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Enzensberger – La difesa del Pianeta. Ermanno Olmi e Carlo Petrini – Il senso del limite e le tragiche conseguenze della sua perdita- Maurizio Pallante e la DECRESCITA FELICE – Il BES contro il PIL- I Beni e le Merci – A cosa servono gli F35? A portare le bombe atomiche americane? – L’Unione Europea ci dà 41 miliardi di euro, cosa intende farne il Governo Letta?- Pdl/Pdl, il supplizio etrusco – Perché non puniamo il negazionismo come nel resto d’Europa? – Istanbul di sangue – Afghanistan, una guerra che costa 6.000 miliardi di dollari, ma a che fine?
Questo Paese è svenuto, dimenticato, ferito, in coma, pazzo, morente, asettico, svogliato, assente, emarginato, nolente, irreperibile, distante, smemorato, perdente, esaurito, sfumato, fumato, soccombente, evanescente, incosciente, morto, morente, inesistente….
Questo Paese dov’è? Dove va? Cosa sa?
Inutile chiederglielo. Direbbe: a chi parli? A me??? A me che non c’è?
Viviana Vivarelli
Sono nata in un Paese che non c’è
un Paese schizofrenico
che vuol dire frantumato, dissociato, psicotico, alienato
le sue parti vogliono la secessione, la divisione, la frammentazione, la decomposizione, la depredazione, la devastazione, il saccheggio e la dissoluzione
Immaginate un organismo in cui le sue cellule si comportano allo stesso modo
ognuna in lotta con le altre
ognuna per prevalere se stessa
nell’anarchia solipsistica dell’egoismo più stracannato
di chi ha perduto ogni ragione e capisce solo la dominazione
ognuna pronta a distruggere ogni altra funzione
lo stato sociale del vedere e del provvedere, la sopravvivenza dell’alimentare e del metabolizzare, l’educazione dell’udire e del capire, la prevenzione del fiutare e del tutelare
un organismo in lotta con se stesso
che si divora
si cannibalizza
si strazia
si tortura
si agonizza
dove l’occhio uccide l’orecchio
ed entrambi fanno fuori la lingua
e mandano a fanculo l’intestino
e la bocca vomita invece di inglobare
il cuore lamenta un’assenza
che fa disperare
la circolazione è emofiliaca
il sistema nervoso è malato di SLA
e in questo bailamme
il cervello serve le cellule cancerogene
le saluta come regine
inventa ogni trucco per salvarle
da ogni anticorpo salutare
e solo la morte vuole salvare
solo la morte vuole salvare
.. e poi? Torneremo a votare, quando costoro non si inventeranno più funi attaccate al nulla a cui aggrapparsi per perpetuare un potere nato marcio e che morirà puzzando di cadavere precoce e postumo
.. e poi? il 50, il 60 % degli ‘aventi diritto’ non andrà nemmeno a votare
per inerzia
per schifo
per uscire con la morosa
per andare al bar
per vedere i telefilm polizieschi in televisione
per mangiarsi le unghie
magari dei piedi
per farsi una canna
per farsi una pippa
perché tanto non serve
perché ho fatto sempre così
e diranno tutti a se stessi come Enzensberger
Io volentieri diserto. Strategia
o cara abitudine –
per questo davvero non c’è bisogno
di arrivare ai settanta.
Non rispondere a certe sollecitazioni
già a quindici mi sembrava
assolutamente opportuno.
Allora mi dicevo:
un po’ di distacco non nuoce.
Ritirarsi, affermano gli esperti,
è un’arte anche questa.
Andare all’attacco di interi eserciti
per il singolo ha poca speranza di riuscita,
se non in casi estremi.
Altri la vedono diversamente,
vanno volentieri al fronte,
con grandi strepiti combattono
battaglie perdute.
Non è sempre facile dire
cosa sia meglio. Io ad ogni modo
preferisco sottrarmi,
se è necessario, anche a me stesso.
..
“Nutrire speranza a breve scadenza è illusione. Una rassegnazione a lungo termine equivarrebbe a un suicidio”.
“Da un po’ di tempo ormai, Roberto si era stufato di sognare: faccio sempre la figura del cretino, pensava. Nei sogni veniva spesso inghiottito da un orrendo pescione che oltretutto puzzava tremendamente. Oppure gli capitava di essere su uno scivolo che non finiva mai. Gridava «Ferma!» o «Aiuto!», ma non c’era niente da fare, la velocità aumentava e aumentava e alla fine Roberto si svegliava in un bagno di sudore.”
(Nei nostri sogni il pescione è sostituito da un biscione, ma il risultato non cambia)
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CANTO QUINTO
da “La Fine del Titanic”
Rubate ciò che vi è stato rubato,
prendetevi finalmente quel che è vostro, gridava,
intirizzito, la giacca gli andava stretta,
i suoi capelli guizzavano sotto le gru
e lui gridava: io sono uno di voi,
cosa state ancora ad aspettare? Adesso
è ora, sfondate le barriere,
gettate la gentaglia a mare,
comprese le valigie, i cani, i lacchè
le donne anch’esse e persino i bambini,
con violenza, coi coltelli, con le nude mani!
E mostrava loro il coltello,
mostrava loro la nuda mano.
Ma quelli della terza classe,
emigranti tutti, stavano lì fermi
nell’oscurità, si toglievano tranquillamente
il berretto e restavano ad ascoltarlo.
Ma quando vi deciderete a prendere vendetta,
se non vi muovete subito?
O forse non siete capaci di vedere del sangue
che non sia quello dei vostri figli e il vostro?
E si graffiava il viso
e si feriva le mani
e mostrava loro il suo sangue.
Ma quelli della terza classe
lo ascoltavano e tacevano.
Non perché non parlasse lituano
(non parlava lituano);
non perché fossero ubriachi
(le loro antiquate bottiglie,
avvolte in panni grossolani,
erano state da tempo scolate);
non perché avessero fame
(avevano anche fame):
non era per via di tutto ciò. Non era
così facile da spiegare.
Capivano, certo, quel che diceva,
ma non capivano lui.
Le sue parole non erano le loro.
Erano rosi da paure diverse
dalle sue, e da altre speranze.
Rimasero lì in piedi, pazienti,
con i loro zaini, i loro rosari,
i loro bambini rachitici,
dietro alle barriere, gli fecero largo,
lo ascoltavano, rispettosamente,
e attesero, finché non affondarono.
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Enzensberger
DIFESA DEI LUPI CONTRO LE PECORE
Deve mangiar viole del pensiero, l’avvoltoio?
Dallo sciacallo, che cosa pretendete?
Che muti pelo? E dal lupo? Deve
da sé cavarsi i denti?
Che cosa non vi garba
nei commissari politici e nei pontefici?
Che cosa idioti vi incanta, perdendo biancheria
sullo schermo bugiardo?
Chi cuce al generale
la striscia di sangue sui pantaloni? Chi
trancia il cappone all’usuraio? Chi
fieramente si appende la croce di latta
sull’ombelico brontolante? Chi intasca
la mancia, la moneta d’argento, l’obolo
del silenzio? Son molti
i derubati, pochi i ladri; chi
li applaude allora, chi
li decora e distingue, chi è avido
di menzogna?
Nello specchio guardatevi: vigliacchi
che scansate la pena della verità,
avversi ad imparare e che il pensiero
ai lupi rimettete,
l’anello al naso è il vostro gioiello più caro,
nessun inganno è abbastanza cretino, nessuna
consolazione abbastanza a buon prezzo, ogni ricatto
troppo blando è per voi.
Pecore, a voi sorelle
son le cornacchie, se a voi le confronto.
Voi vi accecate a vicenda.
Regna invece tra i lupi
fraternità. Vanno essi
in branchi.
Siano lodati i banditi. Alla violenza
voi li invitate, vi buttate sopra
il pigro letto
dell’ubbidienza. Tra i guaiti ancora
mentite. Sbranati
volete essere. Voi
non lo mutate il mondo.
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CLASSE MEDIA BLUES
Non possiamo lamentarci.
Abbiamo da fare. Siamo sazi. Mangiamo.
Cresce l’erba, il prodotto sociale, l’unghia delle dita, il passato.
Le strade sono vuote. Le chiusure sono perfette. Le sirene tacciono. Questo passa.
I morti hanno fatto il loro testamento. La pioggia è cessata. La guerra non è stata dichiarata. Questo non è urgente.
Noi mangiamo l’erba. Noi mangiamo il prodotto sociale. Noi mangiamo le unghie. Noi mangiamo il passato.
Non abbiamo nulla da nascondere. Non abbiamo nulla da perdere. Non abbiamo nulla da dire. Abbiamo.
L’orologio è caricato. La vita è regolata. I piatti sono lavati. L’ultimo autobus sta passando. È vuoto.
Non possiamo lamentarci.
Cosa aspettiamo ancora?
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ORDINE DEL GIORNO
Telefonare consulente fiscale, lavorare un po’.
meditare sulla foto di una donna
che si è ammazzata.
Andare a vedere quando si è cominciata a usare
l’espressione immagine del nemico.
