non mi chiamo Carlo De Benedetti. E la società fondata non è immaginaria, ma il gruppo Sorgenia, per cui è finita più o meno così (anche se oggi con un nuovo management sembra avere trovato una nuova vita). E anche la banca costretta a leccarsi ferite profondissime per i soldi prestati a Sorgenia non è fiction: è il Monte dei Paschi di Siena, che poi per non traballare ha dovuto acciuffare al volo i bond-aiuto dello Stato e dei contribuenti italiani.[….]
Nell’interrogatorio [ndr. a quelli della Consob] De Benedetti poi spiega di avere parlato delle popolari alle 7 del mattino a colazione con Matteo Renzi, di essere stato suo consulente informale, di avere inventato lui il job act e di avere rapporti di amicizia con Maria Elena Boschi e Pier Carlo Padoan che spesso vanno a cena a casa dell’ingegnere. Praticamente De Benedetti era il padrone di casa del Governo, che in fondo per lui non era una istituzione, ma una combriccola di amici: “perché poi sa, quello lì si chiama Governo, ma non è un Governo, sono quattro persone, ecco…”.
Ecco, appunto. Così siamo messi.
C’è chi può fare quello che vuole. Tutto quello che vuole. Anche molto male.
Perciò meglio non dirlo. Meglio non saperlo. Meglio tacere.