Dopo il tuono osservare le bolle
che il nubifragio forma sul lastrico
e bere l’aria bagnata.
Fumare e guardare un po’ di televisione senz’audio.
Chiedersi di dove viene il prurito del sesso
durante una squallida riunione.
Pensare per sette minuti all’Algeria.
Dar fuori in bestemmie come un dodicenne
su un’unghia che si è spezzata.
Ricordarsi di una precisa sera,
ventun anni fa, era di giugno,
un pianista nero suonava il cha cha cha
e qualcuno piangeva di rabbia.
Non dimenticare di comprare il dentifricio.
Cercar di capire perché
perché Dio non lascia mai
in pace gli uomini, e neanche il contrario.
Cambiare la lampadina in cucina.
Ritirare dal balcone, con cautela,
la cornacchia fradicia, arruffata, inanimata.
Contemplare le nuvole, le nuvole.
Ma anche dormire, dormire.
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UTOPIA
Il giorno sale, con grande forza
batte i suoi zoccoli tra le nuvole
il lattaio sui suoi bidoni
tambureggia sonate; al cielo ascendono i fidanzati
su scale mobili; selvaggi, con grande forza
si sventolano cappelli bianchi e neri.
Le api scioperano. Tra le nuvole
ruotano i procuratori,
papi cinguettano dagli abbaini.
La commozione domina sia lo scherno
che il giubilo. Velieri
sono piegati dai bilanci.
Il Cancelliere parteggia con un vagabondo
i fondi segreti. L’amore
e’ consentito dalla polizia,
e’ promulgata un’amnistia
per coloro che dicono la verità.
I panettieri regalano rosette
ai musicanti. I fabbri
fanno delle croci
ferri per gli asini. Come in un ammutinamento
irrompe la felicità, come un leone.
Gli strozzini, su cui sono gettati
fiori di melo e ravanelli,
si pietrificano. Buttati sulla ghiaia,
abbelliscono fontane e giardini.
Ovunque ascendono mongolfiere
la flotta di piacere e’ pronta a partire;
salite, lattai,
fidanzati e vagabondi!
Scioglietevi! Con grande forza
sale
il giorno.
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Viviana
In questo paese il potere è politicamente diviso in due parti:
i bulimici e gli anoressici
Delle due patologie
ugualmente
si muore.
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LA DIFESA DEL PIANETA
Ermanno Olmi
“O cambiamo il senso impresso alla storia o sarà la storia a cambiare noi“
“Bisognerebbe andare a scuola di povertà per contenere il disastro che la ricchezza sta producendo“
“L’Apocalisse è un lieto fine. Ma è anche la mia speranza, per il futuro prossimo e remoto. Che tutta la vita, così sfilacciata talvolta e confusa, possa un giorno svelare la propria unicità. E che tutte le persone incontrate, conosciute, amate, con le quali avrò condiviso passioni, speranze, fatica, possano scorrer davanti a me, consapevoli tutte d’esser state con me parte di un unico sogno. Sarebbe bello. Veramente.”
Carlo Petrini
“Appartengo alla Terra. E come me tutta l’umanità, e ogni forma di vita. Piante e foreste, frutti e fiori, e ancora fiumi, monti, animali d’ogni specie e tutto ciò che il lavoro umano ha plasmato e trasformato nel tempo…La Terra non appartiene a nessuno o non dovrebbe appartenere a nessuno; i suoi frutti appartengono a tutti o dovrebbero appartenere a tutti. Eppure l’avidità di pochi prende possesso di immensi spazi, estromette intere comunità, distrugge la bellezza del paesaggio e la fertilità dei suoli, gli arroganti prevalgono sugli umili. Umile, da humus, colui che è vicino alla terra.
Da sempre amo quella parte di umanità che si prende cura della Terra. Non ho mai capito perché viene considerata come l’ultima ruota del carro. Le alte gerarchie del sapere, della conoscenza e della politica non lasciano spazio ai contadini, ai pastori, ai pescatori e alla parte più sensibile di essi: le donne, gli anziani, gli indigeni. Eppure grazie a loro condividiamo il cibo, energia della vita. Essi conoscono le cose intime della natura, le proprietà delle erbe, il cambiamento del tempo, i movimenti delle stelle, le fasi della luna, le buone pratiche per accudire l’orto. Figli della Terra, sanno governare il limite nelle loro azioni, praticano la vera economia. È con la Terra, è con la natura che i nostri conti non tornano. Da troppo tempo consumiamo e sprechiamo più di quanto produciamo, prendiamo più di quanto diamo. Riconciliarci con la Terra è l’unico modo per voler bene a noi stessi e agli altri e forse è l’unico modo per uscire dalla crisi. Le buone pratiche della lotta allo spreco, della condivisione e del dono si realizzano con lentezza, senza frenesia e ansia. C’è più tempo che vita” dicevano i nostri vecchi. Proprio perché abbiamo la sensazione di aver toccato il fondo,, sento che il nostro spirito deve esser più determinato e propenso a vivere con coraggio e letizia il cambiamento.
La comunità terrestre è chiamata a reagire ora. Siamo in tanti e in buona compagnia. Come diceva Gargantua: “Qui si sta in letizia, qui non c’è malizia, qui non vi sono eccessi onde imbastir processi, qui non entrate, pidocchi e avari, usurai, leccapiatti, mangiagatti, taccagni, lesinai intenti solo ad ammucchiar denari, mai contenti di quelli già fatti, curvi e ricurvi sulle vostre ciotole colme e ricolme a ricontar i mille e mille e mille, a far rotoli e le pile. Sano il corpo, lieto il cuore, qui regna l’Amicizia, lode ed onore. Meglio di riso che di pianto scrivere, poiché è dell’uomo e di lui solo il ridere. Vivete lieti!”
Il quotidiano Repubblica ha celebrato se stesso a Firenze con 4 giorni di dibattiti “La Repubblica delle idee” che hanno visto le personalità più in vista di questo Paese, da Petrini a Olmi, da Saviano a Baricco, da Rodotà a Zagrebelsky. A questa festa si sono incontrate due grandi persone, il regista Ermanno Olmi, e Carlo Petrini, gastronomo e filosofo della Terra, fondatore dell’associazione Slow Food, assertore di un’agricoltura rispettosa del nostro pianeta e dei suoi abitanti e nemico acerrimo degli OGM e della prevaricazione del mercato sui diritti dell’ambiente e i diritti umani.
Dice Olmi: “Abbiamo violentato l’ambiente per troppo tempo, è arrivato il momento di fermarci. Non possiamo più permettere che la gente muoia di fame. E’ una vergogna.
La Terra è un bene comune. Senza incertezze e senza mediazioni. Senza altre mortificazioni.”.
Petrini
“Bisogna partire da un fatto: la Terra siamo noi. E noi siamo parte del tutto. Il disastro ambientale è una grande tematica dell’umanità. Può portare alla fine dell’uomo sapiens. Dobbiamo capire che stiamo andando verso il baratro. Ma questa situazione non è risolvibile senza cambi di comportamenti. Dispiace che la politica non intercetti la priorità di questi argomenti e continuare a chiedere alla terra madre sempre di più ci porta verso il baratro. O la politica lo capisce, oppure la comprenderà attraverso la sofferenza di milioni di persone… La nostra costituzione ha come elemento centrale il riconoscimento del lavoro. In tutti i paesi latino-americani, invece, la costituzione sta spostando l’asse verso sovranità alimentare. Vengo dal Messico, dove è nato il mais. La situazione dei contadini messicani è di povertà alimentare, sono alla disperazione. Nel contempo, in base al libero mercato, il Messico importa l’80% del riso, il 40% della carne, il 20% dei fagioli e, pensate, il 33% del mais. E’ poesia inserire in una costituzione che la sovranità alimentare in questi paesi significa sopravvivenza? Dobbiamo continuare a far entrare prodotti transgenici e a rovinare l’agricoltura?”
Olmi
“La democrazia è nata in Grecia, 700 anni prima di Cristo, perché c’era la necessità di trovare un equilibrio tra i vari interessi dei cittadini. Qualche secolo in ogni valle delle nostre Alpi c’erano ruscelli e si viveva con la collaborazione della forza motrice dell’acqua. Quando è arrivata l’elettricità tutto questo è stato abbandonato e distrutto e siamo passati da forme di energia a carbone o petrolio. Noi disponiamo di una miniera di energia fluviale che può produrre quanto basta per le nostre esigenze di forza motrice. Se noi oggi come sogno, ma non come utopia, prendiamo in considerazione lo scorrere dell’acqua avremo energia pulita, rinnovabile. Noi siamo alla vigilia di un possibile, grande progresso, epocale, rinascimentale e lo possiamo compiere solo se prendiamo atto dei disastri, che non sono più sopportabili. Come possiamo andare a letto la sera e sapere che lì fuori l’acqua mi dice guardami, ti aiuto… Voi mi dite che questa è poesia. No, è realtà”
Petrini
“Dobbiamo imparare a governare il limite. Se non lo facciamo e abbiamo sempre l’esigenza di aumentare siamo complici di questa distruzione. Il governo del limite sarà l’elemento distintivo della nuova economia”.
Olmi
“Il senso del limite non è una punizione, è una conquista. In questo limite c’è la scoperta di quelle componenti che danno gioia, nel caso nostro la convivialità. Vi faccio una domanda: quando avete mangiato l’ultimo pancotto? Sono croste di pane cotto – con economia nuova da dare alle galline – che con due cipollotti, una foglia di alloro e una fetta di lardo è un piatto fantastico. Oggi non c’è più quella dignitosa povertà, oggi la differenza è tra chi ha troppo e chi muove di fame, quindi “non” esiste. E noi cari amici siamo responsabili di questa miseria perché buttiamo via la metà del nostro cibo e non permettiamo ad altre persone come noi di esistere”.
Petrini
“Oggi dobbiamo affrontare le tematiche del cibo. Politici, economisti e chi ha messo in atto questa degenerazione della gastronomia, che sta diventando pornografia alimentare. E ora c’è anche masterchef… Io da piccolo volevo guidare il treno, poi c’è stato chi voleva pilotare l’aereo, oggi il 22% dei bambini vuole fare lo chef. Tutti vogliono fare lo chef, dimenticandosi di una cosa: che questo mondo quando parla di cibo prima di qualsiasi cosa deve render omaggio ai milioni di donne che in tutte le parti del mondo, con poche cose, hanno fatto le opere d’arte che sono la base fondante della nostra cultura alimentare. E non gli si dice grazie. Ma il vero disastro di questo sistema oggi trova dentro la politica del cibo. Noi buttiamo via il 40-45% della produzione alimentare. E la gente muore di fame. Oggi 24.000 persone sono morte di fame, sono morte ieri e moriranno domani. Questa vergogna non può più essere tollerata, questo deve essere l’obiettivo primario di una governance mondiale. Può essere il new deal dell’umanità. Quello su cui tutti dovrebbero impegnarsi è risolvere questa vergogna”.
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IL SENSO DEL LIMITE
Silvana Carcano, portavoce MoVimento 5 Stelle Consiglio Regionale Lombardia
Il primato dell’economia nella vita dell’umanità è brevissimo, non sono neanche tre secoli, se lo facciamo partire dalla rivoluzione industriale. Prima di allora il primato dell’attività umana da chi era detenuto? Dall’agricoltura? Dall’arte? dalla letteratura? Quando sono state realizzate opere senza tempo, come quelle dei grandi maestri dell’arte e della letteratura, della musica e delle scienze, l’economia non era certamente la scienza primaria, ce n’erano almeno cinque o sei.
Oggi riduciamo tutto a mere espressioni economiche, a indicatori tanto generici quanto distanti anni luce dalla rappresentazione della realtà. Chiediamo a questa disciplina di governare tutta la nostra esistenza, riducendola a un passaggio materiale su un pianeta terra.
È come se dei genitori si preoccupassero semplicemente di mostrare ai loro figli l’estratto conto periodicamente, sottolineando che, grazie all’intenso lavoro di mamma e papà, la loro famiglia è in grado di permettersi il regolare pagamento del mutuo per la casa, per la macchina, per la villetta al mare, per tutti i giochi e le tecnologie più avanzate. Poco conta che quei genitori non vedano che i propri figli sono malnutriti, psicologicamente e moralmente provati e disturbati dall’assenza e dalla inettitudine dei genitori, e magari pure ignoranti e incapaci di costruire serie relazioni sociali.
Oggi i nostri genitori nelle Istituzioni, dal condannato, a Bersani, a Monti, a Letta, si preoccupano di mostrarci gli sforzi per avere l’estratto conto corretto. Mentre un buon padre di famiglia dovrebbe occuparsi della qualità di vita dei suoi figli, del loro accrescimento culturale, della loro maturazione equilibrata, sana, in pace e in armonia con la società e l’ambiente circostante.
È giunto il tempo di ridare il giusto peso e senso all’economia, ipotizzando un nuovo riferimento culturale, nonché linguistico. È ormai insopportabile sentir parlare ministri, politici, imprenditori come parlavano i loro pari 50 o 60 anni fa.
E hanno ragione Petrini e Pallante quando dicono che questa nuova dimensione deve avere come obiettivo primario il governo del limite. Lo diceva Beppe Grillo nell’introduzione ad un testo di Pallante: la parola che i politici dovrebbero pronunciare maggiormente è la parola MENO.
In qualsiasi nostra azione, sia essa economica, culturale, nei rapporti sociali, la capacità di limitarsi con saggezza deve diventare prioritaria. Un senso del limite che diventa una conquista di cui essere orgogliosi, perché nel governare i limiti scopriamo i componenti che danno gioia all’uomo.
Anche perché non c’è nulla di più inaccettabile, ingiusto e ormai intollerabile dello spreco di cibo. Produciamo cibo per 12 miliardi di esseri viventi, siamo più di 7 miliardi, 1 miliardo soffre di malnutrizione, di fame, buttiamo via tra il 40-45% della produzione alimentare. Mai successo nella storia dell’umanità. Lo spreco è all’opposto della gestione del limite, e lo spreco di cibo, ai danni di persone che soffrono la fame, dovrebbe obbligare tutti i politici a tutti i livelli a rivedere tutte le loro convinzioni, soprattutto in termini di politiche agricole e di sovranità alimentare. In contemporanea, vergognosamente, i sistemi informativi ignorano le questioni, tutti attenti a sproloquiare sul condannato e sulle sue preoccupazioni.
Se oggi, per disgrazia, un evento qualsiasi causasse la morte di 25.000 persone, tutti gli organi di comunicazione si dedicherebbero a parlare di questo dramma. Beh, oggi sono morte 25.000 persone per fame, e per sete, sono morte ieri, moriranno domani. Nessuno ne parla.
Chiunque oggi dia valore ad espressioni quali crescita economica, espansione, PIL, e a tutti quei fondamenti economici che hanno generato il controllo delle nostre vite, ingrassando alcune parti del mondo, portando alla morte per fame e per sete altre parti del mondo, accetta questo sistema ormai criminale. Oggi, i partiti politici italiani, nessuno escluso, ad eccezione del M5S, si rifanno ancora a questi modelli criminali, portandoci verso il baratro e la disperazione.
Sono convinta che i concetti a cui si rifà il M5S, quali quelli della decrescita e della sovranità alimentare, del diritto al cibo e all’acqua pubblica, dell’istruzione pubblica, dell’auto sufficienza energetica, solo per citarne alcuni, possono essere tradotti concretamente, a beneficio di tutti, solo con un ricambio politico profondissimo, che riesca davvero a esprimere persone slegate da lobby, ordini, caste, banche.
Noi non molleremo mai…”.
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LA DECRESCITA FELICE
MAURIZIO PALLANTE in Italia, come SERGE LATOUCHE in Francia, è promotore della DECRESCITA FELICE, che si oppone alla CRESCITA SELVAGGIA, voluta da pochi per il saccheggio del pianeta e la prevaricazione sulla collettività.
Se tutta l’economia neoliberista si basa sul Pil, per Pallante è proprio il Pil, come unica chiave di misura capitalista, che deve essere rivisto. Il Pil, infatti, misura la quantità di merci scambiate, disinteressandosi se lo scambio dipenda da una guerra o da una catastrofe, o faccia parte di un diritto o di un bisogno o di una tragedia e di una coazione negativa. Per es., se crolla un ponte uccidendo centinaia di persone e poi ci saranno i funerali e si dovrà ricostruire il ponte, il Pil aumenta. Dunque il crollo di un ponte è stato un bene? Allo stesso modo diventa bene un terremoto, una guerra, una epidemia, al punto che possono anche inventarli apposta, tanto quello che conta è il mercato. Ma, e lo abbiamo visto ampiamente, il mercato è un massacratore che peggiora le condizioni del Pianeta e rovina la vita della maggioranza dei suoi abitanti, per rendere più ricchi, impuniti e potenti una strettissima categoria di persone, tese a distruggere ogni forma di autonomia dei popoli, di indipendenza, di democrazia, per trasformare la Terra in un nuovo Feudalesimo, diretto da finanzieri, corporation, multinazionali, speculatori…. che hanno come loro unica divinità quella del lucro e del profitto.
Ma deve essere davvero il PIL l’unico indicatore della nostra economia?
Il neoliberismo ha preteso che il mondo fosse basato sulle MERCI, intese come oggetti o servizi acquistati con denaro, e non sui BENI che sono invece oggetti o servizi che rispondono a un bisogno.
La MERCE rientra solo in un passaggio di denaro, un lucro, un profitto.
Il BENE sta in una valutazione molto più ampia, che prende in esame la vita intera dell’uomo, le sue necessità, i suoi bisogni, i suoi valori…
Per il mercato neoliberista l’acqua è una merce, che si può mettere sul mercato e non importa se cade nelle mani di multinazionali che possono alterarla per massimizzare i profitti o usare mari o fiumi per riversarci le loro scorie uccidendola.
Per una visione ‘umana’ e non mercantile, l’acqua è invece un BENE di prima necessità, per cui lo Stato non può privatizzarla e farla cadere nelle mani di speculatori, ma deve sorvegliarne la purezza, garantirne la quantità, impedirne la contaminazione e limitarne il prezzo affinché tutti possano averne, anche i più poveri, perché essa è un loro diritto.
Una casa coibentata male farà sprecare energia, aumentando il Pil.
Un orto fornirà chi lo coltiva di frutta e verdura a basso costo, ma sarà un danno per il Pil. Ugualmente ogni opera di volontariato, di reciproco aiuto sociale, di cooperativa di acquisto, produzione o vendita sarà utile alla collettività, ma abbasserà il Pil, così come ogni autoproduzione, si vede l’es. di chi produce da sé l’energia.
Il mito della produzione in crescita ad ogni costo ci ha condizionati, ma a cosa ha portato? A una crisi della stessa economia, provando che senza buon senso non c’è slogan che tenga e i fatti provano la ferocia del disastro conseguito.
Produrre troppo, far cessare le riparazioni degli oggetti e imporre il ricambio forzato anche di ciò che si può riciclare fa aumentare a dismisura i rifiuti che accresce i costi di uno Stato e rovina l’ambiente. Eppure è il risultato più eclatante di una produzione forzata. Gli economisti neoliberisti hanno costruito un modello basato sulla crescita infinita della produzione, che trasformava ogni esistente in merce e faceva sparire il concetto di valore o bene. Ma il risultato è stato la contrazione dell’economia reale, la trafila di fallimenti infinita, l’abbassamento del costo del lavoro, l’immiserimento della popolazione, la negazione del concetto di futuro sostenibile, la morte del Pianeta.
Al Pil si contrappone il BES, il benessere equo e solidale, che tiene conto del carattere sociale e ambientale di una Nazione e soprattutto considera misure che combattano le diseguaglianze tra classi, rispettino la sostenibilità dell’ambiente, mantengano vivi e operanti i valori di democrazia, equità, partecipazione ed evoluzione. Il BES è il nuovo indicatore di una economia etica, che oltrepassa i parametri prettamente economici posti da una casta di speculatori e capitalisti per prendere in considerazione ciò che concorre realmente al benessere di una Nazione, fatta da abitanti, popolo, cittadini. Il BES è ovviamente rifiutato o ignorato da organismi rappresentativi solo del grande capitalismo come la Bce, il Fondo Monetario, la Banca Mondiale, la Federal Reserve, e non entra mai nei grandi consessi dei capi di Stato, sempre più dominati dal sistema bancario e di grandi speculatori della Borsa. Ai nostri tempi, il BES, con tutti i movimenti di democrazia diretta e di difesa ambientale e civile che ad esso si aggregano, costituisce la vera avanzata rivoluzionaria di un nuovo stile di vita, con reale progresso possibile degli Stati, per il benessere non di una ristretta casta di oligarchi ma dell’intera collettività.
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(Maurizio Pallante)
LE CONSEGUENZE DELLA PERDITA DEL SENSO DEL LIMITE
VV
A cosa ha portato lo stravolgimento del neoliberismo ora diventato turbocapitalismo?
Non vogliamo accusare ideologicamente nessuno. Ci limitiamo a constatare una lampante verità:
guerre infinite, prevaricazione economica, distruzione dell’ambiente, perdita irreparabile di specie vegetali e animali, processi climatici irreversibili, peggioramento del bioclima, regresso politico, etico e sociale, corruzione delle democrazie parlamentari e presidenziali, implosione progressiva dell’economia reale a vantaggio di quella finanziaria, sterminio della natura e peggioramento degli insediamenti umani, immiserimento crescente della popolazione con relativa perdita di diritti, aumento del gap tra troppo ricchi (sempre meno) e troppo poveri (sempre di più), caduta a picco dei valori etici e sociali, suicidio del Pianeta…
Come possa esistere ancora un numero sterminato di persone (che nemmeno godono del bottino conseguito con questo attacco atroce al mondo) non riesco nemmeno a capirlo!!
Come dice la Bibbia: “Quando essi parlavano ormai una sola lingua e pensavano come un sol popolo, decisero di sfidare il Cielo costruendo, nella città di Babele, una Torre che fosse la più alta mai conosciuta. Ma Dio scese tra loro e confuse le loro lingue ed essi non riuscirono più a capirsi tra di loro e la loro costruzione crollò miseramente“.
Purtroppo, come notava Gottfried August Bürger:
“Sento dire molto male della superbia dei grandi; ma non vi sarebbe la loro superbia senza la nostra viltà.”
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(Serge Latouche)
IL SUPPLIZIO ETRUSCO
Viviana Vivarelli
Sono sbigottita davanti all’attacco cieco e inconsulto al M5S e alla difesa ad oltranza che tanti fanno accanitamente di due partiti che hanno rovinato l’Italia per 20 anni, che hanno governato insieme con patti occulti e che ora li rivelano pubblicamente senza ombra di imbarazzo, senza curarsi se, dietro quei patti, si vede senz’alcun dubbio l’ombra oscura della mafia, della CIA o della P2. Due partiti che sono ormai la vergogna della storia italiana e che sono sempre stati avvinti come nel supplizio etrusco che legava un corpo vivo a uno morto, salvo che in 20 anni entrambi i corpi sono ormai putrefatti nelle macerie di quello che fu una delle prime Nazioni del mondo.
Eppure la follia attuale è che molti ancora applaudano a quei corpi putrefatti che sono stati la rovina della Nazione, in un orgasmo che sa di necrofilia, mentre nessuna idea di come salvare il Paese esce dalla testa di coloro che ci governano, un governo ostinato che funge ormai solo da attaccamento al potere con schifo supremo dei nostri interessi e bisogni. Come nel nazismo la follia contagiò un intero popolo, oggi l’Italia mostra al mondo il mistero insondabile di un Paese distrutto che ancora, in parte, sostiene con vero masochismo i suoi distruttori. L’aver mostrato pubblicamente i patti occulti che procedono vergognosamente da 20 anni, l’aver fatto vedere al mondo come Pd e Pdl siano sempre stati compagni di merende, sostenendo il peggio, senza uno straccio di idee per la salvezza di questo Paese nulla possono contro la mente claustrofobica e suicida di troppi, il cui unico motto sembra essere: CUPIO DISSOLVI”.
Vogliamo ricordare che Renzi è a favore della privatizzazione dell’acqua e che ha votato per privatizzarla? E che è a favore del sistema di Marchionne per lo sfruttamento infinito del lavoratore calpestando lo statuto dei diritti del lavoro? E che vorrebbe la privatizzazione dello stato sociale?
Vogliamo ricordare che il giorno dopo che 27 milioni di elettori hanno detto di no alla privatizzazione, Bersani è tornato a proporre che la gestione dell’acqua fosse data a società private?
E che il Pd non faccia che aderire al programma neoliberista di Monti che vuole distruggerlo, privatizzando sanità, scuola e trasporti?
Vogliamo ricordare come D’Alema, Fassino, Bersani o Letta si siano piegati al mercantilismo più turpe, arrivando a calpestare lo statuto dei lavoratori e ad approvare il sistema Marchionne? E come in 20 anni non abbiano fatto che sostenere Berlusconi e difendere de facto un sistema mafioso e pidduista che ha rovinato l’Italia?
E’ mancato il senso del limite. Ma il senso del limite esso è il senso dell’UMANO.
Ecco come è stato possibile che si mercificassero l’acqua,la scuola,la sanità,persino gli alimenti dei poveri o lo stesso diritto ad esistere,e che a questa mercificazione dei BENI e dei DIRITTI partecipasse la sx?
Ma l’idea rivoluzionaria della decrescita è invece che “esistono BENI che non sono merci e merci che non sono beni.” L’acqua è un BENE,non può essere comprata e venduta sul mercato. Il grano è un BENE,non può dipendere dai movimenti speculativi della Borsa.I fiumi,il mare,le coste…sono BENI,non possono essere deturpati o sporcati dalla speculazione o dalla corruzione
L’ambiente è un BENE,non può essere rovinato dalle discariche infette o dall’inquinamento delle fabbriche letali. L’aria è un BENE,deve essere preservata nella sua purezza o noi tutti moriremo. I diritti del lavoro sono beni,e non si possono vendere allo schiavismo degli speculatori.
Il mercato trasforma tutto in merce:la capra come l’uomo,il grano come l’acqua,una Ferrari come una scuola.
Basta vedere come si è comportata in 60 anni la pseudo sx italiana per vedere come si sia radicata l’idea coatta che tutto possa diventare merce,senza mai rispettarlo:la sanità,la scuola, l’acqua,il lavoro, la stessa vita umana..
E’ chiaro quindi che una crescita infinita non è possibile su un pianeta finito quindi, essendo l’uomo naturalmente portato all’ingegno si è cominciato ad avvicinare naturalmente all’idea di decrescita, essa infatti non è altro che “una scommessa sull’ingegnosità umana che cerca di trovare nuove soluzioni alla realtà che lo circonda.”
Per Latouche la decrescita non è la crescita negativa, questa è quella che stiamo vivendo oggi in questo periodo di crisi.
Ciò che si sta producendo a causa di essa è più disoccupazione, meno finanziamenti per la cultura, per la salute, per l’ambiente e per questo è necessario fuoriuscire da questa società di crescita continua creando un futuro sostenibile.
La differenza tra decrescita e recessione è semplice: la decrescita è uno “slogan provocatorio” che serve a spiegare la necessità di rompere definitivamente con gli schemi sulla quale questa società si fonda, dovremmo invece poter parlare di Acrescita, con la “A” privativa, per poter uscire dalla fede nel mercato e dalla religione del progresso a tutti i costi, “la crescita per crescere per crescere” senza alcun’altra scopo ultimo non ha più alcun senso.
La crescita all’infinito che viviamo è la risultante di un’insieme di regole e dogmi su cui la società si è sviluppata, “una società che si è lasciata fagocitare da un’economia di crescita fondata sulla perdita del senso del limite”…”questa società è stata immaginata nel 1750, realizzata circa un secolo dopo con il sistema a vapore e quindi con il petrolio fino al suo trionfo, quello avvenuto nella società dei consumi del secondo dopoguerra. Realisticamente è possibile invertire la rotta fondando le decisioni non più sul sistema economico ma esigendo un sistema politico che non permetta più alla mano invisibile dell’economia di pilotare la società globalizzata in cui ci troviamo”.
Insomma, Latouche la chiama la “necessità di riscoprire la saggezza della lumaca”:
“la prima lezione che ci da è la lentezza, un’altra lezione, che ci ricorda anche Ivan Illich é quella del buonsenso.
La lumaca infatti, come l’occidente nel ’700, ha sposato la ragione, geometrica in questo caso: per costruire la sua casa essa usa una progressione geometrica multipla e per ogni volta di conchiglia che costruisce quella successiva è sempre di una grandezza multipla di quella precedente ma ad un certo punto accade qualcosa.
La lumaca si ferma.
Dopo il quarto giro la lumaca, saggia, si ferma perché per costruire la quinta volta dovrebbe costruirla di 18 unità di più della prima. La lumaca quindi non potrebbe farla così enorme quindi, arrivata a questo punto, la lumaca torna indietro facendo delle costruzioni decrescenti atte al consolidamento della sua casa più che alla crescita smisurata.”
Ecco quello che dovrebbe fare l’uomo: apprendere dalla lumaca il senso del limite.
La proposta di decrescita di Latouche poi non è solo una rivoluzione pratica ma è anche una rivoluzione culturale, egli propone infatti con la frase “siamo diventati dei tossicodipendenti del consumismo e del lavoro” oltre che una riduzione dei consumi anche una riduzione del tempo destinato al lavoro, questo per raggiungere un maggior equilibrio riscoprendo il vero valore del tempo: “dobbiamo de-economizzare il nostro immaginario”.
Un piccolo esperimento lo possiamo fare tutti noi con estrema facilità: scriviamo su un piccolo pezzetto di carta i nostri desideri materiali, tutti ma proprio tutti.
Poniamo questo pezzettino di carta in un punto della nostra casa e attendiamo un mese.
Passato questo tempo riprendiamo questo piccolo foglietto e rileggiamolo.
Quello che accadrà quasi certamente è che più della metà di quelle cose molto probabilmente non faranno più parte dei nostri desideri, soppiantate da altre però.
Eccolo lì il circolo vizioso.
C’è un modo per uscirne però, con la consapevolezza di cosa è per davvero importante.
Dalla consapevolezza e solo da quella può derivare cambiamento qualunque esso sia.
Kia – Carmela Giambrone
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«Avvertiamo una speciale viltà in quest’ultima, ennesima trovata che mira a trasformare un atto di clemenza – per sua natura rivolto a mitigare la pena di una moltitudine di persone colpevoli ma derelitte, precipitate all’ultimo gradino della scala sociale – in ossequio alla prepotenza di un oligarca che vorrebbe imporsi al di sopra e al di fuori dello stato di diritto».
(Gad Lerner: La Repubblica 24 Agosto 2013)
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A CHE SERVONO GLI F 35? SERVONO A PORTARE LE BOMBE ATOMICHE AMERICANE
Viviana Vivarelli
Obama ha avuto da Stoccolma il Nobel per la pace? Clamoroso errore?
Obama aveva annunciato di voler risolvere il problema palestinese e di chiudere i campi di battaglia afgani? Bufale propagandistiche.
Obama si era impegnato ad aumentare il disarmo nucleare? Dobbiamo aver capito male, visto che vuole spendere 11 miliardi di dollari per ammodernare 200 bombe atomiche dislocate in Europa per trasformarle in “bombe atomiche intelligenti (teleguidate)” sganciabili (guarda caso!) proprio da quei F35, quelli di cui l’Italia si è prestamente munita, malgrado la crisi drammatica del Paese. Ce lo dice il Guardian.
Così abbiamo finalmente capito come mai l’esecutore degli interessi americani Mario Monti avesse messo a capo della Difesa (cosa alquanto anomala) proprio un generale, quel De Paola, che fregandosene della crisi italiana, si è buttato a capofitto nella spesa smisurata di 35 miliardi in armamenti, compresi i 15 miliardi in F35, difettosi e incostituzionali, in quanto utili solo a una guerra offensiva, come portatori di bombe atomiche, quando mancano i soldi per gli esodati, la sanità, la scuola, i giovani e i disoccupati.
E l’art. 11 della Costituzione che fine ha fatto? O forse intendono eliminarlo, visto che vogliono mettere in Costituzione una nuova legge che ne facilita le variazioni sul capriccio del governo di turno, o, sotto gli ordini che ci arrivano da potenze straniere, non esattamente finalizzate allo sviluppo dell’Italia. Così, dopo Monti servitore degli Usa, dobbiamo vedere Letta, servitore e mezzo, che dipende dagli ordini della J. P. Morgan da una parte e dagli interessi illeciti di Berlusconi dall’altra.
Le B61, o bombe atomiche americane sono dappertutto, in Belgio, Olanda, Germania, Turchia. In Italia, grazie alla succubanza dei vari governi, ne abbiamo 90 (gli yankee dicono 70)i, 50 ad Aviano in Friuli e 40 (20) a Ghedi, in provincia di Brescia.
Ma non risulta che la Lega, tanto attenta (sic) alla difesa del territorio abbia mai parlato di invasione, come blatera ogni dì dei barconi, né pare che il Pd, molto più attento agli interessi delle Coop del cemento che a quelli nazionali, abbia mai opposto obiezioni. Anzi, sia a dx che a sx, si fanno in 4 per consegnare alla Cia gente da torturare o sequestrare,c ol beneplacito di Napolitano che dà la grazia ai responsabili.
Tanto per capirsi, le B61 hanno la potenza di 340 chilotoni (oltre 30 volte la bomba di Hiroshima) ma quelle europee arrivano ‘solo’ a 50 (ah, beh!).
Peccato che il Pentagono 3 anni fa si fosse impegnato a ridurre il numero degli ordigni atomici e a non svilupparne di nuovi! E invece: contrordine, compagni capitalisti! Non solo non si riduce nulla ma si spenderanno 10 miliardi di dollari per migliorarle. Così le bombe modificate, ovvie esportatrici di democrazia, saranno pronte tra il 2019 e il 2020 in tempo per essere usate dal discusso caccia-bombardiere invisibile F-35.
Non si tratta di bazzecole, ma del più ambizioso e costoso programma della storia militare mondiale: 2.443 aerei per 323 miliardi di dollari !
L’Italia ha da poco confermato il proprio impegno all’acquisto, pur riducendo gli ordini a 90.
In teoria un F-35 potrebbe penetrare indisturbato (non rilevato dai radar) lo spazio aereo di qualsiasi Paese e sganciare una di queste bombe atomiche tattiche. Obama ci ha fatto aggiungere delle ‘alette’ per indirizzarle meglio! Meriterebbe il Nobel solo per questo! Non per niente Alfred Nobel inventò la dinamite!
Vista la qualità dei nostri Governi i cui fini, a parte B, sono più reconditi e servili che pria, il giogo degli USA è oggi davvero vergognoso. E’ su operazioni così che si fonda la ripresa americana! In quanto alla nostra,meglio scordarsela! Aspettiamoci dunque bombe atomiche di ritorno dai Paesi attaccati, sempre che le B61 non ci esplodano in testa al decollo, visto che gli sfiziosi e difettati F35 non sopportano i fulmini. Che Dio dunque ce la mandi buona e senza vento!
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F35
Gli F35 non servono a niente. Lo avete visto il reportage prodotto dalla terza rete e realizzato da il giornalista Lo Iacona? Sono aerei difettosi, nati male, costosissimi (a oggi 450mila dollari ciascuno),e, quando usciranno, saranno già obsoleti.
L’Italia partecipa alla loro costruzione in maniera marginale. La guerra del futuro sarà diversa.Mi spiego in che modo e termine. La nuova arma si chiama Cyber (vedi Corriere sera) e si pensa che questa arma sia già in possesso degli Usa, e presto dei Cinesi. Il Cyber paralizza una nazione, un continente, il mondo. Fa scontrare aerei, bloccare sistemi dei treni, ecc.. e allora a che servono gli F35? Ve lo dico io a cosa serviranno. A mungere tangenti!
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Don Aldo Antonelli al Ministro della Difesa Mauro
Signor Ministro della Difesa Mario Mauro, certo che lei ha scelto il giorno più sbagliato per dire cose… che vorrei fossero sbagliate, ma temo siano tragicamente vere. Il 31 luglio, lei ha dichiarato alle commissioni congiunte Difesa, Esteri e Politiche europee del Senato: “Si dice che se ci ritiriamo dal programma per i caccia F35 non avremo penali. Ma abbiamo già speso 3,5 miliardi di euro per la portaerei Cavour che dovrebbe ospitare gli F35 a decollo verticale. Allora non capiremmo per quale ragione abbiamo speso quei soldi”.
Siamo in tanti a non capire per quali ragioni avete spese quei soldi! Siamo in molti a venirlo a sapere solo ora. Lei invece lo dice come se fosse una delle tante spesucce ordinarie! 3 miliardi e mezzo per una portaerei che è costata, a suo tempo, un miliardo e 200 milioni! A questo vanno aggiunti i circa 14 miliardi per gli F35 che arriveranno a 50 una volta messi in opera. Sarà il caldo, ma davvero siamo alla follia.
Lo stesso giorno il Papa Francesco diceva, per la Giornata mondiale della Pace: “Davanti ai molteplici drammi che colpiscono la famiglia dei popoli (povertà, fame, sottosviluppo, conflitti, migrazioni, inquinamenti, disuguaglianza, ingiustizia, criminalità organizzata, fondamentalismi) la fraternità è fondamento e via per la pace si sollecita all’impegno di essere solidali contro le diseguaglianze e la povertà che indeboliscono il vivere sociale, a prendersi cura di ogni persona, specie del più piccolo ed indifeso…”.
Sono due punti di vista di vista molto diversi. Si tratta di vedere il mondo e le persone dalla parte dei poveri o dalla parte dei ricchi e dei potenti.
Già al tempo della portaerei Cavour (2001), mons Bona, scriveva: “Ne avevamo proprio bisogno? Certamente i tecnici della lobby industrial – militare adducono tante ragioni per giustificare l’opportunità, se non la necessità, di dotare le nostre Forze Armate di un simile aggeggio. Per noi, e pensiamo anche per tanti, quel taglio di lamiera costituisce una ennesima sconfitta della pace.”
Mons. Giancarlo Bregantini, Pres. Commissione Episcopale per i Problemi Sociali e il Lavoro, la Giustizia e la Pace, a proposito degli F35 ha scritto: “In momenti di crisi dolorosa… mi chiedo come può una nazione come l’Italia.. fare una spesa così assurda che offende e umilia tutti e ancora di più i poveri. Non lasciamo essiccare o inquinare la fonte del nostro domani con scelte politico-sociali drammatiche”.
Come vede Signor Ministro, ce n’è a sufficienza per riflettere e per scegliere quali strade percorrere.
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Siamo uno dei 10 paesi al mondo che spende di più in armi. L’Italia da sola spende per la guerra il 2,5 % del PIL lordo mondiale, subito dopo la Germania, preceduta da
Cina, Russia e Stati Uniti. Visto che, pur essendo un Paese piccolo, abbiamo il 2° debito pubblico del mondo, dopo gli USA, e visto che la Costituzione vieta qualunque guerra aggressiva, la domanda è: ce lo possiamo permettere?
Grazie alle scelte efferate del Generale De Paola, nei prossimi anni in Italia verranno spesi 15 miliardi di euro per 90 cacciabombardieri F35 (escluse le spese di gestione e manutenzione) e oltre 200 miliardi per la nuova riforma dell’apparato militare, mentre il bilancio del ministero della Difesa vedrà un aumento del proprio budget nel triennio 2013-2015 crescendo da 19.962 milioni dell’esercizio 2012 a 21.024 milioni di euro previsti per il 2015. Ma tutto questo è compatibile con la nostra neutralità e con le condizioni pesanti di crisi del Paese? Perché 1000 persone devono suicidarsi e fallisce ogni giorno una impresa, con l’aumento della disoccupazione, delle tasse e dei tagli allo stato sociale, e, invece, le spese militari non fanno che aumentare?
Allucinante il programma F-35 Lightning II-JSF (acquisto degli F35). Mancano le risorse essenziali per mandare avanti il Paese, si tagliano spese sanitarie e sociali, e si persiste nel voler investire in un aereo da combattimento dichiarato difettoso (il serbatoio sarebbe vulnerabile ai fulmini potendo dunque scoppiare). Molti Paesi lo stanno cancellando per questi inconvenienti tecnici. Altri consigliano di dirottarli alle forze europee. E noi cosa vogliamo?
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La guerra in Irak è costata finora agli ‘eroici’ aggressori, non i 50/60 miliardi di dollari preventivati, ma 4.000 che saliranno nei prossimi anni a 6.000.
Ha portato forse libertà e democrazia?
Ha migliorato forse le condizioni del paese?
Ha reso forse ai cittadini irakeni la loro ricchezza petrolifera?
“In 10 anni i soldi che gli americani hanno investito in Iraq sono andati soprattutto ai contractor e il resto si è perso tra frodi e corruzione. Ai 200.000 morti come vittime dirette della violenza,vanno aggiunti gli iracheni morti per il degrado del sistema sanitario e delle durezze imposte dalla guerra e dal dilagare della violenza”.
“I grandi vincitori della guerra in Iraq sono stati gli azionisti delle compagnie private mercenarie, che hanno incassato buona parte di quanto uscito dal bilancio americano. La sola guerra è costata a oggi 1.700 miliardi di dollari, ma nei prossimi 40 anni il peso degli interessi e del sostegno ai veterani (oltre 30.000 i feriti e moltissimi con gravi patologie) porterà alla cifra stellare di 6.000 miliardi di dollari. Una bella cifra, a cui si deve aggiungere il costo delle altre guerre combattute in contemporanea dagli USA. Ancora oggi anche l’Iraq continua a rappresentare una fonte di sicure e robuste uscite nonostante gli Americani abbiano in teoria abbandonato il paese”.
http://www.giornalettismo.com/archives/830177/e-arrivato-il-conto-per-baghdad/
L’intervento militare in Iraq è costato agli USA un numero di morti superiore a quello delle vittime degli attacchi dell’11 settembre che furono 2.973 e cioè:
4.380 e 43.993 feriti
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L’UNIONE EUROPEA CI DA’ 41 MILIARDI, COSA NE FA IL GOVERNO LETTA?
CLAUDIO MESSORA
Il Movimento 5 Stelle è venuto al mondo per riconsegnare la politica nelle mani dei cittadini. Non è nato per trasformarsi in un partito tradizionale. Non è nato per ragionare come un Alfano, un Letta, un Berlusconi qualsiasi. Non è nato per fare compromessi perché “altrimenti cosa ci stiamo a fare”. Chi ha votato 5 Stelle lo ha fatto per rovesciare il tavolo. Con tutto il servizio buono di porcellana sopra. Perché ormai non è più questione solo di ‘mangiare meno’, ma di mangiare ‘meglio’, e soprattutto di mangiare ‘tutti’. Chi ha votato 5 Stelle ha votato un programma in 20 punti e 163 persone che lo portassero dentro. Così com’era. Non un po’ più europeo cosicché potesse piacere anche al Pd. Non un po’ meno trasparente cosicché potesse piacere anche al Pdl. Così è basta. Perché questa è la democrazia diretta. O così o niente. O così o nuove elezioni, per cercare di avere la maggioranza e realizzarlo tutto, per intero, come i cittadini lo hanno voluto. ‘Intelligenza politica’ per un eletto a 5 Stelle è una locuzione senza senso. L’intelligenza politica lavora prima, quando la rete si confronta e stila carte come quella di Firenze. Se un eletto prende i punti del programma e li cambia (magari con i migliori propositi, perché crede di avere un mandato a modificare quello che i cittadini lo hanno spedito a realizzare), affinché quei punti si accordino con le esigenze del Pd del Monte dei Paschi, o del Pdl dello scudo fiscale, o di Scelta Civica del fiscal compact, allora non ha capito niente: sta solo facendo vecchia politica. Sta tradendo il mandato elettorale. Non sta gettando un ponte tra il cittadino e le istituzioni, in maniera che il sistema si trasformi lentamente da una rappresentanza vuota e fallimentare a una autentica democrazia diretta: sta perpetuando le vecchie pratiche dell’inciucio e distorcendo il significato di ‘portavoce’. Il Movimento 5 Stelle non è stato mandato nelle istituzioni per mendicare un misero emendamento rivendicandolo come un successo. È stato mandato in Parlamento per provare ad avere la maggioranza. Una maggioranza che non fosse finta come quella offerta da Bersani. Una maggioranza vera, perché solo così si possono cambiare le cose. Se non può avere un incarico di Governo perché i numeri non lo consentono, o perché il Paese è in mano a chi sotto il nome di ‘larghe intese’ cerca di mascherare il solito vecchio inciucio e perpetrare se stesso, allora il 5 Stelle non ha difficoltà a tornare alle urne. La fiducia i 5 Stelle la chiedono al Paese, non a Letta, a Monti o a Berlusconi. Qui c’è bisogno di un atto di coraggio totale e definitivo. L’Italia è sempre più vicina al baratro. In certe zone sono mesi che non viene pagata neppure la disoccupazione. In queste condizioni, lasciare il timone nelle mani di chi ci ha portato nelle secche è pura follia autodistruttiva. Cercare di convincerlo con le buone, oltreché un tradimento dei principi ispiratori, è anche e soprattutto una cosa stupida. Il Movimento 5 Stelle è un movimento rivoluzionario. Le cose le cambia invertendo i rapporti di forza, mettendosi alla guida della nave. O così, oppure non ha senso. La democrazia diretta o si realizza e si mandano a casa i responsabili dello sfacelo, oppure a casa ci deve andare chi ha provato a fare la rivoluzione senza riuscirci. In mezzo non c’è niente, mettetevelo bene in testa. Per questo, se non ci sono i termini per realizzare il mandato elettorale (che è scritto chiaro, semplice, nero su bianco), si deve tornare alle urne e chiedere con forza e convinzione agli italiani di provare a cambiare tutto, di conferire una maggioranza chiara e inequivocabile a Grillo e al suo movimento politico. Nessuno giochi al piccolo onorevole. Nessuno pensi a nuovi compromessi storici. Nessuno creda di salvare se stesso. Qui si governa o si muore. Tutti insieme.
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Le istituzioni? Una prece.
LA UE CI DA’ 41 MILIARDI, MA A FAR CHE?
Napolitano ha posto a 18 mesi la durata di questo Governo, 18 mesi che segnano anche la fine del suo mandato,che più che anormale dovremmo chiamare incostituzionale,visto che la Costituzione parla espressamente di ‘nuovo’ capo della Repubblica e non nomina, nemmeno per inciso, la possibilità della rielezione di uno vecchio.
Il Governo Letta è stato insediato da Napolitano il 28 aprile, alla faccia di qualunque primaria, non essendo Letta mai risultato vincitore di una scelta dal basso dei piddini, come del resto non lo fu Monti. Ma lo sanno tutti meno i piddini che le primarie sono solo una enorme e propagandistica presa per il culo.
Se ci aggiungiamo che il punto 1°del programma del Pd, quello per cui è stato votato, doveva essere l’opposizione a B e, a seguire, la ripresa economica del Paese, la lotta alla disoccupazione e la riforma elettorale, è chiaro che i 4 punti fondamentali di programma in 4 mesi non sono nemmeno mai stati considerati da Monti o Bersani, con un Letta che ora procede a suon di rimandi, faccia di gomma, favori a Berlusconi e servaggio a USA, Cia e Merkel, per non parlare dell’ubbidienza a Bilderberg, Fed, Morgan e simili.
Dunque Letta avrebbe ancora 14 mesi per provare che è in grado di fare qualcosa e dovrebbe dirci come userà i 41 miliardi della Ue, teoricamente finalizzati alla ripresa, ma che, con questi chiari di luna, finiranno nel solito pozzo che ha inghiottito, per es., sotto Prodi,i 20 miliardi, dati sempre a fini di sviluppo dall’Ue alla Calabria e spariti nell’inghiottitoio partitico (anche Cl ci prese la sua bella fetta).
Nei prossimi 14 mesi vorremmo vedere riforme concrete che aiutino il Paese a rialzarsi dall’abisso. Abbiamo quasi 2 milioni di disoccupati che aumentano ogni giorno, i fallimenti di imprese crescono (3637 in 3 mesi) come i suicidi (3048 nel 2012), ma Letta propone cose insensate come l’aumento dell’IVA e della Tares con una ulteriore riduzione dello stato sociale, e senza togliere nemmeno un euro ad armi, Chiesa, evasori, slot machine e carrozzone partitico.
E il Pd si strafoga pure per salvare il delinquente Berlusconi, uno che in politica non ci sarebbe dovuto entrare mai, solo applicando una legge che il Pd disattese, uno che in 20 anni non ha fatto che i suoi porci comodi, con l’appoggio di P2,mafia e camorra, senza che mai, mai, mai, il Pd insorgesse con una opposizione valida!
Leggere i giornali è diventato rivoltante: sempre l’eterno mantra delle manfrine di potere, l’indecente gazzarra di un reo che ricatta un intero Paese per sfuggire alla pena, lo spettacolo iniquo di un Parlamento inerte e corrotto che muore nell’inedia e nell’incuria, l’eterno ritornello dell’IMU, che come tutte le tasse italiane, una volta messa è inamovibile e lo sanno tutti benissimo, i marpioni,che fingono un dibattito inesistente per tirarla alla lunga e narcotizzare di più le menti ormai decotte degli Italiani. Ma lo sanno tutti che a Berlusconi dell’IMU non interessa una cippa, vuole solo ricattare il Governo per avere un’assoluzione vergognosa, che ci metterebbe nella scala della civiltà sotto l’Eritrea o la Somalia.
E con tutto ciò, ancora il 36% degli elettori voterebbe B e il 25% il Pd!?
E la Chiesa zitta! Quella stessa a cui papa Francesco dovrebbe dare una verniciatura di moralità e che continua ad essere sotterrata dall’ipocrisia e dagli inciuci coi peggiori.
E, mentre il Paese muore negli escrementi dei partiti, questi rettili disquisiscono su riforme blitz della Costituzione o minacciosi semipresidenzialismi alla francese. Intanto crolla la democrazia con tutte le sue istituzioni, maschere fasulle, svuotate, in 20 anni di corrosione fatta da dx a sx, secondo quel piano della P2 che il Pd non ha mai nemmeno iniziato a contrastare.
E mentre i media, sempre più inutili, straparlano di entità metafisiche e di mosse finte di finti politici, restano del tutto ignorate l’alta mafia, ormai rigogliosa nelle istituzioni, la corruzione mai stroncata, l’evasione che tocca vette strabilianti, l’assassinio dello stato sociale, secondo le pretese neoliberiste di Monti, Bersani, Letta o Renzi e ogni tipo di marrano simile e che il diavolo se li pigli
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Il presidenzialismo è l’ultima carognata proposta da questo indegno e antidemocratico
Finanziamento ai partiti: l’imbroglio continua
Paolo De Gregorio
Siamo alle solite! La Casta politica compatta, dopo essersi messa sotto i piedi il risultato del Referendum popolare del 1993 che aveva deciso l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, con incredibile disprezzo per il “popolo sovrano”, oggi con il Governo dell’inciucio tra PD e PDL, spinta dal bisogno di togliere argomenti al M5S, fa finta di abolire i rimborsi elettorali (prendendosela comoda, non prima del 2017) e attivando un meccanismo del 2 per mille, simile all’8 per mille riservato alle religioni, sempre prelevato dalle tasse dovute allo Stato (come se questo non fosse finanziamento pubblico).
Per prima cosa vorrei sottolineare che sia i partiti che le Chiese sono soggetti privati che vivono del consenso dei loro iscritti o fedeli e la vera misura di questo consenso si può misurare solo lasciando totale autonomia a queste organizzazioni, che devono dimensionare le loro spese rispetto a quanto ricevono in offerte dai loro adepti che per tali contributi non devono beneficiare di nessuna agevolazione fiscale.
Gli uffici dell’erario non devono più erogare alcun servizio a questi soggetti e, nell’immediato non devono più perpetrare l’imbroglio di assegnare denaro per conto di chi non ha fatto esplicita dichiarazione (l’8 per mille) ovvero della maggior parte dei contribuenti.
Come ignobile scusa si argomenta che la politica ha dei costi, e che senza finanziamenti pubblici le elezioni le vincerebbero solo quei partiti che hanno dietro i miliardari.
Anzitutto questa è una clamorosa bugia di fronte al fatto storico che un piccolo movimento, senza soldi né televisioni, ha preso più voti di B, miliardario e con le televisioni. Se si trattasse con gente in buona fede e sinceri democratici, basterebbe stabilire che la politica, per tutti, non deve avere costi, se non quelli coperti dalle offerte degli iscritti, vietando la propaganda attraverso manifesti e spot televisivi, e permettendo solo il porta a porta sul territorio del proprio collegio e comizi in spazi gratuitamente messi a disposizione dai Comuni.
La regola, severa per tutti, garantirebbe la presenza degli aspiranti deputati e senatori sul territorio per capire i problemi dei cittadini, invece di quelle inutili risse nei salotti televisivi (che tra l’altro rendono visibili i soliti noti), che ci hanno offerto un servizio politico di bassissima qualità, visto che la maggior parte dei politicanti attuali non ha nemmeno individuato le cause della crisi, le sue ragioni, e tanto meno sanno come uscirne.
Un’altra indecenza della nostra improbabile democrazia è quella del finanziamento pubblico all’editoria, che tiene artificialmente in vita giornali e riviste anche senza lettori, a spese dei cittadini, fattore che rende difficilissimo l’emergere di nuove avventure giornalistiche, eccettuato il miracolo de “il Fatto quotidiano” che è l’unica testata ad aver rinunciato volontariamente a qualunque contributo pubblico.
Invito tutti ad avere particolare riguardo e considerazione per gli unici in Italia che non approfittano dei soldi pubblici: il M5S e il Fatto Quotidiano.
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PUNIAMO IL NEGAZIONISMO COME NEL RESTO D’EUROPA !
Il negazionismo è un affronto alla storia. Nega l’olocausto, i lager, le persecuzioni e le vittime del nazismo. In molti paesi europei viene trattato penalmente come un reato perché non è solo una menzogna, è una bestemmia sul sangue dei morti e le sofferenze dei perseguitati. E si accompagna al più feroce razzismo e alla peggiore xenofobia nel tentativo di riesumare il nazismo e tutta la sua schiera di orrori.
La senatrice del Pd Silvana Amati ha ripresentato,con Lucio Malan del Pdl, il disegno di legge “Modifica all’articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, in materia di contrasto e repressione dei crimini di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra,come definiti dagli articoli 6,7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale’
Il disegno di legge,firmato dai capigruppo Zanda (Pd), Schifani (Pdl), Susta (Sc),De Petris (Sel) e Vito Crimi (M5S), porta la firma di quasi 100 senatori di tutti i gruppi parlamentari eccetto la Lega Nord, e si prefigge di punire le nuove forme di NEGAZIONISMO sui crimini contro gli ebrei durante la II guerra mondiale e dei crimini contro l’umanità, sono previste “la reclusione fino a 3 anni e la multa fino a 10 mila euro’’ per ‘’chiunque pone in essere attività di apologia, negazione, minimizzazione dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra’’, così come definiti dallo statuto della Corte penale internazionale o ‘’propaganda idee, distribuisce, divulga o pubblicizza materiale o informazioni,con qualsiasi mezzo,anche telematico,fondato sulla superiorità o sull’odio razziale,etnico o religioso,ovvero,con particolare riferimento alla violenza e al terrorismo,se non punibili come più gravi reati,fa apologia o incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali,etnici,nazionali o religiosi, anche mediante l’impiego diretto od interconnesso di sistemi informatici o mezzi di comunicazione telematici.
I negazionisti negano che ci sia mai stato in Europa un Olocausto e che sia avvenuto uno sterminio da parte dei nazisti di 14 milioni di persone, negano che siano esistiti campi di concentramento, dicono anzi che i lager erano luoghi piacevoli, con piscine e luoghi per fare dello sport. Secondo loro l’olocausto sarebbe solo una gigantesca messinscena inventata da Israele per demonizzare il nazismo, che fu buono e pio.
Negano che l’olocausto ci sia mai stato, che abbia ucciso due terzi degli ebrei d’Europa, negano il complesso apparato amministrativo, economico e militare che coinvolse gran parte delle strutture di potere burocratiche del regime nazista (e che i nazisti documentarono in modo scrupoloso), con la segregazione degli ebrei tedeschi, proseguì, estendendosi a tutta l’Europa occupata dal Terzo Reich durante la seconda guerra mondiale, con il concentramento e la deportazione e quindi culminò dal 1941 con lo sterminio fisico per mezzo di eccidi di massa sul territorio da parte di reparti speciali e soprattutto in strutture di annientamento appositamente predisposte (campi di sterminio). Questo evento non trova nella storia altri esempi a cui possa essere paragonato per le sue dimensioni e per le caratteristiche organizzative e tecniche dispiegate dalla macchina di distruzione nazista. Ma i negazionisti negano che tutto ciò sia mai accaduto e pretendono di negarlo in nome di una presunta “libertà di espressione”.
Negano lo sterminio nazista di comunisti, omosessuali, malati di mente, Pentecostali, Testimoni di Geova, Sovietici, Polacchi e altre popolazioni slave (considerati nel complesso Untermenschen- Sotto uomini).
Ma sono pazzi costoro?
Qual’è la follia che li agita?
Secondo me, non sono da incarcerare ma da rinchiudere in un manicomio criminale!
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Wikipedia
In alcuni paesi (Austria, Francia, Germania e Belgio) la negazione dell’Olocausto è configurata come reato, mentre in altri (Israele, Portogallo e Spagna) viene punita la negazione di qualsiasi genocidio. Norme antinegazioniste sono state introdotte anche nell’ordinamento dei seguenti Stati: Nuova Zelanda, Svezia, Australia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Lituania, Polonia e Romania. In genere è prevista come pena la reclusione, che in alcuni Paesi può arrivare fino a dieci anni. Nel 2007 le Nazioni Unite hanno approvato una risoluzione degli Stati Uniti che “condanna senza riserve qualsiasi diniego dell’ Olocausto e sollecita tutti i membri a respingerlo, che sia parziale o totale, e a respingere iniziative in senso contrario”. I negazionisti considerano tali leggi come un mezzo di limitare la libertà di parola, e propugnano l’idea secondo la quale esista un enorme complotto allo scopo di rendere gli storici succubi del “credo olocaustico”, difeso in molti paesi con la forza della legge, eterodiretta dai poteri ebraici o comunque filosemiti.
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ISTANBUL DI SANGUE
DORIANA GORACCI
Erano i primi di giugno del 2011, quando i giovani del sit-in Gençler Meydana cantavano la versione turca di “Bella Ciao”in Taksim Meydanı a Istanbul. Oggi 4 giugno 2013, altri tre giovani morti per le strade della Turchia, sporche di sangue. Sono centinaia e centinaia i feriti anche gravi, quelli che hanno perso per sempre la vista, gli arresti indiscriminati. Il Kesk – la Confederazione dei sindacati dei lavoratori pubblici – ha proclamato in Turchia due giorni di sciopero per protestare contro la repressione delle manifestazioni antigovernative. “Il terrore di Stato messo in atto contro proteste assolutamente pacifiche sta continuando in modo tale da minacciare la sicurezza della vite dei civili”. Nonostante tutto è Resistenza, lotta senza confine.
Facciamo sapere a chi non ha internet, a chi ce l’ ha e si ferma alle prime notizie, che questi giovani sono grandi, sono meravigliosi, amano, malgrado TUTTO la loro terra e la difendono. E’ vietato baciarsi in pubblico ad Ankara come in altre città, le chiamano campagne di moralità. Non sanno quello che fanno, e che saranno capaci di fare per difendere l’ emancipazione, la libertà. C’erano 600 alberi da salvare dal massacro al Gezi Park.
Scriveva Nazim Hikmet: “…C’è un albero dentro di me trapiantato al sole / le sue foglie oscillano come pesci di fuoco / le sue foglie cantano come usignoli”.
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ESPULSIONI
Dove arriverà il servilismo di giornalisti italiani che sprecano titoloni sulle accuse alla Gambaro del M5S, mentre non hanno detto parola sui 125 piddini che il Pd ha processato e sui 53 che sono stati espulsi per dichiarazioni lesive al partito o contro Bersani? Perché i giornali non scrivono un solo articolo sui 400 membri del Pd che sono stati condannati o sono sotto processo, mentre continua questa ignobile gazzarra contro il M5S?
Non è immorale tutto questo? E degno più di uno Stato totalitario che di una democrazia? Dove gli avversari politici vengono distrutti con la diffamazione e la menzogna continuata.
Ma in quale altro Paese occidentale democratico abbiamo una stampa ridotta a una ignominia simile?
Io mi vergogno di questa gente che si arma del titolo di giornalista. Le iene e gli sciacalli sono più onorevoli. Essi non recano solo danno alla loro categoria, ma all’immagine stessa di questo Paese.
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RIDIAMARO :- )
MAX
«… che si riscriva la Costituzione!
Una, perfetta, fatta su misura:
che tolga dalla scena la prigione
e che cancelli la Magistratura!».
È tutta qui la nuova posizione:
una proposta nient’affatto dura.
Chi non accetta questa decisione
sarà buttato nella spazzatura!
Soltanto due norme, ma leggere:
«Ognuno potrà fare quel che gli pare!»
(se non contrasta con il Cavaliere!).
Il punto due deve riportare,
senza bisogno d’interpretazioni:
«Tutta l’Italia è… di Berlusconi!».
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MAX
Ha un partito anche Provenzano:
è il ben noto “partito mafioso”,
con ambito non solo italiano
ma con bacino molto più copioso.
Ora però ha passato la mano
ad un ometto molto baldanzoso,
(a quell’età, diventato anziano,
vuole godersi un po’ di riposo!).
L’erede, forte dell’affidamento,
(già condannato dalla Cassazione!),
pretende che l’intero Parlamento
gli faccia dono dell’assoluzione.
Persino Provenzano s’è pentito
d’avergli consegnato il Partito !
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Spinoza
Il premier: “Roma sarà al fianco di Atene”. Tipo Thelma e Louise.
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La figlia maggiore di Berlusconi: “Resto nelle aziende di famiglia”. Dirigerà il Pd.
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